2017 FORMULA 1 ROLEX AUSTRALIAN GRAND PRIX

driiiinnnnnnn…..driiiiinnnnnn…..driiiiiiinnnnnn….ecco la sveglia che ci ricorda che la nuova stagione è alle porte, si esce dal torpore invernale, da quell’angolo di noia senza gare, da quei momenti infiniti di lunghi dibattiti e teorie, quel valutare all’infinito ogni passaggio dei test, quel non riuscire ad analizzare il valore dei tempi, le forme e le soluzioni tecniche quasi diverse, ma che poi alla fine son tutte così simili, ed ecco comparire quel bisogno di vederli tutti e 20 su quella griglia…e VIA VIA VIA!!!!

2017, la stagione che cambia tanto, ma che forse non cambia molto, o forse invece anche troppo.

Ormai siamo ad un passo dal vedere quali saranno le reali prestazioni di queste nuove vetture dall’aerodinamica favolosa, con un carico aerodinamico, che permetterà di rivede dei giri folli, quel modo fantastico di affrontare il circuito, in cui pare che ogni curva sia l’ultima che deve percorrere un pilota.

In qualifica, molto probabilmente si vedrà un tempo inferiore all’1.20, vista la pole di 1.23.8 dello scorso anno, andando a frantumare il record del 2011 di Vettel, che è di 1.23.5.

Ma tuttavia ci sarà pur sempre da fare il conto con le PU nella gara, perchè le contingentazioni dei motori, portati a sole 4 unità per l’intera stagione, costringerà i team a dover sacrificarne un pò del loro potenziale. Per un team, già sappiamo che ci saranno potenze di una GP3, quindi aspettiamoci qualche bel team radio di Alonso, contro la Honda (non credo che le meritate frecciate ai Giapponesi, saranno opera del solo Fernando).

Ma tolto l’aspetto tecnico, sarà anche la prima stagione senza Bernie a muovere le trame della F1, con Liberty Media che gli ha dato il benservito. Questa è ad oggi, il più grande cambiamento per il circus, ma ad oggi, non è ancora chiara la direzione che hanno intenzione di far intraprendere al mondiale di F1. Si parla di più gare, si parla di eventi invernali extra campionato, si parla di più coinvolgimento per il pubblico, ma è ancora troppo fumosa la cosa. Apprezziamo intanto, la maggior libertà di ripresa e proposizione dei video, che hanno avuto i test.

Sul lato piloti, pare che le nuove vetture non abbiano trovato impreparato nessuno di loro. Fra le fila rosse c’è molto entusiasmo nel duo Vettel e Raikkonen, mentre Lewis sembra talmente sicuro di se, che pare quasi rilassato. Del resto chi metterebbe 2 cent su Bottas davanti a lui a fine stagione? Ed è difficile credere che la Ferrari abbia recuperato, se non sopravanzato, la Merz in un inverno.

In Red Bull aleggia il mistero, sia sul comparto vettura, dove in molti credono che domani si vedrà una monoposto del tutto diversa da quella dei test, oltre a una PU Renault, che è ancora più difficile da decifrare. Force India pare la più in palla, nel gruppo delle altre, con una Williams che forse ha cercato troppo i tempi, più che avere un vero potenziale per lottare al vertice (forse c’è più attesa, su quanti muretti prenderà Stroll) . Toro Rosso ed Haas, saranno da valutarsi nel corso della stagione, mentre Renault si lancia in molti proclami, sarà curioso analizzare lo sviluppo che avrà questa vettura. Per la Sauber, la magra consolazione sta nella certezza, che sarà difficile non tenersi dietro  la Mclaren, almeno fin quando il team di Woking avrà ancora le deludenti e scarsamente affidabili PU Honda.

Ma ora basta, ho già parlato troppo, andiamo a puntare le sveglie e via carichi, ad assistere alla nuova stagione.

GENTLEMAN…..START YOUR ENGINE!!! 😉

Davide_QV

Comparazione degli on board Mercedes-Ferrari nei test del Montmelò

 

Ciao Ringers! Ormai se ne è parlato tanto, per tanti forse troppo, ma l’argomento suscita sempre interesse in questi ultimi giorni d’attesa prima dell’avvio del mondiale all’Albert Park. Vi voglio allora riproporre il famigerato confronto fra il giro veloce di Raikkonen e quello di Bottas nella seconda sessione di test di Barcellona.

Iniziamo con qualche considerazione generale, per poi cercare di capire le differenze di comportamento fra Mercedes e Ferrari nei tratti del circuito, almeno nei due on board che abbiamo a disposizione:

  • Innanzitutto, sembra abbastanza evidente il diverso lavoro svolto dai due piloti nel giro veloce che stiamo paragonando; Bottas sta “tirando” meno di Raikkonen, segue linee pulitissime, ma è chiaro che non stia cercando il limite della propria Mercedes.
  • Il tempo sul giro del pilota Ferrari è un ottimo riscontro, considerando anche che si tratta comunque di una sessione di test, con vetture nuove e poco sviluppate; le previsioni Pirelli parlavano (prima dei test) di un tempo sul giro per la pole position del GP di Spagna che sarebbe dovuto essere sull’1.17 basso, cioè circa 1.5 secondi inferiore rispetto al crono ottenuto da Raikkonen. Visto che le simulazioni delle prestazioni delle nuove monoposto si sono rivelate almeno di un secondo più alte rispetto ai riscontri dei test, si può pensare che a maggio si arriverà ad avere il poleman con un tempo che quantomeno scenderà sotto il muro dell’1.17. È possibile prevedere che, nonostante lo sviluppo, da qui alla stagione europea le nuove vetture non abbiano un progresso di circa 2 secondi; si può concludere che anche il pilota Ferrari non ha spinto al massimo, come invece sostengono i molti scettici sulle prestazioni del team di Maranello.
  • A conclusione di questa premessa, peraltro confermata dal comportamento di Vettel il giorno precedente nella sua simulazione di qualifica, si può affermare che entrambi i fastest lap non sono stati ottenuti spingendo al massimo, per cui i tempi di entrambi i team sarebbero potuti essere decisamente più bassi.

Passiamo quindi a cercare di analizzare, curva per curva, le differenze di comportamento fra Mercedes e Ferrari.

Curva 1-2: Raikkonen stacca leggermente più tardi rispetto a Bottas, si nota che il punto di frenata del primo è leggermente successivo al cartello dei 100 m, mentre per il secondo è poco precedente. Ciò conferma che il pilota Ferrari sta spingendo di più. La traiettoria seguita è praticamente la stessa, soprattutto nel cambio di direzione fra curva 1 e curva 2, i cordoli interni vengono toccati da entrambi i piloti, fatto che sembrerebbe scongiurare i presunti problemi di sottosterzo della Rossa. Si nota che Raikkonen in curva 2 arriva alla corda più tardi, così da portare più velocità a centro curva e far scorrere meglio la vettura nel transitorio. In uscita la distanza dal limite esterno della pista è la stessa, nonostante sia evidente il comportamento più aggressivo di Raikkonen.

BOT curva 1RAI curva 1

BOT curva 2RAI curva 2

BOT curva 2 exitRAI curva 2 exit

Curva 3: uno dei tratti maggiormente rappresentativi delle modifiche al regolamento tecnico di quest’anno; entrambi i piloti la percorrono in pieno, senza correzioni, con facilità. Secondo alcuni, la differenza di linee tenuta evidenzierebbe un certo sottosterzo patito dalla Ferrari, in quanto, come si può notare, Bottas passa più vicino al cordolo interno rispetto a Raikkonen. Si può però notare, in uscita di curva, che la linea della Rossa sia più interna rispetto a quella seguita dal pilota Mercedes, situazione che permette di percorrere complessivamente meno strada lungo tutto la veloce piega a destra. Come si vede dal confronto fotografico, il vantaggio in termini di metri si amplifica a fine traiettoria, rispetto a quello che il pilota Ferrari aveva già all’uscita di curva 2 (riferimento tappetino sintetico all’esterno).

BOT-RAI curva 3

BOT-RAI curva 3 exit

Curva 4: qui il team anglo-tedesco lo scorso anno era chiaramente superiore rispetto a tutti gli altri. Linea stretta, retrotreno stabile e tanta trazione in uscita permettevano un enorme guadagno, notabile da bordo pista in modo netto. Nel video di compare si nota che anche stavolta, a dimostrazione del giro più spinto, Raikkonen stacca più tardi; entrambi arrivano alla corda in modo molto simile, sia da un punto di vista della traiettoria seguita, che della distanza dal cordolo interno. Si nota bene la violenza con cui il pilota Ferrari entra in curva, supportato bene dalla vettura, senza correzioni, a dimostrazione che la Rossa è ottimamente bilanciata (quando questo giro è stato realizzato ero proprio all’esterno di curva 4, c’è da dire che l’on board non rende giustizia alla spettacolarità della manovra). Dal punto di corda in avanti Raikkonen allarga maggiormente la linea rispetto a Bottas, fino a sfruttare il cordolo esterno, senza dover mai fare manovre correttive sul volante. Questa scelta evidenzia per qualcuno una certa difficoltà nel tenere in pista la monoposto, ma si può anche ritenere che ciò sia dovuto al maggior impegno della vettura nel giro veloce del ferrarista.

BOT curva 4RAI curva 4

BOT curva 4 exitRAI curva 4 exit

Curva 5: qui il confronto è falsato dal leggero errore di Raikkonen in frenata, come si vede osservando il cerchio giallo nella foto, che evidenzia un leggero bloccaggio dell’anteriore sinistra all’inizio dell’inserimento in curva, quando il trasferimento di carico laterale alleggerisce la ruota interna.

RAI curva 5

Curva 6: non è una vera e propria piega, non comporta impegno per i piloti e le vetture.

Curva 7-8: in questo tratto la linea seguita dai due piloti è quasi sovrapponibile, si nota anche in questo caso che Raikkonen sta aggredendo maggiormente la pista, ma riesce a tenere una traiettoria leggermente più stretta alla corda di curva 7, che si riflette sull’uscita e quindi sull’apice di curva 8, più interno per il ferrarista rispetto a Bottas; ciò permette di accelerare con lo sterzo più dritto e quindi avere sicuramente maggior spinta dall’assale posteriore.

BOT curva 7RAI curva 7

BOT curva 8RAI curva 8

Curva 9: il comportamento di entrambe le vetture è praticamente perfetto, la salita viene percorsa in pieno da entrambi, con pressoché la stessa traiettoria. Si notano solo due differenze:

  1. Bottas trova la corda leggermente più tardi, inserisce cioè in modo meno aggressivo la vettura in curva. Ciò fa riflettere sulle dichiarazioni di Raikkonen, che afferma di poter mettere la macchina dove vuole.
  2. Si nota che a centro curva il pilota Ferrari inserisce una marcia in più, senza avere destabilizzazione della monoposto. L’upshift potrebbe indicare una maggior velocità di percorrenza, ipotizzando che i rapporti del cambio siano all’incirca gli stessi, essendo fissi per tutto l’anno ed essendo le due PU sullo stesso livello potenza, almeno da previsioni e voci del paddock. Semplicemente potrebbe essere una ulteriore conferma del fatto che il giro di Raikkonen sia stato più tirato rispetto a quello del pilota Mercedes.

BOT curva 9RAI curva 9

BOT curva 9 marciaRAI curva 9 marcia

BOT curva 9 exitRAI curva 9 exit

Curva 10: qui il comportamento della Mercedes sembra decisamente più pulito. Raikkonen ha un leggero sovrasterzo in frenata, secondo errorino per lui nel giro veloce, e quindi è costretto ad allargare la traiettoria, mancando il punto di corda. Si nota che la linea tenuta dal pilota Ferrari sarebbe comunque lievemente più larga, per impostazione, rispetto a Bottas. Il ferrarista cioè non cerca il cordolo interno, indipendentemente dall’errore in frenata, mentre il pilota Mercedes lo prende ampiamente con la anteriore sinistra. Nonostante la diversità di traiettoria si nota comunque che Raikkonen riesce ad aprire gas con lo sterzo già girato verso sinistra, puntando l’ingresso di curva 11, mentre Bottas, che percorre una linea più tradizionale (ingresso largo-corda-uscita larga), è costretto addirittura ad un quasi impercettibile controsterzo in accelerazione, nonostante lo sterzo sia praticamente dritto. Fra l’altro, come avevo riportato nel precedente articolo, Mercedes aveva mostrato per tutta la sessione delle incertezze in uscita da curva 10, sia con Hamilton che con Bottas, soprattutto al cospetto di una Ferrari praticamente perfetta.

 

BOT curva 10RAI curva 10 sovra

BOT curva 10 exitRAI curva 10 exit

Curva 11-12: questo è il tratto maggiormente discusso. Per molti è l’indice del notevole sottosterzo della monoposto di Maranello e della perfezione del progetto anglo-tedesco. Cerchiamo di capire cosa succede in questa sequenza: in modo molto pulito Raikkonen attacca il cordolo interno di curva 11, le sospensioni assorbono in modo magistrale le vibrazioni ed il cambio di direzione avviene senza correzioni. Bottas prova a seguire la stessa linea, ma come si nota dal filmato, deve correggere in controsterzo il sollevamento della posteriore sinistra, che comporta ovviamente uno sbilancio dell’assale e di conseguenza la tendenza della vettura a puntare l’interno della curva (sovrasterzo). L’errore non sembra influenzare troppo la traiettoria, che comunque fra i due piloti è figlia di due approcci diversi. Complessivamente il ferrarista si mantiene più largo lungo tutta la percorrenza della lunga piega a destra, caratteristica peculiare della Rossa rispetto alla Mercedes, ma riesce ad aprire più violentemente, con lo sterzo più diritto, mentre l’uscita sul cordolo esterno è pressoché identica per entrambi i piloti. In ingresso Raikkonen arriva bene al limite interno della pista, mentre Bottas si tiene più lontano, per avere anche qui una linea più tradizionale, con punto di corda abbastanza ritardato, mentre l’apice per il ferrarista è nel primo tratto della curva. Ne consegue un apparente sottosterzo per la Ferrari nella zona in cui invece la Mercedes sta chiudendo la traiettoria per cercare l’apice, ma a ben vedere nel primo tratto della 12 avviene proprio il contrario, con il finlandese di Maranello che si avvicina senza problemi all’interno, mentre la Freccia d’Argento rimane più larga, con lo stesso “problema” che ha la Rossa nella fase finale della curva.

BOT curva 12RAI curva 12

BOT curva 12 exitRAI curva 12 exit

BOT curva 12 kerbRAI curva 12 kerb

Curva 13: in questa discesa a destra si vede la maggior differenza di traiettorie fra le due monoposto, segno principalmente dell’approccio più aggressivo di Raikkonen. La Ferrari sfrutta maggiormente la pista in uscita, ma è comunque rapida nel cambio di direzione, nonostante la maggior velocità di ingresso e percorrenza della curva. La Mercedes sembra effettivamente più facile da tenere verso il centro della carreggiata in uscita, ma la maggior tranquillità con cui Bottas ha affrontato il giro potrebbe essere uno dei motivi di tale differenza. Si può notare anche qui una leggera correzione del pilota Ferrari in ingresso, che sicuramente lo porta ad allargare un po’ la traiettoria, per cui la linea meno stretta a fine curva può essere spiegata anche in questo modo. Complessivamente quindi il comportamento delle due monoposto è assimilabile in questo tratto, con ottima prestazione di entrambe le vetture.

BOT curva 13RAI curva 13

BOT curva 13 exitRAI curva 13 exit

BOT curva 13-14RAI curva 13-14

Curva 14-15: anche in questa chicane la prestazione delle due monoposto è praticamente identica, ottime entrambe nel passaggio sui cordoli, leggermente più largo Raikkonen in uscita, ma Bottas deve controllare un leggero sovrasterzo di potenza al momento di chiedere coppia al motore. Sicuramente le differenze che si vedevano nel 2016, in questo tratto davvero critico per la Ferrari, sono scomparse.

BOT curva 14RAI curva 14

BOT curva 15RAI curva 15

BOT curva 15 exitRAI curva 15 exit

Curva 16: nell’ultima piega a destra del circuito, che immette nel rettilineo dei box, non c’è davvero nulla da segnalare, tranne la grande facilità con cui entrambi i piloti percorrono il tratto scaricando la coppia delle PU in modalità full throttle. Sembrano davvero lontani i tempi in cui a Maranello la trazione era un grosso problema, tanto da impedire proprio a Raikkonen, in uscita di curva 15 e percorrenza di curva 16, di stare vicino a Verstappen per tentare il sorpasso in fondo al rettilineo.

È necessario infine fare un altro paio di considerazioni: innanzitutto, i due giri sono stati realizzati in due giorni differenti di prove, Raikkonen ha ottenuto il suo crono nell’ultimo giorno di test, in tarda mattinata, mentre Bottas ha fatto segnare il proprio miglior tempo nel sesto giorno, con condizioni climatiche differenti e setup sicuramente non tanto ottimizzato quanto quello della Ferrari al momento della prestazione di riferimento. Inoltre non sappiamo con certezza i quantitativi di carburante a bordo delle vetture, né le mappature utilizzate dai due team. Sicuramente il divario cronometrico non è quello evidenziato nel confronto fra questi due giri, ma è altrettanto vero che, come Mercedes, anche Ferrari non era sicuramente al massimo della propria prestazione, come dimostrano i tempi ottenuti da Vettel alzando ampiamente il piede nell’ultimo tratto della pista.

Quello che sembra complessivamente di osservare dalla comparazione è una Mercedes molto stabile, facile da mandare alla corda e mantenere stretta in uscita, con comunque qualche pecca in fase di trazione e nel passaggio sui cordoli. La guida più arrembante di Raikkonen ha permesso di vedere che comunque, anche in condizioni simili a quelle limite, la monoposto di Maranello è un’ottima vettura, stabile, precisa, veloce e facile da portare al limite. Resta un interrogativo: è altrettanto performante e facile da guidare la Freccia d’Argento se portata vicino al limite, come è stato per la SF70-H?

Infine, un’ultima considerazione. Si è fatto un gran parlare di angoli di sterzo e presunti sottosterzi correlati ad essi. Un maggior angolo non è necessariamente indice di sottosterzo; innanzitutto dipende dal rapporto di sterzo, che peraltro storicamente in Ferrari è minore che negli altri team, cioè a pari sterzata della ruota il pilota deve fornire un maggiore angolo al volante. Inoltre, a pari comportamento degli pneumatici (garantito dal fornitore unico), le geometrie di sterzo sono progettate in modo da avere sterzata cinematica a una certa velocità (solitamente elevata) e ad un certo raggio di curvatura. Anche supponendo che Mercedes e Ferrari abbiano scelto lo stesso valore di riferimento al quale avere comportamento cinematico della vettura in curva, le differenze di passo comportano diversi angoli di sterzo da fornire nelle medesime condizioni di moto.

In conclusione, resto fiducioso riguardo le mie impressioni sui test e continuo a confidare in un campionato combattuto, più avvincente rispetto a quello che è andato in scena nel 2016; la speranza è di non scoprire a Melbourne che Mercedes, come sostengono in molti, ha giocato pesantemente a nascondino negli otto giorni catalani.

 

 

 

 

 

Campioni del mondo e campioni delle occasioni perse

In attesa dell’inizio del mondiale, fra soli 7 giorni, smettiamo per un attimo di parlare del sottosterzo della SF70H  o dei presunti problemi della Mercedes, e occupiamoci dei guai del povero Fernando Alonso, che con quella che sta per iniziare farà 11 stagioni senza vincere il mondiale, una in più della ex squadra dei sogni, la Ferrari.

La storia della F1 è piena di quelli che potremmo definire i campioni delle occasioni perse, coloro cioè che sulla carta potevano meritare più mondiali di quelli che hanno poi effettivamente vinto, ma hanno sprecato occasioni con scelte e comportamenti sbagliati.

Partiamo proprio da Fernando, che nel 2006, anno della vittoria del suo secondo mondiale, pareva lanciato a raggiungere e superare, in breve tempo, il rivale dell’epoca, Michael Schumacher. Non è andata proprio così, anche per la sua incapacità di gestire le situazioni difficili interne alla squadra per la quale correva. Come invece sapeva fare Prost, uno di quelli che poteva diventare campione delle occasioni perse (ben 5 mondiali persi per pochissimo), ma ha avuto la grande abilità di fare tesoro dei propri errori e soprattutto di sapersi adattare anche nelle situazioni scomode, prima fra tutte quella con Senna nel 1989, quando vinse il mondiale di furbizia, sapendo di essere inferiore al brasiliano in pista, e di avere pure il team contro. E recuperando successivamente un’altra situazione potenzialmente in grado di troncargli la carriera, il licenziamento da parte della Ferrari nel 1991, che, col senno di poi, costò carissimo più alla Ferrari stessa che non a lui.

Un altro pilota al quale il proprio carattere ha impedito di raggiungere ben altri risultati rispetto a quelli con i quali è stato consegnato alla storia è Carlos Reutemann. Grande promessa a metà degli anni ’70, ha avuto l’abilità di passare dalla perdente Ferrari alla vincente Lotus proprio nel momento in cui i ruoli si sono invertiti. Dopodichè è riuscito a passare all’auto vincente del momento, la Williams, ma solo accettando un ruolo di seconda guida, che la squadra ha rispettato fino in fondo facendogli perdere il mondiale nel 1981.

E poi c’è Mansell. Che di occasioni nella sua carriera ne ha perse tantissime. Gomme esplose, dadi non fissati, incidenti.  E poi, quando la carriera sembrava finita, è arrivata quella giusta, con la favolosa Williams.

Se confrontiamo i piloti che le occasioni le hanno colte da quelli che le hanno perse, constatiamo facilmente che la differenza fra i primi e i secondi non è la velocità in pista ma la capacità di riconoscere le situazioni scomode, gestendole o anticipandole.

E qui ritorniamo all’attualità: Alonso aveva capito, 3 anni fa, che con la Ferrari non sarebbe andato da nessuna parte, ma ha fatto la scelta più comoda, e anche l’unica possibile, quella della McLaren-Honda, che si è poi rivelata un disastro e lo sarà anche quest’anno, per la terza stagione consecutiva. E avremo il pilota complessivamente più forte relegato alla lotta per il decimo posto. All’estremo opposto c’è Hamilton che è costretto a vincere il suo quarto mondiale, considerando che di fianco ha un pilota che nessuno considera un fenomeno, ed è appena stato battuto da un altro che fenomeno non era (considerato). E per di più guida un’astronave (dando per scontato, come pare evidente dalle varie analisi che sono circolate in questi giorni, che anche quest’anno sarà tale). Ma Lewis sembra proprio essere uno di quelli che le situazioni scomode le soffre, e se, per caso, Bottas dovesse rivelarsi un osso duro, potremmo assistere alla crisi di un campione.

Lasciando da parte i piloti Ferrari, visto che entrambi le loro occasioni le hanno colte e anche perse (soprattutto Kimi), la stagione che sta per iniziare ci dirà se Ricciardo assomiglia più a Reutemann o a Prost. Inutile dire che si trova in una situazione molto scomoda, dato il compagno di squadra che si ritrova. C’è un grosso punto interrogativo sulla competitività della Red Bull, è auspicabile che quel ritardo che i test hanno evidenziato si riveli in realtà molto minore rispetto alle stime che sono circolate, perchè in quel caso ne vedremo delle belle, con i due a battagliare duramente fra di loro e con gli avversari. Sicuramente il buon Daniel si merita di guidare un’auto competitiva e di raggiungere grandi risultati, ma è ormai alla sua settima stagione in F1, e all’attivo ha solo 4 vittorie. Questo per lui sarà inevitabilmente l’anno della verità.

E poi ci sono i giovani. In particolare Stroll e Ocon che hanno un mezzo in grado di farli arrivare costantemente a punti, e potenzialmente anche sul podio. Soprattutto il primo dei due avrà gli occhi addosso, essendo debuttante assoluto e sospettato (per usare un eufemismo) di essere un pay driver. A lui è stata data una grande occasione, vedremo se saprà sfruttarla.

Fra pochi giorni ne sapremo di più, e molti dubbi si trasformeranno, finalmente in certezze. Da molti anni non vi era un’attesa così alta per la prima gara, speriamo che venga ripagata da un adeguato spettacolo in pista, e, soprattutto, che il fattore umano torni a fare la differenza, come ci è stato promesso con l’avvento delle nuove auto. Perchè il dubbio più grande è proprio questo.

Il toro scatenato che viene domato, stupendo tutti.

Sei in uno di quei classici giorni, in cui sfogli il web senza alcuna ricerca particolare: raccatti informazioni qua e la sulle nuove F1, ti leggi le solite paginette di qualche quotidiano online, qualche immancabile sito con gnocche (possiamo mica essere sempre seri no? :D) e poi a un certo punto, incappi su una scritta “NUOVO RECORD AL NURBURGRING” :O

Cosa, cosa, cosa???? ho letto bene? :O Apro immediatamente il link, con uno stupore incredibile, ricordando il giro pazzesco della Porsche 918 hybrid e ti compare il nome LAMBORGHNINI HURACAN PERFORMANTE!!!

Ora la tua mente inizia a ricordare le mille discussioni, sull’aerodinamica attiva che è presente su questa vettura, con i flussi che vengono incanalati nel sotto scocca per generarne meno drag, oppure chiusi per generare il massimo carico. Il condotto posteriore che permette di far stallare l’ala quando non serve tutto il carico. Ma fin qui, ce ne stupiamo, però dai, resta sempre una Lambo, la quinta essenza dell’auto che ti fa paura solo a guardarla, quel mezzo su cui sai che devi salire e domarla.

E ti ritrovi a guardare il video del record, ti aspetti quel classico mezzo di Sant’Agata Bolognese, che inizia a scodare di qua e di la fra le S, quel motore che urla rabbioso, con una nervosità pazzesca…

….ma invece no, dopo 3 curve sei li quasi esterrefatto, la vedi pennellare le traiettorie con una precisione chirurgica, salire di giri che pare il motore di una moto. Diamine, passa le S Hocheichen saltando sui cordoli, come fossero bassi e gli occhi restano sconvolti. Torni indietro nel video, ed incredulo lo riguardi fare, pensando che se ci provi tu, ti trovano a pascolare sui prati.

La senti nuovamente dar sfogo alla sua potenza, poi la vedi salire a Flugplatz, alza il piede e ti fa le due pieghe a sinistra sui 190 km/h come stesse passeggiando. Ripensi che tu la hai provato a farla a 170 km/h ed è mancato poco che diventavi una figurina sul rail.

Ma non smette mai, macina l’asfalto con una semplicità quasi disarmante, passa senza alcun fastidio qualsiasi asperità, lo scollino schwedenkreuz come quasi non ci fosse. No dai è ma cos’è quest’auto? :O

la vedi entrare sulla curva prima di Adenauer forst, leggendo sul conta km 195 km/h e non la vedi scodare o essere li li per schiantarsi, come nel video della Alfa Giulia. Basito livello 1000 ormai.

Ma insisti avanti, in qualche punto vedi che forse c’è pure qualche errorino, in qualche punto pare forse essersi quasi trattenuto (si dovrei star zitto, perchè non saprei mai girare come lui) , ma il tempo è pazzesco già a metà tracciato.

Dal Karusell al Bridge è qualcosa di orgasmica la visione. Io credo che solo chi ci gira forte la dentro, possa capire cos’è quella percorrenza e cambi di traiettoria.

lo riguarderei per ore e ore, senza smettere mai di emozionarmi e restar stupito, perchè fino a questo video, non avevo mai visto un’auto girare tanto pulito e veloce.

Ma infatti qualche dubbio  ti sorge, ed il web è carico di discussioni su questo record, c’è persino chi ne ha confrontato curva per curva i giri della 918 con quello della Performante, contestando la minor velocità della Lambo sui rettifili e su qualche curva. Ci sono dei forti dubbi, pure sui tempi di percorrenza dei rettifili, con più di qualcuno che nutre l’ipotesi che il video abbia un FPS (frame per second)  modificato.

Dubbi che possono attanagliare le menti ce ne sono a bizzeffe, uno su tutti, il fatto che la versione “liscia”, abbia girato 36 secondi più lenta della Performante. Insomma, mi vien difficile credere in una differenza di oltre 1.5 secondi a km.

Ma il Ring si sa, fa parlare anche per questo, ed i tempi delle case son tutti opinabili, perché non c’è alcuna regola che imponga determinate condizioni per l’omologazione del tempo e quindi, potremo discuterne all’infinito su questi record.

Quel che è certo, che il Toro in questo video, pare una vera lama (non la bestia 😀 )

Saluti Davide_QV

Due giorni al Montmelò, due settimane a Melbourne

Ciao Ringers! Scritto per metà in un bilocale appena fuori Barcellona (tanto per dare la prova che in Spagna c’ero davvero) arriva l’attesissimo (?!) resoconto di questa seconda sessione di test al Montmelò, con lo sguardo già puntato verso il fine settimana di Melbourne, che aprirà il campionato.

Questo report segna il mio debutto sul Bring nel 2017, ma soprattutto coincide con l’anniversario del mio primo intervento su questo magnifico blog. Ci tengo quindi a ringraziare tutti voi per avermi accolto e per contribuire a rendere questo luogo virtuale una vera oasi felice per appassionati di sport motoristici.

Innanzitutto un paio di premesse: come scrissi lo scorso anno, non sono un addetto ai lavori, né ho alcuna qualifica che conferisca autorità a ciò che sto scrivendo; per cui mettetevi l’anima in pace, quello che leggerete in questo articolo ha un margine d’errore del 100%, per la verità con la ‘v’ maiuscola i luoghi (ed i personaggi) da frequentare sono altri. Chiedo solo pietà per la marea di stronzate che ho scritto. Inoltre quest’anno ho potuto assistere a sole due giornate di test (giovedì e venerdì), situazione che non mi ha certo aiutato nell’arduo tentativo di capire qualcosa sui rapporti di forza fra le scuderie che saranno protagoniste di questa stagione.

Entriamo in pista: le nuove vetture sono fantastiche, sia esteticamente che a livello prestazionale. La differenza con gli anni passati è evidente, l’aspetto è davvero aggressivo, si ha l’idea di essere davanti a delle macchine da corsa inarrivabili e difficilmente domabili. Le velocità in curva sono estreme, si riesce a cogliere con facilità il solco che è stato tracciato con le passate stagioni, già al primo approccio visivo. Le nuove PU sono altrettanto stupefacenti, il suono migliora anno dopo anno, anche se ovviamente siamo lontanissimi dai V10 e ancora lontani dai V8; la coppia elevata fornisce un’ottima accelerazione che colpisce a tal punto da far quasi dimenticare la mancanza di certe frequenze sonore.

Prima di descrivere il comportamento delle vetture lungo le pieghe del Montmelò, credo sia doverosa una breve analisi motoristica, che permette di inquadrare meglio le prestazioni fornite dai team:

  • PU Mercedes: è ancora il punto di riferimento, garantisce certamente elevati valori di coppia e potenza, congiunte ad una erogazione davvero dolce, che permette di gestire la trazione nel modo più redditizio per i tempi sul giro. Ha il suono più “pieno”, più simile ad un aspirato, come del resto negli scorsi anni.
  • PU Ferrari: probabilmente la versione 2017 non è lontana da quella Mercedes, anzi sembra che i livelli prestazionali siano in linea con quelli tedeschi, anche se ancora si sente, talvolta, il borbottio tipico dei turbo di questa generazione. L’idea che mi sono fatto è che il Mercedes riesca a girare un po’ più alto ai bassi regimi, per cui la differenza fra i due propulsori è ancora lievemente a vantaggio di quello di Stoccarda.
  • PU Renault: rispetto allo stesso periodo del 2016 il salto è notevole, apprezzabile soprattutto nel suono del motore, specialmente sponda Toro Rosso. La sensazione visiva è però che ancora manchino diversi CV per arrivare alle prestazioni dei due costruttori di riferimento. La coppia in uscita dalle curve lente sembra non essere mai abbastanza, tanto da dare a volte l’impressione che i piloti non stiano spingendo al massimo.
  • PU Honda: tralasciando l’affidabilità, le sensazioni sono le stesse della PU Renault, ma con la mancanza di potenza e coppia ancora più accentuata, con l’aggravante che l’erogazione non è nemmeno facile da gestire. Onestamente sorgono grossi dubbi sulla possibilità di concludere la gara a Melbourne. Il suono è migliorato, si sente molto meno il borbottio in rilascio, troppo evidente l’anno scorso, ma tuttora non trascurabile. E’ attualmente l’unica PU del lotto della quale si riesce ancora a sentire chiaramente il fischio della wastegate in fase di frenata, cosa che ormai non è più possibile nemmeno sui Renault.

Come lo scorso anno, ripercorriamo un giro di pista virtuale, cercando di individuare punti di forza e di debolezza delle monoposto del circus.

circuito_montmelò

Curva 1-2: si arriva dal lungo rettilineo dei box, la frenata è molto breve, perché la velocità di ingresso è elevata. Con le vetture di quest’anno si stacca quasi alla fine della linea della corsia dei box, non più di 70 metri dalla curva. E’ fondamentale inserire bene l’anteriore nella prima piega a destra, per poter avere un ottimo cambio di direzione che permetta di non uscire troppo larghi da curva 2, in modo da aprire completamente il gas in salita verso la lunga curva 3 destrorsa. In generale è davvero impressionante il comportamento di queste nuove monoposto, ma chi stupisce per accuratezza e precisione (intesa come ripetibilità) delle traiettorie, è sicuramente la Ferrari. Giovedì Vettel ha percorso più di 150 giri, mettendo sempre le ruote negli stessi punti. In queste due curve l’ingresso era ottimo, pulito, senza segni di sottosterzo, né tantomeno avvisaglie di sovrasterzi a centro curva nel cambio di direzione con il trasferimento di carico. In uscita i piloti della Scuderia non erano sicuramente i più vicini al centro della pista, traiettoria che avvantaggia l’ingresso in curva 3, ma la linea percorsa era sempre la stessa, costante con qualsiasi mescola e con qualsiasi carico di benzina, anche con gomma usurata in simulazione gara. Insieme alla Mercedes la Ferrari è inoltre sembrata la migliore nell’assorbire le sollecitazioni provenienti dal cordolo interno di curva 2, che è necessario pizzicare per non finire troppo larghi in uscita. Mercedes ha mostrato sicuramente un ottimo comportamento, ma in generale ha difettato di costanza nella prestazione, evenienza che si è verificata lungo tutta la pista. Red Bull è sicuramente al livello di Ferrari e MB in questa prima sezione, ma ha mostrato segni di sofferenza in uscita di curva 2 in simulazione gara, al progredire del degrado degli pneumatici. La linea seguita da Ricciardo ad inizio stint era più interna di quella di Vettel, per preparare al meglio curva 3, ma poi con il passare dei giri si è andata a spostare sempre più verso l’esterno, arrivando anche a sfiorare il tappeto sintetico a lato del tracciato. In generale il comportamento della vettura è prevedibile, con tanta stabilità e facilità di guida, almeno finché non subentra il degrado prestazionale delle gomme. In questa prima sequenza è sembrata in palla anche la Williams, che però soffre un po’ a livello sospensivo, problema evidenziato dal passaggio sul cordolo interno di curva 2, dove l’anteriore salta eccessivamente e porta i piloti su una linea troppo esterna, oltre a provocare fastidiosi sovrasterzi generati dal maggior angolo volante richiesto per rimanere in traiettoria. Toro Rosso è un’altra vettura che si comporta davvero bene nelle sequenze più veloci, curva 1-2 compresa. L’ingresso ed il cambio di direzione sono molto puliti, in generale la linea è ripetibile e senza sbavature. L’uscita è buona, mai troppo larga, a favorire l’ingresso successivo in curva 3. Un comportamento simile ma costantemente più nervoso è quello mostrato da Haas e Force India, con la seconda leggermente meglio del team statunitense. L’ingresso in curva è sempre rapido, ma spesso al centro della 1 si vedono correzioni, figlie di sottosterzo nel caso il pilota forzi un po’ troppo l’approccio alla curva, oppure di sovrasterzo dovuto ad una non ottima trazione con angolo volante non nullo. McLaren mostra un comportamento ancora da perfezionare, che sembra soprattutto derivante dall’impossibilità di provare continuativamente per ottenere il giusto setup. Di base la vettura sarebbe buona, mostra capacità di inserimento notevole, anche se non a livello dei primi tre team citati, ma la poca guidabilità del motore Honda spesso rovina la fase di trazione, impedendo un’ottima uscita da questa sequenza di curve. Renault non mostra grossi segni di sbilanciamento, ma semplicemente non è competitiva, sempre lenta nell’ingresso curva, poco reattiva nei cambi di direzione. La PU, se nel caso di Red Bull viene un po’ mascherata dalle velocità di percorrenza tenute, per il team ufficiale è un altro punto evidentemente debole, a completare un quadro poco rassicurante. Sauber sembrerebbe essere il team con il peggior comportamento, con le stesse caratteristiche di Renault ma ancora più accentuate. Si nota molto bene anche il punto di frenata, nettamente anticipato rispetto a quello degli altri team, di una decina di metri. A proposito di staccata, chi ha colpito in questa fase di curva 1 è il debuttante Stroll, che per buona parte della mattinata di venerdì è sembrato essere il più coraggioso a frenare fin dentro la piega a destra, senza arrivare impiccato nel successivo richiamo sinistrorso, salvo sporadici casi.

Curva 3: in questo tratto, molto impegnativo lo scorso anno, le differenze visive sono davvero minime, almeno fra i team con prestazioni simili. Con le monoposto di questa stagione il tratto da centro curva 2 fino alla curva 4 si fa completamente in pieno; per quanto riguarda le squadre migliori questo discorso vale anche in condizioni di simulazione gara, con tanto carico di benzina. Esclusa la Sauber, unica a mostrare la necessità di correzioni in percorrenza del curvone, gli altri seguono la linea senza troppi problemi, ma anche qui i team che spiccano sono Ferrari e Mercedes, che riescono a tenere una traiettoria decisamente più interna rispetto agli altri. L’unica che riesce ad imitare questo comportamento, ovviamente vantaggioso perché permette di percorrere meno strada, è la Red Bull; a ben vedere però il team di Milton Keynes è aiutato dalla poca spinta del motore Renault, che agevola la percorrenza della curva. Detto ciò, non si può dire che la monoposto realizzata da Newey sia carente di carico aerodinamico, infatti a differenza di Toro Rosso, che monta la stessa PU, ha comunque un comportamento leggermente migliore in questo tratto. Sicuramente il team di Faenza è subito dietro ai tre top in curva 3, con una linea veramente pulita e molto veloce, anche se necessita di allargare leggermente di più in uscita. Williams, Haas e Force India mostrano un comportamento simile fra loro, con minor rapidità rispetto a Toro Rosso, forse derivante più dalla minor velocità di uscita da curva 2 che dalla mancanza di carico, visto che comunque anche tali team percorrono il curvone completamente in pieno, come i migliori. McLaren e Renault hanno una prestazione analoga, ma non per le stesse motivazioni. Come detto, infatti, l’uscita da curva 2 per il team motorizzato Honda non è assolutamente lenta, ma la poca coppia della PU comporta facilità nel tenere la linea interna nella piega successiva. Renault, invece, disponendo dello stesso propulsore di RBR e Toro Rosso, soffre della stessa mancanza di accelerazione, ma a questa unisce una bassa velocità di ingresso, fattori che insieme permettono una certa semplicità di percorrenza (comunque non agevolata dalla non ottima aerodinamica della vettura), ma allo stesso tempo una velocità sicuramente più bassa delle altre vetture, esclusa Sauber, del cui comportamento ho già parlato in precedenza. In definitiva, anche in questo tratto la migliore è la Ferrari, al pari della Mercedes, perché sembra riuscire a seguire certe traiettorie addirittura con mescole più dure degli altri team.

Curva 4: qui nel 2016 si vedeva chiaramente la superiorità Mercedes, che, come ebbi modo di scrivere, si poteva permettere una linea ed una velocità decisamente migliore di tutti gli altri. Quest’anno succede esattamente la stessa cosa, soltanto che la freccia non è argentata, ma rossa. Venerdì mattina nella simulazione di qualifica Raikkonen inseriva la SF70H in modo violento, senza subire sottosterzo, riuscendo a portare una velocità in curva impensabile per chiunque altro; l’erogazione della PU, probabilmente leggermente meno gestibile di quella del Mercedes, costringe i ferraristi ad allargare di più la traiettoria in percorrenza rispetto alla Freccia d’Argento, ma la stabilità del retrotreno garantisce comunque la possibilità di andare sull’acceleratore senza subire sovrasterzo e dover eseguire correzioni penalizzanti per il tempo sul giro, cosicché a fine curva la linea più interna tenuta da Hamilton e Bottas non risulta comunque un vantaggio in termini cronometrici. Un ottimo ingresso in curva è anche quello mostrato dalla Red Bull, ma la rapidità ad andare sul gas dopo l’inserimento non è la stessa dei piloti Ferrari e Mercedes, sempre con la penalizzazione della PU Renault nel trovare rapidamente velocità in uscita. Fra i tre top e gli altri è scavato il solco in questa piega a destra, dove tutti i team minori mostrano incertezze, con movimenti dell’anteriore a centro curva e del posteriore in uscita. In questo tratto si nota, fra l’altro, un cambio di filosofia negli assetti fra 2016 e 2017: in uscita lo scorso anno si vedeva un certo rollio al posteriore, per tutti i team, sicuramente figlio della necessità di ridurre l’impegno su tale assale, a causa della mancanza di carico aerodinamico a fronte dell’elevata coppia delle PU versione 2016. Quest’anno invece si cerca probabilmente di far lavorare bene le vetture da un punto di vista aerodinamico, per ottenere tanta aderenza “gratis”; le altezze da terra devono rimanere il più possibile invariate, in modo da garantire un ottimale funzionamento del diffusore. Ciò comporta elevata rigidezza delle molle e delle barre posteriori, con conseguente riduzione di rollio a pari trasferimento di carico. L’assale posteriore è così sicuramente più sollecitato, ma il carico che si ottiene permette di sopportare questo stress ulteriore, favorendo la stabilità del retrotreno.  L’unico team che in questa curva riesce ad essere a livello dei top, in alcuni casi anche migliore di Red Bull, è la Toro Rosso. Nel paddock si dice che sia molto simile alla Mercedes, ed effettivamente il comportamento nelle pieghe del Montmelò ricalca abbastanza fedelmente quello della vettura di Brackley. Questa somiglianza si nota in curva 4, dove l’uscita è più stretta di Ferrari, sicuramente agevolata dalla minor potenza della PU. Il comportamento è comunque molto stabile, non sono richieste correzioni ai piloti, con qualsiasi tipo di mescola. Gli altri: escludendo Sauber, fanalino di coda di questi test, poco reattiva in ingresso e poco rapida in percorrenza, sono tutti nervosi a centro curva, necessitano di percorrere una linea più larga e richiedono correzioni del sovrasterzo in uscita. Rispetto allo scorso anno ho potuto notare un comportamento leggermente peggiore da parte di Haas e Force India, meno pulite nel tenere la traiettoria. McLaren, quando riesce a girare, non mostra un brutto comportamento, ma è difficile giudicare la prestazione dal momento in cui si apre il gas, visto il deficit della PU. Stesso discorso per Renault, che probabilmente non ha una performance troppo lontana rispetto al gruppetto di coloro che combatteranno in Q2, ma sicuramente il team di Enstone non ha realizzato una vettura che possa permettere di raggiungere l’ambizioso obiettivo di essere fra i primi cinque nel campionato costruttori. A proposito del team della losanga, non è sicuramente un vantaggio dover dividere le giornate di test fra Hulkenberg e Palmer, perché se il primo assicura una guida precisa e dà indicazioni valide ai tecnici, il secondo è troppo incostante, incline a piccole sbavature che però in queste fasi di test devono essere evitate per permettere al team di avere riscontri certi ed affidabili, così da far progredire la macchina. Anche per quanto riguarda il tratto di curva 4 è necessario ribadire che Ferrari riesce a tenere una certa prestazione in pista anche con mescole più dure, con continuità, senza incertezze da parte dei piloti, mentre tutti gli altri sono sicuramente più al limite per riuscire a percorrere certe traiettorie, prova ne è anche il leggero lungo nella ghiaia di Hamilton nella mattinata di venerdì.

Curva 5: questo tratto è tutto sommato lento, quindi in ingresso ed a centro curva le differenze non sono troppo marcate. La prestazione in questa discesa verso sinistra si ottiene principalmente in uscita, lanciandosi verso la sequenza di curve 7-8, precedute dalla 6, che viene affrontata come un rettilineo (non solo da questo anno). In trazione il comportamento migliore è come sempre mostrato dai tre top team, senza differenze fra di loro, con tutti i tipi di mescola. A partire da Toro Rosso, si vedono leggere incertezze in fase di apertura del gas, che aumentano nel caso di Williams, Force India e Haas, fino ad arrivare a Renault e Sauber. McLaren è un caso a parte, non soffre molto in trazione generalmente, ma bisogna sempre tenere in considerazione la poca prestazione della PU. A conferma della fiducia trasmessa dalla SF70H ai piloti, il sorpasso di Vettel su Massa nella simulazione di gara del giovedì pomeriggio, con una staccata davvero estrema all’interno, senza allargare troppo la traiettoria, e senza collaborazione da parte del pilota Williams, che anzi stava tenendo dietro il ferrarista da diversi giri.

Curva 7-8: in questa sequenza si nota la tendenza al sottosterzo, quando le vetture affrontano la prima piega a sinistra, e la stabilità del retrotreno in fase di uscita dalla seconda verso destra, ma anche la capacità delle sospensioni di assorbire le sollecitazioni provenienti dal cordolo esterno in fase di accelerazione. Anche in questa sezione Ferrari, Mercedes e Red Bull hanno la maggior capacità di inserirsi in curva e di aprire il gas in modo stabile; ciò che caratterizza queste tre vetture è anche però la capacità del sistema sospensivo di copiare le asperità del cordolo esterno, che garantisce una certa facilità nel mantenere una linea più interna e quindi permette di accelerare con lo sterzo diritto, in modo da non dover fare correzioni. Fra i team del secondo gruppo le più difficili sono sembrate Williams e Force India, mentre ancora una volta Toro Rosso si dimostra facile da portare al limite, sia in ingresso della curva 7, sia nella salita che porta alla curva 9. McLaren, Renault e Sauber sono complicate da gestire, segno, anche per il team di Woking, che la tanto esaltata bontà della parte meccanica è probabilmente non così reale. Stupiscono in questo tratto alcune incertezze di troppo da parte della Mercedes, soprattutto nell’ultima giornata di test, quando gli assetti dovrebbero essere ormai ottimizzati.

Curva 9: questa piega a destra in salita esalta le nuove vetture 2017, davvero stabili e con velocità di percorrenza elevatissime. La differenza maggiore si vede nell’approccio a centro curva, dove i migliori riescono a restare all’interno, con un’uscita non troppo larga, in modo da evitare sia le instabilità provenienti dalle vibrazioni dovute al cordolo, sia la mancanza di grip che si ha salendo con le gomme esterne sul tappeto sintetico. I team che riescono a seguire linee più strette, pur con elevata velocità di percorrenza, sono sicuramente Ferrari, Mercedes e Red Bull, ma in questa cerchia deve essere assolutamente aggiunta Toro Rosso, che riesce addirittura ad avere in questo tratto un comportamento migliore della sorella maggiore, con una traiettoria percorsa a velocità elevata, ma meno rotonda, più interna e quindi con minor instabilità del posteriore in uscita. Anche Williams ha un comportamento discreto, ma non riesce a tenere il passo delle migliori. Force India e Haas, che in curve precedenti mostravano maggiori difficoltà, hanno una stabilità sicuramente in linea con il team di Grove. McLaren sembra avere una prestazione aerodinamica discreta, come del resto viene mostrato nelle prime tre curve del tracciato, ma dall’esterno la sensazione è sempre quella di avere poca velocità, seppur accompagnata da una buona stabilità nella percorrenza e in uscita di curva. Renault e Sauber riuniscono tutti i difetti delle altre vetture, sono lente ed anche instabili, con qualsiasi mescola usata.

Terzo settore: dalla 10 alla 16 si entra in un tratto tutto in sequenza, dove l’uscita di una curva influenza l’ingresso della successiva. Questo era il tratto dove nel 2016 Mercedes faceva vedere tutta la sua forza, con una trazione impressionante, specialmente in curva 12. C’è da dire che in generale, con l’adozione delle gomme larghe, i problemi dei team sono mascherati, e le differenze fra le vetture sono meno marcate che nel 2016. Anche in questo tratto, Ferrari mostra la miglior guidabilità, con una supremazia intaccata solo da Mercedes proprio in uscita dalla 12; la PU di Stoccarda garantisce anche in questa zona una miglior guidabilità, che permette ai piloti di tenere linee più strette a centro curva, accelerando con lo sterzo non ancora dritto. I piloti Ferrari sono invece costretti a percorrere una traiettoria leggermente più larga, così da sfruttare al meglio la coppia del propulsore di Maranello. Nonostante questo svantaggio, complessivamente sembra comunque che si abbia una condizione di parità fra i due team, con la differenza che il comportamento stabile e ripetibile della monoposto del cavallino è raggiunto anche con mescole medie, mentre Mercedes soffre maggiormente con questo pneumatico meno prestazionale. In particolare si nota che in uscita la Freccia d’Argento deve allargare maggiormente la traiettoria, sfruttando al massimo l’ampiezza della pista, mentre al contrario Vettel e Raikkonen riescono a stare più stretti, senza sfruttare il cordolo. A tal proposito, sembrano non fuori luogo le affermazioni del pilota finlandese, quando afferma che sicuramente i tempi sul giro sarebbero potuti essere più bassi. Anche la trazione in curva 10 è migliore da parte di Ferrari, con un comportamento veramente costante, così come nel cambio di direzione fra la 11 e la 12. Mercedes ha mostrato di aver raggiunto comunque un ottimo livello, ma la costanza nel percorrere sempre le stesse linee, che invece era una prerogativa nel 2016, non si è ripetuta in questi test, con Hamilton che a fine giornata di venerdì continuava a compiere errori sia in frenata della 10, sia in accelerazione, soffrendo inoltre di sottosterzo nell’ingresso della 12, specialmente con la mescola media. RB mostra la solita ottima trazione, anche se in complesso potrebbe essere penalizzante anche in questo caso la mancanza di cavalli della PU; a differenza della sorella maggiore, Toro Rosso è costretta a tenere una traiettoria più larga a centro curva, nello stile Ferrari, ma con propulsore inferiore, a dimostrazione che comunque in fase di trazione RB resta probabilmente il punto di riferimento per tutto il circus, a livello telaistico e sospensivo. Williams, soprattutto nelle mani di Stroll, mostra una certa tendenza al sottosterzo a centro curva, accompagnata da un avantreno nervoso nel cambio di direzione fra la curva 11 e la 12. Simile alla monoposto con livrea Martini è anche la prestazione di Force India e Haas, con il team americano che forse soffre un po’ meno di sottosterzo a centro curva. Sicuramente il paragone fra questa vettura e la monoposto di Maranello in questa sezione mostra l’ottimo lavoro svolto dai tecnici Ferrari sulla meccanica al servizio della trazione, a parità di PU. McLaren, Renault e Sauber sembrano rimaste alle difficoltà del 2016, unici team per i quali le gomme larghe non nascondono, almeno visivamente, le differenze dai top team in uscita di curva. Non sono riuscito ad osservare la parte finale del terzo settore, costituita dalla chicane e dalla successiva piega a destra, da una posizione sufficientemente vicina da permettermi di esprimere giudizi dettagliati (come ho detto, due giorni sono davvero pochi!), ma immagino che le prestazioni siano le stesse delle tre curve precedenti, vista la somiglianza delle caratteristiche di questi tratti conclusivi del giro di pista. In complesso, anche nella sezione finale del circuito Ferrari è sembrata la vettura più costante e guidabile, capace di fornire ai piloti un ottima prestazione, notevole soprattutto con mescola media, con la quale Vettel e Raikkonen riuscivano a seguire le stesse linee percorse con i compound più teneri; differentemente, gli altri piloti in pista soffrivano di sottosterzo e di sovrasterzo con gli pneumatici a banda bianca, Mercedes inclusa, che seppur con una ottima erogazione, non sembrava riuscire a garantire lo stesso spunto in uscita di curva.

In conclusione, non sono stupito dagli addetti ai lavori che indicano Ferrari come la miglior macchina in pista, non mi sembrano fuori luogo le affermazioni secondo le quali la monoposto di Maranello viaggi su due binari; effettivamente è la vettura che ha mostrato il miglior comportamento in tutti i tratti della pista, eccellendo in trazione, percorrenza curva, nei cambi di direzione, ma soprattutto è risultata davvero facile da guidare e portare al limite. Mercedes è comunque un’ottima vettura, mi ha stupito però l’incapacità di trovare un setup perfetto fino alla fine del test; viene da pensare che soprattutto con Hamilton, il team abbia cercato di provare assetti leggermente diversi per verificare il comportamento della W08EQ. Sicuramente il livello finora raggiunto non è lo stesso dello scorso anno, prova ne è il fatto di aver girato in modo molto meno costante, come se dovessero effettuare continue modifiche al setup; a differenza del 2016, inoltre, i compound più morbidi sono stati utilizzati in modo molto più assiduo, come se il team volesse avere la sicurezza della prestazione degli pneumatici per lavorare sull’assetto. La terza fra i top è sicuramente la Red Bull, che purtroppo soffre l’inferiorità della PU Renault. Lascia ben sperare Toro Rosso, che, a differenza dello scorso anno, potrà sfruttare gli step evolutivi della PU, senza vedere la propria prestazione tarpata dalla mancanza di potenza di un propulsore vecchio di un anno. Il gruppo centrale vede una lotta fra diversi team e se Force India confermerà la proverbiale capacità di sviluppo durante la stagione potrà emergere fra gli altri. In coda, sicuramente deludente Renault; Sauber sembra in una stagione di transizione, in attesa della collaborazione con Honda nel 2018; la vettura sembra realizzata solo per partecipare alla stagione e mantenere il diritto ai premi FOM, anche considerando che a livello propulsivo sarà nella stessa situazione della Toro Rosso nel 2016. McLaren è abbastanza indecifrabile, quando riesce a scendere in pista ha un comportamento discreto, ma sicuramente l’impossibilità di provare continuativamente non aiuta nel far progredire la monoposto. Rimane l’incognita affidabilità anche in ottica Melbourne, perché attualmente la PU Honda non è certamente in grado di percorrere la distanza di gara.

Discorso pneumatici: come avevo già accennato in precedenza, Pirelli prevede un degrado prestazionale di circa 1 secondo ogni dieci giri, con la gomma soft che dovrebbe essere in grado di percorrere circa 45 tornate del Montmelò, in condizioni di gara. Data la costanza nel comportamento delle gomme che si è potuta osservare in questi test, pare che le previsioni fossero giuste. Il tempo della pole position previsto per il GP di Spagna è di 1.17 basso, per cui è chiaro che nessuno, sviluppi futuri a parte, stesse spingendo al massimo in questi otto giorni di prove collettive, nemmeno quando sono state usate le mescole US.

Come lo scorso anno, in chiusura, segue una ipotetica griglia di partenza in vista della prima corsa iridata stagionale:

 

 

1a fila

Ferrari

Mercedes

 

 

2a fila

Red Bull

Toro Rosso

 

 

3a fila

Williams

Force India

 

 

4a fila

Haas

McLaren

 

 

5a fila

Renault

Sauber

 

 

Sui pronostici per il mondiale piloti e costruttori adotto lo stile Ferrari, silenzio stampa. Credo però che sarà un campionato molto più divertente di quello che è andato in scena nel 2016. Buona stagione 2017 Ringers!

 

 

 

 

#keepfightingmichael

Life is racing, all the rest is waiting