2016 F1 Abu Dhabi GP: Il giorno di Nico

Fliegt heim, ihr Raben!  
Raunt es eurem Herren,  
was hier am Rhein ihr gehört!  

L’ultimo GP è come l’ultimo giorno di scuola:  soddisfazione, sollievo, un pizzico di anticipazione ma soprattutto un’inaspettata dose di malinconia. Si chiude (forse) una mini-era di dominio incontrastato Mercedes, culminata in quella che probabilmente è la monoposto più dominante dagli albori ad oggi. A far da palcoscenico a tutto ciò, come da recente dollaro-foraggiata tradizione, l’ingiustamente vituperata pista di Abu Dhabi.

Le prove libere dell’ultimo GP prima di un cambio regolamentare sono invise quasi anche ai team stessi. Da segnalare solo il ripetersi dei problemi Toro Rosso sull’interazione tra sospensione, cerchio e gomma, che provoca improvvise e violente forature del pneumatico stesso; evenienza risolto prima delle qualifiche, ma che sostanzialmente non ha permesso di trovare un assetto decente.

Le qualifiche sono un po’ il riassunto di questa seconda metà di 2016: Hamilton in testa con un margine non esagerato, ma costante, su Rosberg. A seguire una battaglia tra Ferrari e RB che si conclude con quest’ultima vincitrice, e con Raikkonen nuovamente davanti a Vettel, per un complessivo, inaspettatissimo, 11-10 nell’annata. Force India stabilmente quarta forza (e profusi complimenti annessi), e Williams ormai crollata a quinta, almeno quando Alonso non decide di fare il fenomeno e di piazzare la sua Japanese McLaren (o British Honda?) laddove non le si confà, almeno nella teoria e almeno su questo circuito dotato di due piste d’atterraggio su cui potrebbe comodamente planare un A380 a pieno carico.

La gara fondamentalmente si rivela, almeno per 45 giri, per quello che molti si aspettavano: una parata per Nico Rosberg; la sorte non smette di farci capire che è il suo favorito per il 2016, dalla partenza, al primo round di pit stop, all’assenza di qualsiasi tipo di intoppo alla cavalcata finale del pilota (pseudo)tedesco. Qualche blando tentativo tattico da parte di Hamilton è troppo timido e abbozzato per essere di qualsiasi utilità; più indietro, Ferrari e RB mostrano una sostanziale parità di prestazioni. Verstappen, sfortunato (e impacciato) allo start, mette in piedi un’ottima gara grazie all’aiuto dei sempre attenti strateghi RB; Raikkonen con una poco consueta incisività.
Fino a quando Lewis non decide che è venuto il momento di tentare il tutto per tutto, tentando di battere il record per il minor consumo gomme in un GP e conseguentemente alzando il ritmo a livelli di una Manor qualsiasi. Nel frattempo le RB si fanno sempre più grosse negli specchietti di Nico e Vettel comincia la sua cavalcata con le SS. Nonostante gli ultimi giri al cardiopalma, con il team MB che prega Lewis di accelerare (ma non s’era detto di lasciarli correre?) e Rosberg che piagnucola e si lamenta (la cosa che gli riesce meglio), Vettel assume un prevedibile atteggiamento da Ponzio Pilato e si rifiuta, in pratica, di attaccare il connazionale e rischiare di regalare il quarto mondiale all’inglese. La gara finisce esattamente come era cominciata, e come era stato previsto ampiamente: due Mercedes al comando e Rosberg che vince il Mondiale. Incidentalmente, gli ultimi giri potrebbero aver incrinato in maniera irreversibile il rapporto team-pilota in Mercedes*, sempre ammesso che, almeno in un senso, la fiducia non fosse stata già irrimediabilmente lesionata. Il rapporto tra i due piloti è rappresentato perfettamente dalla falsissima stretta di mano sul podio, puramente per necessità di marketing ed immagine.

Mondiale sull’esito del quale non mi dilungherò. Chi vince ha meritato, per definizione. Sta di fatto (e ripeto fatto, non opinione) che il (non indifferente) gap di talento tra Lewis e Nico è stato colmato e superato dall’intervento (ripetuto) della sorte. I pochi (e principalmente presunti) passaggi a vuoto di Hamilton non sono certo sufficienti a spiegare il trionfo di Rosberg. Rifiuto anche le (assurde) tesi su discoteche, Instagram, e baggianate varie: al 99%, il Mondiale è stato deciso dal destino, cinico e baro come non mai. Per quanto mi concerne, la gara odierna ha dimostrato ancora una volta, se ci fosse bisogno, quale dei due alfieri MB è il Fenomeno, e quale l’ottimo pilota. Se è vero che quello che conta è il nome nell’Albo d’oro, è anche vero che a distanza di 20 e più anni alcuni WDC vengono ancora ricordati come più meritati di altri (decidete voi quali).

Il 2016, in un certo senso, è stato uno degli esempi più classici dell’abusato motto attribuito a Lefty Gomez. Ma io continuerò a preferire un Fenomeno, e a ricordare Nico come quello di Monaco ’14 e Zeltweg ’16, per citarne due.

 

p.s. chiunque abbia scommesso all’inizio dell’anno su Nico, come da mia indicazione, è pregato di devolvermi il 20%. i 20 euro di Marloc, invece, verranno esatti a momento debito.

*update: Toto Wolff ha già provveduto a condannare in maniera seccata il comportamento di Lewis e dire che ne dovranno parlare con lui, e riscrivere le regole d’ingaggio. certo, se avessero evitato di tarpare le ali di Lewis, vietando qualsiasi tipo di lotta, fin dall’inizio dell’anno…