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LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1977 (SETTIMA PARTE)

Il giorno seguente all’annuncio della fine del rapporto tra la Ferrari e Lauda, la Scuderia è a Monza per ulteriori prove in preparazione del GP d’Italia. La pioggia ne ostacola il regolare svolgimento così Lauda, assediato dai tanti giornalisti presenti nella corsia box, decide di raccontare la sua verità sulla situazione venutasi a creare.

Con queste parole l’austriaco fa capire come la mancanza di fiducia dimostrata dalla Ferrari nei suoi confronti dopo l’incidente del Nürburgring (prima la fretta di sostituirlo con Peterson o Fittipaldi mentre era in fin di vita, poi la promozione di Reutemann a prima guida) gli abbia fatto covare un rancore tale da fargli rifiutare anche un’ultima importante offerta economica da parte del Drake. “È come un amore che finisce. Dopo tanti anni con una donna ti accorgi che ha le tette flosce e non l’ami più e la separazione è inevitabile”. Lauda sottolinea di essere rimasto in buoni rapporti con Ferrari ma non con una parte della squadra, riferendosi esplicitamente a Forghieri (ma anche a Nosetto e Tomaini), colpevole di riportare al Vecchio cose non corrette nei suoi confronti.

L’indomani torna a splendere il sole e i piloti presenti (Reutemann, Lauda e Scheckter) tornano al lavoro. Il folto pubblico sulle tribune è diviso tra i laudisti che incoraggiano il quasi due volte Campione del Mondo e i ferraristi che lo accusano di aver abbandonato il Mito per i soldi. Lauda commenta la situazione con sarcasmo: “Vedremo dove sarà la Ferrari fra 2 anni e dove sarò io”.

Mentre la squadra si prepara per il GP d’Italia, a Maranello non si perde tempo. Eddie Cheever è in fabbrica per “fare il sedile” in vista della gara di Imola ma la vera novità è un fatto già accaduto. Il sempre stimato Chris Amon ha confermato a Enzo Ferrari che quel Gilles Villeneuve, che condivide con lui lo sviluppo della Wolf-Dallara Can-Am, è davvero un diamante grezzo con un potenziale enorme. La settimana di Zandvoort parte una telefonata e il piccolo canadese si affretta ad attraversare prima l’Atlantico e poi, a bordo di una 131, lo storico ingresso di Via Abetone Inferiore nel tardo pomeriggio di lunedì 29 agosto, pochi minuti dopo l’incontro tra Lauda e Ferrari. Durante il colloquio il Drake pronuncia la frase che lascia Gilles di sasso: “Quanto vuole per essere felice e correre con noi?”.

Intanto John Watson effettua il primo vero test con la nuova BT46 a Silverstone. La prova viene fatta a porte chiuse per i giornalisti mentre è consentito l’accesso a un fotografo per cui non ci sono riscontri per quanto riguarda la comparazione dei tempi con la BT45B.

John Surtees fa provare la TS19 a Lamberto Leoni che scende in pista a Brands Hatch in vista del probabile debutto in F1 a Monza, dal momento che Vern Schuppan ha lasciato la squadra di Edenbridge. Il 24enne romagnolo non è completamente digiuno di F1 avendo partecipato al programma di formazione per giovani piloti affidato nel 1975 dalla Ferrari alla Scuderia del Passatore guidata da Giancarlo Minardi. Inoltre l’argentano ha appena vinto a Misano la sua prima gara di F2 al volante della Chevron B40, conquistando la sesta ed ultima vittoria per il motore Ferrari Dino 166 V6 che aveva fatto molto bene nel 1968, sempre in F2, con Tino Brambilla (3 vittorie) e Andrea De Adamich (2). Nell’occasione Leoni batte proprio Eddie Cheever che è in predicato di salire sulla T2.

Si arriva così all’ultima gara della stagione europea con Lauda che, con ancora quattro GP da disputare, ha un rassicurante vantaggio di 21 punti su 36 disponibili. Il popolo ferrarista è combattuto tra la Fede per il Cavallino e l’amore per il pilota più vincente della sua storia che ha riportato l’iride a Maranello dopo 11 anni di digiuno. Prima del GP Lauda rilascia un’intervista a Sabina Ciuffini, ex “valletta parlante” di Mike Bongiorno nel quiz televisivo Rischiatutto e ora giornalista per il settimanale Sorrisi e Canzoni TV.

James Hunt si presenta a Monza con una caviglia gonfia e dolorante per essersela distorta giocando un’amichevole di calcio organizzata dalla Heuer a Bienne, in Svizzera. Alla partita hanno partecipato anche Jacques Laffite e Jochen Mass il quale si è fatto crescere la barba. Sulla M26 di Hunt i tubi dell’olio esterni in plastica sono sostituiti da tubi in alluminio.

La McLaren schiera tre macchine facendo debuttare in F1 Bruno Giacomelli, già vincitore di 2 gare dell’Euro F2 con la March-BMW ufficiale. Il “regalo” per il bresciano che compie 25 anni il sabato delle qualifiche è la McLaren M23/8-2, la stessa usata a Silverstone da Villeneuve (questa volta col numero 14).

Nel corso delle prove, sulla vettura di Giacomelli viene montata una cinepresa le cui riprese saranno poi inserite nel film documentario “F1 La Febbre della Velocità”.

Questa è l’ultima volta in cui la McLaren schiera ufficialmente la M23. La creatura di Gordon Coppuck è entrata in servizio nel 1973 a Kyalami dove ha conquistato subito la pole position e sfiorato la vittoria con Hulme. Ha disputato 69 GP (con la squadra ufficiale) vincendone 16 e conquistando 2 titoli piloti con Fittipaldi e Hunt oltre alla Coppa Costruttori 1974. Insieme alla Lotus 72 e alla Ferrari con cambio trasversale è un’icona della F1 degli anni ’70.

Ronnie Peterson torna a Monza dove un anno fa ha vinto il suo ultimo GP. Il passaggio dalla March alla Tyrrell avrebbe dovuto rappresentare un salto di qualità in ottica campionato e invece si trova con soli 6 punti dopo 13 gare e sicuramente lascerà la squadra a fine stagione. Anche Depailler non ha ancora rinnovato il contratto con Ken Tyrrell e si sta guardando intorno.

Dopo sette ritiri complessivi (sei dei quali per rottura del motore) in sole 4 gare, la Lotus decide di cominciare il weekend di Monza con motori standard per poi montarne uno speciale ad Andretti solo per la gara. La morìa dei DFV sulle piste veloci hanno escluso l’italoamericano dalla lotta per il Titolo Iridato, in contrapposizione alla granitica affidabilità del 12 cilindri Ferrari (Lauda si è ritirato solo a Buenos Aires per un problema al motore) che sta minando la sua fiducia nella Lotus, tanto che Piedone è in trattativa con la Scuderia. L’ostacolo principale è l’esclusiva imposta dal Drake che gli impedirebbe di partecipare a qualsiasi gara USAC. Gunnar Nilsson non rinnoverà con Chapman ed è in procinto di passare alla Shadow dove ritroverebbe Southgate. Lo svedese non sembra al massimo della condizione psicofisica.

Contrariamente a quanto annunciato al momento della presentazione, la Brabham BT46 non correrà nemmeno a Monza. Pare infatti che nelle prove effettuate a Balocco e Silverstone i pannelli a sfioramento d’aria non siano stati sufficienti a evitare il surriscaldamento del motore per cui Watson e Stuck continuano con la BT45B. Non è il massimo per l’Alfa Romeo a cui servirebbe una prestazione d’eccellenza sul circuito di casa.

Per l’occasione il muletto viene affidato al 32enne Giorgio Francia, collaudatore dell’Autodelta. Purtroppo la sua esperienza in F1 si conclude il venerdì mattina dopo soli 4 giri, quando Stuck rompe il differenziale della sua BT45B e il milanese viene appiedato per permettere al titolare di continuare le prove.

La March continua con la solita 761B per Ribeiro e la March 771/2 per Scheckter, reduce dal decimo posto di Zandvoort (penultimo classificato). Il brasiliano deve saltare la prima sessione del venerdì a causa di uno sciopero del trasporto aereo che lo tiene bloccato a Londra.

Nessuna novità tecnica alla Ferrari che porta le stesse monoposto usate in Olanda. Ovviamente gli occhi sono tutti puntati su Lauda che però sembra molto sereno.

La bella prestazione di Zandvoort ha incoraggiato la Renault a continuare con la nuova turbina Garrett. Questa volta Jabouille, consultandosi con il direttore della squadra Gérard Larrousse e con il responsabile tecnico della Michelin Pierre Dupasquier, torna alla versione aerodinamica con i “baffi” sul musetto.

Per il GP di casa Patrese dispone di un motore appositamente preparato dalla Alan Smith Racing grazie al generoso portafogli del conte Zanon.

L’accordo tra John Surtees e Lamberto Leoni va a buon fine e così il romagnolo diventa il compagno di squadra di Vittorio Brambilla sulla TS19 ufficiale. Vittorione arriva in autodromo direttamente da casa con la sua Guzzi.

Jody Scheckter e Walter Wolf cercano di alimentare le residue speranze di contrastare Lauda per il Titolo. Nelle prove il sudafricano porta in pista una nuova versione aerodinamica della monoposto di Postlethwaite, priva della presa d’aria usata negli ultimi GP e con il motore coperto da un cofano. L’alimentazione è affidata a due “tasche” ricavate ai lati dell’abitacolo, chiaramente ispirate a quelle della T2 ma la soluzione viene abbandonata dopo pochi giri.

Per la prima volta Clay Regazzoni corre a Monza senza un motore a 12 cilindri ma almeno può contare su un DFV preparato a puntino da John Nicholson per avere un po’ più di potenza e contrastare il brillante Tambay sul circuito che lo ha visto trionfare due volte con la Ferrari.

Questa volta le Hesketh sono solo due perché Rebaque ha chiuso la sua stagione per mancanza di soldi e la sua monoposto viene passata ad Ashley mentre Keegan ha sempre la solita monoposto.

Il secondo posto di Zandvoort ha riportato l’entusiasmo in casa Ligier, specialmente ora che si torna sulla pista in cui Laffite ha ottenuto la prima pole position un anno fa.

Frank Williams indica a Patrick Neve che mancano ancora 4 gare in cui tentare di andare a punti. Per un circuito così veloce, Patrick Head ha approntato un’ala anteriore a tutta larghezza in stile Ferrari.

Un nuovo alettone, non ancora verniciato, è l’unica novità sulla Copersucar Fittipaldi. La squadra brasiliana rimarrà a Monza la settimana dopo il GP per preparare il GP del Canada.

Brett Lunger si è classificato nono in Olanda ottenendo il miglior risultato della stagione con la M23 privata.

Alla ATS c’è moderato ottimismo per il recente nono posto di Binder mentre Jarier cerca di capire come tornare davanti al compagno di squadra che a Zandvoort lo ha battuto anche in qualifica.

Nonostante le precedenti sette mancate qualificazioni, con distacchi dall’ultimo variabili tra gli 8 decimi e i 2 secondi, la BRM ci prova anche a Monza, sempre con Pilette.

Dopo aver vinto a Brands Hatch la sua terza gara dell’anno nel campionato Shellsport, Emilio de Villota torna alla vera F1.

La Boro ripropone Brian Henton anche a Monza dopo aver ridipinto la vettura di bianco.

Tenta il debutto la Apollon di Loris Kessel. Si tratta della scocca della Williams FW03 del 1974 con una veste aerodinamica completamente rifatta dal Fly Studio di Giacomo Caliri e Luigi Marmiroli. La vettura è gestita dal Jolly Club Switzerland e, come gli altri team non iscritti alla FOCA, è costretto ad arrangiarsi nella corsia di rallentamento dei box.

Questa situazione è imposta da Bernie Ecclestone agli organizzatori per favorire gli iscritti alla sua associazione (più la Ferrari e la Renault) ma l’AC Milano ha riservato ugualmente un box per Merzario. Il venerdì mattina però il suo box viene occupato dalle attrezzature e dal muletto della Lotus e a nulla valgono le proteste del DS Gianfranco Palazzoli il quale riferisce il tutto al suo pilota che decide di ritirare la squadra, rifiutandosi di piazzarsi nella corsia di rallentamento per il suo GP di casa.

La Ferrari domina la prima giornata di prove con Lauda che precede Reutemann di due decimi. Seguono Watson, Andretti, Stuck, Hunt Jabouille e Depailler.

Si conclude anzitempo il tentativo di Kessel che prima finisce nella sabbia alla Roggia e poi perde un semiasse alla seconda di Lesmo a causa di un errore di progettazione (troppo corto).

Le libere del sabato mattina cominciano col botto (letteralmente) quando Tambay perde la ruota posteriore sinistra tra le due curve di Lesmo, sbatte contro il guardrail (all’epoca a filo con la pista), si cappotta e striscia sull’asfalto prima di fermarsi sulla destra nella discesa verso il Serraglio. Il francese ne esce illeso ma la MN08 è decisamente danneggiata (notare il roll bar “fresato” dall’asfalto).

La Goodyear ha distribuito alle squadre un treno di gomme speciali da usare solo nell’eventualità che la Renault riesca a “mettere il naso” nelle prime posizioni grazie a pneumatici Michelin “da qualifica” ma Lauda decide di provarle ugualmente senza consultare i responsabili ed esce di pista alla Parabolica andando a sbattere contro il guardrail. Nessuna conseguenza per il pilota.

I meccanici della Ferrari trapiantano il retrotreno del muletto sulla 031 appena in tempo per l’ora decisiva del pomeriggio e all’apertura della corsia box l’austriaco è pronto a scendere in pista.

Tambay non dispone del muletto personale e per farlo partecipare alla qualifica gli viene preparato quello di Regazzoni, montando una carrozzeria di ricambio e modificando il numero col nastro adesivo.

La sessione che comincia alle 13 è una gara prima della gara, con i migliori che abbassano continuamente i tempi del venerdì. Reutemann mantiene il miglior tempo per buona parte dell’ora a disposizione ma viene superato alla fine da Hunt che lo batte per soli 7 centesimi a pochi minuti dal termine, conquistando la tredicesima pole position e riscattando la cancellazione del tempo di un anno fa per la benzina irregolare.

Scheckter torna in seconda fila con un distacco di 2 decimi precedendo Andretti e Lauda il quale ha problemi di pescaggio della benzina in quello che sarebbe dovuto essere il suo “giro buono” e si accontenta del quinto posto. Splendido sesto tempo per Patrese, abilissimo a sfruttare le scie altrui su un tracciato che conosce molto bene.
Il padovano precede Regazzoni di un solo millesimo, poi seguono Laffite, Mass e Brambilla. Male le Brabham-Alfa con Stuck undicesimo e Watson quattordicesimo con problemi di surriscaldamento delle gomme. Giacomelli è buon quindicesimo davanti a Jones.

Malissimo Nilsson, solo diciannovesimo davanti a Jabouille che salta buona parte delle prove per la doppia rottura del turbo e migliora di soli 3 centesimi il tempo di venerdì.

Mancano la qualificazione Ribeiro (l’ottava negli ultimi 10 GP), Fittipaldi, Leoni, Henton, De Villota, Ashley, Pilette, Binder, Kessel e Francia. La Boro e soprattutto la BRM, Campione del Mondo piloti e costruttori nel 1962, chiudono malinconicamente la loro storia in F1. La foto della testata montata a rovescio è emblematica.

Il sole splende anche la domenica facendo affluire al Parco di Monza una moltitudine di tifosi e appassionati che occupano tutti gli spazi possibili e non. Come al solito vengono presi d’assalto i grandi tabelloni pubblicitari in corrispondenza della Variante Goodyear ma uno di questi crolla sotto il peso delle persone che, per stare più comode, avevano applicato alla struttura anche 6 elementi di guardrail a mo’ di sedili. Il tabellone e gli spettatori travolgono il pubblico sottostante e tra questi un ragazzo di 22 anni che muore per trauma toracico mentre altri 35 persone vengono portate all’ospedale di Monza con fratture e ferite più leggere.

Quandoalle 15:30 il semaforo diventa verde, le 24 vetture si lanciano verso la Variante Goodyear con Hunt e Reutemann che si fanno sorprendere da Andretti e Scheckter mentre Regazzoni, partito dalla quarta fila, ha già scavalcato Lauda e Patrese prima ancora di avere superato la linea di partenza.

Scheckter arriva comodamente in testa alla Variante Goodyear portandosi in scia Regazzoni, clamorosamente secondo davanti a Hunt, Andretti, Reutemann, Lauda, Mass e Brambilla mentre Laffite si fa sfilare dal gruppo e si ferma sulla destra con l’acqua in ebollizione.

Dopo una partenza “alla Regazzoni”, il ticinese deve difendersi da Hunt e Andretti che sono nettamente più veloci e lo vogliono passare anche perché Scheckter approfitta del “tappo” per avvantaggiarsi. Il campione del Mondo uscente lo supera in staccata alla Ascari mentre Andretti deve accodarsi per poi passare alla Parabolica e salire al terzo posto, respingendo il tentativo di Clay in staccata alla Variante Goodyear.

Nel corso del secondo giro Andretti supera Hunt e si mette all’inseguimento di Scheckter mentre Reutemann e Lauda procedono in quarta e quinta posizione senza forzare. Watson invece è risalito dalla quattorcesima all’ottava posizione e all’inizio del terzo giro azzarda un doppio sorpasso su Mass e Regazzoni alla frenata della Variante Goodyear. L’irlandese arriva decisamente lungo, spancia sul cordolo col fondo della Brabham ed esce sull’erba.

Non contento, Watson rientra in pista mentre sopraggiunge il gruppo degli inseguitori e manda Brambilla nell’erba facendogli perdere diverse posizioni.

Wattie si tiene alle spalle la torma degli avversari per qualche centinaio di metri ma la monoposto è inguidabile perché l’urto contro il cordolo ha spaccato un supporto del motore e al pilota non rimane che raggiungere lentamente i box e ritirarsi.

Tocca così a Stuck tenere alto l’onore dell’Alfa Romeo, infatti il tedesco supera Regazzoni e Mass e si porta al sesto posto.

Intanto Andretti recupera terreno su Scheckter, alla fine del decimo giro prende la scia della Wolf sul Rettifilo Centrale. All’ingresso della Parabolica il sudafricano tiene la traiettoria interna ma Andretti lo supera all’esterno senza problemi, rimarcando una volta di più la superiorità della Lotus nella percorrenza delle curve.

Hunt è in difficoltà con i freni e due giri più tardi Reutemann lo attacca alla Variante Goodyear. L’inglese arriva lungo, taglia la prima chicane sull’erba e quando rientra sull’asfalto va in testacoda. Il pilota della McLaren rimane di traverso in mezzo alla in pista, viene schivato dagli inseguitori e riparte dietro a Jones, perdendo 5 posizioni.

Chi invece non ha problemi è proprio Jones che sta recuperando posizioni su posizioni dopo essere partito dall’ottava fila. Il vincitore di Zeltweg ha superato Depailler, Peterson, Regazzoni e Mass ed è risalito dal 16° al sesto posto dopo soli 14 giri.

Dopo 20 giri Andretti conduce con 2 secondi di vantaggio su Scheckter. Reutemann e Lauda sono più staccati e continuano a perdere terreno perché incredibilmente non riescono a doppiare la ATS di Jarier, ripartito davanti a loro al nono giro dopo essersi fermato a cambiare il musetto che si era rotto in un contatto con un avversario. Alla fine è il francese a togliersi di mezzo e a ritirarsi ai box per un calo di motore.

Poco prima di metà gara si ritira Jabouille per la rottura del turbo quando si trovava in una deludente dodicesima posizione dopo aver piegato lo spoiler anteriore sinistro in un contatto nel corso del primo giro.

Subito dopo, alla Curva Grande, si rompe anche il Cosworth di Scheckter, mettendo una seria ipoteca sul secondo titolo iridato di Lauda.

Ora Andretti ha 8 secondi di vantaggio sulle due Ferrari che proseguono in tandem davanti a Jones che ha scavalcato Stuck.

Hunt ha superato il compagno di squadra Mass ma continua ad avere problemi ai freni e rientra ai box per far verificare che sia tutto a posto. Rimandato in pista dopo una lunga sosta, l’inglese incappa in un altro testacoda alla Roggia e decide che per oggi può bastare.

Al 32° giro cede anche il motore di Stuck quandosi trova in quinta posizione davanti a Mass e Regazzoni, decretando la sconfitta totale dell’Alfa Romeo nei confronti della Ferrari nel “derby” di casa.

La Ferrari di Reutemann perde potenza a causa della rottura di uno scarico e l’argentino lascia correttamente passare Lauda che si porta al secondo posto mentre Andretti fa segnare il giro più veloce.
Il debuttante Giacomelli sta disputando una gara regolare con l’obiettivo di arrivare al traguardo senza prendere rischi. Al 39° giro si trova in nona posizione, alle spalle di Ian Scheckter, quando il suo DFV esplode in fondo al rettilineo principale lasciando una lunga scia d’olio. Il bresciano imposta la Variante Goodyear ma l’olio finisce sulle sue gomme, finisce in testacoda e si ritira.

Pochi secondi più tardi Lauda arriva alla Variante, vede l’olio in traiettoria e si sposta all’interno per impostare la curva. Reutemann che lo segue da vicino rimane sulla traiettoria esterna centrando in pieno l’olio, parte in testacoda e finisce la sua corsa nella sabbia. Ancora qualche istante e anche Patrese, doppiato dopo una sosta ai box per via di una foratura, finisce sull’olio di Giacomelli e nella sabbia, travolgendo un commissario che per fortuna esce quasi illeso. Patrese si arrabbia con i commissari, rei di non aver segnalato l’olio con le bandiere a strisce gialle e rosse.

Negli ultimi 13 giri non ci sono più cambiamenti così Mario Andretti va a vincere il suo sesto GP, il quarto della stagione, con 17 secondi di vantaggio su Lauda e 24 su Jones. Mass, Regazzoni e Peterson completano la zona punti.

Il pubblico di Monza invade la pista durante il giro d’onore per festeggiare il vincitore ma anche Lauda, il cui secondo posto consegna alla Ferrari la terza Coppa Costruttori consecutiva per la 312T e T2.

Con questo secondo posto (il sesto della stagione) Niki Lauda sale a 69 punti, 21 più di Scheckter a 3 gare dalla fine, e gliene manca solo uno per bissare il Mondiale 1975. Andretti si porta a 41, uno in meno del pilota della Wolf, ma è matematicamente escluso dalla lotta per il Titolo.

La settimana successiva al GP è piena di avvenimenti che chiariscono almeno in parte quello che tutti ormai immaginano. Giovedì 15 settembre il direttore commerciale della Parmalat Domenico Barili annuncia all’Holiday Inn di Roma la costituzione del Parmalat Racing Team che sponsorizzerà le Brabham-Alfa di Lauda e Watson. Il divorzio Lauda-Ferrari provoca anche quello tra la Brabham-Alfa e la Martini che lo stesso giorno annuncia la fine della triennale collaborazione con la squadra di Ecclestone. La Parmalat pagherà infatti alla Brabham 3 milioni di dollari in due anni (circa 11 milioni di euro) per cui esige l’esclusiva della pubblicità sulle macchine.

A Maranello continuano le trattative per la ricerca del pilota che sostituirà Lauda. Dopo Cheever e Villeneuve, arriva in Emilia anche Mario Andretti, già pilota della Ferrari tra il 1970 e il 1972 nonché vincitore di gare memorabili come la 6 Ore di Daytona e la 12 Ore di Sebring con la 312PB.

Piedone giunge a Fiorano al volante di una Rolls Royce color oro fornitagli dalla concessionaria Achilli Motors di Milano per gli spostamenti durante il GP d’Italia e viene preceduto da Enzo Ferrari su Lancia Beta e Mauro Forghieri su Fiat 127. Andretti sarebbe felicissimo di tornare a correre con la Rossa, soprattutto dopo l’affetto dimostratogli dal pubblico monzese la domenica precedente, ma la sua è solo una visita di cortesia. Colin Chapman gli ha fatto firmare un pre-contratto all’inizio dell’estate e i suoi avvocati gli hanno sconsigliato di affrontare una causa in tribunale e di rinnovare con la Lotus.

Il giorno seguente Enzo Ferrari convoca la stampa per dare la sua versione dei fatti sul divorzio di Lauda. Il Drake rinfaccia all’austriaco le dichiarazioni rilasciate al quotidiano svizzero Blick e alla TV austriaca in cui lo accusa di averlo scaricato dopo il Fuji e di non ricevere la necessaria assistenza dalla squadra. A sua volta Ferrari accusa Lauda di non aver mantenuto la parola data e di aver ceduto alla lusinghiera proposta economica del “mediatore di salami” e ne ha anche per Montezemolo. L’avvocato della FIAT, grande amico di Lauda, aveva infatti garantito a Ferrari che Lauda avrebbe onorato la sua promessa (“Finché ci sarà Lei, Commendatore, io correrò per la Ferrari”) solo pochi giorni prima dell’annuncio, quando l’austriaco aveva invece già firmato per la Brabham. Da questo momento LCDM non non toccherà più palla alla Ferrari finché ci sarà il Drake.

Al termine della conferenza stampa Ferrari annuncia di aver confermato Reutemann per il 1978 ma di non sapere ancora chi sarà l’altro pilota della Scuderia. Avrebbe voluto Scheckter ma Walter Wolf gli ha fatto sapere che il sudafricano ha un contratto valido a tutto il 1978 e ha intenzione di farlo valere, per cui il suo ingaggio è rinviato almeno di un anno. La Ferrari fornirà i V6 Dino a una non precisata scuderia di F2 per far crescere i giovani Cheever e De Angelis mentre la scelta per il secondo pilota della F1 si stanno vagliando alcuni nomi ma il Vecchio fa capire che molto probabilmente non sarà un pilota affermato.

Negli stessi giorni Eddie Cheever prende contatto con la T2 sulla pista di Fiorano in vista della gara di Imola. Reutemann prova le Goodyear speciali con cui Lauda è uscito di pista a Monza. Dopo due giorni l’argentino comincia a girare con gomme radiali Michelin ottenendo ottimi tempi.

 

Intanto una rivista tedesca pubblica le immagini di due modelli in scala che dovrebbero avere le forme della nuova ATS.

La Kojima invece presenta due monoposto vere, la KE008 da F2 e la KE009 che parteciperà al GP del Giappone con Noritake Takahara e Kazuyoshi Hoshino che l’anno scorso ha sorpreso tutti durante le prove.

Svaniti gli ingaggi di Scheckter e Andretti, a Ferrari non resta che chiamare Gilles Villeneuve il quale è già in volo da Montreal, convocato dalla Scuderia per la decisione finale.

Il canadese entra a Maranello alle ore 20 di martedì 20 settembre insieme al suo manager Gaston Parent e firma subito il contratto. La mattina seguente è al reparto corse per sistemare l’abitacolo della 312T2/030, il muletto usato da Cheever nei giorni precedenti e nel pomeriggio, dopo aver preso confidenza con la pista di Fiorano al volante di una 131, sale per la prima volta su una Ferrari F1. Il ragazzo denota subito una forte personalità e il debutto è previsto per il GP del Canada che si correrà fra tre settimane dove la Scuderia schiererà 3 piloti.

Cheever è ovviamente molto deluso per la mancata promozione a pilota ufficiale, tanto che ipotizza di non onorare il contratto firmato per correre con il Dino V6 in F2. La delusione è accentuata dalla decisione della CSI di non istituire il Trofeo Europa di F1 che, di conseguenza, fa saltare anche la gara programmata per Imola in quel fine settimana.

Il trittico extra europeo del Mondiale comincia dagli Stati Uniti sullo spettacolare circuito di Watkins Glen dove storicamente i campeggiatori esagerano con la birra e altri alcolici per scaldarsi nel gelido autunno ai confini col Canada.

La stagione volge al termine per cui non ci sono grosse novità tecniche sulle vetture. Alla McLaren hanno messo i tubi esterni in alluminio anche sulla M26 di Mass il quale ha firmato per correre con la ATS nel 1978.

Niente di nuovo alla Tyrrell dove tutti gli sforzi sono concentrati nella costruzione della macchina per il 1978. Peterson è stupito per non aver ricevuto nessuna offerta da parte della Ferrari che un anno prima aveva già preparato l’abitacolo per lui quando Mosley minacciò una grossa penale e per lui, che non vuole più saperne di Tyrrell, le opportunità di avere una buona macchina nel 1978 sembrano pochissime.

Andretti ha dunque rinnovato con Chapman spuntando anche un ingaggio soddisfacente e punta a doppiare la vittoria ottenuta a Long Beach in aprile.

L’errore di Watson a Monza ha danneggiato gravemente la BT45/5, tanto da doverla rottamare. La BT46 sembra ormai abortita nella sua versione originale senza radiatori tradizionali, per cui si finisce il campionato con le tre macchine vecchie ancora disponibili (su 6 costruite) mentre Gordon Murray cerca di adattare la sua nuova creazione a una dimensione più terrestre.

La March ha affrontato la trasferta oltre oceano in quanto iscritta FOCA (e quindi pagata dagli organizzatori) ma la squadra è in fase di smobilitazione. Robin Herd e Max Mosley hanno venduto il loro “cartellino” FOCA alla ATS che ha rilevato il capannone di Reading della March Engines (consociata della March Engineering che lo scorso anno gestiva le 761 di Stuck e Merzario) e tutte le maestranze. In questo modo la scuderia tedesca entra a far parte dell’associazione di Ecclestone (con i relativi vantaggi economici e logistici) e avrà Herd come consulente tecnico mentre Mosley sarà sempre più coinvolto da Ecclestone nelle questioni legali della stessa FOCA. La March Engineering esce dalla F1 ma continua a costruire monoposto di F2 e F3 sotto la direzione del suo progettista fondatore.

Atmosfera tesissima in casa Ferrari. Lauda è sereno ma attorno a lui l’aria è molto pesante e non solo in senso meteorologico. Sante Ghedini, diventato assistente personale di Lauda, viene messo alla porta (anche se ufficialmente risulta essere in ferie) e prontamente assunto dalla Parmalat. Anche Ermanno Cuoghi, fidatissimo capo meccanico dell’austriaco, è nell’occhio del ciclone. Lauda gli ha offerto di seguirlo alla Brabham ma il modenese non ha ancora deciso e attorno a lui l’imbarazzo dei colleghi è palpabile.

Entra in scena per le due gare nordamericane una nuova squadra, la Interscope Racing di Ted Field, 24enne erede dell’impero dei grandi magazzini Marshall Field’s di Chicago. Il giovane rampollo acquista una Penske PC4 nuova di zecca (la terza e ultima costruita) per far correre Danny Ongais, un 35enne hawaiano che ha cominciato a correre prima con le moto e poi con i dragster e le funny car per poi passare alla serie USAC con una Parnelli sponsorizzata proprio da Field. Lo svizzero Heinz Hofer, ex direttore sportivo della Penske F1, ha l’incarico di coordinare il lavoro della squadra. La monoposto monta i vecchi DFV usati nel 1976 dalla Parnelli di Andretti.

La Renault continua la sua sperimentazione in gara per farsi trovare pronta all’inizio della prossima stagione.

Il terzo posto ottenuto da Jones a Monza ha confermato la bontà del lavoro svolto da Southgate sulla DN8 per cui la Shadow porta al Glen una nuova monoposto, la DN8/6A. Patrese è di nuovo assente perché impegnato a Estoril per la penultima gara dell’Euro F2 e al suo posto viene ingaggiato l’ex pilota della squadra, Jean-Pierre Jarier, libero da impegni con l’ATS che non partecipa alla trasferta nordamericana per preparare la nuova stagione a Bicester.

Anche Binder è libero e investe i soldi degli sponsor per tornare alla guida della stessa TS19/01 usata fino a Monaco, sempre al fianco di Brambilla.

Dopo il ritiro di Monza, l’obiettivo di Scheckter e della Wolf è di vincere almeno un altro GP.

Weekend complicato per la Ensign con guasti inaspettati su entrambe le vetture che hanno costretto Regazzoni e Tambay a perdere molto tempo ai box per le riparazioni.

Rupert Keegan prova un nuovo alettone posteriore biplano sulla sua Hesketh mentre Ian Ashley continua con la sua solita 308E/2, assistito dal 27enne ingegnere di pista Frank Dernie.

 

Tutto tranquillo alla Ligier che ha rinnovato il contratto di sponsorizzazione con la Gitanes. La scuderia francese porta in America due monoposto a passo lungo per Laffite.

Il settimo posto ottenuto a Monza (con 2 giri di ritardo) ha incoraggiato Patrick Neve e Frank Williams a partecipare alle gare nordamericane nonostante non godano dei vantaggi economici della FOCA.

Dopo la seconda mancata qualificazione patita a Monza, Fittipaldi punta sul basso numero di iscritti per essere sicuro di correre le ultime gare del mondiale.

Il ventisettesimo e ultimo iscritto è Brett Lunger con la sua McLaren preparata dalla squadra di Bob Sparshott.

Continua il momento di grande forma di Hunt che fa segnare il miglior tempo nel pomeriggio del venerdì davanti alle due Brabham-Alfa Romeo di Stuck e Watson e alla Lotus di Andretti.

Colpo di reni di Ronnie Peterson che, dopo il punticino conquistato a Monza, porta la sua recalcitrante P34/6 al quinto posto davanti alle Ferrari di Reutemann e Lauda e al compagno di squadra Depailler.

Scheckter non va oltre il nono posto, in difficoltà a trovare il giusto assetto della WR1, davanti a Laffite mentre Nilsson è solo dodicesimo e in preoccupante fase di involuzione.

Tambay effettua un paio di giri al mattino dopodiché rientra ai box a causa di una perdita d’acqua che costringe i meccanici a cambiare il motore e fargli perdere anche la sessione del pomeriggio.

 

 

Le nuvole gonfie di pioggia cominciano a scaricare acqua sul tracciato nella tarda mattinata del sabato e la sessione finale di qualifica viene compromessa a causa della impraticabilità della pista allagata in alcuni tratti, per cui lo schieramento è determinato dalle prove del venerdì e Tambay, non potendo migliorare il suo tempo, è l’unico non qualificato. James Hunt colleziona la quattordicesima e ultima pole in carriera.

Lauda non scende nemmeno in pista per non prendere rischi. La tensione al box Ferrari aumenta quando da Maranello arriva una telefonata con la quale il Drake impone all’ing. Nosetto di estromettere immediatamente Ermanno Cuoghi dalla squadra, avendo avuto conferma che il meccanico modenese seguirà Lauda alla Brabham.

 

La domenica mattina il cielo è nuvoloso ma quando le auto escono dai box per portarsi sullo schieramento ricomincia a piovere, anche se con minore intensità rispetto al sabato. Dopo un breve consulto con i rispettivi ingegneri di pista, tutti i piloti montano le gomme scolpite tranne Watson che scommette sul miglioramento del meteo e decide di partire con le slick.

Stuck scatta benissimo al via, allunga la frenata ed entra alla prima curva davanti a Hunt.

Il tedesco prende subito un buon ritmo e stacca Hunt, Andretti, Reutemann, Scheckter, Peterson, Jones e Lauda che è attentissimo a non commettere errori.

Nel corso del quarto giro Jones attacca Peterson ma al curvone Chute lo svedese chiude la porta alla Shadow e la manda a sbattere contro le barriere. Gara finita per l’australiano che era velocissimo e aveva recuperato dal 13° al 6° posto in soli 3 giri.

Subito dopo esce di pista Brambilla nel tentativo di andare addosso a Lauda che gli si è intraversato davanti. Il monzese perde il musetto della Surtees e rientra ai box per sostituirlo. Nell’urto però il supporto del radiatore centrale si è piegato e il musetto nuovo non si può agganciare. Brambilla scende dall’auto e cerca di raddrizzarlo a forza di braccia ma inutilmente, così decide di ripartire ugualmente e continuare la gara senza musetto, anche se nettamente ultimo.

Stuck è sempre saldamente al comando nonostante un problema al pedale della frizione che tende a rimanere bloccato a fondo corsa mentre Watson, dopo essersi fermato a montare le gomme da pioggia, è penultimo davanti al solo Brambilla. Intanto Lauda, dopo aver lasciato sfogare gli avversari, comincia a recuperare terreno. Al sesto giro supera Peterson, poi raggiunge Reutemann e lo sorpassa all’11° giro portandosi in quinta posizione quando l’argentino commette un errore e si gira uscendo dalla curva in contropendenza in cima alla salita.

 

 

Al 15° giro Stuck giunge al tornante Toe dopo aver doppiato Lunger e Binder quando, nella scalata, il pedale della frizione rimane bloccato a fondo, la Brabham resta in folle, va in testacoda e poi sbatte contro il guardrail. La splendida corsa del tedesco finisce qui.

Hunt eredita così la prima posizione con 2 secondi di vantaggio su Andretti. Scheckter è più staccato e precede Lauda, Reutemann, l’ottimo Regazzoni, Peterson e Nilsson. Al 18° giro quest’ultimo attacca il connazionale nella salita verso il tornante Toe ma Peterson si sposta sulla sinistra spingendo la Lotus con due ruote sull’erba bagnata. Nilsson perde il controllo, finisce contro il guardrail e si ritira.

Tre giri più tardi Peterson deve cedere la settima posizione a Laffite che sta recuperando dopo un avvio molto cauto.

Dopo l’exploit di Monza, Regazzoni sta disputando un’altra bella corsa e al 23° giro raggiunge e supera Reutemann salendo in quinta posizione.

Ora non piove più e i piloti cercano di raffreddare le gomme andando a cercare l’acqua fuori traiettoria. Peterson è più in difficoltà degli altri con le piccole ruote anteriori e perde terreno fino a doversi fermare per cambiarle. Gli subentra all’8° posto Keegan con la Hesketh.

La classifica si stabilizza per via dei distacchi elevati tra i concorrenti. Hunt ha quasi 20 secondi di vantaggio su Andretti il quale ne ha ancora di più su Scheckter. Seguono staccatissimi Lauda, Regazzoni, Reutemann che viene doppiato, Laffite e Keegan mentre Peterson, ripartito con le slick dopo un’altra sosta ai box, si toglie la magrissima soddisfazione del giro più veloce.

Negli ultimi 15 giri Hunt rallenta nettamente e Andretti spinge fortissimo per raggiungerlo, pensando a un eventuale problema tecnico della McLaren. All’inizio dell’ultimo giro il distacco è di un secondo e 4 decimi, il pubblico è tutto in piedi ma entrambi fanno segnare il loro giro e Hunt vince il suo nono GP con 2 secondi sull’italoamericano della Lotus.

Scheckter è terzo a un minuto e 18 secondi, Lauda è quarto a 1’40” e matematicamente Campione del Mondo per la seconda volta.

Hunt parcheggia la M26 nella Victory Lane e sale sul podio per ricevere gli onori del caso.

Lo raggiunge sul podio Niki Lauda che riceve l’alloro in quanto nuovo Campione del Mondo.
Infine Hunt torna dalla M26 insieme alle sue tre passioni: sigaretta, birra e la modella Victoria Lynn Johnson, Penthouse Pet of the Year 1977. Il tutto sotto lo sguardo delle altre ragazze di Bob Guccione.

Giovanni Talli

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BAKU

Che cosa rende bello da vedere un gran premio di Formula 1?

I sorpassi? Fiumi di adrenalina? Gli incidenti? La velocità? La guida al limite dei piloti?

Forse. Ognuno ha i suoi gusti e c’è chi dirà l’uno o l’altro di questi elementi e magari ne aggiungerà altri.

O, forse, c’è un ingrediente base che accomuna tutte queste caratteristiche e che ci fa rimanere attaccati al monitor o alla tv: la tensione.

Essere lì, tesi come una corda di violino, ad osservare attentamente ogni più piccolo dettaglio che le telecamere ci inviano e un dato cronometrico, una curva in leggero sovrasterzo, un beccheggiare troppo accentuato sono sempre lì ad adombrare o persino a minacciare l’extrasistole di prammatica.

Ebbene quanta tensione c’è stata a Baku quest’anno?

Verrò subissato di insulti se a questa domanda rispondo in modo tranchant?

Zero, zero assoluto.

Questo per quanto riguarda il GP, primo e secondo s’intende.

Diverse sono state le qualifiche ove il livellamento prestazionale tra le vetture ha fornito molti più spunti di tensione e in cui si sono viste le qualità primarie di un pilota: velocità e coraggio.

Velocità e coraggio che hanno allagato come un fiume in piena l’abitacolo di Charles Leclerc, vero protagonista del week end, permettendogli di gettare il cuore oltre ogni ostacolo conquistando ben due pole position del tutto impronosticabili alla vigilia.

Ma concluse le qualifiche e la prestazione monstre di CLC né la sprint né il GP domenicale hanno saputo dare le emozioni che ci si auspicava. Il che è strano perché Baku, nelle precedenti edizioni, non si è mai prestato a GP “noiosi” grazie a quei suoi lunghi rettilinei, a quelle ingannevolmente semplici curve a 90°, a quel spettacolare passaggio nel budello ricavato dietro al castello.

Perché?

Azzardo due motivi: le gomme e il DRS.

Quest’anno Pirelli ha evidentemente deciso di andare molto più sul sicuro rispetto al passato e in piste con un asfalto liscio come quello, rinnovato, di Baku (tra l’altro senza alcuna curva ad ampio raggio capace di stressare a dovere gli pneumatici), non hanno riservato alcuna sorpresa ai tecnici in termini di consumo e/o surriscaldamento.

Si era già visto, quest’anno, una minore incidenza del DRS nei testa a testa (con l’ovvia e rimarchevole eccezione di RBR) ma mai come a Baku si son toccati con mano gli effetti di questo cambiamento. Non che me ne dispiaccia giacché, da vecchio appassionato, il DRS non mi è mai andato pienamente a genio ma viste le caratteristiche aerodinamiche di queste vetture non si può negare l’utilità di questo dispositivo nel contribuire, quale fattore determinante, al risultato finale di un GP. Ma se così non è, come si è plasticamente visto a Baku (sempre con la rimarchevole eccezione di RBR), forse dovrà giungere il momento in cui la federazione ne prenda atto e tragga qualche conclusione.

A causa di questi fattori ciò che è “saltato” a Baku è stata la tensione strategica. Le gomme di marmo che si sono viste qui non hanno consentito alcuna divagazione strategica e il corso della gara è stato così lineare che pure dal comodo divano di casa, senza bisogno dell’aiuto di sofisticati algoritmi e senza necessità degli instabili suggerimenti di avveniristiche intelligenze artificiali dopo che i protagonisti hanno montato le bianche avevo già previsto il risultato finale (mi ha “fregato” solo Hulk). Non che sia un vanto di cui andare particolarmente orgogliosi in queste orride condizioni, s’intende.

Stendo un pietosissimo velo sulla sprint (alzi la mano chi ha anche solo intravisto, tolta la sportellata di giorgino a massimino, un po’ di “spettacolo”) e giungo subito alle non pagelle.

 

PEREZ

La fumosa aria di Baku fa evidentemente bene a Checo che approfitta del week end (relativamente) negativo del suo teammate nel migliore dei modi. Sarà mai che con quest’asfalto Baku si è trasformata nella versione ad alta velocità di Shakir, teatro della prima vittoria in F1 del nostro? Be’, quasi. Nella Q del venerdì riesce a limitare a un solo decimo il distacco da Verstappen e nella seconda addirittura lo sopravanza. Non contento esegue alla perfezione sia la Sprint che il GP sfruttando a dovere l’unico DRS funzionante della formula 1 attuale (quello RBR, per l’appunto) mettendosi dietro Leclerc in men che non si dica in entrambe le gare. Poi gestisce ad alto livello la posizione assicurandosi la facile vittoria nella Sprint e tenendo magistralmente a bada Max nel GP. Considerando che, al momento, il mondiale se lo sta giocando con il più quotato compagno di squadra direi che di meglio non si poteva chiedere, oggi, al buon Checo. Applausi.

VERSTAPPEN

La fumosa aria di Baku aveva già innervosito in passato il fenomeno olandese e, complice l’arrembante aggressività di giorgino, anche quest’anno Max ha dovuto pagare dazio ai puteolenti effluvi dell’oro nero. La sportellata di Russell, infatti, ha riportato in superficie quel che continua a ribollire negli angoli più reconditi del suo animo. Un po’ mi spiace, considerando tutti gli elogi che ho fatto nell’ultimo anno e mezzo alla raggiunta maturità agonistica che ha mostrato. Ma la ridicola scenata fatta a giorgino non tollera alcuna indulgenza: di che ti lamenti Max? hai fatto la stessa cosa per anni e anni agli altri, no? Che c’è ora? Se queste cose le facevi tu era “it’s racing, mate” mentre se le fanno gli altri sono tutti dei “d***head”?! Eh no. Non ci siamo proprio! Questa sottile inquietudine, già emersa alla fine dello scorso anno in occasione dello sgarbo a Checo, è quel piccolo tarlo sul quale bisogna far leva se si vuole provare ad intaccare il suo dominio. Per quanto non sia una novità nei modi, la scomposta reazione di Max allo sgarbo di giorgino mi sembra di segno assai diverso da quelle del passato. Se allora era la sfrontatezza e la napoletanissima cazzimm’ di chi sa che non ha nulla da perdere a farla da padrone oggi mi par più un segno di (umanissima) fragilità, quella fragilità che ti si insinua dentro quando meno te lo aspetti, quella che bussa alla tua porta e ti sussurra in un orecchio che ogni piccola deviazione dalla strada maestra è una sconfitta. Se sei in cima al mondo e perdi l’equilibrio l’unica cosa che ti può capitare è di cadere. E qualche fantasma, slavatissimo e (spero per lui) del tutto contingente, forse si è manifestato dietro la visiera del suo casco nel GP domenicale. Esce sostanzialmente indenne da un pit che anticipa troppo la Safety Car dell’11° giro e si porta facilmente alle spalle del compagno di squadra. Dopodiché diventa inaspettatamente falloso, impreciso e preso da un affanno che ben poco gli si addice. Si vede a occhio nudo quell’affanno: sfiora le barriere, scoda, prova giri veloci in conitnuazione ma a Checo non si avvicina mai a meno di 2 secondi. Qui c’è un “uhm” grande come una casa. Sarà un episodio?

LECLERC

Grande, grandissimo, grandissimissimo. La prestazione offerta in Q è a dir poco straordinaria. Non capita spesso nella F1 di oggi, nemmeno a Max, di far sprofondare il compagno di squadra a 8 decimi in qualifica sicché come si fa a non strabuzzare gli occhi di fronte ad una tale maestria di guida? Già, perché quel distacco ha tutta l’apparenza di essere farina del sacco di Charles e non certo delle impostazioni della vettura o di fantomatici problemi accampati da Sainz. Vero è che Baku evidentemente è un circuito che sta nelle sue corde ma i numeri che ha mostrato sono stati strabilianti. Meravigliati da questa prestazione monstre non si poteva comunque far niente in gara contro le RBR e anche qui, tuttavia, Charles ha mostrato quella solidità che gli si chiedeva l’anno scorso. Preso da alonsite acuta, infatti, il nostro ha saggiamente gestito la gara (ossia le gomme) con il preciso intento di portare a casa il massimo risultato realisticamente ottenibile. E ci è riuscito benissimo. Il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri è stato persino superiore a quello delle RBR, dato che trovo assai interessante considerato che fino ad oggi l’unico a poterlo fare era stato Alonso.

ALONSO

Opaco sia in qualifica che nella sprint (che non gli impediscono comunque di tenere alla consueta debita distanza Stroll), il buon Fernando torna ai suoi livelli nel GP domenicale. Si fa ammirare per i consigli dati a Stroll sulla ripartizione di frenata,  per il bel sorpasso a Sainz e (insieme a Charles) per il ritmo tenuto negli ultimi 10 giri, migliore di quello RBR. Non fosse stato proprio per Charles sarebbe stato l’ennesimo terzo posto della stagione ma non ha poi molto di che lamentarsi per come si erano messe le cose. Solido come sempre.

SAINZ

Gara onesta di Carlos, che non si fa prendere troppo dall’affanno di fronte alla straordinaria brillantezza del suo teammate e porta a casa un quinto posto che non credo affatto sia esito dei demeriti che ha accampato con i giornalisti. La realtà è che, secondo me, Carlos ha guidato come suo solito ma è stato Charles ad aver fatto la differenza. Segno, quest’ultimo che il pilota è ancora un fattore in Formula 1. La Ferrari di Sainz, ottimo pilota ma non un fuoriclasse, è la Ferrari di oggi. Che Ferrari in questo week end abbia osato qualcosa in più col motore mi è parso (sempre opinione personale) abbastanza evidente proprio osservando i comportamenti di Sainz in pista. Quando è stato insidiato da Hamilton nemmeno il DRS di quest’ultimo ha potuto qualcosa contro la velocità Ferrari (ma è anche vero che, sempre tolte le RBR, è accaduto un po’ a tutti). Buon segno, necessario ma non sufficiente, per un prosieguo di stagione un po’ più coraggioso, auspicando che gli aggiornamenti previsti per Imola diano la possibilità a Ferrari di impensierire almeno un po’ le RBR.

HAMILTON

Dopo il rocambolesco secondo posto di Melbourne ci si aspettava un Lewis in palla anche a Baku. Ed in effetti lo è stato. Ha tenuto dietro (finalmente!) giorgino in qualifica e nella gara domenicale si è comportato benissimo. Stavolta però non è stato assecondato dalla vettura che, a differenza di Melbourne, non ha certo dato l’impressione di essere la “seconda forza” del mondiale. Ho l’impressione che da qui alla fine del campionato di “seconde forze” ne vedremo parecchie. Per quanto si vedesse che ne aveva più di Sainz non è mai stato in grado di impensierirlo: da un lato il DRS quasi inutile e dall’altro una Ferrari più veloce di quanto ci si aspettasse gli hanno impedito di stare dietro al treno CLC-ALO e si è dovuto accontentare. Niente altro da segnalare.

STROLL

Ancora una volta anonimo.

RUSSELL

Male Venerdì. Bene sabato. Male, molto male alla domenica. Si segnala solo per la sfrontata aggressività mostrata nei confronti di Verstappen nella Sprint di Sabato. Alla domenica, infatti, non lo si vede mai e mostra un ritmo decisamente inferiore al teammate. La sensazione che ho avuto è che non fosse del tutto allineato con il circuito, quasi come se non si fosse preparato. Onestamente non lo so e la brutta prestazione la classifico come un incidente di percorso.

NORRIS-TSUNODA-PIASTRI-ALBON-MAGNUSSEN-GASLY

Primo degli “altri”, Norris guida (probabilmente non a caso) il trenino della domenica portando in gita un ottimo Yuki e gli altri piloti come se fossero tutti carrozze del regionale Ferrara-Suzzara-Mantova. Non ci hanno neanche provato: a Baku se non sei RBR non si poteva superare. Punto. Brutto segno, in generale, per la F1 2023.

OCON e HULKENBERG

A onor del vero il trenino di prima è stato condotto per la maggior parte della gara da Ocon e Hulk che erano partiti con le bianche e hanno approfittato della SC per stare davanti al trenino di prima per tutta la gara. Sono loro due il vero volto di questo GP. Niente strategia, gomme inscalfibili, impossibilità di superare. Costretti, loro malgrado, a pittare alla fine per la nota regola, si sono ritrovati (immeritatamente?) nelle retrovie della classifica finale. Ancor più a onor del vero è stato proprio Hulk l’unico a ritrovarsi senza gomme alla fine ed è stato costretto a cedere qualche posizione nel giro precedente al suo pit. Poco male: era fuori dai punti comunque.

NOTE DI DEMERITO

Alfa romeo mi pare in clamorosa involuzione tecnica e non permette al volenteroso (e in crescita) Zhou di far vedere di che pasta è fatto. Non bastasse ciò ci si mette anche Bottas in versione ectoplasma a completare il disastro.

Sargeant non pervenuto. Passa il taglio in Q1 solo grazie al tizio che sta qui sotto ma poi si prende le piste da Albon e in gara è l’unico che non riesce ad aggrapparsi al trenino. Male.

Devries, poi, tocca ancora il fondo. Fino ad oggi è di gran lunga la maggior delusione del mondiale.

Ci vediamo a Miami

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: RIDI PAGLIACCIO

Dopo una lunga, quanto assurda e paradossale (che senso ha una pausa così lunga con ventitré GP?)  pausa di un mese, la F1 riapre i battenti in terra azera, con la tanto pubblicizzata Sprint Race riveduta e corretta. Quando un organizzatore di una disciplina sportiva cambia le regole a competizione iniziata e, soprattutto, in corso d’opera per giunta, beh quell’organizzatore sta messo veramente male. Ve lo immaginate il comitato olimpico che decide ad Olimpiadi in corso di aggiungere i 150 mt stile libero? Nemmeno io ci riesco, eppure in questa F1 iper tecnologica, affacciata ai nuovi mercati, dove “sono i giovani che comandano la domanda”, tutto è possibile ed ecco che tra venerdì e domenica si è consumata la prima delle sei Sprint Race. Il nuovo format non ha cambiato nulla, anzi forse (sicuramente!) le cose le ha peggiorate. Ciò che è stato vergognoso e vedere come tutti gli addetti ai lavori si sono sbattuti nel tessere le lodi di questo format, che è un vero e proprio insulto all’intelligenza dell’appassionato medio. Mentre assistevo ai canti di festa nei riguardi di questo nuovo modo di concepire il weekend di gara, mi tornava in mente l’opera “Ridi pagliaccio”: questa “viene intonata alla fine del primo atto da Canio, che si prepara per la commedia nel ruolo di Pagliaccio nonostante abbia appena scoperto il tradimento della moglie Nedda. Quest’aria rappresenta il concetto di “clown tragico”, che sostiene il suo ruolo comico senza mostrare alcun turbamento, ma che interiormente vive un dramma personale” (fonte wikipedia).

Ecco cosa mi è sembrata la F1 in questo week end: sorrisi di circostanza, festa nonostante non ci sia nulla da festeggiare, perché i famosi addetti, li hanno letti eccome i commenti di disgusto del popolo e allora ridi pagliaccio, fai felice il pubblico mentre tua moglie ti mette corna in ogni dove! Il vecchio format della sprint race almeno aveva il pregio (se così si può dire) di lasciare la miseria di due ore di FP (una al venerdì ed un al sabato), mentre con questo nuovo abbiamo decurtato un’altra ora, alé per la gioia del commercialista che a fine anno dovrà tirare le somme! Facendo un rapido calcolo, con weekend di gara regolare (con quello che costa un intero fine settimana tra l’altro), ci sono due ore di prove al venerdì, due al sabato (tra FP3 e qualifica) e all’incirca due ore di GP alla domenica, per un totale di sei ore. A parità di prezzo (ammesso che non l’abbiano anche aumentato il costo del biglietto), la F1 offre trenta minuti in meno di permanenza (dato che la Sprint dura mezz’ora, anche se a Baku è durata qualche minuto in più solo perché si correva in quel budello), perché si sa, lo spettacolo è così adrenalinico che le persone, sugli spalti o buttati sul prato, nemmeno se ne accorgono della minore durata.

Ridi pagliaccio, diverti il pubblico a qualunque costo, anche se mi chiedo quale pubblico… quale divertimento? Con questo nuovo format, per non farci mancare nulla, abbiamo un doppio spoiler: infatti se con il vecchio avevamo una sola qualifica (determinava la griglia di partenza della mini gara del sabato e poi l’ordine di arrivo della suddetta mini gara andava a determinare l’ordine di partenza del GP domenicale), così che veniva sputtanata solo (per modo di dire) la partenza alla domenica, ora lo sputtanamento è doppio visto che oltre a due partenze, abbiamo due qualifiche… la fiera dell’assurdo. Cosa c’è di emozionante in tutto questo? Il venerdì la qualifica per la gara di domenica (a scapito delle FP2) ed il sabato la qualifica (il regolamento di quest’ultima mi sono rifiutato di capirlo), a scapito delle FP3, per la gara del pomeriggio. Quello che abbiamo visto nelle qualifiche del venerdì è la fotocopia di quanto visto il giorno dopo: del resto se un pilota (in questo caso un immenso Charles) conquista la pole con un buon margine sul secondo, perché dovrebbe cambiare (salvo incidenti si capisce) qualcosa il giorno dopo? Infatti Charles disegnava traiettorie irraggiungibili per tutti sia al venerdì che al sabato. Lo stesso dicasi per la gara e quindi per la partenza: sabato abbiamo assistito al primo start e le emozioni (come è ovvio che sia) non sono mancate, con Verstappen e Russell che non se le sono mandate a dire. Cosa è successo il giorno dopo? Avete notato che partenza pulita ci sia stata? Persino Stroll non ha fatto casini, mettendosi come un bravo soldatino in fila indiana: tutti il giorno prima hanno prese le misure, tutti sapevano ormai il comportamento della pista e della macchina in quella particolare e concitata fase ed allora per quale motivo rischiare, quando poi c’era una lunga gara che evidentemente consentiva spunti per poter sopravanzare il proprio avversario? Cosa che, per molti, è puntualmente accaduta tra l’altro.

In questa rubrica mi piacerebbe commentare di F1 riferendomi alle gesta dei nostri eroi in pista ed al comportamento adottato dalle varie scuderie in merito alle scelte che operano, invece sono qui a scrivere dell’ovvio e che evidentemente tanto ovvio non è. Davvero la F1 vuole andare avanti con questa pagliacciata? Davvero vuole propinarci e quindi rovinare altri cinque appuntamenti? Possibile che in un futuro prossimo addirittura minacci (perché questi annunci giubilanti nei riguardi della Sprint Race non fanno che assomigliare a delle vere e proprie minacce!) di “inquinare” tutto il campionato? Evidentemente il sottoscritto sta invecchiando e male anche, eppure un conto sono l’assenza di pregiudizi, e quindi di dare una possibilità nel provare ad inserire qualcosa di nuovo che possa mettere pepe allo spettacolo, un altro è ostinarsi a dire che quella novità funziona, piace ed è ben voluta, quando i fatti dicono esattamente l’opposto.

Il buon Max, da parte sua, ha dichiarato di andarsene se le cose dovessero rimanere  così. Sebbene queste sue parole facciano bene a tutti noi, perché con rispetto parlando, un conto è se le dice lui certe cose un altro è se le dice Magnussen, è anche vero che credo che le sue minacce rimarranno solo chiacchiere, anche perché non si è vista nessuna levata di scudi da parte dei suoi obbedienti colleghi, i quali, assieme alle loro scuderie di appartenenza, chinano il capo ossequiosamente ad ogni diktat che mamma FIA decide. Mi pare evidente allora che la fantastica pole (quale delle due decidetelo voi… sic!) di Charles prima e la inevitabile bastonata in gara (decidete sempre voi quale) rimediata dopo, passa in secondo piano, perché quello è il fumo che serve a coprire gli occhi a distrarre dal vero problema che ci si trascinerà per molto a quanto pare. Alla fine della giostra, il circo, imperterrito come sempre, leverà le tende per spostarsi in altri pascoli e fino a quando ci sarà pubblico che sarà contento di vedere quel pagliaccio, che ride in maniera forzata, ci sarà ben poco da fare.

Allora ridi pagliaccio finché potrai e prega che quelle risate false non mutino in lacrime vere.

 

Vito Quaranta

LA FORMULA UNO AI TEMPI DELLA PASQUA

Oggi è la Santa Pasqua. Il Gran Varietà religioso comincerà alle ore 9 e 30. Il Cappellano Charlie vi farà sapere come il mondo libero riuscirà a far fuori il comunismo con l’aiuto di Dio e di alcuni Marines (semi-cit)

La Formula Uno ha corso nel giorno di Pasqua? Domanda retorica, certo che l’ha fatto. E per ben 16 volte. E tutti noi ce lo ricordiamo piuttosto bene già che, come noto, ai tempi eravamo decisamente più avidi di assistervi di quanto lo siamo ora. Andiamo quindi con ordine a rivivere queste gare:

RIO 1985

Nel GP di esordio della stagione vittoria di Prost davanti al compianto Michele. La 156/85 è nata bene e si vede, come andrà a finire purtroppo però ce lo ricordiamo tutti. La foto commemora l’ultimo GP corso da Arnoux per la Ferrari prima del suo appiedamento dovuto ad inesistenti problemi fisici usati come alibi per non far trapelare la vera ragione. Che è tutt’oggi meglio lasciar non trapelata

RIO 1988

Altra Pasqua Carioca 3 anni dopo. Esordisce la Miglior Mclaren della Storia, la Mp4/4. Senna parte dai box col muletto dopo un problema in griglia, è ultimo ma in meno di 30 giri si issa al secondo posto per inseguire Prost quando gli mostrano la bandiera nera per non aver rispettato la procedura del via che impediva di usare la spare car in sostituzione della macchina di gara. Era dai tempi di Kyalami 1983 (Prost/Renault) che non si vedeva una tale dimostrazione di forza in pista. Il resto della stagione mostrerà largamente il perchè

RIO 1989

Altra Pasqua brasileira, stessa spiaggia e stesso mare, per l’edizione dell’anno successivo. Con indimenticabile, epico trionfo del Leone Mansell all’esordio sulla Ferrari di Barnard che, miracolosamente, dopo non esser mai riuscita a far 10 giri di fila dalla presentazione al weekend di gara tenne invece botta tutto il GP regalandoci una meravigliosa Pasqua Rossa. In foto il crash del via tra Berger e Senna, col primo al suo ultimo GP pre-Tamburello e che quindi il piede lo teneva ancora giù

DONINGTON 1993

Forse non fu un caso che il suo miglior GP si corse il giorno di Pasqua

BUENOS AIRES 1996

Pasqua argentina 3 anni dopo su quello che rimaneva del meraviglioso Autodromo utilizzato fino al 1981. Quel mondiale fu un monologo di Hill e della sua Williams, nella gara in questione mi ricordo il Kaiser che remava a ridosso del podio lottando con le Benetton prima del consueto guasto al cambio scatolato di Barnard che perseguitò sia lui che Irvine tutto l’anno

INTERLAGOS 1997

Nel 1997 torniamo a festeggiare la Pasqua in Brasile nel giorno in cui il Kaiser partì in testa per poi affondare mestamente fino al quinto posto finale complici delle Goodyear assolutamente inadeguate. Primo acuto della Bridgestone, a podio con la Ligier di Panis, che dall’anno dopo avrebbero dominato lo Sport fino al 2005 (ottima l’intuizione Ferrari di formare una partnership coi Nipponici che fecero di Maranello il loro centro di ricerca e sviluppo)

BUENOS AIRES 1998

Santa Pasqua 1998 in Argentina con trionfo epocale del Kaiser che reagisce così ad un difficilissimo avvio di stagione tra affidabilità (Australia) e gomme Goodyear di nuovo inadeguate (Brasile). Vittoria scacciacrisi di forza sul duo Mclaren che pareva semplicemente imbattibile

 

SILVERSTONE 2000

 

Trionfo pasquale di DC in casa a Silverstone nel 2000. Il Kaiser corse tutto il weekend col braccino scansando i fantasmi dell’anno prima ed alla fine della fiera fu tutto sommato soddisfatto dell’anonimo terzo posto finale

IMOLA 2001

Prima vittoria di Ralf in F1 nel giorno in cui il Kaiser si ritira nel GP di casa per un problema tecnico. Guardando indietro fu incredibile come Williams e BMW dissiparono un potenziale così grande negli anni a venire. Specie nel 2003 erano di gran lunga il Team migliore in pista

INTERLAGOS 2002

Esordio vincente della F2002 il giorno di Pasqua in Brasile con vittoria del Kaiser in volata sul fratello Ralf. Erano ancora i tempi nei quali alcuni Teams facevano debuttare le monoposto nuove a stagione già iniziata, a ripensarci ora ha un che di romantico mentre allora scancheravamo pesantemente per via di questa prassi. Michael corse sull’unico esemplare disponibile quel weekend

IMOLA 2003

Sul Santerno nel giorno di Pasqua 2003 la vittoria più triste della carriera del Kaiser la cui madre si spense poche ore prima della gara. E’ ancora vivo il ricordo di Todt che presenziò alla conferenza stampa al posto di Michael

SEPANG 2007

Pasqua Malese nel 2007 col primo trionfo di Alonso in Mclaren davanti ad Hamilton. Raikkonen dopo la vittoria all’esordio in Ferrari a Melbourne arranca fino ad un terzo posto finale dovuto alla cautela usata per un V8 eufemisticamente scricchiolante come affidabilità

SEPANG 2008

Vittoria di forza di Raikkonen nel giorno in cui Massa, insabbiandosi, incasella il secondo zero di fila dopo quello di Melbourne sempre dovuto ad un suo errore di guida. Un doppio 0 che pesò ben più di Singapore ed Interlagos

SEPANG 2010

Lo scatto imperioso di Sebestemmio al via lo issa dal terzo al primo posto che, fedele al suo stile, manterrà agevolmente fino alla bandiera a scacchi. Weekend difficile per la Ferrari

SHANGAI 2014 (E NON SAKHIR 2014)

Una gara così frizzante che pareva un film di Robert Wiene (Hamilton primo nel nulla cosmico, Nico secondo in “rimonta” (sic) contro le altre GP2)

SAKHIR 2017

Chiudiamo la carrellata dei GP pasquali sempre in Bahrein con una delle più belle vittorie del nostro Sebestemmio in Rosso. Una combinazione perfetta di piede e testa gli consentì di gestire al meglio le gomme per imporsi di forza sul duo AMG

 

Buona Pasqua 2023 a tutti!

 

BASTIAN CONTRARIO: LA F1 ALZA BANDIERA ROSSA

Ebbene sì, la F1 (intesa come Liberty Media e Federazione Internazionale dell’Automobile) si arrende e, a differenza di quando uno sconfitto che per far capire la resa alza bandiera bianca, l’organizzatore della massima serie del motor sport su quattro ruote lo fa alzando bandiera rossa e, per non farsi mancare nulla e per andare sul sicuro, la alza per tre volte.

Ben venuti nel nuovo mondo di Liberty Media, dove ciò che conta è solo lo spettacolo da dare in pasto al vastissimo pubblico che ha fame di azione. Rimanendo in tema culinario, mi permetto di riportare le parole di Bernie Ecclestone che pronunciò a distanza di tempo dalla vendita dei diritti TV agli attuali proprietari della F1: “gli ho consegnato un ristorante a cinque stelle e loro lo hanno ridotto ad un fast food!”. Liberty Media (e magari non solo loro) potrebbe dire che con il ristorante di lusso non si guadagna tanto (a differenza di adesso!), vero è che nel suddetto ristorante, come ha fatto saggiamente notare @Lucacapvt, ti sedevi e mangiavi bene a differenza dello schifo che danno appunto nei locali da “cibo veloce”. Domenica scorsa ne abbiamo avuto la prova tutti del livello raggiunto e della direzione che l’organizzatore ha deciso di prendere. La F1 che annega nel suo stesso brodo regolamentare: investe tanto nella nuova generazione di monoposto turbo ibride, pubblicizzando il livellamento tra le squadre con inevitabile spettacolo dato dalle maggiori lotte e, nel contempo, contingenta tutto e tutti con il budget cap in nome del risparmio e del green, con il risultato che ha creato un mostro ancora più vorace di quello generato nel 2014. Avvilente e straziante nel contempo, vedere Verstappen che passa Hamilton come quando in autostrada vai a 90 orari e la polizia ti supera a 180! Liberty Media e FIA si rendono conto (di certo non lo hanno capito domenica scorsa… si sapeva già tutto in quella barzelletta di tre giorni di test) che il mondiale è finito ancora prima di iniziare e, allora, per rimediare al bordello che hanno creato cercano di farlo nel modo più squallido e vergognoso possibile. Non mi va di soffermarmi oltre sull’increscioso spettacolo al quale abbiamo assistito, di primo mattino per giunta, domenica scorsa mentre invece vorrei discutere due episodi, se possiamo chiamarli così, che lo sciagurato GP australiano ha evidenziato.

Il primo è l’inesorabile incidente di LeClerc. Il buon Charles peggio di così non poteva iniziare e, sebbene nel 2020 con un motore spompo raccoglieva poco o nulla, è anche vero che in quell’anno egli già sapeva come sarebbe andata (nell’attesa che si avverassero le promesse del 2022) e quindi approcciava alla corsa a cuor leggero, senza tante aspettative. Quest’anno invece è totalmente diverso: ne viene da un anno dove è stato protagonista se anche per poco, ne viene da un anno dove assieme al compagno hanno lottato per delle vittorie che hanno condotto la squadra ad essere seconda forza. Ora si ritrova a dover lottare con la macchina (che dovrebbe essere l’evoluzione migliorata della precedente), con la squadra, il compagno e chissà con chi altro! Povero Charles, è duro e pesante l’onere della corona e quest’ultima inizia ad essere anche stretta. Il monegasco, a differenza del citato 2020, ha un approccio più aggressivo, più nervoso, perché tutto è andato storto, per non dire altro, ed egli sa già che anche quest’anno dovrà remare anziché correre per vincere. Ciò è frustrante e i singoli episodi negativi che succedono durante il weekend di gara proprio non aiutano. Da qui, l’errore che ha commesso al primo giro (anche se Stroll è stato molto “fantasioso” nel volersi infilare tra Charles e Fernando… andiamo avanti!), figlio di quel nervosismo che ormai non riesce più a nascondere e siamo solo al terzo di ventitré GP. La giustificazione da parte degli estremi difensori è calata puntuale, eppure vorrei ricordare che, proprio nel GP precedente a quello australiano, Verstappen partiva quattordicesimo: la differenza, se l’olandese non ha commesso cappellate, sta tutta nella fiducia che il pilota ha nel mezzo e nella squadra. Max sapeva che con la RB19 a sua disposizione non aveva senso spingere da subito, perché con traffico regolarizzato avrebbe ripreso tutti… cosa che è avvenuta puntualmente. Charles questa serenità non ce l’ha, perché non ha né un mezzo né una squadra compatta ed aggiungo, considerando l’attuale situazione, che rischiamo di vederlo spesso partire tra la quarta e l’ottava posizione della griglia. Partire da quelle posizioni aumenta la probabilità di incidenti (chiedere ad Alonso del 2012), quindi mi auguro che il monegasco (ed il suo compagno il quale non è esente da errori) se ne faccia una ragione altrimenti può solo peggiorare la sua situazione. LeClerc, sia chiaro, non è da mettere in croce, perché, in questa disastrata Ferrari, i piloti sono l’ultimo dei problemi (quante volte ho scritto questa frase?), vero è che se il monegasco vedeva nel Messia francese un amico, e chissà cos’altro, mi sa che forse si è sbagliato. Purtroppo Vasseur avrà bisogno di tempo e Dio solo sa di quanto e, soprattutto, se saprà arrivare all’unico risultato utile che tutti vogliono.

Questa considerazione mi porta al secondo punto di riflessione e cioè che domenica scorsa in pista la seconda forza dichiarata non era Aston Martin, bensì la Mercedes di Hamilton e Russell. Nel weekend australiano i crucchi hanno insegnato all’evanescente dirigenza ferrarista in primis, a molti a Maranello e ai forcaioli della carta stampata e dei social, cosa significa lavorare in F1: AMG ha cannato il progetto per due anni consecutivi e lo stesso Toto, davanti alle telecamere, non si è nascosto in merito dicendo le cose come stanno. Ebbene, nonostante questa clamorosa debacle, a Stoccarda non hanno licenziato nessuno, non hanno mandato via nessuno, non è stato creato nessun clima avvelenato di ansia o terrore, sebbene la pressione fosse enorme. Siamo giunti al terzo GP ed AMG si è presentata in Australia come seconda forza e solo la strategia scellerata (non solo Ferrari dunque sbaglia in questo reparto…) che ha letteralmente affondato Russell (motore arrosto a parte si capisce) non gli ha permesso di portare tutti e due i piloti sul podio. Stabilità, organizzazione, programmazione e, soprattutto, voglia di vincere rendono una squadra capace di reagire ad ogni difficoltà. I tempi di reazione si restringono perché il team è rodato, all’interno c’è fiducia ed è necessario apportare solo piccoli correttivi in seno alla squadra stessa senza stravolgerla. Non sono un fan di Toto&Co., vero è che non sono nemmeno cieco e i fatti sono sotto gli occhi di tutti, almeno sotto gli occhi di chi mette tifo ed orgoglio da parte e li vuole tenere aperti. AMG continuerà a crescere e sebbene al momento Red Bull è imprendibile, sicuramente se la giocherà con Aston Martin… perché Ferrari al momento non è affatto un problema. Miei cari (pochi e coraggiosi) lettori, vi potete graffiare a sangue e disperarvi ogni domenica di GP, eppure questa Rossa non caverà un ragno dal buco, perché chi decide non ha voglia o, meglio, non ha interesse nel vincere veramente in quanto conta solo il rapporto azionario di fine trimestre ed i risultati di questa politica si vedono in pista.

Nel frattempo Red Bull tutta ringrazia e di contro la F1, per cercare di tenere buoni tutti ricorre agli artifici, senza rendersi conto che in realtà si è solamente arresa a se stessa alzando bandiera rossa

 

Vito Quaranta