BASTIAN CONTRARIO: La croce

LA CROCE

Mi spiace, non ci sto ad addossare la croce solo sulle spalle del singolo, perché semplicemente non è giusto. C’è del marcio in questa F1 e di sicuro la parte andata a male non è Verstappen, almeno per quello che abbiamo visto domenica scorsa. Nel GP di Austria, che si è da qualche giorno concluso, si è consumato il misfatto che sta dando tanta visibilità alla F1 (dubito che ai “capoccia” del Sistema tutto ciò dispiaccia) e che era inevitabile che accadesse a questo punto e, tra l’altro, abbiamo già avuto modo di vedere nel 2016 tra Hamilton e Rosberg e, sempre tra Hamilton e appunto Verstappen nel 2021. Perché il punto è proprio questo: la disabitudine ai contatti “maschi” tra piloti che lottano realmente per la loro posizione, contatti che ormai sono merce rara, dato che siamo educati da anni a vedere campionati drogati in maniera smisurata, che si riflettono poi nel dominio di questo e quel pilota, che veleggia in solitaria per una intera gara con un vantaggio di un secondo al giro sui diretti avversari. Quante volte su queste righe ho detto che attualmente questo regolamento, in virtù del fatto che la curva di miglioramento si è praticamente appiattita, è una benedizione in tal senso? Quante volte ho ribadito il concetto che, con così tanti avversari così vicini tra di loro, la probabilità di lottare in pista a beneficio dello spettacolo aumentava esponenzialmente e, che proprio questo regolamento invece di azzerarlo così rapidamente facendo ricominciare tutto d’accapo magari proprio con l’inizio di un nuovo soporifero dominio, sarebbe stato meglio tenerlo per un altro po’?

Alla fine è successo l’inevitabile e cioè lo scontro tra i due “amici” Max e Lando, con quest’ultimo, che è stato quanto meno ingenuo nel credere che l’attuale campione del mondo gli potesse essere realmente amico anche in pista. Partiamo subito dall’episodio incriminato. Max, quando viene attaccato da Norris, si sposta? Assolutamente si. Di fatto l’olandese in pista fa quello che vuole e aggiungerei, che proprio questo atteggiamento spavaldo, arrogante agonisticamente parlando, gli ha permesso di divenire quello che è, ovvero campione del mondo. Con questo non sto affermando che sia giusto, perché se ci sono delle regole, queste devono essere rispettate. Vero è che questo è Verstappen e di certo non lo scopriamo oggi com’è realmente in pista. L’attuale campione del mondo vive per la vittoria, cosi è stato educato, ovvero a non guardare in faccia a nessuno, ed ingenuo (o dovrei dire fesso?) a chi crede il contrario e purtroppo, Lando, ha quanto meno peccato di ingenuità a riguardo. Le sue continue lamentele, mentre gli era dietro cercando di sopravanzarlo, è una roba che non si può ne sentire e ne vedere. Anziché pensare a come toglierselo dai piedi, ha preferito piangere per radio aspettando che arrivasse il miracolo dal cielo, che in questo caso si chiama Direzione gara che commina una penalità al campione. Ed è proprio in questa non azione da parte dei commissari di gara, che dibatto sul fatto che non è giusto addossare la croce solo ed esclusivamente sull’olandese. Come detto precedentemente, esistono delle regole (troppe!) le quali devono essere rispettate. I commissari nella loro infinita saggezza, in corso d’opera, hanno punito un inutile Perez senza pensarci nemmeno un secondo eppure è anche vero che il campione del mondo, parimenti, andava sanzionato già molto prima dell’episodio in questione (per via delle righe bianche oltrepassate… la F1 che guarda il millimetro; che tristezza), solo che nulla è stato fatto… non sia mai che si andava a rovinare la gara (di casa) della Red Bull, mentre nel frattempo il buon Norris si è beccato cinque secondi per abuso di track limit durante la gara. C’è del metodo nella perversione di come viene amministrata questa F1: si è alla continua ricerca di spettacolo per far dimenticare i decenni soporiferi che ci siamo sciroppati e, per giustificare il costo del biglietto aggiungerei e poi, ecco che cala la mannaia (non equanime e mortificante) della giustizia sportiva nel momento più esaltante della gara stessa, che poi è la plastica rappresentazione dall’essenza della F1, cioè il sorpasso. Ecco il vero problema, ecco dov’è il marcio: prima si è alla ricerca di qualcuno come Max, il quale ha fatto molto comodo negli ultimi anni di dominio della Mercedes e, poi lo si mette alla gogna per il suo comportamento che guarda un po’, proprio non gli vuole entrare nella testa che deve cedere la posizione perché “tanto ha più di settanta punti di vantaggio sul diretto avversario”! Scrivo questo perché la tragedia è che nel “ring” delle interviste, a Max glielo hanno anche fatto notare e, il campione da par suo ha risposto “Potrei stare anche a casa? Sono qui per vincere, non per arrivare secondo. Quando lotti per la vittoria, perché non puoi lottare duramente?”, frase che farei mettere nei libri di coaching che insegnano la motivazione e, a raggiungere una mentalità vincente. Credete che se Max non avesse avuto questa mentalità e quindi questo comportamento in pista, sarebbe riuscito a diventare campione del mondo contro Hamilton (quando ancora faceva male e paura, ora ad essere sinceri, non so cosa sia diventato il campione inglese) nel 2021? Parliamo di un ragazzo che è stato sbattuto alla Copse (tra meno di sette giorni si corre proprio a Silverstone tra l’altro) a più di duecento all’ora da un sette volte campione del mondo, giusto per mettere le cose in chiaro. Molti avrebbero perso la testa per questo, di certo non Max, visto che a Monza non ci pensò due volte a chiudere alla chicane, passando con le ruote sopra la testa del baronetto. Max è cosi, prendere o lasciare e, come ho sempre detto (ne dico troppe di cose!), se vuoi combattere contro di lui devi mettere in conto che prima o poi ci sarà il contatto, perché semplicemente non è nel suo DNA accettare di perdere così facilmente… almeno non a parità di mezzo. Sia chiaro, qui nessuno vuole l’auto scontro, solo che la vera F1 è questa: corpo a corpo, logoramento di nervi portando l’avversario alla pazzia se necessario, per poi farlo sbagliare e se poi non sbaglia, pazienza… “o passo io o passi tu se proprio non vuoi cedere”. Ribadisco il concetto, “il pesce puzza dalla testa” e quindi, se proprio si deve addossare la croce su qualcuno, quel qualcuno è proprio la Federazione che lascia correre ed interpreta il regolamento a seconda di come ne conviene la propria virtù.

In tutto questo delirio agonistico dov’era Ferrari? La Rossa era sulla soglia a guardare, con un Charles completamento risucchiato dal gruppo, a causa sia di una monoposto che non lo asseconda più in qualifica e, sia perché con la testa inizia a “volare”: troppo nervosismo (comprensibile), troppi grilli per la testa che iniziano a cantare all’unisono, dato che ormai ha capito che Monaco è stata una parentesi se non una illusione e, che anche quest’anno purtroppo è andato. Nel contempo, a salvare la faccia alla Beneamata e, al suo Team Principal (prima quando Ferrari affondava, la croce era di Binotto, oggi la croce è di tutto il team… potere della narrazione!), c’è un inossidabile Sainz, il quale va a confermare quello che ho sempre affermato (ci risiamo!) e cioè, che Ferrari ha la migliore coppia del lotto: se manca l’uno c’è l’altro e, lasciatemelo dire, è di una tristezza infinita dover sentir dire da un pilota come lui “Lasciatemi godere questo momento perché non so se l’anno prossimo si ripresenterà l’occasione”. Detto ciò è proprio questo connubio, rappresentato da Charles&Carlos, che sta tenendo a galla (fino a quando?) la Scuderia in vetta alla classifica costruttori. Certo, di questo passo, saremmo scavalcati da McLaren e chissà forse anche da Mercedes, di sicuro quando succederà sapremo a chi addossare la croce.

Vito Quaranta