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Il Motomondiale classe 500 anni ’80- parte 1

Gli splendidi articoli sulla F1 anni 80 pubblicati dal Boss in questa off-season sono riusciti ad aprire i cassetti chiusi nella mia memoria anche per quanto riguarda le due ruote. Belli quegli anni,  al punto che se chiudo gli occhi mi sembra di aver ancora nel naso l’odore dello scarico dei due tempi e nelle orecchie lo strillo acuto di quei motori semplici ed esplosivi.

Non ricordo perfettamente tutte quelle gare, soprattutto quelle dei primissimi ’80:  venivano spesso date in differita nei giorni successivi a degli orari improponibili su Rai3 con la eufemisticamente coinvolgente cronaca di Federico Urban, bravo professionista per carità.. Ma ti dovevano veramente piacere le moto eh.. Non ci saranno 10 appuntamenti settimanali ma mi limiterò a dividere in due il decennio.

Gli anni 80 furono l’apoteosi dell’era americana del Motomondiale che era cominciata un paio d’anni prima con lo sbarco del marziano Kenny Roberts (quello vero) in Europa. Il beach Boy californiano portò un modo di correre molto diverso, più professionale, e interruppe l’egemonia di quello svitato di Barry Sheene. Ad onor del vero Kenny aveva un vantaggio di peso non indifferente considerati i cinque chili di placche e viti che tenevano insieme l’inglese, ma questo è…

1980

immagine tratta dal sito Motogp.com

Roberts vince il suo terzo mondiale di fila a bordo della Yamaha gestita dall’importatore statunitense alla quale è stato fedele tutta la carriera. Primeggia nelle prime tre gare su 10 di un mondiale talmente corto che al giorno d’oggi finirebbe i primi di giugno: le gare in programma sarebbero state tredici, ma i Gp in Venezuela e Svezia saltarono per motivi economici e quello dell’Austria per il maltempo. I suoi avversari dell’epoca erano tutte quelle Suzuki che i giapponesi davano in gestione agli importatori dei vari paesi europei e guidate da piloti del calibro di Randy Mamola, Marco Lucchinelli, Franco Uncini e, udite udite Graziano Rossi. E il colosso Honda? In piena era due tempi era alle prese con il progetto pazzo della 4 cilindri quattro tempi NR500 a pistoni ovali con cui collezionò parecchie figure barbine fin dal suo esordio nel 1979: la moto non si qualificava manco con le cannonate. Per farla partecipare ad una gara i giapponesi dovettero assoldare alcuni privati affinchè non partissero, salvo poi vedere il proprio gioiello andare a fuoco in gara già al primo giro… Senza dimenticare che, con la partenza a spinta dell’epoca, la Honda si avviava quando il resto delle moto erano già tre curve avanti! Ma Honda è sempre Honda e segnerà comunque il decennio, eccome se lo segnerà…

Immagine tratta da pinterest.com

Per dovere di cronaca faccio un cenno alle classi minori, discriminate solo per motivi di spazio e non di importanza. Nel 1980 correvano ancora la 50cc, la 350cc  oltre che i sidecar e le classiche 125 250 e, appunto, la 500.
La classe 50 cc si disputò sino al 1983, sostituita poi dal 1984 al 1989 dalla 80, mentre la 350 che tanto fu gloriosa negli anni 60 e 70 disputò il suo ultimo campionato nel 1982 abolita in quanto troppo simile alla due e mezzo e abbastanza alla 500 per decretarne la morte. I sidecars corsero a fianco al motomondiale sino al 1997 per poi essere “aggregati” al mondiale Superbike.

1981

immagine tratta dal sito italiaonroad.it

Il mondiale piloti torna in Italia dopo sei anni dall’ultimo di Mino Agostini. Lo vince quel matto di Marco Lucchinelli che, a guardarlo bene, tutto ti sembra fuorchè un pilota professionista. L’approccio alla vita è di quelli che te li raccomando, con le corse a corollario di ciò che è il resto: divertimento puro. Ma è dannatamente matto e veloce, al punto di detenere ancora il record del Ring versione 22,8 Km… Poco importa se resiste ancora perché il tracciato è più corto, ma se arrivi a girare là dentro in meno di 8 minuti e mezzo con moto e gomme dell’epoca, sei un manico.. e neanche tutto finito..

Lucky vince in sella ad una Suzuki dopo il triennio Yamaha, ed è quella del team tutto italiano di Roberto Gallina (ex pilota e sopraffino team manager) che prepara una stagione con i fiocchi in cui Marco vince cinque gare su undici mettendosi dietro lo “Stirling Moss” delle due ruote Randy Mamola sempre su Suzuki. Bello ricordare che nell’ultimo Gp dell’anno, in Svezia, si assisterà all’ultima vittoria mondiale di Barry, questa volta in sella ad una Yamaha al posto della sua storica Suzuki. Nel 1981 fa capolino nel mondiale un ragazzino con la faccia da bambino al quale ti farebbe tenerezza e paura affidare il tuo “Ciao” della Piaggio.. Eppure lui prende quel cancello di NR500 (si, la 4t a pistoni ellittici!) e in Inghilterra lo issa sino al quinto posto prima di esagerare spalmandosi in terra. Il suo nome? Frederick Burdette Spencer… (mio primo idolo a due ruote, vogliate perdonare la libertà che mi prendo ma non ho potuto resistere).

 

1982

immagine tratta da radioerre

L’anno comincia con “Stella Fortuna” portata a Sanremo dal campione del Mondo in carica Marco Lucchinelli. E’ fuori concorso, quindi nessuna classifica in questo caso. Marco è un personaggio veramente fantastico ed istrionico, con una vita complessa e sregolata. Lascia il team Gallina e approda in Honda ufficiale al fianco di Spencer. Viene creata l’odierna struttura HRC per gestire in toto il Reparto Corse e viene fatta debuttare anche la NS500 a due tempi. Nel DNA dei giapponesi c’è l’anticonformismo e sfornano una tre cilindri a V per avere una moto più agile e snella della concorrenza Yamaha e Suzuki in pista con delle quattro cilindri.
E con la tre pistoni sotto il sedere di Fast Freddie arrivano anche le prime due vittorie preparatorie al futuro nonché il primato di Spencer come vincitore più giovane della categoria a poco più di vent’anni.
Il campionato resta in Italia grazie a Franco Uncini e sempre al team di Roberto Gallina sul quale non mi posso soffermare perché ci andrebbe un articolo dedicato. Avete presente Lucchinelli ed i suoi eccessi? Ecco, pensate all’opposto e vi apparirà Uncini. Vince anche lui cinque gare e si mette dietro le Yamaha alle prese con gli sviluppi della OW60 OW61 ed in attesa di capire se fosse meglio il motore a quattro cilindri in quadrato o a V… A fine anno lascia Kawasaki regina delle 350 e 250 ma con scarsi risultati nella classe maggiore. Ed insieme a lei saluta tutti anche quell’altro sciroccato di Kork Ballington.

1983

immagine tratta dal sito GPone

Più guardo le foto dell’epoca e più Freddie mi sembra quel compagno di classe del liceo secchione che andava pure a messa tutte le domeniche col vestito della festa come si usava allora. Metti la sua foto a fianco di quella di Barry Sheene o dello stesso Lucchinelli e ti chiedi: ma questi possono fare lo stesso sport?
Infatti la risposta è no. Freddie si aggiudica il mondiale 1983 vincendo sei gare su dodici mettendoci accanto tre piazze d’onore ed un altro podio, quarto posto ed un solo ritiro. Sono numeri che farebbero impallidire anche gli schiacciasassi contemporanei. Poco più di ventun’anni di età e diventa il campione più giovane di sempre mettendo in fila dietro di lui gente che risponde ai nomi di Roberts (sempre quello vero), Randy “Stirling” Mamola ed un certo Eddie Lawson che debutta in 500 cavalcando una Yamaha YZR con sopra un numero a me particolarmente caro, il 27.

immagine tratta da pinterest.com

Il vecchio Kenny fu un osso duro per tutta la stagione perché vinse le restanti sei gare non vinte da Spencer e perse il titolo per soli due punti, ovvero la differenza tra un terzo ed un quarto posto in più tra i due. Non la prese esattamente bene e a fine anno decise di averne avuto a sufficienza salutando la compagnia. Il campione in carica Franco Uncini non potè difendere il titolo: vero che la sua Suzuki aveva perso in competitività, ma il motivo più importante fu quell’Highside ad Assen dal quale ne usci centrato in pieno alla testa mentre a quattro zampe cercava di andare fuori dall’asfalto sull’erba. Le immagini sono agghiaccianti tutt’ora. Curva a destra, lui vola per aria e atterra con tutti gli altri piloti che cercano di sfilarlo sulla destra: passano diverse moto mentre lui cerca di salvarsi, tutte dallo stesso lato, tranne una che avendo una traiettoria più larga in uscita dalla curva decide di buttarsi sulla sinistra verso l’esterno. Wayne Gardner (si lui) centra in pieno  il casco di Franco con la sua ruota anteriore e gli fa fare un 360 in aria lasciandolo esanime in terra. Al Check-in gli stracciano il biglietto e lo rispediscono indietro dopo qualche giorno di coma con la lettera di assunzione per fargli curare la sicurezza dei piloti e delle piste.

Immagine di Motosprint.it

1984
In Honda sono da sempre in costante fermento. Guardando la 4 cilindri della concorrenza di Iwata capiscono che l’escalation delle potenze avrebbe messo sotto scacco la propria 3 cilindri in tempi brevi. Quindi fanno debuttare LEI, la regina delle regine a due tempi, la NSR500 quattro cilindri che con le dovute evoluzioni avrebbe segnato per oltre quindici anni la storia del motociclismo. Basti pensare che il nome della moto del primo mondiale di Rossi nonché ultimo delle due tempi è sempre lo stesso ed è targato 2001!
All’epoca non c’era l’abitudine odierna di tenere il proprio numero di gara per tutta la carriera. Venivano assegnati in base alla classifica dell’anno precedente: pur di levarsi quel 4 dalla carena Eddie Lawson si vince 4 gare ed insieme ad esse anche il suo primo mondiale grazie ad una costanza di rendimento impressionante.  Primeggia, e anche per distacco, su Mamola (una altra volta secondo) Roche, Spencer ed Haslam (Ron). A dirla fino in fondo Freddie ebbe una stagione travagliata dagli infortuni sin dall’inizio quando non partecipò al gran premio inaugurale in Sud Africa causa una caduta in prova nonostante avesse fatto la pole. Sempre per incidente saltò le ultime tre gare essendosi infortunato in un’altra gara fuori campionato. L’asticella era la sua avendo vinto 5 gare su 6 alle quale prese parte, ma Eddie da splendido professionista seppe approfittare di ogni situazione. Ecco, per me Eddie era un po’ il Prost del motociclismo: poco appariscente ma dannatamente veloce e concreto.

 

Grazie. a presto per il secondo lustro

Immagine in evidenza tratta dal sito motorsport.com

Salvatore Valerioti

DALLA CALIFORNIA CON FURORE – Ricky Brabec riporta la Honda HRC nell’Olimpo. Vince la Dakar 2020

Sembra un film.

Anzi è sempre un film la Dakar. La “gara” ti tiene col fiato sospeso dal primo all’ultimo chilometro.

Ogni centimetro di sabbia, terriccio o pietre potrebbe essere l’ultima cosa che vedi. I Cavalieri anche quest’anno hanno dato tutto, in sella alle loro moto.

La “gara” ha presentato un conto salato quest’anno richiamando a se l’angelo di nome Paul Goncalves, un “veterano” che adesso starà cavalcando le dune del paradiso.

KTM era imbattuta da tantissimi anni…

Dopo 18 successi di fila il ragazzo di San Bernardino riporta la Honda HRC al successo nella gara più ambita. Ricky Brabec vince l’edizione 2020 della Dakar, corsa nel palcoscenico del deserto Saudita.

Il californiano diventa anche il primo Statunitense della storia a trionfare alla Dakar, riuscendo nell’impresa sfiorata nel 2015 proprio dal compianto Paulo Goncalves.

Chi scrive queste poche righe era nel pancione della mamma quando, il 13 gennaio 1989 il compianto Gilles Lalay conquistò l’ultima vittoria della Honda…

Gilles Lalay alla Dakar del 1989, ultimo trionfo Honda.

La classifica finale vede il Pilota Statunitense vincere in 40 ore 2’36” il Rally più ambito del mondo davanti alla Husqvarna di Quintanilla, autore di una Dakar maestosa ed alla KTM di Toby Price giunto sul podio.

Classifica finale.

 

La “Dakar” è uno di quegli eventi, quasi mitologici, nei quali Cavalieri senza paura si sfidano cercando di rincorrere la loro chimera. Come il Tourist Trophy, la Pikes Peak, il Macao Grand Prix anche la Dakar è un sogno che ogni Cavaliere vive fino in fondo, fino all’ultimo istante.

Lasciamoli sognare. Lasciamogli conquistare la chimera.

Ciao Paulo

 

 

Francky Longo

 

 

Immagini tratte dal sito ufficiale dakar.com

SPERIAMO SIA SOLO UN ARRIVEDERCI JL99

 

Jorge Lorenzo “porfuera”.

….non trovo le parole…. Perderlo dalla griglia dopo oltre quindici anni mi sembra inverosimile…. Ricordo quel ragazzino perennemente imbronciato che nella “due e mezzo” spesso partiva attardato ma poi rimontava alla grande nella seconda parte di gara lasciando agli altri le briciole dopo essersi scornati ad inizio gara.

Sarò onesto e dico che in quel periodo non mi era simpatico perché batteva le nostre speranze future delle classi minori. E non mi era simpatico neanche dopo, quando faceva le sue scenette post vittoria al punto di rischiar di lasciarci le piume annegato nel laghetto. Ma come ben sapete ho un rapporto tutto mio con le scenette…

Cominciai ad amarlo quando da sbarbatello fu lanciato nel box Yamaha a fianco dello squalo: mi faceva tenerezza, mandato nell’arena come un gladiatore che avrebbe potuto e dovuto soccombere. Ed invece no, tenace e duro come il diamante è uscito a testa alta dal confronto, battagliando ad armi pari sia con Rossi che con Stoner che con il fenomeno Marquez. Tante le gioie, tante le vittorie che mi hanno fatto alzare dal divano. Una su tutte quella del Mugello 2018 che pareva fosse l’uscita dal tunnel e che poi invece si è rivelata l’inizio della fine.
Ho sempre apprezzato il suo essere franco e schietto, quando non le mandava a dire a nessuno perchè è l’unico modo di comunicare che conosco anche io. Pochi sanno i retroscena del periodo complicato che fu costretto a vivere quando si separò da Amatrain, ed ancora una volta in quell’occasione mostrò il suo carattere e la forza d’animo del guerriero senza che tutte le tensioni minassero il suo rendimento in pista. Ma fu dura, perché quando un pilota arriva a cambiare il numero sulla moto (aveva il 48) vuol dire che il momento è stato davvero segnante.

Non riesco ad aggiungere alto, perché ne sento già la mancanza in pista e non riesco a trovare le parole adatte se non un GRAZIE grande come una casa ed un CI MANCHERAI grande come un quartiere.


immagine tratta dal sito mcnews.com.au

PS:
Spero di rimangiarmi queste parole nel 2021….. Sognare è gratis e nessuno me lo può vietare.

Salvatore Valerioti

 

“MAI DIRE MAI” cit. Jorge Lorenzo Guerrero

Giro d’onore al Tourist Trophy del 2010 su Yamaha R1 per Jorge Lorenzo

Non mi dilungherò. La tristezza  è tanta.

Pochi giorni fa parlai del “muro”
Quel muro che tante volte Giorgio ha eretto nella sua carriera dopo averlo disfatto per il puro piacere di ricostruirlo meglio, quasi fosse un’artista alla corte dei Medici.
Ed in effetti lui è un’artista alla corte dei Medici… incantando il mondo intero in particolare nella pista del Mugello, nella terra degli Artisti.

“Sei stato una fonte d’ispirazione per alcune mie battaglie personali, che recentemente ho vinto e delle quali orgoglioso mostro al mondo non preoccupandomi delle eventuali cicatrici”
(Oggi applaudeva rendendo omaggio al tuo addio)

Mi duole troppo ripercorrere la sua carriera in queste ore e non lo farò, il pensiero va all’essere “Jorge Lorenzo”.

Essere come lui vuol dire essere una testa dura che non si arrende mai, vuol dire essere antipatico perché non usa una maschera “Pirandelliana” bensì fa trasparire sempre il suo vero volto, vuol dire essere uno Spartano… rude, perennemente incazzato col nemico e dolce con la sua lancia nel maneggiarla e scagliarla verso l’obiettivo.

Anche io sono Jorge Lorenzo.
Ognuno di noi è Jorge Lorenzo.

Grazie e Addio Giorgio, anzi arrivederci e…. Mai dire Mai😈

Francky Longo

Foto presa da Sweet Press

Jorge, che diamine mi combini?

Sei sempre stato quel pilota e personaggio che, un giorno mi stai simpatico e un giorno ti vorrei dir di tutto…

…poi bastava vederti salire in sella, assistere al talento dei grandi campioni, di quelli che ne nascon pochi…

…non potevo amarti quando riuscivi a battere Vale, ma potrò ricordare almeno 2 stagioni da favola, con la lotta fra voi due…

…farmi provare totale ammirazione quando montavi in sella anche con le gambe rotte o 36 ore dopo un operazione chirurgica…

…ho creduto che anche questa volta ci saresti riuscito, uscendo da quel filotto d’infinite cadute e danni fisici, come hai sempre saputo fare, mosso da quella voglia e certezza di essere uno tosto, che sa battere tutti quelli presenti in griglia…

…nel mio cuore spero sia solo un arrivederci, in attesa di rivedere in pista, UN CAMPIONE!!!

Grazie Jorge…

Ps nel 2020 avrei voluto rivederti al WDW e dirti ancora, SEI UN GRANDE!!!

Saluti Davide_QV

MotoGP 2019- Ultimo Round Mondiale ValenciaGp

In un atmosfera di elettrizzante incertezza e di spasmodica attesa il Mondiale delle Moto si presenta sulla dirittura d’arrivo della pista di Valencia. Quattro piloti su quattro moto diverse a giocarsi la vittoria iridata con una combinazione di punteggio che permetterà di trionfare SOLO al vincitore della gara, quindi sarà un tutti contro tutti senza nessuna strategia…….
Ah, no!….ooppss mi sono sbagliato, perdonatemi..torno serio.
Ci accingiamo ad assistere all’ultimo weekend delle moto in un clima di ultimo giorno di scuola e con tutti i titoli già assegnati in ogni categoria. Questo metterà ogni pilota nelle condizioni di potersi concentrare su un fine settimana in cui tutti potranno orientarsi verso l’unico risultato interessante che è la vittoria della singola gara. Una sorta di Gran Premio extra campionato dove tutti hanno l’obbligo di dare il massimo possibile senza aver nulla da perdere, prerequisiti fondamentali per avere uno spettacolo interessante ma con gli spagnoli padroni di casa comunque a farla da padroni.

immagine tratta dal sito tribunnews.com

Nell’opinione di chi scrive Marquez, Vinales e Rins saranno i favoriti per la vittoria, tutti in condizioni di parità: le caratteristiche della pista non dovrebbero privilegiare nessuna delle tre marche sotto i glutei dei tre alfieri spagnoli.
Lo scorso anno la spuntò Dovizioso su Rins dopo l’interruzione della gara per il maltempo e le conseguenti cadute. Alla seconda gara di 14 giri non parteciparono nè Marquez né Vinales, ed il ducatista sfruttò l’opportunità nel migliore dei modi.
Nel weekend non è prevista pioggia quindi si presume che lo svolgimento della gara possa essere lineare senza variabili a modificare i valori in campo. Le premesse per poter assistere a tre quarti d’ora di divertimento puro ci sarebbero tutte sempre che Marquez sia d’accordo: se non dovesse esserlo assisteremo al solito dominio con buona pace degli spettatori. Con la pista che gira a sinistra Il “fattore Marc” è da tenere ben a mente seppur il catalano non vinca a Valencia dal 2014: è costantemente un brutto cliente per chiunque, a maggior ragione dopo un digiuno così lungo su una pista spagnola e pure libero da pensieri di Campionato.
Le Yamaha sono chiamate a confermare i buoni risultati globali degli ultimi tempi che la rendono al momento la moto più equilibrata del lotto. I tecnici hanno svolto un lavoro importante nel corso del 2019 considerando il punto di partenza di inizio anno. Sono riusciti a far lavorare meglio quell’elettronica che negli ultimi anni li ha fatti disperare e l’esperienza sarà utile anche nel prossimo futuro. Maverick è il favorito d’obbligo tra i piloti di Iwata sia perché si corre in casa sua ma anche perché reduce dalla convincente vittoria nell’ultimo round mondiale.
Il sempre gagliardo Quartararo avrà l’opportunità di poter far bene e magari vincere la prima gara in carriera. Sarà un compito comunque arduo nel feudo dei piloti spagnoli dove negli ultimi dieci anni solo Stoner (nel 2011 iridato) e Dovizioso (nel 2018 di cui sopra) sono riusciti ad interrompere il dominio iberico. Se a questo dato aggiungiamo che una Yamaha dei team satellite non ha mai vinto una gara di MotoGp ecco che un eventuale successo di Fabio avrebbe i contorni dell’impresa.
Osservato speciale anche Rins sempre veloce (seppur tra alti e qualche basso) in sella ad una Suzuki che su questa pista non pagherà oltremodo il deficit di motore che ancora la separa dai big. Alex ha sette punti in meno di Vinales in classifica generale e la conquista del terzo posto finale rappresenterebbe un ottimo risultato sia per lui che per il team Suzuki: dopo il mondiale 2000 di Roberts il miglior piazzamento fu proprio un quarto posto di Maverick nel 2016. In bocca al lupo al buon Rins.
Ducati. In una gara one –shot potrebbe ben figurare anche Dovizioso che qui ha faticato moltissimo nel 2017 quando si giocava il mondiale. Con un secondo posto nel mondiale ampiamente consolidato la stagione è andata in calando ed il binomio italiano non vince una gara dal Red Bull Ring di inizio agosto, ben tre mesi fa: sarebbe auspicabile un colpo di coda. Petrucci è chiamato ad una prova d’orgoglio dopo le ultime gare molto opache: se corresse nel team Red Bull di Formula 1 sarebbe già stato appiedato a stagione in corso nonostante la vittoria del Mugello.
Da Valentino e da Jorge si attendono segnali di risveglio: più facile il compito dell’italiano, mentre per lo spagnolo siamo alla Mission Impossible.
Per Ktm ed Aprilia valgono i discorsi di tutto il resto dell’anno, ovvero che urgono rivoluzioni più che evoluzioni per fare quello step necessario ad avvicinarsi ai primi ancora troppo distanti. La scelta fatta da Ktm sui piloti 2020 la dice però lunga in merito al cammino che si troveranno da fare prima di arrivare al top. Il solo Policio Espargarò può pensare di far bene in terra spagnola questo fine settimana, più per fattore campo che per altro…purtroppo.

Il weekend valenciano avrà un estensione la settimana successiva con i primi test collettivi in ottica 2020. Come di consueto le Case porteranno in pista i loro progetti per il prossimo anno seppur non in versione definitiva. Debutteranno le modifiche di telaio, motore ed aerodinamica per consentire ai piloti di saggiare le novità ed indirizzare lo sviluppo per i prossimi mesi prima dei test successivi.
Da martedì in avanti ci saranno giorni fondamentali per far chiarezza sul futuro di Jorge Lorenzo. Potremo capire se HRC ha prodotto una moto ed un motore che possano adattarsi meglio alle esigenze del maiorchino o se, in caso contrario, assisteremo all’unico colpo di scena di questa stagione.
Aspettative alte anche per quanto riguarda Aprilia. Massimo Rivola presente all’EICMA ha annunciato una rivoluzione del progetto RS-GP in tutte le sue parti: elettronica, telaio, e motore che avrà una V con diversa angolazione tra le due bancate. Purtroppo non lo vedremo a Valencia ma con ogni probabilità durante il prossimo test a Sepang in Febbraio. Ci auguriamo di rivedere tutte le domeniche gare come quella australiana, con Iannone bello tronfio sul manubrio di una moto in grado di tenerlo nelle zone alte della classifica laddove merita un nome come Aprilia e laddove il talento dell’italiano dovrebbe stare.

immagine tratta dal sito vastoweb.com

Le gare della Moto2 e della Moto3 sono anch’esse libere da vincoli di campionato quindi aperte ad ogni risultato anche più della classe regina. I due campioni del Mondo Marquez e Dalla Porta vorranno onorare il titolo, ed i loro colleghi potranno fargli sudare la vittoria di tappa lottando con il coltello tra i denti. Nessun pronostico è possibile, anche se il piacere di rivedere Lorenzo vittorioso ancora una volta sarebbe grande per tutti noi italiani. Lascerebbe la categoria da trionfatore totale di tutte le ultime gare e del Campionato più combattuto tra quelli del 2019…almeno fino a quando il toscano ha deciso che non aveva più voglia di giocare…

immagine tratta dal sito firenzesettegiorni.it

Buone gare a tutti i lettori, a tutti gli appassionati delle due ruote con la speranza che il 2020 possa essere una stagione più combattuta e, soprattutto, che possano trionfare i colori italiani.

Salvatore Valerioti

Immagine in evidenza tratta dal sito moto.it

Le tigri della Malesia- Post Gp di Sepang 2019

Vinales, Alex Marquez e Dalla Porta si prendono la scena del GP della Malesia 2019.

Sepang.
L’arrivo a Sepang è un po’ come la fine dell’e vacanze estive quando eravamo bambini, la fine del divertimento della spensieratezza, delle giornate libere per dar sfogo a tutta la nostra sete di libertà. Sepang ci mette di fronte alla consapevolezze che l’estate, ovvero il Motomondiale, sta finendo.

È la tappa finale del trittico Asiatico chee ogni anno ci tiene svegli per 3 fine settimana successivi facendoci sembrare delle controfigure di The Walking Dead..

Purtroppo questo weekend di gara si apre con il tragico incidente del 20enne Afridza Munandar, classificatosi 3° nella Asia Talent Cup e per il quale la stessa organizzazione ha ritirato il 4, suo numero di gara.

Tutti gli occhi sono puntati sul gioiellino di casa Petronas, il Francese Quartararo che fa strabuzzare gli occhi al paddock intero, direttori sportivi in primis.

Guadagna una pole sontuosa tanto da guadagnarsi anche le attenzioni del Campione del Mondo Marquez.
Per star in scia al Francese in Q2 addirittura vola in Highside rischiando di farsi malissimo.
Aspre le critiche degli addetti ai lavori, un po meno quelle in pista.
Risultato Pole stratosferica di FQ e Marquez solamente 11. Completano la prima fila le Yamaha M1 di Vinales e Morbidelli. Nelle ultime 6 pole position ben 13 Yamaha su 18 moto disponibili son partite dalla prima fila.

Immagine tratta da BT sport

La gara è stata un monologo di MV. Partito finalmente benissimo ha imposto un ritmo indiavolato che non ha permesso repliche a nessun avversario nonostante la partenza da antologia di Marquez. Partito 11 alla staccata della prima curva era già in 5^ posizione.
Deludono e non poco le Yamaha Petronas, rispetto al ritmo mostrato nelle prove libere. In particolare Quartararo, a differenza dei pari marca, monta un soft al posteriore ma non riesce a partire bene e rimane imbottigliato nelle retrovie.
Degna di nota la prestazione di Zarco che fino al momento in cui Mir non decide di stenderlo, fa una gara immensa tenendosi dietro Crutchlow oltre che un sempre irriconoscibile Jorge Lorenzo.
Vinales vince la gara davanti a Marquez e Dovizioso, quest'ultimo vittorioso nella battaglia contro Valentino Rossi incapace di tener il ritmo del compagno di squadra. Vinales si porta al 3 posto in classifica generale scavalcando Rins, giù di tono in queste ultime gare.

Marc Marquez continua la sua cavalcata verso la Tripla Corona, mantenendo un gap di soli 2 punti dal Team Honda Repsol stabilendo anche un altro record…. quello di punti conquistati nella classe Regina, supera i 383 punti di Jorge Lorenzo nel Mondiale 2010.

(Immagine Classifica Team tratta da MotoGP.com)

In Moto2 Alex Marquez Pilota del Team VDS su Kalex vince il Titolo della Moto2 dopo una gara molto intelligente in cui l'unico obiettivo era tenere dietro il veterano Tom Luthi. Alex vince il Titolo dopo 5 anni di permanenza nella categoria ed il prossimo anno difenderà il Titolo con il numero 1 in carena.
Seppur faccia storcere il naso a qualcuno, i quali imputano la mancanza di avversari in virtù del fatto che nelle precedenti 4 stagioni aveva perso la lotta al Titolo rispettivamente con Zarco, Morbidelli e Bagnaia quest'anno Alex è stato molto costante e maturo sopratutto nella gestione gara. Inoltre è stato il primo ad adattarsi subito al nuovo pneumatico posteriore Dunlop (Il “gommone" da 200/75 R17 rispetto al 195/75 R17)

(Immagine Alex e Marc tratta da MotoGP.com)

Marquez bissa il Titolo del 2014 in Moto3, vinto allora davanti ai vari Miller, Rins e Fenati diventando il primo Pilota della Storia a vincenre il Mondiale Moto3 e Moto2, negli ultimi 33 anni (dal 1986) si affiancaa fenomeni come Cadalora, Capirossi,Rossi, Poggiali e Marc Marquez vincitori sia nella classe minore che in quella di mezzo.
Gara abbastanza monotona non fosse per il ritmo indiavolato di un Brad Binder in forma smagliante che conduce la gara dall’inizio alla fine ad eccezione di un errore che gli fa perdere la posizione da Marquez e Nagashima. Giusto il tempo di un reset e si riporta, in 3 giri, al comando della gara.
Vincerà per distacco davanti a Marquez e Luthi,con l’elvetico che non riesce a tenere aperto il Mondiale.


(Immagine Moto3 Podio tratta da MotoGP.com)

Se volete emozioni dure e pure bisogna chiedere aiuto ai ragazzini terribili della Moto3.
Fantastica vittoria di Dalla Porta che si impone da Campione del Mondo, i riflettori però sono puntati tutti su i due baby fenomeni spagnoli Sergio Garcia e Jaume Masia rispettivamente 2° e 3°.
Se per il Pilota di Estrella Galicia è il primo podio in carriera nel suo anno da rookie, per Masia è la prova di essere di fronte ad un Pilota fortissimo pronto ad esplodere nel 2020. A causa di problemi alla moto è costretto a partire 30° ed arriva sul gradino più basso del podio dopo una garadi sorpassi e carenate.
Importante anche la gara degli altri due rookie Ai Ogura (4° e che a fine gara indossera il casco di Munandar) e Celestino Vietti (5° ed in testa quasi fino alla fine della gara).
Diversi gli incidenti sui quali spicca su tutti quello che ha visto coinvolti G.Rodrigo che perde la moto in highside e coinvolge Suzuki e Alonso Lopez. Dure le parole a fine gara del “Giappo-Riccionese” che imputa una troppa aggressività a carico di Rodrigo ma… come dice sempre il buon Jack Miller “It’s racing baby”

Sguardo rivolto adesso in quel di Valencia, ultima tappa del Motomondiale 2019 del quale saranno interessanti, più che il GP in se stesso, i Test di fine stagione che porranno alcuni Piloti dinanzi ad un bivio.
Non Piloti qualsiasi ma coloro che hanno scritto una parte di storia di questo Sport .

Riuscirà Marc Marquez nell’ardua impresa di vincere la Tripla Corona⁉️

Riuscirà Quartararo a diventare il primo Pilota a vincere in MotoGP con una Yamaha di un Team Privato⁉️

Riuscirà Valentino Rossi ad interrompere un digiuno di vittorie lungo 45 gare⁉️

Non ci resta che aspettare e goderci l’attesa del piacere di un ultima gara e dei test che si preannunciano infuocati.

Francky Longo

Immagine in evidenza tratta dal sito Motogp.com