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F1 2019 SINGAPOREAN GP: AN INTRODUCTION

Singapore Street Circuit 2019.

Tradotto: la ricreazione è finita. Almeno per quanto riguarda casa Ferrari. Si perché se c’è un tracciato in cui la rossa rischia di essere presa a schiaffoni è proprio quello di Singapore, tutto curve a 90° e medio-lento, il che equivale alle sabbie mobili per la rossa di Maranello.

E’ stato annunciato un aggiornamento aerodinamico volto proprio a risolvere le lacune palesate sui circuiti in cui c’è da “girare” parecchio, ma è probabile che in ogni caso una zucca non possa diventare improvvisamente una carrozza e che per la Scuderia si tratterà essenzialmente di limitare i danni e, magari raccogliere qualche dato utile nella verifica di questo pacchetto aerodinamico che possa servire per la monoposto 2020.

Singapore è, in teoria, anche uno dei circuiti preferiti di Vettel, quindi quale luogo migliore per sfoderare una prestazione degna del 4 volte campione del mondo e dimenticare l’ennesimo errore occorso a Monza. Ecco, la teoria è una cosa e la pratica, soprattutto in questo tempi bui per il tedesco di Heppenheim, rischia di essere molto più insidiosa di quanto non si possa credere. Sia per la spirale negativa alla guida e che il linguaggio del corpo non fa che palesare, e anche per la verve che il ragazzino monegasco Leclerc sta mettendo in campo e il “peso” che sta avendo all’interno del team.

Una verve che assomiglia al più classico macigno sulla carriera di un Vettel che sente calare sempre di più le sue quotazioni all’interno del mondo Ferrari. Urge una prova d’orgoglio che quanto meno tenga a bada la corsa scatenata di un Leclerc che nel giro di due settimane ha messo un ipoteca su chi sarà il primo pilota già all’inizio della prossima stagione.

Con tutta probabilità Hamilton non dovrà preoccuparsi di un nuovo duello con Leclerc, vista la scarsa competitività della rossa su tracciati di questo tipo. Ma, come in una porta girevole, esce di scnea Leclerc e rientra in gioco prepotentemente Verstappen per la lotta alla vittoria.

immagine da trailblazertour.com

Red Bull e l’olandese hanno prenotato, almeno nelle intenzioni, questo appuntamento già da mesi e si può immaginare con quale voglia si presenteranno già nelle PL1 del venerdì. Smaltite le penalizzazioni per aver introdotto la nuova PU vorranno in ogni modo arrivare alla terza vittoria stagionale, impensabile a inizio stagione. In più avranno un Albon che sta ripagando la fiducia che gli è stata accordata e in pratica corre “quasi” in casa.

E Bottas? Tutto sommato è “solo” secondo nel mondiale e ha tutto per essere della partita anche a Singapore. Ma la sensazione è che ormai il suo ruolo sia sempre di più quello del vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro.

Sempre considerando le caratteristiche dello stradale di Singapore, weekend che si annuncia duro per Renault, sempre che Ricciardo non si inventi qualcosa di particolare. Quello che per esempio potrebbe inventarsi Raikkonen, anche se, come nel caso appena citato, anche per Alfa Romeo-Sauber non sembrano esserci le condizioni minime per un risultato di livello.

Curiosità invece per quanto riguarda McLaren, Toro Rosso e Racing Point. I primi perché sono attesi ad un riscatto dopo due GP sottotono e hanno le potenzialità per farlo, i secondi perché possono anche loro sfruttare la PU Honda evoluta e i terzi perché hanno un ottimo ricordo del Gp di Baku, tracciato non così difforme da quello di Singapore. Haas e Williams candidate naturali a fare numero.

Pirelli ha scelto le mescole C3, C4 e C5, le più morbide a disposizione. Il tracciato non dà particolari problemi di usura per cui non dovrebbe essere un problema terminare la gara con un solo pit e partendo con la mescola C5.

immagine da Pirelli.com

Le scelte dei top team sono state differenti tra loro con Mercedes con 8 treni di C5, Red Bull con 10 e Ferrari nel mezzo con 9, con Mercedes e Red Bull più sbilanciate sulle C3. Gli altri team sono tutti su 9/10 treni di C3 e 1/2 di C4 e C5. Solo Williams si differenzia totalmente snobbando le C5 e scegliendo con Kubica addirittura 5 treni di C4.

L’edizione 2018 videro il binomio Hamilton/Mercedes assolutamente ingiocabile, con una grandiosa pole al sabato e una gara vinta in scioltezza la domenica. La sensazione è che quest’anno, con il mondiale piloti ormai “in ghiaccio” e un Verstappen con un mezzo tecnico più performante, ci possa essere una bella lotta per la vittoria, considerando anche la variabile safety car che incide molto sulle strategie.

L’inglese quasi esa-campione non vince da due GP, siamo sicuri che cercherà la vittoria con maggiore determinazione. Anche perché di fare largo alla next-gen Leclerc-Verstappen non sembra proprio nei suoi piani.

*immagine in evidenza da f1grandprix.motorionline.com

Rocco Alessandro

 

F1 2019 ITALIAN GP: AN INTRODUCTION

Back to back, da SPA a Monza.
Ma non è un momento facile, per nessuno che sia addetto ai lavori o appassionato di motorsport. Si arriva a Monza con un ragazzo in meno, morto in pista a SPA.

Tanto è stato scritto, analizzato, giustificato e alla fine, in maniera anche abusata, resta sempre il solito mantra: lo show va avanti, nonostante tutto. Hubert è morto facendo la cosa che più gli piaceva fare nella vita e da questo punto di vista si può definire più fortunato di tanti altri. Ma che fortuna ci può essere a morire a 22 anni?

Tutte le parole spese servono soprattutto a chi resta per trovare una ragione plausibile a continuare quello che si sta facendo. Non valgono più per Hubert e la sua famiglia, che in maniera diversa appartengono ad un’altra categoria dello spirito, quella di chi non c’è più e quella di chi deve affrontare una vita segnata per sempre dalla casualità.

Proprio questo è il vulnus di tutta la faccenda. La casualità, l’avvenire di un fatto involontario e imprevedibile. Vale nella F1 come nella vita di tutti i giorni. Una potenziale spada di Damocle che aleggia sopra le teste di tutti. Sicuramente per un pilota di auto o moto le probabilità di andare incontro a un evento del genere aumentano ma, tutto sommato, si può morire anche banalmente cadendo dalle scale o per un improvviso aneurisma cerebrale. Nel caso di Hubert e Correa, una monoposto impossibile da evitare per il primo e una gomma forata per il secondo che, con tutta probabilità, ha reso impossibile governare pienamente la su amonoposto.

Nelle nostre vite governate dalla ragione e dalla volontà di essere artefici del proprio destino c’è sempre la possibilità del colpo di mano della sorte che può mettere fine a tutto.

immagine da rte.ie

E allora è giusto indagare, migliorare le procedure, cercare di rendere gestibile anche l’imprevedibile. Ma soprattutto è giusto continuare a correre, a rendere omaggio al Dio della velocità. Perché alla fine fermarsi eliminerebbe soltanto la possibilità di esplorare i propri limiti, di sfidare le proprie debolezze, privarsi della possibilità di decidere come plasmare i propri sogni.

Hubert lo sapeva bene e di sicuro non aveva paura di morire, perché semplicemente non la riteneva una possibilità concreta. Perché i sogni e la voglia di esplorare i propri limiti saranno sempre più forti.

E ogni pilota sarà sempre la personificazione vivente di ciò che tutti noi appassionati saremmo sempre voluto essere.

Si riparte da Monza quindi, quello che è il tempio della velocità, con la media oraria sul giro più elevata di tutto il mondiale F1. Si riparte dalla prima vittoria Ferrari dell’anno, ottenuta dal più giovane pilota ad aver mai vinto su una Ferrari.

A inizio 2019 sarebbe sembrata una follia, solo una vittoria ottenuta tra l’altro in maniera soffertissima e con una favorevole coincidenza di avvenimenti. Per Monza in tanti, soprattutto in Mercedes, hanno messo le mani avanti dando la Ferrari come super favorita per la vittoria. Considerando quello che è avvenuto a SPA non hanno tutti i torti, soprattutto in qualifica, ma sarà la gestione delle gomme in gara a decidere molto se non tutto. E in Mercedes ne hanno offerto una bella lezione nel 2018.

Ferrari dovrebbe arrivare a Monza carica come non mai ma il sentore è che la gara di SPA abbia prodotto una spaccatura tra Vettel e la squadra. La gara ” a servizio” del tedesco nei confronti di Leclerc ha definitivamente infranto il tabù del Vettel caposquadra sempre e comunque. Anche il linguaggio del corpo fa trasparire l’umore del tedesco probabilmente al minimo storico da quando è a Maranello.

Leclerc si sta affermando pilota di punta in pista e l’atteggiamento della stampa italica nei confronti dei due piloti rimarca e aiuta a creare la differenza di gradimento tra i due. Con grossi interrogativi sul ruolo che potranno avere nel 2020 e della permanenza del tedesco a scadenza di contratto, tra l’altro molto oneroso.

immagine da quotidiano.net

Vettel avrà a Monza la possibilità di riscattarsi e di vedersi restituito il “favore” elargito nella gara belga per agevolare la vittoria di Leclerc. Ma se il monegasco confermerà il suo grande stato di forma in Brianza, forse potremo assistere alla sua seconda vittoria, con conseguenze immaginabili sulla psiche del tedesco e considerando che per un pilota Ferrari vincere a Monza equivale ad entrare nella storia della scuderia.

In Mercedes non partono battuti, non lo sono mai a priori, ma sanno che devono cercare di rendere la gara delle Ferrari il più complicata possibile, non essendoci grosse speranze di ottenere la pole, per quanto visto a SPA. Con Bottas ormai “addomesticato”, il motivo di interesse principale è una eventuale lotta con Leclerc.

Red Bull si è già tirata fuori dalla contesa in quanto sceglierà di pagare dazio cambiando la PU Honda per una nuova specifica e giocarsi grosse chance di vittoria a Singapore. Potrebbe comunque venire fuori una bella gara in rimonta dalle retrovie, considerando anche la loro gentilezza nel trattare le gomme.

Nel gruppone degli “altri”, Alfa-Sauber gioca in casa, con il grosso delle speranze riposte nel solito Raikkonen. Il GP di Monza ritrova un italiano al via ma Giovinazzi dovrà farsi perdonare il fantozziano errore di SPA, quando ha buttato via un settimo posto uscendo di pista malamente ad un giro dalla fine.

Dal punto di vista tecnico, per tutti si tratterà di viaggiare con le ali più scariche possibile cercando un grip accettabile nelle curve ad alta percorrenza e cercando la massima efficienza aerodinamica. Le PU saranno messe sotto stress viaggiando in pieno per l’80% del giro e raggiungendo velocità di punta tra le più alte in stagione. Tutti i top team dovrebbero far esordire le loro PU aggiornate, vedremo con quali esiti.

A scompaginare ulteriormente i piani dei team potrebbe esserci il meteo, non proprio accomodante per il weekend di gara. Al momento previsto un venerdì particolarmente piovoso, un sabato con bel tempo e con minaccia di pioggia in gara.

Pirelli ha scelto di portare le mescole C2, C3 e C4 per la gara brianzola. Una scelta simile allo scorso anno con una specifica di C3 e C4 più morbide rispetto al 2018. Prevedibile che i team più in difficoltà con la gestione dell’usura della gomma provino a partire con gomma C3, oppure scegliere di partire con le C4 e fare un solo pit stop per montare le C2.

immagini da F1i.com

Per quanto riguarda le scelte dei team, solo Mercedes e Ferrari hanno scelto di portare 4 set di C3 con uno dei due piloti. Tutti gli altri si attestano su 1-2 C2 e 2-3 C3. Evidente come si vogliano estrarre più dati possibili sul comportamento delle C3 in ottica gara.

Ferrari non vince a Monza dal 2010 e più volte negli ultimi anni ha dovuto subire la parata delle due MB a fine GP. Speriamo innanzitutto che sia un GP divertente e senza drammi, non più.

 

 

 

F1 2019 GERMAN GP: AN INTRODUCTION

Gp di Germania, un anno dopo.

Come ridurre un campionissimo ai minimi termini. Il GP di Germania 2018, a torto o a ragione, rappresenta la più classica delle sliding door nella carriera di un pilota, Sebastian Vettel.

Tutti quelli che non parteggiano per la rossa di Maranello penseranno “E quindi? Chissenefrega” (cit). Condivisibile. Ma penso che valga la pena esaminare la caduta in picchiata delle quotazioni di un pilota capace di vincere quattro mondiali di fila e arrivato a Maranello come, l’ennesimo, salvatore della patria, seguendo le orme di un certo Schumacher.

La fuga decisiva per il mondiale, si scriveva un anno fa. E in effetti tutto faceva presupporre uno scenario del genere. E invece accade l’imprevedibile, o meglio, succede che quello che doveva essere probabile, possibile, si sciolga in una manciata di giri bagnati dalla pioggia in una curva del motodrom, una sbandata banale a velocità contenuta, la traiettoria mortificante verso le protezioni, l’impatto a bassa velocità eppure definitivo per l’esito della gara.

immagine da quotidiano.it

Nonostante l’esito devastante di quel Gp, nulla era effettivamente compromesso ma in realtà la stella di Vettel ha cominciato ad offuscarsi sempre di più inanellando errori e malinconie che lo hanno reso l’ombra del pilota che è stato in Red Bull e nel primo anno in Ferrari.  Seguito a ruota dalla lucidità e dalle prestazioni di buona parte del team. Tutt’altra storia in casa Mercedes, che da quel punto ha spiccato un volo che non sembra aver ancora raggiunto l’apice della sua parabola.

Un anno dopo si ritorna sul luogo del misfatto e il duo Vettel/Ferrari cerca di esorcizzare le vicende del 2018, chiudere il cerchio di un anno vissuto male, malissimo e ripartire anche solo psicologicamente verso tempi migliori. Affidarsi al karma o al destino, per chi ci crede.

Il problema più grande è che siamo tornati al punto di partenza di un costosissimo gioco dell’oca: Mercedes dominante, Ferrari in stile gambero, Red Bull arrembante ma non troppo.

Le intenzioni sono quelle della volontà di riscatto, la realtà potrebbe essere ben diversa, non tanto per la volontà dei singoli ma per la forza complessiva che i team in gioco sapranno mettere in pista. Al momento niente lascia pensare che ci possa essere un’inversione dei ruoli tra Mercedes e Ferrari, anche solo per il singolo successo di tappa.

Ci vorrebbe una gara “pazza” in cui, in un modo o nell’altro, il tedesco di Heppenheim la spuntasse per ritrovare la pace con se stesso e con il suo team. Probabilmente la Ferrari vedrebbe di nuovo valorizzato il suo cospicuo investimento e la F1 ritroverebbe un sicuro protagonista. Con buona pace di tutti quelli che lo hanno già bollato come un pilota ormai finito.

Vettel sta diventando l’ennesimo pilota fagocitato dalle pressioni e dalla difficoltà di vivere e riportare alla vittoria la Ferrari. Come Saturno che mangia i propri figli, la Scuderia sembra avere un piacere quasi perverso nell’accogliere e poi gettare nel fango molti di quelli che arrivano con l’intenzione di vincere, che si rendono conto ben presto della pressione, della disorganizzazione, delle lotte intestine e dell’approssimazione che regnano molto spesso a Maranello. Solo pochi ne sono usciti indenni, tra l’altro passando anche loro le pene dell’inferno.

Vettel non sarebbe né il primo ne sarà l’ultimo ad avere questo destino. Nel caso c’è ancora tempo per evitare un finale che appare crudele nella sua apparente inevitabilità. Vettel è ancora padrone del suo destino, la domanda è se le sue capacità attuali sono sufficienti a farlo rialzare e se il suo team lo aiuterà in questo. Leclerc farebbe bene a imparare molto dalla attuale condizione di Vettel, nel bene ma soprattutto nel male.

Parlando del Gp in divenire, i team confermano in positivo e in negativo la capacità di portare aggiornamenti e di sviluppo della monoposto. Tradotto, Mercedes e Red Bull sugli scudi con addirittura l’omologazione di telai nuovi, mentre per Ferrari nessuna novità di rilievo, aggiornamenti aerodinamici rimandati al GP di Ungheria e la convinzione di aver “capito” maggiormente la SF90H.

Il tutto fa supporre un altro weekend difficile per la Ferrari ma anche Red Bull e soprattutto Mercedes potrebbero avere lo spauracchio delle alte temperature attese ad Hockenheim, fattore che in passato ha limitato la competitività delle loro PU in modo rilevante.

La PU diventa determinante anche nel consumo di carburante, a Hockenheim si viaggia flat out per il 78% del giro, aspetto che potrebbe limitare fortemente la Ferrari, che ha una PU non proprio parca nei consumi.

Sul fronte gomme, Pirelli ha portato mescole C2, C3 e C4. I team si sono orientati su scelte simili, con la differenza di uno /due treni per mescola. Tutti con 8 treni di C4 e almeno 2 di C3, con un pilota per team che al venerdì proverà la gomma C2 in ottica gara. Prevedibile, anche considerando le alte temperatura previste, che chi potrà eviterà di utilizzare la mescola C4 in gara. Pressioni gomme alte soprattutto all’anteriore, aspetto che potrebbe favorire monoposto con un comportamento preciso e prevedibile proprio su questo asse.

immagine da skysport.it

In linea prettamente teorica, Hockenheim è un tracciato cosiddetto “rear limited” ovvero dove sarà più importante avere trazione piuttosto che un inserimento preciso dell’anteriore. Tutte caratteristiche che dovrebbero limare gli atavici difetti Ferrari di questo 2019 ma che potrebbero favorire anche Red Bull e la sua estrema gentilezza nel degrado delle gomme.

Considerando le caratteristiche del tracciato e le condizioni atmosferiche, ci si augura una lotta serrata tra Mercedes, Ferrari e Red Bull. Potrebbe essere un GP ricco di colpi di scena, come nel 2018. Potrebbe essere un nuovo inizio per qualcuno oppure, cinicamente rappresentare “un altro chiodo sulla bara” di una carriera sportiva.

Sarebbe bello avere anche solo il piacere di scriverne al termine del 67 giri previsti.

*immagine in evidenza da granprix247.com

Rocco Alessandro

 

 

 

F1 2019 AUSTRIAN GP: AN INTRODUCTION

Neanche il tempo di riprendersi dal tourbillon di emozioni che ha regalato il GP di Francia , ecco che immediatamente ci si rituffa nell’entusiasmante lotta per il mondiale 2019 a Zeltweg, in casa Red Bull, per il GP dell’Austria. Si, sono un pelo ironico.

Se c’è una cosa che ci hanno insegnato gli otto appuntamenti già disputati è che non bisogna farsi troppe illusioni sul prevedibile svolgimento che anche questo GP potrà avere, ossia di una Mercedes che parte per conquistare l’ennesima vittoria/doppietta dell’anno.

Qualcuno, anche di molto autorevole come il TP Mercedes Toto Wolff, potrebbe obbiettare che la conformazione della pista e le caratteristiche delle monoposto portano a pensare ad una lotta serrata tra Ferrari e Mercedes e chissà, da buon Wolf(f) e dopo tanto gridare “al lupo, al lupo” forse questa volta potrebbe essere la volta buona.

Nel 2018 si consumò uno dei weekend peggiori della stella d’argento degli ultimi 5 anni, con due vetture ritirate per noie meccaniche e un mondiale che sembrava prendere la via di Maranello. Ecco, diciamo che una riedizione del 2018 non è quotata neanche per scherzo dai bookmaker.

Anzi, rischia a breve di pagare pochissimo anche una puntata sul WDC 2019, con un Hamilton che sembra aver spazzato via in maniera quasi definitiva le velleità del (inizialmente) combattivo Bottas 2.0.

immagine da f1grandprix.motorionline.com

Speriamo almeno che gli unici brividi non arrivino più dagli steward che dall’azione in pista, visto che anche questo trend sembra andare per la maggiore in quest’ultimo periodo.

Ma diamo a Wolff quel che è di Wolff che ha obbiettivamente qualche ragione per essere preoccupato della minaccia Ferrari a Zeltweg.

Tracciato corto e dall’elevata velocità di percorrenza, ha la caratteristica di essere “stop&go” con un carico aerodinamico richiesto medio/basso e una PU che viaggia spesso flatout. La prima parte del circuito fino a curva 4 è caratterizzata da rettilinei e curve a gomito in cui sono importanti PU, frenata e trazione in uscita, più da Ferrari diciamo. Seconda parte più guidata e con curve in appoggio in cui è facile immaginare una Mercedes sugli scudi.  Pensando ad una pole sotto il minuto e tre secondi, si può prevedere una bella lotta in qualifica (finestra di utilizzo gomme permettendo…)

Tracciato storicamente gentile in termini di usura per il quale Pirelli ha portato le specifiche C2, C3 e C4. Guardando alle scelte dei top team vediamo come Ferrari sia stata la più conservativa, con un numero di set di C3 superiore alle sue concorrenti che esprime probabilmente la volontà di passare la Q2 con le C3 e una strategia C3/C4 in gara.

immagine da f1analisitecnica.it

Tra gli altri team solo Racing Point ha “copiato” Ferrari mentre gli altri si sono tutti più o meno uniformati a 8/9 set di C4 e 2/3 set di C3.

Molto probabilmente il venerdì di Zeltweg sarà utilizzato dalla Ferrari come giornata di test per provare le novità già viste in Francia. La ricerca disperata di carico aerodinamico è al centro dei pensieri del team di Maranello e da qui passano tutte le speranze di future soddisfazioni di questo 2019.

Interessante sarà vedere anche la lotta interna tra i piloti, che vede un Vettel ancora saldamente al comando nel computo stagionale ma con Leclerc che in Francia è stato autore di una prestazione concreta e senza sbavature, un po’ alla Vettel “vecchia maniera”.

Per Bottas invece inizia la sequenza delle gare da “ultima spiaggia” in ottica mondiale, con un bilancio di vittorie di 6 a 2 per il team mate e il dilatarsi del distacco in classifica generale. Questo è un circuito gradito al finlandese che deve battere un colpo nei confronti di Hamilton che ultimamente lo ha battuto come un tamburo.

L’unica preoccupazione di Hamilton invece potrebbe essere l’eccessiva sicurezza e l’inconscia tendenza a prendere sottogamba l’impegno in terra austriaca. Ormai i suoi interventi anche sulle controverse infrazioni alla condotta di gara in pista lo tengono al centro dell’attenzione a 360 gradi (Ross Brawn ne auspica il contributo in un eventuale variazione dei regolamenti) ma sarebbe sciocco pensare ad una fonte di distrazione tale da compromettere il suo rendimento in pista.

Red Bull corre in casa e nel 2018 vinse. Replicare quel risultato sarebbe un miracolo, un po’ come vedere Gasly davanti a Verstappen a fine gara. McLaren invece attesa ad una riconferma dello straordinario weekend francese.

Il GP di Francia è stato l’ennesimo motivo per cui la stampa si è scagliata contro questa F1 definita “troppo noiosa”, “soporifera”, “dominata da una sola squadra”, “senza pathos anche per colpa dei regolamenti”. Siamo tornati ai tempi del dominio Ferrari o Red Bull in cui le lamentele erano le stesse, specie in certi anni di assoluto dominio.

La soluzione “migliore” sarebbe quella di modificare i regolamenti sportivi, tecnici e di risorse a disposizione per cercare di riequilibrare le forze in campo. Praticamente una missione impossibile che sarebbe anche contro lo spirito “pionieristico” di ricerca tecnologica che è nel DNA della F1.

La soluzione più semplice è far si che si creino le condizioni per le quali il dominatore attuale venga detronizzato e venga sostituito da uno nuovo, magari ugualmente tirannico. Cosa accaduta per McLaren-Honda anni 80, Williams anni 90, Ferrari inizio anni 2000 e Red Bull del 2010-2013.

Ma qui sorge una domanda: c’è l’effettivo bisogno o la volontà che questo possa avvenire? Abbiamo un brand mondiale dell’automotive che sta facendo scuola e la storia, un pilota che si appresta ad essere, almeno nei numeri, il più grande di sempre e rispetto a quello che sta per essere detronizzato è anche molto più empatico, spendibile a livello mediatico e capace di incontrare i favori del variegato mondo dei social network.

immagine da tuttomotoriweb.com

Con questo non voglio ASSOLUTAMENTE affermare che Hamilton e Mercedes vincono SOLO perché sono più belli, potenti e ricchi e perché qualcun altro vuole così. E ovvio che i successi degli ultimi 5 anni sono dovuti semplicemente al fatto che sono stati più forti, bravi e con più risorse umane/economiche di tutti gli altri.

Ma di sicuro, anche solo pensando ai motivi per cui fu abbattuto il dominio Ferrari e RBR degli ultimi anni, una squadra “antipatica” e ammazza-interesse da una parte e un “costruttore” senza tradizione e con un pilota sordo alle sirene dei brand e della promozione dall’altro, sono elementi non presenti nell’attuale caso Mercedes-Hamilton, con quest’ultimo anzi che sta diventando un vero e proprio ambasciatore della F1 nel mondo.

Forse gli appassionati di lungo corso e i tifosi di quelle squadre che oggi sono costantemente perdenti la fanno troppo lunga riguardo a noia, mancanza di interesse ecc ecc. La ruota gira e girerà come è sempre successo. Molto sta nel vedere quando questa accadrà, come e se prima o dopo che questa categoria avrà cambiato definitivamente le caratteristiche per le quali l’abbiamo apprezzata.

Alla fine speriamo almeno di poterci divertire un po’ di più di quanto questo 2019 ha saputo offrire. E che il cambio di regolamenti del 2021 sia davvero epocale in positivo. Ma rimane, appunto, una speranza che sarà anche l’ultima a morire ma di solito, nel mondo della F1 e quando si parla di regolamenti, muore male.

*immagine in evidenza da projekt-spielberg.com

Rocco Alessandro

 

F1 2019 FRENCH GP: AN INTRODUCTION

Bisogna ammettere che Liberty Media/FIA sono davvero dei geni del male. Uno pensa che una vittoria di Vettel e della Ferrari in Canada possa riaccendere le speranze di avere un mondiale un po’ meno monocromatico rispetto a quanto visto fino a questo momento.

E in effetti la vittoria dei “rossi” arriva ma viene derubricata a secondo posto per una inflessibile eppure stolida decisione dei commissari di gara che puniscono Vettel per una manovra difensiva al limite che in altri tempi, quelli degli idoli dei piloti di oggi, sarebbe stata accompagnata da un banale commento quale “It’s racing…”.

La genialità (involontaria?) del dinamico duo LM/FIA sta proprio nell’aver creato un caso mediatico con inevitabile coda polemica e ricorsuale che ci accompagnerà per molto tempo. E fa arrivare i due protagonisti e relative squadre con una dose di tensione extra rispetto al solito. Più tensione, più interesse, più battaglia. Il tutto con il filotto di vittorie Mercedes ininterrotto da inizio stagione.

Il precedente dello scorso anno, tra l’altro, fa bene sperare il suddetto dinamico duo, quando Vettel centrò Bottas dopo lo start rovinando la sua gara e prendendo una penalità. Un eventuale “incontro ravvicinato” tra i piloti dei due team andrebbe tutto a favore di un’esacerbazione dei rapporti tra Ferrari e Mercedes e relativi sottoposti. Carey/Todt già si sfregano le mani…

immagine da it.eurosport.com

Al di là di queste vanesie speculazioni, il Gp di Francia potrebbe essere interessante giusto nelle fasi dopo lo start. Anzi, l’ottima prestazione Mercedes a Montreal fa capire quanto più la Mercedes sia migliorata nei suoi punti deboli rispetto alla Ferrari.

Vero che in Francia le rosse si presenteranno con qualche novità aerodinamica che anticipa un ben più corposo aggiornamento previsto per Silverstone, ma non sembra abbastanza per affermare che possano essere assolute protagoniste al pari di Mercedes.

Il menomato circuito del Paul Ricard è un circuito da medio carico, con tratti ad alta velocità (peccato per il rettilineo del Mistral troncato a metà da una chicane…), curve lente e una in appoggio ad alta velocità, con almeno tre frenate importanti. Il tutto necessita di una monoposto con bilanciamento aerodinamico, buona trazione e stabilità in frenata con rischio di bloccaggi.

La recente riasfaltatura ha reso il manto stradale più liscio e quindi più gentile nei confronti delle gomme, ma una grossa incognita saranno le temperature che potrebbero aumentare il degrado, considerando che sono previste temperature atmosferiche piuttosto alte.

Pirelli ha scelto di portare le specifiche C2, C3 e C4, in pratica medium, soft e ultrasoft in specifica 2018, sempre con l’obbiettivo di poter permettere ai piloti di minimizzare l’impegno nella gestione degli pneumatici in gara.

immagine da press.pirelli.com

Dal punto di vista del numero di set scelti, Ferrari e Mercedes si sono perfettamente copiati, seguiti da Gasly mentre Verstappen ha optato per un treno di C3 in più. Come successo in Canada, si proverà la possibilità di passare il taglio in Q2 con la C3 in modo da assicurarsi una gara con un solo pit stop. I team del mid-field si sono tendenzialmente orientati su mescole più morbide.

Importante sarà evitare di raffreddare le gomme anteriori nel lungo rettilineo del Mistral e di evitare il graining della gomma più sollecitata, l’anteriore sinistra. Rispetto a Barcellona abbiamo pressioni di gonfiaggio sensibilmente più alte, 0.5 psi in più.

Ancora una volta, l’occasione sembra ghiotta per la Mercedes e Hamilton per quanto riguarda la vittoria e l’incrementare ulteriormente il vantaggio di punti sull’immediato inseguitore Bottas.

Come già detto, Ferrari porterà qualche aggiornamento aerodinamico e la caratteristica di avere poco drag in rettilineo accoppiata alla potente PU potrebbe consentirle di avvicinarsi alle prestazioni Mercedes.

Red Bull dovrebbe portare aggiornamenti sia di motore che di aerodinamica, consentendole di avvicinarsi a Ferrari, in una situazione simile al Gp di Spagna. Renault si aspetta molto dal Gp di casa, in quanto farà esordire corposi aggiornamenti di aerodinamica che, secondo le aspettative, dovrebbe consentirle un bel salto prestazionale.

Binotto ha già messo le mani avanti affermando che questo Gp assomiglia molto di più a quello di Spagna che a quello canadese. Ergo, differisce ancora nel tempo una ormai sempre più improbabile riscossa ferrarista in ottica mondiale. Rumors indicano che a Silverstone ci sarà una Ferrari sostanzialmente diversa, con più carico e più drag, vedremo che frutti porterà tutto questo lavoro.

Dall’altra parte della barricata gli anglo-tedeschi non devono fare altro che proseguire nel lavoro che hanno già sapientemente messo in campo da quest’inverno. Sono stati cani da caccia l’anno scorso e sono lepri quest’anno, due situazioni che sanno gestire bene, per cui non ci si devono aspettare “regali” inaspettati.

Chiudiamo con una “curiosa” polemica aperta da Kubica nei confronti della sua squadra, accusandola più o meno velatamente di favorire le prestazioni di Russell a discapito delle sue. In questi casi il rischio di apparire ridicoli è alto e se non fosse per la specchiata professionalità del pilota polacco, sarebbe scontato bollare il tutto come una sciocchezza. In ogni caso è l’ennesimo aspetto negativo della stagione di Kubica, che, al di là della pochezza delle Williams sembra davvero aver poco da dire nella sua seconda parte di carriera in F1.

*immagine in evidenza da ilpost.it

Rocco Alessandro