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MIT’S CORNER: LE NON-PAGELLE DI MELBOURNE

E anche la trasferta down-under per eccellenza va in archivio. Mi è sempre piaciuto il circuito di Melbourne, sin da quando è entrato a far parte del circus a metà anni 90. Sarà per le geometrie old style, per le titolazioni di molte curve a piloti mitici (c’è una Ascari anche qui!), sarà per la splendida cornice dell’Albert Park in cui è inserito, sarà per i tersi cieli australi che proprio a Melbourne permettono di spaziare lo sguardo, con un sapiente uso three-sixty della telecamera dell’elicottero, dal gelido oceano antartico passando per il moderno Business District pieno di grattacieli del centro cittadino fino all’infuocato e sterminato Outback, sarà per il fascino un po’ alieno che queste perlopiù disabitate terre generano, sarà per la segreta e intima eccitazione che l’orario antelucano in cui bisogna alzars… ah no.

Ecco, partiamo da qui.

Dopo anni in cui ho guardato il GP d’Australia in differita mi ritrovo ad alzarmi alla solita ora in cui mi alzo tutti i giorni e anziché guardare Rainews metto su Now e guardo un gp. Che strano, vero? Bello? Uhm… non proprio. La cosa più intelligente detta in questo week end è uscita dalle labbra di Checo Perez: orario totalmente assurdo per far correre un GP a Melbourne, in questo periodo dell’anno. Non c’era bisogno di consultare le oscure effemeridi di un astronomo rinascimentale per sapere che la combinazione di autunno australe e la latitudine negativa di Melbourne fanno tramontare il sole intorno alle 18 ora locale. Che poi, intorno all’equinozio, si sa che il tramonto è lungo… be’, è lungo come la quaresima! con il sole basso a emanare luce sempre più stanca prima di svanire oltre l’orizzonte.

Quindi perché far partire il GP alle 15 ora locale?

In questa acuta osservazione di Checo si trova l’humus su cui si innestano tutte le polemiche post-gp incentrate sulla non meglio precisata spettacolarizzazione dei GP che sta nei sogni bagnati delle dirigenze di LM e FIA, rispettivamente (e rispettosamente parlando).

L’ombra del sospetto di ricavare una audience live più consistente del passato per la visione del GP in Europa è più che fondata, tutti incuranti del fatto che i piloti avrebbero affrontato l’ultima parte del GP con il sole in faccia in tutto il tratto del circuito che va dalla curva 14, passando per il rettilineo d’arrivo, fino alla curva 5, cosa che, evidentemente, nessuno ha minimamente pensato di valutare. In queste condizioni nessuna visiera ultratecnologicamente polarizzata che i piloti possono montare sui caschi può nulla. Se poi a ciò  aggiungiamo gli ettolitri di testosterone e di adrenalina che tipicamente mandano in affanno i sistemi endocrini dei piloti nell’imminenza dello standing start allora si può spiegare, senza bisogno di ulteriori e complicate dietrologie, il caotico finale del GP.

Chiarisco subito il mio pensiero, opinabile eh! Per carità!, sulle decisioni della direzione gara nel finale: hanno sbagliato.

Hanno sbagliato perché l’incidente di Albon forse non richiedeva bandiera rossa (ma qui, onestamente, sono più incerto rispetto ai prossimi casi perché la massa di sabbia e detriti in pista era davvero tanta).

Hanno sbagliato perché dopo l’incidente di Magnussen hanno aspettato troppo per far uscire la SC.

Hanno sbagliato perché poi hanno aspettato troppo per mettere la red flag.

Hanno sbagliato perché a quel punto potevano tranquillamente, e regolarmente, far terminare la gara a punteggio pieno con classifica al giro precedente. Questa è la soluzione che avrei preferito visto che mancavano solo due/tre giri alla conclusione.

Hanno sbagliato perché una volta presa la (più che discutibile) decisione di far riprendere la gara con standing start allora dovevano tenere conto che di gara si trattava, sia pur con la classifica stravolta che la caotica ripartenza ha generato e, magari, comminando tutte le penalità del caso.

Hanno, infine, sbagliato a penalizzare Sainz in quel modo. Se, di fatto, non consideri quanto accaduto alla ripartenza come gara effettiva allora l’infrazione di Sainz è avvenuta in un momento di non-gara. La comminavi, perché probabilmente ci stava, ma la facevi scontare al GP successivo o con arretramento in griglia o scontandola al primo pit. E poi perché solo lui? Non mi pare che il gruppo abbia brillato per lucidità. Sainz, Gasly, Perez, Sargeant e Ocon (quest’ultimo, poco sorprendentemente, il più stupido di tutti) hanno fatto un bel po’ di danni là in mezzo. Forse il solo Perez passava indenne la forca della penalità ma gli altri sarebbero stati da penalizzare insieme a Sainz chi allo stesso modo per aver causato una collisione evitabile (Sargeant e Ocon) chi per rientro pericoloso (Gasly).

Si noti, infine, che la scellerata decisione di far ripartire di nuovo la gara con rolling start con classifica ricavata dalla griglia della partenza precedente non vedeva al proprio posto, per ovvie ragioni, le Alpine. Ma allora perché rimettere Alonso e Stroll al terzo e quinto (poi quarto per la penalità Sainz) posto? Che senso ha avuto tutto ciò?

Quel sole in faccia, del resto, lasciava intuire che quella ripartenza non sarebbe stata proprio lineare. Spettacolo o “spettacolo”? Spettacolo-senza-virgolette o spettacolo-con-le-virgolette? mi sono già posto questa domanda in un altro articolo del blog e la scelta dell’orario e della standing start a due giri dalla fine, in combinazione con le eufemisticamente opinabili dichiarazioni rilasciate dal presidente FIA durante la sprint della Motogp, lasciano intravedere l’amore per le virgolette che pare albergare nei cuori e nelle menti di chi comanda il Circus.

Oppure, lasciatemi divertire un po’, nessuno s’è reso veramente conto di aver assistito al primo Gran Premio Quantistico della storia! Schrödinger levati, che qui sono tutti più intelligenti di te! I giri dal 57 alla fine si sono sia corsi che non corsi. L’ordine di arrivo è quello ma è anche un altro. Sainz ha buttato fuori Alonso ma anche no. Stroll è andato per campi ma si è ritrovato anche in quarta posizione! E, udite udite!, Verstappen ha vinto pur rischiando di uscire al 48°  giro ma non ha vinto perché è uscito al 48°  giro!

GP Quantistico? E non-pagelle quantistiche siano! L’ordine quindi è puramente casuale!

RUSSELL

Bravo Giorgino! Rifila l’ennesimo smacco in qualifica ad Hamilton dove, peraltro, è l’unico insieme a Max a scendere sotto l’1.17. Parte in modo eccezionale uccellando un Max (a onor del vero nella sua inedita versione o’ cauteloso) nel più limpido dei modi alla prima curva. Conduce, e bene, per qualche giro sino alla SC generata dall’incidente di Albon e qui abbiamo il primo effetto quantistico della gara: Mercedes, intelligentemente,  decide di pittare George e lasciare fuori Lewis a portarsi dietro Verstappen! (……..Questi ultimi pittano al giro dopo in regime di SC ma si ritrovano nelle retrovie così George ha vita facile nel fare il vuoto e arrivare a cogliere la sua seconda vittoria in carriera davanti al sorprendente Hulkenberg!………)   ma la successiva red flag infrange i sogni di gloria del nostro il quale è costretto a ripartire a centro gruppo e poi non pago di tanta iella, mentre stava recuperando alla grande si ritrova pure il motore in fiamme che lo costringe a parcheggiare mestamente la sua AMG appena fuori l’uscita box generando la terza SC della giornata. Comunque la vediate il buon George è da applausi a scena aperta.

PEREZ

L’orribile, e più che evitabile, errore nel Q1 lo costringe a partire dai box da dove, onestamente, non è che faccia vedere delle gran cose a parte l’impressionante sorpasso su Piastri al 25° giro: pur avendo quest’ultimo DRS da Tsunoda si vede superare da Perez come fosse fermo! La RBR si conferma ancora una volta di un altro pianeta. Al di là di questo episodio, però, Checo pare avere un ritmo piuttosto irregolare perché (al netto che anche lui è rimasto vittima strategica della prima red flag) impiega molto, troppo tempo per riportarsi nelle posizioni che contano, Norris nello specifico, che supera solo al 43° giro. In realtà la sua condotta è molto strana perché alterna giri molto veloci (tra cui il fastest lap)  ad altri lenti. Onestamente non so il motivo. Il caos finale (………..lo vede sfruttare il suo QI alla grandissima! Si rende conto che il sole è troppo basso sull’orizzonte e che infastidisce tutti. Quindi prima del re-start Installa una visiera da fantascienza che gli fa calcolare al millesimo tutti gli spazi e in un giro supera tutti compreso Max, il quale girandosi alla penultima curva regala un insperato podio al sorprendente Hulkenberg!………..) gli regala un quinto posto di fatto non meritato. Il voto sarebbe largamente insufficiente, visto il missile che si ritrova a guidare, ma per aver imbroccato il commento più intelligente di giornata gli assegniamo il premio Schrödinger. Alla via così.

SAINZ

Bella la qualifica dove si dimostra decisamente più “ordinato” di Leclerc. Parte bene tenendosi lontano dai guai e infilandosi nel posto giusto per guadagnare una posizione. Sceglie, insieme a Russell, la pittata intelligente durante la SC post-incidente-albon ma tutto viene vanificato dalla bandiera rossa. Di lì in avanti la sua gara è faticosa e per aver ragione di Gasly deve trovare tutta la (poca?) cattiveria agonistica di cui è capace. Nonostante le esultanze dei commentatori (fatta eccezione, al solito, per Valsecchi che pur nel suo modo eccessivamente affannoso e ansiogeno c’azzecca più spesso che sovente) a me il suo ritmo è parso piuttosto scadente visto che non riesce né a scrollarsi di dosso Gasly né a impensierire Alonso. Forse l’unico lato positivo mostrato da Sainz, e da Ferrari, in questa gara è aver comunque retto decentemente sulle bianche. Mancando Leclerc non sappiamo se ciò sia stato dovuto ad una guida “sparagnina” da parte di Sainz o se ad altro. Tutto sommato la sua è una buona gara (……..che vede sfumare il podio a favore del sorprendete Hulkenberg solo a causa della penalità:  un quarto posto che dà comunque fiducia in vista della pausa pre-Baku…….…) che però rovina alla ripartenza finale finendo lungo alla prima curva quel giusto per impattare Alonso e prendersi la penalità (quantistica) che nella pagliacciata finale lo vede terminare ufficialmente ultimo. Mah!

HAMILTON

Se non fosse che prende paga da Russell in qualifica per l’ennesima volta. Se non fosse che la prima red flag l’ha favorito oltre i suoi meriti. Se non fosse che Alonso ha deciso di non impegnarsi troppo. Se non fosse che l’ultima SC e bandiera rossa l’hanno ulteriormente favorito. Se non fosse che… se non fosse che… e a forza di se non fosse che (………..potremmo dire che questa vittoria di Hamilton non sarebbe meritata ma siccome è là sopra al primo gradino del podio per la prima volta dal 2021, peraltro davanti al sorprendente Hulkenberg, allora l’applaudiamo e notiamo che in classifica mondiale è appena dietro a Perez………) si porta comunque a casa un secondo posto che sa di buono perché, in fondo, è comunque merito suo se sta lì e non altrove. D’altra parte la soddisfazione di superare Max (ripeto: nella sua inedita versione o’ cauteloso) all’inizio se l’è tolta e stava pure conducendo bene strategicamente perché tenendosi sotto DRS da Russell il duo Mercedes avrebbe potuto fare molto bene, sempre strategicamente parlando, e rendere molto ma molto difficile la vita a Max. Anzi no, mi contraddico (in fondo sono non-pagelle quantistiche, no?): oggi il suo merito è stato sfruttare i demeriti (e le sfortune) degli altri la qual cosa è testimoniata dal suo sorrisone in parco chiuso, decisamente inedito. Ma va bene così: verranno, per lui, tempi peggiori.

VERSTAPPEN

Dopo averlo più volte irriverentemente paragonato a Schumy oggi tiriamo fuori Prost. Il Max nella sua inedita versione o’ cauteloso è stata una novità che non mi aspettavo. Ad una qualifica un po’ difficile ma comunque sufficiente per la pole, grazie alla stupidaggine di Checo e ad un Leclerc disordinato, fa seguire una partenza molto cauta, in versione Prost per l’appunto, consapevole di avere il mezzo per non preoccuparsi troppo. Tuttavia, sarebbe stato interessante vedere lo sviluppo della corsa se non ci fosse stato l’incidente di Albon perché le due Mercedes si erano messe nella situazione migliore per provare ad infastidire Max con Russell a fare il ritmo, Hamilton a tenersi a distanza DRS che avrebbe potenzialmente impedito a Max di superarlo. Certo, quel che si è visto con Perez e Piastri farebbe pensare che alla fine non sarebbe cambiato nulla ma, in questo GP così pieno di what if, non si poteva dar proprio tutto per scontato. Fatto sta che dopo la prima bandiera rossa supera agevolmente Hamilton, si porta a distanza di sicurezza di una decina di secondi in un amen e per tutto il resto del tempo guida con il gomito fuori dal finestrino. Forse un po’ troppo perché al 48° giro (a proposito, sappiate che se scrivete un numero e, attaccato di seguito, una “o” minuscola Word trasforma immediatamente quest’ultima in   °   : non c’entra niente ma è la mia prima grande scoperta informatica del 2023) il nostro si distrae e (………finisce per campi! Lasciando via libera agli inseguitori e aprendo la strada ad un podio sul quale sale persino il sorprendente Hulkenberg!………) fa un po’ di off-road alla penultima curva, facendo correre un brivido sulla schiena di Horner! Poco male per lui che gestisce comodamente il resto della gara, caos vari compresi, che stravolge un po’ tutto tranne la sua facilmente prevedibile vittoria. O’ cauteloso!

ALONSO

Non vorrei apparire contro corrente per forza ma siamo già alla terza gara di seguito in cui, pur dovendo, e giustamente!, spellarmi le mani a forza di applausi per la old fox asturiana ho sempre l’impressione che avrebbe potuto fare meglio. Passi per la prima gara, in cui la sorpresa generale di questa Aston Martin straordinariamente competitiva, induceva una certa cautela per preservare il risultato altrettanto straordinario che si stava ottenendo ma nella scorsa gara e in questa mi è sembrato che Fernandello nostro potesse provare un ritmo migliore ma che non lo facesse perché riteneva non possibile raggiungere chi gli stava davanti. E se nelle prime due gare là davanti c’erano le RBR, quindi era comprensibile, un po’ meno comprensibile lo è stato a Melbourne in cui davanti a lui, e neanche molto distante per tutta la gara, c’era l’ondivago eptacampeao che negli scorsi due gp non sembrava certamente in grado di resistergli. Forse la mia impressione è sbagliata, ci mancherebbe, ma (…………lo zero rimediato in questa gara, sia pur per colpa di Sainz, fa molto riflettere sul fatto che con un po’ di coraggio in più, gettando il cuore oltre l’ostacolo come s’usa dire, si potrebbe ambire a risultati ancora più prestigiosi di quelli già eccellenti che Aston Martin sta ottenendo. Qui, ad es., se Alonso nell’ultimo re-start fosse stato davanti a Hamilton, anziché dietro, avrebbe colto un secondo posto facile facile e distanziare ulteriormente la Ferrari in classifica con Sainz quarto causa penalità che ha aperto il podio al sorprendente Hulkenberg……..) non vorrei che gli auspicabili miglioramenti che giungeranno a Baku, Imola o cmq nelle gare seguenti da parte dei competitor possano far mordere le mani a qualcuno in Aston Martin. Bene, benissimo, ma con, pur microscopica, riserva.

STROLL

Continua la sua anonima stagione. Vero è che nelle prime due gare soffriva per l’infortunio (e, fosse stato per me, non avrebbe dovuto correre) ma ora del tempo è passato e continua ad essere anonimo. L’unico suo guizzo è stato il dritto sulla sabbia dopo la ennesima red flag che solo la dea bendata ha annullato trasformandolo in un (……..quinto posto totalmente immeritato con davanti a sé Sainz penalizzato e il sorprendente Hulkenberg al primo podio della sua carriera………) quarto posto del tutto immeritato e arrivato del tutto casualmente. Peccato perché, a differenza del classico pilota pagante, lui qualche numero l’avrebbe anche: è veloce sul giro secco (ma si prende, per ora, le piste da Alonso 42enne) e sul bagnato se la cava molto bene. Aspettiamo ancora che dia segnali di essere nel 2023 e non più nel 2022.

GASLY

Eccellente qualifica che lo vede non soltanto nuovamente in Q1 dopo Gedda ma anche davanti a Ocon. Conduce una gara ottima agganciandosi al treno Sainz e non mollandolo più fino al caos finale (…….che vede solo il sorprendente Hulkenberg tra lui e il podio……..). Lo fa peraltro con una certa facilità che se da un lato mostra i progressi Alpine già intravisti a Gedda dall’altro testimonia che gli entusiasmi dei commentatori Sky per il ritmo di Sainz forse non erano poi molto fondati. Peccato per il pasticcio finale che lo priva, ingiustamente, di un risultato di grande rilievo ampiamente alla sua portata in questo finale.

 

MCLAREN

Bene Norris e Piastri, per la prima volta a punti nel suo gp di casa, oggi. A una qualifica disastrosa fanno entrambi seguire un GP abbastanza sorprendente in termini di ritmo, almeno rispetto alle aspettative. Direi che entrambi si sono mostrati pimpanti, in particolare Norris che, forse rinfrancato dalla decente competitività di McLaren su questa pista, ha mostrato i numeri di cui è capace cogliendo un sesto posto difficilmente pronosticabile alla vigilia, sia pur aiutato dal caos del finale (…….in cui solo il sorprendente Hulkenberg gli ha negato la gioia dell’insperato podio, dopo tutte le collisioni da cui era riuscito a uscire indenne……..). I segnali mostrati da questi team fanno pensare che ci sia ancora molto da ricavare da queste vetture e non si esclude che l’arrivo della più o meno auspicata nuova TDxx possa rimescolare un po’ di carte.

OCON

Sì, è vero, Gasly è uscito da quella curva un po’ incautamente, c’era un gran caos ecc. ecc. ma Ocon dove credeva di andare? Considerando che tutti i piloti di Formula 1 hanno riflessi eccezionali come ha fatto questo tizio a non rendersi conto che doveva frenare per evitare la collisione con Gasly? Per lui non ci sono universi alternativi in cui andare a pescare un risultato clamoroso: non c’è Schrödinger che tenga e gli assegniamo il premio di co…rmorano di giornata.

ALPHA TAURI

Bene Tsunoda, alle soglie del Q1 in qualifica e sempre combattivo in gara: il primo punto della stagione, sia pur frutto del caos finale, è ben meritato.

Male invece DeVries che continua a cedere vistosamente quanto inaspettatamente il passo rispetto a Tsunoda sia in qualifica che in gara. Anche oggi si è preso 3 decimi in Q e in gara girava a distanze siderali dal suo teammate.

ALFA ROMEO

Male, male, male Alfa Romeo in questo GP, dove però va distinto Zhou, comunque ottimo in gara e capace di prendersi i primi punti della stagione nel caos finale, da Bottas talmente impalpabile da trovarsi ultimo e doppiato prima dell’ultima bandiera rossa e ultimo, fisicamente parlando (11° di 12 considerata la penalità di Sainz), tra gli arrivati alla bandiera a scacchi.

WILLIAMS

Bene ma non benissimo Albon mentre stavolta molto male Sargeant. Il primo fa una qualifica eccezionale che lo issa all’8° posto in griglia. Purtroppo l’errore all’8° giro gli costa un brutto incidente e spreca un’occasione d’oro. Queste sono le occasioni che uno come lui deve sapere sfruttare se vuole rientrare nel giro di sedili importanti. E invece non l’ha fatto. Male senza discussioni Sargeant che si prende un’infinità in Q da Albon e conduce una gara anonima con errore, a mio avviso, penalizzabile come Sainz nella caotica ripartenza finale in cui butta fuori DeVries alla prima curva. Albon, comunque, conferma il progresso di Williams che non è più la cenerentola delle scorse stagioni e che può giocarsela a centro gruppo con una certa comodità.

MAGNUSSEN

Insolitamente anonimo il buon Kevin che oggi si è fatto vedere solo per il suo strano incidente che ha dato il la al caos finale. Onestamente non ho ancora capito se al 54° giro è andato a muro perché ha sbagliato lui (magari accecato dal sole in faccia) e a causa di ciò si è rotto cerchione e gomma posteriore dx oppure il contrario, cioè è andato a muro a causa della rottura di cerchione e gomma. Capire cosa è successo sarebbe importante, per ovvi motivi.

E veniamo agli ultimi due protagonisti.

Il primo è LECLERC sul quale non c’è molto da dire. Per una volta non è brillante in qualifica. Sabato ho avuto la netta impressione che non fosse concentrato, sempre impreciso, disordinato al punto tale da stare dietro a Sainz per tutte e tre le sezione di qualifica: molto molto inconsueto. Nelle interviste post Q ha detto che si stava più preparando per la gara che per altro ma, così fosse, ancora meno giustificabile diventa l’errore alla curva 3 che ha fatto su Stroll e che gli è costato la gara sin da subito. Dall’alto si vede chiarissimamente che anticipa la chiusura della curva andando ad impattare sull’incolpevole Stroll e da uno con la sua sensibilità in bagarre errori come questo non ce li aspettiamo. Se queste fossero pagelle gli dovrei affibbiare uno (……..straordinario voto fuori scala perché nonostante l’errore su Stroll ha poi saputo combattere da par suo per tutta la gara, sfruttando magistralmente tutte le imprevedibili circostanze di questo gran premio sino a issarsi sul primo gradino del podio, davanti al forse ancora più sorprendente Hulkenberg……..) zero e un paio di pacche sulle spalle di incoraggiamento sperando che a Baku (il cui particolare design non gli dispiace) possa tornare a far vedere di che pasta è fatto.

HULKENBERG

Nel gran premio quantistico per eccellenza, dopo aver giocato con lui per tutto l’articolo, posso finalmente spendere due parole più serie. Finalmente, infatti, il buon Hulk si dimostra consistente in gara oltre che in qualifica. Se nei primi due appuntamenti della stagione aveva mostrato che come piede non aveva perso molto durante il forzato riposo delle ultime stagioni ottenendo delle buone se non ottime qualifiche purtroppo non aveva mostrato granché in gara, eclissato dal sagace Magnussen, e facendo storcere il naso agli addetti ai lavori sulla scelta di Haas di puntare su di lui nel 2023. Oggi invece ha fatto una signora gara, direi strepitosa per il mezzo che si ritrova a condurre. Non solo si è tenuto abbondantemente lontano dai guai nelle varie situazioni ma ha anche tenuto un ritmo piuttosto importante che l’ha tenuto agevolmente nei primi 8 per tutta la gara. Nell’ultima ripartenza poi, mentre gli altri giocavano all’autoscontro, lui si è magistralmente infilato tra le linee andando ad occupare la quarta posizione che, con la penalità subita da Sainz, in un mondo “normale”, gli avrebbe fatto guadagnare, nel più improbabile dei modi, il tanto agognato podio che nella sua ormai lunga carriera, non è mai riuscito a centrare. Con Alonso buttato fuori da Sainz e con quest’ultimo penalizzato il podio se lo sarebbe assolutamente meritato se quel tratto di gara fosse stato considerato, per l’appunto, gara , e non una non-gara. Come ho scritto più sopra, infatti, una volta che la direzione gara ha deciso di far ripartire con standing start allora doveva considerare ciò che è successo dopo parte della gara, con tutti gli annessi e connessi. Del resto lo ha fatto per Alpine, no? Non ha rimesso Gasly al posto che occupava in quella griglia, no? E allora perché non considerare anche il buon Hulk in tutta questa complicata equazione?

E vorrei, sempre con Hulkenberg, tornare ancora più serio su un momento della gara che non possiamo lasciar passare sotto traccia. La dinamica dell’incidente di Albon è stata agghiacciante. L’incidente, svoltosi ad altissima velocità, non è stato pericoloso soltanto in sé, visto l’angolo di impatto con il muro avuto da Albon ma anche perché ha sollevato un enorme polverone che per qualche istante ha completamente annebbiato quella curva. E di lì stava sopraggiungendo proprio Hulkenberg. Se Albon fosse stato un metro soltanto più dentro la pista avremmo potuto assistere ad un incidente molto più terribile di quanto non sia stato in realtà, con Hulkenberg che non avrebbe potuto evitarlo, come invece è riuscito a fare ieri.

E con ancora in mente le immagini terrificanti di Antoine Hubert all’Eau Rouge quel maledetto 31 Agosto 2019, non voglio proprio giocarci con i what if e con le battute sul gran premio quantistico. Non mi voglio trovare in un universo alternativo in qui Albon si fosse trovato un metro più dentro la pista.

Questo sport è ancora terribilmente pericoloso e tutto quel discorso che ho fatto all’inizio sull’orario di partenza, sullo spettacolo e lo “spettacolo”, sull’intelligente commento di Perez e quant’altro volete sembrerebbe poca cosa rispetto allo scaldarsi degli animi per questa o quella scuderia o per questa o quella decisione della direzione gara. E anche se l’incidente di Albon non c’entra nulla con l’altezza del sole sull’orizzonte in quel momento (si era a inizio gara con il sole ben alto in cielo e in direzione opposta al suo tramonto) non si può dimenticare che fa tutto parte del pacchetto. Non si può dimenticare che tutto il GP, quando c’è in gioco la vita dei piloti (e non solo: leggo di uno spettatore ferito da un frammento della vettura di Magnussen), dev’essere innanzitutto pensato per allontanare il più possibile ogni evitabile elemento di rischio e poi, solo poi, pensato per lo spettacolo-senza-virgolette e ancora più poi per lo spettacolo-con-le-virgolette. Decidano quello che vogliono ma non osino neanche per un millesimo di secondo trascurare di considerare, o addirittura dimenticare, la sicurezza.

Ad maiora

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI JEDDAH

La seconda gara del mondiale 2023 va in archivio senza che siano state granché soddisfatte le promesse di emozioni che la vigilia sembrava aver preparato.

Il guaio di Verstappen in qualifica, infatti, sembrava offrire alla gara molti temi d’interesse perché si poteva pensare che i risultati non sarebbero stati affatto scontati.

Invece, purtroppo, abbiamo assistito ad una gara abbastanza piatta in cui nemmeno le strategie di gara (risorsa di intima spettacolarità delle gare di F1) hanno inciso al punto da rendere quantomeno incerti gli esiti finali.

Peccato, perché le prime due edizioni avevano riservato molte emozioni (nel bene e nel male) e molta tensione, anche al netto delle riserve che un circuito siffatto può determinare nell’appassionato. Quest’anno, con l’intento di evitare i curiosi giochi col DRS visti in passato, sono stati cambiati un paio di detection point e accorciata leggermente la DRS zone sul rettilineo d’arrivo. Mal glie ne incolga agli organizzatori: erano proprio questi che hanno reso spettacolari quelle gare e così facendo è stato tolto un po’ di pepe ad una corsa per correre la quale occorre (tanto) pelo sullo stomaco ma non offre molto su cui speculare quanto a tecnica di guida (forse solo il passaggio delle curve 22-23-24 richiedeva attenta valutazione). Va precisato che quei giochi erano semplici schermaglie tra i piloti in cui non era in gioco la sicurezza oggettiva del circuito ma solo quella relativa tra i piloti. Quand’è così, cioè quando si toglie al pilota anche la possibilità di fare questi giochetti, poi non ci si deve lamentare se si vedono tanti robottini andare avanti indietro per la pista, no?

Nemmeno le strategie, come detto poc’anzi, hanno giocato un ruolo di rilievo in questa gara perché le caratteristiche della pista hanno imposto una ed una sola strategia valida (al netto delle SC) che tutti hanno pedissequamente seguito, senza quindi che l’appassionato potesse essere intrigato dal mistero che l’uno o l’altro pilota avesse in serbo qualche carta da giocarsi diversa da quelle degli altri.

Verstappen che partiva così indietro poteva essere un tema ma la facilità con cui si è portato nelle posizioni che contano, compito portato a termine senza che si sia preso il benché minimo rischio, ha lasciato parecchio amaro in bocca.

Insomma, se ne esce tutti un po’ delusi contando che gli unici brandelli di emozione si sono visti in qualche blando duello nelle retrovie e nel pasticcio delle penalità di Alonso. Ma ne parliamo qui di seguito più in specifico nelle consuete NON PAGELLE. Come sempre vado per ordine d’arrivo dei primi 10 per poi aggiungere qualche nota sull’altra metà dell’ordine di arrivo.

PEREZ

Dopo la tutto sommato opaca prova in Bahrain il buon Checo si regala un week end quasi perfetto. Il “quasi” è dovuto al bastardissimo uccellamento del giro veloce subito all’ultimo giro da un Max in versione venditore di stereo all’autogrill. Non fosse stato per questo la perfezione era alla sua portata. Il guaio di Max in qualifica l’ha issato senza particolari problemi in pole position con un tempo monstre che forse pure Max avrebbe fatto fatica a matchare. Anche in partenza non è male e l’essersi trovato alle spalle di Alonso va più a merito di quest’ultimo che non a suo demerito. Impiega comunque solo 4 giri per liberarsi dell’asturiano e imporre un ritmo che gli altri manco si sognano. Prosegue indisturbato per tutta la gara, conscio anche che la residua quanto improbabilissima ipotesi che Alonso possa rappresentare un problema viene definitivamente cassata dalla penalità presa da quest’ultimo. Fa una ripartenza da manuale alla SC e poi va in controllo fino a che non si ritrova il teammate a rincorrerlo. Da lì in avanti si prende a mazzate con Max a suon di giri veloci su giri veloci, millesimo su millesimo che fanno sì che Max non si avvicini mai a meno di 4.5 secondi. Proprio in questa fase sta il suo maggior merito: quando sembrava giunto il momento di fare la solita vittima sacrificale risponde come si deve alla furiosa rincorsa del campionissimo, ossia affilando il cronometro il più possibile senza commettere errori. Conclude meritatamente sul gradino più alto del podio con quel piccolo amaro in bocca dell’ultimo giro che, forse, avrebbe potuto contrastare se si fosse fidato meno delle chiacchiere del muretto. Comunque bravo.

VERSTAPPEN

Come accennato nelle considerazioni iniziali il suo problema in qualifica e la rimonta in gara non hanno generato le emozioni e l’incertezza che ci si poteva aspettare dalla gara. Max mostra la maturità raggiunta negli ultimi due anni correndo una gara priva di rischi e ottenendo il massimo risultato possibile considerando che Checo, oggi, ha sfruttato perfettamente l’occasione che gli è capitata. Impiega (ben) 17 giri per arrivare nelle posizioni che contano e viene pure aiutato dalla SC che gli permette di superare le Ferrari senza colpo ferire. Giusto il tempo di aspettare il DRS e si libera facilmente di Russell (anche qui segno di maturità: il “vecchio” Verstappen si sarebbe dannato pur di passarlo subito) per poi liberarsi facilmente anche di Alonso al 25 giro, esattamente a metà gara. Da lì in avanti ha fatto di tutto per provare a vincerla ma oggi con Checo non c’era niente da fare. Ho il sospetto che i team radio in cui lamentava qualche fantasmatico problema fossero più frutto della frustrazione di non potersi mangiare Checo come un plumcake più che un timore fondato che qualche problema ci fosse davvero. Si è quindi limitato al colpaccio del fastest lap finale che gli porta quel punto in più necessario per stare davanti in classifica mondiale. Bravo anche lui, per carità, ma la facilità con cui sia lui che Checo hanno condotto la rispettiva gara mostra che RBR è non una, come già si evinceva in Bahrain, ma due spanne sopra tutti in gara.

ALONSO

Il vecchio leone non demorde e vuole far vedere che Aston Martin non è un bluff. Però… Però, come già accaduto in Bahrain in qualifica, anche stavolta commette imprecisioni non da lui. L’errato posizionamento sulla piazzola di partenza che gli ha fruttato la penalità è un errore che nel 2012 (tanto per fare un esempio) non avrebbe commesso. Ma poco male, perché sfodera una partenza eccezionale che lo issa al primo posto: come detto sopra non è che Perez abbia sbagliato qualcosa e lui ne abbia approfittato, anzi!. L’illusione che la gara possa dire qualcosa di diverso rispetto alle attese dura pochi giri ma Fernando non si perde d’animo e sfrutta il treno di Perez per staccare gli inseguitori e pregustare un secondo posto forse alla sua portata se non ci fosse stata la SC a favorire ulteriormente il rientro di Max. Alla ripartenza non è perfetto ed è costretto a guardarsi da uno scintillante Russell. Quando arriva Max non può nulla e con gesto elegante alla “si accomodi, prego” lo fa passare per poi mettersi a velocità di crociera per il resto della gara. Si risveglia  solo alla fine quando si moltiplicano le voci di una seconda penalità e fa capire che aveva più di mezzo secondo di margine di ritmo. Il giallo sulla sua posizione finale mi ha destato non poche perplessità. Inizialmente si pensava che la seconda penalità fosse stata data perché non poteva scontare la prima penalità in regime di SC e già la cosa sembrava strana. Poi è stato chiarito che è stata data perché la sua vettura è stata toccata mentre scontava la prima penalità – e qui invece sembra tutto giusto. Poi il giorno dopo scopro che hanno tolto la seconda penalità e restituito il terzo posto con ragioni che, onestamente fatico a capire. Il regolamento dice che durante la penalità sulla macchina non si può lavorare e l’unica interpretazione sensata a questa locuzione è che durante la penalità la macchina non si possa toccare in alcun modo, neanche con un grissino aggiungerei! Sicché mi pare strano che alla fine abbiano tolto la penalità e per quanto Fernando non avrebbe meritato di scendere giù dal podio per questo cavillo (ma non dimentichiamo che tutto nasce da un suo errore) era quello che sarebbe dovuto succedere. Nel campo dei commissari di gara sembra che in FIA continuino a scegliere dei campioni mondiali nella disciplina olimpica del lancio della ca***ta ma tant’è. Bravo Fernando, e ci mancherebbe!, ma con riserva.

RUSSELL

Dopo la insufficiente prova in Bahrain Giorgino nostro ritorna a fare quel che tutti ci aspettiamo da lui, cioè andare come una scheggia e mostrare che fa parte dell’elite! Eccezionale, assolutamente eccezionale in qualifica perché rifila la bellezza di 4 decimi al celebrato team mate. A mia memoria mai Hamilton aveva subito, in condizioni regolari, un distacco così ampio da un suo compagno di squadra. In gara si comporta splendidamente tenendo per tutta la gara il miglior ritmo che la Mercedes di oggi può ottenere. A questo si aggiunge che ad un certo punto della gara, dopo la SC (anche qui eccellente ripartenza che lo porta a duellare con Alonso), si ritrova Hamilton con le gialle alle sue spalle che contava su un ritmo potenzialmente migliore e un team order pronto per essere eseguito. Ebbene cosa fa il nostro? Accelera e Hamilton non riesce a rispondere. Bravo bravissimo. E la penalità finale di Alonso ci stava tutta quindi si può perfino dire che il podio gli apparteneva di diritto.

HAMILTON

Sarò breve. Male in qualifica dove si prende 4 decimi dal teammate come mai gli era accaduto senza particolari condizioni a contorno. Decisamente incolore in gara, a parte il buon sorpasso su Sainz dopo la SC (ma aveva gialle nuove), in cui non riesce a reggere il ritmo di Russell e solo la SC gli consente di stare davanti alle Ferrari. C’è molto da rivedere, e non mi riferisco solo alla vettura…

SAINZ

Ancora un week end incolore per il buon Carlos. E non è giustificato dalla vettura al di sotto delle aspettative. Non regge Stroll in partenza e non da mai la sensazione di poterlo impensierire. Ciononostante congegna insieme al muretto una bella finta di andare ai box per poi sopravanzarlo in overcut ma poi non ha ritmo. La SC non l’aiuta ma nemmeno lui si aiuta non riuscendo a opporre resistenza ad un Hamilton già di suo incolore. Con le bianche si ritrova impantanato allo stesso modo di Leclerc in un limbo in cui non è minimamente in grado di recuperare su Hamilton né di offrire la sensazione che la Ferrari sia poi così meglio della Alpine che seguono. Apprezzabile solo il gioco di detti e non detti sui potenziali team order a favore di Leclerc: “fatelo venire sotto DRS e ne parliamo”. Mah!

LECLERC

Week end ambivalente nei risultati ma non per colpa sua. Infatti, il buon Charles sfodera l’ennesima strepitosa qualifica che, non fosse stato per la penalità in griglia, avrebbe poi potuto sortire una gara ben diversa. La gara stessa parte come da lui ci si aspettava: in pochi giri si libera da par suo dei contendenti che lo separavano da Sainz, sfoderando qualche bel sorpasso dei suoi. Poi la SC non l’aiuta perché si ritrova (quasi) inaspettatamente dietro ad Hamilton. Quel che accade in seguito è un mistero. Con le bianche non va. Chiede di far spostare Sainz da davanti ma non riesce minimamente ad avvicinarlo per dar fondatezza a tale richiesta e si ritrova infine in quello stesso limbo di cui parlavo prima per Sainz a portare stancamente a casa una gara che non verrà certo celebrata per le imprese della rossa. La sensazione è che in Ferrari o non hanno ancora capito la vettura oppure che questo progetto è davvero fallimentare rispetto alle ambizioni della vigilia. Un vero peccato per il nostro eroe.

OCON E GASLY

Li metto insieme perché hanno fatto una gara fotocopia e perché confermano il deciso passo avanti di Alpine dopo la incerta gara disputata in Bahrain. Bene tutti e due in qualifica (con Gasly comunque leggermente più dietro di Ocon) e bene tutti e due in gara. Questo “bene” applicato al giudizio sulla loro  gara deriva dal fatto che, a differenza del Bahrain, non si sono trovati in bagarre col resto del centro gruppo e hanno potuto portare a casa il (loro) massimo risultato possibile senza particolari affanni. Sulle bianche non avevano un ritmo così diverso da Ferrari e se quest’ultima continua a passo di gambero…

MAGNUSSEN

Un bravo bravissimo al buon Kevin non glie lo nega nessuno. Eppure le premesse non erano buone. Per la seconda volta consecutiva ha dovuto subire, e non poco,  in qualifica da Hulk ma almeno passa il Q1. In gara ancora una volta mostra le sue qualità sia strategiche che di combattività. Infatti tiene bene in partenza e nei primi giri (rende anche un po’ difficile la vita a Max quando se lo ritrova negli specchietti) e poi passo dopo passo riesce a costruire una eccellente gara che lo porta a ritrovarsi a battagliare con Tsunoda per il decimo posto che, a questi livelli, vuol dire tanto. E ci riesce non mollando mai, anche quando sembrava che l’altrettanto combattivo Tsunoda potesse farcela. Questa qualità di Magnussen me l’ha sempre fatto essere un beniamino tra i piloti di seconda fascia e mi fa piacere vedere che è ancora ben presente.

NOTE DI MERITO:

Tsunoda è costretto a soccombere a Magnussen ma ha comunque fatto una signora gara.

Piastri ha fatto una qualifica eccezionale e pure in gara ha mostrato dei bei numeri, nonostante una McLaren allo sbando.

Bene anche Zhou che risponde al Bahrain di Bottas con una eccellente qualifica ed una buona gara.

NOTE DI DEMERITO:

male male male Bottas, nullo sia in qualifica che in gara (peraltro unico doppiato), male anche Hulkenberg ancora una volta evanescente in gara dopo una buona qualifica e male pure DeVries ancora una volta oscurato da Tsunoda sia in qualifica che in gara. Malissimo Norris che fa un errore da principiante in qualifica: da lui non ci si aspettano queste cose.

Male anche Williams che fa un passo indietro rispetto al Bahrain.

Come dite? Mi sono dimenticato Stroll? Ah perché c’era anche lui? Sono ancora dell’idea che doveva stare a casa e tornare solo con polsi e piede a posto. La splendente Aston Martin di quest’inizio di stagione si meriterebbe ben altro.

 

Spero proprio che Melbourne sarà molto più interessante.

Ad maiora

 

Metrodoro il Teorematico

MIT’S CORNER: KEVIN E LA NEUTRALITA’

Ho letto di recente un breve articolo su Kevin Magnussen e la sua perplessità di fronte alla norma che vieta ai piloti di esprimersi su temi politici, sociali o religiosi senza il preventivo assenso della FIA. Il buon Kevin la tocca molto piano limitandosi ad alzare un sopracciglio e a sottolineare che viene da un paese in cui tali regole non esistono e quindi lui si trova in difficoltà ma non si esprime più di tanto perché prima “vuole capire meglio” la norma e non vuole prendere penalità.

Bene, bravo Kevin.

Ora, la questione in effetti lascia un senso di perplessità non tanto e non soltanto sull’opportunità strettamente politica di inserire una tale norma nel codice sportivo FIA quanto sulla sua forma e sulle considerazioni che si possono trarre dal suo inserimento nel Codice.

La norma in questione così recita:

la premessa è Any of the following offences shall be deemed to be a breach of these rules:

[qualsiasi delle seguenti trasgressioni (offences è difficile da tradurre: offese, infrazioni, reati) sarà considerata essere un’infrazione alle seguenti regole]

(si lo so: è un truismo di bassa lega – quindi cominciamo già male)

12.2.1.n

The general making and display of political, religious and personal statements or comments notably in violation of the general principle of neutrality promoted by the FIA under its Statutes, unless previously approved in writing by the FIA for International Competitions, or by the relevant ASN for National Competitions within their jurisdiction.

Innanzitutto vi prego di notare: “the general principle of neutrality promoted by the FIA

Questa locuzione in linea di principio è pienamente condivisibile. La FIA, infatti, si autoregola e va a disciplinare le competizioni sportive che rientrano nei suoi parametri organizzativi sicché, non essendo, di per sé, un’autorità politica in senso stretto non c’è nulla di male se statuisce neutralità su dei temi non attinenti al proprio oggetto quali sono, per l’appunto, temi politici, religiosi e sociali. Ma subito casca l’asino. Se è così neutrale, la FIA, perché non ha perso nemmeno 15 millesimi di secondo per bannare Russia e russi (e pure Bielorussia e bielorussi) da tutte le competizioni internazionali che rientrano nelle organizzazioni FIA? La recente circolare del 10 Febbraio l’ha pure ribadito per l’anno in corso o comunque until further notice.

A prescindere da come la si pensi sui tragici eventi che stanno avendo luogo in Ucraina, va da sé che se si riesce ad avere uno sguardo astratto quanto più possibile dai fatti contingenti non si può altro che convenire che una tale presa di posizione della FIA tutto sia tranne che neutrale.

Quindi ipocrita, aggiungo.

Ma sin qui si tratta del noto “predicare bene poi razzolare male” poiché l’articolo del Codice in questione serve solo da termine di paragone per giudicare prese di posizione che lo contraddicono vistosamente. Ma in questo si è trovata in buona compagnia: che io sappia tutte le federazioni sportive internazionali hanno adottato misure se non uguali certamente simili. Ha avuto qualche difficoltà in più la federazione scacchistica internazionale (FIDE), per l’ovvia ragione legata all’alto numero di top player russi nei suoi ranghi, che dopo ampio dibattito alla fine si è decisa a sostituire la bandiera russa con una generica della FIDE stessa e a cancellare un paio di tornei che dovevano svolgersi in Russia. Hanno bannato da tutte le competizioni solo Sergej Karjakin (ex sfidante per il titolo mondiale nel 2016) che ha stupidamente sproloquiato sui social inneggiando a Putin e alla morte degli ucraini come se non ci fosse un domani: la dimostrazione che essere tecnicamente molto intelligenti non esime affatto dal commettere stupidaggini colossali.

Qui vediamo il campione russo (ma nato ucraino…) che dal suo buen retiro di Dubai cerca di fare ammenda dicendo che è contro la guerra…

C’è anche qualcos’altro, ancora più ipocrita e che sta probabilmente alla base delle perplessità di Kevin Magnussen (e, per quel che ne sappiamo, di tutto il popolo danese)

 

E non mi riferisco al fatto giuridicamente rilevante in sé, cioè ai divieti che perplimono il nostro buon Kevin, quanto a quel

“unless previously approved in writing by the FIA”

Cioè: salvo che non sia stato preventivamente approvato per iscritto dalla FIA.

Quindi, riassumendo, è considerato un breach of these rules il manifestare posizioni o commenti di tipo politico, religioso e sociale allorché queste violino il generale principio di neutralità promosso dalla FIA a meno che tali posizioni non siano state preventivamente approvate dalla FIA.

Cari piloti, sembra dire la FIA, voi non potete manifestare alcunché delle vostre personali posizioni ma se prima ce lo chiedete inoltrando apposita pratica e questa viene approvata per iscritto allora potete farlo.

scusa Fia, domani se vado sul podio mi metto una dentiera sporgente e mi vesto da Topo Gigio per combattere l’odio verso tutti i topi del mondo. Posso?”

Ma seriamente?

Ci sono due possibili traduzioni in pratica di tale regola. La prima è palesemente contraddittoria: non si può manifestare posizioni politiche ma se tali posizioni sono “giuste”, cioè approvate da noi, allora lo puoi fare. La ratio di una tale norma, che in linea di principio sarebbe pure condivisibile, si rintraccia nel fatto che i piloti non possono, per così dire, sfruttare il palco privilegiato della posizione e del ruolo che ricoprono nella manifestazione sportiva per veicolare messaggi e posizioni che con la manifestazione sportiva non c’entrano nulla. Sin qui ci può anche stare. In fondo è libera scelta di libero organismo. Tuttavia, aggiunge la FIA, se tali manifestazioni vengono approvate per iscritto allora lo possono fare.

No.

Non si fa così.

O tali manifestazioni sono vietate per le ragioni sopra indicate oppure non lo sono perché l’approvazione per iscritto invia logicamente al fatto che la pretesa neutralità della FIA non è altro che una posizione del tutto pretestuosa, finta e, in definitiva, ipocrita. Se dunque è la stessa FIA, con quel suo unless previously approved, a non dimostrarsi neutrale non si vede perché lo si pretenda dai piloti (che in teoria si applica a qualsiasi persona che opera nei confini FIA ma è chiaro che i piloti, che hanno di gran lunga la più alta visibilità per il ruolo che ricoprono, sono l’oggetto vero e proprio della norma).

Ma, dicevo poc’anzi, c’è anche una seconda traduzione in termini pratici di questa stupidaggine giuridica. A tener conto alla lettera di quanto c’è scritto in quell’articolo si dovrebbe concludere che un pilota potrà manifestare solo un qualche principio genericamente “neutrale”. Già, perché non c’è altra deduzione possibile che unisca il violation of the general principle of neutrality da un lato e il unless previously approved dall’altro che non sia, com’è ovvio che quest’approvazione per iscritto avverrà solo se il pilota propone di manifestare per un qualcosa, non si sa bene cosa, di neutrale.

Fa ridere, no?

Negli ultimi anni solo due piloti si sono spesi (a loro rischio e pericolo, si dovrebbe aggiungere, ma è molto relativo) in questo tipo di atteggiamenti: Vettel e Hamilton. Ora, ve l’immaginate Lewis sul podio del Mugello con una maglietta grigia che inneggia alla giustizia per la neutralità? O il buon Sebastian che invece di mettere la bandiera multicolor della pace sul suo casco ne mette una con strisce in toni di grigio? O entrambi che si inginocchiano a sostegno del claim “grey lives matter”?! Sarebbero stati approvate per iscritto dalla FIA tali “manifestazioni”?

C’è un senso di profonda ipocrisia in tutto questo che fatico a comprendere.

O, meglio, la comprendo benissimo – solo che non la approvo.

La comprendo nel senso che una organizzazione sportiva, o una organizzazione qualsiasi se è per questo, nel momento in cui si mette in relazione con ciò che sta al di fuori di essa inevitabilmente diventa anche “politica”. Diventa politica in senso lato per cui la relazione deve trovare un modo per esprimersi attraverso metodi e regole, scritte o non scritte, affinché non diventi conflittuale e dannosa per se stessa. Deve cioè trovare un modo per convivere con quanto la circonda. Diventa poi politica in senso stretto perché per poter operare, ossia organizzare GP (e più in generale organizzare eventi) internazionali con successo deve riuscire a farlo entrando in relazione con le autorità di tutti i paesi in cui tali eventi si svolgono. E diventa poi politica in senso strettissimo quando si rende conto che per poter realizzare il proprio oggetto deve necessariamente scendere a compromessi, com’è recentemente accaduto per la guerra in Ucraina in cui ha dovuto giocoforza estromettere Russia e russi altrimenti, facile supporlo, non le sarebbe stato consentito di organizzare e realizzare il campionato del mondo – il tutto in barba al proprio preteso principio generale di neutralità.

Non è neutrale, la FIA, come non è neutrale nulla allorché sia in relazione multilaterale con altre entità. Neutrale sarebbe solo il campionato marziano di Formula 1, non il campionato del mondo. Mondo che, al momento, mi risulta ancora essere riferito al pianeta Terra.

Non voglio arrivare agli eccessi ideologici degli anni 70 ove si pretendeva che tutto fosse politica dalla ovvia manifestazione partitica fino al modo di arrotolare gli spaghetti sulla forchetta. No, non voglio arrivare a tanto anche perché, perdonerete l’autoreferenzialità che dà origine allo pseudonimo con cui scrivo, è filosoficamente errato.

Tuttavia, non si può nemmeno negare che la convivenza richieda il compromesso e che tale compromesso sia necessario perché nella convivenza tra soggetti questi ricoprono, ça va sans dire, una posizione. E questa posizione, se di organismi che convivono in uno spazio politico stiamo parlando, è inesorabilmente politica.

Dunque la pretesa di neutralità è una chimera. E pretendere che si operi all’interno di questa neutralità è ipocrita. E pretendere, infine, che si possa manifestare qualcosa solo se ispirato a tale principio di neutralità è massimamente ipocrita.

Quindi?

 

Quindi il discorso è complesso e non è facile, anzi non è possibile, ridurlo a principi espressi aforisticamente, come quelli che vanno di moda sui social.

Nella convivenza, in qualsiasi convivenza, un certo grado di ipocrisia è richiesto. È richiesta un po’ di ipocrisia nei rapporti personali: pensate a quel collega di lavoro che vi sta antipatico o di cui pensate tutto il male possibile ma che, siccome vi è necessario averci a che fare per poter svolgere le vostre mansioni, quando gli telefonate esordite con un ipocritissimo “ciao carissimo!! Come stai? Non mi pare di aver visto la mail con la quotazione del progetto X, forse mi sono dimenticato io di inviarti alcuni dati che ti servono?” anche se sapete benissimo che non vi sta mandando la quotazione perché [perdo aplomb] è uno stronzo patentato [recupero aplomb].

C’è ipocrisia anche con il vostro amato coniuge e persino con gli amici più stretti. A pensarci bene, è piuttosto facile suppore che in questi rapporti ci siano molte, piccole, cose che non sopportate ma non le tirate fuori perché sapete bene che il farlo non aggiungerebbe nulla al rapporto ed, anzi, rischierebbe di comprometterlo. E, occhio, questo vale anche per voi stessi: dall’altra parte ci saranno cose che il vostro coniuge/amico non sopporta di voi ma non le tira fuori per le stesse ragioni. Si decide, più o meno consapevolmente, un limite da non oltrepassare e si scende a compromesso su tutto ciò che sta al di qua di quel limite.

Viceversa, l’evitare ad ogni costo l’ipocrisia e comportarsi di conseguenza pone chi lo fa al di fuori del contesto della convivenza. Ne fa un reietto. La totale assenza di ipocrisia, a maggior ragione se platealmente esibita, è da considerarsi un atteggiamento anti-sociale che nel migliore dei casi sfocia in un patologico solipsismo e nel peggiore dei casi sfocia nel conflitto. Ogni tanto incontro persone che si riempiono la bocca di “io sono e sarò sempre me stesso”, “io non guardo in faccia a nessuno” e non posso fare a meno di pensare quanto stupidi siano questi proclami: e chi devi essere se non te stesso? Un altro?! E se non guardi in faccia a nessuno allora sei [perdo di nuovo l’aplomb] solo un bello stronzo e non credere che avrai la mia ammirazione [recupero aplomb].

(a meno di non parlare di qualcuno affetto da forte strabismo nel qual caso, uso quel giusto minimo di ipocrisia per fare finta di non accorgermene e gli fisso il naso)

Proclami di questo tipo, molto semplicemente, non sono veri: sono frasi fatte senza alcun senso concreto. Non per nulla il (sopravvalutato) filosofo che più si è spinto in questa direzione, proclamando un anti-moralismo assolutista basato sulla cosiddetta volontà di potenza, ha perso in poco tempo tutti gli amici, mecenati, donne, lavoro ed è morto pazzo a soli 45 anni.

E non si scambino certe bizzarrie caratteriali per qualcosa che sta a fondamento di questi proclami: i tratti della personalità sono cosa ben diversa da questo discorso.

Ad ogni modo, se tutto questo vale per i rapporti interpersonali figuriamoci se non vale anche nei rapporti politici. Dunque la politica, aiutata dal giusto pizzico di ipocrisia, non può che essere l’arte del compromesso (avevo esordito dicendo che non avrei messo aforismi ma alla fine uno mi è scappato).

Che dunque sia necessaria una certa ipocrisia, per così dire, benefica a questo punto pare evidente.

E ancora una volta: quindi?

Quindi la FIA ha fatto bene quando ha Bannato Mazepin dalle corse. Cosa che, peraltro, è stata facilitata dal fatto che Mazepin è uno scarsone e il circus non avrebbe subito alcun danno dal suo allontanamento. Sarebbe stato molto più difficile se ci fosse stato un pilota russo ai vertici della Formula 1 ma in tal caso la FIA si sarebbe “limitata” a togliere la bandiera a fianco del suo cognome e a suonare l’inno alla gioia di beethoven (be’, no, perché è l’inno della UE allora che ne so? Imagine di John Lennon! Ah no, è un inno all’anarchismo. Allora We are the champions dei Queen, ah no perché Freddy Mercury era gay e siamo neutrali e poi al massimo te lo suono alla fine del campionato se lo vinci, no? Vabbè andiamo su Fra Martino Campanaro e non se ne parli più!) per celebrare le sue vittorie nella cerimonia del podio.

Ha fatto bene perché le circostanze che si erano create in quel momento, il clamore e lo sgomento seguito a quanto accaduto il 24 febbraio 2022, di fatto, imponevano quel gesto, per quanto paradossale fosse visto che c’è il famigerato general principle of neutrality. Non farlo avrebbe messo a repentaglio lo svolgimento stesso del campionato. Forse la FIA è stata più “realista del re” e non ha subito alcuna pressione per fare quel gesto. L’ha fatto spontaneamente, con ogni probabilità, proprio per evitare di subire quelle pressioni che sapeva benissimo sarebbero arrivate. Ha tagliato la testa al toro: facciamo sta mossa, sgombriamo subito il campo da potenziali criticità, chissenefrega dell’ipocrisia di fondo e lasciamo che i giornalisti parlino dei team radio Ferrari e degli scorni tra Hamilton e Verstappen. Se poi Toto sbatte i pugni sul tavolo nessuno ci pensa più.

Nella delicata congiuntura di politica internazionale che si era creata in quel frangente e tenendo conto che l’obiettivo era mettere al riparo l’evento (suvvia mettiamo da parte gli interessi economici che, indubbiamente, erano l’oggetto principale da salvaguardare ma quanto avreste odiato un anno senza Formula 1?) è difficile pensare ad una mossa diversa da quella fatta. Quindi, bene, bravi, bis

Se quel pizzico di ipocrisia benefica aiuta a rimanere indenni da pressioni politiche difficili da gestire si è poi passati, facendosi prendere un po’ la mano, all’ipocrisia patologica allorché si è andati oltre imponendo dei divieti ai piloti (ripeto: in teoria il divieto vale per tutti i protagonisti del circus ma è ovvio che la visibilità di cui godono i piloti rende il divieto loro rivolto più rilevante) che non hanno alcuna ragione d’essere.

Quel che poteva fare la FIA, per evitare l’ipocrisia patologica che ho mostrato più sopra, erano diverse cose.

Da un lato avrebbe potuto dare delle linee guida, magari dai contorni sfumati, soggetti ad interpretazione, e mettere in guardia i piloti sul fatto che se decidono di manifestare loro personali convinzioni che vanno molto al di là di quelle linee guida allora avrebbero preso in considerazione delle conseguenze. Tutto fumoso, certo, ma meno patologicamente ipocrita.

I divieti, impliciti o espliciti, hanno senso solo in relazione a qualcosa di riconosciuto come valido. Ad esempio, se il codice della strada impone la guida a destra è divieto implicito marciare sulla corsia opposta – a meno di non essere in UK ma lì il codice della strada, com’è noto, su questo tema è sbagliato! 😊. Oppure, se una strada è a senso unico troverai il segnale di divieto (esplicito) di accesso se provi ad immetterti in senso contrario. E così via.

Ove è chiara la regola saranno chiari anche i divieti che ne derivano. Dunque una FIA che avesse esplicitato in modo più appropriato un Codice di condotta per i suoi iscritti sui temi qui discussi avrebbe meno difficoltà, e sarebbe conseguentemente meno ipocrita, se su quella base esplicitasse anche dei divieti. Del resto, come abbiamo visto, non basta asserire il general principle of neutrality e pretenderne chiarezza: il contesto in cui FIA intesse i propri rapporti rifugge, per sua stessa natura, da una vaga neutralità sicché bisogna, come minimo, spiegare in cosa consiste.

Oppure avrebbe potuto, e forse dovuto, astenersi, conscia del fatto che eventuali manifestazioni di quel tipo da parte dei piloti ricadranno solo ed esclusivamente nella loro personale sfera di responsabilità. Quella maglietta indossata da Hamilton sul podio del Mugello, per quanto il gesto sia stato animato da nobilissimi intenti, non è (purtroppo?) riuscita ad avere l’effetto che lui cercava: troppo estemporaneo, un po’ sconclusionato, menchemeno capace di smuovere le coscienze. Insomma, è apparso un po’ ridicolo e, in definitiva, ha persino rischiato di ottenere l’effetto contrario a quello desiderato.

Siamo ben lontani dai gesti epocali, per fare qualche parallelismo, di un Cassius Clay/Mohammad Alì o di Tommie Smith John Carlos sul podio delle Olimpiadi di Città del Messico 1968. E le conseguenze di ciò sono ricadute solo su di lui: nessuno si è premurato di far polemiche con la FIA che non siano state qualche tiepido e insignificante chiacchiericcio sui social.

Che poi alle volte sarebbe sufficiente comportarsi da gentlemen per far passare surrettiziamente messaggi positivi.

Come hanno fatto questi signori qui:

Oppure come questi altri due:

Piccola digressione e consiglio a Lewis: c’è stato un altro tizio in formula 1, qualche anno fa e del quale Lewis possiede un casco ma non certo il carisma, che al di là di qualche sporadico claim a sfondo religioso, si spendeva per le sue idee sociali molto sotto traccia. Dopo la sua morte si è scoperto quanto già da anni stesse facendo per i derelitti del suo paese senza che quasi nessuno lo sapesse.

Ecco, caro Lewis, avrai sempre il mio appoggio quando ti batterai contro l’ingiustizia e i soprusi del razzismo ma preferirei più fatti e meno proclami.

Il ben più sagace e intelligente Sebastian Vettel ha fatto azioni meno clamorose ma più efficaci, costringendo quasi tutti i commentatori a riconoscergli una statura intellettuale che sino a pochi anni fa, nessuno gli sospettava. E non parlo solo di coloro che approvano le sue mosse di “impegno” ma anche di coloro che non le approvano perché il modo in cui non sono approvate, a differenza di quanto accaduto con Lewis, mostra la serietà con cui vengono considerate.

In entrambi i casi, la responsabilità di quelle mosse, politica e mediatica, è ricaduta sui loro attori. Se fossero state poco accettabili, le scuderie di cui facevano parte avrebbero avuto le loro difficoltà a gestirle. E le cose si sarebbero, in un modo o nell’altro, aggiustate da sole.

Che c’entra la FIA in tutto ciò?

A onor del vero, una cosa giuridicamente giusta la FIA l’ha fatta in quell’articolo.

Il punto che ho discusso sino ad ora è l’n ma il punto f (12.2.1.f), in particolare e per quanto qui interessa, è del tutto accettabile:

[sempre con la premessa che verrà considerata breach of rules]

Any words, deeds or writings that have caused moral injury or loss to the FIA, its bodies, its members or its executive officers, and more generally on the interest of motor sport and on the values defended by the FIA.

Il dettato del punto f è già sufficiente a proteggere la FIA (che questo dovrebbe essere il vero scopo di questo Codice di condotta sportiva) e i suoi iscritti da comportamenti la possano oggettivamente danneggiare sotto il profilo morale (in senso giuridico) o che possano danneggiare il motorsport.

A essere capziosi, quel values defended by the FIA, riaprirebbe l’analisi ma è sufficientemente fumoso da schivare i proiettili critici che sto lanciando.

In pratica, c’è già quel paletto che vincola del tutto legittimamente gli iscritti alla FIA, e conseguentemente anche i piloti a maggiore visibilità, a non avere comportamenti oggettivamente dannosi, quali che essi siano, ivi comprese, dunque, anche manifestazioni di posizioni personali sul piano politico, sociale o religioso. E, conseguentemente, non c’era alcun bisogno del punto n.

Ciò non farà altro che addirittura stimolare alcuni piloti a spendere se stessi, magari per cercare di gonfiare artificiosamente la propria popolarità, proprio a esprimere posizioni politiche, religiose, sociali e conseguentemente ad aumentare il numero delle polemiche che, nel mondo della Formula 1 della FIA, ce n’è già abbastanza (e non c’è bisogno che ne faccia l’elenco perché sarebbe troppo lungo – TD39 docet, tanto per limitarmi a quello più recente): che bisogno c’era di aprirlo ad altre potenziali?

E qui torniamo al buon Kevin Magnussen.

La sua perplessità, che ho fatto mia con la dovizia di particolari, è dunque perfettamente legittima. Che l’articolo 12.2.1.n sia uno specchietto per le allodole, un’arma di distrAzione di massa, un’inutile e forse persino dannosa fuoriuscita dai binari lo scopriremo solo vivendo.

Per quanto mi riguarda, si sarà capito, sono contrario a quel punto n ma non ci posso fare niente.

Quindi non mi resta che consigliare al buon Kevin, quando a Barcellona o a Silverstone farà un bel ciocco con il suo team-mate, di pensarci un po’ prima di guardarlo di sottecchi e proferire in mondovisione ancora una volta:

Suck my balls, mate!

Metrodoro il Teorematico

FERRARI SF23

La presentazione della “rossa nazionale” è un evento da sempre, quell’evento che ha il “vizio” di caricare di aspettative i tifosi maranelliani sparsi in ogni angolo del mondo.

Si presenta l’auto. Sale l’entusiasmo. Si eccitano gli animi. E poi la stagione andrà come andrà….

La storia si ripete sempre uguale a se stessa da tempo immemore.

Il tifoso rosso strabuzza gli occhi tutte le volte. Apre il cuore alla speranza che quell’oggetto possa essere l’arma totale in grado di difendere l’onore di cotanto blasone rampante.E’ inevitabile per tanti, per troppi.

Ecco cosa è la presentazione di ogni monoposto di Maranello.

I più attempati ebbero gli occhi lucidi di fronte ad ognuna di esse nel passato, persino di fronte ad oggetti che gli occhi “lucidi” di un tecnico davano per spacciati ben prima di scendere in pista.

Al cuor non si comanda e chi scrive è convinto che anche oggi, nel 2023, le emozioni di tanti tifosi Ferrari siano fortissime.

La SF23 è ancora una monoposto “binottiana”, nata e cresciuta quando l’Ing. era Team Principal. Le prestazioni iniziali della stessa saranno farina del suo sacco, nel bene o nel male. In entrambe le situazioni si potrà sempre accampare la scusa di non aver più a libro paga il suo ideatore per poterla sviluppare, di essere stati obbligati a fare dei cambiamenti nei processi interni della squadra, un team da rifondare per l’ennesima volta e per questo mai pronto ad affrontare gli avversari con il petto in fuori ed il cuore impavido.

Cosa accadrà non lo sappiamo oggi e manco ci interessa. Fa più gioco continuare a sperare che una volta (anche solo per errore) si azzecchi tutto “l’azzeccabile” e che la maledizione del Mondiale possa essere finalmente scacciata. Perché a tornare indietro con la memoria non c’è affatto da star sereni.

Meanwhile, le dichiarazioni di rito sono sempre le stesse. Il nuovo TP ha fatto sapere che i due piloti partiranno alla pari e che solo il susseguirsi degli eventi sarà in grado di delineare se si potrà puntare su uno dei due. Frasi già sentite e in passato stigmatizzate perché fuoriuscite da una bocca non più gradita.

Di tecnica è meglio che non ne parli chi scrive lasciando agli esimi commentatori l’opportunità di poter sbagliare un analisi che altrimenti sbaglierei io.

Ah, dimenticavo a proposito di tecnica…… il nuovo ruolo di DT ancora non è stato ufficialmente assegnato.

Chiudo con un pensiero nostalgico. Correva l’anno 1984 e dopo le prime due sfigatissime gare si arrivò a Zolder. Michele la vinse alla grande e Autosprint titolò a caratteri cubitali “TREMATE, LE ROSSE SON TORNATE”.

Al di là di come poi sia andata la stagione (che era scritta ancor prima di cominciare) fu un titolo che mise addosso un sacco di positività. Sarebbe stato bello sentirsi di usare un titolo del genere anche oggi… ma da tifoso rosso non me la sento proprio.

 

Buona Ferrari a tutti.

 

Salvatore Valerioti

ALFA ROMEO C43

Ed ecco la prima vera monoposto 2023 finalmente svelata. Parliamo della Alfa Romeo C43 anche se sarebbe corretto usare altri “cognomi” vista la transizione attraverso la quale il team italo-elvetico-tedesco si sta evolvendo.

Infatti i colori riprendono sia la tradizione Alfa Romeo che quella Audi Sport, giusto per non dare un immediato segno di rottura ma il giusto percorso che farà con il tempo abbandonare lo storico nome “prestato” alla F1 grazie al fu Sergio Marchionne.

Chi scrive (e lo sapere bene) non è un tecnico sopraffino in grado di darvi informazioni precise e di apprezzare al volo le (micro)differenze che su una monoposto talvolta fanno una grossa differenza di performance.

Ciò che salta subito all’occhio è che se la squadra aveva scelto di introdurre concetti mutuati dalla Ferrari 2022 per lo scorso anno, nel 2023 c’è molta Red-Bull a vista ed è evidente anche per un palato grezzo come quello del redattore.

Classiche le dichiarazioni di rito che prevedono una vettura più efficiente e più veloce.. Ma questo fa parte della sceneggiatura e del copione di ogni presentazione da illo tempore. Resta da vedere quanto sarà più performante rispetto allo scorso anno ma, soprattutto, rispetto alle altre vetture che scenderanno in pista ai prossimi test.

Ovvio e scontato aggiungere che da qui agli stessi prossimi test ci saranno ulteriori modifiche non visibili al momento del “revealing” odierno.

 

Buon commento a tutti

 

Salvatore Valerioti