F1 2020 – GRAN PREMIO DI SAKHIR

Ci si poteva aspettare una conclusione di campionato piuttosto anonima , considerando i due mondiali già assegnati e gli ultimi tre GP su circuiti non proprio entusiasmanti,  e invece il caso ha voluto dare una decisa ravvivata al circus della F1.

Archiviato, per fortuna senza conseguenze, il botto di Grosjean di Domenica scorsa, il primo colpo di scena si è avuto con la positività al covid-19 dell’epta campèon Lewis Hamilton con conseguente rinuncia al neonato Gp di Sakhir.

Hamilton dovrà aspettare l’esito di un successivo tampone negativo per avere il via libera per l’ultimo GP stagionale ad Abu Dhabi ma tutto dipenderà dalla velocità con cui riuscirà a debellare il virus e non è detto che possa riuscirci in tempo utile per l’ultimo GP.

Vacanze forzate quindi per l’inglese che lascia il sedile ad un altro inglese, reputato dagli addetti ai lavori come “the next big thing”: George Russel prenderà il suo posto alla guida della W11 almeno per il GP di questo weekend.

immagine da motorsportmagazine.com

Battuta la concorrenza di Vandoorne, per il giovane inglese un’occasione d’oro per dimostrare di valere tutto l’apprezzamento che Wolff gli ha tributato in questi anni e valorizzare l’academy Mercedes dalla quale è stato svezzato.

Un pò tutti si aspettano una grande prestazione considerando quello che Russell ha fatto vedere alla guida della derelitta Williams ( più in prova che in gara ad essere onesti). Dovrà tenere a bada l’emozione e la pressione di dover “per forza” fare bene sulla monoposto migliore del lotto. Un cattivo risultato non gli stroncherebbe la carriera ma forse lo farebbe uscire dalle grazie di chi, attualmente, comanda in Mercedes.

Contestualmente, in Williams correrà al posto di Russell il 25enne inglese Jack Aitken, attualmente in Formula 2 con risultati non proprio entusiasmanti. Obiettivo numero uno: non fare danni. Numero due: finire la gara. Tutto il resto è grasso che cola.

immagine da crash.net

Anche per Bottas sarà un weekend carico di tensione. Da un lato l’occasione di non avere tra le ruote il suo tirannico compagno di squadra abituale e quindi grosse chance di portare a casa il bottino grosso. Dall’altro dovrà guardarsi da Russell che è tutt’altro che un fermo e che farà di tutto per far capire ai piani alti che vale più del finlandese.

Per entrambi il caso ha voluto che si debbano confrontare su un circuito “nuovo” quindi con pochi riferimenti.  A vantaggio di Bottas ovviamente il fatto di conoscere perfettamente sia la W11 che la squadra, mentre Russell dovrà giocoforza avere un minimo periodo di adattamento. Considerando lo stato di forma psico-fisica di Bottas non sarei così sicuro di portarla a casa facile.

Tempo di annunci per Haas, scuderia che avrà una line-up giovanissima per il 2021. Ufficializzati sia Mazepin (anche grazie ai tanti soldi del papà) che Mick Schumacher. Tra i due, entrambi impegnati in F2, quello più talentuoso è di sicuro il figlio del grande Michael.

immagine da drivetribe.com

Il suo problema saranno le aspettative che tutto il mondo della F1 avrà sulla sua carriera essendo il figlio di uno dei più grandi di questo sport. Già sotto l’ala protettrice dell’Academy Ferrari,  il suo sarà un 2021 di apprendistato in cui dovrà cercare di non farsi condizionare troppo dal turbinio di opinioni e aspettative che inevitabilmente lo travolgeranno. Intanto deve cercare di chiudere la pratica della vittoria del campionato di F2, al suo ultimo appuntamento sempre in Bahrein per coronare una settimana da ricordare a lungo.

Haas che dovrà gestire l’esordio di un altro rookie in sostituzione del convalescente Grosjean: Pietro Fittipaldi, nipote del grande Emerson. A prima vista potrebbe essere l’ennesimo esempio che essere “parente di…” può garantire ottime opportunità di carriera nel motorsport al di là del talento che si possiede. Il suo storico nelle categorie inferiori lascia pensare che Fittipaldi sia solo un buon mestierante delle corse a motori, con un nome e un portafoglio adeguato a sostenerne i sogni di gloria. Per la Haas non farà un gran differenza,  considerando che dovrà pensare solo a difendersi alla meno peggio sul tracciato stile indy car del Sakhir.

immagine da fuoritraiettoria.com

Finiti gli “annunci” passiamo alla gara su un tracciato che definire atipico è un eufemismo, almeno per gli standard recenti della F1. In pratica si correrà sull’anello esterno del circuito del Bahrein che dopo curva 4 abbandonerà la sezione guidata per una parte inedita molto veloce e che si ricongiungerà nell’ultima curva al rettilineo principale.

Risultato? 3543 metri di lunghezza (solo Montecarlo è più breve) e un passo sul giro stimato abbondantemente sotto il minuto, addirittura 53/54 secondi in prova, il tutto per 87 giri. Quanto di più vicino ad un ovale si sia mai visto in F1.

Meno curve e più rettilinei, con le PU che avranno un peso specifico ancora maggiore rispetto al tracciato standard, con una gestione dell’ibrido meno vincolata dalla lunghezza del circuto. L’unico vantaggio potrebbe essere la minore usura delle gomme, data l’assenza di curve impegnative e una configurazione aerodinamica a basso carico.

Aspetto potenzialmente negativo, almeno in qualifica, il selvaggio gioco di scie già tristemente visto a Monza nel 2019 e una q1 particolarmente affollata. Vedremo quale sarà il metro di giudizio della direzione gara se si dovessero ripetere i trenini all’insegna del “vai avanti tu che a me scappa da ridere”.

Il pronostico, cà va sans dire, è tutto a favore delle frecce nere Mercedes, che potranno far valere la loro PU superiore al resto del lotto partenti. Di nuovo in sofferenza la Ferrari, meno rispetto al Gp appena corso (forse…) poichè dovrebbero avere meno probelmi nella gestione gomme in gara ma saranno comunque zavorrati dalla solita PU e da una monoposta con scarsa efficienza.

Possibili sorprese la Renault e McLaren, a loro agio quando le medie sul giro sono elevate. Più in difesa la gara di Red Bull, che non potrà contare sulla gestione gomme superiore in gara e dovrà affidarsi quasi esclusivamente alla PU Honda. Ovviamente in difficoltà i motorizzati Ferrari.

immagine da sonsektor.com

GP scontato quindi? Non è detto perchè una grande variabile saranno le qualifiche, in cui essere al posto giusto nel momento giusto farà la differenza nel passare il taglio verso la q3 e le differenze minime sul giro esalteranno quei piloti che riusciranno a mettere insieme un giro senza errori, con piloti che potrebbero finire indietro in griglia anche con monoposto in teoria più quotate.

In gara invece le monoposto con PU più performanti dovrebbero avere vita abbastanza facile nei sorpassi, con l’incognita di mantenere le gomme nella giusta temperatura di esercizio nei lunghi tratti in rettilineo, così come l’impianto frenante.

Un GP in formato “indycar” che potrebbe cambiare la gerarchia dei valori in pista tra le monoposto. Chissà che, per una volta, un format del genere non si riveli anche divertente da guardare in tv.

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

 

F2 BAHRAIN 2020 – THE WINNER TAKES IT ALL

Benritrovati! Sono passati due mesi dall’ultimo weekend di Sochi; ci eravamo lasciati con Mick Schumacher che conduceva il campionato di 22 punti di vantaggio su Callum Ilott, mentre i vari Tsunoda, Lundgaard etc sembrano ormai tagliati fuori dalla lotta iridata.

Prima di procedere con ordine nella cronaca del weekend del Bahrain, qualche aggiornamento sui fatti più importanti avvenuti in questi due mesi di vacanza.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER]

La notizia che ha avuto più risonanza è il cambio di format dei weekend a partire dal 2021. Per venire incontro alle esigenze economiche dei team, la Federazione ha ridotto il numero di appuntamenti, da 12 a 8, aumentando a tre il numero di gare per ogni weekend di corsa. Per ovvi motivi di tempistica, F2 e F3 non correranno più insieme bensì in weekend separati; visto che correranno sempre insieme alla F1 giocoforza incrementerà il numero di trasferte extraeuropee, e forse questo è il punto debole del piano. Il maggiore motivo di risparmio in realtà proviene dal taglio del personale – molti team gareggiano sia in F2 che in F3 e in questo modo potranno usare la stessa crew per entrambi i campionati. Per concludere, sarà prolungato il ciclo di vita delle vetture attuali, avendo spostato a data da definirsi l’introduzione di nuove monoposto.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Sul versante piloti, i rampolli della Ferrari Academy avrebbero dovuto provare le F1 al Nurburgring, ma la cancellazione delle Fp1 ha negato loro il debutto nella massima formula. In Bahrain inoltre ritornerà Sean Gelael, fermo dalla Spagna per un infortunio, sostituito egregiamente da Juri Vips, e debutterà con la HWA il giovanissimo Theo Pourchaire, che in F3 ha impressionato. Theo sostituirà Giuliano Alesi, che si è accasato con MP Motorsport per sostituire Nobhuaru Matsushita.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

I test invernali si tennero a Sakhir, quindi i piloti conoscono bene il tracciato. La sessione di prove libere ha comunque evidenziato le ruggini di un po’ tutti. Marino Sato e Artem Markelov hanno causato bandiere rosse per testacoda, Roy Nissany e Yuki Tsunoda per poco non si scontravano e sul finire ha iniziato a piovere. Alla fine la sessione è andata a Nikita Mazepin, in odore di Haas, davanti al duo Carlin Tsunoda & Daruvala. I due contendenti sono arretrati, Schumacher 10 e Ilott 14, entrambi dietro ai propri teammate. A causa delle interruzioni, i piloti hanno portato a termine pochissimi long run, In un circuito molto esigente come il Bahrain, questo avrà ripercussioni in gara.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Le qualifiche sono ricche di colpi di scena. Ilott fa segnare un tempone fin da subito mentre Tsunoda, uno dei favoriti alla vigilia, va in testacoda in curva 11 e la sua sessione finisce lì. Era il suo primo tentativo, quindi partirà 22. Il secondo round di run non vede i piloti in grado di migliorare il tempo di Ilott. Una bandiera rossa provocata da un guasto di Alesi jr cristallizza le posizioni sul finale. Ilott conquista pertanto la quinta pole dell’anno (con 4 decimi di vantaggio su Felipe Drugovich), e con i quattro punti di premio scende a -18 da Schumacher, il quale non va oltre la decima posizione. Terzo è Dan Ticktum, mentre Marcus Armstrong, quarto, manda segnali di risveglio. Mazepin è 7, mentre Luca Ghiotto è solo 20, alle prese con i problemi di gioventù della sua nuova macchina (la precedente andò distrutta in Russia).

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Molto della Feature Race si decide alla partenza. Ilott, partito su gomme morbide, va lungo alla prima curva e fa passare Drugovich, anch’esso su morbide. Al contrario Schumacher jr si inventa uno scatto dei suoi e recupera cinque posizioni tra partenza e prima curva. Pochi chilometri dopo sorpassa anche Zhou, teammate di Ilott, rompendogli l’ala anteriore nel processo. Dopo il primo giro la classifica è Drugovich, Ilott, Armstrong, Schumacher, gli ultimi due su gomme dure. L’inglese sta in scia al brasiliano per qualche giro, ma ottiene solo di bruciare le gomme.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Ilott rifiuta di fermarsi presto e viene passato da Armstrong e Schumacher. L’alfiere ART sbaglia subito dopo, così Schumacher si ritrova 2°. Al 12o giro, la sofferenza di Ilott continua: si ferma ai box per montare le prime, tuttavia il pit stop dura cinque secondi di troppo. Ma qui inizia la sua rimonta. Drugovich aspetta il sedicesimo giro (su 32) per fermarsi (di gran lunga il migliore stint su option della gara), e rientra poco davanti al pilota UniVirtuosi. Ma qualche bloccaggio di troppo nell’outlap permette a Ilott di sopravanzarlo. Nel frattempo Schumacher continua il suo stint su prime, ma i suoi tempi si alzano considerevolmente. Al 18o giro gira un secondo e mezzo più lento di Tsunoda, anche lui su dure, con la differenza che il giapponese ha dovuto lottare in mezzo al gruppo, visto che partiva ultimo. La velocità dei primi giri sta venendo pagata in questa fase.  Schumacher anticipa il pit al 19o giro. 13 giri su soft sono parecchi, ma è uno stint ancora gestibile.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER]

Terminati i pit stop, Ilott conduce davanti a Drugovich. L’inglese in testa dura poco: al 20 giro il brasiliano lo infila alla prima curva, forte di gomme più nuove di tre giri, e lo stacca progressivamente. Schumacher nel frattempo è rientrato dietro a un gruppetto compatto. A posteriori era il caso di anticipare la sosta di un giro. Liberatosi in fretta di Shwartzman e Armstrong, e dopo la sosta di Tsunoda, Schumacher jr è quarto dietro a Daruvala, partito settimo su soft. Sembra questione di tempo prima che il tedesco acciuffasse l’indiano, invece il pilota Carlin resiste. Da una parte Schumacher deve preservare le gomme, dall’altra deve pensare al campionato: Daruvala era in lotta per il suo primo podio dopo una stagione pessima, quindi non avrebbe mollato neanche un metro. Dopo una lotta furiosa ma accorta, durante il trentesimo giro, Schumacher si quieta e accetta la quarta posizione.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER]

Dopo 32 giri, Drugovich vince la prima Feature Race della sua carriera con 10 secondi di vantaggio su Ilott. Il brasiliano quest’anno si è sempre rivelato al top nella gestione delle gomme, come aveva dimostrato la prestazione nel gp di Spagna.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Per entrambi i concorrenti al titolo l’esito della gara è “poteva andar peggio”. L’inglese poteva sperare in un risultato migliore con una partenza più accorta, ma è comunque un ottimo piazzamento, soprattutto per come si era messa la gara dopo la sosta. Schumacher, quarto, limita l’emorragia di punti. Alla fine ha massimizzato il possibile in un weekend in cui la Prema non era al top. La strategia alternativa non ha pagato come avrebbe dovuto (non a caso tutti i piloti finiti sul podio erano partiti con le option).

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Quinto è Mazepin, che precede di un soffio Tsunoda, Driver of the Day insieme al vincitore. Con un passo gara impareggiabile, la giusta aggressività nei sorpassi e gestione delle gomme impeccabile riesce a rimontare dalla 22a alla 6a posizione segnando pure il giro più veloce nel processo. Seguono Armstrong, protagonista della prima fase di gara ma poi spentosi con le dure, e Shwartzman, che torna a punti da fine Agosto. Il primo stint con le option era stato da incubo (ha pittato mentre era diciottesimo), ma con un undercut e un buon ritmo sulle medie è riuscito a finire in una posizione importantissima.  Chiudono la zona punti Ticktum, baldanzoso in qualifica e nei primi giri ma costretto a pittare troppo presto, e Aitken. Lundgaard, tecnicamente ancora in lotta per il campionato, vive una corsa miserabile e chiude diciannovesimo, alle spalle del debuttante Pourchaire.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Shwartzman partirà in pole nella Sprint Race per effetto della reverse grid, Armstrong in seconda piazza e Tsunoda terzo. Schumacher sarà 5 e Ilott 7. Al via Tsunoda è il migliore e da terzo attacca Shwartzman in curva 1; il russo resiste, mentre il giapponese viene toccato da Armstrong. Foratura e gara compromessa per il favorito per la vittoria. Mazepin (lento allo start) si rende protagonista di una bella lotta con Schumacher, che vede il tedesco soccombere.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Al quinto giro si chiude il primo weekend in F2 di Theo Pourchaire. Il diciassettenne parcheggia la sua HWA all’esterno di curva 1 a causa dell’esplosione dell’estintore di bordo. Entra in pista la SC e alcuni piloti (Deletraz, Aitken, Ghiotto) ne approfittano per effettuare una sosta volontaria. Alla ripartenza si compie l’azione che determinerà la lotta mondiale nonché il destino dei due piloti FDA.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Dopo la bandiera verde, il pilota Virtuosi, nettamente più veloce di Schumacher, tenta la staccata nell’insidiosa curva dieci. L’inglese blocca il posteriore, si intraversa, sfiora Schumacher e centra l’incolpevole Daruvala. L’indiano è out mentre Ilott è costretto a fermarsi per cambiare l’ala; successivamente sconterà un drive through. Finirà ultimo.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

La manovra crea un po’ di confusione. Il pilota che ne beneficia maggiormente è Pedro Piquet, che la modesta Charouz si installa in terza posizione. In testa nel frattempo continua a comandare Shwartzman, che gira costantemente più veloce degli inseguitori, capeggiati da Mazepin. Nel frattempo Schumacher soffre la combinazione di gomme degradate e danni alla propria monoposto rimediati nei vari duelli e scivola progressivamente indietro. Andamento opposto per Deletraz, che forte delle gomme nuove gira fino a due secondi più veloce degli avversari. Il pilota svizzero aveva rimontato fino alla quarta posizione, quando all’ultimo giro il motore della monoposto gemella si ammutolisce, regalandogli il podio. Grande delusione per Piquet jr, che prima d’ora aveva ottenuto solo un arrivo a punti.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Shwartzman vince per la quarta volta quest’anno (pilota più vittorioso finora) con 5s di vantaggio su Mazepin e chiude definitivamente il periodo di crisi e sfortuna che andava avanti da Monza. Dopo il russo e Deletraz si inserisce Armstrong, un po’ più a suo agio rispetto a Sabato. Anche per lui questo è il primo weekend competitivo dopo numerosi mesi di sofferenza. Seguono Zhou e Lundgaard, entrambi in rimonta dalle retrovie. La zona punti è chiusa da Schumacher (che guadagna due punti su Ilott) e Drugovich, la cui gara è stata complicata da una brutta partenza.

[COURTESY OF PLANETF1.COM]

Con quell’attacco improvvido Ilott ci ha rimesso dei punti su Schumacher ma, più importante, la fiducia dei team di F1. Non è un caso che il giorno dopo Ilott ha comunicato tramite social che non avrebbe corso in F1 nel 2021, mentre proprio stamattina è stato annunciato il debutto di Schumacher jr con la Haas. Malgrado sia dal 2016 che non si arriva all’ultima gara con entrambi i piloti in piena lotta per il titolo (li separano 14 punti quando ve ne sono in ballo 48), paradossalmente l’interesse sarà ai minimi termini. Schumacher ha già ottenuto il sedile in F1, mentre a Ilott quasi non conviene vincere il campionato per via della regola che proibisce al campione di F2 di continuare a correre nella categoria.

Personalmente non ho mai reputato Mick Schumacher un fenomeno e credo che come talento puro (ipotizzando che un oggetto del genere esista) secondo me è sotto molti altri piloti. In termini di velocità gli preferisco Ilott (cinque pole a zero), come visione di gara preferisco Shwartzman, nel corpo a corpo mezza dozzina di piloti (riconosco che è migliorato da inizio anno), nella gestione della gomma forse Tsunoda. Solo nelle partenze è stato il migliore di tutti. In generale, il tedesco nel ritmo gara è veloce ma soprattutto è stato costante, non è mai incappato in weekend neri (a differenza di Shwartzman o Lundgaard) e non ha mai reiterato errori stupidi (le sue scemenze le ha fatte, però ha imparato a non farne più, a differenza di Ilott o Tsunoda), cosa che in questo campionato è stato forse il discriminante.  Non gli nego neanche un po’ di fortuna (al Mugello se si fosse guastata la sua macchina anziché quella di Shwartzman sarebbe stato game over, per esempio). In sintesi, non il più forte, ma è stato il migliore.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine di copertina tratta da motorsport.motorionline.com]

DRIVE TO SURVIVE SEASON 3. STARRING: ROMAIN GROSJEAN

Impatto quasi a 90°.
L’auto divisa a metà con la parte anteriore incastrata fra due lame del guard-rail.
53 G di decelerazione
28 secondi nella macchina in fiamme.

29 novembre 2020. Ore 15.13 circa. Gli incidenti più brutti della storia della Formula 1 riassunti in un solo, unico, tremendo botto. 2 minuti col fiato sospeso. L’ultima immagine è quella di una macchina che scarta improvvisamente sinistra puntando dritta verso un guard-rail assurdamente piazzato in diagonale a lato della pista. E poi una palla di fuoco e la bandiera rossa apparire quasi istantaneamente.

Il pilota che manca all’appello è Romain Grosjean. Nessun replay, nessuna notizia, solo paura. Poi un’immagine che sembra irreale: Romain, col terrore dipinto sul viso, seduto sulla Medical Car. E poi un’altra sequenza, che lo ritrae saltare fuori da una palla di fuoco, senza una scarpa, e con la tuta bruciacchiata.

Infine un replay infinito e dettagliato di tutto quello che è successo. La gara parte e si scatena il duello nelle retrovie. Ci sono piloti che sanno già che hanno perso il posto e altri che lo stanno per perdere, tutti smaniano per guadagnare posizioni. Ci sono le vie di fuga immense, e la voglia di passare davanti fa evidentemente perdere ogni tipo di timore. E così in uscita di curva 4 qualcuno esce molto lentamente, arriva Grosjean da dietro molto velocemente, ha Kvyat sulla destra ma, come spesso gli capita, si dimentica della legge dell’incompenetrabilità dei corpi che vale sulle piste vere. L’urto con la ruota anteriore sinistra della macchina del russo lo spedisce ad oltre 200 km/h dritto contro il guard-rail che qualche genio ha piazzato in quel punto proprio in diagonale a rientrare sulla pista. L’auto sfonda la lama centrale e si incastra fra le altre due lame con la scocca che passa dall’altra parte e la parte posteriore che si stacca, il tutto con un’esplosione di fuoco e fiamme che i malcapitati commissari faticano ad estinguere.

Incidenti del passato dall’esito infausto riassunti in un solo botto, si diceva. Ma stavolta tutto ciò che è stato negli anni studiato per evitare esiti nefasti ha funzionato alla perfezione. Dall’assorbimento di energia della scocca (e la parte posteriore che si stacca è un bene, anche se può apparire il contrario), al vituperato Halo che ha protetto la testa del pilota, alle protezioni dal fuoco, per finire con la pronta assistenza del medico, che ha immediatamente soccorso Romain.

E possiamo così archiviare tutto con qualche bruciatura, forse qualche costola rotta, ma niente di grave se si pensa a quello che avrebbe potuto succedere. E restano tante immagini e foto spettacolari destinate a riportare interesse su un mondiale di F1 che di interessante quest’anno ha avuto la consacrazione di Hamilton alla leggenda e tanti botti paurosi conclusisi per fortuna senza conseguenze. Nell’era dei social tutto questo fa comodo, anche se chi, come chi scrive, ha vissuto da spettatore ad altre epoche, ne farebbe volentieri a meno.

C’è poi stata anche una gara, ripartita dopo più di un’ora con il jersey piazzato al posto delle decine di metri di rail divelte dalla Dallara di Grosjean. Niente cronaca, oggi, ma alcune considerazioni:

  1. Hamilton è di un’altra categoria. Punto.
  2. Verstappen anche, ma alla macchina manca qualcosa. Altro punto.
  3. Oggi un pilota, Albon, ha colto un immeritatissimo podio, che probabilmente non gli salverà il posto, e un altro Perez, vi ha invece dovuto rinunciare per colpe non sue, con un costo enorme sulla classifica di campionato per lui e per la sua squadra.
  4. E chi ne ha beneficiato è la McLaren, quarta con Norris e quinta con Sainz, entrambi autori di un’ottima gara.
  5. Chi, invece, non ne ha approfittato è la Renault, settima con Ricciardo e nona con Ocon, e, a questo punto, più lontana dal terzo posto in classifica costruttori.
  6. Gara terribile per la Ferrari, con Leclerc decimo solo grazie al ritiro di Perez, ma doppiato, e Vettel quattordicesimo. Il tutto con Binotto a parlare di “sorpresa”. Vale la pena ricordare che per molto meno nel 2014, dopo una prestazione non buona sullo stesso circuito, il suo omologo dell’epoca ritenne di dovere rassegnare le dimissioni.
  7. Gasly, sesto, è sempre lì, e Bottas, ottavo, anche. E’ vero, il finlandese ha subito una foratura, ma la sua prestazione di oggi lascia una volta di più alquanto perplessi.

Fra una settimana vedremo l’ennesima novità esotica di quest’anno anomalo: un circuito “quasi ovale”, da meno di 1 minuto. E sarà di sicuro un pomeriggio più tranquillo, con una doppietta Mercedes e le Ferrari doppiate.

* immagine in evidenza dal profilo twitter @JeanTodt

 

F1 2020 – GRAN PREMIO DEL BAHRAIN

E alla fine venne il “triello” nel sabbione. Il Bahrain ospita il primo di tre gran premi consecutivi che chiuderanno questa complicata e speriamo non ripetibile stagione 2020 (quanto meno nelle difficoltà nel trovare location disponibili ad ospitare i GP).

Dopo l’abbuffata di Gp in circuiti degni di tale nome ritorniamo ai tilkodromi con appeal decisamente meno elevato ma, necessari per mantenere in piedi il baraccone F1, oggi più che mai in bilico.

Quello del Bahrain in realtà è un circuito che ha fatto vedere delle belle gare in passato, pensando al duello Hamilton/Rosberg del 2014 o al 2019 dove per la prima volta ha brillato la stella di Leclerc in Ferrari e nel panorama della F1.

Cosa aspettarsi dall’edizione di quest’anno? Difficile a dirsi dato che arriva a gioca chiusi in entrambi i campionati. Resta aperta la lotta per il terzo posto costruttori ma alzi la mano chi è realmente interessato al risultato finale…

Sarà interessante vedere se Hamilton arriverà con il relax tipico di chi ha portato a termine la missione oppure ha ancora voglia di aggiungere l’ennesimo gettone al suo salvadanaio di vittorie.

immagine da skysport.com

Uno che vorrebbe non esserci è Bottas che ha già detto di pensare al 2021. Per uno che le ha prese in lungo e in largo per tutto il 2020 è una chiara indicazione di masochismo. A dire il vero ha anche affermato che correre senza pressione le ultime tre gare potrebbe agevolarlo. Il che è un altro segnale che sarà sempre e comunque il numero 2 in Mercedes finchè ci sarà Hamilton.

Nel 2019 fece un garone, quest’anno probabilmente sarà molto più dura per Leclerc. L’incognita è rappresentata dalla sua SF1000 e dal potenziale che la vettura mostrerà in pista. Il tracciato del Sakhir è piuttosto completo, necessita di potenza della PU, trazione e la capacità di essere gentile sulle gomme data l’alta usura prevista.

La Ferrari ha più volte dimostrato di non essere particolarmente attrezzata su circuiti di questo tipo per cui sarà l’ennesimo salto nel vuoto. Certo è che se in assenza di Binotto dovesse arrivare un altro buon risultato, forse è il caso di porsi qualche domanda. Una battuta? Certo ma alla fine neanche tanto…

immagine da tuttosport.com

Per Red Bull queste tre gare finali devono cercare di essere un buon trampolino di lancio per un 2021 meno deludente di quanto non sia stato il 2020. Tra piloti ormai ritenuti inadeguati, PU in fuga ed alettoni anteriori settati alla viva il parroco, in Red Bull hanno alzato bandiera bianca molto prima del preventivabile, rimediando anche qualche brutta figura come se ne sono viste solo in Ferrari negli ultimi anni.

Verstappen ha già messo le mani avanti sul 2021 e in parte anche sul 2022 (“le regole del 2022 non sfavoriranno la Mercedes”), ma meglio chiudere bene il 2020 piuttosto che chiuderlo come per il momento sta facendo Bottas…o Albon.

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la lotta per il terzo posto tra Ferrari, Renault, Racing Point e McLaren premierà la squadra, e soprattutto, i piloti che faranno meno errori.  Ci sentiamo di dire che forse quelli più in “palla” sono quelli Ferrari mentre quelli Renault sono usciti piuttosto male dalla trasferta turca. Pronostico? Racing Point e McLaren favorite su Ferrari/Renault.

immagine da speedcafe.com

Curiosità per Alpha Tauri, affogata in Turchia e che forse non ha più molto da chiedere a questo 2020. Molto si giocherà sulla motivazione dei piloti, in particolare di Kvyat che potrebbe essere ai saluti finali e forse ha ancora qualcosa da dimostrare.

Per Williams e Alfa Romeo il 2021 è già una realtà, poche le chance di farsi valere nei tre GP rimasti. Per Kimi motivazione sotto le scarpe: sul podio non è previsto champagne.

*immagine in evidenza da gtspirit.com

Rocco Alessandro

 

BASTIANINI ED ARENAS CAMPIONI DEL MONDO – SI CHIUDE IL CERCHIO

Si chiude il cerchio. Si chiude il Mondiale di Motociclismo anche nella Moto2 e Moto3. C’è da dire una cosa… difficilmente ricordo dei Mondiali così tirati ed un weekend così incandescente come quello di Portimao. Il merito va ai Piloti, ai Team, agli Sponsor ma anche e soprattutto al Boss Ezpeleta. Quest’anno è riuscito in un mezzo miracolo quando tutto sembrava perso. Mondiale avvincente in ogni categoria, specialmente le minori. Portimao poi è stata una trovata geniale che, personalmente e non solo, credo abbia tenuto incollati allo schermo milioni di appassionati.

MOTO 2 – Mondiale Bestiale

Con un Sam Lowes al 100% non so quanto Enea avrebbe vinto questo Mondiale. Certo è che tutti è tre (Enea, Sam, e Luca) ci hanno fatto divertire per tutta la stagione. Tutti e tre hanno vinto 3 gare, sono stati molto combattivi tra loro. La pista ha scelto Enea. Bastianini ha corso una gara molto intelligente sapendo che, aldilà del risultato degli altri, gli bastava un 4° posto per portare a casa la corona.

Nulla hanno potuto Luca Marini e Sam Lowes autori di una gara straordinaria. Hanno inseguito la vittoria ma si sono scontrati col figlio di Wayne. Quel pazzo Australiano li ha tenuti a mollo finché non ha deciso di andarsi a prendere una vittoria stellare su una pista che esalta quelli “fuori di testa”. Remy Gardner ci darà tante soddisfazioni.

Bastianini vince di 9 lunghezze su Marini e Lowes. Chiudono la Top5 Bezzecchi e Martin. Aron Canet vince il premio di Rookie dell’anno. Annata da dimenticare per il Campione del Mondo Moto3 uscente Dalla Porta che segna soltanto 5 punti.

 

MOTO3 – Arenas di un soffio

Entusiasmante anche la gara della Moto3 con Arenas, veterano della categoria, che riesce a spuntarla per soli 4 punti su Arbolino e Ogura. Una gara tatticamente perfetta quella di Arenas, che si è servito di alcuni “scudieri” che rompevano il ritmo durante la gara. Raul Fernandez è andato via in solitaria senza neanche accorgersi dei rivali.

Ogura ha provato in ogni modo a portarsi in testa ma con scarsi risultati mentre Arbolino è rientrato dalle ultime posizioni finendo in 5^ piazza e sfiorando il Titolo. Paga amaramente la qualifica assurda di Portimao, fosse partito davanti probabilmente avrebbe lottato per la vittoria. Chissà…

Arenas passerà in Moto2 da Campione del Mondo, anche Arbolino, Ogura, Vietti e Fernandez faranno il salto di categoria. Cambio generazionale importante importante dal 2021 in Moto3, con alcuni innesti davvero interessanti… (ne riparleremo).

Il premio Rookie dell’anno va a Jeremy Alcoba , il campione CEV 2019 ha chiuso il finale di stagione in crescendo e si candida ad essere un degno contendente al Titolo 2021. Masia&C. sono avvisati.

P.S. “Il 28 Marzo non è lontano…”

 

Life is racing, all the rest is waiting