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F1 2019 FRENCH GP: AN INTRODUCTION

Bisogna ammettere che Liberty Media/FIA sono davvero dei geni del male. Uno pensa che una vittoria di Vettel e della Ferrari in Canada possa riaccendere le speranze di avere un mondiale un po’ meno monocromatico rispetto a quanto visto fino a questo momento.

E in effetti la vittoria dei “rossi” arriva ma viene derubricata a secondo posto per una inflessibile eppure stolida decisione dei commissari di gara che puniscono Vettel per una manovra difensiva al limite che in altri tempi, quelli degli idoli dei piloti di oggi, sarebbe stata accompagnata da un banale commento quale “It’s racing…”.

La genialità (involontaria?) del dinamico duo LM/FIA sta proprio nell’aver creato un caso mediatico con inevitabile coda polemica e ricorsuale che ci accompagnerà per molto tempo. E fa arrivare i due protagonisti e relative squadre con una dose di tensione extra rispetto al solito. Più tensione, più interesse, più battaglia. Il tutto con il filotto di vittorie Mercedes ininterrotto da inizio stagione.

Il precedente dello scorso anno, tra l’altro, fa bene sperare il suddetto dinamico duo, quando Vettel centrò Bottas dopo lo start rovinando la sua gara e prendendo una penalità. Un eventuale “incontro ravvicinato” tra i piloti dei due team andrebbe tutto a favore di un’esacerbazione dei rapporti tra Ferrari e Mercedes e relativi sottoposti. Carey/Todt già si sfregano le mani…

immagine da it.eurosport.com

Al di là di queste vanesie speculazioni, il Gp di Francia potrebbe essere interessante giusto nelle fasi dopo lo start. Anzi, l’ottima prestazione Mercedes a Montreal fa capire quanto più la Mercedes sia migliorata nei suoi punti deboli rispetto alla Ferrari.

Vero che in Francia le rosse si presenteranno con qualche novità aerodinamica che anticipa un ben più corposo aggiornamento previsto per Silverstone, ma non sembra abbastanza per affermare che possano essere assolute protagoniste al pari di Mercedes.

Il menomato circuito del Paul Ricard è un circuito da medio carico, con tratti ad alta velocità (peccato per il rettilineo del Mistral troncato a metà da una chicane…), curve lente e una in appoggio ad alta velocità, con almeno tre frenate importanti. Il tutto necessita di una monoposto con bilanciamento aerodinamico, buona trazione e stabilità in frenata con rischio di bloccaggi.

La recente riasfaltatura ha reso il manto stradale più liscio e quindi più gentile nei confronti delle gomme, ma una grossa incognita saranno le temperature che potrebbero aumentare il degrado, considerando che sono previste temperature atmosferiche piuttosto alte.

Pirelli ha scelto di portare le specifiche C2, C3 e C4, in pratica medium, soft e ultrasoft in specifica 2018, sempre con l’obbiettivo di poter permettere ai piloti di minimizzare l’impegno nella gestione degli pneumatici in gara.

immagine da press.pirelli.com

Dal punto di vista del numero di set scelti, Ferrari e Mercedes si sono perfettamente copiati, seguiti da Gasly mentre Verstappen ha optato per un treno di C3 in più. Come successo in Canada, si proverà la possibilità di passare il taglio in Q2 con la C3 in modo da assicurarsi una gara con un solo pit stop. I team del mid-field si sono tendenzialmente orientati su mescole più morbide.

Importante sarà evitare di raffreddare le gomme anteriori nel lungo rettilineo del Mistral e di evitare il graining della gomma più sollecitata, l’anteriore sinistra. Rispetto a Barcellona abbiamo pressioni di gonfiaggio sensibilmente più alte, 0.5 psi in più.

Ancora una volta, l’occasione sembra ghiotta per la Mercedes e Hamilton per quanto riguarda la vittoria e l’incrementare ulteriormente il vantaggio di punti sull’immediato inseguitore Bottas.

Come già detto, Ferrari porterà qualche aggiornamento aerodinamico e la caratteristica di avere poco drag in rettilineo accoppiata alla potente PU potrebbe consentirle di avvicinarsi alle prestazioni Mercedes.

Red Bull dovrebbe portare aggiornamenti sia di motore che di aerodinamica, consentendole di avvicinarsi a Ferrari, in una situazione simile al Gp di Spagna. Renault si aspetta molto dal Gp di casa, in quanto farà esordire corposi aggiornamenti di aerodinamica che, secondo le aspettative, dovrebbe consentirle un bel salto prestazionale.

Binotto ha già messo le mani avanti affermando che questo Gp assomiglia molto di più a quello di Spagna che a quello canadese. Ergo, differisce ancora nel tempo una ormai sempre più improbabile riscossa ferrarista in ottica mondiale. Rumors indicano che a Silverstone ci sarà una Ferrari sostanzialmente diversa, con più carico e più drag, vedremo che frutti porterà tutto questo lavoro.

Dall’altra parte della barricata gli anglo-tedeschi non devono fare altro che proseguire nel lavoro che hanno già sapientemente messo in campo da quest’inverno. Sono stati cani da caccia l’anno scorso e sono lepri quest’anno, due situazioni che sanno gestire bene, per cui non ci si devono aspettare “regali” inaspettati.

Chiudiamo con una “curiosa” polemica aperta da Kubica nei confronti della sua squadra, accusandola più o meno velatamente di favorire le prestazioni di Russell a discapito delle sue. In questi casi il rischio di apparire ridicoli è alto e se non fosse per la specchiata professionalità del pilota polacco, sarebbe scontato bollare il tutto come una sciocchezza. In ogni caso è l’ennesimo aspetto negativo della stagione di Kubica, che, al di là della pochezza delle Williams sembra davvero aver poco da dire nella sua seconda parte di carriera in F1.

*immagine in evidenza da ilpost.it

Rocco Alessandro

 

F1 2019 MONACO GP: AN INTRODUCTION

Come si fa a raccontare un’emozione? Quali parole sono degne di celebrare la vita di uomini che hanno saputo scatenare la passione di tanti altri e sublimare in poche, mirabili gesta la realizzazione dell’incredibile, dell’improbabile. Della gloria e della paura.

La vulgata comune vuole che Leggenda sia colui che riesce con la forza e la convinzione miseramente umane di avvicinare la bellezza, la perfezione e la semplicità che appartengono a categorie dello spirito che non ci è dato conoscere. La cosa più vicina al Soprannaturale di cui si può sperare di fare esperienza.

Niki Lauda ha rappresentato per tanti la cosa più vicina ad una divinità. Un uomo con tutti i difetti possibili ma anche, e soprattutto, la capacità di rappresentare un’ideale di vita, comportamento, intenzione. Un uomo dalla volontà ferrea al servizio della propria intelligenza e della propria passione per la velocità.

Lo chiamavano il computer ma quando mai si è visto un computer avere un’anima che ha saputo piegare alla propria volontà gli eventi, resistere al fuoco e alla sconfitta, tornare nell’abbraccio della sua macchina che lo aveva tradito e riprendersi quello che il Dio delle corse aveva deciso di togliergli. Ma soprattutto quale computer è riuscito a conquistare il cuore di così tanti appassionati di corse, quelli veri, quelli dei tempi dei “cavalieri del rischio”.

Se uno è stato Leggenda da vivo, allora non può che essere Immortale nel momento in cui la terra gli è lieve. Lauda ora è Immortale e sarà sempre al volante di quella macchina rossa, dentro la quale un computer riusciva a catalizzare emozioni che nessun uomo sarà mai capace di eguagliare.

Con questo stato d’animo ci si approssima a quello che viene definito come il GP più anacronistico del mondiale, il Gp di Montecarlo, dove l’Immortale ha trionfato nel ’75 e nel ’76.

Ci si arriva con una Mercedes a punteggio pieno, 5 doppiette in 5 gare e la sensazione che a Montecarlo potrà essere per loro solo un po’ più complicato ottenere una vittoria che comunque rimane come opzione principale.

Addetti ai lavori dichiarano da tempo che invece potrebbe essere il terreno di caccia ideale per la Red Bull, in virtù di una predominanza del grip meccanico e aerodinamico sulla potenza della PU,  ma è una speculazione che andrà verificata in pista e potrebbe non essere suffragata dai fatti.

immagine da f1world.it

Per Ferrari invece tanti punti interrogativi e poche certezze, se non quella, assolutamente nefasta, di un progetto SF90H che potrebbe avere delle mancanze di base tali da rendere il 2019 una lenta agonia. Quadro piuttosto fosco e al quale la Scuderia sta cercando di porre rimedio sbloccando ulteriori fondi per lo sviluppo aerodinamico (ma non per una nuova sospensione anteriore a quanto pare…) e cercando di trovare la quadra tra i dati in pista e quelli al simulatore.

La sensazione è quella che si debba sperare più in qualche successo di tappa che nella lotta per il mondiale e, viste come sono andate le cose in queste prime gare, sarebbe già un grosso risultato.

Montecarlo è una pista che è entrata nell’immaginario di ogni appassionato di motorsport ma rischia di essere una gabbia di asfalto e guard rail per queste elefantiache monoposto. Rimane il rischio di lasciare il segno sui margini di queste stradine strette ma è davvero l’ultimo motivo di suspence rimasto. Chissà se la pioggia non possa aggiungere un po’ di imprevedibilità ad una gara che si prospetta piuttosto noiosa.

Pirelli ha portato le mescole più morbide del lotto; C3, C4 e C5, ovvero le supersoft, ultrasoft e hypersoft del 2018. Isola assicura che non ci saranno problemi di graining e che la C5 potrà essere sfruttata la massimo del suo potenziale.

immagine da formulapassion.it

Le scelte dei team sono ovviamente orientate ad un utilizzo pressoché esclusivo della gomma C5. Ferrari in questi termini “esagera” e sceglie di portare un solo treno di C4 e C3, come Red Bull e Renault. Le altre hanno scelto un treno di C4 in più con la Williams unica con tre treni di C4.

Come detto è un circuito atipico in cui sarà fondamentale avere un buon grip meccanico e, contrariamente a quanto si pensi, anche aerodinamico soprattutto nelle curve più lente dove si farà la differenza. Chi riuscirà, soprattutto in qualifica, ad essere agile in queste curve e a far funzionare nella maniera ottimale le gomme avrà fatto buona parte del lavoro. Motivo per il quale la Mercedes più che la Red Bull sembrano essere ancora favorite.

Le altre scuderie? Sportpesa potrebbe essere la sorpresa del weekend, considerando la predilizione per i circuiti cittadini. Qualche difficoltà in più per le monoposto con problemi a mandare in temperatura le gomme, come Haas o con un concetto di ala anteriore outwash come Alfa ma il rebus sarà svelato solo dalla pista.

In termini di lotta per il mondiale, questo GP sembra essere una buona occasione per Hamilton per allungare sul compagno di squadra Bottas, che non ha mai offerto prestazioni significative aul Principato.

In casa Ferrari, Leclerc vorrà imporre la sua velocità in casa e, probabilmente, certificare una superiorità più volte avvertita in pista nei confronti di Vettel. Verstappen è abbonato ai muri del Principato ma con un weekend “pulito” può lottare per la vittoria. Ricciardo ritrova una pista amica ma non sulla macchina giusta; è d’obbligo dimostrare di valere lo stipendio che è riuscito a ottenere.

*immagine in evidenza da sport660.wordpress.com

Rocco Alessandro

F1 2019 AZERBAIJAN GP: AN INTRODUCTION

Chissà cosa passava per la testa dei vertici Mercedes AMG Petronas Motorsport dopo i primi 4 giorni di test pre-stagionali al Montmelò.
Macchina nuova con tutto quello che comporta in termini di aspettative e timori, una Ferrari molto agguerrita e, apparentemente, molto veloce. Una W10 EQ Power+ non così veloce come ci si aspettava.
E il mondiale 2019 ormai alle porte, quello dei record, che a vincerlo allungherebbe la striscia vincente di mondiali piloti e costruttori a sei. Uno in più della Ferrari del quinquennio rosso 2000-2004. Ovvero la certificazione di essere i più grandi di tutti e di sempre nella storia della Formula 1.

In poche parole una sfida contro i numeri, la cabala e la realtà della pista. E chissà se il germe del dubbio iniziò ad attecchire nella testa degli anglo-tedeschi. Dopotutto cinque mondiali di fila sono una enormità in termini sportivi, di impegno e di energie profuse. E molti aspetti sembravano remare contro la possibilità di un altro capitolo vincente. Più facile per Ferrari tornare al successo piuttosto che per Mercedes riconfermarsi campioni. Con buona pace dei media che hanno provveduto a diffondere e amplificare questa impressione.

E invece, pronti via, tre doppiette Mercedes nelle prime tre gare stagionali. Roba che neanche negli anni di dominio incontrastato era successo. Persino nel 2014 e nel 2016 si era fatto peggio.
Chissà se glielo avessero detto a Wolff e soci in quel paddock di Montmelò, quale sarebbe stata la reazione. E di riflesso quella degli uomini Ferrari, ringalluzziti da un cambio di uomini al vertice e con un sostegno economico senza pari assicurato dai vertici aziendali.

Alla fine, citando il vecchio ed abusato adagio “i punti si fanno in gara” e “i test sono come il calcio d’estate”, la Mercedes ha fatto la Mercedes. Ovvero ha ribadito i motivi per i quali è la squadra più vincente degli ultimi 5 anni e si avvia ad esserlo “di sempre”. E la Ferrari ha fatto la Ferrari (degli ultimi anni ma neanche tanto…) ovvero ha mostrato quelle debolezze e incapacità di gestione tipiche di chi è sempre un passo indietro, deve spingere per recuperare, finisce prematuramente in debito di lucidità e concretezza.

immagine da motorbox.com

Macchina veloce ma fragile e ancora da capire a dovere, Vettel che non sembra uscito dalla buca che si è scavato nel 2018, una squadra che ha ancora problemi ad ottimizzare il pacchetto a disposizione nell’arco del weekend e soprattutto in gara, un Leclerc “costretto” a lasciare strada al suo compagno di team in nome di un sostegno incondizionato verso il pilota ritenuto di maggiore esperienza e con maggiori probabilità di vincere il titolo.

Non certo il migliore degli inizi per la “classe operaia” impersonificata da Binotto, “semplice” ingegnere che è arrivato al comando delle operazioni della SF. Proprio questa promozione ha lasciato qualche dubbio in quanto in molti l’hanno giudicata fin troppo ambiziosa. Molto, forse troppo difficile essere team principal e technical director allo stesso momento, un carico di lavoro eccessivo e dalla gestione complicata. E complicata anche la gestione dei piloti, con Vettel ancora in difficoltà e un Leclerc invece subito a suo agio e veloce tanto quanto, se non di più, del suo blasonato compagno di squadra. E un investimento di 45 milioni di dollari, tanto “pesa” il compenso annuale di Vettel, da giustificare e far fruttare il più possibile.

Messa in questi termini sembra un mondiale già finito per Ferrari. Invece i segnali positivi ci sono, a partire proprio dalla verve mostrata dal giovane pilota monegasco che promette di essere per atteggiamenti e velocità l’asset più importante per la Scuderia negli anni a venire. A patto di non “zerbinarlo” eccessivamente in nome di una incondizionata fiducia verso il pilota più anziano e vincente.
La SF90H è sì fragile ma ha anche mostrato di essere molto veloce e di avere grandi potenzialità in fase di sviluppo. Se i tecnici trovano la via giusta, può diventare la monoposto rossa più vincente degli ultimi anni.

Infine l’aspetto più importante, già trattato su questi lidi e ovvero il budget “illimitato” per gli sviluppi di cui può godere Binotto per questa stagione. Memori forse dell’iniezione di capitali che Mercedes ha messo in campo dopo la pausa estiva e che ha fortemente determinato gli esiti della stagione 2018, i vertici aziendali del cavallino hanno ritenuto che nulla debba essere intentato e che la vittoria deve diventare una ragionevole certezza piuttosto che una possibilità.

Con queste premesse ci si approssima al Gp dell’Azerbaijan, che a dispetto dell’esoticità del luogo e della pochezza tecnica del tracciato, ha spesso regalato gare con molti colpi di scena. E’ un tracciato caratterizzato da una parte mista medio-lenta, con curve a 90 gradi e brevi allunghi e una parte estremamente veloce con un rettilineo di oltre un chilometro di lunghezza.
Bisognerà trovare un ottimo compromesso tra carico e velocità di punta, oltre a trovare una configurazione adatta a digerire le sconnessioni tipiche di un tracciato cittadino.

Tre i fattori da tenere in considerazione:
– configurazione aerodinamica da tracciato medio-lento, causa lunga parte pista con curve a 90° che non permette di scaricare troppo le ali da sfruttare nel lungo rettilineo che porta al traguardo e un asfalto con poco grip.
– capacità di recupero energia della MGU-H per sfruttare i 120 KW lungo tutti i 6 chilometri di ogni giro.
– efficienza endotermica dell’ICE deve assicurare un consumo congruo su un tracciato in cui per il 70% si viaggia “flat out”.

Pirelli ha scelto di portare mescole C2 hard, C3 medium e C4 soft. In teoria, non considerando eventuali safety car, è possibile concludere il Gp con una singola sosta ed evitando di utilizzare la mescola più dura, dato il basso degrado degli pneumatici.

immagine da F1analisitecnica.it

Le scelte delle squadre sono quasi tutte orientate ad un singolo treno di C2, mentre solo i due top team hanno scelto un numero di treni di gomme C3 superiore rispetto agli altri, addirittura fino a 5. Questo implica un minor numero di treni di C4, che arrivano fino a 10 per le scuderie del midfield.
Singolare la scelta di Ricciardo, che porta un treno di C3 e due di C2, unico tra tutti i piloti.
Fattore importante sarà mandare in temperatura adeguatamente le gomme e non arrivare con gomme fredde alla staccata di curva 1 dopo il lungo rettilineo che porta al traguardo.
Pressioni gomme inferiori di 0,5 psi rispetto a quelle viste nel 2018, con l’obbiettivo di cercare di favorire il mantenimento di una temperatura di esercizio ottimale.

Meteo parzialmente soleggiato lungo tutto il weekend con una media di 18-20 °C, unico punto critico l’abbassamento delle temperature nel pomeriggio.

Nel 2018 Vettel inaugurò con il maldestro attacco a Bottas in staccata di curva 1 la sua personale galleria degli e(o)rrori. Quest’anno ci arriva con ancora più pressione perché l’imperativo è fare punti, vincere, rompere la striscia positiva della Mercedes.

Paradossalmente questi ultimi erano in condizioni analoghe nel 2018, quando non erano riusciti a vincere nelle prime tre gare. Fattore che può far ben sperare la Ferrari, che nonostante le prime tre gare senza successi può ancora raddrizzare la sua stagione fino a farla diventare vincente. Servirà non commettere errori e sfruttare tutte le situazioni di gara, in un tracciato dove la safety car ha sempre svolto un ruolo importante.

Mercedes si ritrova nella condizione di fare la lepre, di schiantare gli inseguitori che si affannano a tenere il suo passo. Questo inizio di stagione è l’ennesima lezione che viene impartita al resto della truppa. La lezione di chi ha i mezzi, le competenze, le armi politiche e la sagacia di sfruttare quasi sempre tutte le condizioni favorevoli per ottenere il risultato massimo.
Se c’è una cosa che Ferrari dovrebbe imparare da Wolff e soci è il cinismo, la capacità di vincere anche quando non si dovrebbe e di picchiare duro quando invece si può e si deve.
Binotto ha un duro apprendistato davanti a sé, i ferraristi sperano che sia uno svelto ad imparare.

Rocco Alessandro

F1 2019 CHINESE GP: AN INTRODUCTION

Alex Honnold e Sebastian Vettel.

Il primo è un arrampicatore e alpinista diventato famoso per aver scalato in “free solo” la Freerider, una delle vie più difficili del massiccio El Capitan, nello Yosemite Park. 900 metri di parete verticale a strapiombo. Per intenderci il free solo è quella disciplina sportiva che prevede l’arrampicata di pareti verticali senza imbracatura, corde e altra protezione individuale. Ogni errore è fatale. Tradotto in termini sportivi più facilmente riconoscibili è come vincere una medaglia d’oro alle olimpiadi in una gara in cui se sbagli, muori.

Il secondo non devo certo presentarlo, ogni appassionato di F1 sa chi è il tedesco di Heppenheim.

Cosa accomuna i due personaggi? All’apparenza praticamente nulla. Ma in realtà la condizione attuale di Vettel è quanto di più simile si possa accostare ad una arrampicata in free solo. Anche il tedesco deve scalare in solitaria e senza protezioni la sua personale montagna che porta al titolo mondiale in Ferrari. Una scalata difficile, estenuante e pericolosa per la sua carriera. Anche nel suo caso un errore, l’ennesimo, può essere fatale e relegarlo tra l’elenco di chi non ce l’ha fatta. Ovviamente si parla di cadute e ferite solo psicologiche ma sufficienti a spegnere la fiamma sportiva di un atleta che è sempre stato abituato ad ottenere tutto quello che si era prefissato.

Il free solo richiede una enorme tecnica e capacità di concentrazione massima. Se ci si pensa anche la F1 è così: tanti aspetti da considerare, tanti dati da tenere in mente, azioni da compiere in un lasso di tempo brevissimo e con la massima precisione, evitare l’errore ad ogni costo, puntare sempre all’obbiettivo finale, avere pazienza, costanza, ferocia e determinazione.

Honnold ha dato sfoggio di queste capacità durante la sua impresa su El Capitan. Vettel dovrà fare altrettanto per vincere il mondiale. La domanda è: ne sarà capace? O meglio, ne è ancora capace? In molti cominciano a dubitare sulla sua efficacia al volante della rossa. Troppi errori, dubbi che si accumulano, delusioni vivide come rocce taglienti, certezze che si sgretolano e quella leggerezza che lo ha accompagnato nelle prime uscite in rosso del 2015 che sembra solo un ricordo. E soprattutto il tempo che passa.

A tutto ciò si aggiunge un contendente che sembra sovrastarlo dal punto di vista psicologico e velocistico, senza sbagliare mai ed un altro che si è prepotentemente proposto sotto i riflettori con una prestazione da campione navigato, l’incoscienza dei 21 anni e la leggerezza propria di chi non ha ancora conosciuto i morsi della sconfitta sportiva, quella delle occasioni perse per sempre. Hamilton è il suo presente e Leclerc il suo futuro che si avvicina minaccioso.

immagine da f1ingenerale.com

Cosa farà ora Vettel? Cosa è in grado di fare? Avrà bisogno di tutto il suo talento, pazienza e concentrazione per scalare la sua personale parete verticale. E questa volta sarà in free solo per la sua carriera, senza possibilità di appello e in cui un altro errore sarà fatale per la sua carriera, presumibilmente la fine dei giochi.

I ferraristi aspettano il Gp cinese come un’ennesima prova del nove. Il loro pilota di punta sul quale riversano e hanno riversato tante speranze potrebbe schiantare le sue residue speranze di vittoria a causa della pressione. In caso di successo o sconfitta, sarà comunque un spettacolo affascinante e terribile da guardare, come quello di vedere un uomo senza corda arrampicare una parete verticale a strapiombo.

Dal punto di vista tecnico, il circuito di Shangai presenta lunghi rettilinei, curve veloci e violente staccate che necessitano di una monoposto molto stabile all’anteriore, messe particolarmente sotto stress.

L’asfalto non è di quelli più abrasivi ma i lunghi curvoni veloci contribuiscono fortemente al degrado della gomma. Inoltre le potenziali temperature basse potrebbero aggiungere il graining alle variabili da considerare.

La Pirelli ha portato gomme C2 hard , C3 medium e C4 soft. L’obiettivo è quello di consentire strategie differenti, ovviamente molto dipenderà dalle temperature che si avranno in gara.

immagine da f1analisitecnica.com

Questa volta i piloti dei tre top team hanno fatto scelte diverse per quanto riguarda il numero delle diverse mescole, con ovvia predilizione per la mescola più morbida e la medium.

Tra tutti solo McLaren ha scelto di portare 9 treni di gomme soft, curiosamente Leclerc e Norris hanno fatto la stessa scelta seppur guidando monoposto completamente all’opposto in quanto a prestazione.

Da notare la diminuzione delle pressioni delle gomme posteriori imposte da Pirelli, con conseguente maggiore impronta a terra, migliore trazione ma anche temperature più alte da gestire.

Meteo previsto soleggiato e con temperature più alte venerdì e sabato e più basse per la gara di domenica.

(immagine in copertina da automoto.it)

Rocco Alessandro

 

THE CLINICAL REVIEW – GP AUSTRALIA 2018

Ciao a tutti e benvenuti alla Clinical Review post Gran Premio d’Australia 2018!

Prima gara della stagione, prima review, primi commenti (seri) e primi dibattiti. Quando ricomincia la F1 in primavera, rifiorisce anche la voglia dei tifosi (e non solo…) di discutere e, in questo articolo, cercherò di spiegare i notevoli spunti che sono emersi dall’atipica, ma non inutile, tappa australiana.

Nonostante i test di Barcellona e successivamente le qualifiche ci avessero delineato un quadro piuttosto chiaro delle forze in campo,  il GP, in realtà, ha sorpreso tutti: vince Sebastian Vettel su Ferrari, seguito da Lewis Hamilton e Kimi Raikkonen, attraverso una mossa abilissima degli strateghi di Maranello, quasi dettata dalla “disperazione” in quanto impossibile superare in pista, che però ci ha regalato un finale a sorpresa complice l’entrata della VSC a causa del ritiro dello sfortunato Romain Grosjean su Haas.

Cominciamo l’analisi parlando della Mercedes W09 EQ Power+, mostratasi, come da aspettative, la monoposto più completa di questo inizio di stagione 2018, confermando, di fatto, ciò che di buono aveva mostrato ai Test di Barcellona. Il team anglo-tedesco ha perfezionato quasi tutti i punti deboli della stagione 2017, sfruttando l’annata “di studio” precedente e risolvendo i problemi sulla nuova monoposto che si è mostrata da subito competitiva. Certamente non è passato inosservato il gap rifilato in qualifica da Lewis Hamilton ai competitors: ben 6 decimi abbondanti al primo inseguitore, Kimi Raikkonen, e poco di più a Vettel e Verstappen, che hanno fatto storcere il naso a tanti tifosi che si aspettavano una sessione al cardiopalma e invece si sono dovuti accontentare dell’ennesimo Record Lap dell’inglese, permesso (a detta di molti, compreso Helmut Marko) da una Power Unit molto superiore alla concorrenza, quasi disarmante. Ebbene, le cose non stanno proprio così: un errore importante (circa 2 decimi) in curva 13 di Sebastian Vettel e uno altrettanto “pesante” in termini di tempo di Max Verstappen hanno ampliato e reso fittizio il gap tra le monoposto. Dalle informazioni raccolte, infatti, il gap tra la PU Ferrari e Mercedes in Q3 (a Melbourne, da vedere se sarà così anche nei prossimi GP) sembrerebbe quasi inesistente (rispetto ai 25-30cv dell’ultima parte della stagione 2017) e considerando che su un circuito come l’Albert Park 10 cv sono circa 3 decimi al giro e che la Ferrari è ben lontana da aver espresso il suo vero potenziale (confermato dallo scarso feeling di Vettel e dai dati GPS) è facile intuire come quel gap sia costruito da telaio + fattore umano (ne va dato atto al Re Nero) e meno dalla potenza del motore (escludendo Renault ovviamente).

Situazione non diversa in gara, in cui LH ha mostrato un passo mediamente migliore di Ferrari di circa 3 decimi (praticamente lo stesso della qualifica) confrontando i tempi in cui sia Ferrari, sia Mercedes stavano spingendo (6 giri prima della sosta) e quelli di LH dietro a Vettel, capace di tenersi sempre a distanza (gap mai sceso sotto i 5 decimi in una pista in cui per sorpassare serviva almeno 1.5 secondi di gap tra le vetture o un errore del pilota). Ma dove fa la differenza questa W09 rispetto agli avversari? In curva, specialmente in ingresso, in cui addirittura riesce ad essere più veloce di Ferrari di circa 10-15km/h. Meno “buona” la trazione in uscita, in cui pecca ancora di un sovrasterzo che, seppur non eccessivo, non è il massimo per i compound più morbidi, che hanno una finestra di funzionamento molto bassa (e ridotta dal 2017 al contrario delle aspettative). Direzionalità eccellente grazie alla nuova sospensione anteriore, sempre completamente idraulica ma rivista nei cinematismi: terzo elemento di dimensioni voluminose e gruppo bilancieri-barre di torsione sostituito da due grossi bilancieri (collegati tra loro da una bielletta) che in sostanza eliminano la barra antirollio (la rigidezza viene mantenuta dal cinematismo stesso), semplificano e riducono il peso della sospensione, permettendo alla W09 di essere agile e “morbida” sui cordoli.

Parliamo ora di Ferrari che, in realtà, ha ben impressionato a Melbourne nonostante abbia mostrato, su una pista da medio-alto carico tutte le debolezze figlie di un progetto ancora molto acerbo e con grande possibilità di sviluppo (riportato da Seb e anche da fonti interne al team). La SF71H ha confermato le sensazioni che ho riportato nell’analisi finale dei test a Barcellona (ecco perché è sbagliato dire che le analisi dei test sono inutili…) che citerò qui di seguito:

“sarà interessante capire se sarà migliorato il grado di comprensione della vettura sul fronte bilanciamento aerodinamico: la scelta di una filosofia piuttosto estrema (alta efficienza, passo lungo e alto rake, anzi altissimo) è sicuramente una scelta valida in teoria, ma piuttosto complicata in pratica; a mio parere, infatti, la SF71H non ha generato nei test abbastanza carico al posteriore, probabilmente perché ancora non si è riusciti a sigillare il fondo al meglio (ricordate le scimitarre 2017 bandite dalla FIA?), e ciò ha comportato un leggero compromesso “al ribasso” all’anteriore, rendendo la vettura più bilanciata ma sicuramente più lenta in curva (nonostante ciò ottima sugli pneumatici).”

Ferrari è intervenuta a Melbourne abbassando il posteriore e quindi “forzando” il diffusore a lavorare, con ovvia perdita di carico derivante dalla riduzione dell’angolo di rake; ha portato un nuovo diffusore (con piccoli accorgimenti) e ha provato di conseguenza un’ala anteriore più carica, che poi non è stata confermata dai piloti dopo le FP. Tutto ciò si riassume in una vettura caratterizzata dall’elevata velocità di punta (grazie al grande lavoro sull’efficienza aerodinamica e da un anteriore “scarico” per bilanciare il posteriore) e un evidente sottosterzo in ingresso. Nonostante tutto Ferrari ha mostrato comunque un’ottima trazione in uscita dalle curve e un ottimo lavoro sugli pneumatici, utilizzando un’ala posteriore carica e dimostrando che, dal punto di vista sospensivo, la SF71H è a posto. Ragguardevole salto di qualità sul fronte Power Unit: il nuovo motore Ferrari sembra molto migliorato sul fronte potenza massima, grazie ad una diminuzione della compressione (tramite un aumento delle tolleranze) e ad un aumento, di rimando, della pressione turbo (tramite un meccanismo di sfiato della wastegate in fase di affondo in accelerazione). Promettente, al momento, anche l’affidabilità, al contrario di Mercedes che ha sofferto parecchio “l’aria calda” sia con Bottas, sia con Hamilton (Pu in protezione negli ultimi giri), sia con Stroll. Lavoro ancora non eccelso, però, sul fronte consumi (per il quale si attendono sviluppi di Shell) che non permette a Ferrari di aumentare l’incidenza delle ali (punto forte di Mercedes) e risolvere in modo più rapido le perdite di carico aerodinamico, in attesa di upgrades previsti per la Cina e GP successivi (in Ferrari contano di avere una vettura già più veloce di Mercedes per il GP di Baku).

Terminiamo l’analisi con l’ultimo team della Top 3 dei costruttori, la Red Bull. Tanto osannata nei test a Barcellona e tanto temuta in Australia (a causa del layout della pista che avrebbe dovuto esaltarne i punti di forza), dopo un’ottima qualifica, si è abbastanza “spenta” in gara, complice un danneggiamento del fondo di Verstappen e una gara nel traffico di Ricciardo che, comunque, si è tolto lo sfizio di siglare il giro più veloce in gara. La nuova RB14, chiaramente ispirata alla RB13 di fine stagione, è una vettura che ha mantenuto la filosofia “passo corto” (ormai unica dei top ad averlo) e quindi risulta essere naturalmente agile e scattante nei cambi di direzione, complice anche un elevato carico derivato da ali e corpo vettura. A mio parere sembra che abbia raggiunto già il top della forma al primo GP e non vedo, al momento, grandi margini di miglioramento, motivo per cui il diretto competitor, Ferrari, ha optato per un progetto con un più ampio grado di sviluppo, sfruttando, certamente, la maggior cavalleria che permette loro di essere davanti ai bibitari nonostante per questi primi GP “teoricamente” non lo possano essere. Detto questo però, quantificando il gap motoristico intorno ai 25 cv in qualifica (7 decimi e mezzo in teoria all’Albert Park), è evidente come RB abbia davvero un telaio migliore della concorrenza. Ma sarà possibile sfruttarlo partendo dietro in qualifica e non potendo superare (a causa della scarsa velocità di punta) in gara? Le difficoltà di Verstappen nel cercare di superare Magnussen credo dicano molto…

COSA VEDREMO IN BAHRAIN?

Quello di Sakhir è un circuito a medio-alto carico che richiede molta trazione “meccanica” e un perfetto utilizzo dei pneumatici in trazione che, a cause delle temperature e degli stress longitudinali, sono notevolmente sotto sforzo. Nel 2017 abbiamo assistito a una grande vittoria di Sebastian Vettel sfruttando il punto di forza della SF70H, il consumo gomme, e a una “debacle” Mercedes da quel punto di vista. Si potrà ripetere anche nel 2018? Sinceramente no, dato che la Mercedes sembra migliorata sul fronte pneumatici, ma Ferrari potrà essere più forte che in Australia grazie al basso carico e all’ottima gestione delle coperture, anche se non abbastanza, salvo sorprese, per impensierire Mercedes.

16.04.2017 – Race, Start

Alla prossima!

Chris Ammirabile