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Verstappen strepitoso nel disastro Mercedes, la Ferrari ne approfitta a metà

C’è chi spreca poco alla volta. E chi spreca in modo equivalente ma lo fa tutto in una volta. E qualcun altro approfitta. Questo è ciò che è successo oggi sul circuito di proprietà della Red Bull, dove Max Verstappen ha colto una vittoria che ieri sembrava totalmente fuori dalla sua portata.

Perchè al sabato le qualifiche erano state dominate dalla Mercedes, che aveva messo a frutto il pacchetto di aggiornamenti che Hamilton voleva spaventasse a morte gli avversari. Le due Ferrari subito dietro, con Vettel a 3 decimi dalla pole. 3 decimi su un circuito dove per fare un giro si impiega poco più di un minuto sono un’eternità. E a peggiorare le cose un Seb distratto che, terminato il suo giro, non si fa da parte per far passare Sainz. Sanzione di 3 posizioni inevitabile, e week-end in salita per lui. Così come per le Red Bull, apparse molto in difficoltà a tenere il passo.

Partenza con spunto micidiale di Raikkonen che si infila fra le due Mercedes, le quali però gestiscono la situazione in maniera magistrale, attendendo l’errore di Kimi, anzi, i due errori nelle prime due curve, che non gli consentono di attaccare Hamilton, andato in testa ma, anzi, gli fanno perdere pure la posizione su Bottas. E in queste prime due curve c’è una parte della differenza fra Mercedes e Ferrari.

Vettel perde due posizione al via grazie ad una strenua resistenza di Grosjean in curva 1, ma le recupera velocemente, mentre davanti le due Mercedes se ne vanno indisturbate, con Verstappen in terza posizione dopo avere dato la proverbiale ruotata alla macchina rossa, quella di Kimi in questo caso.

Indisturbate, si diceva, ma fino ad un certo punto, perchè al giro 16 il cambio abbandona Bottas, mettendo fine alla sua gara, e attivando la solita VSC rovina-strategie, che dà l’opportunità a Ferrari e Red Bull di montare le gomme soft, le più dure della gamma a disposizione. Ma, anche, le più soggette al famigerato blistering. La Mercedes non ne approfitta, ma si tratta di un errore che viene ammesso via radio poco dopo, quando l’ingegnere chiede a Lewis di guadagnare 8 secondi. Le gomme però sono finite e dopo qualche giro l’inglese rientra per montare le soft, uscendo fra le due Ferrari. A questo punto ha pneumatici con 10 giri in meno rispetto ai diretti avversari.

Ma gli serviranno a poco, perchè il vento ormai è cambiato, e quella che poteva essere una parata Mercedes potenzialmente in grado di imprimere la svolta al mondiale, si trasforma, per i tedeschi, in un incubo. Non solo Hamilton non riesce a recuperare su Raikkonen, ma deve subire un bellissimo sorpasso da Vettel, poco dopo che Kimi aveva fatto lo stesso su Ricciardo, in grandissima crisi con le gomme posteriori, al punto da rientrare ai box immediatamente dopo avere perso la posizione.

E alla stessa operazione è costretto Lewis a 18 giri dalla fine, anche lui vittima di un pesante blistering alle gomme posteriori. Esce subito dietro Ricciardo, che viene però subito abbandonato dal motore Renault.

In testa alla gara, Verstappen procede indisturbato, con tempi costanti e gomme con solo leggeri segni di blistering. Dietro di lui le due Ferrari non sembrano spingere più di tanto per raggiungerlo. Poi a 10 giri dalla bandiera a scacchi arriva la definitiva mazzata sulle aspirazioni di Hamilton di portare a casa almeno qualche punto buono per il mondiale. Un guasto ferma anche la seconda Mercedes, e gli ultimi giri vivono tutti nel tentativo dei ferraristi di recuperare su Max, il quale però gestisce perfettamente le sue gomme e vince senza mai essere impensierito. Dietro di lui Raikkonen, sul quale la Ferrari non ha il coraggio (giustamente) di replicare l’odioso ordine di Zeltweg 2002. Terzo Vettel, che riguadagna la testa del mondiale piloti, così come la Ferrari riguadagna la testa di quello costruttori.

Altri due motori Ferrari seguono in classifica, con un grande Romain Grosjean davanti al compagno Magnussen, pur se staccati di un giro intero dai primi. Per trovare i primi motori Mercedes bisogna arrivare al sesto e settimo posto, con le due Force India di Ocon e Perez, poi Alonso ,bravo a recuperare dopo essere partito dai box, e a chiudere la zona punti altri due motori Ferrari, con le Sauber di Leclerc ed Ericsson.

Gara da dimenticare per Toro Rosso (anche se Gasly era nei punti fino a pochi giri dalla fine), Renault e Williams (e non è ovviamente una novità).

Il gran premio di oggi lascia aperti un po’ di dubbi, e probabilmente nessuno, a parte Verstappen, può dirsi veramente soddisfatto dal suo esito. Ovviamente non è soddisfatta la Mercedes, con un doppio zero storico, ma anche la Ferrari può chiedersi (e Seb in conferenza stampa lo ha fatto) cosa sarebbe successo senza la distrazione di ieri, che ha portato ad una sanzione sulla quale c’è poco da discutere. Il che allunga la lista delle situazioni in cui “si poteva fare meglio”. Quest’anno nei week-end senza macchia la Ferrari ha sempre vinto, negli altri no, lasciando già molti punti per strada.

Fra una sola settimana c’è Silverstone, dove ritorneranno le famigerate gomme anti-blistering dal battistrada ribassato di ben 0.4 mm. Senza di esse, oggi il blistering ha afflitto tutti tranne le Ferrari, è bene farlo notare ma è anche bene ricordare che da Maranello hanno già fatto sapere più volte di non ritenere di essere svantaggiati dalla diversa costruzione, e questo dovrebbe porre fine a qualsiasi polemica. Ma, soprattutto, si dovrà vedere quale impatto avranno per la Mercedes i ritiri di oggi in termini di penalità. Ci potrebbero essere occasioni da cogliere per i ferraristi, vedremo se sapranno approfittarne completamente con un week-end perfetto in casa dei diretti avversari.

Hamilton vince nel parcheggio di Le Castellet, la Ferrari….

La Formula 1 è un trionfo di colori. Le macchine, i tifosi sulle tribune, la griglia di partenza. E ora, per rompere la noia del verde dell’erba, ci propone delle belle strisce parallele col tricolore francese. Benvenuti nell’ipertecnologico nuovo circuito di Le Castellet, che ora assomiglia più ad un parcheggio che ad un autodromo. Ma è anche la prima pista sulla quale si potrebbe sperimentare il cambio di tracciato durante il GP, che sicuramente Liberty Media sta già valutando per aumentare lo spettacolo.

Dopo due Gp noiosissimi, la prospettiva in Francia era quella di vedere un assolo Mercedes. I tedeschi si sono presentati con la release 2.1 del loro motore, e monopolizzando la prima fila avevano dato l’impressione di un progresso notevole, dopo le difficoltà incontrate a Montreal. Ma la Ferrari, nuovamente alle prese con le gomme ribassate di 0.4 mm, aveva convinto il venerdì sul passo gara, e al sabato Vettel era stato l’unico a rimanere vicino alle Mercedes, con il compagno come al solito lontano e dietro alle due Red Bull.

E al pronti-via abbiamo assistito ad un capolavoro di strategia da parte delle due frecce d’argento. Vettel dalla seconda fila parte meglio di entrambi, supera Bottas ma Hamilton furbescamente frena in anticipo e consente al compagno di superare Seb il quale sbaglia la frenata e lo tampona. Per fortuna di entrambi, qualche curva dopo scoppia il finimondo, con Gasly che tampona un’ottimista Ocon, e la Safety car consente al tedesco il cambio del musetto e al finlandese il cambio della gomma bucata senza ulteriori perdite di tempo, ma essendo ovviamente costretti ad accodarsi al gruppo.

E Kimi? Lo scatto non è malissimo, ma la gestione della prima curva sì, e si ritrova dietro Sainz, Magnussen e Leclerc. Davanti Hamilton va via facilmente, con Verstappen a debita distanza e Ricciardo che si sbarazza presto di Sainz ritrovatosi in terza posizione senza sapere il perchè. Dietro, Vettel, cui è stata pure comminata una penalità di 5 secondi, inizia la sua rimonta facendo girare Alonso, e poi macina sorpassi riportandosi rapidamente in sesta posizione, girando con tempi simili ai primi. Dietro di lui, Bottas non ha lo stesso ritmo, e viene rapidamente distanziato.

I primi a fermarsi, all’incirca a metà gara, sono i due Red Bull, che passano da super-soft a soft, mentre Hamilton e Raikkonen sembrano attendere la pioggia, prevista per fine gara come confermano i nuvoloni neri che si addensano sul circuito. Ricciardo si ritrova dietro a Vettel ma lo supera rapidamente, e inizia a girare su ottimi tempi, così come il compagno Max. Una decina di giri dopo, anche Lewis e Kimi si fermano per montare le soft. Il finlandese perde la posizione sul compagno, ma anche riesce a riguadagnarla rapidamente perchè le gomme di Vettel sono ormai a fine vita, e, soprattutto, la Ferrari con le soft nuove vola. Raikkonen inizia così a girare 2 secondi più veloce di Ricciardo, raggiungendolo rapidamente, superandolo dopo un breve duello a 5 giri dal termine, e issandosi così sul terzo gradino del podio, che può servire a mettere a tacere tutte quelle malelingue che (chissà perchè) lo vorrebbero appiedato in favore del giovanissimo Leclerc.

Vettel si ferma a montare gomme viola, e dà definitivamente addio alla possibilità di un buon risultato, rientrando quinto, posizione che conserverà fino alla fine.

La pioggia non arriva, e così Hamilton completa la passeggiata vincendo il redivivo Gran Premio di Francia, con un vantaggio minimo su Verstappen, tenuto sempre a debita distanza. Terzo Raikkonen, quarto Ricciardo, arrivato in fondo con problemi all’ala anteriore, quinto Vettel e poi Magnussen, autore di un’ottima gara, Bottas, Sainz e Hulkenberg con due Renault “dignitose”, e l’ottimo Leclerc ormai pronto a salire su una Ferrari (dando ragione alle suddette malelingue).

Ai margini della zona punti un Grosjean sempre più in crisi, autore di un errore inspiegabile in prova e inesorabilmente battuto dal compagno di squadra proprio in casa sua.

Notte fonda per Toro Rosso e Force India, anche se sul risultato di entrambe pesa l’incidente al primo giro che ha tolto di gara Gasly e Ocon, mentre Perez è stato fermato da un guasto.

E non ci sono più parole per definire le ignobili prestazioni di due delle più grandi scuderie della storia della F1, McLaren e Williams. La prima ancor più colpevole per il fatto di avere trascinato con sè nell’abisso anche un grande campione come Fernando Alonso, fresco vincitore della 24 ore di Le Mans e sicuramente destinato ad un futuro americano. La Williams non ha questo problema, considerato chi mette in macchina.

Su 8 gare fin qui disputate, in almeno 3 Vettel non ha portato a casa una vittoria o un secondo posto che erano ampiamente alla portata, e in almeno due di queste ciò è successo per un suo errore (Baku e oggi). Sia ben chiaro, un errore o anche due ci possono stare (basta ricordare quanti ne fece Alonso nelle due stagioni in cui ha perso il mondiale, 2010 e 2012, vero?), ma non quando l’avversario non ne commette. Quest’anno Lewis è stato fino ad ora impeccabile, portando a casa il risultato anche quando la sua auto non era la migliore. La solita litania de “il mondiale è ancora lungo” ha valore solo se la lista degli sprechi non si allunga. Altrimenti il mondiale 2018 passerà alla storia come uno di quelli in cui la Ferrari aveva l’auto migliore ma non ha vinto, come il 1982, 1983, 1999 e 2008.  Ad inizio anno Marchionne era stato chiaro, comunicando a mezzo stampa che la SF71H è una gran macchina, e che se non porterà a casa il mondiale la colpa sarà di chi la gestisce. All’epoca sembrava una frase un po’ azzardata, ma i fatti hanno dimostrato che non lo è. E, come già detto in precedenza, è bene che a Maranello riflettano molto bene sull’approccio da tenere per portare a casa il risultato che la monoposto merita.

Vettel onora Gilles e domina in Canada

In Formula 1 ci sono, fortunatamente, ancora dei luoghi magici, legati ad un pilota e ad una scuderia, nonostante le vittorie siano state merce rara, o, anzi, proprio grazie a questo.
E Montreal vuol dire numero 27 rosso. La prima vittoria di Villeneuve esattamente 40 anni fa, l’impresa di Gilles con l’alettone anteriore smontato 3 anni dopo, la doppietta del 1985 ad opera del grande Michele e di Johansson, e, 10 anni dopo, la prima e unica vittoria di Alesi. Sempre il 27. Poi l’indigestione dell’era Schumacher, l’ultima vittoria nel 2004, l’ultima pole nel 2001 e a seguire più niente. Perchè sul circuito canadese ha imposto il suo dominio Lewis Hamilton.

Fino a ieri, quando il suo grande rivale di questo periodo, che di nome fa Sebastian e di cognome Vettel, ha di nuovo piazzato la rossa in pole, lasciando Lewis nervoso alle prese con i suoi problemi. E in gara ci regala un dominio come, per la Ferrari, non se ne vedeva da tempo.

Pronti, via, e Vettel saluta subito la compagnia, portandosi dietro, a debita distanza, la Mercedes sbagliata per i tedeschi e giusta per lui, quella di Bottas, che in questo week-end si è mostrato molto più forte del compagno, a parità di motore spompato (da segnalare l’ottimo controllo sull’arrembante Max). Probabilmente Lewis è incappato in uno di quei fine settimana che ogni tanto ci regala, dove avrebbe bisogno di girare per una settimana per capirci qualcosa. E stranamente in queste occasioni il compagno, meno forte per definizione, viaggia che è un piacere. E così i primi due si fanno metà gara con le gomme viola, girando su ottimi tempi, e l’altra metà con quelle rosse, arrivando in fondo indisturbati e in totale gestione della situazione. L’unico ad utilizzare una strategia simile è Raikkonen, il quale però ha navigato per tutta la gara in un’anonima sesta posizione, senza mai essere in grado di attaccare quello davanti. E, citando Forrest Gump, su questa faccenda non ho nulla da aggiungere.

Dietro ai primi due, in fila dall’inizio alla fine, o quasi, Verstappen, Ricciardo ed Hamilton. L’unico sorpasso si è visto ai box, con Daniel autore di un insolito overcut su Lewis. Strano, perchè il venerdì si diceva che le Red Bull avessero un passo gara strepitoso, e fossero pronte a sverniciare tutti in partenza con le loro gomme hyper-soft. Ma il passo gara, si sa, è buono giusto per scrivere qualcosa sulle FP1 e FP2, ma poi la domenica è un’altra cosa.

Poco divertimento, insomma. Anche dietro i primi 6 non si è visto molto movimento in più. A parte i primi giri, con il botto iniziale fra Stroll e Hartley che ha tolto di mezzo subito e in una volta sola due dei maggiori candidati a dare lavoro a Maylander. Una ruotata di Sainz a Perez a alla ripartenza e poi la solita processione, con le due Renault “best of the rest” ad un intero giro di distacco, poi Ocon che questa volta non ha avuto bisogno di cedere il passo alle Mercedes, e il solito immenso Leclerc,

Fuori dai punti, di pochissimo, Gasly con il motore Honda aggiornato, poi le due Haas molto al di sotto delle aspettative, Perez,  penalizzato dalla citata ruotata, e poi, a 2 giri di distacco, i casi disperati: Ericsson, col quale il compagno ha ristabilito le distanze, Vandoorne con una McLaren assurdamente lenta, e Sirotkin con una Williams in versione “cosa ci siamo venuti a fare qui”.

Ritirati i già citati Stroll e Hartley, e il povero Alonso, al quale gli dei della meccanica sono amici più o meno quanto lo erano con Patrese ai bei tempi (in Toyota pare abbiano già assunto uno stregone, memori degli eventi di due anni fa).

La Ferrari riparte dal Canada con Vettel là dove è giusto che sia, e cioè in cima alla classifica mondiale. E si sposta su un circuito storico, il Paul Ricard, un nome che a chi, come chi scrive, è stato testimone di diversi decenni di Formula 1, riporta alla mente un’epoca con macchine e piloti straordinari. Anche se, ovviamente, non è più quello di una volta, con quel fantastico rettilineo di 1800 metri terminato da una velocissima curva a destra. Troppo pericoloso, meglio metterci una chicane in mezzo.

La prima gara disputata al Ricard che ho avuto l’occasione di vedere alla TV fu quella del 1978, e mi colpì il fatto che dall’inizio alla fine la classifica che appariva in sovrimpressione sul piccolo schermo in bianco e nero cambiò pochissime volte. Anche all’epoca c’erano gare noiose, ma erano un’eccezione, oggi sono diventate la regola, con piloti che devono fare durare i motori per 7 GP e le gomme per qualche giro in più. Altrimenti gli ingegneri si arrabbiano. Le ultime due gare che abbiamo visto devono suonare come un campanone d’allarme per i signori che governano la Formula 1. Esiste già un campionato Endurance e si corre con macchine a ruote coperte. Di sicuro sabato e domenica prossimi ci divertiremo molto di più.

Ricciardo vince la processione per Santa Devota

Come è ben noto, ci sono eccezioni che confermano le regole. Nel caso di oggi la regola era “il Gran Premio di Montecarlo è una roulette”. E in data odierna c’è stata l’eccezione, perché abbiamo assistito ad una vera e propria processione. Tutti dietro ad un grandissimo Ricciardo il quale, nella solitudine del suo abitacolo, ha dato molto più spettacolo di quanto si sia visto da fuori.

Già dalle prove si era capito che su questa pista la RedBull volava, con Ricciardo costantemente il più veloce, e il compagno vicinissimo. Ma, soprattutto, i diretti avversari, e in particolare la Mercedes, erano in forte difficoltà con le mescole portate dalla Pirelli. Era lecito prevedere battaglia fra i due galletti nel pollaio anglo-austriaco, ma evidentemente Verstappen è più abituato alla realtà virtuale che a quella reale, dove se tocchi un rail qualcosa si rompe, e nel finale delle FP3 ci dona un replay dell’incidente del 2016, il che lo costringe a saltare le qualifiche, a partire dal fondo e a prendersi una ramanzina sia dal padre Jos che da nonno Helmut.

Il tutto con Ricciardo che domina le qualifiche stabilendo il record della pista con un incredibile 1’10″810, lasciando Vettel ed Hamilton a debita distanza.

Ma la grande incognita per la gara sono, come detto, le gomme. Interrogato in proposito, Hamilton dichiara di non avere la minima idea di cosa aspettarsi. E in effetti l’impressione è che nessuno, a parte forse Red Bull, abbia delle certezze sulla strategia, perchè le 3 mescole portate dalla Pirelli (le 3 più morbide) hanno dimostrato di essere tutt’altro che affidabili, con diffusi problemi di graining aggravati, oggi, dall’abbassamento delle temperature

Ricciardo, Vettel, Hamilton, Raikkonen, Bottas, Ocon si qualificano in quest’ordine, sfilano a Santa Devota in quest’ordine e arrivano in quest’ordine. In mezzo il nulla, o quasi. 78 giri giri di tempi altalenanti, un po’ piano, un po’ veloce, con le macchine in fila e a debita distanza. Prima parte di gara in 1’16”-1’15” alto, poi dopo il cambio gomme 1’18”, 1’19”, 1’20”. E Verstappen, in virtù di una macchina nettamente più forte, unico ad effettuare qualche sorpasso e qualche giro un po’ più veloce, ma solo in completa sicurezza, perchè un altro incidente sarebbe stato intollerabile.

Qualche considerazione di un certo rilievo la si può comunque fare. Cominciando proprio dal vincitore, il quale era evidentemente predestinato a salire sul gradino più alto del podio, ma non ha avuto vita facile a causa di un problema elettronico manifestatosi dopo i primi giri, e che lui, a detta della squadra, ha gestito in un modo che ha fatto ricordare Schumacher a Barcellona nel 1994, quando vinse facendo buona parte della gara con il cambio bloccato in quinta (oggi, va detto, Daniel di marce ne aveva 6). Ma più del trofeo del vincitore, e del proprio nome nell’albo d’oro del GP di Monaco, questa gara per Ricciardo significa chiudere definitivamente la bocca a tutti coloro che, anche nella sua squadra, lo ritengono inferiore (a prescindere) rispetto a Verstappen. Tutti i grandi campioni del passato hanno vinto a Montecarlo. Lui l’ha fatto, Max invece ha fatto esperienza con il rail 4 volte in 4 edizioni disputate. Chi vuol capire, capisca, gli altri continuino pure a sostenere che il giovanotto è più forte, ma sappiano che lo fanno a dispetto di ciò che hanno detto, fino ad ora, le classifiche mondiali. Forse in Red Bull se ne stanno rendendo conto, a giudicare dai festeggiamenti che gli hanno riservato prima del podio.

Seconda considerazione: la Ferrari anche oggi non ha portato a casa il risultato che era lecito aspettarsi. Lo scorso anno fu una doppietta, oggi un secondo e un quarto posto, soli 3 punti guadagnati su Hamilton che è diventato maestro nell’arte di limitare i danni.

Sorvoliamo sui finlandesi, e arriviamo ad ottimo Ocon, primo degli altri ma molto vicino a loro, e a Gasly, autore di una prestazione che potremmo definire favolosa, considerando che guida una Toro Rosso motorizzata Honda, e che era al suo primo GP di Monaco su una F1.

Le due Renault sono sempre una costante, ma più di così non fanno, di Verstappen abbiamo già anticipato, un nono posto partendo ventesimo a Montecarlo non è da buttare via, ma lui non doveva partire in fondo, ovviamente.

Gli altri non sopra citati hanno semplicemente provato ad arrivare in fondo o non ci sono arrivati. Come Alonso e Vandoorne con una McLaren non all’altezza. Come Magnussen e Grosjean, per i quali è lecito pensare che il team avesse dimenticato a casa il setup corretto della monoposto per Monaco. O come i due della Williams, inguardabili come la macchina che guidano, e assolutamente fuori posto in teatro prestigioso come quello monegasco.

Ora si va in Canada, circuito all’opposto di quello del principato, e ci si arriverà con 2 gare vinte a testa per i 3 piloti di punta dei 3 team più forti. Non male per il campionato, ed è sperabile che la particolare configurazione aerodinamica che sarà necessaria, con un carico molto più basso, consenta di vedere qualche sorpasso in più rispetto alla processione a Santa Devota che abbiamo visto oggi.

P.S. la Pirelli si vanta di portare gomme “imprevedibili” per aumentare lo spettacolo. Oggi le gomme erano effettivamente imprevedibili ma di spettacolo non se ne è visto. Anzi, abbiamo visto per quasi 2 ore macchine estremamente performanti, guidate dai migliori piloti al mondo, andare in giro come dei taxi. Se questo è soddisfacente per la Pirelli stessa, anche da un punto di vista del ritorno di immagine, meglio per loro.

 

 

 

Mercedes doppietta di gomma, Ferrari continua a sprecare

Corsi e ricorsi storici. Correva l’anno 2013, una vettura fantasma portata da una bisarca fantasma e guidata da un pilota fantasma, percorre 1000 km fantasma, e al GP successivo risolve tutti i suoi problemi con le gomme. Quella macchina era colorata d’argento e a farne le spese fu una vettura rossa, con una blu a guadagnarci come effetto collaterale.
5 anni dopo la storia non si ripete, o, almeno, questa è la versione ufficialissima. Dopo tre gran premi con una Ferrari in formissima e una Mercedes in chiara difficoltà, il fornitore di gomme porta pneumatici diversi. Per carità, la scelta è stata avallata dalla FIA, tutto è stato fatto in regola, cosa volete che siano 0.4 mm di battistrada. E’ stato fatto per diminuire il fastidioso blistering che tutti i team, chi più chi meno (e, lo ripeto, chi più chi meno), avevano riscontrato con le gomme 2018 già dai freddissimi test invernali di Barcellona.

Quindi la (comoda) prima fila Mercedes con gomme gialle non ha ufficialmente assolutamente niente a che fare con questo cambiamento delle condizioni al contorno.

Alla partenza, Seb scatta bene e si preoccupa ancora una volta di chiudere il suo compagno. Riesce però a prendere la seconda posizione davanti a Bottas, che ha un’indecisione in curva 2 di cui però Raikkonen non approfitta. Dietro si scatena l’inferno. Grosjean in coda al suo compagno Magnussen viene preso alla sprovvista da un’indecisione di quest’ultimo, e perde la macchina nella velocissima curva 3. Il ragazzo è evidentemente molto nervoso, dopo l’andata a muro sotto SC a Baku e le diverse insabbiature nelle prove, e, anzichè fare ciò che sarebbe logico, e cioè pestare sul freno per bloccare l’auto, si comporta come se fosse da solo, e prova a rimettere dritta la vettura pestando forte sul gas. Il pattinamento è tale che non solo la sua Haas non si raddrizza ma continua ad andare indietro, e il fumo delle gomme rende la visibilità impossibile alla decina di auto che arrivano da dietro. Hulkenberg e Gasly fanno le spese del comportamento scriteriato di Romain, ed inevitabilmente viene mandata in pista la Safety Car.

Alla ripartenza non accade nulla, Hamilton guadagna progressivamente fino a 7 secondi su Vettel, con Bottas che segue il tedesco ad un secondo e mezzo, dando l’impressione di potere essere ben più veloce. In Ferrari tentano l’undercut, montano gomma media ma si ritrovano dietro a Magnussen. Nel frattempo Bottas segna ottimi tempi e supera virtualmente il tedesco rientrando poi per montare a sua volta le medie. Ma il pit stop è troppo lento, e all’uscita del box si ritrova Magnussen e Vettel di fianco, con quest’ultimo che riesce a superare il danese e a lasciarlo davanti a Bottas. Il quale se ne libera qualche giro dopo rimettendosi in coda a Seb alla solita distanza di sicurezza (aerodinamica) di 1.5 sec.

Hamilton, Raikkonen e le due Red Bull restano fuori, ma Kimi non fa in tempo ad effettuare il suo pit-stop perchè il motore lo abbandona prima. Una brutta tegola per la Ferrari che incassa due problemi di affidabilità nello stesso week-end, dopo 4 gare praticamente prive di guasti.

Lewis fa il suo pit-stop e si ritrova dietro a Verstappen. Le due Red Bull sembrano aspettare la pioggia, ma il sole fa capolino e, scoccata la metà gara, entrambi i piloti rientrano per montare le medie. A questo punto per loro la strategia è di sicuro ad una sosta, con gomme di 15 giri più nuove rispetto a quelle di Seb e Valtteri.

Come da tradizione ormai consolidata del mondiale 2018, si presenta una VSC, questa volta particolarmente inutile in quanto Ocon rimane in panne ma parcheggiato la sua Force India proprio davanti ad una postazione dei commissari. La Ferrari ne approfitta per montare medie nuove a Vettel, ma un pit stop particolarmente lungo lo fa rientrare in pista dietro a Verstappen. Il quale però, con la lucidità che lo contraddistingue in questo periodo, all’apparire della bandiera verde urta il doppiato Stroll, perdendo la bandella sinistra dell’alettone anteriore.

Ma questo non è sufficiente per consentire a Seb di raggiungere l’olandese, e la gara si chiude con una nettissima doppietta Mercedes, Verstappen sopravvissuto a se stesso in terza posizione, e Vettel quarto, per la terza volta di fila giù dal podio e per la terza volta di fila con un esame di coscienza da fare assieme alla squadra.

Seguono Ricciardo, autore di una gara anonima, Magnussen (unico vero pilota Haas in questo periodo), e poi, doppiati, Sainz, Alonso, il solito ottimo Leclerc e infine Perez a chiudere la zona punti.

Ai margini della zona punti c’è Stroll, e si tratta di un’ottima prestazione considerando che è arrivato a soli 5 secondi da Perez con una macchina inguidabile e due soli treni di gomme utilizzabili, visto che i fenomenali ingegneri Williams si erano portati dietro tantissime inutili gomme supersoft. Dietro di lui Ericsson, Hartley e Sirotkin sui quali non vale la pena spendere altre parole.

La superiorità della Ferrari, vista nelle ultime 3 gare, sembra evaporata in Spagna. E’ un effetto dei cambiamenti effettuati sulle gomme o è merito degli aggiornamenti portati dalla Mercedes? Non lo possiamo sapere con certezza, certo è che se i cambiamenti stessi non ci fossero stati non avremmo il dubbio, ed è proprio su questo che bisogna riflettere. Ciò detto, è dal GP del Bahrain, dove la Ferrari perse un possibile secondo posto con Raikkonen a causa di un errore ai box, che andiamo ripetendo che non si possono sprecare occasioni preziose se l’obiettivo è vincere il mondale. Oggi potevano starci comodamente un secondo ed un quarto posto, e si è raccolto solo un quarto posto. Se, come sembra, la Mercedes e Hamilton hanno ritrovato la bussola, tutti i punti persi verranno pesantemente rimpianti e il percorso verso il titolo si fa molto in salita, quando un mese fa sembrava quantomeno in pianura.

Come si è sentito ripetere spesso in questi giorni, Barcellona è una pista Mercedes, il che sembra sottintendere che non ci si debba preoccupare troppo. Ma la SF71H era e resta una gran macchina, e, come ebbe a dire Marchionne ad inizio anno, forse temendo ciò che si è poi visto, se non raccoglierà i risultati previsti non ci saranno scuse per nessuno. E, di conseguenza, fra due settimane a Monaco ci sarà solo un risultato accettabile per la Ferrari: la doppietta.