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L’ANGOLO DEL FROLDI: 1000 GP DI ME E DI TE

Novecentonovantanove gran premi fa, finita da poco la Seconda Guerra Mondiale, la Formula Uno cominciava la sua rincorsa per diventare non solo la categoria regina delle monoposto a ruote scoperte ma, semplicemente, la categoria motoristica più conosciuta ed apprezzata.

La svolta negli anni Settanta. Un’età romantica, forse l’ultima per le corse e soprattuto per i piloti, in cui abbiamo avuto un incremento prestazionale senza precedenti, l’aerodinamica è diventata fondamentale, la potenza delle monoposto è cresciuta (sino ai record per ora ineguagliati dei primi anni Ottanta), e la sicurezza è diventata sempre più urgente e pressante. Nei decenni precedenti, per quanto seguita ed apprezzata, la Formula Uno non era la categoria regina, ma una delle varie categorie di un mondo molto variegato che poi, piano piano, in una sorta di selezione “naturale” e “voluta” si è via via assottigliato.

Ma, in qualche modo, a mio parere sarebbe accaduto lo stesso che si arrivasse alla Formula Uno come Formula Uno. Cioè che il suo nome diventasse un destino.

E’ un micro-mondo attraente e respingente come sa chiunque sia andato, almeno una volta, in giro per il Paddock. Ha riservato terribili incidenti, vite giovani spezzate anzitempo, feroci scontri e rivalità, grandi amicizie, scandali, spionaggio industriale e via discorrendo.

Ripercorrere questa storia è affascinante e anche doloroso, proprio per le perdite terribili. Senna è solo l’ultimo di cui, chi lo ha visto correre, rimpiangerà sempre l’assenza prematura da questo mondo. Ma quanti cuori hanno battuto per Villenueve padre e per la sequela di piloti che hanno fatto questa lunga strada fra i circuiti di mezzo mondo?

Io, però, vorrei fare un plauso ai famosi 4 ubriachi al bar che hanno indegnamente sostituito il tanto vituperato Bernie, il grande vecchio, e che dopo uno shottino di troppo decisero, qualche anno prima dell’anno zero 2014, di creare un nuovo regolamento

Ecco, pare che gli ubriachi al bar si siano nuovamente riuniti, e pare abbiano partorito una nuova genialata, che ci attende fra qualche anno.

Salvo rinsavimenti improvvisi, a breve, avremo la Formula Indy/Wrestling-Europa.

Abbiamo già 3 Power Unit per 21 gran premi regolate in quasi ogni parte (sia quella endotermica turbo che quella elettrica). Flussometro che non si è ancora capito a cosa serva. I piloti devono guidare per parte della gara come tassisti. Ora avremo 4 PU per 24 gare. Cambio blindato per tutti così come ora accade per la centralina elettronica.  Albero motore forse si forse no. Semiassi, dischi freno, volante, pedali, cerchi, meccanismo DRS, pistole per il cambio gomme e pure i macchinari per sollevare e trasportare le monoposto. Il micidiale combinato disposto è legato ad una parola: riduzione. Dei costi. E ogni volta rido amaramente.

Ma il vero scopo è lo spettacolo fine a se stesso. In Fia e LM si sono venduti l’anima allo spettacolo, conta solo lo spettacolo. E prima o poi il diavolo che hanno creato porterà il conto. I piloti diventeranno comparse tipo Wrestling che fanno le loro finte movenze, per quanto esteticamente apprezzabili, e lo spettacolo forzato diventerà solo triste finzione.

Tanto vale scegliere random chi vincerà, se lo scopo dichiarato è solo lo spettacolo.

Se la Ferrari non potesse fare il suo motore, se la Mercedes e la Renaut (etc etc) non potessero fare il loro motore e le loro monoposto, in una sfida a chi li sa fare meglio, mi spiegate esattamente cosa diavolo sarebbe la Formula Uno?

Ci giochiamo l’esistenza della Formula Uno.

E ora la Ferrari deve mostrare la sua nobiltà, il suo peso, il suo valore politico.

Credo che anche la Mercedes debba essere alleata per non snaturare e distruggere la Formula Uno ancora di più.

Tra l’altro, la Ferrari vanta un record che nessun altro costruttore e motorista ha e mai potrà avere: da quando esiste la Formula Uno non ha mai saltato un’edizione del Mondiale.

E ogni tanto, a Maranello dovrebbero ricordarsene. E ricordarlo alla FIA.

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile di FUnoAT

 

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IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: SAKHIR

E’ troppo facile, o troppo difficile, scrivere questo pagellone. Per una serie di sentimenti contrastanti del mio animo che, al confronto, una depressione bipolare è calma piatta.

Ma credo di essere in buona compagnia dopo aver assistito all’ultimo Gran Premio.

Il fatto è che noi ferraristi siamo così. Sfigati. Sfigati ma a nostro modo “fortissimi” o, come si dice con un termine abusato, di moda per qualche tempo e infilato dappertutto e poi semi-dimenticato, RESILIENTI. Inutile girarci attorno: siamo come Fantozzi. Non è vero?!

Beh… se ci pensiamo bene, d’altronde, Fantozzi è un personaggio “titanico”. Gli capita di tutto e di più ma lui continua ad andare avanti, imperterrito. E si rialza sempre.

Siamo sopravvissuti a 21 anni di digiuno, a cambi e motori che esplodevano come pop corn nel microonde, a Monza 1995 con il cuscinetto da 100 lire, Brasile 2008, Abu Dhabi 2010,

Abbiamo la pelle dura ormai, noi ferraristi stagionati e un po’ attempati.

Da ieri, i detrattori italiani della Ferrari, perché esistono e, incredibile, non si tratta di specie in via di estinzione, tutt’altro, ma viva e vegeta e fra noi in servizio permanente effettivo, avranno un motivo in più per ridicolizzare la Ferrari e noi che la tifiamo. Ce ne faremo una ragione e porteremo stoicamente la nostra “croce” in attesa della Pasqua.

Ma almeno abbiamo una certezza, poco consolatoria ora, ma molto consolatoria a lungo termine.

Noi a tifare Ferrari, sino a quando esisteranno gli sport motoristici ed esisterà la Rossa, ci saremo ancora e sempre. Imperi sono nati, cresciuti, arrivati all’apogeo e tramontati, Scuderie ci hanno mazziato e fatto impazzire, guerre intestine ci hanno messo nel sottoscala del motorsport per anni. Ma poi noi torniamo sempre. Gli altri chissà. Sì: noi siamo sempre lì. Come Rocky. E come Fantozzi. Tanto per restare in clima cinematografico.

La classifica è già un abisso, soprattutto quella Costruttori. E Binotto non ha molte scusanti, perché lui è un tecnico, e non puoi avere già problemi così severi in due gare, perché è chiaro che alla prima gara i nostri hanno comunque corso depotenziati.

Alla Mercedes va sempre tutto, troppo bene. Ma è la forza e la fortuna dei forti. Di quelli che non devono sempre inseguire spasmodicamente. Di quelli che hanno imparato a vincere ed a migliorarsi sempre. E chi li schioda più da lì…

Purtroppo non si vince un Mondiale facendo la girella o senza affidabilità. Soprattuto con il regolamento stilato dai 4 ubriachi al bar ed avallato da Montezemolo che forse era ciucco, in quei giorni, quando la sua mano ha messo la firma in calce a quel foglio diabolico da cui è cominciato il dominio in grigio.

E, purtroppo non si può chiudere il Mondiale, resettare tutto e fare nuove regole, come nel 2014 (boccaccia mia statti zitta). E quindi? E quindi niente. Si prende la sconfitta e la si porta a casa. Si impara dalle sconfitte? Si, se non si ripetono.

D’altronde ci sono cose ben peggiori nella vita. Ma non è che faccia meno male, cercare di ricordarselo, dopo questo bruciante e crudele finale di gara.

Charles Leclerc. Voto: freddissimo. Ne abbiamo parlato con Luca Dal Monte, che conosce come pochi il mondo e la storia della Formula Uno. Ed è d’accordo. E’ un predestinato. Uno che sembra mangiare a colazione velocità e pressione, nel senso che sembra reggerla come fosse la cosa più naturale al mondo. Se Arrivabene lo ha davvero voluto, ci ha visto non giusto, di più.

Vettel. Voto: mister girella è tornato. L’amico, prezioso come pochi per conoscere l’andamento della gara “dietro le quinte”, Alex Brunetti-@deadlinex ci ha rivelato che la monoposto di Seb era completamente fuori assetto, soprattutto con le gomme posteriori. Dunque parziale scusante. Ma, buon Dio, solo lui sfida le leggi della fisica e riesce sempre a girarsi da solo!Ok, salviamo la sua onestà nel riconoscere l’errore. Ma come sarebbe andata la gara se si fosse almeno accodato ad Hamilton? Domanda retorica vero?

Io e Vettel. Voto: spero che lui vinca il titolo con la Ferrari. Io adoro Seb, in Red Bull lo “odiavo” come pochi, visto che vinceva a ripetizione contro la Ferrari. Adoro il Seb in rosso soprattutto caratterialmente, e pochi come lui amano davvero la Ferrari. Ma il problema è che si sta complicando la vita, e sta facendo perdere punti pesanti alla Scuderia. Caro girello, datti una mossa, perché io non vedo il vero Seb ormai da secoli…

Affidabilità Ferrari. Voto: sono dolori. Cilindri, pistoni, candele, Mgu-H e altre diavolerie del dio dei motori. Non voglio neanche sapere cosa sia accaduto. Perché tanto in Formula Uno il più pulito ha la rogna e mentono più di un calciatore che casca come morto, o urlando come se gli avessero amputato una gamba senza anestetico, dopo aver addirittura simulato. Il problema è serio. Dopo due gare. Con una PU che dovrebbe fare 7 gare. Devo aggiungere altro?

Hamilton e la gara. Voto: è nato prima il culo o l’audace che, in quanto tale, ha culo? Domanda “filosofica” irrisolvibile. Un fatto è certo. Non molla mai, mai, mai e poi mai. Si fa sempre trovare pronto.

Hamilton nel dopo gara. Voto: un signore. E in più, maliziosamente, mette un pò di pressione, come se già non ne avesse, a Vettel…

Toto Wolf dopo la gara. Voto: sincero.  Abbiamo avuto una bella botta di culo (appunto!). Non l’ha detta proprio così ma quasi. Ed era sincero. Incredibile. Ma, d’altronde, anche un orologio rotto segna due volte l’ora esatta…

Bottas-Rocky. Voto: ridicolo. Praticamente mai esistito in questa gara.

Kimi. Voto: consistente. Ora che non deve più dimostrare “niente”, con una bella Alfa Romeo, ci fa divertire.

Mad Max. Voto: maturo. Poco spettacolare, molto redditizio. Ma appena gli daranno di nuovo una monoposto vincente, ci divertiremo. Sempre che, come gli capita talvolta, non si butti addosso ad una rossa.

P.S.: da questo momento mi dichiaro sportivamente ateo. Non credo esista un dio dei motori, e se esiste tifa Mercedes. A parte gli scherzi, se alla fine tutto si livella, e con 21 tappe è plausibilie, mi aspetto che anche gli altri abbiano problemi. E se non li avranno avuti, avranno ancora più ragione nel continuare a vincere.

Mariano Froldi, Direttore responsabile di FUnoAT

F1 2019 BAHRAIN GP: AN INTRODUCTION

AAA Cercasi Ferrari SF90H smarrita nel paddock del circuito del Montmelò dopo la fine dei test prestagionali. Sarebbe falso dire che se lo augurano un po’ tutti, ad esempio non credo che i tifosi Mercedes o Red Bull possano essere dello stesso avviso, ma è una preghiera che i ferraristi, per ovvi motivi, e gli appassionati di F1 sperano si avveri per avere un campionato che non sia già quasi deciso dopo il primo Gp.

Troppo brutta la rossa per essere vera e troppo grande la sorpresa degli addetti ai lavori che pensavano di vedere una lotta molto più serrata e, in base alle indicazioni dei test, con la rossa addirittura a dettare il passo! Invece è stata subita anche “l’onta” di un sorpasso di potenza da parte della Red Bull motorizzata Honda. Ce ne sarebbe per un TSO autoinflitto.

Invece, in mezzo alla ridda di voci e supposizioni che si sono susseguite sulla causa della debàcle ferrari a Melbourne (assetto sbagliato? PU in sofferenza? Ala anteriore che genera sottosterzo? Mancato adattamento all’asfalto sconnesso? Mercurio retrogrado?) Binotto ha provato a dispensare calma e freddezza. “Studieremo i dati raccolti” ha detto il nuovo TP e sembra che lo studio abbia sortito i suoi effetti dato che arrivano voci di una totale comprensione e risoluzione dei problemi occorsi in terra australe.

Resta (e non vuole essere un gioco di parole) il fatto che è stato fatto un bel regalo di punti e fiducia alla Mercedes, che, considerato lo stato di forma palesato a Melbourne, proprio non ne aveva bisogno. O meglio, sarebbe stato più interessante una lotta serrata per capire realmente punti di forza e debolezza dei due progetti. E per lo spettacolo in pista. E invece si è capito che, forse, la Red Bull può sperare di conquistare nel corso della stagione una storica vittoria con la PU Honda, fantascienza da sbronzi fino a qualche mese fa

immagine da maxf1.net

Molto più difficile credere che, a dispetto dello stato di forma e dell’atteggiamento degno di una parte in Rocky 4, Bottas possa essere un serio concorrente alla conquista del titolo piloti. Vero che la performance del finlandese è stata fantastica a Melbourne, si potrebbe dire alla Rosberg dei tempi belli, ma è probabile che Hamilton abbia già pronto l’esorcismo per scacciare lo spirito agonistico di Nico che si è impossessato del suo docile (ex-docile?) compagno di squadra.

Per Gasly il sabbione del Bahrain rischia già di essere una prova di appello quasi definitiva, non tanto per il 15 esimo posto in griglia a Melbourne propiziato da una errata strategia del team, quanto di una gara piuttosto anonima  in cui non è riuscito ad avere la meglio di una Toro Rosso con gomme più usurate della sua Red Bull. Se poi su quella Toro Rosso ci mettiamo un Kvyat col dente avvelenatissimo allora è già quasi notte per il francese.

Un altro già abbondantemente cazziato e per giunta dal proprio TP è Ricciardo che, causa una partenza di maldoniana memoria in quanto a goffezza e imperizia, ha rovinato la sua gara ancor prima di curva 1. Mettiamoci anche la paga presa in qualifica da Hulkenberg e sembra quasi che non sia cambiato nulla dai tempi in cui veniva vessato in Red Bull. Bisogno di riscatto immediato per lui. Completiamo la “revenge squad” con Perez e Sainz, il primo arrivato dietro Stroll e il secondo brutalizzato dal debuttante Norris anche in qualifica, entrambi con qualcosa da dimostrare in Bahrein.

Alfa Romeo e Haas hanno mostrato un buon stato di forma in Australia, sarebbe importante confermarlo e capire se 1) Giovinazzi avrà imparato dagli errori commessi a Melbourne e 2) i meccanici Haas avranno finito di compiere dei pit stop tafazziani. La Williams sembra un gp2 poco affidabile, i suoi piloti sperano di vedere qualche progresso oppure anche la safety car potrebbe rappresentare una seria minaccia…

Sintetizzando il circuito del Sakhir si riduce in grandi frenate, sabbia, asfalto abrasivo, lunghi rettilinei, sabbia, ibrido ed elettrico che avranno la possibilità di recuperare grosse quantità di energia, PU sotto stress causa temperature intorno ai 30 °C, sabbia, usura gomme maggiore per chi deciderà di scaricare le ali per avere più velocità sul dritto, sabbia. Fondamentale trovare equilibrio di gestione delle gomme tra frenate e trazione in uscita dalle curve più lente. Strategia prevista ad una sosta nel caso ci dovesse essere una temperatura sufficientemente bassa da risparmiare le gomme. Probabile che, in base alle contingenze, le squadre giocheranno sulla lunghezza degli stint, cercando di allungarli il più possibile per evitare una sosta in più.

Pirelli ha portato mescole C1 hard, C2 medium e C3 soft. Tutti i team orientati sulle C2 e C3 e con un solo treno di C1. Chi vorrà utilizzarla in gara lo farà praticamente al buio. La strategia sembra orientata ad un utilizzo esclusivo di C2 e C3, con qualche team minore che proverà a smarcarsi utilizzando la C1.

immagine da AutoMobilSport.com

Top team con scelte praticamente identiche, seguiti da buona parte degli altri team. Nel mid field stupisce Ricciardo con una sola C2.

Mai come negli ultimi anni si arriva in Bahrein con pochi riferimenti nei reali rapporti di forza tra i team. Vettel e la Ferrari vengono da due successi di fila ma il presente parla di una squadra che deve riscattarsi e ritrovare una fiducia improvvisamente smarrita. Alcuni piloti devono ristabilire le gerarchie nel proprio team, non ultimo il campione del mondo in carica.

Dall’altro lato Mercedes e Red Bull vorranno affondare il dito nella piaga delle inadeguatezze mostrate dalla Scuderia nel primo appuntamento. Tensione altissima nel deserto, il paesaggio è perfetto per l’inizio di una nuova traversata mortificante per gli uomini in rosso. Binotto vede l’approssimarsi di un’oasi rinfrancante. O almeno lo spera. Sempre che dietro al fondale con disegnata l’oasi non ci sia il solito, ineffabile Toto Wolff. Che sa benissimo come gettare sabbia negli occhi del nemico, col sorriso sulle labbra.

Rocco Alessandro

 

L’ANGOLO DEL FROLDI: L’ARTE DELLA GUERRA E TOTO

“Il meglio del meglio non è vincere cento battaglie su cento bensì sottomettere il nemico senza combattere”

Non so se Toto Wolff abbia mai letto Sun Tzu, sua è la frase di apertura di questo articolo, contenuta nella celebra opera “L’arte della guerra”, ma ho qualche vago sospetto che lo abbia fatto. O che qualcuno del suo squadrone anglo-tedesco gli abbia suggerito come modo operativo in pista, e soprattutto fuori dalla pista, alcune delle massime contenute in quel libro.

Si tratta di un’opera vecchia 2500 anni, scritta da un militare di professione, che non è solo e semplicisticamente un trattato su come condurre una guerra in senso vero e proprio, letterale, ma anche un’opera per conoscere se stessi e per affrontare le tante “guerre” metaforiche che dobbiamo combattere nella vita di tutti i giorni.

Che c’entrano la Formula Uno, Toto Wolff e l’arte della guerra?

La Formula Uno è uno sport, per quanto atipico e tecnologico. Lo sport è nato per sublimare la nostra parte aggressiva ed agonistica.

Toto Wolff è un ottimo, forse attualmente il migliore, Team Principal. Credo che solo il Jean Todt dei tempi d’oro in Ferrari potrebbe essere migliore di lui.

Va da se che a me ispira sentimenti di “odio-amore”, per motivi facilmente comprensibili: lo ammiro ma visto che vince sempre, e contro la Ferrari, mi fa inviperire non poco.

Ora, la strategia comunicativa del manager AMG è abbastanza chiara. E si ricollega a Sun Tzu. In americano si direbbe win/win.

Esalta l’avversario oltre modo, sminuisce i propri meriti oltre modo.

E lo fa perché sa quanto è forte la sua squadra. L’umiltà vera o affettata, paga sempre (vedasi quante volte in Ferrari invece se la tirano eccessivamente, esempio della gestione Arrivabene, e poi vengono “ridicolizzati” quando i risultati non arrivano dopo i proclami roboanti). Valorizzare l’avversario paga sempre: se l’avversario vince, tu potrai dire… ve lo avevo detto (tra l’altro la Mercedes vince da anni, quindi è perfettamente “fisiologico” che prima o poi un ciclo dominante si interrompa, per quanto non veda alcun crollo della corazzata grigia); perdono gli altri, tu potrai dire di aver vinto nonostante gli avversari. E la tua vittoria verrà esaltata, perché prima avrai creato l’eccitazione strumentalmente.

Tra l’altro questa strategia comunicativa è anche una strategia che mette  “perfidamente” ed inevitabilmente pressione all’avversario diretto. Quando tu dici in mondovisione, e lo fai dire al campione del mondo in carica, che la Ferrai è 5 decimi di secondo avanti a Barcellona, e poi la Ferrari si becca una batosta come in Australia, dove gli rifili quasi un minuto, gli avversari avranno addosso una pressione doppia, e verrano letteralmente processati dalla stampa, soprattuto se è una stampa isterica come quella tricolore. E questo Toto, che ben conosce l’Italia, lo sa.

Non so come andrà a finire la prossima gara e ho seri dubbi che questo Mondiale sia combattuto. Lo spero, ma suppongo sia più facile che accada ciò che è accaduto nel 2014, 15, 16. Ma so che a livello comunicativo, a livello psicologico, Toto è già un bel pezzo avanti per far perdere l’avversario. Fuori dalla pista. Senza neanche aver combattuto.

Appunto. Sun Tzu.

 

Mariano Froldi, Direttore responsabile di FunoAT

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: MELBOURNE

Cambiare uno può cambiare tutto?

La rivoluzione è arrivata, una testa è rotolata ma la storia non è cambiata. La prima tappa del mondiale di Formula Uno 2019 comincia esattamente da dove era finita. Copione d’ordinanza scontato come la commedia dell’arte italiana quando alla fine, a cavallo fra sei e settecento diventa trita e ritrita. E non fa più ridere. La verità è che la Ferrari è specialista nel vincere i mondiali di cartone. Poi però gli altri vincono davvero i titoli, quelli che restano negli albi d’oro. Ed a noi resta il cartone. Tra l’altro color rosso mattone opaco.

Il problema è che, come sempre, ci facciamo troppe illusioni. E un pò la colpa è anche di noi (in generale) della stampa. Creiamo troppe aspettative, soprattutto in Italia, per ovvi motivi, poi puntualmente clamorosamente smentite. E, tra l’altro, quest’anno fa pure più male degli altri anni, perché l’allucinazione collettiva ci aveva preso tutti in contropiede.

Come si può battere un caterpillar come quello anglo tedesco, se non si cambia qualcosa?

Tutti a gran voce abbiamo chiesto la testa di Maurizio Arrivabene. Non che non ci fossero motivi validi. Ma un uomo non fa i peccati e le glorie di un team. Compreso Mattia Binotto, che ha vinto la faida interna che, soprattutto l’anno scorso, ha dilaniato il team in due fazioni l’una contro l’altra armata.

Ma a livello tecnico, cosa è cambiato esattamente?

Nulla. Stessi uomini, stessa organizzazione; alla fine stessa monoposto, pur con estremizzazione di concetti aerodinamici e telaistici.

Perché la stessa squadra, con le stesse criticità, avrebbe dovuto essere superiore alla stessa squadra, con le stesse eccellenze, che dal 2014 fa un pò quello che vuole?

Lasciamo perdere il regolamento cucito ad hoc. Lo sappiamo. Ma sono almeno tre anni che non ci sono più scuse. Che se sei più forte li batti. Sennò li devi applaudire, studiare e battere. Questa è la lezione dello sport, ma è anche la lezione della vita. Alcuni spifferi, sempre più insistenti e forse consistenti, ci dicono di un reparto tecnico che non si è mai davvero aggiornato. Di un sistema di lavoro che non è davvero efficiente, soprattutto in un’era “schifosamente” virtuale, imposta dalla FIA. Di una mancata, ancora, correlazione fra pista e simulatore e galleria del vento.

Mattia Binotto ha una grande responsabilità ed un grande peso. Speriamo si sia trattato, ciò che abbiamo visto in Australia, uno spettacolo imbarazzante, solo di un incubo di una notte di mezza primavera. In caso opposto dovremo prepararci ad una lunga traversata nel deserto. E anche la testa del tecnico bergamasco purtroppo rotolerà, nella consueta resa dei conti in salsa modenese.

Bottas. Voto: 9. Vittoria e giro più veloce. Bottino pieno. Se, come io temo, quest’anno sarà tutta una gara interna fra il re e lo scudiero, non posso fare altro che tifare per lo scudiero. Non foss’altro perché non vorrei vedere il record di Michael abbattuto dagli uomini in grigio. Ma d’altronde, i record sono fatti per essere battuti. Bottas sembra uscito da una cura tipo Rocky 4, quando si allena in URSS per combattere contro Ivan Drago. La testa, soprattutto nei piloti, conta.

Hamilton. Voto: 7. La pole era praticamente scontata, eppure se l’è dovuta sudare. In gara, una volta che per seguire la Ferrari di Vettel il suo team ha sbagliato strategia, non ha avuto più possibilità di recuperare e, saggiamente, si è portato a casa un utilissimo secondo posto.

Mad Max. Voto: 9. Gara consistente senza errori in partenza. Che poi erano davvero il suo tallone d’Achille. Ancora qualche giro e forse, dico forse, avrebbe potuto impensierire Lewis. Sarà sicuramente protagonista.

Red Bull-Honda. Voto: 9. Quante volte li abbiamo presi in giro i nipponici? Beh, avete visto come la monoposto austriaca ha sverniciato la Ferrari di Vettel? Vedremo con l’affidabilità, ma la power unit pare esserci.

Ferrari. Voto: 3. Ed eccoci alle dolenti note, come direbbe Dante. Non ha funzionato niente. Macchina che sembrava un catorcio rispetto a quella ammirata a Barcellona. Troppo brutta per essere vera? Chi lo sa. Era dal 2012 che non mancavamo il podio alla gara inaugurale.

Sconcerto Ferrari.  Voto: angoscia palpabile. Binotto ha fatto giustamente il pompiere, ma va da se che sembravano tutti in preda ad una crisi isterica. Erano disarmati, e lo hanno ammesso candidamente: non sapevano perché andavano piano (fatto salvo che non nascondessero problemi alla PU). Quadro deprimente.

Perculate” di Toto. Voto: sublime. Toto ci ha tenuto subito a precisare che i suoi e lui stesso non capivano perché la Ferrari fosse andata così male; poi ha cercato di dare una spiegazione; a suo dire si sarebbe trattato semplicemente di un assetto sbagliato. Il manager austriaco sembra quello che ti porta via la fidanzata, ma contemporaneamente cerca di consolarti.

Non so se ne avete mai incontrati di tipi così. Non si può non “amare” uno così. Non vi pare?

Casco di Daniel Ricciardo. Voto: é la versione sotto acidi di quello di Jacques Villenueve. Come direbbe Bond: “Agitato, non mescolato”.

Vettel. Voto: è tutta colpa dei baffi, ed altre amenità. Invero, sembrava un passeggero in balia della monoposto.

Leclerc. Voto: a parte i baffi, idem come sopra.

Giovinazzi. Voto: SV. Auto danneggiata in partenza, l’incolpevole nostro portacolori non poteva fare molto di più.

Charlie Whiting. Voto: Che la terra gli sia lieve. Ho sempre pensato (Pino Allievi lo scrive e io sottoscrivo) che avesse un debole per i team inglesi. Molte sue uscite l’anno scorso, comprese le scuse in mondovisione al re nero non le ho mai capite. Comunque sia, se ne è andato uno dei pilastri della Formula Uno. Uno che avrebbe potuto raccontarci tanti aneddoti e tante curiosità su 30 anni di motorsport. Probabilmente ci mancherà.

P.S.: non dite che sono troppo pessimista, e se lo fossi davvero, mi perdonerete perché sapete quanto sia tifoso rosso e non vorrei battere il record dei 21 anni di digiuno. Purtroppo la prossima gara sarà già una specie di “redde rationem”.  Accendiamo ceri in chiesa.. rigorosamente rossi e possibilmente non opachi.

Come sempre, un particolare ringraziamento a @FormulaHumor e la pagina FB le cordiali gufate di Gianfranco Mazzoni

 

Mariano Froldi, Direttore Responsabile FunoAT