Blancpain, quando un campionato stupendo vien seguito da pochi.

Eccomi qua, a raccontarvi le emozioni che ho provato nella prima gara stagionale del Blancpain, in quel del bellissimo circuito intitolato al grande MARCO SIMONCELLI, ossia Misano.

All’arrivo a Misano, si punta prima all’albergo, dal quale si sentono arrivare dalla pista, i fantastici suoni dei V8 di Maranello e i V10 di Sant’Agata Bolognese, con qualche suono più sordo e cupo dei turbo di Stoccarda o della casa di Woking. Come sempre, la scimmia incomincia a salire, ed il bisogno di vedere questi mezzi sfidarsi sul tracciato, sale a dismisura.

Sbrigate velocemente le questioni alberghiere, si vola di filata in pista. I soliti furbi proprietari di case e prati, presenti nei paraggi del circuito, sono li come rapaci, pronti ad accalappiarsi la preda che gli dia un sazio introito esentasse, rendendosi disponibili a custodire il mezzo. Ovviamente diamo loro la solita glissata all’invito, anche perchè, da subito si nota che non ci sia questa grossa presenza di pubblico, vista la scarsa difficoltà a trovar posteggio. (sul discorso pubblico parlerò dopo)

Si arriva all’ingresso ed il costo del biglietto, che permette di girare su qualsiasi tribuna, nel paddock e persino in pit-line, è di soli 14 euro, una cifra stra onesta per lo spettacolo che di li a poco si potrà gustare.

Eccoci entrati, e subito ti imbatti nelle varie Ferrari F12, o sulla FF grigia met, in una McLaren LP675 e la Huracan, tutte rigorosamente stradali, che finiscono per passare quasi inosservate, perchè proprio mentre muovi i primi passi, ti si fermano davanti le GT SPORT CLUB, ossia le auto del campionato AMATORI del Blancpain.

Come puoi riuscire a non ritrovarti con gli occhi a cuoricino, quando hai davanti dei mostri bassissimi, che già di loro sono favolosi, ed in questo campionato vengono resi ancora più stupendi, con le loro fiancate allargate, gli spoiler non eccessivi e un suono di scarico da puro orgasmo?

Già, è impossibile e per me, la più favolosa resta la BMW Z4, che della sua versione stradale forse ne mantiene solo la sagoma superiore, ma di certo non sfigurano manco le Hurracan, o le 458 e 488 di KASSEL, forse le sole che emozionano un filo meno, sono le Merz SLS (cmq da 8.5 come voto estetico).

Nella pausa pranzo, si può percorrere la pit line, ed andare ad ammirare le vetture del GT SERIES SPRINT CUP, ossia i mostri ufficiali e non, su cui corrono i piloti professionisti (per fare un nome, Fassler, uno che ha vinto “solo” 3 volte Le Mans). Passi di box in box, affascianto da quelle vetture favolose (R8 V10, Hurracan, 488, SLS, Continetal GT, Bmw M6, Mclaren 650S)  che mostrano cattiveria, già solo nella loro estetica. Ti soffermi a guardarle nei loro dettagli più nascosti, perchè nessun tecnico o meccanico ti proibisce di entrare anche all’interno del box, per poter ammirare la vettura. Ti perdi ad osservare gli attacchi delle sospensioni, le disposizioni di pompe dei freni, serbatoi, l’uso smodato di fibre varie per alleggerire le vetture, gli impianti frenanti spaziali con pinze enormi, estrattori degni delle migliori gt da competizione. Poi ad un tratto, ti ritrovi a seguire in diretta a una prova di pit stop della Bentley, restando esterrefatto della rapidità dei mecccanici e della loro meticolosità nelle operazioni….cosa può voler di più un appassionato di corse?

Il tempo nella corsia box finisce, perchè  ricomincia del movimento in pista, si sale subito sul tetto del palazzo della race direction, fiondandosi a seguire l’evento delle Fiat 500 Abarth, rimanendo stupito per quanto viaggiassero e di come nessuna si sia capottata, al contrario di quel che si vede normalmente nei video in rete.

Passano pochi minuti dalla fine delle prove delle 500, ed ecco entrare in azione i mostri della SPRINT CUP, tutte belle ora li in linea, pronte a scaricare le loro potenze. In un primo momento, un pò di stupore, misto a un pò di delusione, perchè il sound è figo, ma tutti i piloti non tirano pieni giri e staccano presto. Le traiettorie nelle curve non sono nulla di sconvolgente, resto esterrefatto. Passano 15 min…poi i succesivi 10…la situazione cambia poco, ma ancora “ni” emozione. Ultimi 15 min. e iniziano a spingere di più, ma con qualche errore dei piloti. (che forse mi stessi aspettando troppo? può essere, ma aspettate a trarre le conclusioni)

Giusto 10 min. ed ecco entrare le GT SPORT CLUB, con i piloti che danno l’anima fin da subito, facendomi tornare subito il sorriso, oltre che provare pura eccitazione, ogni qualvolta mi sfrecciava davanti la Z4. (il suo sound ancora riecheggia nelle mie orecchie). Già, in questa categoria si vede si l’andare al limite, ma anche la difficoltà, ed alla fine non sono rare le uscite di pista ed i testacoda, come non manca qualche inghiaiata. Tuttavia lo spettacolo è davvero stupendo.

Finiti i turni di qualifica, ci si spara un tour del paddock, ritrovandosi in un ambiente più casereccio, dove si nota la molta amicizia fra vari team, con totale assenza di spocchiosità dei piloti, ed i tecnici, son li che scherzano con i meccanici, anche se in qualche team, ovviamente, fervono i lavori di ripristino dei mezzi danneggiati nei vari impatti. La scena più figa, è stata sentire la radio del meccanico, con su la canzone del cartoon di CARLETTO IL PRINCIPE DEI MOSTRI 😀 …giuro che volevo abbracciarlo 😀 ahahaha fantastico.

A questo punto decidiamo di vederci la gara delle GT4 dalle tribune del carro, rimanendo sempre deluso dal poco pubblico presente. Poco importa, in pista le sportellate non mancano fra le varie Porsche Cayman, Mclaren 570 S, le KTM X-Bow, le varie Nissan 370z, le Maserati GT e la supercar Bulgara della Sin Cars. Le spinte, i sorpassi e gli errori son talmente tanti, che alla fine la gara dura una eternità, con molte bandiere rosse. Tuttavia le emozioni non son mancate, con la vittoria della gara che è andata a un figlio d’arte, ossia Cecotto Jr.

Pochi istanti, ed è già ora della  FORMULA 4, con un nutrito e consistente numero di auto partecipanti. Categoria dove corrono molti giovani, che al contrario della loro età, sono molto disciplinati e corretti nelle manovre, almeno fino a quando non inizia a saltare qualche musetto o ci scappa una ruotata. Già, proprio in questa categoria arriva il botto con il mega capottone, senza conseguenze per i piloti (come? le 500 non capottano e le formula si? :O ) . Nella categoria, compaiono i nomi di Gachot e Fittipaldi, con il primo che è figlio di colui che si fece arrestare nel 1991, lasciando libero il sedile della Jordan per il debutto di Schumi, mentre il secondo è il nipote di Emerson.

Momento di colore, incappare nel buon Davide Valsecchi che esce dal bagno, già, il posto più assurdo dove pensi mai di trovare un personaggio del genere. Lo fermo per una foto assieme e si finisce a fare quattro chiacchiere, che persona, è davvero fuori come in Tv e di una simpatia pazzesca.

Nemmeno il tempo di digerire i duelli della F4, che subito si sentono i motori della F2, categoria con uno schieramento meno nutrito, ma con vetture davvero potenti e rumorose. La gara scorre abbastanza decisa, con le vetture che raramente si trovano a duellare da vicino, almeno fino a quando, primo e secondo non si trovano ai ferri corti, ed il tutto si conclude con un doppio ritiro, a causa di un incidente avvenuto davanti ai miei occhi. La vettura in seconda posizione di Cola, decide di rompere gli indugi e sferrare un attacco a Ponzio, con una frenata oltre il limite, le due vetture si toccano, ed inevitabile arriva il ritiro per entrambi. Pazzesco è dir poco, tuttavia e stato bello assistere a un abbraccio fra i due, con Cola che si scusa da subito per la collisione.

Le emozioni ormai sono alle stelle, e deve ancora cominciare la gara, dalla durata di un ora, della GT SPORT. Questa gara ha un pò meno fascino della successiva, perchè si corre all’imbrunire e non quando è già buio, tuttavia, il vedere il plotone di auto schierate per la partenza lanciata è stupendo. Questo filotto di 25 auto, una più bella dell’altra, tutte pronte a scalpitare. Parte la gara via subito grandi duelli, senza mai lasciarti un attimo annoiato. Qualche momento di Safety car anche qui per le normali uscite, ma dannazione che gare, molti sorpassi, prestazioni al limite e devo dire anche pochi errori di guida, segno che anche fra gli amatori, il livello è alto.

Un attimo di pausa per la cena, ed ecco scendere l’oscurità della sera. I riflettori illuminano il tracciato, tutto assume un fascino diverso, la pista è li che aspetta i gladiatori, con le vie di fuga ed i muretti che quasi non si percepiscono, perchè risalta solo il nastro d’asfalto. Nel miscuglio delle emozioni, su tutte la voglia di girare su una pista illuminata, ecco che si sentono i motori rombare, ed i mostri della GT SPRINT entrare in pista. Lo schieramento, con i riflettori che mettono ancor più in risalto le vetture, è qualcosa di favoloso, sulla griglia si vede la tensione, quegli istanti di tranquillità dei box son ormai alle spalle. La safety parte per due giri di riscaldamento, ed ecco il via, le luci delle vetture quasi ti accecano, mentre li vedi entrare nella prima S, li perdi un attimo di vista, e sbadabram…un mega botto a 6, appena dietro la tribuna principale, fa subito fermare la corsa. Fortunatamente nessun danno ai piloti, ma le vetture eran praticamente demolite. Si riparte a plotone ridotto, ed eccoli li i professionisti, che si mettono a dare il massimo, facendo un giro uguale all’altro, non risparmiano nulla delle loro vetture, ed in un sol colpo la mezza delusione mattutina, viene cancellata e trasformata in esaltazione. (Preciso che la gara del sabato sera, serve ad attribuire la posizione in griglia per la domenica).

La gara si conclude con un dominio Mercedes, ma credetemi, il livello della competizione è davvero altissimo, del resto nel lotto partecipanti ci son piloti del calibro di Fassler, Raffaele Marciello, Daniel Juncadella, Christian Engelhart, Mirko Bortolotti, Jamie Green, Tom Blomqvist, Rob Bell, Kevin Ceccon, Alvaro Parente, Marco Mapelli e molti altri ancora. Piloti che han vinto i più disparati campionati endurance, Dtm, monomarca, GP2, corso nella Indycar etc. etc. gente che insomma, sa andare veloce e sbagliando davvero poco, giusto per indicare quanto alto sia il livello di questa competizione.

Mi soffermo proprio su questo punto, perchè a mio avviso e pazzesco che in Italia, certe gare non vengano seguite, solo perchè non sono la classica competizione dove c’è la Ferrari in F1 o Valentino in Motogp. Insomma, come sempre l’Italiano medio, se non gli si pubblicizza la competizione in tv, non muove il ciapet per andarsela a vedere, ed è davvero un peccato, perchè il Blancpain è un evento che merita di essere visto, essendo un concentrato infinito di emozioni e gare, che non ti danno mai un momento di tregua e noia, ad un prezzo onestissimo.

Oddio, forse la cosa meno onesta era il prezzo della birra, con la cassiera, che al settimo giro di birre da mezzo, va a chiedere alla mia amica se avesse l’età per bere, pretendendo il documento, ahahahah, siam scoppiati a ridere. Forse spinare birra, fa più danni che berla 😀

Nelle emozioni del sabato resterebbe ancora la gara notturna della GT4, ma senza che vi lascio ancora a un ennesimo commento entusiasta di una gara, racconto solo il momento in cui, una Ferrari ritorna ai box senza il muso e scende un pilota con al capo un casco nero e tre righe colorate. Una rossa, una blu ed una gialla, con un nome impresso. HUNT, FREDDIE HUNT si proprio il figlio di JAMES. Posso assicurarvi che ha tutte le fattezze del padre, sia nel modo di esternare frustrazione e quel pizzico di menefreghismo, che lo porta a stare li scazzato a guardare lo smartphone, mentre il team manager gli parla, per poi vederlo andare a seguire la gara dal muretto box. (Magari puntava una delle due grid girls che erano li vicino, va a sapere, del resto, il gene del padre sicuro c’è anche in lui 😀 )

Ora vi saluto,

Davide_innamorato del Blancpain_QV

Barbecue di merluzzo per la Pasqua rossa in Bahrain

La F1 è tornata a correre il giorno di Pasqua e la Ferrari ha organizzato una bellissima festa culminata con inni goliardici a gina da parte di tutta la squadra e con Sebastian Vettel indiscusso primattore. Credo che Hamilton sia costretto a passare le due settimane che mancano al prossimo gp (e ci sono forti segnali che potrebbe dover continuare più a lungo) a riflettere sui complimenti a Seb fatti nel dopo gran premio di Cina e a mordersi la lingua ripensando ai bei tempi in cui tirava i guanti a Rosberg.

Una festa bellissima dicevamo, e strameritata per la Ferrari, nonostante la viglia avesse messo in evidenza i primi problemi di affidabilità della PU rossa con la rottura(?) di alcuni componenti. Probabilmente il conseguente (presunto?) depotenziamento precauzionale in prova (mancato utilizzo del bottone magico?) ha permesso alla Mercedes di fare ancora la gradassa in qualifica monopolizzando la prima fila con (udite! udite!) Bottas a conquistare la prima pole di carriera.

Hamilton di fronte alla pole persa (addio al primato delle otto pole consecutive di Senna) ha fatto buon viso anche perché aveva la responsabilità di un errore nell’ultima curva del giro “buono”.

La gara ha fugato però ogni dubbio sin dalla partenza e gli ha presentato un conto pesante. Alla prima curva Vettel gli ha messo le ruote davanti con una staccata di prim’ordine e non gli ha più concesso certezze per tutta la gara.

La sintesi della gara in effetti è tutta qui, anche se i due attori protagonisti si sono rincorsi a distanza, causa diverse strategie: Vettel implacabile a dimostrare assieme alla squadra solo certezze sia sul comportamento della macchina che delle gomme. Hamilton e la Mercedes ad inseguire. Nel finale è vero che abbiamo assistito ad un tentativo di rimonta di Lewis che lo ha portato ad arrivare molto vicino a Seb sul traguardo, ma ho la certezza che Vettel più che dalla rimonta di Lewis fosse distratto dalla manicure del ditino da mostrare al mondo intero sul podio.

Sul fronte squadre Mercedes ha dimostrato di giocare sul solo Hamilton in ottica riconferma mondiale, relegando Bottas ad un ruolo di comprimario da sacrificare alla bisogna alle strategie di squadra. Sono infatti almeno un paio i team radio che lo hanno “invitato” a dare strada al compagno. E questo proprio nel momento in cui lo stesso Bottas sta dimostrando di poter avere qualche cartuccia da sparare a livello di prestazioni. A questo punto è lui che deve giocare le sue carte e scegliere se recitare per tutta l’anno il ruolo di cavalier servente per cercare un rinnovo oppure se provare a “ribellarsi” e mostrare di avere anche gli attributi del campione (certe opportunità non si presentano facilmente e le strade dei gp sono lastricate di anonimi “campioni”). Oppure come nella metafora del titolo, accettare di essere offerto come sacrificio alla festa della Pasqua rossa.

Il ruolo di Nico Rosberg e il suo contributo alla squadra risaltano probabilmente più adesso che è assente.

Anche Raikkonen ha corso una gara incolore, l’ennesima. In questo caso non sono stati nemmeno necessari i team radio per raffreddare le velleità nei confronti del compagno. Le prestazioni di Kimi sono state incolori sempre nel weekend e, incapsulato in un’abulia ormai cronica, è riuscito a qualificarsi dietro anche alle RedBull e a battagliare con la Williams di Massa (!) in più riprese durante la gara. La SF70H non è la F14T una macchina dietro cui nascondersi per giustificare qualsiasi prestazione insufficiente, ma sembra che Kimi ci stia provando. Il rischio, ormai il verdetto direi, è di terminare la carriera come pietanza bollita di un barbecue che si annuncia frequente in questa stagione.

Dal punto di vista delle squadre, il campionato costruttori rischia di essere una battaglia di merluzzi, con Arrivabene e Wolff finalisti di masterchef.

Che dire degli altri? Mi piace la Renault che silenziosamente sta facendo piccoli ma positivi passi con una politica speculare a quella di Honda per esempio. Anche qui abbiamo una sola vettura in campo, quella di Hulk. Palmer rimane infatti un mistero (mica tanto).

Piccoli passi in avanti (ma proprio piccoli) almeno in gara per la Force India e un brutto passo indietro per la Toro Rosso. Sul fronte piloti Sainz ha vinto ieri il “tiro a Stroll”, il nuovo gioco introdotto per coinvolgere nell’interesse del Gran Premio anche le seconde linee.

Massa cerca una improbabile seconda giovinezza con una Williams che non riesce a supportarlo in alcun modo.

Sul fronte McLaren si segnala che dietro la cortina di fumo alzata con la partecipazione di Alonso a Indianapolis ci sono due cose:

il niente della Honda (cha anche ieri ha lasciato a fare il turista Stoffel) e il crollo di Fernando.

Le prestazioni della Ferrari e quindi la caduta di una delle sue più forti motivazioni al progetto Mclaren e la cronica inconsistenza dei giapponesi hanno avuto la meglio sul suo morale.

In pista, Fernando, vistosi sverniciato da chiunque in rettilineo, ha pensato bene di aprire un’autoscuola di pilotaggio per i piloti delle retrovie. Divertente, allegorico. Ma non può bastare. Probabilmente ne ha approfittato per dare un’occhiata da vicino alla Renault di Palmer sua probabile macchina del futuro.

Quando è sceso dalla macchina (senza benzina?) il dubbio più grande era se salirà ancora sulla macchina a pedali arancione.

Non credo abbia partecipato al barbecue Ferrari.

Aviator

2017 FORMULA 1 GULF AIR BAHRAIN GRAND PRIX Sakhir


Siamo oramai alla vigilia della terza gara del mondiale di Formula 1 2017 e già il campionato offre spunti interessanti.

  • la nuova ferrari è nata bene! Girovagando per i forum apprendo che per il miracolo bisogna ringraziare l’impiego a tempo pieno del buon vecchio Rory. Si vede a occhio nudo che la pinna caudale è ispirata alla sua attrezzatura per la pesca subacquea.
    Sperando che nelle prossime gare i risultati e il test del DNA non portino ad attribuire la paternità a qualche vecchio epurato, vale la pena fare una considerazione su questa ricerca dell’uomo del destino.
    Ce la portiamo dietro dai tempi di Cincinnato ed è certo una bella immagine letteraria quella del vecchio condottiero che abbandona la coltivazione del suo bell’orticello per tornare a salvare la patria.
    Ma se va bene per una narrazione epica, è anche un modo di pensare che nega qualunque gratificazione professionale al team, che non si vede mai riconoscere i meriti per i successi e svolge al contempo la funzione di parafulmine quando le cose volgono al peggio.
    Io credo che così non si vada molto lontano. Spero di sbagliare.
  • per contrappeso, sempre i forum mi informano che la nuova RedBull è nata malissimo. Si vede a occhio che non sta in strada. Oltretutto è evidente che Adrian ci ha messo mano poco o nulla….
    ‘Sti due progettisti ne sanno una più del diavolo. Quando lavora l’uno, l’altro fa scuba diving. Appena torna il primo, il secondo si dà alla vela. Mai una volta che si sfidino a matite incrociate.
    Per fortuna che Verstappen c’è. Fenomeno vero. Sciolgo la riserva (so quanto ci tenevi Max).
  • interessante la dichiarazione di Hamilton circa il valore di Sebastian Vettel.
    Evidentemente, o scherzava nel 2013 quando si allineava alle posizioni di Alonso, o finalmente il Marloc ha trovato due minuti per spiegargli che continuare a sostenere di aver vinto i suoi tre mondiali contro delle mezze calzette squalifica più lui degli avversari.
  • comunicazione di servizio: Valtteri tutto a posto. Fernando non aveva problemi quando lo hai sverniciato. Stava collaudando la macchina con cui parteciperà alla 500 miglia di Indianapolis.
    L’asturiano è la dimostrazione vivente che il karma esiste ed è pure una gran brutta bestia. Alonso può star simpatico o meno ma che sia costretto ogni week end di gara a lottare pregando di riuscire a tagliare il traguardo è una cosa che lascia esterrefatti.
    Penso che per la prima volta in vita mia, potrei guardare una gara del campionato americano e tifare per lui.
    Tra l’altro, questo mi sembra il momento buono per fare ammenda. Ero tra quelli convinti che nel 2017, complice il nuovo regolamento ispirato alla proposta del team di Woking e l’abbandono del sistema dei token per l’aggiornamento del motore, la McLaren-Honda avrebbe potuto dire la sua. Mi sbagliavo. E nemmeno di poco, se la dichiarazione di Prodromou circa la T-wing corrisponde a verità.
    Direi che è tutto.
    Ah, a proposito. Domenica si corre in  Bahrein.

Una favola cinese di Formula 1

Il ruota a ruota alla fine non c’è stato. Il muretto Ferrari non si è fidato del novello Nostradamus, in arte Lewis Hamilton, che in cuor suo ringrazia e vince senza vedere mai nessuno davanti a lui nei 56 giri di Shanghai. In realtà qualcuno davanti se lo troverà, una sagoma amica, una mercedes guidata anziché da Bottas, da Bernd Mayländer su Safety Car; per pochi giri, ma i giri che cambieranno la storia del GP. Una storia fatta di tanti personaggi, che comincia con un elicottero, un tizio che lancia cappellini, un ragazzo che litiga con una piastrella di erba sintetica, un bambino prodigio che cerca di ritrovare i due cilindri che ha perso, un ditino, un millesimo di secondo e noi tutti che ci togliamo il cappello davanti al giro che vale la pole dell’uomo che lanciava i cappellini. Poi ci sono un tipo bolzo col cardigan, i ragazzi del muretto, lo shanghai, un ferro da stiro, Il più bravo pilota del mondo nella gara più bella della sua vita sulla macchina dei suoi sogni, qualcuno parla anche di due finlandesi ma non ci sono conferme.

Spoiler: La storia finisce con il ditino e l’uomo dei cappellini che si abbracciano forte lasciando che siano i caschi ad impedire alle loro lingue di aggrovigliarsi. Un trionfo.

Ma cominciamo dall’inizio.

La Domenica di gara è assicurata da una trovata di Charlie che si guadagna la pagnotta. L’elicottero non serviva mica, bastava portare neurologia nell’ospedale qui dietro. Se Maometto non ci vuole proprio andare alla montagna…

Ma Piove. no, aspetta, è piovuto. Comunque la pista è bagnata. ma anche no. C’è caos per i giri di formazione, mancano ancora 25 minuti alla partenza e qualcuno pensa di mettere le slick perché han visto che le intermedie saranno 7 secondi più veloci di prima, ma durano 7 giri. Anche l’uomo dei cappellini ci pensa, però, al contrario di Sainz, si pente causa prima curva con escursione. O perché semplicemente si ricorda che parte primo ed è una cazzata. Ditino intanto pensa bene di rovinare il meraviglioso allineamento di una griglia di partenza; mai da un tedesco precisino ci si poteva aspettare che preferisse partire sull’asciutto che rovinare una simmetria. Tant’è che si pianta di traverso come non si era mai visto e mentre partono le quotazioni inglesi sui secondi di penalità, qualcuno dagli spalti ricorda agli altri che è cambiata musica e ora suona l’inno americano e agli americani queste cose fanno colore.

I giri dei motori si alzano (siamo mica in formula E!); i semafori si accendono, si parte. Una partenza vera, all’americana. Le Mercedes partono bene sulla sinistra più pulita e asciutta, Vettel pattina come Will Coyote rovinando anche la partenza del finlandese anonimo dietro di lui, ma mentre il primo tiene botta con Bottas, il miracolato di rosso vestito non da noia a un Ricciardo in cerca di riscatto. Il bimbo a 4 cilindri intanto schizza dalle retrovie trovando davanti un’autostrada; lui del resto può infilarsi dove vuole, se gli altri si accalcano all’interno, lui passa all’esterno e viceversa, un diavolo col cameracar. Ancor più bravo forse il pilota migliore del mondo che tutte quelle possibilità non ce le ha, ma si guadagna 5 posizioni in poche curve. Tutto molto bello, se non fosse per Perez che ha poca voglia di frenare dietro a quel raccomandato di Stroll, lo prende pieno e lo butta nella ghiaia, ignaro di star scatenando un vero e proprio effetto farfalla.

L’uscita di Stroll infatti fa scattare la Virtual SC, bisogna togliere la macchina di torno; qui entra in scena muretto, un muretto Ferrari ancora in evidente sudditanza psicologica che richiama Vettel per cambiargli le intermedie con le Soft e fregare tutti con un azzardo che avrebbe potuto pagare davvero tanto. Ma un azzardo si chiama così per un motivo. E’ rischioso. Il gioco infatti avrebbe funzionato solo se… il terzo pilota di casa non avesse rovinato tutto. Giovinazzi che ha già le slick montate e fredde si emoziona prima vedendo Ericsson sbucare da un fuoripista, poi si scorda che sotto le enormi passerelle di Shanghai c’è sempre ombra e si rischia quell’acquaplaning che lo manda a muro per la seconda volta in pochi giri. I pezzi della Sauber sono ovunque in pista, entra la Safety Car, quella vera. Siamo solo al quarto giro. Tutti i primi 5 piloti rimasti con le intermedie ne approfittano per cambiare gomma, Mercedes monta le Soft, RedBull le SuperSoft. Fin qui nulla di tragico per Vettel, solo un danno in termini cronometrici, il suo guadagno sarà minore. Ma Giovinazzi ha sbattuto nel punto più sbagliato, benché il suo preferito, quindi le macchine per evitare i detriti dovranno passare in pit lane con il limitatore. Un Vettel virtualmente primo di una decina di secondi grazie alla sosta sotto VSC, in un attimo diventa realmente sesto dietro Hamilton, Bottas, Ricciardo, Raikkonen e Verstappen. (già, perché Verstappen intanto era arrivato ad accodarsi al gruppo che gli compete senza chiedere permesso). Come inizio non è male.

Ma ora siamo in regime di Safety Car cosa vuoi che succeda? Succede, succede. Qualcuno lassù sta giocando a Shanghai oggi e ha lanciato le bacchettine rimescolando certezze e gerarchie. Ed è così che potremo dire di aver visto un finlandese andare in testacoda scaldando le gomme; e finendo dodicesimo. Intanto su un altro canale c’è un Sainz settimo, miracolato da questo casino, che ha cominciato a far funzionare le slick con cui quasi non era riuscito a partire, un Perez ottavo che è alla caccia di Alonso settimo a cui un podio rovinerebbe tutta la strategia di queste settimane, comunque tutti che si fanno beffe di Massa e del suo ferro da stiro così scarico che non riesce a lottare con nessuno.

Ma torniamo sul GP, quello vero. Verstappen è su SuperSoft e sa guidare. Vuole guidare. Prima fa fuori Raikkonen che non pare accorgersene, poi fa uno sgarbo al compagno di squadra che lamenta sovrasterzo. E’ secondo dopo 11 giri di cui non più di 6 di vera Formula1. Spaziale.

Raikkonen ora è attaccato a Ricciardo e seguito da un Vettel scalpitante che deve ricostruire tutta la sua gara. Si lamenta con i box. Usa anche una parolaccia per far capire che non è estremamente felice e simulare che gliene importi qualcosa: ha un problema di potenza in uscita di curva 12, quindi è un’ottima scusa per non attaccare Ricciardo. Del resto tutti noi quando siamo stanchi di guidare ci accodiamo a una macchina davanti. Ormai a nessuno importerebbe più di tanto, il finlandese lo conosciamo bene, se non fosse che fa da tappo al tedesco che in ogni modo cerca di farsi vedere negli specchietti. Qui il muretto Ferrari non si vede, non si sente, non parla come la scimmia cinese; eppure se hai una macchina su due con un problema tecnico, puoi anche far passare quello dietro che non ce l’ha e che nel frattempo sta sbraciolando le sue gomme. Invece niente. Passano i giri. Hamilton va via, non tanto, ma con calma. Verstappen comincia a degradare la sua gomma rossa, Ricciardo fa quel che può. Alla fine Vettel si stanca, approfitta di un colpo di sonno del finlandese e lo passa; in un attimo è su Ricciardo, lo studia (poco) lo attacca (molto) organizzando un sorpasso all’esterno con ruotata che dura un’eternità ma che fa sognare tutti quelli a cui piacciono le corse in macchina. Grazie anche all’australiano che si difende con ciò che ha (e grazie ancora a chi l’anno scorso sanzionava ogni duello decente).

Vettel è il più veloce in pista, cerca l’olandese. Hamilton controlla, del resto deve gestire solo le sue gomme e il vantaggio accumulato sul trenino dietro di lui. Bottas cerca di capire come ha fatto Verstappen e raggiunge la settima piazza e passa Alonso sul rettilineo a una velocità doppia rispetto a quella dell’asturiano, Sainz è nel mirino come dicono quelli che ne sanno.

Vettel raggiunge un Verstappen a fine gomma, lo punta e lo fa sbagliare in staccata, l’olandese spiattella sul cordolo, fa passare il tedesco e corre ai box uscendo dietro Bottas e superandolo subito come fosse un Raikkonen qualunque.

A questo punto cominciano i cambi gomma e il Gp finisce al trentesimo giro. Da qui in avanti avremo due sussulti, il bel sorpasso di Grosjean su Massa tutto all’esterno e la lotta finale tra le due RedBull per il podio. Il resto sono distacchi immobili e il solito ritiro di Alonso che fa il parcheggio più bello della sua vita.

Ci sono tante morali in questa favola cinese che abbiamo raccontato, proviamo a tirarne fuori qualcuna che possa stimolare dibattito.

I rookie son sempre dei rookie e devono imparare sbagliando, ma certi rookie lo sono meno e vanno anche a podio o vincono. La storia dei sorpassi veri è vera. E Verstappen è un gran pilota, ottavo podio di carriera. Il DRS è stato pensionato; proveranno dell’accanimento terapeutico, ma è in archivio. I piloti finlandesi sono in F1 per non disturbare quelli bravi, ma dal brutto carattere e dal buon contratto. La coppia RedBull dimostra che è una soluzione idiota. Gli americani amano i contatti di gara. Finalmente. Mercedes e Ferrari non sono proprio alla pari ma se la giocheranno in tutte le gare, peccato che hanno solo due piloti. La RedBull non è così drammatica; è grezza, ma non è da buttare. Oggi Marchionne ha stracciato il rinnovo di Raikkonen anche vincesse il mondiale. I sorpassi all’esterno ora si fanno. Bellissimi.

 

2017 FORMULA 1 HEINEKEN CHINESE GRAND PRIX

Il sorpasso, questo sconosciuto. E’ innegabile che a Melbourne di sorpassi se ne siano visti pochi, e già prima dell’inizio del Mondiale piloti e ingegneri erano concordi nel dire che il nuovo regolamento abbia creato una condizione per la quale quello che dovrebbe essere il gesto supremo nello sport motoristico sia diventato impresa proibitiva o quasi.

Macchine più larghe, deportanza molto maggiore, frenate sempre più ritardate, grande perdita di carico in scia. Tutte cose ampiamente prevedibili, per un effetto opposto a quello che si voleva perseguire  con il cambio di regolamento precedente del 2009, che era stato fatto anche e soprattutto per diminuire l’effetto scia, imponendo quelle orribili ali anteriori larghe e posteriori alte e strette.

Ma allora perchè ora si è voluti andare in direzione opposta? I piloti sono stati unanimi nel dire che le nuove auto sono molto più divertenti da guidare, Alonso ha dichiarato che ora sono finalmente più veloci in curva rispetto alle GP2 e alle SuperFormula giapponesi, e questo è ciò che la gente si aspetta. Ma è proprio vero?

Forse chi guarda le gare in TV, ma anche dai bordi del circuito, fa fatica a valutare una differenza di 40 km/h in più in curva, mentre ciò che valuta benissimo, e che gradisce, è proprio il sorpasso.
Non quello finto, frutto di DRS e gomme che decadono improvvisamente, ma quello vero, cercato e imposto all’avversario rischiando anche più del dovuto. Evento molto raro nella F1 degli ultimi 20 anni, caratterizzata da un carico aerodinamico mostruoso generato dalla parte superiore dell’auto, il che dà luogo al suddetto odiatissimo (dai piloti) effetto scia, per il quale non appena si arriva dietro un avversario, se si è anche 2 secondi più veloci passargli davanti è di fatto impossibile.

Chi ha definito il nuovo regolamento, e quindi gli ingegneri delle stesse squadre, avrebbe forse dovuto ricordarsi di quando, a metà del decennio scorso, si era addirittura pensato ad un alettone posteriore col buco in mezzo, anzichè accontentarsi della presenza del DRS. Pensando anche che se non si riesce a stare attaccati all’avversario in curva, perchè a causa dell’effetto scia si perde buona parte del carico, anche avendo il DRS non si è in grado di superarlo in rettilineo. E questo a Melbourne si è visto benissimo.

Ora si va in Cina, dove la carreggiata è larga e c’è un rettilineo lunghissimo. Ma ci sono anche tante curve veloci, e il problema potrebbe ripresentarsi amplificato. Il rischio è che l’unica macchina facilmente sorpassabile sia la McLaren-Honda, la quale paga 30 km/h a tutte le altre e solo su quel rettilineo, secondo le simulazioni, perderà circa 7 decimi. E se veramente domenica prossima assistessimo ad una gara in cui i sorpassi si conteranno sulle dita delle mani, la situazione sarà tale da richiedere interventi immediati, pena il dovere sperare nella pioggia in tutte le gare per non annoiarsi.

La pioggia. Come mai quando piove ci si diverte di più? Per spiegarlo, facciamo un passo indietro. Noi che abbiamo alle spalle tanti GP (visti), diciamo spesso che negli anni ’80 le gare erano più divertenti. Che cosa le rendeva tali, se di fatto spesso si assisteva a due macchine bianco-rosse che partivano prima e seconda e arrivano in quest’ordine, e per di più la regia non inquadrava mai le battaglie nelle retrovie (che pure c’erano ed erano col coltello fra i denti)?

L’elemento accattivante era qualcosa che ora non c’è più, e cioè l’incertezza, che era poi essa stessa la ragione per la quale spesso avvenivano i sorpassi. Un problema tecnico, un assetto non perfetto che portava a perdite di prestazione durante la gara e quindi alla rimonta di chi stava dietro, tutte cose che nella F1 della perfezione (perchè tale diventa, quando a lavorarci sono 1000 persone e i soldi spesi sono centinaia di milioni di euro), vengono escluse a priori, e quando si vuole che tutto sia esente da errori, anche il risultato finale lo è. Ma quando piove, le certezze costruite a suon di simulazioni, più che di test nelle free practice, spariscono. La tanto vituperata regola del parco chiuso costringe ad andare in pista con una macchina della quale non si conoscono gli esatti comportamenti nelle nuove condizioni. E questo è sufficiente per regalarci gare entusiasmanti.

Tornando alla Cina, dovremmo forse sperare che piova, come è accaduto già diverse volte da quando, nel 2004, si è cominciato a correre a Shanghai, e abbiamo sempre visto gare divertenti. Se vogliamo però capire se l’ordine dei valori che abbiamo visto a Melbourne, con una Ferrari davanti alla Mercedes a confermare la supremazia vista nei testi di Barcellona, sia veritiero, dovremo sperare in una gara asciutta. I tedeschi ed Hamilton avranno una gran voglia di rifarsi, in teoria il circuito è molto più adatto alla “lunga” W08 che alla “corta” SF70-H, al contrario di Melbourne. E’ fuori discussione che, se vedremo la rossa ancora davanti a giocarsela, le prospettive per il mondiale saranno concrete. Ma c’è anche il rischio che si materializzino quei 5 decimi di vantaggio che la Mercedes era sotto sotto convinta di avere prima di Melbourne. Speriamo ovviamente di no, anche perchè diversamente sarà solo noia.

P.S. Giovinazzi sarà di nuovo in pista al posto di Wehrlein. Nel giro di poco più di un anno, Antonio si è trovato dalla F3 alla F1, con in mezzo una stagione incredibile in GP2. Il destino gli ha riservato una seconda grande occasione inaspettata, se confermerà la consistenza vista a Melbourne potrebbero aprirsi scenari interessanti, visto che è il terzo pilota Ferrari e che sarebbe un peccato restasse a guardare per il resto della stagione…

 

Life is racing, all the rest is waiting