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F1 2020 – GRAN PREMIO DEL BELGIO

Eccoci al 7° round della stagione 2020 di F1, insolitamente non il primo della seconda parte di stagione, dato il calendario “ristretto”. Spa-Francorchamps è un tracciato semi permanente situato nelle vicinanze di Bruxelles. Si trova a circa 400 m s.l.m. ed è dotato di notevoli dislivelli per oltre 100 m. È il tracciato più lungo del mondiale: ben 7004 m e quindi sono “soli” 44 i giri di gara da compiere; è un tracciato molto veloce, dotato di lunghi rettilinei e curvoni ad ampio raggio, con poche curve lente ma comunque impegnative. Sono due i tratti DRS per il sorpasso: sul rettilineo principale e sul Kemmel.

Il circuito di Spa-Francorchamps.

Dal punto di vista aerodinamico è un circuito da medio/medio-basso carico; si possono utilizzare due tipologie di assetti: un livello di carico medio, per favorire l’aderenza (il S2 e le curve lente), o medio basso (più indicato), per favorire le velocità di punta e quindi il sorpasso oltre a risparmiare benzina in ottica gara. Il grande grattacapo di ogni progettista è, infatti, proprio sulla scelta delle ali posteriori: conosciamo certamente la scelta (obbligata) di Ferrari, di scaricare quanto più possibile per difendersi sui rettilinei, scelta che sarà presumibilmente seguita anche dagli altri team del midfield e da Red Bull, famosa per questo genere di compromessi (e con un’ala a basso carico testata già in Ungheria). Racing Point ha ammesso di aver eseguito troppa deportanza per il Gran Premio di Gran Bretagna e l’ha ridotta, penso anche qui a Spa. Più carica sarà invece Mercedes (almeno nelle immagini del giovedì, da confermare), per essere più bilanciata possibile in ottica gara, non preoccupandosi né dei CV e nemmeno dei consumi (comunque bassi a Spa). Considerando quanta sperimentazione “alare” è stata già vista in questa stagione, le esigenze uniche della pista di Spa suggeriscono che vedremo molti test aerodinamici consecutivi durante le prove.

La SF1000 “scarica” vista a Silverstone (foto Corriere.it)

Parlando di motore endotermico, gli ICE lavoreranno a pieno carico per oltre il 70% del tempo sul giro. Fondamentale è sia la potenza massima, sia l’affidabilità quando si corre flat-out per così tanto tempo (occhio agli sfoghi d’aria sulla carrozzeria che limitano l’efficienza). È, inoltre, un circuito dove si recupera molta energia da MGU-H dato l’elevato carico sugli ICE.

Confronto del “megafono” Ferrari e Red Bull. Immagine msn.com

Il trucco per vincere a Spa sta sempre, quindi, nel mantenere un carico aerodinamico ragionevole per il settore centrale e, nello stesso tempo, tenere velocità in rettilineo competitive. Ciò che complica ulteriormente le cose è lo stress che il circuito impone alle gomme. Nel corso degli ultimi anni le Pirelli hanno spesso subito rotture a causa della combinazione di carichi laterali estremamente elevati in quel settore intermedio, con velocità di rotazione elevatissime prolungate sui lunghi rettilinei. Inoltre, la superficie è piuttosto abrasiva. Ciò ha una rilevanza particolare quest’anno, in quanto, questi pneumatici pare non siano adatti per il tipo di carico generato dalle auto in questa stagione, provocando delle esplosioni; sono, inoltre, anche molto sensibili al sovraccarico nella degradazione termica (quest’ultima non dovrebbe essere un problema per Spa, viste le temperature che solitamente troviamo in quest’area).

Esplosione della posteriore dx di Vettel nel 2015 a Spa. foto IPTC Photo Metadata.

Per quanto riguarda i freni, secondo i tecnici Brembo (che come sempre ringraziamo per i dati che ci concedono) il Circuit de Spa-Francorchamps rientra nella categoria dei circuiti più impegnativi per i freni. In una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 4, identico alla pista di Monza su cui si correrà fra una settimana, nonostante i freni vengano usati appena 7 volte al giro, lo stesso numero del Red Bull Ring che però è più corto di quasi 2,7 km. I freni vengono usati per 13 secondi e un terzo, equivalenti ad appena il 13 per cento della durata complessiva della gara. All’Hungaroring invece l’impiego era stato del 23 per cento.

In 6 di queste frenate la decelerazione supera i 4 g mentre alla curva 9 è di appena 0,9 g: non a caso in quel punto le monoposto necessitano di una diminuzione di velocità di soli 30 km/h, ottenibile in appena mezzo secondo e un carico sul pedale di 6 kg. Invece alle curve 1, 5 e 8 il carico supera i 120 kg, arrivando fino a 174 kg. La più dura per l’impianto frenante è la curva 18: le monoposto vi arrivano a 333 km/h e scendono a 92 km/h in soli 134 metri. Ai piloti di Formula 1 basta frenare per 2,78 secondi ma devono applicare una forza di 207 kg sul pedale del freno ed affrontare una decelerazione di 5,9 g.

Insomma, benvenuti all’Università della Formula 1.

La sensazione è che per la prima volta in questa stagione si corra su una pista “vera”, di quelle che restano nell’immaginario degli appassionati, quelle che dividono gli uomini dai ragazzi , di quelle che scegli sempre quando si gioca ai videogiochi.

La pista di SPA conserva un alone quasi mistico, una sorta di santuario dei motori a cui approcciarsi con rispetto e prudenza, cercando di esorcizzarla con il giro o la gara perfetta.

Bene, questi sono discorsi che potevano valere qualche anno (lustro?) fa perchè, causa downforce esagerate e monoposto larghe come delle bisarche, anche SPA è diventata una pista quasi come tutte le altre, in cui l’ultimo dei fessi può permettersi di fare l’eau rouge in pieno mentre smanetta sul volante per cambiare settaggi e vattelapesca.

Il doppio sorpasso di Hakkinen al Kemmel. Foto di newsf1.it

Poi certo, la tragica carambola che ha determinato la morte di Anthoine Hubert ci rammenta che l’imprevedibile rimane sempre una eventualità che può presentarsi, ma forse proprio questa relativa facilità con cui si affrontano determinate sezioni che una volta sarebbero state approcciate con molta più cautela può giocare un ruolo in queste fatalità. E indurre chi è responsabile della sicurezza in pista di minimizzare gli eventuali rischi che possono presentarsi.

Motorsport is dangerous. Immagine di J.M. Correa (in foto)

Quindi cosa aspettarsi dal Gp del Belgio 2020? Sarebbe scontato dire che presumibilmente si tratterà di una lotta tra Mercedes e Red Bull, o meglio tra Hamilton e Verstappen, dato che negli ultimi tempi i loro rispettivi team mate si sono piuttosto adagiati, loro malgrado,  nel ruolo di sparring partner o tappezzeria da retrobox se preferite.

Alla fine, tra blistering, pressioni di gonfiaggio poco teutoniche, gomme stallonate ecc ecc si è incrinato il dominio Mercedes che temevamo di vedere fino a fine stagione. Non che l’epta titolo di Hamilton sia in pericolo ma almeno avremo modo di vedere qualche gara più movimentata.

Emozioni a cui non contribuiranno i due alfieri rossi che hanno già il loro daffare nel trovare le parole “giuste” nelle interviste post gara o a evitare di guidare a cinture slacciate. SPA sembra proprio la pista sbagliata dove cercare performance insperate da parte di Ferrari. Poi certo se si dovessero verificare condizioni eccezionali (di fortuna, mica climatiche…) magari le cose potrebbero andare meglio che in Spagna.

GP di Spagna 2020, Ferrari “insegue” la Mercedes in FP2 (foto F1Lead.com)

Le altre scuderie…che dire delle altre scuderie? In sintesi, perchè tanto alla fine si scrivono sempre le stesse cose, Racing Point potrebbe anche puntare la podio se uno dei tre lì davanti combina qualche casino. Renault e McLaren sono un’incognita, soprattutto la squadra di Woking che se fa forte in prova va piano in gara e viceversa. Alpha Tauri si aggrappa al suo Verstappen in salsa francese, Gasly mentre per Kvyat, povera stella, si sentono nuovamente rumors di appiedamento con Tsunoga, pilota Red Bull di F2.

Sainz su McLaren, Gp di Spagna 2020. Foto Crash.net

Delle cenerentole del mondiale, considerando la lunghezza del tracciato, i piloti Haas avranno maggiori probabilità di scrociarsi tra di loro o con varie ed eventuali che capitino nelle vicinanze. Alfa Romeo spera che il Re di Spa ci metta una pezza e Williams corre l’ultimo GP di Spa senza l’accompagnamento coatto di fondi d’investimento che nessuno ha mai sentito nominare.

Per il resto c’è stata più attività fuori dalla pista che in pista, cosa ormai abituale in questo 2020.

Intanto, evento ormai insperato, tutti i team hanno firmato il Patto della Concordia. Ergo, sia Ferrari che Mercedes hanno ottenuto quello che chiedevano. Se per i primi si tratta di soldi, chissà cosa hanno ottenuto i secondi ( e qualcosa hanno di sicuro ottenuto). In bocca al lupo per gli epiloghi dei prossimi campionati.

Questione copygate-racing point ha visto una clamorosa marcia indietro di Renault che ha ritirato l’appello in sede FIA, adducendo nonn meglio specificati “progressi concreti nella salvaguardia dell’originalità dello sport attraverso modifiche al Regolamento sportivo e tecnico previsto per la stagione 2021, confermando i requisiti per qualificarsi come Costruttore”, con scappellamento a destra avrei aggiunto.

Ergo, rimane solo Ferrari baluardo della protesta, o meglio, con il cerino in mano. Probabile che si defilino anche loro, collezionando un’altra sconfitta politica e di immagine. Poi magari diranno che sono soddisfatti delle modifiche al regolamento apportate dalla FIA e bla bla bla, ma tant’è. Di sicuro si consoleranno con i soldi del Patto della Concordia.

Questione “party mode”…la FIA , non sapendo che pesci pigliare, ha deciso di consentire le mappature da qualifica anche nel Gp del Belgio.

In realtà viene facile pensare che non ci capiscono una mazza quelli della Fia, oppure che così si permette a chi non è in regola di avere ancora un pò di tempo per adeguarsi alle nuove direttive tecniche che prevedono il ban delle mappature da qualifica. Tanto ormai, fatto 30 facciamo 31…

Per finire Hamilton chiede di “fare pressione sulla Pirelli” per ottenere gomme migliori per il futuro. E dire che la Pirelli con le pressioni ci ha sempre saputo giocare bene, non avrebbe bisogno di queste sollecitazioni.

Wolff invece rimanda al mittente le ennesime malelingue sul loro presunto alettone posteriore che flette in curva dando un vantaggio prestazionale. “Concentratevi su altro” ha dichiarato il tedesco, con sommo sgomento di Ferrari e Red Bull che ormai non sanno più a che santo votarsi per far rallentare le pantere nere.

Si parlava poc’anzi di piste vere. Bene, la FIA che è sempre attenta ai gusti e preferenze degli appassionati ha appena annunciato altre quattro gare a conclusione del campionato tra metà novembre e metà dicembre: GP Turchia all’Istanbul Park, due e dico due!! GP del Bahrein e per finire il soporifero Abu Dhabi GP allo Yas Marina Circuit. Escluso forse il GP di Turchia, ci sarà di sicuro da divertirsi…

26.08.2007 Istanbul, Turkey,
Felipe Massa (BRA), Scuderia Ferrari, F2007 leads Kimi Raikkonen (FIN), Räikkönen, Scuderia Ferrari, F2007 – Formula 1 World Championship, Rd 12, Turkish Grand Prix, Sunday Race. Copyright: Davenport / xpb.cc

P.S: sembra che Felipe Massa, all’annuncio del GP di Turchia, sia già parcheggiato all’ingresso dell’Istanbul Park. Non si sa mai, metti che Vettel lo appiedano prima del Gp turco…

(L to R): Rob Smedley (GBR) Ferrari Race Engineer,Fernando Alonso (ESP) Renault, Felipe Massa (BRA) Ferrari and Michael Schumacher (GER) Ferrari on the podium. Formula One World Championship, Rd 14, Turkish Grand Prix, Race, Istanbul Park, Turkey, 27 August 2006.DIGITAL IMAGEBEST IMAGE

*immagine in evidenza da tracktimenurburg.com

Chris Ammirabile & Rocco Alessandro

LE MERCEDES E VERSTAPPEN DOPPIANO TUTTI A BARCELLONA

A causa di una visione della gara un po’ distratta da parte di chi scrive, questo sarà un resoconto anomalo per una gara che, a quanto pare, di anomalo non ha avuto proprio niente ma, anzi, ha confermato i trend di questa stagione 2020 (quella sì, anomala) che, probabilmente, ci porteremo dietro anche nel 2021 (e tanti auguri).

Procediamo per punti:

  1. Bravissimi come al solito Lewis e Max, capaci di tirare fuori il massimo del mezzo che hanno a disposizione. Non è una novità, ovviamente, con loro si va sul sicuro. Da segnalare i team radio particolarmente prolissi dell’olandese.
  2. La bravura di cui al p.to precedente la si misura dal rendimento dei compagni di squadra. Bottas riesce a perdere posizioni al via e poi non approfitta dei problemi con le gomme ampiamente segnalati da Verstappen. Albon si becca un giro da Max, e non è la prima volta che capita. C’è da chiedersi se quelle gomme bianche montate in un primo pit anticipato siano state una scelta sua o del team ad uso strategia per Max.
  3. Come recita il titolo, i primi 3 hanno doppiato tutti gli altri. Roba da anni 80, quando si usavano i motori turbo e a funzionare bene erano solo 2 (McLaren e Ferrari). Alla faccia di chi auspica un bel livellamento delle prestazioni. Ce lo possiamo scordare, ma del resto il livellamento non fa parte del DNA della F1 (per la verità nemmeno la percentuale assurda di gare vinte dalla Mercedes da quando è partito l’ibrido, ma questa è un’altra storia).
  4. La Ferrari è nel caos più totale, e lo testimonia lo spegnimento improvviso della macchina di Leclerc, e il simpatico team radio in cui Adami informava Vettel che con quel set di gomme rosse ci doveva fare 36 giri (per non parlare della pioggia prevista al 50° giro). Alla fine il tedesco, con una prestazione solida (?) ha portato a casa nientemeno che un settimo posto, Qualcuno ha già iniziato a dire che è la dimostrazione che il pilota è ancora forte. Meno male.
  5. Il ruolo di terza forza che avrebbe dovuto essere della Ferrari è stato chiaramente ereditato dalla Racing Point, oggi quarta con Stroll e quinta con Perez. Quest’ultimo si è beccato una penalità, altrimenti sarebbe arrivato davanti al compagno. Non male per uno al rientro dopo avere contratto il COVID 19.
  6. Da segnalare la prestazione opaca di Norris, segno che il ragazzino ha bisogno di acquisire maggiore continuità. Quella che invece sembra avere Sainz, del quale però si dice che sia solo un “onesto pilota” (e, di conseguenza, un perfetto secondo per Leclerc).
  7. Chissà se il nuovo AD della Renault, De Meo, è contento delle prestazioni del team di F1. Essendo uomo appassionato di corse, c’è da chiedersi se la poltrona di qualcuno al quale ultimamente è spuntata una folta chioma, non sia in pericolo (e sarebbe anche ora). C’è da scommettere che quel qualcuno quest’anno non sarà costretto a farsi alcun tatuaggio.
  8. Sarebbe bello trovare chi spiegasse come mai la Haas porti ancora in pista i suoi due piloti, che oltre a non contribuire a  risollevare le sorti di un team allo sbando, sono specialisti nel trovarsi sempre in mezzo a situazioni ridicoli (Magnussen ieri, con la collaborazione di Ocon che non pare un genio, e Grosjean oggi).
  9. Così come sarebbe bello trovare qualcuno che  spiegasse il perchè l’Alfa Romeo continui a far correre Giovinazzi e il perchè Raikkonen continui a correre.
  10. Il prossimo tris di gare prevede nientemeno che Spa, Monza e Mugello. In passato, anche nelle stagioni più buie, chissà perchè a Monza la Ferrari sfoderava sempre prestazioni monstre. Per la verità anche negli ultimi due anni, poi qualcuno ha iniziato a lamentarsi…

UN CAPOLAVORO DI VERSTAPPEN ROMPE L’EGEMONIA MERCEDES

C’è un record che è sempre sfuggito alle squadre dominanti: quello di vincere tutti i GP di una stagione. Lo mancò per poco la McLaren nel 1988. Non ci riuscì la Ferrari con le stratosferiche F2002 e F2004. Non ci è riuscita fino ad ora la Mercedes nell’era ibrida, pur forte di una superiorità mai vista in precedenza.

E non ci riuscirà in questa anomala stagione 2020, dove quella superiorità è ancora più accentuata al punto da sembrare figlia di un preciso diktat arrivato dall’alto, quello di distruggere gli avversari, i quali peraltro hanno fino ad ora cercato in tutti i modi di farsi del male da soli. Ma oggi non ci sono riusciti, e Verstappen, grazie ad una gara magistrale supportata da una strategia aggressiva, ha impedito ai tedeschi di rimanere imbattuti quest’anno.

Qualifiche senza sorprese, a parte Bottas in pole e il rientrante Hulkenberg in terza posizione. Che dura però poco, perchè alla partenza si ristabiliscono le gerarchie con Verstappen ad inseguire le due Mercedes, il cui ordine viene mantenuto da un Bottas stranamente più aggressivo del solito. Dietro, un Vettel parso sull’orlo di una crisi di nervi si prodiga in un mezzo testacoda e riparte ultimo.

Ma le due ex frecce d’argento questa volta non volano via, perchè dopo soli 5 giri appare il temutissimo blistering. Per questa replica del GP a Silverstone la Pirelli ha portato mescole più morbide, ma, soprattutto, ha alzato le pressioni, e questo pare avere reso la W11 una parente delle prime monoposto uscite da Brackley dopo l’acquisizione Mercedes, le quali, come si ricorderà, avevano la simpatica caratteristica di mangiare le gomme posteriori, risolta solo con un legalissimo test in incognito a Barcellona nel maggio 2013.

E così al giro 12 Max raggiunge Lewis, che, qualche tornata dopo, effettua il suo primo pit-stop, preceduto dal suo compagno di squadra. Ma mentre Bottas riesce ad uscire davanti a Leclerc, lui sarà costretto a superarlo, perdendo secondi preziosi.

L’alfiere della Ferrari, nonchè l’unico in grado di salvare la baracca rossa, si fermerà al giro 19 per quella che sarà la sua unica sosta.

Verstappen, unico a partire con la mescola più dura, continua a girare su ottimi tempi, addirittura sugli stessi che fanno segnare le due Mercedes con gomme nuove. Questo perchè il blister fa nuovamente la sua comparsa molto presto, in particolare sulla macchina di Hamilton.

Max rientra al giro 26 per montare la mescola di media durezza, ed esce subito dietro a Bottas, che riesce a superare dopo solo due curve riportandosi al comando. Nel frattempo Leclerc va fortissimo e segna il giro piú veloce, con una prestazione insospettabile dopo i long-run di venerdì.

Al giro 33 entra nuovamente Bottas, e in Red Bull decidono di copiarne la strategia facendo fermare anche Verstappen, e mantenendolo così davanti al finlandese.

Ma Hamilton, tornato al comando, e seppur in preda al blister, sembra non volersi fermare, e inizia un conciliabolo con il suo ingegnere di pista, il quale riesce a convincerlo a fermarsi a 10 giri dalla fine. All’uscita si ritrova dietro a Leclerc, il quale, nel frattempo, si è avvicinato a meno di 2 secondi da Bottas.

Lewis impiega pochissimo a raggiungere Charles, e lo supera in maniera imperiosa buttandosi alla caccia del compagno di squadra, che riuscirà a superare a 2 giri dalla fine. Ma Verstappen è ormai irraggiugibile.

La gara si conclude così con la nona vittoria di Verstappen, davanti ad Hamilton e  Bottas, con le gomme nuovamente malconce, e ad un sorprendente Leclerc (considerata la SF1000). Al quinto posto Albon, arrivato ancora una volta molto distante dal compagno di squadra, al sesto Stroll seguito dal rientrante Hulkenberg, al quale è stata appioppata una incomprensibile terza sosta a pochi giri dalla fine. A chiudere la zona punti Ocon, Norris e Kvyat.

Gara al di sotto delle aspettative per Gasly e Sainz, ma soprattutto per Vettel e Ricciardo, entrambi autori di errori di guida da principianti.

Aspettative rispettate invece per Haas, Williams e Alfa Romeo, buone solo per far numero.

Fra una sola settimana si corre a Barcellona. Oggi si è visto che la Mercedes può andare in difficoltà anche in pista, dopo che, venerdì, è stata messa in difficoltà dalla sentenza contro la Racing Point, che ha alimentato i sospetti di complicità da parte dei tedeschi i quali, secondo Binotto, “avrebbero passato i compiti”. Con Wolff sempre più polemico per via del Patto della Concordia, non ci sarebbe da stupirsi troppo se nelle prossime gare Pirelli alzasse sistematicamente le pressioni. Potrebbe essere il modo per far sudare un po’ ad Hamilton l’eguagliare gli ultimi 2 record che ancora detiene Schumacher (quello del numero totale di podi l’ha eguagliato oggi). C’è da giurare che l’idea non dispiacerebbe nemmeno a Lewis.

P.S. Correva l’anno 1991, e un Prost delusissimo dall’aver corso tutta la stagione con una vettura buona giusto per il quinto posto, dietro Williams e McLaren, si lasciò scappare con i giornalisti qualche giudizio un po’ più tagliente del solito, che fu ovviamente esagerato e costituì la scusa per allontanarlo all’istante. Oggi qualcuno ha paragonato le dichiarazioni di post-gara di Vettel a quelle del Professore, ma ci sono alcune importanti differenze: il francese non faceva errori quasi ad ogni gara (a parte lo scivolone nel giro di ricognizione ad Imola), e, soprattutto, non aveva il suo compagno di squadra che correva in un’altra categoria. E, inoltre, non voleva abbandonare la Ferrari, ma stava cercando di tenerla insieme. Sebastian, invece, sembra sempre più un corpo estraneo, e, potrebbe non essere da escludere una sostituzione anticipata. Sperando che il sostituto non sia Giovinazzi, le cui prospettive sarebbero più o meno le stesse di Capelli all’epoca.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @redbullracing

HAMILTON FORA E VINCE IL GP PIRELLI DI INGHILTERRA

50 giri di noia o poco più. Poi, per fortuna, le gomme iniziano ad esplodere, e ci regalano uno dei finali più emozionanti di sempre. Questo è stato il GP Pirelli di Gran Bretagna 2020.

Le premesse erano quelle di un caldo pomeriggio di noia. Prima fila Mercedes, gli altri ad oltre un secondo, con l’ormai terzo fisso Vestappen, ed un miracoloso Leclerc a portare una pessima SF1000 in seconda fila, col compagno di squadra anonimo decimo.

Partenza con poche emozioni, con le due Mercedes che scappano, e qualche scaramuccia dietro. Magnussen prova a movimentare un po’ la situazione, chiudendo Albon senza pietà dopo avere commesso un errore (ma la colpa sarà attribuita al thailandese), e finendo contro le barriere. Prima Safety Car che rimane in pista per ben 4 giri. Ma poi la musica non cambia, le due Mercedes volano, Verstappen resta a distanza, e Leclerc mantiene senza troppa fatica la quarta posizione.

Dietro si forma un trenino caratterizzato da qualche duello interessante, favorito da una pista che, come si è visto gli anni scorsi, consente alle macchine di viaggiare affiancate anche nelle curve.

Al giro 13 Kvyat distrugge la sua AlphaTauri, probabilmente a causa di una foratura, ed esce di nuovo la SC. Ne approfittano tutti per fermarsi e montare le gomme dura con le quali arrivare fino in fondo.

Tutti tranne Grosjean, che riesce così a rimanere in quinta posizione dietro a Leclerc.

Ancora una volta le operazioni di sgombero vengono effettuate con molta calma, e la gara riparte dopo cinque giri. E, ancora una volta, nessuna emozione, se non una scaramuccia fra Sainz, Ricciardo e Norris, con l’inglese che riesce a sopravanzare l’australiano.

Le due Mercedes distanziano facilmente Verstappen e Leclerc, con quest’ultimo che paga 1 secondo al giro alle macchine anglo-tedesche, e fatica a scrollarsi di dosso Grosjean. Va peggio al suo compagno tedesco, che naviga a metà classifica e deve preoccuparsi di tenere lontano Giovinazzi con la Sauber. Una situazione talmente paradossale da non potere nemmeno essere immaginata solo due anni fa.

Non succede più nulla fino a due giri dalla fine, quando a Raikkonen, ultimo dei piloti ancora in gara, collassa l’ala anteriore, facendogli seminare detriti. Subito dopo, ma non è detto sia a causa di questi, Bottas buca la gomma anteriore sinistra, la più sollecitata su questa pista. Il finlandese deve farsi quasi tutto il giro su tre ruote. Finirà undicesimo.

Subito dopo tocca a Sainz, fino a quel momento ottimo quinto. Verstappen si ferma per quello che sembra essere un pit-stop precauzionale, mossa più che logica considerando che la seconda posizione era comunque garantita. Ma come esce dai box, anche ad Hamilton cede la gomma anteriore sinistra. E’ l’ultimo giro, e Lewis deve coprirne più di mezzo a velocità ridotta. Il vantaggio accumulato sarà comunque sufficiente per vincere la gara, con Max che lo raggiungerà troppo tardi.

Leclerc completa un week-end miracoloso finendo terzo e regalando alla Ferrari un podio francamente impensabile alla vigilia. Dietro di lui Ricciardo riesce a superare in extremis il sempre ottimo Lando Norris, e un arrembante Ocon, autore di una buona gara, così come il suo connazionale Gasly, arrivato settimo e speranzoso di potere tornare in Red Bull per sostituire Albon, arrivato ottavo e autore di una buona rimonta in un week-end molto sfortunato per lui a partire dalle qualifiche. Al nono posto Lance Stroll con una Racing Point oggi non all’altezza, e al decimo uno scialbo Vettel, che ha difeso il punticino dall’attacco di Bottas che lo ha raggiunto proprio nelle ultime curve.

Fuori dai punti le tre peggiori squadre di questo inizio di campionato, e cioè Haas, Sauber e Williams. 4 motori Ferrari, non è un caso.

Fra solo una settimana ci sarà, sempre a Silverstone, il GP del 70° anniversario. Stessa pista, ma gomme di una gradazione più morbida. Stando a quello che si è visto oggi, ci potrebbe essere da divertirsi. Possibilmente per più di 2 giri.

P.S. quando si vede un pilota costretto a viaggiare su 3 ruote, la mente di chi ha qualche anno in più corre sempre al 1979, circuito di Zandvoort, macchina rossa numero 12, pilota Gilles Villeneuve. Fu un tentativo inutile quello del canadese, stigmatizzato anche in diretta dal mitico Poltronieri. Ma quel tentativo un po’ infantile di non mollare entrò nella leggenda.
C’è un piccolo dettaglio che collega quell’evento a quello che è successo oggi. La Mercedes ha mandato sul podio un ingegnere che di nome fa Gilles e di cognome Pironi. E’ il figlio di Didier, e quel nome non lo porta, ovviamente, per caso.

* Immagine in evidenza dall’account Twitter @MercedesAMGF1

 
 

HAMILTON IMPRENDIBILE A BUDAPEST, FERRARI DOPPIATA E AFFONDATA

In questa anomala stagione 2020 della F1, vi sono poche certezze. Una però l’abbiamo: sappiamo già che il campione del mondo piloti sarà Lewis Hamilton, e quello costruttori la Mercedes. Non possiamo dire quando avverrà la laurea, per il semplice motivo che non sappiamo quante gare verranno disputate, ma da quel che si è visto al circus conviene chiudere la stagione con il numero minimo indispensabile, perchè con questo livello di competizione saranno solo soldi buttati.

La dimostrazione l’abbiamo avuta a Budapest. Pista completamente diversa da quella di Spielberg, sotto tutti i punti di vista. Ma la squadra dominante è sempre la stessa, la Mercedes, in questo caso seguita dalla succursale rosa con la macchina dell’anno precedente.

Già dalle qualifiche si era capito quale sarebbe stato l’andazzo. Prima fila grigia, pardon, nera, seconda fila rosa, terza fila rossa, ad 1.3 sec. Un distacco abissale.

E, a peggiorare la situazione da un punto di vista della competizione, Red Bull in grande crisi coi due piloti a chiedersi come mai andassero così piano.

E per Verstappen i problemi continuano nel giro di schieramento, con un errore incredibile, agevolato dalla pista umida, che gli fa portare in griglia una macchina senza alettone e con un braccetto dello sterzo rotto, costringendo i meccanici ad un vero e proprio miracolo per consentirgli di prendere il via.

Pista umida, come detto, e tutti con le intermedie. Ma è abbastanza chiaro che si asciugherà in fretta, e le due Haas, al termine del giro di ricognizione, entrano direttamente ai box per montare le slick. Una mossa che si rivelerà azzeccatissima.

Allo spegnimento dei semafori, Bottas pasticcia, anticipa la partenza e poi si ferma, avviandosi così con ritardo e perdendo posizioni. Davanti, Hamilton se ne va indisturbato, seguito da Stroll e da Verstappen, con le due Ferrari subito dietro.

Passano solo 3 giri e i primi iniziano a fermarsi per montare gomme da asciutto, a cominciare da Leclerc.

Con le gomme slick, Hamilton e Verstappen girano su tempi irraggiungibili per tutti. Bottas impiega due giri a liberarsi di Leclerc, il quale definisce le proprie gomme “spazzatura”, e poco dopo viene raggiunto da Albon e Vettel. I 3 assieme girano altrettanti secondi più lenti rispetto ai primi.

Nel frattempo Stroll e Bottas riescono ad avere la meglio sulle due Haas. Albon riesce a superare Leclerc al giro 18, e subito dopo anche Vettel lo passa, ma si trova già a 52 secondi da Hamilton.

Si attende la pioggia che però non arriva, e tutti si fermano per il secondo cambio. Gli ultimi a sostituire le gomme sono, poco dopo metà gara, Verstappen e Hamilton, lontanissimi fra loro e da tutti gli altri. Bottas supera Stroll e si mette a caccia di Max. Lo raggiunge attorno al 50° giro, ma non riesce ad avvicinarsi a più di 1 secondo, e opta per montare gomme fresche e tentare un attacco a fine gara.

Al giro 62 Leclerc, in grande difficoltà, viene superato da Sainz ed esce così dalla zona punti. Il suo compagno cerca di difendersi dagli attacchi di Albon, ma commette un errore e perde la quinta posizione.

A 7 giri dalla fine, Hamilton viene richiamato ai box per montare gomme morbide e tentare l’attacco al giro più veloce. Accetterà la mossa solo a 3 giri dalla fine, e, ovviamente, riuscirà nell’intento.

Bottas, come previsto, raggiunge Verstappen all’ultimo giro. Ma è troppo tardi. E così un GP di Ungheria avaro di emozioni finisce con Hamilton, Verstappen e Bottas sul podio, e un ottimo Stroll con la Mercedes rosa al quarto posto, quasi doppiato.

Quinto e primo dei doppiati Albon, ad un giro dal suo compagno di squadra e con il sedile 2021 sempre più minacciato da Vettel, arrivatogli subito dietro al sesto posto. A brevissima distanza dal tedesco un oggi deludente Perez, poi Ricciardo con una Renault inguardabile, l’oggi fenomenale Magnussen, in grado di fare tutto il GP con lo stesso treno di gomme, e, a chiudere la zona punti, Sainz.

Fuori dai punti, come detto, Leclerc, undicesimo. Non pervenuto Norris, così come le due Alpha Tauri. In fondo alla classifica, ma non è una novità, le due Williams parse comunque in netto recupero rispetto allo scorso anno. Assieme a loro come fanalini di coda le due Alfa Romeo, assolutamente indegne del nome che portano (così come la Williams stessa, peraltro).

Ora il circus si ferma una settimana in attesa della doppia gara di Silverstone. Un tempo assolutamente insufficiente per chiunque per chiudere in maniera sostanziale il gap con la Mercedes, anche perchè gli sviluppi sono congelati in quasi tutte le aree della monoposto.

Da qui alla prima domenica d’agosto si parlerà principalmente di due cose: il reclamo della Renault contro la Racing Point, e il nome del successore di Binotto al vertice della Scuderia. Di fronte a cotanti risultati, alcuni suoi predecessori furono rimossi in tutta fretta. La storia dimostra che questo non porta cambiamenti nel breve termine, e sarà così anche questa volta perchè il baratro nel quale sembrano essere precipitati a Maranello è di quelli profondi, ed è prevedibile che per un po’ continueranno a scavare. Di sicuro, però, prima verrà impostata una riorganizzazione e meno dovremo attendere per rivedere la Ferrari al vertice. Ma non è detto che la cosa accadrà, nonostante le voci che circolano.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1