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“BENTORNANDO” ALONSO

E’ FATTA……Nando ritorna con un contratto triennale vestendosi di giallo francese per la terza volta.

Contratto triennale: uno per togliersi la ruggine e gli ulteriori due per puntare a qualcosa di migliore con il cambio regolamentare del 2022.

Non è la prima volta è vero, perchè di rientri eccellenti ne abbiam visti diversi in tanti anni di F1: Lauda Prost, Mansell, Schumacher, Kimi.

Mi approprio di questo spazio pubblico per esprimere la mia personalissima opinione: Nando, hai fatto benissimo!!!

Perché? Perché apprezzo coloro che, pur potendo starsene con la pancia al sole a godersi i milioni di dollari accumulati, si buttano nella mischia col rischio di prenderle dai ragazzini terribili del proprio tempo. E stavolta ce ne sono eccome se ce ne sono.

Quando rientri con un progetto che, nella migliore delle ipotesi, oggi è da mezza classifica. dopo aver provato a schiacciarti sui muri di Indianapolis, dopo aver fatto nottate nel Wec, dopo aver provato a battere Dibiasi con i tripli carpiati rovesciati alla Dakar mentre potevi startene a guardar Netflix su uno Yacht a Dubai, bè allora questa è davvero solo passione: quindi complimenti e grande rispetto.

Naturalmente ci son già coloro che storcono il naso sottolineando l’ennesima scelta sbagliata per via del team, per via del fatto che la sua ex McLaren ha ritrovato uno smalto diverso e che dal prossimo anno monterà la “Pauer iunit” migliore dell’era ibrida. Ma chissenefrega… Nando è tornato e sicuramente merita di star la dentro oltre i 40 anni suonati più di tanti altri che oggi ci sono, e non per diritto acquisito in virtù dei titoli e delle gare vinte, ma esclusivamente per talento e grinta.

Eh si, quella grinta che a Nando non ha mai fatto difetto e che spesso gli ha permesso di sopperire alle lacune delle monoposto che ha guidato, perché questo è indubbio ed incontrovertibile. Ci darà spettacolo a prescindere, statene certi.

Ci vedo molte affinità con i rientri del Kaiser ma ancor di più con quello di Kimi. Tutti e tre sono andati a cercarsi il brivido anche da esodati o pensionati e poi son tornati per il gusto di esserci, senza alcuna certezza di vittoria. Dietro al rientro di Schumacher c’erano una montagna di altre motivazioni che nei casi di Kimi e Fernando non ci sono: qui è solo voglia di esserci senza condizionamento alcuno.

(immagine tratta da Ultimogiro.it)

L’ultimo podio risale al 2014 in Cina mentre l’ultima vittoria è di Barcellona 2013 sempre in rosso padano.  L’augurio è che possa battere il record del finnico di tempo tra una vittoria e l’altra.

(Immagine di F1World)

Il dubbio più grande? Abiteboul sarà in grado di gestirlo? Dovessi scegliere tra i due non mi porrei il più piccolo dubbio.

BentorNANDO ALONSO.

 

(immagine in evidenza tratta da motorbox)

 

Salvatore Valerioti

24H LE MANS VIRTUAL

I motori reali stanno tornando a rombare, gare e campionati a breve inizieranno questa particolarissima stagione fatta di rinvii, cancellazioni, double header e tour de force mai sperimentati. Finalmente dopo circa 4 mesi di chiusura totale si torna a respirare una “quasi” normalità anche nel Motorsport, in cui comunque il Covid-19 ha sicuramente lasciato un segno indelebile e nel futuro si vedranno gli effetti anche a lungo termine. In questo periodo l’unica possibilità per “simulare” le gare è stata appunto grazie all’utilizzo massiccio dei simulatori, sia da parte degli abituali sim-racer, sia per i veri piloti che si sono voluti mettere in gioco nelle sfide virtuali. Praticamente ogni serie mondiale ah organizzato campionati e gare su diverse piattaforme, tanto da intasare letteralmente ogni week-end con eventi multipli da seguire uno via l’altro. Questa pandemia ha dato l’occasione unica al mondo virtuale di farsi vedere ed apprezzare per la sua estrema versatilità e profondità di scelta, infatti si può correre praticamente sempre e con tutto ciò che si vuole.

La “stagione” virtuale culmina con un gran finale degno di questo nome; la 24 Ore di Le Mans Virtual infatti è stata pensata per essere un evento di grande portata, sicuramente senza precedenti nel mondo virtuale. Pensandoci bene questa gara sarà l’occasione più unica che rara di apprezzare un parco piloti estremamente vario, dai campioni e le star della F1 ai più talentuosi sim-racer passando dai veri piloti del campionato Endurance che l’hanno fatta per davvero la 24 Ore. Avremo l’occasione di vedere gente come Alonso, Verstappen, Button, Leclerc, Barrichello, Montoya, Massa, Norris e tanti altri finalmente nella stessa competizione, seppur in due categorie differenti.

Vediamo come si compone la griglia. Sulla piattaforma scelta (RFactor2) sono ammesse in totale 50 vetture, divise fra LMP2 (Oreca 07) e GTE di cui è possibile scegliere fra Porsche, Ferrari, Aston Martin e Corvette. Ogni equipaggio deve schierare 4 piloti, di cui almeno 2 professionisti e gli altri in molti casi sono esperti sim-racer. Il tempo minimo di guida è di 4 ore a pilota e il massimo è di 7 ore, per cui bisogna bilanciare bene gli stint, specialmente facendo attenzione alla fase notturna che potrebbe essere più problematica per alcuni piloti in questo gioco. I vari team potranno modificare ed affinare il proprio setup da usare in gara, e le GTE anche se sono diverse sono bilanciate nelle prestazioni teoriche, per cui verrà premiato chi saprà fare il setup migliore e chi sarà più abile e costante nell’arco delle 24 ore. Per quanto riguarda le caratteristiche ambientali è ovviamente implementata la transizione giorno-notte in modo realistico, meteo random e vetture danneggiabili con possibili veloci riparazioni ai box.

Il richiamo di questo evento è riuscito a coinvolgere molti team realmente partecipanti al campionato WEC, come Rebellion e altri nomi conosciuti in LMP2. Addirittura la Toyota è presente con ben 3 vetture, nonostante non siano le consuete TS050 Hybrid, ma solo delle Oreca LMP2 con una livrea a replicare fedelmente i colori delle vere LMP1 ibride della casa giapponese. In classe GTE la presenza di costruttori e team ufficiali è ancor più massiccia, infatti sono schierate le quattro Porsche 911 RSR ufficiali, tre Ferrari 488 GTE, 3 Aston Martin Vantage e le due Corvette. Tutti questi team presentano almeno un pilota ufficiale per ogni vettura e hanno anche degli ingegneri dedicati al setup e alla comunicazione con i piloti, avvicinando questa gara più alla realtà che ad un “gioco”.

L’ACO ha deciso di trasmettere più diffusamente possibile questo evento, per cui sarà visibile integralmente sul canale YouTube della 24 Ore di Le Mans. In Italia è anche possibile seguire la diretta su Sky Sport F1, dove Vanzini e Bobbi saranno al commento della gara e promettono molto intrattenimento con gli spettatori e interviste ai piloti durante le ore di riposo dalla guida.

Quindi sembra che ci siano tutti gli ingredienti per un bellissimo week end di divertimento, di sicuro sarà un’occasione unica e non si ripeterà più. Le qualifiche saranno venerdì sera in sessioni sprint da 20 minuti, mentre il via sarà come da tradizione vera alle 15.00 di sabato.

 

SPOTTER GUIDE

 

ENTRY LIST

https://24virtual.lemansesports.com/upload/24H_Le_Mans_virtual_provisional_team_entry_list.pdf

Buona 24 Ore virtuale!!

Aury

La versione di Seldon: cinque anni di lui e dell’altro.

 

Cinque anni di Alonso, cinque anni di Vettel. Cosa hanno portato alla squadra? Vediamolo.

Dopo un 2008 in cui la Ferrari (e non capirò mai il perchè) non solo aveva confermato Massa, ma aveva anche puntato su di lui per vincere il mondiale, e un 2009 in cui Kimi sembrava aver avviato le pratiche inps, arriva nel 2010 l’odiato nemico spagnolo. Alonso portava una ricca dote di sventurate decisioni e discutibili comportamenti. Arrivava in Ferrari dopo aver segato le gambe ad un probabile mondiale 2007 per la Mclaren. Senza considerare la Spy Story…Ciliegine sulla torta una vittoria per andata a muro del fantastico Piquet Junior (lo Stroll del decennio scorso), e accuse alla Ferrari di essere “mafia”!

Dato cotanto curriculum e la dipartita di Todt Alonso venne ingaggiato. Nonostante ciò (e mi pare che ce ne fosse abbastanza per volerlo lontano da Maranello) io e molti altri tifosi “della Ferrari” fummo felici di averlo, considerandolo il miglior pilota rimasto in griglia, lontano Lewis dai fasti odierni. Perchè alla fine, come a Singapore poche domeniche fa, l’importante è che a vincere sia una Ferrari, e quella di Massa….beh, insomma, dai…..!

Il 2009 si era appena concluso consegnando il mondiale ad un “paracarro”….cit, e alla sua macchina …diversa, poi prontamente acquistata completa di team principal e amici in alto loco (ma depurata dei piloti) dalla Mercedes, scopertasi improvvisamente pentita di aver abbandonato decenni prima…! E quell’anno si era altresì concluso mostrando come la Red Bull fosse ormai una solida e competitiva realtà. Dunque Alonso, accolto come il peccaminoso salvatore Ferrari del momento, avrebbe dovuto guidare la riscossa contro la solita McLaren e contro la nuova Red Bull.

Gli anni dal 2010 al 2014.

2010. Alonso cominciò con una vittoria in Bahrain, E questo ovviamente alimentò il solito sacro fuoco dell’”andiamo a comandare” tra i tifosi. Peccato che passarono dieci gare prima di rivedere una vittoria, in Germania, che oltre a rinnovate speranze regalò un evergreen indossabile in tutte le stagioni “Tizio, Caio is faster than you….”! Arrivarono poi le fantastiche vittorie a Monza e Singapore. Due imprese che non si dimenticano. La quinta arrivò in Corea con la debacle delle Red Bull. Significò primato in classifica e match ball per Ferrari ed Alonso. Ma ad Abu Dhabi si vide l’astuzia di Horner, la dabbenaggine del muretto rosso e Vitalij Petrov…. e pufff!

2011. La  F150 Italia non era quella che si chiama “l’arma del riscatto”. Una sola vittoria a Silverstone. Lo spagnolo arrivò quarto in campionato grazie anche ad un cadeau del tedesco al suo compagno Webber all’ultima gara.

2012. Vittoria in Malesia, a cui seguì quella a Valencia. Una gara che ancora ricordiamo!! Nel tabellone del team (come nei nostri pensieri) era scritto “tanta roba”! Terzo successo pochi giorni dopo in Germania. A Spa Alonso conobbe e fotografò per intero tutti i particolari del fondo della Lotus di Grosjean mentre gli passava a un dito dal casco. Arrivarono poi una serie di podi senza vittorie, oltre un ritiro per foratura. Ultimo podio all’ultima gara, Interlagos. A soli tre punti dal solito Vettel, che giratosi e finito in fondo al gruppo recuperò e si piazzò vincendo il campionato.

2013. In una stagione in cui Vettel incamerava 13 vittorie su 19 Alonso riuscì ad ottenere due successi. Non era poco! Uno nel GP di Cina in cui si chiese a Fernando di non spingere e lui rispose “ma io non sto spingendo”, il tutto mentre realizzava il gpv! E uno in Spagna. Da lì in poi Red Bull e Vettel lasciarono le briciole agli altri, e nonostante ciò lo spagnolo, con una serie regolare di podi, terminò ancora una volta secondo in campionato. Ma quell’anno viene ricordato spesso per le lamentele via radio dello spagnolo e soprattutto per l’epiteto lanciato al box “ma allora siete proprio scemi”! Poi tradotto in Sgeni…Cose che non fanno bene all’umore già traballante dei tifosi. E neppure alle ragioni della squadra.

2014. Alonso si trova a guidare la F14T, un progetto deficitario sia telaisticamente che motoristicamente. A detta dei progettisti e degli incantatori delle presentazioni della vettura il segreto della stagione sarebbe stato terminare le gare, dunque l’affidabilità. Su questo si era lavorato. Morale: tutti mostravano la stessa alta affidabilità, con la differenza che i motorizzati Mercedes, Mercedes in primis, mostravano anche una carrellata di cavalli in più, e per quanto riguarda MB e Williams anche una aerodinamica migliore, tanto da far fare bella figura anche a Bottas e Massa nei confronti di Hamilton e Rosberg.  Alonso si classificò secondo in Ungheria, per il resto fu per tutti (i ferraristi) una stagione da dimenticare.

A fine stagione lo spagnolo se ne andrà senza particolari feste in suo onore a salutarne i cinque anni passati. Eccetto quella esplosa a Maranello al suono della porta chiusa alle sue spalle. Con Lui, o meglio nella stessa onda rinnovatrice di Marchionne, andrà via anche Luca Cordero di Montezemolo e alcuni tecnici. Così si apre un nuovo ciclo, quello del suo successore.

Le vittorie di Alonso:

2013 Spagna Ferrari F138
2013 Cina Ferrari F138
2012 Germania Ferrari F2012
2012 Europa Ferrari F2012
2012 Malesia Ferrari F2012
2011 Gran Bretagna Ferrari 150° Italia
2010 Corea del Sud Ferrari F10
2010 Singapore Ferrari F10
2010 Italia Ferrari F10
2010 Germania Ferrari F10
2010 Bahreïn Ferrari F10

Gli anni dal 2015 al 2019.

Vettel arriva alla Ferrari mentre il Turbine Marchionne avvia il suo programma di maquillage, fatto di epurazioni, promozioni e declassamenti, spostamenti e acquisti come non si vedeva dal 1995…. Quattro titoli in tasca, un 2014 da dimenticare in cui le aveva prese da Ricciardo e in cui a detta sua guidava un “cetriolo”! Simpatico a pochi tuttavia umanamente parlando un ragazzo “pulito”. E le folle ferrariste, dimenticato Alonso e tutte le bestemmie e gli insulti lanciati al tedesco fino al giorno prima, lo adottano come il nuovo, ennesimo salvatore. Accidenti a Schumacher e a quando ci ha salvato! (lui davvero…). Da allora non arrivano più piloti a Maranello, ma solo palestinesi figli di falegnami.

2015. A novembre 2014 viene annunciato l’ingaggio di Sebastian Vettel per la stagione 2015. La sua macchina si chiamerà “Eva”. Una rivisitazione di James Allison del “cancello” del 2014. Il debutto al Gran Premio d’Australia comincia con un terzo posto (non male per come era finito il 2014). Sembra una buona premessa. Infatti al secondo appuntamento ottiene la prima vittoria. E il tam tam di Jumanji risuona un’altra volta tra le schiere dei tifosi. Dal successivo gp ottiene una serie di ottimi piazzamenti alternati a incidenti di vario genere. La vittoria  torna con il Gran Premio d’Ungheria partendo terzo. Poi altri piazzamenti fino alla pole position e vittoria a Singapore. Ottiene quell’anno il record di podi all’esordio di un pilota in Ferrari e il 3° posto in campionato.

2016. Visto il buon comportamento della vettura precedente, con una relativa stabilità tecnica che non si vedeva da tempo, si pensava che la SF16-H sarebbe stata quantomeno competitiva. Non sarà così!  3º in Australia dopo aver condotto la gara per due terzi. Secondo in Cina nonostante un contatto in partenza con il compagno Raikkonen. La Russia resterà nella memoria per essere stato tamponato due volte al via da Daniil Kvjat. Dopo una serie di piazzamenti a basso punteggio, finalmente alcuni aggiornamenti in Canada funzionano. Vettel non va però oltre il secondo posto, con una eccessiva usura delle gomme.

Ancora secondo nel Gran Premio d’Europa. Poi però la SF16H mostra i suoi molti limiti almeno fino al Messico, dove una manovra non concessa (a lui…) e un “fuck Charlie”, gli costano dieci secondi di penalità retrocedendolo da terzo a quinto. In Brasile ci fa assistere ad un antipasto delle sue ormai famose giravolte nel primo giro, mentre ad Abu Dhabi si rifà con una buona gara, finendo terzo dietro il vincitore del GP Hamilton e del vincitore del Mondiale Rosberg. E finirà terzo anche in Campionato.

2017. Dopo un anno di digiuno Vettel vince alla prima gara a Melbourne. Con una buona SF70H vince anche in Bahrain, e in Russia ritorna anche in pole, ma non vince. In Spagna, dopo un duello con Hamilton, arriva secondo. A Monaco parte in prima fila con Raikkonen, e in gara è autore di alcuni giri velocissimi che gli permettono di andare davanti al compagno e vincere. Doppietta (dopo sette anni) e polemiche. Ma quel cannibale piaceva! Un bellissimo momento sportivo per la Ferrari, prima in entrambe le classifiche. In Canada parte secondo ma si tocca con Verstappen e rimonta da ultimo a quarto.

A Baku, tampona Hamilton dietro SC e viene penalizzato, arrivando tuttavia davanti all’inglese. Ritorna a pole e vittoria in Ungheria, supportato dal compagno e con lo sterzo rotto. Si piazza secondo a Spa e terzo a Monza, e nel contempo perde la testa della classifica. A Singapore succede l’impossibile. Con pole e vittoria in tasca (secondo Verstappen e quarto Raikkonen) una partenza sciagurata a stringere e una contemporanea perfetta partenza del compagno mettono fuori gioco se stesso, Verstappen e Raikkonen dopo due curve. Come nel peggiore copione che ti aspetti, la vittoria (nella gara per lui più difficile) va a Hamilton che partiva quinto, facendo di fatto tramontare la possibilità di recuperare in campionato, in cui comunque arriva secondo.

2018. A Melbourne comincia bene, sebbene aiutato da VSC e SC. In Bahrain Vettel ottiene la pole position davanti a Raikkonen e in gara resiste con gomme usuratissime negli ultimi giri al ritorno di Valtteri Bottas. Dopo aver conquistato la pole in Cina Scambia due chiacchere in curva con Verstappen (che urla sempre) e finisce la gara ottavo. A Baku conquista la terza pole consecutiva. Finito terzo cerca di superare negli ultimi giri le Mercedes ma va lungo e finisce quarto. Nel Gran Premio del Canada conquista la quarta pole position stagionale ottenendo anche il record del circuito, e in gara è autore di una prestazione eccellente. In Francia si rovina la gara in partenza scontrandosi con Bottas. In Austria, penalizzato per impeeding in prova, rimonta in gara fino a terzo. Ed è anche in testa al mondiale. A Silverstone è autore di una convincente prestazione. Vince superando Bottas negli ultimi giri ed eguaglia Alain Prost con 51 vittorie.

In Germania parte dalla pole, ma in testa con pista umida va dritto astamparsi sulle barriere. E’ l’inizio della fine di un campionato e forse di un pilota. In Ungheria arriva secondo, ma vince nuovamente in Belgio. A Monza una settimana dopo non mantiene la calma per un tentativo di sorpasso da parte di Hamilton, si toccano e ovviamente fa un testacoda anzichè aspettare per un risorpasso possibilissimo. A Singapore gestisce male le qualifiche, parte terzo e arriva terzo. Nelle ultime quattro gare in un modo o nell’altro, agevola l’allontanarsi in classifica del suo avversario. Idem in Russia. A Suzuka nuova giravolta questa volta con Max Verstappen. Finisce anche questa volta secondo in campionato ma solo in virtù di una prima parte positiva. La sensazione è che, seppur difficile, la lotta per il titolo poteva restare aperta fino all’ultima gara…

2019. La SF90 evidenzia subito i suoi limiti sui circuiti con pochi e corti rettilinei come la stop and go australiana. Finisce terzo. In Bahrain, battuto dal compagno in prova, quando è secondo si esibisce nell’ennesima giravolta per lo spostamento d’aria provocato dal passaggio di Hamilton. In Cina parte dietro Charles e lo supera solo grazie ad un TO… Nel Gran Premio d’Azerbaijan, dato l’errore di Charles in prova, Sebastian non riesce comunque a fare meglio del terzo posto, anche in gara. In Spagna parte terzo ma finisce quarto per un errore. A Monaco arriva secondo, ma grazie ad un incidente tra i due che lo precedevano. Finalmente in Canada ritrova la pole e disputa un’ottima gara, vanificata da una controversa decisione dei commissari mentre era in testa seppur pressato da vicino da Hamilton. Il buon Vettel che ritroveremo solo a Singapore.

Quinto in Francia, quarto in Austria, a Silverstone tampona Verstappen. Errore ammesso! In Germania parte ultimo e arriva secondo. In Ungheria terzo e in Belgio quarto. A Monza non ha più nemmeno bisogno di qualcuno per girarsi, e condisce il tutto con un rientro in pista degno del miglior Maldonado.  A Singapore si riprende, complice anche una buona SF90, ma per passare in testa deve ricorrere ad un trucchetto degno dei tempi in Red Bull contro Webber. E vince! Ci consoliamo tutti con una doppietta che la squadra ha saputo costruire…A Sochi perde la prima fila per un soffio, ma grazie alla scia del compagno passa in testa. Si ritira perdendo la seconda posizione e causando la VSC che si vendicherà di Melbourne 2017, anche se Hamilton di tutto ha bisogno nella vita tranne che di colpi di culo.

Di seguito le vittorie di Vettel in Ferrari fino a qui:

Anno Gran Premio Telaio
2019 Singapore Ferrari SF90
2018 Belgio Ferrari SF71H
2018 Gran Bretagna Ferrari SF71H
2018 Canada Ferrari SF71H
2018 Bahreïn Ferrari SF71H
2018 Australia Ferrari SF71H
2017 Brasile Ferrari SF70H
2017 Ungheria Ferrari SF70H
2017 Monaco Ferrari SF70H
2017 Bahreïn Ferrari SF70H
2017 Australia Ferrari SF70H
2015 Singapore Ferrari SF15-T
2015 Ungheria Ferrari SF15-T
2015 Malesia Ferrari SF15-T

Conclusione.

Cosa dire? Guardando i freddi numeri si direbbe che nonostante tutto Vettel sia stato/è più efficace di Alonso. Entrambi d’altronde hanno avuto vetture abbastanza competitive ed altre molto poco. Tuttavia, mentre Alonso si è sempre adattato alla macchina traendone il massimo, Vettel sembra soffrire una macchina non perfetta, tanto da non permettergli di sfruttarla. Per anni lo spagnolo è sembrato mettersi sulle spalle un box debole. Per quanto non amassi il personaggio avrei gioito di un suo mondiale, sarebbe stato comunque abbastanza rosso!

Se parliamo di emozione vera, a parte saltare sul divano per certe vittorie, nessuno dei due me ne ha regalata mezza.

Al di là di tutto riponevo più fiducia in Alonso che in Vettel, o meglio nel rapporto pilota/vettura ho sempre considerato Alonso avere un peso maggiore che Vettel. Infine lo spagnolo disponeva di un carattere, di una forza interiore anche nelle difficoltà che non l’hanno mai fatto vedere “vinto”. Un aspetto quest’ultimo che, al contrario ha molto minato la fiducia in Sebastian in questi ultimi 5 anni. Insomma, a denti stretti come con il partito politico che non vorresti ma lo consideri il meno peggio, voto Alonso!

L’angolo dei SE!

A conclusione di tutto, per vedere non come è andata ma come sarebbe andata, provo a dire la mia, il che spiega anche il voto. Io penso che, SE Alonso:

-avesse avuto la SF70 a Singapore 2017 la Ferrari avrebbe fatto doppietta e tenuto aperto il campionato. Un’altro po’

-avesse avuto la SF71H avrebbe vinto il campionato

-avesse la SF90 Charles sarebbe comunque più veloce di lui, (anche se lui avesse ancora 21 anni), ma sarebbe uno stimolo, non una condanna.

Tanto mentalmente queste cose, o il loro contrario, ce le siamo dette tutti…

Antonio

Foto da: sky.sport.it; Sportal.it; F1sport.it

 

La versione di Seldon: la staffetta dei campioni

Se passi all’ombra dei paddock li vedi tutti lì, i campioni di ieri. Si riposano e osservano, qualcuno si mischia ancora con quelli di oggi. Pacche sulle spalle, consigli (anche rimproveri), ma non giocano più o giocano poco. Qualcuno fa politica (sportiva). Comunque a bordo pista. Ma come ci sono finiti lì? Così giovani a fare i commentatori, gli opinionisti, gli intervistatori in griglia? Così freschi di vittorie chi ce li ha mandati a guardare chi è più bravo di loro, o solo più giovane?

Un messaggio!

Nel 1974 Regazzoni, alfiere della Ferrari, guida con a fianco il giovane Niki Lauda, da lui stesso consigliato a Enzo Ferrari. Clay alla guida della buona 312 B3/74 finisce la stagione dietro Fittipaldi a Watkins Glen dopo essere stato fino all’ultima gara in lotta per il titolo. Nel 75 arriva la 312T, e l’austriaco diventa tutt’uno con questa vettura, surclassando Clay praticamente in tutte l gare. Fu l’inizio della carriera vincente di Lauda e la fine per lo svizzero.

Nel 1977 un giovane canadese esordisce in F1. A Silverstone realizza il miglior tempo nel Warm-up. E’ un messaggio! E’ arrivato un purosangue in scuderia. E la Scuderia Ferrari lo ingaggia, (campione di motoslitte), prima al posto di Niki a fine 77, poi al fianco di Sheckter che nel 79 vincerà l’ultimo mondiale prima di quelli dell’era Shumacher. Uno dei “SE” più grandi della storia della F1, ma una certezza che quel messaggio era forte e chiaro!

Nel 1984 Lauda, rientrato in McLaren dopo uno stop dalle competizioni, riesce a vincere il campionato di mezzo punto sul compagno Prost che in verità aveva vinto due gare più di lui. Il francese era il presente , l’austriaco il passato che chiudeva in bellezza. Ma ricordiamo il 1984 per l’esordio di alcuni promettenti giovani, tra cui Streiff, Berger e Senna. E a Montecarlo su una Toleman e sul bagnato Senna mostrò chi era il futuro.

Nel 1991, stagione in cui Senna e Mansell ci fecero divertire mentre la Ferrari 642 deludeva tutte le aspettative derivate dalla bontà e competitività della 641 (come Sf71>>>>SF90…), faceva il suo esordio un giovane tedesco. Settimo tempo in qualifica con la Jordan  191 senza aver mai visto la pista….non sarà l’anno della consacrazione ma il buongiorno si vide dal mattino…

….arriva il 1994. Il giovane Shumacher non faceva neppure più notizia, era semplicemente fortissimo! Alla fine del campionato una delle sue azioni discutibili gli regala il primo mondiale (che dedica a Senna), portandolo sull’Olimpo proprio nell’anno in cui Senna andava in Paradiso (almeno così si augurano in molti), con un passaggio di testimone carico di significati per un Mondo, quello della F1, che non sarebbe stato più lo stesso.

Nel 2005 un giovane spagnolo, pilota di una dinamica scuderia italiana (la Benetton), guidata da un po’ troppo “dinamico” team principal, affronta in campionato il fresco 7 volte campione del Mondo Michael Shumacher sulla Ferrari. Assecondato da una controversa ma indubbiamente interessante ed efficace Renault, tiene testa al campione sulla cui vettura invece non si potevano raccontare le belle cose dell’anno precedente. Ma chi vince festeggia, chi perde spiega…

In particolare in una gara di cui ho già avuto modo di parlare (Imola 2005) Alonso tiene testa a Shumacher in un modo che recava il solito messaggio: è arrivato un altro campione, un nuovo Re. W il Re! Non è detto che a messaggio corrisponda la scadenza del vecchio Re, ma il count down è iniziato. E Shumacher si avviò al 1° abbandono.

Dopo soli tre anni, nel 2007 Alonso si accasa alla McLaren. Pensa e gli viene assicurato che avrà i mezzi e il sostegno per vincere ancora, invece trova sulla stessa macchina un giovane di colore, pupillo nientedimeno che del capo della scuderia Ron Dennis. Un sospetto lo avrebbe dovuto cogliere! In quella stagione, dopo sole due di gloria, arriva il solito messaggio mandato dal giovane Hamilton. Arrivano anche altri messaggi e comunicazioni da vari tribunali per una certa Spy Story, ma questa è un’altra lunga storia. Il testimone fu subito passato. Alonso non vincerà più un mondiale, Lewis 5 (5 e 3/4)!

Interlagos 2016 e Monza 2019, arrivano a distanza di tre anni due messaggi beneauguranti per la F1, due giovani che hanno nel sangue il DNA vincente. Verstappen, spesso discutibile per il poco rispetto degli avversari e non esente da errori mostra tuttavia un talento vero. Ha di fatto “eliminato” Ricciardo. Charles Leclerc, dopo una fp2 eccezionale e un anno di apprendistato in Sauber F1 è ormai un talento acclamato in Ferrari. Ha (con tempi da definire) di fatto ridimensionato “Vettazzoni”, come Lauda fece a suo tempo con Regazzoni.

La scadenza di Hamilton, e forse anche quella di Vettel, non la conosciamo, e non impedirà all’anglo-caraibico di vincere ancora, soprattutto questo mondiale 2019, o al tedesco di prendersi il mondiale in rosso tanto agognato, ma hanno trovato (abbiamo trovato) chi gli succederà. Non trascuro alcuni altri possibili, Norris e Russel, ma per ora solo potenziali concorrenti al titolo in futuro….

C’é nella F1 un ciclico avvicendarsi di campioni a volte duraturi a volte metore, e c’è quasi sempre un ostico rifiuto dei “vecchi” ad accettare i messaggi che arrivano dai “giovani”. E’ normale. Come poteva Shumacher pensare dopo quel 2004 che la carriera fosse agli sgoccioli? Come poteva Alonso credere, dopo due mondiali e il passaggio ad una scuderia blasonata come la McLaren, che non avrebbe più vinto un titolo con tanti anni davanti? Come può Hamilton, in forma smagliante, con una corazzata velocissima sotto il sedere pensare che sia quasi finita?

Eppure è così, e chi vuole leggere i segnali può farlo e interpretarli come si deve. La scadenza come detto sopra può essere discordante coi segnali, ma una volta ricevuti non è lontana…i campioni del presente perdono motivazione, entusiasmo, sicurezza…prima ancora della forma fisica. Nel 2006 Shumacher non era più, a soli due anni di distanza dall’ultimo titolo, lo schiacciasassi inattaccabile. Io ferrarista accolsi con tripudio la venuta di Raikkonen che consideravo in quel momento il più forte in griglia. Il ritorno del Kaiser fu quasi una mossa di marketing per Mercedes, e al di là della pole di Monaco, vederlo soffrire contro Nico Rosberg e fare errori da principiante, non fece piacere.

Succede che quello che sentono loro non corrisponde a quello che vediamo noi. Come quando cinquantenni ci guardiamo allo specchio e mormoriamo sottovoce: beh in fondo sono ancora in forma, non c’è pancia (insomma poca), ho ancora i denti (talvolta tutti i capelli), le ragazze mi guardano….vabbè…..! Non vediamo, e neanche i piloti vedono  l’abisso che ci separa da quando avevamo 20 anni.  Tra l’altro per loro il declino avviene prima dei quaranta. Ma ci possiamo giocare una fortuna che quando scendono in pista si sentono ancora ventenni, e per loro quell’ultima possibilità è sempre a portata di mano.

I messaggi? Non li leggono!

“Corri e fottitene dell’orgoglio
ne ha rovinati più lui che il petrolio
ci fosse anche solo una probabilità
giocala… giocala… giocala
giocala… giocala… giocala!”                           Vasco.

 

Antonio

 

Immagine in evidenza da: formulapassion.it

La versione di Seldon: Monza e ricorsi

La Formula 1 è per molti un’enciclopedia di passione. Alcuni, senza andare sul web, ricordano pure i diversi sponsor di una vettura anche di decenni or sono. Nutro per loro un’immensa invidia, io che ricordo solo tracce dei GP, linee generali. E’ sempre stato il mio modo di ricordare questo sport. Certo, ci sono eventi che mi hanno colpito e che ricordo meglio. Quello di domenica è sicuramente uno di questi ultimi. Se volessimo potremmo risparmiare vagonate di Bytes e non registrare questo GP di Monza appena concluso. E chi se lo scorda?

Di Charles si è cominciato a parlare anche troppo per i miei gusti. Un campione ha bisogno di spazi silenziosi in cui eliminare le tossine. E qui casca l’asino, essere in Ferrari ed essere un pilota di questi tempi significa diventare extra-social. D’altronde non poteva essere altrimenti per un “NON campione del Mondo” che appunto guida una Ferrari non eccezionale e che tuttavia al suo primo anno vince più del caposquadra. O ex caposquadra!

C’è il sospetto che se Carletto Magno avesse avuto una W10 Lewis sarebbe finito a 20 secondi…….Il ragazzo è sulla buona strada per acchiappare un tifo trasversale, spero (e credo) meno monocramatico e uterino di altri sulle tribune, ma più vero, più sentito.

Ma parliamo di Lewis!Il campione del Mondo in carica ha dimostrato per l’ennesima volta che se vuoi diventare il prossimo campione devi prima batterti con lui e sconfiggerlo. Ed è un’impresa tutt’altro che semplice! Sono convinto che al momento, complice lo stato mentale poco brillante di Vettel, solo altri due a parità di macchina possono rivaleggiare col nero. A parità di macchina ho detto! Domenica non era così, anche se Charles lo ha fatto sembrare tale. Il nero è stato sugli scarichi del monegasco per 42 giri, e qui andrò a fare due considerazioni.

La prima è che Charles, ed è per questo che lo si celebra, ha resistito alla pressione di un mastino come Lewis che guidava una macchina con una leggera superiorità. E durante questo lungo tratto di gara gli attacchi di Lewis sono stati tutto sommato pochi grazie alle caratteristiche della SF90 che nei rettilinei è obiettivamente velocissima e difficile da avvicinare. Ma la guida quasi perfetta di Charles specie nella percorrenza della parabolica, di certo non un tratto a favore della rossa, ha fatto la differenza.

L’altra considerazione, questa volta pro Lewis, è che quest’ultimo ha guidato in aria sporca tutta la gara, e in questa condizione la tenuta e il degrado ne risentono negativamente. Nonostante ciò non ha mollato l’osso neppure per un giro, e ha fatto un solo piccolo errore a gomme usurate, e nell’unico serio tentativo di sorpasso. Notevole! E ha stancato il ragazzo.

Quello che è successo verso la fine, quando Bottas con gomme fresche gialle si avvicinava al suo compagno merita però un punto di vista più “cattivo” di quanto raccontato. Cioè, quando ad un certo punto in molti si aspettavano un invito a Lewis a lasciare strada al compagno per andare a caccia di Charles, questi sbaglia la staccata, zigzaga tra gli ostacoli alla variante, e viene passato dal compagno. Mi sono ricordato di un episodio qualche anno fa con Rosberg.

Insomma, com’è come non è, l’inseguimento rabbioso di Lewis mi ha ricordato un altro inseguimento rabbioso di 14 anni fa. Ma non voglio portare troppo in là le similitudini, perchè poi si finisce per ragionare come quando arrivò  Vettel, nella quale occasione qualcuno si affannò a far notare come la temperatura e l’umidità dell’aria, la posizione della luna, i pianeti allineati al suo debutto fossero tutti simili o uguali a quelli presenti al debutto di Shumacher. Quindi sicuramente altri 5 titoli mondiali…..! Vediamo se quel qualcuno ora si impegnerà a trovare le similitudini con l’addio di Alonso……

Detto ciò, in quel GP di S.Marino del 2005, Shumacher, recuperate un po’ di posizioni, a 13 giri dalla fine si incolla al posteriore di Alonso e della sua Renault, e pur con una macchina più performante e dopo aver provato a passare in tutti pertugi del circuito si arrende all’asturiano.

Questi due episodi hanno in comune due giovani che si difendono, e due campioni (totale 12 (tra poco 13) mondiali!!!!!) con una macchina e una determinazione difficili da arginare. Entrambi gli episodi per me rappresentano uno scatto generazionale. Perchè il momento è giusto, perchè i protagonisti sono giusti, perchè le motivazioni dei giovani sono più forti. La fame di chi non ha ancora vinto niente è insaziabile, quella di chi ha vinto tutto è attenta.

La conclusione, molto vicina o meno vicina in fondo la conosciamo. E tale sarebbe anche se il protagonista del futuro fosse un altro….ma questa è un’altra storia, speriamo bella.

Seldon

 

 

Immagine in evidenza da: motorsport.com e pilotiemotori.blogspot.com

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