Benritrovati! Quest’anno la F1 ha assorbito una quantità inusuale di piloti provenienti dalla F2 dell’immediato passato. Ho pensato quindi di scrivere un articolo per ricapitolarne le carriere che li hanno condotti in F1 e per raccontare i rookie un po’ meno noti al grande pubblico (come Hadjar o Bortoleto).
Andrea Kimi Antonelli

Andrea Kimi Antonelli è la star. Se c’è un pilota nel post Verstappen ad essere un “predestinato” è proprio lui. Non per sciocche connotazioni metafisiche, “predestinato” perché tutti nel paddock lo conoscono da quando aveva meno di 10 anni e tutti erano convinti sarebbe stata solo questione di tempo prima del suo arrivo in F1. Un po’ come Norris, la sua carriera è stata pianificata e messa in atto con cura, mobilitando le risorse più adatte e con scelte intelligenti di management. Saltare il campionato di Formula 3 è stata una di quelle, visto che nel contesto della sua carriera non avrebbe aggiunto molto e ne avrebbe solo ritardato la scalata, quindi dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere tra F4 e Formula Regional è passato direttamente in Formula 2 con la Prema, grande protagonista degli ultimi dieci anni nonché la scuderia offre il miglior processo formativo per i piloti.
Purtroppo per la Prema, nel 2024 tutto quello che poteva andare storto andò storto. La macchina era lenta e il setup una scommessa sovente persa, così come continui sono stati i problemi tecnici (soprattutto al motore). A tutto questo aggiungiamo strategie sfortunate ed errori ai box, ed ecco confezionata una stagione che sembra essere fatta apposta per “prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo” (cit.).
Non è stato questo l’epilogo, per fortuna. Antonelli ha spesso ottimizzato quel poco che il pacchetto offriva, soprattutto in qualifica, e dopo metà stagione il miglioramento progressivo della scuderia ha permesso a Kimi di ottenere i primi podi e le prime vittorie, tra cui quella nella feature race in Ungheria, frutto di una buona dose di fortuna ma anche di un’eccellente passo sulle gomme dure.
I risultati della stagione 2024 sono stati lontani dall’essere soddisfacenti, ma sufficienti per convincere Toto Wolff ad anticiparne il debutto in Mercedes. La logica suppongo che sia stata: “Se al posto di Hamilton metto un Kovalainen o un Bottas, sarà comunque una soluzione a breve termine, difficilmente raggiungeranno grandi risultati e quando arriverà Antonelli dovrà comunque ambientarsi. Tanto vale farlo salire subito in Mercedes; cresce più in fretta e i risultati non dovrebbero essere molto diversi da quelli dell’ipotetico placeholder”.
Olivier “Olli” Bearman

Bearman è presente sul mio taccuino da un paio d’anni, precisamente da quando ha fatto il salto da F4 (campione italiano) a F3 nel 2022 senza mostrare alcun affanno ma anzi arrivando a lottare per il titolo all’ultima gara (perdendolo solo per una surreale girandola di penalità). Giusto per far capire il salto tra F4 e F3, prendo in esame i valori delle pole position di quest’anno siglate nel circuito di Barcellona: F4: 1:41; F3: 1:28; F2: 1:24. E’ come passare da una Panda a un Lamborghini, e il fatto che si sia subito ambientato ha confermato il talento che aveva già espresso dominando la F4 italiana e tedesca nel 2021.
Le conseguenti due stagioni disputate in Formula 2 sono state in bilico tra genio e sregolatezza. In alcuni weekend era il più veloce di tutti, per poi combinare disastri o scomparire nel gruppo l’appuntamento successivo. La performance disastrosa della Prema nel 2024, nel cui sprofondo tecnico si è destreggiato con meno cura di Antonelli, avrebbe potuto compromettere la sua carriera, ma le sue apparizioni di pregio in F1 hanno messo in secondo piano i problemi in F2, giudicati poco rilevanti dai TP nella valutazione complessiva.
Ha velocità e voglia di fare, anzi strafare. In Haas hanno già detto che non lo tratteranno come un debuttante, sta a lui mostrarsi all’altezza anche come maturità mentale.
Jack Doohan

Se per Bearman ho un debole, Doohan al contrario non mi ha mai impressionato. Le buone prestazioni si possono ascrivere a una esperienza maggiore dei suoi colleghi e (in base a quanto riportato da un insider) dalla capacità di effettuare più test degli altri. E la velocità è stata convertita a fatica in risultati apprezzabili, di solito per la sommatoria di piccoli imprevisti e piccole sfortune, spesso imputabili a una cattiva gestione del weekend.
Non sento di dover aggiungere molto su di lui, né sul suo debutto frettoloso ad Abu Dhabi l’anno scorso. La sensazione è che sia un pilota a scadenza, che Briatore vuole far fuori il prima possibile pur di lasciar spazio a…
Franco Colapinto
[Dutch Photo Agency]
Alonso lo segue dal 2019, di lui scrivevo già a inizio 2021 ed è sul taccuino Williams da fine 2022. Va detto che malgrado sia uno “dei miei”, condivido fino a un certo punto l’hype che gli si è sviluppato intorno.
A differenza di tutti gli altri piloti di queste colonne, ha sempre sofferto di importanti limitazioni di budget che ne hanno rallentato la carriera oppure lo hanno costretto a scelte subottimali (come correre con VAR in F3 nel 2022) oppure poco coerenti (come l’ELMS e una comparsata a Le Mans nelle LMP2). Anche solo per essersi destreggiato tra queste difficoltà merita un riconoscimento particolare.
Dopo quindi un lungo apprendistato, in F3 ha lottato per il titolo nel 2023, perdendolo nel finale contro Bortoleto. Molto costante, sia in qualifica che in gara, forse è stata la velocità ad essere in difetto (anche se il secondo posto in classifica gli è stato scippato dall’usuale caos che si sviluppa a Monza in F3).
L’esordio in F2 invece è stato complicato, ma i test inter-stagione a Barcellona gli hanno permesso di recuperare il giusto feeling con le monoposto di F2 e da Imola in poi ha ingranato, un po’ come Bortoleto. I risultati non sono passati inosservati e a metà stagione la Williams gli ha proposto la proverbiale offerta che non si può rifiutare. Il resto della sua carriera si è svolto sotto i riflettori, anche se all’atto pratico nessun team gli ha offerto un sedile per il 2025.
Al momento è solo terzo pilota Alpine, ma la sensazione è che Briatore, stia solo aspettando il giusto casus belli per far fuori Doohan e insediare Colapinto in Alpine, stile Marko-Kvyat 2016
Liam Lawson
[MOTORSPORT.COM]
Il terzo “non rookie” è probabilmente il pilota con la carriera meno lineare di quelli presentati qui.
Nel dopo Tsunoda è stato il prodotto di punta del vivaio Red Bull (insieme a Juri Vips, ma questa è un’altra storia) tuttavia la sua carriera si scontrò con i risultati altalenanti conseguiti in F2 nel biennio 2021/2022. La fiducia che il management Red Bull aveva posto in lui qui si incrinò, tanto che per sostituire Gasly in Alpha Tauri preferirono riesumare prima Nick de Vries e poi Daniel Ricciardo.
La riscossa per Liam Lawson è avvenuta lontana dalla F2.
Nel 2021 stava per diventare il più giovane titolato di sempre in DTM (con la Ferrari!) prima che la manovra kamikaze di Van Der Linde, e il gioco di squadra spudorato in casa Mercedes lo scippassero di un titolo che sembrava già vinto. Incidentalmente il suo compagno di squadra era Alex Albon, che però chiuse solo sesto in classifica.
[AUTOSPORT.COM]
Nel 2023 invece va in Giappone a correre in Super Formula e diventa il primo occidentale a vincere una gara al debutto. La lotta per il titolo prosegue ad alti livelli ma un incidente a Motegi complica la rincorsa, che si conclude quindi alle spalle del campione Ritomo Miyata. Arrivano anche le prime gare in F1 per sostituire Ricciardo, infortunatosi al polso in Olanda, dove conquista i primi punti a Singapore e mostra di reggere il confronto con Tsunoda, soprattutto in gara (la qualifica è sempre stata il suo punto debole).
Infine nel 2024 viene richiamato in F1 prima per sostituire Ricciardo, stavolta in pianta stabile, e poi a sorpresa per prendere il posto di Perez in Red Bull. Se dovessi interrogarmi sulle ragioni che hanno portato il management Red Bull a scegliere lui al posto di Tsunoda, indicherei la maturazione avuta in questi anni, la lucidità mentale (che non gli è mai mancata, a differenza di Tsunoda) coniugata con l’aggressività e l’assenza di timore reverenziale mostrato nei duelli con Perez e Hamilton nel finale di stagione. Tutte qualità già presenti, che però in F2 avevano faticato a emergere.
Isack Hadjar

Il licenziamento di Perez ha dato modo ad Hadjar di rientrare nel giro della F1 con la VCARB, dopo che la vittoria beffarda di Bortoleto in Formula 2 sembrava avergli tarpato le ali.
Se si esclude il 2023, dove il debutto in F2 con la Hitech è stato disastroso, in carriera ha sempre mostrato una buona velocità, a scapito però della lucidità nei momenti clou.
In F3 era arrivato nel finale di Monza secondo in campionato, ma si autoeliminò dalla lotta sbattendo in qualifica. L’anno scorso in F2 invece ha perso il titolo pur vincendo 4 Feature Race (un record, almeno dal rebranding della serie). E’ significativo anche un altro dato: ha segnato punti solo in metà degli appuntamenti, 15 su 28. Con questi numeri, non c’è velocità che ti salva.
Se c’è invece una cosa che non gli manca è la passione, e lo si vede dai team radio, sempre all’insegna delle forti emozioni. Nessuno può sapere come sarà la stagione 2025 ma su una cosa mi sbilancio: tra lui e Tsunoda, la VCARB avrà i team radio più bippati dell’anno.
Gabriel Bortoleto
[REUTERS/Jakub Porzycki]
Tutti i piloti analizzati in precedenza sono accomunati da una cosa: nessuno di loro ha vinto il titolo F3 né il titolo F2 (questo ci dice qualcosa anche sulla rilevanza di questi campionati). Tra le spiegazioni c’è anche lui, che tra 2023 e 2024 ha vinto di seguito F3 e F2, un “back to back” che in tempi recenti è riuscito solo a Leclerc, Russell e Piastri. In entrambi gli anni ha vinto conducendo meno giri in testa dei suoi diretti avversari, il che ci porta alla sua qualità principale: la concretezza.
Due anni di purgatorio in Formula Regional (dovuti anche a un motore spompato; è un tema ricorrente delle formule minori, e la mancanza di trasparenza della FIA è voluta) hanno formato il carattere e le capacità di Bortoleto, che in F3 ha condotto le operazioni dall’inizio fino alla vittoria finale.
In F2 invece ha dovuto rincorrere. Prima Paul Aron e poi Isaak Hadjar si sono trovati a gestire un importante vantaggio di punti sugli inseguitori, ma entrambi lo hanno dilapidato. Bortoleto al contrario è partito piano (compresi due weekend buttati a Jeddah e Melbourne), ma la progressione a partire da Imola è stata implacabile. Dal Santerno in poi si è sempre qualificato nei primi 6 tranne una volta (Monza, dove si qualificò ultimo ma riuscì a vincere la Domenica (!)). Nelle gare lunghe ha concluso sempre in top 6 nelle ultime 8 (tra cui 6 arrivi consecutivi in top 5 nelle ultime 6 gare tra sprint e features), di cui si distinguono 5 podi e 2 vittorie.
La qualità che lo contraddistingue è l’intelligenza. La sua velocità, comunque notevole, non esaurisce le sue capacità mentali, sicché riesce a evitare errori e a fornire sempre la risposta adeguata alle situazioni di gara. Per un team di F1, questo conta anche più della velocità in sé.
Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya
[Immagine di copertina tratta da Feederseries.net]
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