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F1 2022 – GRAN PREMIO DI ABU DHABI

Ed eccoci finalmente all’ultima tappa del mondiale F1 2022. Finalmente perchè, onestamente, non se ne può più almeno dal mio misero e personale punto di vista.

Mi si potrebbe obiettare che sono solo le “lamentatio” di un ferrarista deluso dall’ennesima stagione “a gambero” che i rossi sono riusciti a mettere in piedi, con punte di autolesionismo da far rimpiangere gli anni pre-era Todt, sia in pista che dal punto di vista politico.

In parte è vero, arrogandomi di rappresentare una buona parte del tifo ferrarista, posso tranquillamente affermare che non vedo l’ora che finisca perchè così finirà il rosicamento costante che accompagna i tifosi ferrari dal Gp di Ungheria in poi.

Ma non è solo questo, è la consapevolezza suffragata dai fatti che la F1 si è incamminata su una strada che magari avrà successo finanziariamente ma lascerà dietro di sè una lunga scia di imbarazzo e inadeguatezza.

immagine da scuderiafans.com

Le vicende del budget cap, del cambio delle regole in corsa senza una reale motivazione, la disinvoltura con cui sono gestite le gare dal punto di vista regolamentare hanno fatto perdere al mondo della F1 molta credibilità, fattore di cui già non godeva appieno prima del biennio 2021/2022.

Lungi da me non ammettere che i titoli di Verstappen siano ampiamente meritati e non sottolineare le ampie defaillance di sviluppo che la Scuderia ha messo in campo anche quest’anno, ma mettendo in fila tutte queste vicende il sentimento dominante è l’amarezza di non assistere ad uno sport, seppure molto sui generis, ma ad uno spettacolo ad uso e consumo dei nuovi fan che il management della F1 va tanto ricercando.

In questo senso vanno anche molte delle decisioni che la commissione gara prende per diramare i problemi che si verificano in pista, con l’uso disinvolto e mai prevedibile della safety car o delle virtual, sanzioni a tempo affibiate senza un criterio logico o quanto meno seguendo il regolamento e meno che mai cercando di preservare la correttezza dell’evento che si sta svolgendo.

In tutto ciò ovviamente la Ferrari ci mette ampiamente del suo, scegliendo di restare in una posizione economicamente privilegiata grazie al bonus per essere “team storico”, fregiandosi di un diritto di veto di cui non ha mai usufruito e imbastendo rivoluzioni tecniche e di risorse umane interne alla GES che in confronto Penelope e la sua tela sono un pallido esempio.

La Scuderia sembra sempre più essere “l’utile idiota” della F1, un team che porta prestigio e visibilità al prezzo di un obolo da versare ogni anno per non rompere troppo le scatole quando ci sono da prendere decisioni che vanno contro il suo interesse sportivo.

immagine da affaritaliani.it

A questo aggiungiamo il fatto che quello che sembra davvero mancare alla Scuderia sia la volontà, in termini economici e politici, di tornare al successo. Una volontà che manca a partire dai suoi amministratori delegati, composta da gente di sicuro molto abile nel tenere i conti ma completamente non avvezza al mondo delle corse e alle trame che la compongono. Da fuori sembra che, al di là delle dichiarazioni di facciata, semplicemente non interessi più di tanto se si vinca o meno, basta giusto qualche vittoria e “l’illusione” di essere della partita.

E per chiudere il calendario sempre più ipertrofico che si costruisce anno dopo anno. Per il 2023 sono già state ufficializzate 24 (!) gare, da Marzo a fine Novembre. A spanne, considerando Agosto come mese senza gare, fanno più o meno un Gp ogni 10 giorni, una follia considerando anche che le gare sprint, di cui anche i piloti a partire da Verstappen non hanno ancora capito l’utilità, passeranno da 4 a 6.

Tutto questo sembra fare a pugni con i propositi che la stessa F1 ha fatto suoi, come l’attenzione all’ambiente, l’inclusività e diversità. Ventiquattro gare con una organizzazione logistica incomprensibile se si ragiona nell’ottica di minimizzare gli spostamenti di personale e attrezzature.

Un esempio? Il Gp di Miami inserito a Maggio tra Gp di Azerbaijan e l’appuntamento di Imola. Tralasciando il fatto che la pista è un pugno in un occhio, si passa dall’Asia, al Nord America e poi in Europa nel giro di tre settimane. Motivo? Chi organizza il Gp di Miami ha chiesto e ottenuto pagando (ovviamente) di avere il GP in un periodo dell’anno lontano dagli altri appuntamenti nel Nord America (Austin, Città del Messico, Brasile) che arrivano a Ottobre. Alla faccia della sostenibilità ambientale.

immagine da adnkronos.com

Per non parlare poi dei Gp ospitati in paesi che calpestano regolarmente diritti civili e delle minoranze, quando poi si fa tutto un circo su Hamilton e le sue “battaglie” sull’inclusività e la diversità. La fiera dell’ipocrisia ma non è una novità, dà solo fastidio il fatto che si sbandierino intenti che poi vengono regolarmente bistrattati.

Ah vero, c’è anche il Gp di Abu Dhabi… Che dire se non che si consumerà probabilmente la rivincita tra Hamilton e Verstappen dopo i fatti del 2021. Mercedes arriva dal successo in Brasile con Russell e vorrà fare il bis, possibilmente con il suo epta campione che così manterrà intatta la striscia di almeno una vittoria in tutte le edizione dei mondiali di F1 disputate. Considerando la tigna che Verstappen ha fatto vedere in Brasile scommettiamo che il suo unico obbiettivo sarà spezzare questa striscia, garantito.

Abu Dhabi porta in dote anche l’ennesima tragicommedia nella GES, con rumors di sostituzione di Binotto con Vasseur per il 2023 e smentita della Scuderia. In ogni caso, nessuno ci fa una bella figura perchè di sicuro qualcosa bolle in pentola ed è il chiaro segnale dell’ennesimo mal di pancia in seno alla GES che prelude ad un’altra rivoluzione. Il Gattopardo in salsa emiliana: “cambiare tutto perchè nulla cambi”.

Sarà anche tempo di addii per tanti piloti quest’ultimo GP: Vettel, Latifi, Ricciardo (molto probabilmente), Schumacher sono all’ultimo giro di giostra in F1, almeno per il momento.

Se per alcuni , vedi Latifi, il giro in giostra è durato anche fin troppo (anche se, ehm ehm, ha di fatto impedito all’epta di diventare octa…ehm ehm…) per altri come Ricciardo il dispiacere nel non vederlo più al volante è sincero.

Mick Schumacher oggettivamente ha fatto troppo poco per meritare la conferma: le ha prese da un Magnussen che praticamente un “ex” della F1, ha fatto troppi incidenti e raramente ha offerto prestazioni di rilievo. Ha avuto la sua occasione, che tanti altri magari più capaci non avranno mai.

immagine da f1world.it

Ultimo pensiero per Vettel, ultimo ferrarista ad aver provato seriamente la conquista del titolo mondiale. Un grande pilota e una grande persona che lascerà un vuoto, senza dubbio. Ha cercato di raggiungere la gloria imperitura sotto le insegne del cavallino ma è stato solo l’ultimo di una lunga serie di piloti triturati dal Mito del cavallino, un altro figlio di Saturno. A lui i sinceri auguri di una vita felice lontano dalla F1, anche perchè se questo è il mondo che lascia non è il caso di avere troppi rimpianti.

Buon GP di AbuDhabi a tutti, io onestamente avrò altro da fare.

*immagine in evidenza da arabianbusiness.com

Rocco Alessandro

 

 

VERSTAPPEN FA 14 IN MESSICO. FERRARI SOTTO ZERO.

A Città del Messico l’argomento che tiene banco è sempre quello: il budget cap. Stavolta a tenere banco è la sentenza che, come ampiamente prevedibile, consiste in una bella dose di tarallucci e vino per la Red Bull. Le reazioni ai vari team principal sono da comica, ma per questo rimando agli immancabili PS.

Dopo la proverbiale quanto inutile superiorità Ferrari nelle prove libere, le qualifiche riservano la sorpresa di una Mercedes a livello delle Red Bull e di una Ferrari inguardabile. La pole va comunque a Verstappen, con le due frecce d’argento di Russell ed Hamilton a seguire, e l’idolo di casa Perez a chiudere la seconda fila. Leclerc si fa superare perfino dall’Alfa di Bottas, il che la dice lunga sulle difficoltà della rossa. Rimando anche in questo caso al PS per una considerazione sui commenti dei ferraristi a proposito della débacle in qualifica.

Si spengono i semafori e Verstappen, come al solito, parte benissimo. Russell si fa invece superare sia da Hamilton che da Perez.
Leclerc e Sainz duellano per qualche curva ma poi Charles ae la prende persa e lascia in pace il compagno.

Le due Ferrari oggi non vanno, e si staccano rapidamente. I primi 3, invece, restano racchiusi in meno di 3 secondi. Fino al giro 10, perché poi, inesorabilmente, Verstappen si allontana, anche se Hamilton partito con gomma a mescola media, prova a tenere il passo, al contrario di Perez che, invece, si ritrova ben presto a debita distanza.

Al giro 23, le gomme soft di Max iniziano a calare, come quelle del messicano, che si ferma per primo per montare gomma a mescola media. Verstappen si ferma 2 giri dopo, con una scelta ovviamente identica. Ad Hamilton viene detto di continuare per almeno altri 6 giri.

Al comando ci sono quindi le due Mercedes, con Russell staccato di 5 secondi dal compagno. Ma Max gira 1 secondo più veloce.
Al giro 29 si ferma Leclerc per montare gomma media. Si ferma anche Hamilton, per montare gomma dura, evitare l’undercut da parte di Perez e tentare di andare fino in fondo. Lewis era contrario a questa scelta e voleva continuare.

Cosa che fa Russell, al comando, che non si vuole fermare e chiede al suo box di montare la gomma soft per il finale di gara. Ma non viene accontentato e al giro 35 si ferma per montare gomma dura.
Al giro 38 Perez raggiunge Hamilton che, come prevedibile, si lamenta delle gomme, al pari del suo compagno. Verstappen è ormai lontanissimo, ma in Mercedes sono sicuri che le sue gomme non dureranno fino alla fine.

E si sbagliano, perché Max arriva alla fine senza problemi con oltre 10 secondi di vantaggio su Hamilton, che ha continuato a lamentarsi per tutta la seconda parte di gara e, almeno, è riuscito a tenere a bada l’idolo di casa Perez, che sale sul podio per il tripudio del pubblico.

Quarto Russel, quinto, seguito, a quasi un minuto, da Sainz, con a ruota Leclerc. Settimo un ottimo Ricciardo. Nonostante una penalità di 10 secondi. Ottavo Ocon, nono Norris e decimo Bottas. Da segnalare il solito magnifico Alonso, migliore degli altri per quasi tutta la gara e poi costretto all’ennesimo ritiro a pochi giri dalla fine.

Con la sua quattordicesima vittoria stagionale, Verstappen stabilisce il nuovo record superando Schumacher (2004) e Vettel (2013), fermi a 13. Fra due settimane il Circus farà tappa ad Interlagos per la penultima gara, e Max potrà facilmente mettere a segno la quindicesima, perché di avversari, quest’anno, non ne ha più.

P.S. 1: Horner che fa la vittima accusando la FIA di avere penalizzato il welfare Red Bull, Wolff che si dice soddisfatto della sentenza, Seidl che dice che è ora che quelli della Red Bull smettano di raccontare balle e, infine, Binotto che accusa la FIA di esserci andata troppo leggera e che Verstappen si meritava la perdita del mondiale 2021. E’ evidente che ogni dichiarazione si porti dietro un certo tipo di vissuto, e che, alla fin fine, abbiano tutti fatto la figura dei burattini comandati da un burattinaio che aveva ben chiaro cosa dovesse accadere in questi due anni. Burattini fino ad un certo punto, però, perché alla fin fine tutti ci guadagnano tanti soldi da questa situazione.

P.S. 2, Dopo le prove, abbiamo sentito Leclerc e Sainz parlare di qualcosa di strano al motore, e Binotto dire chiaramente che quella di Città del Messico è una pista difficile, e che qualche volta non si riesce a mettere tutto assieme. Traduzione: i piloti non hanno fatto un buon lavoro. In Ungheria era colpa della macchina (e Charles diceva il contrario), qui no (e sempre Charles ha detto il contrario). Meglio che si mettano d’accordo prima di farsi intervistare. Ma, soprattutto, è bene che il team principal inizi a chiedersi perchè, dopo avere ripetuto per due anni che l’obiettivo era il 2022, i tifosi si trovano davanti ad una stagione che sembra la 2019 al contrario. Oppure la 2013, fate voi. E dopo entrambe ci ricordiamo bene che stagioni ci furono.

P.S. 3.  Abbiamo avuto 7 terribili anni di dominio Mercedes, poi un 2021 eccitante, e ora un 2022 con il più grande dominio di un pilota mai visto in Formula 1. Auguriamoci di non vedere questa solfa fino al 2025, con tutto il rispetto per il grandissimo talento di Verstappen, a cui non conviene uno scenario del genere, perché alla storia potrebbe passare il fatto che ha vinto il primo mondiale grazie a Masi, e gli altri guidando un’astronave fatta da Newey. Hamilton sa bene cosa voglia dire.

F1 2022 – GRAN PREMIO DEL MESSICO

Seconda gara back to back nel continente americano per il Circus che passa dal Texas a Città del Messico per il GP del Messico sul circuito intitolato ai fratelli Rodriguez.

Messo in cascina anche il titolo costruttori e in attesa delle fantomatiche sanzioni che la FIA deve comunicare a Red Bull per lo sforamento del budget cap, il Gp del Messico vedrà il grande idolo di casa Perez cercare di togliere una vittoria già opzionata dal suo compagno di squadra e cercare di riprendersi il secondo posto nel mondiale piloti.

Vedremo se l’aria (rarefatta) di casa darà quel surplus in più al pilota messicano e anche quanto Red Bull (che è sempre attenta alle questioni di… marketing) vorrà strizzare l’occhio al sempre numeroso pubblico presente in circuito.

immagine da mexicodailypost.com

Il GP del Messico è per sua natura atipico in termini di condizioni ambientali che i team troveranno, con meno downforce generato dal corpo vettura, turbo della PU che dovrà girare a regimi più alti per compensare la perdita di potenza del motore termico causata rarefazione dell’aria e qualche problema in più in termini di raffredamento del corpo vettura e dei freni.

Ragionando in questi termini viene da pensare che le monoposto che riescono a generare tanto downforce saranno quelle favorite, e questo mette in pole sia Red Bull che Ferrari, con la prima che si fa preferire per una maggiore efficienza aerodinamica e l’accoppiata ibrido-turbo superiore rispetto a Ferrari. Dovrebbe venire un pò meno una delle armi principali del team campione del mondo, ovvero la velocità in rettilineo a DRS aperto, dato che l’ala posteriore non incide granchè a livello di DRS chiuso/aperto.

Il GP di Austin ha confermato un Verstappen sempre sul pezzo, una Mercedes in ascesa e una Ferrari bella al sabato e non un granchè alla domenica. In Messico le cose potrebbero cambiare soprattutto per Mercedes che potrebbe risentire di una downforce meno accentuata rispetto ad altre piste. Il pronostico comunque va sempre e comunque a favore della Red Bull.

immagine da motorbox.com

Intanto una possibile spiegazione della rossa “bella di sabato” viene, manco a dirlo dalle conseguenze della famigerata TD39. L’introduzione della TD39 sembra abbia in parte compromesso il bilanciamento aerodinamico della SF75, con conseguente irrigidimento delle sospensioni per cercare di porvi rimedio. Questo però ha indirettamente compromesso l’ottima gestione gomme che la rossa aveva dimostrato prima della sosta estiva, con il suo apice nel GP d’Austria.

Pirelli porterà le stesse mescole viste ad Austin e sarà da verificare su una pista front-limited quale sarà il degrado delle gomme anteriori, a fronte anche di una pista che migliorerà sensibilmente col passare delle sessioni di prove libere.

Tornando al discorso budget cap, sono attese decisioni ufficiali entro questo venerdì, giusto per dare il pretesto per qualche polemica in più.

Notizia fresca invece l’approdo definitivo di Audi in F1 in collaborazione con la Sauber. Non è ancora chiaro chi avrà le quote di maggioranza ma immaginiamo che Audi non vorrà essere solo un semplice sparring partner, l’ambizione è quella di arrivare a vincere per cui faranno sul serio fin da subito.

immagine da cadenaser.com

Per il resto vedremo in che modo i commissari di gara si renderanno ridicoli nel dipanare le inevitabili diatribe che si avranno nel weekend di gara. Difficile fare peggio del trattore in pista a Suzuka, dello specchietto di Alonso e della “Strollata” di Austin ma si sa che non c’è mai un limite al peggio.

*immagine in evidenza da alvolante.it

Rocco Alessandro

VERSTAPPEN VINCE AD AUSTIN. RED BULL CAMPIONE COSTRUTTORI NEL RICORDO DI MATESCHITZ.

Come prevedibile, ad Austin a tenere banco è ancora la questione budget cap. Il giorno dopo la conquista del titolo mondiale da parte di Verstappen, in Giappone, la FIA ha svelato il segreto di Pulcinella, e cioè che la Red Bull si è macchiata di una infrazione “minore”. Il che significa che ha speso qualche milioncino in più rispetto al massimo. Per cosa, non è dato a sapere, esattamente. Prima si è parlato di catering e malattie, poi dello stipendio di Newey, versato alla società del genio inglese, e quindi da non contare. E, comunque, Horner sostiene che non c’è alcuna violazione. E sostiene che i figli dei dipendenti siano stati bullizzati nei parchi giochi a causa di questa storia, sollevando commenti ironici da parte degli avversari.

Ma pochi minuti prima delle qualifiche, arriva la notizia della scomparsa di Dietrich Mateschitz, e tutte discussioni sul tema vengono così giustamente rinviate per rispetto della memoria del  co-fondatore della Red-Bull, che tanto ha dato al motorsport e non solo.

Ad aggiudicarsi la pole position è Carlos Sainz, davanti al compagno di squadra Leclerc, costretto però a retrocedere di 10 posizioni in griglia per cambio di componenti della power unit, e a Verstappen.

Si spengono i semafori e la gara di Sainz dura poche centinaia di metri. Partito malissimo, e bruciato allo start da Verstappen,  all’uscita di curva 1 viene  centrato da Russell, che si prenderà, per questo, 5 secondi di penalità.

L’olandese, come facilmente prevedibile, si invola, seguito da Hamilton e da Russell, che impiega qualche giro a superare Stroll. Nel frattempo, Leclerc, partito 12°, rimonta diverse posizioni, e al giro 8 si trova in settima.

Al giro 10 Verstappen guida le operazioni con 3 secondi di vantaggio su Hamilton. Perez, partito anch’egli a metà griglia causa penalità, raggiunge Russell ma, forse anche a causa dell’ala anteriore danneggiata, non riesce ad attaccarlo.

Al giro 13 Hamilton rientra ai box per montare la gomma a mescola più dura. Verstappen lo segue al giro successivo, così come Russell, che sconta la penalità. 

Al giro 18 Leclerc è l’unico dei primi a non essersi ancora fermato. Bottas finisce nella ghiaia ed esce la Safety Car. Charles ne approfitta per fare la sua fermata, e riesce così a perdere solo due posizioni, ritrovandosi quarto subito dietro a Perez. 

La gara riparte al giro 21, ma sul rettilineo più lungo si sfiora la tragedia. Alonso affianca Stroll il quale si sposta repentinamente da sinistra al centro della pista. Inevitabile il contatto fra l’ala dell’auto dello spagnolo e la gomma posteriore sinistra del canadese. Solo per un miracolo l’Alpine non decolla, e nessuno centra in pieno l’Aston Martin impazzita.

Esce quindi nuovamente la Safety Car, che resta in pista fino al giro 25. Alla ripartenza, Verstappen si invola ancora una volta. Leclerc attacca una prima volta Perez alla fine del lungo rettilineo, ma va lungo e il messicano tiene la quarta posizione. Ci riprova al giro successivo nello stesso punto e, con una manovra strepitosa, riesce a prendersi la posizione sul podio. Il messicano reclama la posizione, non si capisce bene su quali basi.

Hamilton, che sembrava potere tenere il passo di Verstappen, si ferma per la sua seconda sosta, subito imitato da Max e Leclerc. Ma la fermata dell’olandese è disastrosa, e il ferrarista gli prende la posizione. I due ingaggiano poi un duello bellissimo, con Verstappen che prova una prima volta alla fine del rettilineo del traguardo, ma Leclerc incrocia la traiettoria e gli ripassa davanti. Sul rettilineo lungo non ha però scampo, e si deve accodare alla Red Bull.

Mancano 17 giri e i primi 3 sono racchiusi in soli 3 secondi. Leclerc non riesce a tenere il passo di Verstappen, che si avvicina inesorabilmente ad Hamilton, che monta la mescola più dura, a differenza di Max che ha la gomma a mescola media.

La caccia di Verstappen si conclude al giro 50, quando entra in zona DRS e svernicia immediatamente Hamilton in fondo al rettilineo lungo. Ma Lewis vuole la vittoria a tutti i costi, e non molla l’avversario. Entrambi si prendono anche una bandiera bianco-nera per avere superato troppe volte i limiti della pista. 

Non accade però più nulla, e la gara finisce con Verstappen vincitore davanti ad Hamilton, Leclerc, Perez, Russell, Norris, un magistrale Alonso, settimo nonostante un grande spavento con annesso quasi decollo e l’urto violento con il guard-rail, Vettel, Magnussen e, a chiudere la zona punti, Tsunoda.

Da segnalare le pessime prestazioni di Mick Schumacher, Ricciardo e Ocon, letteralmente distrutti dai rispettivi compagni di squadra in una giornata dove avrebbe potuto esserci molto da raccogliere.

La Red Bull porta così a casa anche il titolo costruttori. Il modo migliore per onorare la memoria di Dietrich Mateschitz.

Appuntamento fra una sola settimana a casa di Checo Perez, in Messico. 

P.S. Probabilmente la Red Bull se la caverà patteggiando, con una multa e una decurtazione di un po’ di ore di sviluppo per le prossime stagioni. Alla fine dei conti, le sarà convenuto.

P.S. 2 Gasly non tiene 10 macchine di distanza durante la seconda SC, e si becca immediatamente una penalità di 5 secondi. Come passa veloce il tempo…

 

 

F1 2022 – GRAN PREMIO DEGLI STATI UNITI

Quart’ultimo appuntamento del mondiale F1 che approda al COTA, ad Austin in Texas.

Peccato che ci si arrivi con la stagione già abbondantemente in ghiaccio, con il titolo piloti assegnato e quello costruttori che è puramente una formalità (e che comunque interessa infinitamente meno per chi guarda da casa).

immagine da lastampa.it

Nelle ultime due settimane e in coincidenza del Gp del Giappone è stato già detto/scritto tutto per cui è inutile dilungarsi su vicende che hanno portato la credibilità di questo sport(?) a livelli davvero bassi.

Questo porta inevitabilmente ad avere poca voglia di commentare anche l’immediato divenire, anche perchè non c’è davvero molto da dire.

L’attenzione (se proprio così la vogliamo chiamare) sarà puntata sulla scontata attribuzione del mondiale costruttori alla Red Bull. Bastano infatti un terzo e quarto posto per chiudere la questione, che viene da dire è stata già chiusa da tempo dalla farsa del budget cap.

Farsa che va avanti, in quanto non si conoscono ancora le famigerate “punizioni” che dovrebbero essere affibiate a Red Bull. Non vediamo l’ora di sentire quali sanzioni draconiane saranno decise…

Intanto in pista le scuderie porteranno gli ultimi aggiornamenti di stagione, tutte in ottica 2023. La pista del Cota potrebbe dare parecchie difficoltà agli ingegneri nel valutare questi aggiornamenti in quanto le irregolarità dell’asfalto texano possono creare parecchi problemi.

In particolare Leclerc dovrebbe montare la sesta PU (nuova ICE) per testare elementi che ritroverà nella PU del 2023. Cinque posizioni di penalità in griglia per lui.

immagine da motorbox.com

Ultime cartucce da sparare quindi per Ferrari, in cerca di un successo che manca dal GP di Austria, per Hamilton e Mercedes che cercano di evitare l’onta di chiudere la stagione senza vittorie (cosa che mi auguro fortemente) e Red Bull che, incassato il mondiale costruttori, ha nel COTA solo un’occasione per aggiornare in positivo le proprie statistiche.

A tal proposito viene in mente che forse l’unico motivo di interesse (siamo propri disperati eh…) sta nella lotta al secondo posto nel mondiale piloti tra Leclerc e Perez, con quest’ultimo che negli ultimi GP ha ripreso la verve di inizio stagione. Certo è che se Leclerc partirà indietro in griglia causa la penalità per cambio della PU, il messicano dovrebbe avere vita facile.

Una doppietta Red Bull nel mondiale piloti darebbe già una bella indicazione su cosa potremo aspettarci nel 2023 e negli anni successivi, almeno fino al 2026.

Le vicende degli ultimi 2 mesi non fanno però che confermare un aspetto: la totale e cronica mancanza di forza politica che la Scuderia ha ormai nel mondo della F1. Se consideriamo le due più grandi rivali, Mercedes e Red Bull, entrambe hanno ottenuto quello che si aspettavano dalle loro battaglie a colpi di carte bollate: la TD39 per Mercedes e il Budget cap “allegro” per Red Bull.

E Ferrari? Tanto strepitare per poi rimanere con un pugno di mosche. E pensare che hanno sempre in tasca un diritto di veto che assomiglia sempre più alla mano in tasca a mimare una pistola del ladro improvvisato alla cassa del fruttivendolo…

Ma anche in questo caso è inutile ribadire l’ovvio, già detto e ridetto in questo lido e altrove. Non resta che sperare in una bella gara e che la fine della stagione 2022 arrivi il più in fretta possibile, senza attendere con ansia l’inizio di quella 2023. Anche perchè basta il pensiero di un doppio GP saudita a partire dal 2024 a smorzare qualsiasi entusiamo.

*immagine in evidenza da motogp.com

Rocco Alessandro