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BOTTAS APRE IL MONDIALE 2020 IN AUSTRIA. LECLERC SALVA LA FERRARI.

Finalmente.
Finalmente i motori tornano a rombare.
Finalmente si ritorna alla normalità, anche se con le precauzioni del caso.
E, fortunatamente, abbiamo visto qualcosa di diverso da quello che era lecito aspettarsi: tre Mercedes, di cui due nere e una rosa, davanti a tutti.

Perchè questo è ciò che i test di febbraio avevano indicato, e non c’era motivo di credere che i 4 mesi di lockdown, di cui 2 di chiusura quasi completa, avessero cambiato qualcosa.

E, infatti, nulla è cambiato. Mercedes davanti a tutti di mezzo secondo in qualifica, con Hamilton dietro a Bottas e Verstappen terzo, unico teoricamente in grado di impensierire i due delle frecce d’argento (nere per l’occasione). Ferrari in grande difficoltà, con Leclerc settimo e Vettel addirittura undicesimo. Binotto aveva già messo ampiamente le mani avanti in occasione del mancato Gran Premio di Australia, ma era lecito non attendersi di vedere la rossa lottare ad armi pari con Mc Laren, Racing Point e Renault. Ma così è stato.

A scombinare un po’ le carte ci pensano i commissari i quali, dopo avere giudicato legale il DAS a seguito della protesta Red Bull del venerdì, hanno preferito dare ai padroni di casa un contentino penalizzando di 3 posizioni in griglia Lewis Hamilton per non avere rallentato di fronte alle bandiere gialle in occasione dell’uscita di Bottas nell’ultimo giro di qualifica. Il giorno prima lo avevano assolto perchè c’erano sì le bandiere gialle, oltre ad un gran polverone e ad una macchina nell’erba, ma qualche pannello aveva ancora la luce verde.

E così Max Verstappen si ritrova in prima fila, con Lando Norris terzo in seconda fila.

La partenza è da manuale per le prime file, con Bottas che prende subito 2 secondi di vantaggio, e Max che riesce a tenere il passo, dopo un primo giro non velocissimo difendendosi da un arrembante Lando.

Il quale deve a poco a poco cedere posizioni ad Albon, Perez, Leclerc ed Hamilton. Quest’ultimo impiega 9 giri a tornare in terza posizione, che diventa la seconda tre giri dopo quando la Red Bull di Verstappen va in tilt.

Anche Ricciardo abbandona la compagnia al 18° giro, e contemporaneamente Vettel supera Stroll per guadagnare un’anonima ottava posizione, grazie anche ai problemi di motore che affliggono il canadese da qualche giro.

Al giro 26 Magnussen esce di pista per un problema ai freni, ed interviene la safety car. Tutti ne approfittano per fare il pit-stop.

La gara riparte al giro 30, e Hamilton non prova ad attaccare Bottas. Vettel, invece, sbaglia grossolanamente la staccata e colpisce Sainz, producendosi nel proverbiale testacoda che lo fa sprofondare nelle retrovie.

Mentre Perez supera in tromba Norris, Lewis, che segue da molto vicino il suo compagno di squadra, inizia l’usuale dialogo coi box per avere l’autorizzazione ad attaccarlo, chiedendo di potere usare più potenza, ma la risposta é che entrambe le auto sono in modalitá conservativa e deve quindi starsene buono al suo posto.

Ovviamente l’inglese non demorde, e al giro 45 arriva James ad avvertire democraticamente entrambi i piloti di un problema critico ad un sensore del cambio, che richiede di stare lontani dai cordoli.
É un modo per calmare la situazione, e infatti Lewis si porta a quasi 2 secondi da Bottas, rassegnandosi alla seconda posizione.

Al giro 51 Russel blocca la sua macchina in mezzo alla pista, entra nuovamente la safety car e si fermano nuovamente tutti ai box tranne le 3 Mercedes. Dopo 3 giri la gara riparte, ma viene subito fermata perchè Raikkonen perde una ruota all’ultima curva.

Ci vorranno stranamente ben 6 giri a farla ripartire, e gli ultimi 10  saranno entusiasmanti. Albon, forte di gomme morbide nuove, attacca Hamilton per la seconda posizione, ma l’inglese con tanto mestiere tiene la traiettoria e lo tocca facendolo andare in testacoda.

Leclerc supera Norris e va alla caccia di Perez, superandolo in modo magistrale e portandosi, così, in terza posizione. Che diventa subito la seconda perchè i commissari, con una severità che non si vedeva dal GP del Canada dello scorso anno, comminano ad Hamilton 5 secondi di penalità per la collisione con Albon. Stranamente Bottas non gli dà strada per consentirgli di allungare rispetto a chi lo segue, e così Norris, segnando il giro più veloce proprio all’ultima tornata, riesce a guadagnare il suo primo podio, dopo una gara condotta in modo estremamente intelligente.

Dietro ai primi 4, al quinto posto un ottimo Sainz con una consistente McLaren, al sesto Perez, che forse poteva aspettarsi un risultato migliore, poi Gasly con l’unico motore Honda arrivato al traguardo, il rientrante Ocon, un discreto Giovinazzi con una pessima Alfa, e un mediocre Vettel con una inguidabile Ferrari. Ultimo degli arrivati al traguardo il debuttante Latifi, sempre lontanissimo dagli altri.

Ben 9 auto non hanno concluso la gara, ma d’altra parte questo era il primo GP della stagione.

Fra solo una settimana si replica in Austria. Le macchine saranno ovviamente le stesse, e c’è da credere che vedremo un risultato molto diverso da quello di oggi. Perchè, nonostante le sorprese odierne, l’esito di questo mondiale sembra già scritto. Mezzo secondo su un circuito nel quale si gira in poco più di un minuto è un vantaggio sufficiente a consentire una comoda doppietta quasi ad ogni GP. Non sempre ci saranno commissari e safety car a venire in aiuto agli avversari.

E, per quanto riguarda la Ferrari, 1 secondo in più rispetto allo scorso anno, di cui 0.8 sui rettilinei, è un margine tale da compromettere sia l’esito del mondiale 2020 che quello del mondiale 2021. E non basta avere un campione come Leclerc per rimediare. Purtroppo la situazione ricorda molto da vicino quella del 2014. All’epoca c’era Alonso che faceva miracoli, ma fu comunque una delle peggiori stagioni della storia della Ferrari.

* Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

Verstappen vince il Gran Premio d’Austria 2021

Ci sono voluti anni, ma la Formula 1 ha finalmente ritrovato se stessa. Quanto sono lontani i tempi in cui, qualche anno fa, la Mercedes vinceva decine di gare di fila, con avversari che non ne azzeccavano una ed Hamilton che faceva man bassa di mondiali.
Ricorderete tutti un Gran Premio di Francia unanimemente considerato la gara più noiosa della storia. E, al GP successivo, una ridicola riunione con le squadre a chiedere di cambiare le gomme per ritrovare lo spettacolo, e il povero Isola a dire a tutti che si sarebbe trattato di una mossa poco seria.

E, soprattutto, ricorderete la sequela infinita di penalità, che, a norma di assurdi articoli di regolamento, colpivano un po’ tutti (qualcuno un po’ di meno, per la verità), stravolgendo le classifiche e aprendo infinite polemiche, una su tutte quella per la vittoria del GP del Canada 2019. In quell’occasione Vettel, sentendosi defraudato, suggerì di bruciare il regolamento. L’anno successivo, la FIA intervenne, e, complice una più saggia scelta dei giudici di gara (ora sono campioni del mondo di F1, i vari Kristensen e Pirro non si sono più visti), gli episodi controversi sono diventati racing incidents. Sono così tornate le battaglie e di conseguenza lo spettacolo.

E, infatti, in Austria abbiamo visto una epica battaglia fra quelli che già anni fa venivano considerati dei predestinati, e che oggi si sono definitivamente consacrati come campioni capaci di battagliare ruota a ruota per diversi giri dopo un week-end condotto al comando e senza una sbavatura, o quasi.

Già nelle prove libere si era capito che questa fosse una pista Ferrari, con Leclerc in testa in quasi tutte le sessioni e Vettel a ruota. Una prima fila rossa era quasi una certezza, ma un problema meccanico ha impedito a Vettel di disputare il Q3 relegandolo alla decima posizione di partenza. Al fianco di Leclerc avrebbe dovuto esserci Hamilton, ma una penalità, questa sì sacrosanta, lo ha relegato alla seconda. In prima fila è quindi passato l’altro predestinato, Verstappen, ponendo le basi per una gara spettacolare, soprattutto in partenza.

E invece… allo spegnimento dei semafori Verstappen fa entrare l’antistallo, e viene superato da molti avversari. Alla prima curva Leclerc arriva indisturbato, seguito da Bottas, Hamilton, Norris e Raikkonen. Gli ultimi due ingaggiano una bella battaglia con il finlandese che la spunta e si insedia in una quarta posizione che manterrà non molto a lungo. Perchè da dietro rimontano Vettel e Verstappen, che molto presto si ritrovano là dove devono stare, in quarta e quinta posizione.

Dei primi 5, solo i ferraristi sono partiti con gomma soft, scelta strategica teoricamente meno valida rispetto a quella degli avversari, partiti con gomme medie. Ma Bottas si trova presto in difficoltà proprio con le gomme, e al 20° giro si ferma per montare quelle dure, con le quali dovrà coprire i restanti 51. Vettel lo imita immediatamente, ma arrivato al suo box non ci sono gli pneumatici, e perde secondi preziosi. Il giro successivo anche Leclerc si ferma per montare gomme dure, e questo tempismo si rivelerà decisivo a fine gara.

Nel frattempo Hamilton, dopo essere ripetutamente passato sopra i “salsicciotti” che delimitano la pista in curva 1, si ritrova con l’ala danneggiata, e in occasione del suo pit-stop, al 31° giro, deve sostituirla, ritrovandosi così in quinta posizione. Verstappen effettua la sua unica sosta al giro successivo.

Arrivati a metà gara, i primi 5 sono equidistanti l’uno dall’altro. Ma Verstappen inizia la sua rimonta, e al 47° giro raggiunge Vettel per poi passarlo al 49°.  Sebastian era in difficoltà con le gomme, e questo è un brutto campanello d’allarme per la Ferrari. Si ferma immediatamente per montare un set di gomme morbide nuove, con il quale percorrerà gli ultimi 20 giri.

Al 54° giro Max raggiunge Bottas, e lo supera dopo 2 giri. A quel punto la minaccia per Leclerc diventa seria perchè l’olandese ha gomme con 9 giri percorsi in meno, e quello austriaco è un tracciato che, con 3 zone DRS consecutive, rende i sorpassi piuttosto agevoli. In pochi giri recupera i 5 secondi di svantaggio, e inizia la battaglia, con Charles che si difende magistralmente. Un primo tentativo di sorpasso va a vuoto con i due che percorrono la curva affiancati e il monegasco che riesce a tenere la posizione. Ma al giro successivo, nello stesso punto, l’olandese va leggermente lungo e accompagna l’avversario fuori pista. Due anni fa questo episodio sarebbe stato sanzionato a norma di regolamento, ma ora è un’altra epoca, e l’episodio non viene nemmeno investigato. Verstappen vince quindi meritatamente il gran premio di casa della Red Bull, regalando alla Honda una delle poche vittorie ottenute dal ritorno in F1 con l’ibrido. Secondo arriva un Leclerc che nasconde a fatica la delusione, ma apprezza la lotta con l’avversario, giudicando regolare l’episodio in occasione del sorpasso.

… l’orologio del PC avvisa che siamo nel 2019 e non nel 2021. Ciò che abbiamo descritto, quindi, è accaduto davvero ad una settimana sola dal GP di Francia. Il mondo si è ribaltato, siamo ritornati a vedere la F1 dei bei tempi, fatta di sorpassi, rimonte, talento, battaglie. Ma il regolamento non è ancora stato cambiato. Quello no. E, quindi, l’episodio del penultimo giro è “under investigation”. Proprio come avvenuto in Canada, quello che in altri tempi sarebbe stato semplicemente un evento conseguente ad un comportamento istintivo del pilota, deve passare sotto la lente dei commissari. E, alla luce delle decisioni precedenti, genera aspettative nei piloti stessi, nei team e nei tifosi. In questo caso nella Ferrari, già “defraudata” di una vittoria. Binotto è chiaro: la vittoria è di Leclerc, a termini di regolamento. Il pilota non invoca chiaramente la penalità a Verstappen, ma fa capire che, se la legge è uguale per tutti e in tutte le occasioni, se la aspetta.

A tre ore dalla conclusione del GP, forse applicando proprio il regolamento che sarà in vigore nel 2021, i commissari invece confermano la vittoria di Max, considerandolo un incidente di gara. Se vogliamo vedere i piloti darsi battaglia, dobbiamo apprezzare questa decisione. Ma allora dovremmo anche chiederci il perchè situazioni molto simili, in passato, hanno portato a penalizzazioni. La solita incoerenza FIA di cui abbiamo già scritto ampiamente.

Comunque meglio così, Max meritava la vittoria, Red Bull e soprattutto Honda anche. Ferrari no, non è stata perfetta, e per Leclerc vincere il primo GP a tavolino sarebbe stato indegno.

Resta il fatto che oggi abbiamo visto il futuro della Formula 1. Due giovani poco più che ventenni che guidano e battagliano come consumati campioni per tutto il week-end. Saranno loro ad animare i prossimi anni, e questa è una garanzia di divertimento. Basta che anche chi governa il baraccone lo capisca.

Torniamo alla cronaca: al terzo posto un Bottas piuttosto incolore, alle prese con una Mercedes in crisi col raffreddamento. Quarto Vettel, che si è ripreso la posizione su Hamilton proprio negli ultimi giri. Sesto un fantastico Lando Norris, che vince, da doppiato, il GP della F1/2. Lo segue Gasly, che si prende un intero giro dal compagno di squadra vincente, e vede il suo sedile sempre più in bilico. All’ottavo posto Sainz, rimontato dall’ultima posizione, e poi le due Alfa Romeo, con Raikkonen nono e Giovinazzi finalmente a punti, ed era circa un decennio che non capitava ad un italiano.

Fuori dai punti Renault, Force India, Haas e Toro Rosso. Tutte squadre che una volta la zona punti la frequentavano comodamente, mentre ora sembrano in grossa crisi. Della Williams, invece, non vale nemmeno la pena parlare.

Ora si va a Silverstone, la gara di casa di quasi tutti i team. Come detto, non siamo nel 2021, purtroppo. Quella di oggi è stata una battuta d’arresto (si fa per dire) temporanea per la Mercedes, una sorta di contentino dato agli avversari. Di sicuro torneremo a vedere doppiette, non facciamoci troppe illusioni e teniamoci negli occhi e nella memoria l’emozionante gara di oggi, ancora per un po’.

P.S. Ferrari non perfetta, abbiamo detto. E’ riuscita a sprecare una grande occasione, oggi, come già fece lo scorso anno sempre in Austria, quando entrambe le Mercedes si ritirarono ma vinse Max. A parte il problema di Vettel in qualifica, oggi la scelta di partire con gomme soft è parsa più che discutibile, essendo diversa da quella di chi poi ha vinto la gara e giudicata dalla stessa Pirelli come la meno redditizia. Leclerc ha perso la gara perchè nel finale era in difficoltà con le gomme, e Vettel ha dovuto fare un pit-stop supplementare. Senza contare che alla prima sosta ha lasciato per strada molti secondi a causa di un problema di comunicazione fra muretto e meccanici. Tutto questo per dire che, al di là della competitività dell’auto, a Maranello non dimostrano di avere, come squadra, lo stesso livello di perfezione degli avversari. Se anche la SF90 fosse sullo stesso piano  della W10 come prestazioni (cosa che chiaramente non è), il mondiale lo perderebbero lo stesso a causa dei continui errorini che commettono. Questo, almeno, stando a ciò che si è visto nelle prime 9 gare di questo mondiale 1988… pardon, 2019.

Immagine in evidenza dal profilo twitter @F1

 

Vettel e Hamilton da cineteca a Silverstone

Il mondiale 2018 è destinato ad essere ricordato a lungo per il grande equilibrio ma anche per gli episodi che riportano alla memoria antiche diatribe fra eroi di un’altra epoca.

E lo spettacolo c’è quando la diatriba avviene in una Silverstone rovente, per le temperature e per il calore dei tifosi verso l’eroe di casa, Lewis Hamilton, capace il sabato di piazzare la sua Mercedes in pole con un giro monstre, distaccando di un nulla le due Ferrari, e di ben 3 decimi il compagno Bottas.

Avere Vettel nella fila dietro è un discorso, averlo di fianco è un altro. E Hamilton lo capisce subito, perchè il tedesco parte a razzo e si invola, mentre lui parte malissimo, si fa superare dal compagno Bottas, e, qualche curva dopo, si ritrova Raikkonen all’interno. Tenta di resistergli ma il finlandese sbaglia la frenata e lo sperona mandandolo in testacoda. Un episodio che farà lungamente discutere, sulla cui dinamica (e intenzionalità) possono esserci molte visioni che qui non approfondiremo. Perchè vale su tutti il giudizio della direzione gara, che appioppa al finlandese 10 secondi di penalità, il doppio di quelli attribuiti a Vettel in Francia per analoga manovra su Bottas, e molti di più degli zero che abbiamo visto attribuiti ai vari Bottas e Verstappen per episodi simili passati (ma, sia ben chiaro, oggi non è stata commessa alcuna ingiustizia, la penalità ci stava).

E così Vettel e Bottas se ne vanno indisturbati davanti alle due Red Bull e a Raikkonen, che ha perso solo una posizione nel contatto con Hamilton, mentre quest’ultimo riparte dal fondo, senza danni alla macchina, e si produce in una rimonta furibonda che lo riporta, in pochi giri, a ridosso dei primi 5.

Il primo pit-stop non cambia la classifica, a parte l’ovvia perdita di posizioni di Raikkonen per avere scontato la penalità. Hamilton è l’ultimo a cambiare, ed esce in sesta posizione. Le gomme medie non sembrano rendere bene, sulla Ferrari, come le soft, e Bottas recupera così su Vettel fino ad arrivare a 2 secondi dal tedesco.

Ma a 18 giri dalla fine Ericsson si dimentica di disattivare il DRS in approccio alla velocissima Copse, e concede il bis del brutto incidente di Grosjean al venerdì, avvenuto per lo stesso motivo. L’uscita della Safety Car è inevitabile, ma la strategia dei primi è diversa: le due Mercedes non cambiano gomme, le Ferrari e le Red Bull sì, e così Vettel si ritrova a sandwich fra Bottas ed Hamilton, con gomme di 10 giri più nuove.

Alla ripartenza Verstappen e Raikkonen regalano emozioni, con sorpassi e controsorpassi nella zona del vecchio start, ma subito dopo Sainz pensa bene di chiudere la Copse con Grosjean all’interno. Quest’ultimo non ci pensa neanche lontanamente ad alleggerire e lo scontro è inevitabile, con entrambe le auto spedite nella ghiaia ad alta velocità e la conseguente inevitabile ulteriore uscita della Safety Car.

Gli ultimi giri sono letteralmente da cineteca, con le due Ferrari a dare la caccia alle due Mercedes, a cercare di sfruttare il vantaggio di gomme più nuove e più morbide. Per qualche giro sembra di assistere ad una gara di MotoGp, con 4 macchine in un fazzoletto. Bottas resiste strenuamente ma deve capitolare ad un gran sorpasso di Vettel, che si invola indisturbato verso la bandiera a scacchi. Qualche giro dopo anche Hamilton lo passa, e riesce poi a difendere la seconda posizione dagli attacchi di Raikkonen, che impiega qualche giro di troppo a sbarazzarsi di Bottas. Nel frattempo Verstappen è costretto al ritiro, e Ricciardo chiude una gara difficile con un’anonima quinta posizione.

Dietro i primi, dopo il solito abisso, una Renault ritornata decente con Hulkenberg, il solito consistente Ocon, poi Alonso, Magnussen e Gasly.  Fuori dai punti Perez e Vandoorne, e le due inguardabili Williams, non doppiate solo grazie alle Safety Car.

Menzione speciale per Leclerc, tranquillamente a punti fino al pit-stop, e costretto al ritiro da un problema alla trasmissione.

Ora si va in Germania, l’altra casa della Mercedes, ma anche casa di Vettel. Qualche anno fa la guida del circuito di Hockenheim ci raccontava che la Mercedes e Rosberg non riuscivano a scaldare i cuori dei tedeschi come riuscivano a fare Schumi e la Ferrari. C’è da giurare che questo Sebastian, su questa Ferrari, siano in grado di farlo.

P.S. Vettel oggi ha vinto nonostante un problema al collo accusato ieri. Ha fatto di tutto per nasconderlo, bisogna sottolinearlo perchè non tutti i campioni, del presente e del passato, sono ed erano così attenti a non crearsi alibi. 

P.S. 2: Hamilton, interpellato sul podio da Brundle dopo avere mancato l’intervista in pista, ha parlato di “stratagemmi interessanti da parte degli altri”. Lascio al lettore qualsiasi considerazione in merito alla frase, faccio solo osservare che in F1 chi è senza peccato può scagliare la prima pietra in qualsiasi momento, ma normalmente di feriti per sassi vaganti non se ne vedono.

 

Verstappen strepitoso nel disastro Mercedes, la Ferrari ne approfitta a metà

C’è chi spreca poco alla volta. E chi spreca in modo equivalente ma lo fa tutto in una volta. E qualcun altro approfitta. Questo è ciò che è successo oggi sul circuito di proprietà della Red Bull, dove Max Verstappen ha colto una vittoria che ieri sembrava totalmente fuori dalla sua portata.

Perchè al sabato le qualifiche erano state dominate dalla Mercedes, che aveva messo a frutto il pacchetto di aggiornamenti che Hamilton voleva spaventasse a morte gli avversari. Le due Ferrari subito dietro, con Vettel a 3 decimi dalla pole. 3 decimi su un circuito dove per fare un giro si impiega poco più di un minuto sono un’eternità. E a peggiorare le cose un Seb distratto che, terminato il suo giro, non si fa da parte per far passare Sainz. Sanzione di 3 posizioni inevitabile, e week-end in salita per lui. Così come per le Red Bull, apparse molto in difficoltà a tenere il passo.

Partenza con spunto micidiale di Raikkonen che si infila fra le due Mercedes, le quali però gestiscono la situazione in maniera magistrale, attendendo l’errore di Kimi, anzi, i due errori nelle prime due curve, che non gli consentono di attaccare Hamilton, andato in testa ma, anzi, gli fanno perdere pure la posizione su Bottas. E in queste prime due curve c’è una parte della differenza fra Mercedes e Ferrari.

Vettel perde due posizione al via grazie ad una strenua resistenza di Grosjean in curva 1, ma le recupera velocemente, mentre davanti le due Mercedes se ne vanno indisturbate, con Verstappen in terza posizione dopo avere dato la proverbiale ruotata alla macchina rossa, quella di Kimi in questo caso.

Indisturbate, si diceva, ma fino ad un certo punto, perchè al giro 16 il cambio abbandona Bottas, mettendo fine alla sua gara, e attivando la solita VSC rovina-strategie, che dà l’opportunità a Ferrari e Red Bull di montare le gomme soft, le più dure della gamma a disposizione. Ma, anche, le più soggette al famigerato blistering. La Mercedes non ne approfitta, ma si tratta di un errore che viene ammesso via radio poco dopo, quando l’ingegnere chiede a Lewis di guadagnare 8 secondi. Le gomme però sono finite e dopo qualche giro l’inglese rientra per montare le soft, uscendo fra le due Ferrari. A questo punto ha pneumatici con 10 giri in meno rispetto ai diretti avversari.

Ma gli serviranno a poco, perchè il vento ormai è cambiato, e quella che poteva essere una parata Mercedes potenzialmente in grado di imprimere la svolta al mondiale, si trasforma, per i tedeschi, in un incubo. Non solo Hamilton non riesce a recuperare su Raikkonen, ma deve subire un bellissimo sorpasso da Vettel, poco dopo che Kimi aveva fatto lo stesso su Ricciardo, in grandissima crisi con le gomme posteriori, al punto da rientrare ai box immediatamente dopo avere perso la posizione.

E alla stessa operazione è costretto Lewis a 18 giri dalla fine, anche lui vittima di un pesante blistering alle gomme posteriori. Esce subito dietro Ricciardo, che viene però subito abbandonato dal motore Renault.

In testa alla gara, Verstappen procede indisturbato, con tempi costanti e gomme con solo leggeri segni di blistering. Dietro di lui le due Ferrari non sembrano spingere più di tanto per raggiungerlo. Poi a 10 giri dalla bandiera a scacchi arriva la definitiva mazzata sulle aspirazioni di Hamilton di portare a casa almeno qualche punto buono per il mondiale. Un guasto ferma anche la seconda Mercedes, e gli ultimi giri vivono tutti nel tentativo dei ferraristi di recuperare su Max, il quale però gestisce perfettamente le sue gomme e vince senza mai essere impensierito. Dietro di lui Raikkonen, sul quale la Ferrari non ha il coraggio (giustamente) di replicare l’odioso ordine di Zeltweg 2002. Terzo Vettel, che riguadagna la testa del mondiale piloti, così come la Ferrari riguadagna la testa di quello costruttori.

Altri due motori Ferrari seguono in classifica, con un grande Romain Grosjean davanti al compagno Magnussen, pur se staccati di un giro intero dai primi. Per trovare i primi motori Mercedes bisogna arrivare al sesto e settimo posto, con le due Force India di Ocon e Perez, poi Alonso ,bravo a recuperare dopo essere partito dai box, e a chiudere la zona punti altri due motori Ferrari, con le Sauber di Leclerc ed Ericsson.

Gara da dimenticare per Toro Rosso (anche se Gasly era nei punti fino a pochi giri dalla fine), Renault e Williams (e non è ovviamente una novità).

Il gran premio di oggi lascia aperti un po’ di dubbi, e probabilmente nessuno, a parte Verstappen, può dirsi veramente soddisfatto dal suo esito. Ovviamente non è soddisfatta la Mercedes, con un doppio zero storico, ma anche la Ferrari può chiedersi (e Seb in conferenza stampa lo ha fatto) cosa sarebbe successo senza la distrazione di ieri, che ha portato ad una sanzione sulla quale c’è poco da discutere. Il che allunga la lista delle situazioni in cui “si poteva fare meglio”. Quest’anno nei week-end senza macchia la Ferrari ha sempre vinto, negli altri no, lasciando già molti punti per strada.

Fra una sola settimana c’è Silverstone, dove ritorneranno le famigerate gomme anti-blistering dal battistrada ribassato di ben 0.4 mm. Senza di esse, oggi il blistering ha afflitto tutti tranne le Ferrari, è bene farlo notare ma è anche bene ricordare che da Maranello hanno già fatto sapere più volte di non ritenere di essere svantaggiati dalla diversa costruzione, e questo dovrebbe porre fine a qualsiasi polemica. Ma, soprattutto, si dovrà vedere quale impatto avranno per la Mercedes i ritiri di oggi in termini di penalità. Ci potrebbero essere occasioni da cogliere per i ferraristi, vedremo se sapranno approfittarne completamente con un week-end perfetto in casa dei diretti avversari.

FORMULA 1 GROSSER PREIS VON ÖSTERREICH 2017

E così, finalmente, la F1 fa tappa sulle alpi, su un circuito carico di storia, che una volta si chiamava Zeltweg ma ora lo chiamano Spielberg. Forse, per distinguerlo dal suo predecessore, un bel po’ più lungo, spettacolare e da pelo, specialmente con le macchine degli anni ’70 e ’80.

Le colline sulle quali si sviluppa il circuito hanno visto episodi storici: l’unica vittoria di Brambilla nel 1975, l’ultima vittoria di Peterson nel 1978, la zuccata monumentale data da Nigel Mansell contro la pensilina del podio nel 1987.

Ma ora tutto è diverso, il circuito è solo bello da vedere, ma di pelo sullo stomaco ne serve molto meno, specialmente con le auto moderne. Nonostante questo, domenica lo spettacolo è assicurato, perchè ci sono tanti dubbi che dovranno trovare risposta dopo la pazza domenica di Baku. Andiamo a vedere quali, in ordine sparso.

Dubbio n. 1: Vettel è veramente pentito?
La domanda sorge spontanea, dopo le scuse che ha formulato a seguito dell’incontro con il comandante supremo. Il povero Seb dovrà darsi da fare a spiegare ai piloti in erba delle formule minori che certe cose in pista non si devono fare. Nemmeno se si è lì grazie ai soldi di papà, aggiungo io. Di sicuro la cosa gli interessa poco, perchè alla fine della fiera Baku ha detto bene a lui e non al rivale. Ma è sperabile che abbia imparato la lezione, perchè quando si cade nei trappoloni non va sempre così bene, e dal GP azero poteva uscire con le ossa rotte, se non fosse stato per un poggiatesta ballerino.

Dubbio n. 2: Lewis è veramente un pilota corretto?
Anche questa domanda sorge spontanea, vedendo con quale sprint è uscito dalla curva a 90° prima del lunghissimo rettilineo di Baku, con le conseguenze che sappiamo. A norma di regolamento non ha fatto nulla di male, sempre se consideriamo che portare una F1 a 50 km/h non sia male. Sembra proprio che non lo sia, visto che nessuno gli ha detto niente. E, assodato questo, è a maggior ragione il caso che Seb si adegui, anzichè volere farsi giustizia da solo. Può sempre prendere lezioni dal giovane pensionato residente a Montecarlo, di sicuro gliele darà gratuitamente.

Dubbio n. 3: Cosa si saranno detti al debriefing quelli dalla Force India?
I casini fra gli aspiranti al titolo hanno messo in secondo piano il clamoroso botto fra i due della Force India, che hanno buttato via un risultato potenzialmente eccezionale. Il giovane Ocon sta mostrando un rendimento incredibile, e anche a Baku, nonostante l’incidente, ha continuato a portare a casa tanti punti. Ma anche lui deve forse farsi un po’ più furbo, spingere contro il muro il compagno di squadra non è mai cosa buona, e non è sempre detto che un comportamento del genere venga perdonato. Ma forse alla futura Force One sono contenti di avere questo tipo di problemi.

Dubbio n. 4: La nuova specifica Honda farà fare un salto di qualità alla McLaren?
I giapponesi sono estremamente gasati da questa nuova versione, tanto da mostrarsi molto fiduciosi. Forse rinvigoriti dal fatto di avere scoperto la causa del guasto che ha lasciato a piedi Nando negli ultimi giri della Indy 500. Contenti loro… ma, qualunque sia il miglioramento (non scommetterei su una McLaren nelle prime file) il matrimonio con la casa di Woking è giunto al termine, e qualsiasi gioia sarà effimera e avrà pure il sapore di una beffa.

Dubbio n. 5: Stroll riuscirà a confermarsi su buoni livelli?
Dopo essere stato eccessivamente incensato per i primi punti raccolti in Canada, grazie anche ai ritiri altrui, e dopo la effettivamente straordinaria prestazione di Baku, dove non ha mai messo le ruote fuori posto quando altri colleghi imparavano a memoria le vie di fuga o la forma dei muretti, l’Austria ci dirà se siamo veramente di fronte ad un danaroso di talento (come in tanti si sono affrettati a dire) o semplicemente ad una meteora molto ricca.

Il dubbio dei dubbi: pioverà o non pioverà?
A Zeltweg, pardon, Spielberg, quando piove piove sul serio. Con un tempo come quello del 1975, queste F1 non escono nemmeno dai box. Ergo, se deve piovere, speriamo che lo faccia ad intermittenza, così ci divertiamo un po’…