SCONTRO TRA TITANI – JEREZ GP

Lo aspettavamo da anni, il duello tra Campioni del Mondo della MotoGP. Uno di quelli veri, acerrimi che piace alla stampa ed ai Tifosi. Uno di quelli che divide, perché ci eravamo rotti le palle di questo finto perbenismo che aleggiava. Questo è il Motorsport, duro e puro. Vince Bagnaia, sconfitto Marc Marquez ma a perdere oggi è soltanto Jorge Martin.

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L’ha vinta Bagnaia, nel modo più duro possibile. Lascia una bella impronta della sua gomma anteriore sulla tuta di Marquez, per poco non lo tira giù. Voleva la vittoria a tutti i costi, doveva vincere per certificare il suo status quo, quello di Campione del Mondo in carica. Serviva Marc Marquez per farlo, con buona pace di Quartararo o Martin. Marc Marquez, colui che ha fatto ritirare malamente gente come Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, è il giusto compenso per ogni Pilota che vuole rivendicare il ruolo di CAMPIONE. È stato cosi per tutti nel corso della storia, i grandissimi hanno sempre battuto i grandissimi.

Si ritorna finalmente in Europa, è qui infatti che comincia davvero il Mondiale come si suol dire.

Nelle prove, condizionate dalla pioggia, svetta incredibilmente Marc Marquez sulla GP23 di Gresini. Buona sensazioni anche per Martin e Bagnaia, nonché il giovanotto Pedro Acosta. Le qualifiche vengono svolte in condizioni davvero difficili con asfalto in parte asciutto ed in parte bagnato. In particolare la curva 5 presenta un evidente problema con l’acqua che scende dalla collinetta e risale direttamente in pista.

MARC MARQUEZ IN POLE!

Ritorna in pole position Marquez, davanti a Bezzecchi e Martin. È la pole numero 93 in carriera, la numero 65 in MotoGP. Ma la cosa più strabiliante è che ha girato completamente da solo. Ricordate cosa dicevano del “Marquez succhia scia” gli scorsi anni!? Oggi stanno zitti, in evidente imbarazzo.

GARA SPRINT

La Sprint Race inizia subito in maniera molto convulsa, con Brad Binder a prendersi la parte del cattivo. Prima entra durissimo su Marc Marquez, facendogli perdere alcune posizioni e poi entra ancora più duro con un sorpasso spettacolare sul Bagnaia e Bezzecchi.

Il sorpasso di Binder su Bagnaia, che si ritrova tra il Sudafricano e Bezzecchi. Cadrà Bagnaia. Foto realizzata da Fabio Marzo.

È un incidente di gara, ma ultimamente ci si ritrova sempre Bagnaia. E puntualmente cade. Sono troppi i punti di distacco da Jorge Martin, adesso i rivali ci sono eccome, non è più soltanto Quartararo con la R1 a carburatori… Ci si aspetta una bella ripresa in gara domenica. È una Sprint condizionata dalle cadute, soprattutto da una direzione gara che non ha il coraggio di fermarla. In curva 5 nello stesso istante cadono ben 3 Piloti, sarebbe da immediata bandiera rossa ma invece si continua. 

C’è da chiedersi come mai non sia stata esposta subito, con immediatezza visto che nessuno aveva contezza di cosa stesse accadendo. In realtà i Marshall erano a conoscenza del problema, già prima della gara e quindi hanno ritenuto non intervenire. Risultato cadono in troppi, cade anche Marc Marquez che dominava la Sprint, davanti a Martin ed Acosta. Al traguardo arriva per primo Jorge Martin davanti ad Acosta e Quartararo, con il francese che verrà poi retrocesso in P5 per la pressione degli pneumatici bassa. Sul podio sale un immenso Daniel Pedrosa. Marc Marquez si classica in P6 e racimola qualche punto su Bagnaia e Bastianini, entrambi caduti nella Sprint.

GARA

Partenza clamorosa di Pecco Bagnaia che regala uno dei sorpassi più belli degli ultimi anni, staccando all’esterno e sorpassando ben due Piloti. Gara tiratissima sin dall’inizio con i valori in campo ben definito, Martin, Bagnaia e Marquez ne hanno decisamente più degli altri.

Il colpo di scena arriva quando Jorge Martin si stende mentre era al comando, lasciando via libera a Bagnaia. Marquez a questo punto supera facilmente Bezzecchi e si porta all’inseguimento di Pecco. Ci regalano 5 giri finali davvero mozzafiato, con Marquez che per ben due volte attacca Pecco e quest’ultimo risponde tirandogli una maratona carenata lasciandogli i segni sulla curva e scappando via al penultimo giro con un 37.4 fenomenale. Vince una gara pazzesca, probabilmente la più bella della sua carriera e guadagna 25 punti su Martin portandosi a meno 17.

Marc Marquez con i 20 punti guadagnati oggi è a soli 32 punti dalla vetta. Ha sicuramente perso la battaglia ma potrebbe aver messo nel mirino l’intera guerra.

Il Resto del Mondo? Poca roba contro quei tre. Alex Marquez chiude ai piedi del podio davanti a Bastianini, Binder e Diggiannantonio, con Oliveira in P8 davanti a Vinales e Acosta a chiudere la Top10. Delusione sia per Maverick che per Pedro Acosta, suo quali le aspettative erano alte viste i recenti risultati. Da segnalare gli strike di Zarco su Aleix Espargaro e di Morbidelli su Miller. Ricordiamocene quando parleranno dei soliti noti, anche per Zarco è lo stesso che quasi decapitava Rossi in Austria…

Classifica Mondiale

Appuntamento tra due settimane a LeMans!

 

Immagine di copertina gentilmente concessa da Fabio Marzo.

Francky

LE NON PAGELLE DI CINA 2024

Dopo ben quattro anni di buio, causa pandemia e problemi annessi, si torna a correre sul circuito di Shanghai. Circuito che, in tutta onestà, ritengo tra i migliori di quelli disegnati da Tilke, insieme a Sepang e Austin (e forse Turchia). Di Sepang condivide il difficile turacciolo dopo la partenza di cui viene estremizzata l’andata-e-ritorno e per il quale i piloti hanno ampia varietà di scelta sull’impostazione delle traiettorie. Di tanta varietà s’è trovata traccia nella immonda gara Sprint in cui la coperta corta (entro largo/esco veloce contro entro stretto/ti sorpasso e poi vediamo) unita all’asfalto reso scivoloso dalla pioggia della mattinata ha reso abbastanza divertente ciò che per sua natura non lo è affatto. Infatti immonda, la sprint, non lo è stata nel suo svolgimento quanto per il fatto d’esser tale. Come mio costume non la commento e vado alla gara vera.

Gara vera, sì, ma che purtroppo non ha dato alcuna emozione degna di nota, fatta eccezione per l’ottimo secondo posto di Norris. Già dalle qualifiche (quelle vere!) si era capito che RBR non avrebbe avuto alcun problema a gestire la gara – il tempo monstre di Verstappen, non lasciava presagire nulla di buono in questo senso. Il degrado gomme, come già in Giappone, si è dimostrato leggermente più intenso di quanto preventivato ma stavolta le scuderie erano abbastanza preparate e hanno gestito senza sorprese lo svolgimento della gara.

Non si sono viste, quindi, situazioni tecniche o tattiche d’interesse e la gara, nel suo piatto svolgimento strategico è stata di quelle che non passeranno certo agli annali.

Rilevo l’ennesima titubanza della direzione gara a imporre la Safety Car in occasione della rottura del motore di Bottas al 21° giro. Il prode finnico, in odore di punti viste le ottime performance mostrate dalla Sauber nelle due qualifiche, è costretto a parcheggiare la sua vettura all’esterno di curva 11, alla fine di un breve rettilineo. La posizione è senza alcun dubbio pericolosa ma la direzione gara non fa nulla. Il povero Valtteri viene inquadrato mentre, in piedi di fianco alla macchina e con la gara nel vivo, tenta di inserire la folle. Un paio di giri così e finalmente la direzione gara decide quantomeno di mettere la VSC. Alcuni piloti ne approfittano per un pit che sarebbe potuto essere vantaggioso per la loro strategia ma tutto viene vanificato dalla successiva indicazione a Maylander di uscire. Insomma, un bel pasticcio perché prima lasciano una situazione di oggettivo pericolo per due giri e poi fanno il fritto misto di mettere VSC e SC a breve distanza. Tutti scontenti. Sarà anche considerazione del senno del poi ma dopo anni e anni di esperienze in tal senso, una volta deciso che situazioni di pericolo di tal guisa non vanno tollerate, diventa inspiegabile non aver imposto SC immediatamente perché qualunque commissario, anche minimamente esperto, deve sapere che una vettura parcheggiata nella via di fuga esterna dopo un rettilineo è sommamente pericolosa: se un altro pilota avesse perso il controllo in uscita dalla 11 si sarebbe trovato la vettura di Bottas (e Bottas stesso!) in rotta di collisione. Il pasticcio, dal momento della fermata di Bottas alla ripartenza, dura ben 7 giri. Inammissibile!

In questo contesto vien difficile giudicare il comportamento dei piloti ma ci proviamo, magari con un po’ più di sintesi e meno fantasia (quantomeno presunta) del solito.

 

VERSTAPPEN

Siamo alle solite, con Max irraggiungibile per chiunque, autore di un percorso netto tra qualifiche e gara che ormai non fa più notizia. L’unica variante rispetto al Giappone è che rimette a distanza siderale Perez che nella terra del Sol Levante era riuscito a stargli alle calcagna sia in prova che in gara. Null’altro da dire.

NORRIS

Il pilota più convincente, dietro all’ormai ingiudicabile Max, del week end è Landino nostro che sfodera una prestazione eccellente. Il secondo posto, favorito (ma non troppo) dal sabba dei pit stop iniziali e unico, insieme a Leclerc, a trarre vantaggio dal pasticcio della SC causata da Bottas, è il giusto premio per la consistenza che ha mostrato in gara: ritmo notevole, nessun tentennamento, nessun errore e strategia eseguita alla perfezione. Va detto che questo GP non era di quelli in cui avrebbe potuto patire un qualche tipo di pressione: Max era abbondantemente fuori portata, le Ferrari troppo indietro e Perez è tornato in versione “scaldo-la-sedia”. Sicché non mi pronuncio oltre sulle sue prospettive future: troppe volte ha deluso in passato. Va comunque rilevato che il 4 a 1 (tra qualifiche e gare) rifilato alla promessa con cui condivide i box comincia a essere interessante.

PEREZ

Delusione, per quanto relativa, ma pur sempre delusione. La RBR 20 (anzi, 20.1 dopo gli upgrade del Giappone) in questa fase del campionato è abbondantemente avanti a tutti e non cogliere doppietta è un risultato di cui Checo non può andare fierissimo. Parte relativamente male e si fa uccellare da Alonso nel turacciolo e, soprattutto, non riesce a sopravanzarlo subito ma solo dopo 5 giri (gran sorpasso, by the way). Ciò gli azzoppa ogni velleità di contendere per la vittoria e poi la SC l’ha un po’ penalizzato. Tuttavia, avrebbe tranquillamente avuto tutto il tempo del mondo per recuperare se fosse riuscito a rendere con lo stesso ritmo che ha mostrato Verstappen, là davanti. Piatto.

LECLERC

Probabilmente rincuorato dal bello quanto sagace sorpasso rifilato nel turacciolo al suo compagno di squadra nella immonda Sprint, il prode monegasco si mette in mostra la domenica con una gara solida e intelligente. Non soddisfa, ancora una volta, nelle qualifiche dove mette dietro il suo compagno di squadra ma di soli pochi millesimi e comunque con ben poca soddisfazione perché si ritrova a ben 6 decimi dalla pole di Max. La partenza non è eccezionale ma recupera già nel giro sull’ottimo Hulk e con un po’ più di fatica su Russell con un bel sorpasso al settimo giro. La gara poi prosegue con discreto ritmo con l’ottima scelta tattica di prolungare lo stint, premiata, come per Norris, dalla SC sfruttata a dovere. Nel resto della gara non ha particolari acuti. Deve cedere al ritorno di Perez e niente altro. I punti arrivano, la gara è solida, ma le ambizioni sono altre. Staremo a vedere a Miami, dove l’anno scorso, non aveva per nulla brillato, se gli aggiornamenti (ce ne saranno alcuni prima del major upgrade di Imola, pare) gli consentiranno di osare un po’ di più.

SAINZ

Non ho visto un Sainz particolarmente in palla questo week end. Dopo due GP eccellenti ritorna, si fa per dire, tra i ranghi accontentandosi di quanto lo svolgimento della gara gli ha consentito. Null’altro da dire.

RUSSELL

Combattivo, Giorgino, lo è stato e non poco: dopo la performance del suo team mate nella garetta non poteva esimersi. E infatti suona la quinta, nel senso che per la quinta volta in gara (quella vera) sta davanti ad Hamilton. L’eccellente scatto allo spegnimento dei semafori gli consente di stare là davanti il tempo che basta per provare a dir la sua. Si vede, però, che questa Mercedes non è per nulla in palla. È rimasto per diversi giri dietro a Piastri senza riuscire ad aver mai la possibilità di attaccarlo. Si è visto plasticamente in occasione del sorpasso subito da Leclerc: invece di usarlo come fionda per poi andare oltre Piastri non riesce a reggere il ritmo, cede ed è poi costretto ai box per un cambio gomme anticipato. Con queste premesse il 6° posto è stato quasi un miracolo.

ALONSO

Così come in Giappone, il fabuloso asturiano decide per una gara aggressiva, con scelte strategiche improntate a gestire una vettura che, evidentemente, sente più guidabile con gomme più morbide. In qualifica è strepitoso terzo (primo degli “altri”) e in gara, sin dalla partenza, il suo animus pugnandi si fa intenso. Lo scatto allo spegnimento dei semafori è talmente formidabile che oltre a consentirgli di sfilare rapidamente Perez lo porta ad affiancare l’altrimenti intoccabile Max. Per qualche decimo di secondo lo vediamo indeciso se forzare l’attacco all’esterno del turacciolo ma poi desiste, consapevole evidentemente che se anche gli fosse riuscito di metter le ruote davanti sarebbe uscito troppo lento e avrebbe rischiato di perdere anche il secondo posto. Decide così di accodarsi a Max e con una chiusura da antologia impedisce il sorpasso di Perez nel rettilineo successivo. Resiste poi per alcuni giri prima di cedere la posizione a Checo e a quel punto la gioca di strategia che, come detto poc’anzi, è su ben tre cambi: pochi giri sulle bianche e poi rosse e poi gialle in un finale in cui, dopo il suo ultimo pit, si diverte a superare come birilli ben quattro vetture girando due secondi più veloce di tutti. Persino più veloce di Max a cui sottrae il punto per il fastest lap. A quasi 43 anni stupisce ancora una volta.

PIASTRI

Deludente un po’ come Perez. Con un compagno di squadra che tira fuori una gara di quel livello ti aspetti che anche lui possa andare alla grande. Invece, oltre alla ennesima delusione in qualifica, già dopo due giri il suo ritmo è di quasi mezzo secondo più lento di quello di Lando. In tal modo si spezza il trenino DRS che c’era dietro ad Alonso e consente il recupero delle Ferrari. Dopo lo splendido 2023 ci aspettavamo un 2024 di conferme da parte di Oscar che però, almeno per il momento, non sta arrivando. Ci sono così tante gare che avrà certamente la possibilità di rifarsi ma dovrà stare attento perché a questi livelli la fiducia e la confianza sono di vitale importanza e non deve lasciar “scappare” Lando per non dare, infine, l’impressione che il 2023 sia stato più un anno negativo di Lando che non un suo anno positivo. Staremo a vedere.

HAMILTON

Maluccio assai, l’eptacampeao. La topica presa in qualifica, fuori malamente in Q1 e diciottesimo posto in griglia, sono la negativissima premessa per una gara che non dà grandi soddisfazioni al nostro. L’approdo nei punti, infatti, è più frutto di circostanze contingenti che di un convincente ritmo. Questo è di almeno (almeno!) un secondo e mezzo più lento rispetto ai primi. Si vede sin dalla partenza che non è in palla: l’arcigno Magnussen ne fa un sol boccone. Viaggia mestamente in penultima posizione ma riesce a sfruttare bene l’undercut al 9° giro. La SC gli complica le cose e alla ripartenza è assai indietro. I pasticci fatti là davanti gli consentono poi di guadagnare qualche posizione e per sua fortuna tra lui e i punti si ritrova il solo ostacolo di Ocon sulla certamente non irresistibile Alpine di questa stagione. Arriva, poi, l’unico lampo da campione della sua gara: il sorpasso su Hulk al 40° giro è da antologia. Tuttavia, proprio perché così sofferto e con un pilota/vettura che dovrebbe essere di seconda fascia non c’è di che essere grandemente entusiasti. Quindi? Male? Già.

HULKENBERG

Ancora una volta strepitoso in qualifica, come ci ha abituati spesso dal suo ritorno in F1, il buon Hulk decide di fare una partenza ancora più strabiliante e in poche curve dopo lo spegnimento dei semafori si mette dietro entrambe le Ferrari grazie all’aver indovinato che quello di Russell era il “binario” buono. Non può nulla sul loro immediato ritorno e decide di andare di strategia. Forse un po’ troppo, a mio modesto parere perché la povertà del ritmo di chi gli stava dietro non era tale da impensierirlo. Con un po’ di coraggio in più (leggi: strategia più aggressiva) avrebbe potuto stare agevolmente davanti all’incerto Hamilton di Shanghai che proprio contro di lui ha deciso di far vedere l’unico lampo della sua gara. Ma buon per lui: visto che l’obiettivo sono i punti, quanti che siano, meglio non rischiare e portare a casa il risultato da pacche sulle spalle. Bravo.

NOTE DI MERITO

In questo week end non si è visto molto nelle posizioni di rincalzo. Solo pasticci. Il solo Ricciardo sembrava poter ambire alla menzione in questa parte della rubrica ma il ridicolo tamponamento di Stroll gli ha impedito di mostrarci cosa avrebbe potuto ottenere. Per un po’ ho tentennato su Ocon: l’essere ad un passo dalla zona punti con il catorcio che si ritrova sotto il sedile dovrebbe essere un gran merito. Tuttavia, anche per lui, la posizione è mero esito di circostanze (pasticci, strategie errate, rotture) che non di una sua particolare affermazione virtuosa. Quindi, a questo giro, nessuna nota di merito.

NOTE DI DEMERITO

Tsunoda, Stroll, Sargeant sono a vario titolo e per vari motivi i peggiori del week end. Ma c’è da dire che anche Albon, insolitamente remissivo, e Zhou, che avrebbe dovuto far molto di più, hanno sottoperformato. Peccato per il cinese: la commovente scena del dopo gara (gli è stata regalata una insolita passerella) sarebbe stata molto più intensa se avesse conquistato dei punti come era nelle sue possibilità. Ho letto di un po’ di mini-polemiche al riguardo ma non ne vedo il motivo. Al di là dell’inevitabile considerazione sull’entusiasmare il pubblico di casa (non è che in Messico, tanto per fare un esempio, siano stati da meno con Checo e in Olanda non ne parliamo) ha mostrato un lato finalmente poco “robotico” di questi piloti. Vedere Zhou preso dalla commozione in quel frangente mi ha fatto tirare un sospiro di sollievo: c’è ancora qualcosa di bello, proprio là, in fondo al muscolo cardiaco dei nostri eroi. Prendiamone atto, per una volta.

Alla prossima!

 

 

BASTIAN CONTRARIO: L’ACQUA CHE BOLLE

Il GP cinese di domenica scorsa, indipendentemente dal risultato scontato, ha dato fin troppi spunti per non poterne parlare, tant’è vero che, osservando gli eventi che si accavallavano, mi sembrava di vedere l’acqua che bolle in pentola e, infatti, mi sono chiesto cosa bollisse in quel bel pentolone che si chiama carrozzone della F1. Di sicuro l’acqua non bolle per Verstappen, il quale lentamente si sta avviando a conquistare il suo quarto scontato mondiale di fila, in perfetto Vettel style e, caso mai questa situazione fosse durata oltre il 2025, di sicuro avrebbe raggiunto Hamilton in carrozza e, comunque, non è affatto detto che non ci riesca anche con il nuovo regolamento… sigh. Per lui è tutta discesa e anche se il suo mentore Helmut Marko, con la faccia tosta che lo contraddistingue, percula il mondo dicendo che questo del 2024 non è un dominio perché è un mondiale tirato, penso che ci perdonerà se non siamo d’accordo con lui. Perché se da un lato dice bene che questo non è un domino, dall’altro il sottoscritto afferma che questo è un assolo dell’olandese, che è anche peggio. Su una pista viscida ed insidiosa, letteralmente parlando, visto che gli organizzatori hanno avuto la brillante idea di versare bitume sull’asfalto per renderlo più consistente e guardabile (o dovrei dire guidabile?), dato che non si correva lì da cinque anni (dalle parti mie si chiama “pezza a colori”), senza contare di omettere di comunicarlo anche a Pirelli (l’espressione di Mario Isola era tutta un programma!), mentre gli altri cercavano di capire su quali assetti era meglio puntare l’olandese, tra un prato e l’altro che prendeva fuoco sotto la pioggia (i classici fenomeni dell’autocombustione dati dalle scintille delle monoposto… non mi dite che non lo avete mai visto?), andava a vincere quella miseria che si chiama Sprint Race prima e GP dopo, senza particolari problemi se non quelli di capire come far divertire il pubblico sopra le tribune. Eppure se questo è il suo momento, come Lewis e Seb prima di lui, qualcosa mi dice che presto l’acqua nella pentola andrà in ebollizione anche per lui. A fine 2025, cioè dopo che con molta probabilità avrà vinto il suo quinto titolo consecutivo, la musica presumibilmente dovrà cambiare ed egli, con il suo entourage, dovrà decidere di “che morte dovrà morire”. Scrivo questo perché le stilettate tra il suo boss Horner e Wolff (altro che acqua in ebollizione!) non si risparmiano, anzi, ormai hanno anche gettato i guantoni.

Il boss Mercedes è sempre più insofferente a riguardo del futuro pilota che dovrà mettere al posto di Hamilton (bella dimostrazione d’affetto per Russell tra l’altro… del resto l’affetto in F1 sta come il sentimento esistente tra un cliente e la sua meretrice che paga) e, ormai, nemmeno si nasconde più a riguardo del fatto di volere in sella proprio il campione olandese, il che stride non poco sia perché evidentemente il “poro” Russell non è considerato il cavallo su cui puntare e sia perché bisogna sempre capire, ammesso e non concesso che Max arrivi in Mercedes, che fine debba fare Kimi Antonelli il quale, in squadra con l’asso olandese, verrebbe letteralmente stritolato. Allora mi chiedo cosa bolle in pentola Toto? Cosa stai preparando? Nel frattempo che Wolff mi risponda, ci pensa Horner a farlo, a Toto si capisce e pure per le rime dicendo che “Max ha un contratto fino al 2028 (Horner lo sa quanto vale un contratto in F1, sì? Secondo me lo sa, solo che non può dire altrimenti) e che nel frattempo Wolff si preoccupi dei problemi che tiene in casa sua, visto che è indietro persino ai suoi team clienti”… alè! Non c’è che dire, proprio un gran bel pentolone che bolle. Sono sicuro che lo stesso Horner è consapevole che il suo campione (di certo non pupillo, viste le vicissitudini che sta avendo col padre il quale a sua volta è “molto assente” durante i weekend di gara) potrebbe salutare baracca e burattini e di certo questo non avverrà prima del 2026. Per quale motivo Max dovrebbe andare via anticipatamente e regalare un mondiale su un piatto d’argento al suo eventuale sostituto? Perché tanto, fino all’anno prossimo, la storia che stiamo vedendo ora non farà altro che ripetersi e se qualcuno si illude che con l’arrivo di Hamilton in Ferrari le cose cambieranno radicalmente si sbaglia di grosso. La potenziale futura destinazione di Verstappen, quella più logica, è quella di andare in Aston Martin solo quando sua maestà Alonso (che partenza domenica scorsa… solo lui può!) avrà deciso di appendere il casco al chiodo e, fino al 2028, di cose ne succederanno, senza contare che questo al momento più che fantamercato è fantascienza.

A proposito di Hamilton, sempre il buon Toto tra le sue tante esternazioni, ha anche detto che vede il suo campione “insolitamente felice” nonostante l’attuale situazione nella quale versa la sua attuale squadra: “sarà perché sa che deve andare in Ferrari” ha chiosato il boss. Cosa bolle in pentola lo sa solo sir Lewis, di sicuro il campione inglese sta contando i giorni per poter lasciare il carrozzone dei crucchi, che tanto gli ha dato e dal quale ha succhiato più che poteva, per poter ritornare finalmente su una monoposto competitiva per poter lottare per le posizioni che gli competono, anziché rimontare dalle ultime posizioni per un misero nono posto. Nel frattempo che Hamilton arranca nelle ultime posizioni, il suo futuro compagno di acqua che bolle non se ne fa mancare. Finalmente il buon Charles ha alzato la testa (per non dire altro) e si è messo di traverso al suo compagno. Con questo voglio precisare (l’equivoco è sempre dietro l’angolo) che non è che ciò che è successo in gara domenica scorsa mi fa piacere, in quanto detesto il compagno, semplicemente voglio sottolineare che poiché è lui il futuro della squadra è giusto che si faccia sentire. Sebbene quello a cui abbiamo assistito è la classica guerra tra poveri, è anche vero che Sainz (il quale come già detto in passato non ha più nulla da perdere), nella Sprint Race c’è andato giù duro e, giustamente, il compagno gli ha restituito il favore senza tanti complimenti nella gara alla domenica. Certo, Russell e Hulkenberg hanno ringraziato per l’inatteso regalo eppure, da che mondo è mondo, il primo avversario con il quale ti devi scannare e che devi sconfiggere è quello che condivide il tuo box, quindi è stato giusto ciò che ho visto in pista. Certo è che è stata meno bella la prestazione della SF24 e della squadra come andamento generale in gara: il GP cinese è stata la prima vera battuta d’arresto di questa solida Ferrari che abbiamo visto sino ad ora e che, comunque, rimane seconda forza del mondiale. Allo stato attuale non vedo particolari segnali d’allarmi, dato che in Giappone la Ferrari doveva andare male e McLaren (è con loro che ci giocheremo il secondo posto nel mondiale marche) bene ed invece è stato tutto il contrario… esattamente com’è successo domenica scorsa anche se a parti invertite. Come già detto dagli amici di Form1a.uno, in Cina, la McLaren ha sovraperformato e Ferrari l’esatto opposto: sottoperformato. Più che una questione di piste congeniali è una questione di situazioni ambientali (freddo, vento… bitume) e, sarà un caso, quello cinese è stato il primo appuntamento con il format della Sprint Race (sigh) dove questo, inevitabilmente, sottrae tempo alle prove libere che servono a provare gli assetti (che Ferrari ha cannato). Solo che questo è uguale per tutti, quindi non resta che vedere cosa bolle in pentola per Miami, visto e considerato che ci ritroveremo nuovamente la Sprint, cercando di estrarre tutto il potenziale dall’attuale SF24, aspettando la versione “2.0” che arriverà ad Imola… Charles e Carlos permettendo, visto che, se vogliono, loro di acqua ne sanno far andare in ebollizione in poco tempo.

Vito Quaranta

WEC 6HR DI IMOLA 2024

Come anticipato quest’anno niente Monza per il WEC, ma Imola.

E per l’ennesima volta (e spero molte altre a seguire) metto in moto l’avventura per andare a vedere un campionato che, pur con i suoi limiti (vedi BoP alla René Ferretti), sta anno per anno attirando sempre più pubblico.

Quest’anno c’è stato l’ingresso di nuovo case nella classe Hyper. Lamborghini, Isotta Fraschini, BMW e il ritorno di Alpine con un auto sua.

E anche in Gt, dove siamo passati alla classe GT3, c’è stato l’ingresso delle nuove case; BMW, McLaren, Lamborghini, Ford (proprio USA 5,4L V8 dal rumore unico tipico delle muscle car) e Lexus.

Sabato mattina parto dalle Acque minerali e arrivo fino alla variante alta per le FP3

Il circuito del Santerno crea un piccolo problema, rende difficile il sorpasso delle Hyper sulle GT e mi accorgo che dalla Piratella a tutte le Acque minerali si passa difficilmente (cose che era ampiamente prevista dai piloti), quindi l’unico punto della pista dove sorpassare è la salita che porta alla variante alta. Questo fattore sembra aver giocato qualche ruolo durante la corsa, soprattutto nel finale.

Grande pensata dell’organizzazione di mettere i cartelloni pubblicitari a oscurare la vista di tutta la chicane da interno pista, bravi davvero.

Scendo giù dietro la collinetta della Rivazza fino alla ex variante bassa.

Mi avventuro verso la pit walk e qui incontro un grande problema organizzativo, fanno entrare da sotto la torre Ferrari e non riescono a creare una fila perché effettivamente di lì ci passa la strada che porta al paddock.

Sono riuscito a scambiare qualche battuta con i piloti, Alessio Rovera sempre disponibilissimo e anche gli Iron (uomini e donne) Schiavoni “deve esse’ un personaggio da nulla”.

Mi dirigo esterno variante alta per vedere le qualifiche, formato hyperpole (hyperpole, superpole,Q2 chiamatele come vi pare) per i primi 10.

In GT avanti Porsche con dietro Aston e poi BMW n°46.

Per le Hyper tripletta Ferrari, tutte e tre le auto come uniche sotto 1:30, la prima (con Fuoco) rifila più di 6 decimi alla prima delle Porsche (vincitrici della prima gara) quarta, dietro alle Porsche c’è Toyota, che danno con un buon passo gara. Ma sembra che la cura dimagrante (sempre da BoP) abbia reso le Ferrari favorite. Non male BMW e Cadillac anche se distanti dai primi, Peugeot e Alpine indietro con Lamborghini e Isotta (ultima).

Nel paddock riesco a scambiare due parole con i ragazzi dell’Isotta Fraschini, disponibilissimi. Chiedo delucidazioni su come venga applicato il BoP ad un nuovo entrante, visto che loro già al primo appuntamento sembravano molto penalizzati. Spiegazione: “Auto finita in galleria del vento, raccolgono i dati, misurano la posizione del baricentro e decidono” sono partito più in confusione di quando sono arrivato. Comunque grande merito a loro.

Domenica mattina arrivo all’autodromo e vado in direzione pit, c’è strapieno. Gente in fila un ora e mezzo prima che apra il pit walk, desisto. Dopo aver dato un’occhiata un paio di volte alla gara F1 e aver raccattato un paio di commenti dai piloti la mattina mentre entravano ai box (devo dire che qualcuno è veramente una merda, senza far nomi) aspetto la fine della gara per contattare PA che so in autodromo. Ci incontriamo sulla tribuna centrale, dopo una chiaccherata di una mezz’oretta sentiamo le auto che iniziano ad uscire, lo saluto e proseguo in direzione Tosa per la partenza.

Devo dire la verità, l’ho trovato mentre era intento a scrivere il post Gp, e non gli ho neanche detto grazie per tutto il lavoro fatto in questi anni. Dimenticanza, ma scrivendolo ora mi son salvato in calcio d’angolo.

Non faccio a tempo ad arrivare al Tamburello che già la Lamborghini si è girata, e penso :”si comincia bene!”

Pronti via e le auto arrivano alla staccata del Tamburello, sembra che la Alpine n°36 abbia fatto strike, coinvolgendo BMW le due Peugeot e la gemella (primo travaso di know how da F1 a WEC – cit.). Le rosse sfilano davanti il gruppo alla Tosa

In Gt la lotta davanti è per le due BMW una Porsche e una Ferrari, queste sembrano lottare per la vittoria dopo che le Dames hanno perso giri ai box per un guasto o un incidente. Ford e Lexus non sembrano all’altezza, si difende bene Aston, McLaren e Corvette nel limbo.

Nel secondo stint monta Rossi sulla BMW, sono in tanti i suoi tifosi, e devo dire che non ha sfigurato, ha anche recuperato un po’ di terreno. Devo dire che è della categoria.

Dopo un paio di ore mi sposto verso le Acque minerali con un ragazzo che ho conosciuto alla Tosa, ci mettiamo in tribuna e dopo un paio di ore mentre la corsa sembra andare in direzione Ferrari inizia la tragedia. Gocce d’acqua. A due ore dalla fine inizia a piovere.

Come ben noto comincia la disfatta. Già avevo detto che dalle Acque minerali alla variante alta è un punto per il sorpasso delle Hyper sulle GT, qui già comincio a sentire slittare le gomme quando le auto escono dalla traiettoria asciutta per il sorpasso, poi alla Rivazza una Ferrari va lunga. Le Ferrari non pittano per il cambio gomme da slick a wet (secondo travaso di know how da F1 a WEC – cit.) Porsche e Toyota sì. Quando le Ferrari si ferma ormai è tardi. Intanto assisto più a una gara di drifting che di Endurance.

Sul bagnato con la classifica che vede Toyota-Porsche-Porsche-Toyota-Ferrari con una BMW che ad un certo punto si attesta terza. In GT le BMW davanti (Farfus davanti Martin con quest’ultimo afflitto da penalità mentre lottavano per la prima posizione) con terza la Porsche ormai fuori dai giochi come le altre. Degna di nota dal mio punto di vista la prestazione di Bamber con Cadillac sul bagnato, alle Acque minerali passava forte.

Nel finale torna l’asciutto e Porsche si avvicina a Toyota per la prima posizione.

Ma come detto il traffico è un problema, pur avendone di più, Estre non riesce a passare Kobayashi oltretutto dovendo scontare 5 secondi di penalità.

Finisce cosi, con Toyota-Porsche-Porsche con quarta la Ferrari n°50 con Fuoco che recupera a suon di giri veloci (per la felicità della proprietà presente ai box) la seconda Toyota.

In Gt finisce BMW-BMW-Porsche anche qui con Ferrari quarta.

Ci si vede il prossim’anno Monza o Imola che sia.

 

Landerio

VERSTAPPEN 4 DI 23 IN CINA. FERRARI PREPARA LA GARA.

La Formula 1 torna in Cina dopo 5 anni, e, all’entusiasmo del pubblico non è corrisposta una gara memorabile, anzi.

Pertanto, visto che chi scrive ha di meglio da vedere, dal vivo, scusandomi con gli affezionati lettori questa volta passo direttamente ai P.S.

P.S. l’impressione è che Verstappen, se volesse, sarebbe in grado di doppiare tutti.

P.S. 2 non è solo un’impressione, è la realtà, e mi immagino che i grandi capi stiano già trattando le gare in cui è possibile dare spazio a qualcun altro. Una è già passata.

P.S. 3 urgono aggiornamenti. Urge anche spiegare ai piloti che va bene che il primo avversario è il compagno di squadra, ma, almeno, bisogna stare attenti a non far passare gli altri, di avversari.

P.S. 4 quando Toto Wolff si beava del fatto che la struttura che ha messo in piedi è in grado di gestire senza problemi il turnover, probabilmente non ci credeva nemmeno lui.

P.S. 5 la gestione della SC è stata affidata all’intelligenza artificiale.

P.S. 6 il rigido protocollo non si può rompere, tranne per i piloti cinesi che corrono in Cina, ai quali è concesso di prendersi il bagno di folla dietro ai primi tre anche se arrivano quindicesimi o giù di lì.

P.S. 7 Alpine come al solito insignificanti in F1, Alpine fuori al primo giro nel WEC, vive la France.

 

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