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Leclerc come Schumacher nel ricordo di Anthoine

Motorsport is dangerous. Abbiamo letto questa frase infinite volte, da ieri pomeriggio. Ce ne eravamo dimenticati, noi che i GP abbiamo iniziato a guardarli in un epoca dove queste 3 parole le vedevamo concretizzarsi sugli schermi televisivi molto spesso. Mentre i ventenni di oggi queste 3 parole proprio non le conoscono. Certo, è stato un insieme di coincidenze. Certo, Anthoine stava inseguendo il suo sogno. Certo, lo sport deve andare avanti. Ma qualsiasi considerazione è inutile, di fronte ad una vita che se ne va a 23 anni, ovunque questo succeda. Il fatto che si sia su una pista non fa differenza.

Oggi a Spa, nella cosiddetta “università del motorsport”, dove c’è il tratto di pista più “da pelo” dell’intero calendario (e che non perdona anche se tutti ormai lo fanno in pieno) l’atmosfera era molto pesante. Soprattutto per chi con Anthoine era amico fin da bambino, come Charles Leclerc, che dopo la perentoria pole di ieri era il grande favorito di oggi.

Due Ferrari in prima fila, dopo un week-end sempre in cima alla lista dei tempi, ma con una disastrosa simulazione in venerdì. La SF90 è stata progettata per andare fortissimo sui rettilinei, ma non ha carico e nei tratti guidati, in questo caso il secondo, perde una vita dalla Mercedes. E, soprattutto, degrada di più le gomme.

La gara inizia quindi con tante incognite. Leclerc parte benissimo e mantiene agevolmente la prima posizione, mentre Vettel la perde a favore di Hamilton che però ripassa in tromba sul rettilineo del Kemmel. Chi ha la solita, disastrosa, partenza è Verstappen, che questa volta non riesce a tenersi fuori dai guai, affrontando la Source all’interno come se fosse solo. Purtroppo per lui, Raikkonen la pensa allo stesso modo e i due si toccano pesantemente, scatenando il caos dietro di loro. Kimi riesce a proseguire, pur con la macchina danneggiata, mentre Max termina la sua gara contro le protezioni all’Eau Rouge, a causa della sospensione anteriore destra aperta. Esce così di scena subito il pilota più atteso dalla marea di tifosi arancioni presenti sul circuito.

L’incidente in partenza provoca ovviamente l’uscita della Safety Car, che rimane in pista per diversi giri anche a causa della fermata di Sainz. Alla ripartenza, le due Ferrari riescono a prendere un certo margine sulle Mercedes, con Leclerc che conferma di essere ben più a suo agio su questa pista rispetto al compagno di squadra.

E al dodicesimo giro Vettel inizia a subire la pressione di Hamlton, il quale però non riesce ad avvicinarsi abbastanza per tentare un attacco, chiedendo al suo team di studiare qualcosa di diverso. I meccanici Mercedes fingono un pit-stop imminente, ma a fermarsi al quindicesimo giro è il tedesco, il quale monta gomme medie, con cui dovrebbe fare 30 giri, e la cosa appare piuttosto difficile.

Al ventesimo giro Leclerc viaggia ancora sugli stessi tempi di Hamilton, che è a circa 4 secondi dal monegasco, mentre Vettel, con gomme nuove, va 1 secondo più veloce di entrambi.

Al ventiduesimo giro Charles fa il suo unico pit-stop in totale tranquillità, ed esce ovviamente dietro al suo compagno di squadra. Al giro successivo si ferma anche Hamilton, che effettua un pit-stop lento e si ritrova a 7 secondi dal ferrarista, un gap che si rivelerà complicato da colmare.

Leclerc va alla caccia di Vettel, e al giro 26 lo raggiunge. Hamilton, però, è più veloce di entrambi, e la Ferrari chiede a Seb di far passare il compagno, cosa che fa immediatamente, trovandosi poi a fronteggiare l’attacco di Lewis, al quale farà perdere altri due, importantissimi, secondi prima di essere superato senza possibilità di replica. Subito dopo, al giro 34, si dovrà fermare nuovamente con le gomme praticamente finite, per montare un set di morbide.

A questo punto, con 10 giri ancora da percorrere, la lotta per la vittoria è fra Leclerc e Hamilton. Inizialmente l’inglese non sembra riuscire a guadagnare ma a 6 giri dalla fine cambia ritmo e, con Charles ormai in difficoltà con le gomme, riesce a prendergli circa un secondo al giro.

Ma le tornate da percorrere non sono sufficienti, anche perchè ci sono diversi doppiati da superare, e Charles guadagna così la sua agognata prima vittoria tagliando il traguardo con Hamilton incollato agli scarichi. A seguire il solito incolore Bottas, e Vettel le cui gomme nuove non hanno permesso di fare meglio del quarto posto. Il tedesco ha comunque segnato il giro più veloce, portando a casa il punto aggiuntivo.

Nelle retrovie c’è stata grande battaglia per tutta la gara, e nell’ultimo giro sono successe tante cose. Dopo una gara intera condotta in una splendida quinta posizione, Norris si ferma sul traguardo proprio all’inizio dell’ultima tornata. Verrà comunque classificato 11°.  La prima posizione della serie B viene ereditata da Perez, il quale però subisce un perentorio sorpasso da Albon, che alla sua prima gara in Red Bull riesce ad ottenere il migliore risultato in carriera rimontando dall’ultima posizione.

Al settimo posto avrebbe dovuto esserci Giovinazzi, il quale però spreca un ottimo risultato sbattendo violentemente in una delle ultime curve. In quella posizione arriva quindi un sempre consistente Kvyat, davanti ad Hulkenberg, Gasly e a Stroll, i quali hanno approfittato dei guai altrui dopo una gara non propriamente entusiasmante.

Giornata difficile per Ricciardo e per le due Haas, il cui nuovo pacchetto aerodinamico pare, se possibile, peggio del precedente. Niente di nuovo per la Williams, se non che sono riuscite a terminare la gara senza essere doppiate due volte.

Leclerc come Schumacher, abbiamo scritto nel titolo. E spieghiamo il perchè di un accostamento che può sembrare irriverente, premesso che dei paragoni coi grandi campioni del passato spesso si abusa. Ma ci sono alcune similitudini interessanti da sottolineare. Il monegasco ottiene la sua prima vittoria a Spa, come Schumacher nel 1992. E, come Michael nel 1996, riesce a vincere a Spa con la Ferrari in una stagione difficile dal punto di vista della competitività dell’auto, tirando fuori da quest’ultima il meglio possibile. E, come allora, la prossima gara è a Monza. E Schumi quell’anno vinse. Nessuno può dire ora se la carriera di Charles sarà luminosa come quella della leggenda tedesca. A lui, di sicuro, lo accomuna la grande freddezza che gli ha permesso, con una stagione e mezza di Formula 1 alle spalle, di vincere gestendo al meglio il mezzo a disposizione su un circuito come quello belga. E, aggiungo di riuscire a dare il meglio di sé anche nelle situazioni psicologicamente più difficili. Gli è successo oggi, e gli era già successo a Baku 2 anni fa, come accadde allo stesso Michael ad Imola nel 2003.

Ciao Anthoine.

 

*Immagine in evidenza dal sito www.formula1.com

Hamilton strepitoso, Verstappen fantastico, Ferrari imbarazzante all’Hungaroring

Ci stiamo abituando troppo bene. Perfino il GP di Ungheria, solitamente soporifero, ci ha tenuto con il fiato sospeso fino agli ultimi giri. E, finalmente, abbiamo assistito allo scontro fra titani. Uno affermato, l’altro affermando. Hamilton e Verstappen. L’inizio di un passaggio di consegne che, ci auguriamo, possa essere molto molto lungo.

Le prove avevano chiaramente mostrato che la lotta sarebbe stata fra loro due, nonostante il poco credibile inserimento di Bottas. E la prima pole di Max faceva pensare ad una probabile seconda vittoria consecutiva che avrebbe avuto l’effetto di rilanciarlo nel campionato, se, nel frattempo, Hamilton avesse avuto qualche imprevisto. Anche perchè Lewis ha bisogno di avversari, che non possono essere vestiti di rosso vista la scarsa competitività del progetto SF90, il cui potenziale è rimasto confinato alla galleria del vento e al CFD.

Ma fin dalla partenza si è capito che oggi per Max non sarebbe stata proprio una passeggiata. Evidentemente risoltosi il problema al software, l’olandese parte bene e resta davanti alle due Mercedes. Hamilton non lo vuole far scappare, e passa di forza Bottas, il quale si fa scavalcare, altrettanto di forza, da Leclerc, che lo chiude malamente rompendogli l’ala e costringendolo ad una opaca gara nelle retrovie.

A parte questo episodio, i primi 20 giri non riservano sorprese particolari, se non il fatto che le due Ferrari si prendono 1 secondo a tornata, ma questa tanto sorpresa non è.

Il caldo arrivato la domenica aveva messo un grosso punto interrogativo sulle strategie, e, infatti, i dubbi iniziano presto. Al 22° giro la Mercedes finge di fare rientrare Hamilton, che in quel momento segue Verstappen a poco più di un secondo, tentando l’undercut. Ma è l’olandese a fermarsi per primo al 26° giro, montando gomma dura per cercare di arrivare fino alla fine e riuscendo a stare agevolmente davanti alle due Ferrari. Ma si trova dietro un gruppo di doppiati , e Lewis può tentare un overcut, che però non riesce, e si ferma al 32° giro ritrovandosi così a 5 sec. da Max, anche a causa di un pit stop di 2 sec. più lento del solito.

Ma poi inizia a girare 2 secondi più veloce, e in altrettanti giri è sugli scarichi del diretto rivale per la vittoria. Un primo, timido, tentativo portato in fondo al rettilineo dei box lo porta ad andare lungo e a perdere qualche secondo. Dopo qualche giro ci riprova di forza all’esterno di curva 4, ma esce nella via di fuga e perde di nuovo terreno. E, a questo punto, Verstappen tenta di distruggere psicologicamente l’inglese, segnando tempi velocissimi e mettendolo a distanza di sicurezza.

Siamo al 40° giro, e le Ferrari si trovano a 37 sec. con Leclerc e a 56 con Vettel, che si è fermato molto tardi per montare la gomma più morbida, e ha pure dovuto subire un pit-stop molto lento.

Lewis capisce che non riuscirà a superare Verstappen senza provare qualcosa di diverso, e in Mercedes tentano la carta della seconda sosta, chiedendo ad Hamilton ciò che venne chiesto a Schumacher sulla stessa pista 21 anni fa: 20 giri da qualifica per recuperare il tempo perso nella sosta aggiuntiva.

Hamilton monta così gomme medie, e rientra in pista con 20 secondi di svantaggio. Inizialmente recupera 1 secondo al giro, ma poi si trova in mezzo ai doppiati e Verstappen cerca nuovamente di fargli capire che recuperare non gli sarà possibile, girando sugli stessi tempi. Ma l’illusione dura poco, e Lewis inizia dapprima a guadagnare 1 secondo al giro, poi 2 e a 6 tornate dalla fine raggiunge Max, il quale ha le gomme ormai finite. E, molto intelligentemente, non cerca di tenersi la vittoria a tutti i costi, lasciando strada all’inglese opponendo solo una timida resistenza. Poi si ferma ai box a montare gomme medie per segnare il giro più veloce.

E così Hamilton vince per l’ottantunesima volta in carriera, la settima in Ungheria, come Schumacher, e ribadisce al mondo che il migliore è ancora lui. Verstappen non si sente sconfitto ma, al contrario, è contento del risultato, e questo la dice lunga sulla sua raggiunta maturità. Il futuro gli riserverà tante altre occasioni.

Dopo oltre un minuto arrivano le due Ferrari, con Vettel che riesce a sopravanzare in extremis Leclerc, arrivato alla fine della gara in crisi con gomme e consumi. Ormai la rossa è più vicina al midfield che ai leader, e la litania della “pista non adatta alla macchina” è diventata inaccettabile per un progetto che, ai tempi dei test invernali, veniva definito “vicino alla perfezione” da Vettel, e “dal grande potenziale” dal resto della squadra. La realtà è totalmente diversa, e per ritrovare distacchi simili bisogna ritornare con la mente a 10 anni fa, o, forse, anche a molto prima.

Solo i primi 4 hanno finito a pieni giri (con le Ferrari non doppiate per pochissimo). Al quinto posto Sainz con la solita consistente McLaren, ormai saldamente quarta forza, davanti ad un, invece, inconsistente Gasly che, senza una ragione precisa, si è preso questa volta un intero giro di distacco dal compagno di squadra. La Red Bull ha tagliato piloti per molto meno, vedremo se a Spa lo ritroveremo al suo posto.

In settima posizione il solito Raikkonen, davanti a Bottas al quale l’ingegnere aveva detto, all’inizio della gara, che il sesto posto era molto probabile. Non era vero.

Le ultime due posizioni a punti sono per Norris e Albon.

Week-end disastroso per Racing Point, Haas e Renault. Per quest’ultima squadra c’è veramente da chiedersi se non sia ora di cambiare qualcosa a livello di comando, viste le prestazioni indecorose.

A proposito di prestazioni (normalmente) indecorose, da segnalare l’ottima prestazione di Russel, che con la Williams è riuscito, sia in qualifica che in gara, a restare vicino a qualche avversario, terminando in sedicesima posizione.

Ora la Formula 1 si prende le canoniche quattro settimane di pausa, di cui due di (teorica) chiusura completa delle fabbriche. Serviranno a qualcuno per “ricaricare le batterie”, magari meditando su ciò che avrebbe dovuto essere e non è stato, a qualcun altro per decidere chi affiancare al super-campione, e a qualcun altro ancora per evitare che la propria carriera finisca come quella di un connazionale che ha avuto la sfortuna di correre di fianco a quel super-campione.

Si ripartirà da due circuiti storici, Spa e Monza, e ci auguriamo di potere continuare a divertirci come è avvenuto nelle ultime 4 gare.

Buone vacanze dal Blog del Ring.

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Immagine in evidenza dal profilo Twitter @MercedesAMGF1

Verstappen, Vettel e Kvyat festeggiano la Mercedes

A volte le feste riescono bene, a volte un po’ meno, qualche volta si trasformano in veri e propri disastri. Il marketing della Mercedes si era molto impegnato per festeggiare un po’ di ricorrenze nella gara di casa. Livrea delle vetture molto particolare, abbigliamento vintage anni 50 per lo staff, e moltissimi cartelli celebrativi per i 125 anni di storia del marchio sparsi a bordi della pista, talmente belli che qualche pilota ha provato a staccarne qualcuno per portarselo a casa.

Ma, come dicevamo, qualche volta le feste diventano veri e propri disastri. Anche quando l’invitato più sgradito, quello che si spera che non venga perchè potrebbe rubare la scena al festeggiato, fa di tutto per  non parteciparvi.

Ma andiamo con ordine. Hockenheim rappresentava una sorta di prova del nove per la Ferrari, per confermare i progressi visti nelle ultime gare, frutto di una maggiore comprensione dell’auto anzichè di sviluppi portati in pista. E, in effetti, le prove libere avevano mostrato un binomio SF90-Leclerc molto in palla, con Vettel subito dietro. E con le Mercedes un po’ in difficoltà causa caldo. Pole di Charles probabile, magari con Seb in prima fila, quindi. No, il primo decimo, il secondo ventesimo, con Hamilton in pole. Entrambe le macchine bloccate ai box da guasti differenti che ci fanno sapere non essere mai capitati prima (come se la ricerca della qualità consistesse solamente nel correggere i guasti già capitati, non funziona proprio così).

E’ così la pole va ad un Hamilton febbricitante, con Verstappen di fianco, e i rispettivi compagni di squadra dietro di loro. Uno strepitoso Raikkonen coglie la quinta posizione.

Ma per la gara è prevista pioggia, e, infatti, quando si dovrebbero spegnere i semafori, la pista è bagnata, e la direzione gara prende l’inusuale decisione di fare percorrere tre giri di ricognizione, per poi dare la partenza in modo tradizionale.

Quando i semafori si spengono sul serio, Verstappen rimane praticamente fermo, e viene sfilato da diversi avversari. Le due Mercedes prendono il largo, seguite da Raikkonen e dallo stesso Max, autore di un veloce recupero delle posizioni perse. Dopo solo due giri, Perez va a sbattere ed esce la Safety Car. Vettel ne approfitta subito per montare le gomme intermedie, e al giro successivo viene imitato da tutti gli altri.

La pista si asciuga rapidamente, Ricciardo rompe il motore e si attiva la Virtual Safety Car. Leclerc, quarto, ne approfitta per un pit-stop, ma non è ancora tempo di slick, e monta intermedie nuove, con le quali riuscirà a recuperare diversi secondi a Verstappen, terzo davanti a lui. A questo punto il problema ce l’hanno gli avversari, i quali hanno intermedie molto consumate, ma con la pioggia che incombe, e la pista asciutta, non sanno che gomme montare.

Al 22° giro la pioggia effettivamente ricomincia, ma solo nella zona dei box, e le squadre decidono di usare le gomme slick. Fra i primi a farlo c’è Vettel, che monta gomma soft nuova. Subito dopo entra anche Verstappen, al quale però il team monta gomma media, con la quale Max fa un bel 360° ed esprime tutto il suo disappunto per la scelta. Leclerc, per fare il suo pit-stop, approfitta della Virtual Safety Car uscita per spostare la macchina di Norris, e riesce a rientrare in pista in seconda posizione, davanti a Bottas e Verstappen.

Hamilton è l’ultimo dei primi a fermarsi, e, nonostante un pit-stop lento, riesce comodamente a rimanere davanti a tutti. Ma proprio in questo momento la pioggia aumenta di intensità, specialmente nel motordrome, e l’insidiosissima penultima curva, all’esterno della quale c’è una via di fuga allagata e con asfalto estremamente liscio, inizia a mietere vittime illustri. La prima è Leclerc, che finisce la sua gara contro i sopracitati cartelloni celebrativi. Subito dopo tocca ad Hamilton, il quale sfiora le barriere rompendo l’ala, ma riesce a rientrare ai box tagliando completamente la pista e beccandosi, per questo, 5 secondi di penalità. Uscirà quinto e con gomme intermedie, dopo un caotico pit-stop.

Entra la Safety Car, Verstappen ne approfitta subito per rimontare gomme intermedie e riesce a diventare leader, mentre Bottas ritarda il pit-stop e si ritrova terzo dietro Hulkenberg. La gara riprende con pista bagnata e diversi altri piloti sono autori di escursioni nelle famigerate ultime due curve. E l’ultima vittima illustre è proprio il tedesco della Renault, la cui uscita riattiva la SC. La pista si asciuga velocemente, e nel giro successivo alla ripartenza si fermano tutti per montare gomme slick. Stroll e Kvyat lo avevano già fatto, e si ritrovano così sorprendentemente in seconda e terza posizione.

Hamilton, dopo avere scontato la penalità in occasione del pit-stop, si ritrova dodicesimo e ormai fuori gara, anche a seguito di un testacoda ad alta velocità alla curva 1. Vettel invece, con pista asciutta, inizia a volare e a fare un pensierino al podio. Anche perchè Bottas imita il compagno di squadra ma, al contrario di lui, non riesce a tenere la macchina in pista, e la distrugge contro le barriere di curva 1.

Nuova SC e finale di gara mozzafiato, con show di Vettel che in pochi giri riesce a rimontare fino alla seconda posizione, con il pubblico a sottolineare con un boato ogni sorpasso. L’ultimo avversario che riesce a superare è un sorprendente Kvyat, il quale saggiamente non oppone la minima resistenza, guadagnando uno storico secondo podio per la Toro Rosso proprio nel giorno in cui è diventato padre.

Finisce così con Verstappen primo, Vettel secondo e Kvyat terzo. Quelli che li seguono hanno tutti motivo di festeggiare, a partire da Stroll quarto, poi Sainz quinto, Albon sesto a completare il grande risultato per la Toro Rosso, Raikkonen(*) settimo seguito da Giovinazzi(*), molto bravo a portare la macchina al traguardo senza fare danni, e Grosjean e Magnussen a chiudere la zona punti. Per loro fortuna, visto che sono riusciti a toccarsi anche oggi, e che Steiner aveva pronta la pala, non per scavare ma per dargliela, meritatamente, in testa.

Subito fuori dai punti Hamilton(*) e il sorprendente Kubica(*), arrivato davanti a Russel, segno che quando l’esperienza serve lui c’è. Disastroso Gasly, per il quale il conto alla rovescia è probabilmente partito, e pessima giornata anche per le Renault, con Hulkenberg che ha buttato al vento un ottimo risultato e Ricciardo abbandonato dal motore.

Fra una sola settimana ci sarà il GP di Ungheria. Di sicuro la battuta d’arresto della Mercedes serve per accontentare la statistica. Ma un dato di fatto c’è, e lo dicono i numeri: Verstappen e la Red Bull sono in grandissima crescita, soprattutto di affidabilità. La classifica del mondiale dice che Max è a soli 22 punti da Bottas, e siamo a metà campionato. Purtroppo, per la Ferrari, se c’è qualcuno in grado di impensierire la Mercedes, ora e, probabilmente, in futuro, è proprio l’olandese. E i suoi risultati devono fare riflettere. In primis lui stesso, se avesse mai intenzione di cambiare squadra. E poi quelli di Maranello, che si devono chiedere come mai tutte le volte che l’armata teutonica fa un doppio zero, a suonare è l’inno olandese (Spagna 2016, Austria 2018, e oggi).

(*) In serata è arrivata la notizia della squalifica delle due Alfa, per un uso non regolare della coppia in partenza (o qualcosa del genere). Questo significa che Hamilton viene promosso alla nona posizione, riuscendo a portare a casa qualche punto anche in una gara tribolatissima, ma, soprattutto, che Kubica ritorna a punti dopo 8 anni e un recupero fisico che sembrava impossibile. Questo risultato, pur figlio di circostanze probabilmente irripetibili, è destinato ad entrare nella storia.

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Hamilton a quota 80, Leclerc è la luce in fondo al tunnel Ferrari

La storia della Formula 1 racconta di rivalità che finiscono e vengono subito sostituite da altre. Il Gran Premio di Gran Bretagna 2019 ha probabilmente messo la parola fine a quella fra Hamilton e Vettel, e confermato che quella fra Leclerc e Verstappen ci riserverà, in futuro, un grande spettacolo.

In entrambi i casi la Ferrari ha meriti e demeriti. Vettel oggi ha commesso l’ennesimo errore che ha vanificato una prestazione che stava raddrizzando un week-end cominciato male, mentre Leclerc ha dimostrato che la fiducia che la Ferrari stessa ha riposto in lui, nonostante la giovanissima età, è decisamente ben riposta.

Ma andiamo con ordine. Silverstone è terra di conquista Mercedes, e le qualifiche lo hanno confermato, con la prima fila tutta colorata d’argento, ma anche con una Ferrari, quella di Leclerc, inaspettatamente molto vicina. Come in Austria, a Maranello hanno curiosamente, e discutibilmente, scelto una strategia differente rispetto ai diretti avversari, quella di partire con le gomme soft. E, sempre come in Austria, la scelta si rivelerà sbagliata. A fianco di Leclerc si piazza Verstappen, e in terza fila Gasly con Vettel, che si becca più di mezzo secondo dal giovane compagno.

La partenza regala, nelle prime file, un unico sorpasso, quello di Vettel su Gasly, mentre le due Mercedes si involano rapidamente, con Hamilton che battaglia per qualche giro con Bottas, riuscendo anche a passarlo per poi essere subito risuperato, e preferendo, poi, rimandare l’operazione, e alla fine si capirà anche il perchè.

Dietro di loro, le due Red Bull iniziano una lotta con le due Ferrari che si protrarrà per tutta la gara. Verstappen e Leclerc duellano per diversi giri mostrando a tutti come si deve attaccare e come si deve difendere in totale correttezza ma senza rinunciare all’aggressività. Inevitabilmente, la memoria torna per un attimo al luglio di 40 anni fa. Se Max non riesce nell’operazione, il suo compagno di squadra ha miglior fortuna con Vettel, ma subito dopo il sorpasso rientra ai box per montare gomma dura. E’ uno stop molto anticipato, e questo costringe Verstappen e Leclerc a fermarsi subito. Entrano assieme ai box e ne escono ad ordine invertito, ma Max fa un errore e Charles riesce immediatamente a riprendersi la posizione. Entrambi i piloti montano gomme medie, ed è ormai chiaro che la gara sarà per loro su due soste, così come per Bottas che si fermerà poco dopo. I due iniziano la seconda parte della loro strepitosa battaglia, e ancora una volta il monegasco si difende perfettamente, nonostante l’avversario sulla Red Bull sembri avere più velocità.

Al 21° giro Giovinazzi finisce nella ghiaia, per un probabile guasto meccanico. La direzione gara decide di far uscire la safety car, e questa è una manna per Hamilton e Vettel che non si erano ancora fermati. La Red Bull decide, saggiamente, di far fermare subito anche Verstappen, mentre la Ferrari prende la stessa decisione con un giro di ritardo per Leclerc, che si ritroverà così sesto e molto arrabbiato.

A questo punto, quindi, Vettel è risalito in terza posizione, con Gasly, Verstappen e Leclerc subito dietro. Alla ripartenza, va in scena la terza parte del duello fra questi ultimi, ma, dopo una serie di curve percorse fianco a fianco, il monegasco non riesce a riprendersi la quinta posizione, e desiste, distanziandosi un po’. Max riesce invece a superare facilmente il compagno e inizia la caccia a Sebastian.

Assistiamo così ad un doppio duello in contemporanea, con la regia che non sa cosa inquadrare e preferisce, spesso, mostrare il pubblico o i replay. Leclerc supera Gasly girandogli intorno con una manovra da antologia, mentre Verstappen trova in Vettel un avversario apparentemente più facile rispetto al monegasco, riesce a passargli davanti in modo deciso ma il tedesco non ci sta e qualche curva dopo prova a riprendersi la posizione. Ma lo fa in modo molto maldestro, col risultato di tamponare violentemente l’olandese, spedendolo nella ghiaia e rovinando definitivamente la sua gara. Max, per sua fortuna, riesce a ripartire, ma, con la macchina danneggiata, dovrà accontentarsi della quinta posizione finale.

Questo incidente risulta provvidenziale per Leclerc, che ritorna là dov’era prima che la sua squadra, con una strategia discutibile, gli facesse perdere tre posizioni, e cioè in terza posizione dietro Bottas, che però deve ancora fermarsi per l’ultimo pit-stop. Quando lo fa, ha accumulato un vantaggio sufficiente per mantenere il secondo posto.

Le gomme nuove consentono a Valtteri di prendersi il giro più veloce. Ma Hamilton non ci sta, e proprio all’ultimo giro, con gomme usate per più di metà gara, riguadagna ciò che gli spetta di diritto, dimostrando a tutti che, se avesse voluto, avrebbe potuto rifilare al compagno ben più di 24 secondi.

La gara finisce quindi con Hamilton davanti a Bottas, Leclerc, Gasly e Verstappen. Dietro i primi 5, il solito abisso poi Sainz, Ricciardo, Raikkonen, Kvyat e Hulkenberg. Peccato per Norris, dodicesimo e penalizzato dalla safety car. Da segnalare Russel quattordicesimo con la Williams, mentre la ex-Force India sta sempre più scivolando verso i bassifondi. Laddove è già arrivata da un po’ la Haas, che oltre alle difficoltà con le gomme pare avere anche qualche problema con i piloti, che sono riusciti a toccarsi nelle prime curve. Quelli, almeno, li può cambiare.

Fra due settimane si torna ad Hockenheim. Un anno dopo quel GP che ha probabilmente sancito l’inizio della fine della rivalità  fra Hamilton e Vettel. Proprio quando sembrava che, finalmente, le gerarchie si fossero invertite. Non è stato così, e da allora la rossa e il suo primo pilota sono entrati in un tunnel, costellato di errori e di manifestazioni di inadeguatezza. Sebastian è diventato il re degli spin, mentre a Maranello sono sembrati incapaci non solo di fare una macchina competitiva e di svilupparla a dovere, ma anche di fare strategie intelligenti. Per fortuna, come abbiamo scritto nel titolo, la luce in fondo al tunnel già si vede, ed è Leclerc. E’ per lui che la Ferrari deve lavorare al meglio, perchè se non avrà il materiale e la squadra per vincere, non gli ci vorrà molto a migrare verso altri lidi. Come farebbe qualunque campione, o predestinato tale. E come farà Verstappen. Perchè la Mercedes è ancora molto molto lontana. Per tutti.

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Verstappen vince il Gran Premio d’Austria 2021

Ci sono voluti anni, ma la Formula 1 ha finalmente ritrovato se stessa. Quanto sono lontani i tempi in cui, qualche anno fa, la Mercedes vinceva decine di gare di fila, con avversari che non ne azzeccavano una ed Hamilton che faceva man bassa di mondiali.
Ricorderete tutti un Gran Premio di Francia unanimemente considerato la gara più noiosa della storia. E, al GP successivo, una ridicola riunione con le squadre a chiedere di cambiare le gomme per ritrovare lo spettacolo, e il povero Isola a dire a tutti che si sarebbe trattato di una mossa poco seria.

E, soprattutto, ricorderete la sequela infinita di penalità, che, a norma di assurdi articoli di regolamento, colpivano un po’ tutti (qualcuno un po’ di meno, per la verità), stravolgendo le classifiche e aprendo infinite polemiche, una su tutte quella per la vittoria del GP del Canada 2019. In quell’occasione Vettel, sentendosi defraudato, suggerì di bruciare il regolamento. L’anno successivo, la FIA intervenne, e, complice una più saggia scelta dei giudici di gara (ora sono campioni del mondo di F1, i vari Kristensen e Pirro non si sono più visti), gli episodi controversi sono diventati racing incidents. Sono così tornate le battaglie e di conseguenza lo spettacolo.

E, infatti, in Austria abbiamo visto una epica battaglia fra quelli che già anni fa venivano considerati dei predestinati, e che oggi si sono definitivamente consacrati come campioni capaci di battagliare ruota a ruota per diversi giri dopo un week-end condotto al comando e senza una sbavatura, o quasi.

Già nelle prove libere si era capito che questa fosse una pista Ferrari, con Leclerc in testa in quasi tutte le sessioni e Vettel a ruota. Una prima fila rossa era quasi una certezza, ma un problema meccanico ha impedito a Vettel di disputare il Q3 relegandolo alla decima posizione di partenza. Al fianco di Leclerc avrebbe dovuto esserci Hamilton, ma una penalità, questa sì sacrosanta, lo ha relegato alla seconda. In prima fila è quindi passato l’altro predestinato, Verstappen, ponendo le basi per una gara spettacolare, soprattutto in partenza.

E invece… allo spegnimento dei semafori Verstappen fa entrare l’antistallo, e viene superato da molti avversari. Alla prima curva Leclerc arriva indisturbato, seguito da Bottas, Hamilton, Norris e Raikkonen. Gli ultimi due ingaggiano una bella battaglia con il finlandese che la spunta e si insedia in una quarta posizione che manterrà non molto a lungo. Perchè da dietro rimontano Vettel e Verstappen, che molto presto si ritrovano là dove devono stare, in quarta e quinta posizione.

Dei primi 5, solo i ferraristi sono partiti con gomma soft, scelta strategica teoricamente meno valida rispetto a quella degli avversari, partiti con gomme medie. Ma Bottas si trova presto in difficoltà proprio con le gomme, e al 20° giro si ferma per montare quelle dure, con le quali dovrà coprire i restanti 51. Vettel lo imita immediatamente, ma arrivato al suo box non ci sono gli pneumatici, e perde secondi preziosi. Il giro successivo anche Leclerc si ferma per montare gomme dure, e questo tempismo si rivelerà decisivo a fine gara.

Nel frattempo Hamilton, dopo essere ripetutamente passato sopra i “salsicciotti” che delimitano la pista in curva 1, si ritrova con l’ala danneggiata, e in occasione del suo pit-stop, al 31° giro, deve sostituirla, ritrovandosi così in quinta posizione. Verstappen effettua la sua unica sosta al giro successivo.

Arrivati a metà gara, i primi 5 sono equidistanti l’uno dall’altro. Ma Verstappen inizia la sua rimonta, e al 47° giro raggiunge Vettel per poi passarlo al 49°.  Sebastian era in difficoltà con le gomme, e questo è un brutto campanello d’allarme per la Ferrari. Si ferma immediatamente per montare un set di gomme morbide nuove, con il quale percorrerà gli ultimi 20 giri.

Al 54° giro Max raggiunge Bottas, e lo supera dopo 2 giri. A quel punto la minaccia per Leclerc diventa seria perchè l’olandese ha gomme con 9 giri percorsi in meno, e quello austriaco è un tracciato che, con 3 zone DRS consecutive, rende i sorpassi piuttosto agevoli. In pochi giri recupera i 5 secondi di svantaggio, e inizia la battaglia, con Charles che si difende magistralmente. Un primo tentativo di sorpasso va a vuoto con i due che percorrono la curva affiancati e il monegasco che riesce a tenere la posizione. Ma al giro successivo, nello stesso punto, l’olandese va leggermente lungo e accompagna l’avversario fuori pista. Due anni fa questo episodio sarebbe stato sanzionato a norma di regolamento, ma ora è un’altra epoca, e l’episodio non viene nemmeno investigato. Verstappen vince quindi meritatamente il gran premio di casa della Red Bull, regalando alla Honda una delle poche vittorie ottenute dal ritorno in F1 con l’ibrido. Secondo arriva un Leclerc che nasconde a fatica la delusione, ma apprezza la lotta con l’avversario, giudicando regolare l’episodio in occasione del sorpasso.

… l’orologio del PC avvisa che siamo nel 2019 e non nel 2021. Ciò che abbiamo descritto, quindi, è accaduto davvero ad una settimana sola dal GP di Francia. Il mondo si è ribaltato, siamo ritornati a vedere la F1 dei bei tempi, fatta di sorpassi, rimonte, talento, battaglie. Ma il regolamento non è ancora stato cambiato. Quello no. E, quindi, l’episodio del penultimo giro è “under investigation”. Proprio come avvenuto in Canada, quello che in altri tempi sarebbe stato semplicemente un evento conseguente ad un comportamento istintivo del pilota, deve passare sotto la lente dei commissari. E, alla luce delle decisioni precedenti, genera aspettative nei piloti stessi, nei team e nei tifosi. In questo caso nella Ferrari, già “defraudata” di una vittoria. Binotto è chiaro: la vittoria è di Leclerc, a termini di regolamento. Il pilota non invoca chiaramente la penalità a Verstappen, ma fa capire che, se la legge è uguale per tutti e in tutte le occasioni, se la aspetta.

A tre ore dalla conclusione del GP, forse applicando proprio il regolamento che sarà in vigore nel 2021, i commissari invece confermano la vittoria di Max, considerandolo un incidente di gara. Se vogliamo vedere i piloti darsi battaglia, dobbiamo apprezzare questa decisione. Ma allora dovremmo anche chiederci il perchè situazioni molto simili, in passato, hanno portato a penalizzazioni. La solita incoerenza FIA di cui abbiamo già scritto ampiamente.

Comunque meglio così, Max meritava la vittoria, Red Bull e soprattutto Honda anche. Ferrari no, non è stata perfetta, e per Leclerc vincere il primo GP a tavolino sarebbe stato indegno.

Resta il fatto che oggi abbiamo visto il futuro della Formula 1. Due giovani poco più che ventenni che guidano e battagliano come consumati campioni per tutto il week-end. Saranno loro ad animare i prossimi anni, e questa è una garanzia di divertimento. Basta che anche chi governa il baraccone lo capisca.

Torniamo alla cronaca: al terzo posto un Bottas piuttosto incolore, alle prese con una Mercedes in crisi col raffreddamento. Quarto Vettel, che si è ripreso la posizione su Hamilton proprio negli ultimi giri. Sesto un fantastico Lando Norris, che vince, da doppiato, il GP della F1/2. Lo segue Gasly, che si prende un intero giro dal compagno di squadra vincente, e vede il suo sedile sempre più in bilico. All’ottavo posto Sainz, rimontato dall’ultima posizione, e poi le due Alfa Romeo, con Raikkonen nono e Giovinazzi finalmente a punti, ed era circa un decennio che non capitava ad un italiano.

Fuori dai punti Renault, Force India, Haas e Toro Rosso. Tutte squadre che una volta la zona punti la frequentavano comodamente, mentre ora sembrano in grossa crisi. Della Williams, invece, non vale nemmeno la pena parlare.

Ora si va a Silverstone, la gara di casa di quasi tutti i team. Come detto, non siamo nel 2021, purtroppo. Quella di oggi è stata una battuta d’arresto (si fa per dire) temporanea per la Mercedes, una sorta di contentino dato agli avversari. Di sicuro torneremo a vedere doppiette, non facciamoci troppe illusioni e teniamoci negli occhi e nella memoria l’emozionante gara di oggi, ancora per un po’.

P.S. Ferrari non perfetta, abbiamo detto. E’ riuscita a sprecare una grande occasione, oggi, come già fece lo scorso anno sempre in Austria, quando entrambe le Mercedes si ritirarono ma vinse Max. A parte il problema di Vettel in qualifica, oggi la scelta di partire con gomme soft è parsa più che discutibile, essendo diversa da quella di chi poi ha vinto la gara e giudicata dalla stessa Pirelli come la meno redditizia. Leclerc ha perso la gara perchè nel finale era in difficoltà con le gomme, e Vettel ha dovuto fare un pit-stop supplementare. Senza contare che alla prima sosta ha lasciato per strada molti secondi a causa di un problema di comunicazione fra muretto e meccanici. Tutto questo per dire che, al di là della competitività dell’auto, a Maranello non dimostrano di avere, come squadra, lo stesso livello di perfezione degli avversari. Se anche la SF90 fosse sullo stesso piano  della W10 come prestazioni (cosa che chiaramente non è), il mondiale lo perderebbero lo stesso a causa dei continui errorini che commettono. Questo, almeno, stando a ciò che si è visto nelle prime 9 gare di questo mondiale 1988… pardon, 2019.

Immagine in evidenza dal profilo twitter @F1