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F2 RUSSIA 2021 – A CHANGE OF SEASON

Mentre la stagione 2020 viveva continui ribaltamenti di classifica e colpi di scena, l’edizione del 2021 è sorprendentemente lineare.

Guanyu Zhou (UNI) aveva conquistato un buon vantaggio in Bahrain, da Montecarlo in poi Oscar Piastri (Prema) ha recuperato, lo ha affiancato, ha compiuto il sorpasso a Monza e dopo il round russo lo ha staccato. Robert Shwartzman (Prema) e Dan Ticktum (Carlin) provano a inserirsi nel conflitto ma la traiettoria è ormai tracciata. IMHO.

A Sochi continueranno a correre David Beckmann per la Campos (il cui posto in Charouz viene raccolto da Pietro Fittipaldi) e Jake Hughes per la HWA Racelab al posto di Matteo Nannini. Nel frattempo inizia a delinearsi il futuro della serie, ma questo è argomento per l’articolo successivo…

Nelle prove libere le UNI Virtuosi sembrano le vetture da battere, con Felipe Drugovich che conclude la sessione in testa (per la prima volta quest’anno), seguito dalla Campos di Ralph Boschung, dalla ART di Theo Pourchaire e dal primo dei candidati al titolo, Zhou. Le Prema al contrario paiono in difficoltà, con Shwartzman 7° e Piastri 10° a sei decimi dal leader.

L’esito delle qualifiche ribalta i pronostici. Piastri conquista la terza pole consecutiva e porta a 19 punti il vantaggio su Zhou, con l’unico ostacolo di Jehan Daruvala (Carlin) facilmente dispensato. Nella (breve) storia della F2 tale impresa era stata compiuta solo da altri tre piloti: Leclerc, Russel e Albon. Questo ci dice più di qualcosa sull’australiano. Il dato è ancor più sorprendente se consideriamo che l’anno scorso aveva vinto il campionato di F3 senza mai essersi qualificato neanche in prima fila (!!).

Come nelle prove libere, seguono Pourchaire e Zhou (a quasi mezzo secondo dal rivale), poi il silenzioso-ma-concreto Boschung, il sorprendente Hughes su HWA (la vera impresa del Venerdì: quasi rookie -terzo round di F2 in carriera- ha portato la vettura più scarsa della F2 in top-6!) e Shwartzman. Dopo il russo, il duo della Hitech Liam Lawson e Juri Vips, mentre Ticktum chiude la top 10 e per questo partirà in pole in gara-1.

Il Sabato mattino il cielo elargisce una monsone e gli organizzatori si vedono costretti a rimandare la gara nel pomeriggio e, contestualmente, a cancellare gara-2.  Si torna, sia pur temporaneamente, alla struttura “classica” del weekend di gara.

I colpi di scena principali di gara-1 avvengono ben prima dell’inizio della gara: Zhou scende in pista per il giro di schieramento, esce dalla corsia box e, non appena tocca i freni all’approcciarsi di curva 2, si gira e stalla, tradito dalla pista fredda. Proprio quello che ci vuole, quando devi recuperare venti punti a un avversario che non sembra conoscere momenti di debolezza… la faccia del cinese successiva a tale cazzata sesquipedale tradiva una certa rilassatezza, frutto, secondo me, di un contratto quasi sicuro con la Sauber.

Non passa neanche un minuto e, in una delle sequenze più incredibili che ricordi, Drugovich perde il controllo dell’altra UNI e la stampa a muro con una violenza tale da essere considerato “unfit” anche per la Feature Race. Bella schifezza x2 (ma temo che le sorti del brasiliano ormai interessino solo ai parenti stretti).

Gara-1 si svolge pertanto senza le UNI e prende luogo su un tracciato umido, il che renderà la vita difficile a tutti i piloti, dal momento che le attuali Pirelli faticano tantissimo a entrare in temperatura (e se non ci entrano possono far perdere fino a dieci secondi al giro). Per tale ragioni i piloti per la maggior parte della gara lotteranno in primis con le proprie coperture.

Probabilmente per i rischi connessi al partire con slick gelide, viene effettuata una rolling start dopo due giri di SC. Lo spettacolo è dato principalmente dagli errori dei piloti: Vips sbaglia nell’ultimo settore e viene infilato da Lawson, il quale arriverà lungo in curva 14 e sfascia la sospensione posteriore. Shwartzman finisce fuori pista varie volte e per poco non viene sorpassato da Hughes. Nemmeno Piastri è immune agli errori, e in ripartenza da una VSC va largo e viene sorpassato da tre macchine. Daruvala aveva compiuto la rimonta migliore della giornata ed era in vista di Shwartzman prima di prodigarsi in un testacoda.

Ticktum non sbaglia niente e stacca il gruppo. Dopo 18 giri vince (prima vittoria “vera” dell’anno) davanti a Vips (primo podio da Silverstone), Shwartzman (primo podio in Russia), Hughes (primi punti) e Pourchaire. Piastri conclude fuori dalla zona punti e non approfitta della scemenza di Zhou, mentre Shwartzman e Ticktum gli si avvicinano in classifica.

Il weekend nero del cinese prosegue anche nella Feature Race, dove in uno dei primi giri meno ispirati della carriera perde quattro (!) posizioni e piomba in ottava posizione. Anche Daruvala non ha un grande scatto, sicché dopo Piastri vanno a collocarsi Pourchaire e Boschung (una Campos in zona podio!).

La gara si sviluppa in maniera piuttosto lineare. L’unico avversario per Piastri è il rookie della ART, che lo tallona e, grazie a un overcut, riesce anche a sopravanzarlo ai box – prima ovviamente di essere ripassato a causa delle gomme fredde. Piastri si districa meglio tra i piloti su strategia alternativa e stacca il francese di un paio di secondi. La lotta per la vittoria virtualmente finisce qui, sebbene i due continueranno a spingere come dannati per il resto della gara (all’arrivo il gap con il terzo supererà i 12 secondi).

Alle loro spalle Boschung regge il ritmo degli inseguitori e ha il podio nel mirino. Almeno fino al giro 22, dove, per via della pressione di Daruvala e Shwartzman, spiattella le gomme e lascia passare il duo avversario. Il tedesco svilupperà poi una foratura, che lo porterà a ritirarsi dalla gara.

Dopo 30 giri Piastri vince davanti a Pourchare e Daruvala. Shwartzman e Ticktum si sono prodotti nella consueta rimonta domenicale e concludono 4 e 5. Zhou non riesce a cambiare l’inerzia della gara e conclude 6, mentre Lawson (gpv) è il migliore dei piloti partiti su dure e conclude 7. Richard Verschoor (MP), Christian Lundgaard (ART) e Beckmann concludono la zona punti.

Vips, per la terza gara quest’anno (e seconda Feature Race consecutiva), si ritira nelle prime fasi per problemi tecnici. Peraltro, proprio in questo weekend aveva scoperto di avere avuto un problema al cambio per tutta la stagione che gli faceva perdere tempo a ogni scalata…

Alla fine dei giochi, Piastri (178) ha più che raddoppiato il suo vantaggio su Zhou (142), che sale a 36 punti, mentre Shwartzman (135) e Ticktum (129) continuano il loro lento avvicinamento alla seconda posizione. Non credo che per loro sia lecito sperare di più.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Tutte le immagini sono tratte dagli account istituzionali della F2]

 

 

BASTIAN CONTRARIO: IL CABRON E LO SFIGATO

Il GP di Russia, svoltosi nel villaggio olimpico di Sochi, ci ha regalato uno spettacolo godibile ed emozionante, che nell’era turbo ibrida è veramente merce rara e preziosa. Neanche a farlo apposta, la pioggia è stata nuovamente la protagonista di quanto accorso in pista; pioggia che fa emergere tutte le mancanze regolamentari di questa F1 e nel contempo fa annegare tutte le certezze di questo o di quell’altro pilota. Ne sa qualcosa Lando Norris, il quale avrà modo e tempo, fino in Turchia (prossimo tappa), di capire il significato di convinzione e di ascoltare chi ne sa più di lui. Di spunti di cui parlare il GP di domenica scorsa ne ha forniti tanti, eppure al sottoscritto ha dato il “coraggio” di parlare nuovamente della Ferrari di Binotto.

Parlo di coraggio, in quanto avendo la rossa (soprattutto questa Ferrari, visto anche il periodo storico che la F1 e le beneamata Scuderia stanno attraversando) nel cuore, per il sottoscritto analizzare la sua condizione in maniera distaccata ed obiettiva risulta sempre un difficile esercizio. Sochi, come detto poc’anzi, mi dà l’occasione per poter esprimere ciò che penso riguardo a quanto visto sino ad ora. Il podio di Sainz, ottenuto in quelle difficili condizioni, va a confermare ancora di più (caso mai ce ne fosse bisogno) che la scelta operata da Binotto è stata quella giusta. L’attuale Ferrari è un cantiere a cielo aperto e completamente dedicata al progetto dell’anno prossimo. L’aggiunta dello spagnolo al posto di Vettel fa parte di uno dei tanti tasselli per poter raggiungere l’agognato obiettivo che è quello di vincere. Leggo troppo spesso le parole “questo risultato non è degno di Ferrari” (per non parlare delle critiche e insulti gratuiti ai danni del team principal), eppure non credo che a McLaren o a Williams, considerando il loro glorioso passato, gli si addica “la fine” in cui versano.

Qualunque ciclo vincente si basa solo ed unicamente su una legge immutabile nel tempo: rafforzare l’organico da un lato e mantenere stabilità dello stesso dall’altro. Chiedere continuamente la testa di questo o di quell’altro team principal, solo perché inanella risultati negativi non porta assolutamente a nulla. Nello specifico, per quei pochi che mi leggono, sanno benissimo che mi riferisco a Binotto ed alle continue e gratuite critiche nei suoi riguardi. Il Team principal della Beneamata è oggetto di scherno e critiche continue solo per un motivo: aver allontanato Vettel. Al buon Binotto, personalmente parlando, gli muovo solo la critica delle modalità dell’allontanamento, per il resto gli si può dire ben poco. Fino ad ora su cosa non ha avuto ragione? Ha avuto ragione nel voler affiancare a tutti i costi al tedesco un giovanissimo Le Clerc, blindandolo per cinque anni. Ha avuto ragione nell’allontanare il tedesco dalla rossa, il quale, oltre a costare come un pil di un piccolo stato sudamericano, non solo non contribuiva alla causa, addirittura si era completamente perso in se stesso. Binotto ha avuto ragione di Sainz, il quale tutto vuole essere, fuorché il Bottas di turno. Cosi come sta avendo ragione dal punto di vista progettuale: i puristi, in questo momento, vorrebbero chiamare il 118 per farmi internare, eppure con l’attuale monoposto (si ricordi com’era quella dell’anno scorso) abbiamo già rischiato di vincere a Monaco e domenica scorsa per poco  non ci riusciva il colpaccio. Binotto a fine gara era contento, al di là del podio della “sua scelta”: sapeva bene che l’aggiornamento (base per l’anno prossimo) montato sulla monoposto del monegasco ha funzionato bene. Questo è segno che il lavoro, che si sta svolgendo nel reparto corse, è nella giusta direzione. Non si dimentichi che Ferrari, a differenza degli altri team inglesi, è completamente isolata e praticamente sta ottenendo i suoi risultati con le sole forze interne, perché lo si voglia o meno accettare, allo stato attuale a Maranello non ci vuole venire nessuno!

Per quale motivo un tecnico di valore si dovrebbe venire ad introiare (il direttore del Blog è il mio maestro lessicale) in un luogo dove ci sono solo beghe interne e si cambia sempre gestione? Chiedo sempre a quei pochi che mi leggono, sebbene la risposta la vorrei principalmente dagli oltranzisti, chi dovrebbe venire al posto di Binotto caso mai il 2022 andasse male? Che cosa succederebbe, dunque, una volta che l’attuale team principal venisse allontanato? Si ricomincerebbe tutto daccapo, ecco quello che suderebbe, perdendo ulteriore tempo prezioso! Al sottoscritto non è mai piaciuto fare paragoni tra campioni, solo che Binotto non è un pilota, allora mi risulta molto più facile poter paragonare la sua condizione a quella di Todt, il quale fino a quando non arrivò sua maestà Schumacher (con tre quarti di Benetton dietro), il francese ingollava altro che asperrime pugne… erano solo (a buon intenditor poche parole!) volatili amari per diabetici. L’anno che verrà non solo non è ancora iniziato, addirittura nulla è ancora deciso, nel frattempo è il qui ed ora su cui ci si deve concentrare, perché è nel qui ed ora che si pongono le basi per il domani. Il presente dice che la Beneamata ha messo sù la coppia di piloti che meglio funziona nell’attuale mondiale, con un Sainz che inizia a prendere le misure al compagno e quest’ultimo inizia a capire che Ferrari è solo sacrificio. Lo spagnolo è stato preso proprio per pungolare continuamente il monegasco: a riguardo non ho dubbi su chi sia più forte tra i due, così come sono sicuro che, se Ferrari avrà una macchina da mondiale, la migliore coppia del mondiale verrà messa a dura prova in amicizia (esiste l’amicizia in F1?) e competizione agonistica, che è proprio quello che Binotto vuole e che di certo proprio la stessa Mercedes ha dimostrato, affiancando ad Hamilton un pilota comunque costante (il Bottas di adesso non conta) nell’apportare punti alla squadra. Red Bull, in questo frangente, con Perez è esattamente l’opposto ed i fatti lo stanno dimostrando. A tal proposito, vi starete chiedendo il perché del titolo: sarebbe stato troppo scontato definire Sainz e Le Clerc rispettivamente il cabron e lo sfigato del GP russo. I piloti Ferrari non centrano nulla nell’intestazione di questa mia rubrica.

Quanto successo domenica scorsa, per la lotta al titolo, non poteva passare in secondo piano, nemmeno se ho dedicato il “Bastian contrario” alla mia Ferrari. Nel GP di Russia, Verstappen “ha trovato l’America”, come si suol dire. Infatti l’olandese, facendo il tagliando completo alla sua monoposto, sapeva già che avrebbe dovuto limitare i danni effettuando una super rimonta delle sue, al fine di perdere meno punti possibili nei riguardi del suo diretto avversario. Alla fine della giostra, Hamilton festeggia i suoi cento GP vinti e, nonostante tutto, ride amaro e a denti stretti perché avrebbe voluto vedere sul podio accanto a lui tutti tranne che proprio Verstappen. Il secondo posto ottenuto dall’olandese vale quanto una vittoria, in quanto il suo tributo al dio dell’affidabilità lo ha già pagato, ottenendo il massimo risultato possibile. Hamilton difficilmente (diciamo pure che è impossibile), potrà arrivare a fine mondiale con l’attuale power unit e presto o tardi (già in Turchia?); sarà costretto anche lui a pagare pegno partendo dall’ultima casella. La domanda è: Hamilton riuscirà ad ottenere lo stesso risultato del suo rivale? Il dramma (che dà sale a questo mondiale) è che attualmente chi tra i due sente maggiormente la pressione è proprio l’inglese (l’errore in ingresso box durante le qualifiche non da Hamilton) e chi rischia di più è proprio lui. Ricordate tutti quello che dico da sempre e cioè; che in questo mondiale gli errori conteranno di più delle vittorie ottenute.

Allora…la domanda resta: chi è stato il cabron e chi lo sfigato del GP di Russia?

Vito Quaranta

UN UOMO SOLO AL COMANDO – JEREZ WSBK POST GP

Non è stata affatto una bella giornata di Motociclismo. È stata una di quelle giornate che ti lascia un senso di vuoto dentro, al quale non ti puoi mai abituare. Il Motociclismo ed in particolare FIM e Dorna devono prendere una decisione immediata, soprattutto considerando che quest’anno ci sono stati tre incidenti mortali. Tutti e tre avvenuti nelle classi di “avviamento” delle varie competizioni, tutti e tre con le stesse modalità. Questo weekend la Signora in nero ha scelto Dean Vinales, pilota di punta del Team Vinales che corre nel Mondiale Supersport 300. Mondiale…. In vita mia non ho mai visto nessun mondiale correre con due moto (Yamaha R3 – Kawasaki Ninja 400) dalle prestazioni identiche e con un numero di partecipanti che supera le 40 unità…

Ma le nostre sono parole e considerazioni al vento che rimarranno inascoltate.

Il Motociclismo è pericolosissimo, ma è ancora più pericoloso dar vita a delle competizioni in cui le moto sono tutte uguali, sono troppe e messe in mano a ragazzini di 15 anni, che ancora dalla vita non hanno visto nulla.

Ma d’altronde se il “modus operandi” è il medesimo utilizzato in MotoGP, nella categoria Regina, in cui pericolosamente in nome dello spettacolo le moto sono quasi tutte uguali, non vedo come in futuro si possa cambiare.

Un abbraccio Dean. Come per Jason ed Hugo..

IL MONDIALEToprak Razgatioglu prende il volo e si porta a +20 su Rea. È il giusto epilogo che prende forma e che finora, analizzando bene il Mondiale, soltanto il fato avverso gli aveva negato.

Preso in pieno alla prima curva da Gerloff in Olanda, poi il guaio elettrico nel GP scorso quando era in testa il buon Toprak ha lasciato per strada almeno 40 punti. Il suo margine oggi sarebbe molto più ampio e la prima posizione in Classifica è meritatissima.

È stato più costante e più forte di Jonnhy e della sua Ninja, che al netto del restyling ottenuto quest’anno, non ha fatto quello step in più come la Yamaha R1.

Toprak a Jerez vince entrambe le manche, mentre Jonnhy chiude secondo e quinto rispettivamente. In gara due è completamente “assente” e lotta con Bassani. Solo nel finale riesce ad agguantare la TOP5. Weekend molto buono per Alvaro Bautista, che chiude ancora una volta sul podio con la Fireblade. Chiaro segnale che la moto sta arrivando, soprattutto quando il Pilota conosce a menadito la pista. Personalmente credo serva altro alla Honda…

Dolce amaro il weekend in casa Ducati. Se da una parte Scott Redding si dimostra molto solido andando a podio in entrambe le gare, non si può dire lo stesso per Michael Rinaldi, da molti considerato il “futuro” che però si stende i gara 1 ed arriva dietro il privatissimo Axel Bassani in gara 2, che si conferma ancora una volta come la vera sorpresa del Mondiale. Ottima la wild card di Loris Baz che in un solo weekend ottime la metà dei punti ottenuti da Rabat in tutta la stagione…

Fortunatamente si correranno tutti e tre i round finali. Prossimo GP a Portimao, poi in Argentina a Villicum ed ultimo atto a Mandalika in Indonesia. Il Mondiale ha preso la strada di Iwata ma con Jonnhy Rea mai dire mai…

✍️ Francky

 

P.S. Non menzionerò nell’articolo il nome di un Pilota Italiano che ha sfruttato il triste episodio della morte di un piccolo Motociclista, per avere un briciolo di visibilità e per uscire di scena con un “…e anche colpa di Marc Marquez…”. Visibilità cercata che probabilmente non ha mai avuto in carriera, ne tantomeno ha ed avrà oggi sui socials.

WSBK 2021 – ROUND DI SPAGNA

Seconda tappa del trittico iberico e un punto, un solo punto a dividere Rea e Razgatlioglu. Ce l’avessero detto a inizio stagione non ci avremmo mai creduto ma finalmente, dopo tanto tempo, abbiamo una vera lotta al vertice.

Si va a Jerez ancora con tutto in bilico, pronto a pendere da una parte all’altra, anche se a guardare bene, verrebbe da dire che l’inerzia del campionato è tutta a favore del turco.

Non fosse stato per il fuoco amico di Gerloff e per il guasto elettrico che ha ammutolito al sua R1 in gara 1 del Montmelò, con tutta probabilità Razgatlioglu si troverebbe in saccoccia almeno una quarantina di punti in più, un bel cuscinetto di punti sul quale, purtroppo per lui, non può contare.

immagine da insella.it

Al di là della questione “sfortuna”, il turco ormai va forte dappertutto e spesso più di Rea che invece deve lottare con una Kawasaki che non è più la spada degli anni addietro.

Una Kawasaki meno maneggevole e precisa rispetto a quelle passate che  non riesce ad essere del tutto gestita da Rea, che spesso ha rischiato di cadere e si ritrova di frequente a doversi accontentare di prendere punti (pesanti) piuttosto che attaccare per cercare la vittoria.

E, cosa più importante, ha trovato un avversario che lo mette sempre, sempre, sempre in difficoltà. Al confronto il 2019 contro Bautista fu una passeggiata…

Il vecchio leone in verde venderà carissima la pelle ma, non me ne vogliano i tifosi di Rea, sarebbe bello vedere Razgatlioglu mettere il sigillo su una stagione che lo sta consacrando come il nuovo che avanza.E poi, francamente, è il pilota più bello da vedere in pista, con uno stile di guida spettacolare eppure molto redditizio.

Chi proverà a inserirsi, a maggior ragione dopo l’exploit catalano, saranno i piloti Ducati e non solo quelli del team Aruba.

immagine da insella.it

Redding, Rinaldi e Bassani hanno dato spettacolo al Montmelò prendendosi vittorie e podi e, in pratica consentendo a Razgatlioglu di riportarsi in vetta al mondiale.

Considerando che l’anno scorso Redding vinse gara 1 e gara 2 c’è da aspettarsi una Ducati come vera mina vagante nel decidere le sorti del mondiale piloti.

A ben vedere, anche a Redding mancano una decina di punti complice l’uscita involontaria in superpole race al Montmelò, altrimenti sarebbe ancora della partita. Sessanta punti sono tanti ma sperare è lecito.

Le altre due cenerentole del mondiale arrivano un pò con le ossa rotte. In BMW dovranno fare a meno di Sykes, uscito ammaccato da una brutta caduta con conseguente investimento da parte di Mahias. A conti fatti è andata di lusso all’ex campione del mondo. Con tutta probabilità sarà sostituito da Laverty.

immagine da motorcyclesports.net

In casa Honda si è festeggiato il terzo posto di Bautista in superpole race, una goccia di gioia in un mare di problemi in questo 2021. Spiace dirlo ma uno di questi è Haslam che è sempre più l’ombra del pilota che abbiamo ammirato non troppo tempo fa.

Comprensibile che la moto è quella che è e le motivazioni scarseggiano ma il weekend catalano è stato davvero sottotono, non proprio una bella notizia in vista di un rinnovo che non è ancora stato siglato.

Purtroppo anche Davies, al pari di Sykes, è uscito in barella dal Montmelò e con due costole rotte. Vedrà il round di Jerez in tv, sostituito da Loris Baz,  sperando di essere nuovamente “fit” per il round argentino.

E quelle di Argentina e (forse) Indonesia saranno anche le ultime gare di Davies in sbk e forse della carriera. Il pilota inglese ha annunciato ufficialmente il ritiro alla fine di questa stagione.

Se ne va quindi un grande protagonista degli ultimi 10 anni che ha avuto tante gioie e una sola grande “sfortuna”, quella di incontrare Rea sulla sua strada che gli ha precluso la conquista di un mondiale che sarebbe stato meritato.

Pilota veloce e generoso, con l’unica pecca di una costanza di rendimento non proprio eccezionale, lascia un vivido ricordo nel cuore degli appassionati e di quelli Ducati in particolare. In bocca al lupo Chaz!

immagine da livegp.it

*immagine in evidenza da motorbox.com

Rocco Alessandro

F2 ITALIA 2021 – AND THEN THERE WERE THREE

Dopo quasi due mesi di stop, a Monza è tornata la F2 e lo ha fatto in grande stile: l’appuntamento di Silverstone era stato tanto scialbo quanto quello brianzolo è stato ricco di sorpassi. L’appuntamento italiano inoltre ha chiarito una volta per tutte che i pretendenti al titolo sono solo Oscar Piastri (Prema), Guanyu Zhou (Uni Virtuosi) e Robert Shwartzman.

Qualche novità sulla composizione della griglia: Matteo Nannini è sostituito da Jack Hughes, mentre Dan Ticktum viene espulso dall’accademia Williams. Non si capisce bene se sia stato espulso per via di certi commenti esplosivi, o se sia stata una reazione conseguente… Durante la pausa estiva si registra anche un test con l’Alfa Romeo per nientemeno che Mahaaver Raghunathan, probabilmente il pilota più scarso che abbia mai visto in F2.

Le prove libere mettono in mostra un’insolita usura delle gomme, sicché i tempi fatti segnare a metà sessione non vengono più battuti – anche per via di una bandiera rossa, uscita per i problemi meccanici delle due DAMS. Alla fine la spunta Dan Ticktum (Carlin), che precede di due decimi l’enfant prodige Theo Pourchaire (ART), di pochi millesimi davanti a Jehan Daruvala (Carlin). Venendo ai pretendenti al titolo, Oscar Piastri (Prema) è quinto, Guanyu Zhou (Virtuosi) è solo 13°, comunque meglio di Robert Shwartzman, addirittura 18°.

Il duello al vertice si infiamma in qualifica. Alla vigilia c’erano preoccupazioni che potesse ripetersi la scena andata in onda nelle qualifiche della F1 nel 2019, con nessun pilota che fece segnare il tempo per evitare di tirare la scia ai rivali. Per la sessione sia stata più incasinata della media, la F2 ha evitato tali eccessi.

Oscar Piastri prende la testa fin dai primi minuti e non la molla più se non per pochi minuti a metà sessione. Seconda pole consecutiva per lui e quattro punti guadagnati sul rivale cinese. Daruvala conferma il feeling con questo tracciato (l’anno scorso conquistò il primo podio) ed è secondo davanti a Zhou, che resta quindi a portata di tiro del rivale. Liam Lawson (Hitech), Drugovich (miglior risultato in qualifica in F2) e Ralph Boschung (Campos, anche per lui miglior risultato in carriera) completano le prime file. Gli altri pretendenti alla vittoria son più lontani: settimo Pourchaire, ottavo Ticktum, nono Juri Vips (Hitech). Shwartman è solo dodicesimo. Il 19° posto di Christian Lundgaard (ART) ormai non fa più notizia.

L’alfiere della Campos David Beckmann si è qualificato decimo, pertanto partirà in pole per la prima sprint race. Vicino a lui partono Vips, Ticktum e Pourchaire.

Nota per il lettore: tutte le gare sono state piuttosto incasinate, quindi i resoconti che seguono devono essere considerati più dei riassunti che non delle cronache dettagliate.

Al via Vips brucia Beckmann, operazione che non riesce a Ticktum. Un giro dopo l’inglese subisce l’attacco di Pourchaire in curva-1, ma vanno lunghi entrambi. Il francese taglia la curva mentre Ticktum prova a restare in pista e viene centrato da Drugovich, finito anch’egli lungo. Ticktum compie un mezzo spin e poi si ferma, mentre il brasiliano deve passare ai box per cambiare l’ala. Ennesimo incidente ed ennesimo ritiro della stagione per l’inglese, ennesimo errore per il brasiliano.

Entra la SC e alla ripartenza Lawson attacca Pourchaire per la seconda posizione. Il francese lo stringe all’uscita della Prima Variante e l’austriaco danneggia l’ala e guadagna e un biglietto di a/r per i box. Drugovich continua la sua miseria schiantandosi da solo alla Ascari.

Dopo due giri di VSC, sale in cattedra Shwartzman, che supera di forza il compagno e rivale Piastri, ora ai margini della top 10 mentre il rivale per il titolo è vicino al podio. Il ritmo del russo è ottimo, ma la sua gara viene rovinata da una penalità di 5 posizioni, inflittagli per aver tagliato curva-1 al primo giro.

Nel frattempo entra in gioco l’ennesima SC per un nuovo incidente, stavolta di Roy Nissany (DAMS), che si gira sempre all’Ascari. La ripartenza innesca numerosi duelli e sorpassi, il più importante dei quali è quello di Pourchaire su Vips, che spiattella le gomme in una difesa troppo energica. Superato l’estone, Pourchaire mette giù giri veloci su giri veloci, mentre la Hitech crolla in classifica e finisce dietro anche al teammate Lawson, che aveva dovuto sostituire l’ala a inizio gara.

Dopo 21 giri di grande spettacolo Pourchaire vince davanti a Zhou, che ha gestito la gara con calma e lungimiranza. Shwartzman è a pochi decimi dal cinese ma la penalità lo conduce in sesta posizione. Il posto sul podio è ereditato da Christian Lundgaard, che recupera sedici (!) posizioni dalla griglia di partenza (il che dà la cifra di quanto la Sprint Race sia stata incasinata). Una buona prestazione all’interno di una stagione veramente misteriosa. Piastri è quarto malgrado un passo non così superlativo e limita i danni a quattro punti. Quinto è Liam Lawson, bravo a recuperare dopo essersi trovato ultimo dopo nove giri su 21.

Il poleman Beckmann ha avuto il passo del gambero ed è piombato in decima posizione, che comunque gli garantisce di nuovo la pole position nella successiva Sprint Race. Vicino a lui partiranno Daruvala, Vips e Bent Viscaal (Trident).

Anche l’avvio sarà però uguale a quello di mezza giornata prima: parte male e Daruvala lo scavalca in cuva-1. Viscaal fa lo stesso con Vips, mentre il mai fortunato Lundgaard viene mandato in testacoda da una DAMS. Alle retrovie c’è un bel duello tra i protagonisti di gara-1, con Pourchaire che passa Piastri e Zhou. Dopo una VSC, necessaria per recuperare le macchine di Jack Hughes (HWA) e Guilherme Samaia (Charouz), i duelli riprendono.

Pourchaire si tiene dietro i due, mentre Shwartzman mostra che la velocità di gara-1 non era casuale e in pochi giri raggiunge la top 5. Il duello tra Beckmann e Viscaal per il secondo posto permette a Daruvala di scappare e a Shwartzman di raggiungerli. Al giro 14 Piastri sorpassa Pourchaire, che viene infilato anche da Zhou. Il francese pare non avere più grip nelle gomme, e finirà per uscire dalla zona punti

Il duello per il podio si conclude quando al penultimo giro Beckmann va lungo in curva 1. Quando restituisce la posizione a Viscaal si espone all’attacco di Shwartzman, cheinfatti  lo infila con un sorpasso alla Ascari con due ruote sull’erba (!). All’ultimo giro il tedesco sarà passato anche da Lawson.

Dopo 21 giri dominati, Daruvala conquista la seconda vittoria in carriera con 6s su Viscaal (primo podio per la Trident nel 2021) e con 9 su Shwartzman, che precede un gruppo di sei macchine piuttosto compatto: Lawson, Beckmann, Vips, Piastri (gpv), Zhou (che perde quattro punti sull’australiano ma che soprattutto non è stato capace di attaccarlo per tutta la gara) sono tutti racchiusi in tre secondi. Nessun rimontante (Drugovich, Ticktum, Lundgaard) entra nei primi 10.

La Domenica mattina si disputa l’unica gara del weekend con le posizioni conquistate in qualifica (quick recap: Piastri Daruvala Zhou Lawson Drugovich). Le temperature inferiori (29 gradi sulla pista) inducono i primi a partire con le morbide. Il primo pilota a tentare la strategia alternativa, quindi a montare le dure, è Ticktum, ottavo.

La partenza una volta tanto non è caotica; l’unico avvenimento tra i primi è Zhou che sorpassa Daruvala. La bandiera verde dura poco: dopo un minuto Samaia si gira (in completa autonomia) alla seconda di Lesmo e stalla in mezzo alla pista, provocando l’ingresso della SC. Alla ripartenza si vedono numerosi duelli: Drugovich sorpassa Daruvala in curva 1, ma viene ripassato in Curva Grande, mentre Zhou viene infilato da Lawson con una bellissima manovra all’esterno della Roggia.

Durante il giro 8 avviene l’evento che definisce la gara: all’uscita della Roggia Vips, in lotta con Ticktum, rallenta improvvisamente per rottura del motore. Ticktum non può non evitarlo e lo tampona col muso. Miracolsamente non subisce danni,  ma il problema per l’inglese è ben altro: tutti i piloti partiti su morbide si fermano ai box per sostituirle e beneficiano così di un pit stop gratuito. Ticktum, insieme a Lundgaard e i pochi altri partiti su dure invece devono proseguire, condannandosi a dover effettuare il pit stop in regime di bandiera verde.

L’inglese non sarà l’unico front runner a vedere la gara rovinata da questa SC: Shwartzman e Drugovich devono mettersi in fila e aspettare che i rispettivi teammate concludano il cambio gomme. Un pit stop lento invece toglie di mezzo Lawson dalle prime posizioni.

La ripartenza vede pertanto Ticktum davanti a Armstrong, Lundgaard e Deledda (un quinto pilota, Marino Sato, viene fermato dal cedimento del propulsore). I leader virtuali danno gran spettacolo: Piastri passa Deledda, mentre Zhou si scambia varie volte la posizione con Daruvala. Al netto dei numerosi duelli, dopo qualche giro i piloti con gomme nuove raggiungono Ticktum ma sembrano non averne per sorpassarlo; in generale il ritmo dei piloti su gomme vecchie è simile a quello degli altri, con Lundgaard che similmente si tiene alle spalle Lawson e Pourchaire.

Più indietro, Shwartzman recupera qualche posizione ma non sembra avere la velocità mostrata nelle Sprint Race, mentre Drugovich resta vittima di un problema di comunicazione con i box, e viene richiamato per sostituire l’ala  in realtà integra.

L’unica strategia per Ticktum è di sperare che i piloti dietro di lui si rovinino le gomme stando nella sua scia. Certo, una SC gli consentirebbe di sostituire le gomme con spesa minima di tempo, ma ormai la gara si avvia alla conclusione. Lundgaard smette di credere nella possibilità e rientra durante il giro 22…

…letteralmente due secondi dopo Lawson (che aveva rimontato fino alla quarta posizione) si ferma sul rettilineo di partenza a causa dell’esplosione dell’estintore di bordo (!!!) e evoca l’ennesima SC di questo weekend. Lundgaard è sfortunato anche nella fortuna. Ticktum al contrario coglie l’occasione e pitta al momento giusto. Dopo la sosta è undicesimo ma può contare sul gruppo compattato e su soft nuove, mentre gli altri sono su dure a fine vita.

La ripartenza è un altro momento chiave della gara, e forse del campionato. Piastri blocca all’ingresso di Curva 1 e finisce lungo perdendo l’abbrivio in accelerazione. Zhou al contrario esce alla perfezione dalla Prima Variante e affianca il rivale in Curva Grande, presentandosi alla Roggia con un metro di vantaggio, ma all’esterno. In un remake del duello tra Schumacher e Montoya del 2003, Piastri si aggrappa ai freni e recupera il metro in frenata, percorrono la Roggia appaiati e in trazione l’australiano riconquista la testa della corsa.

Nel frattempo, sempre alla Roggia, Ticktum si tocca con Boschung, si gira in mezzo al gruppo ma per miracolo non colpisce nessuno, non perde tempo e non danneggia le gomme. Può continuare la rimonta: in due giri è già settimo, e dopo altri due giri è quarto. Supera Pourchaire per il podio, ma, quando ha nel mirino il duo di testa,  Beckmann e Viscaal collidono alla Prima Variante.

La quarta SC della corsa congela le posizioni e mette al riparo i piazzamenti di Piastri e Zhou dalla furia di Ticktum. Pourchaire conclude quarto davanti a Daruvala, dopo aver passato buona parte della gara nella mischia. Shwartzman alla fine conclude sesto, limitando parzialmente i danni dopo aver trascorso metà gara fuori dai punti. Alle sue spalle vanno a punti Richard Verschoor, Lirim Zendeli (entrambi MP Motorsport), Roy Nissany e Marcus Armstrong (entrambi DAMS).

Successivamente Verschoor viene squalificato dopo che la sua macchina è risultata sottopeso alle misurazioni (probabilmente non ha raccolto abbastanza gomma nel giro di rientro). La sua mala sorte permette a Lundgaard di scalare in decima posizione  e di guadagnare pertanto un punticino.

In classifica l’australiano della Prema allunga di nove punti sul cinese e porta il vantaggio a 15 punti, 149 contro 134. Segue Robert Shwartzman, staccato di una trentina di misure, a 113 punti. Quarto è Ticktum con 104, mentre i piloti più indietro sembrano ormai tagliati fuori dalla lotta.
Il weekend di Monza è stato la rappresentazione della stagione 2021: Zhou e Piastri sono stati costantemente veloci e hanno sbagliato pochissimo, con l’australiano un pelo più incisivo dell’inglese (soprattutto nel corpo a corpo). Shwartzman si complica la vita e recupera solo parzialmente. Ticktum è in teoria il più veloce ma non conceetizza quasi mai, anche a causa di eventi sfortunati. Drugovich sarebbe anche discreto ma si trova sempre in mezzo ai guai. Pourchaire veloce anche se gli manca ancora l’esperienza per andare forte in tutte le circostanze. Lundgaard mette in mostra delle buone qualità ma deve urgentemente compiere un pellegrinaggio a Lourdes. Lawson e Vips potrebbero lottare per il titolo ma sono falcidiati dai guasti e da qualche errorino di troppo.
[Tutte le immagini sono tratte dal sito e dagli account social della F2]
Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya