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L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELL’#ESSEREFERRARI

Come sa chi mi ha già letto sono appassionato di cinema impegnato, per questo introduco con un dialogo importante tratto dal film “when Harry met Sally”, tra Harry e Jess.

– stai dicendo che non è attraente?

– no, te l’ho detto che è attraente!

– sì, ma hai anche detto che ha molta personalità

– sì, ha molta personalità

– quando una donna è poco attraente la prima cosa che si dice è che ha molta personalità

– senti, se mi avessi chiesto come è fisicamente e avessi detto: “ha molta personalità”, allora non sarebbe attraente. Ma visto che ti dico solo che ha molta personalità può essere due cose: o attraente con molta personalità o NON attraente con molta personalità

– e quale delle due è?

– attraente!

– ma non è BELLA, giusto?

 

La SF21 l’abbiamo aspettata, l’abbiamo auspicata interessante e vincente, l’abbiamo vista! No, non è attraente. Ma ha molta personalità. Allora è brutta? Non l’abbiamo detto! Ma non è Bella!

La discussione in merito ha una certa rilevanza poiché nel mare della poca comprensione, della molta confusione, dell’empirismo tecnico e dell’ostentazione delle poche conoscenze in materia (chi le ha…), la discussione sulla bellezza delle monoposto è la più rassicurante, la più gratificante, e i più riescono a trarne un contenuto tecnico notevole, completo di previsione dell’efficacia fisico-meccanica del mezzo. Non vi sarà passato inosservato che in molti siti i commentatori legano la finezza dei particolari, il colore della livrea, il numero di soluzioni originali, alla forza del mezzo.

“Ma hai visto come hanno lavorato di fino in Red Bull e Mercedes? Non abbiamo speranza. Si vede a occhio nudo. Anche a naso”.

Insomma le vincenti sono belle e profumate, le perdenti sono, nella migliore delle ipotesi, attraenti. Con molta personalità. Ma non belle. Mettersi dietro prego!

Prendere parte a queste discussioni, o anche solo leggerle è divertente diciamocelo. Più che studiare le equazioni dei flussi al diffusore. E noi pronti, parleremo di tutto con particolare attenzione ai particolari importanti, alla bellezza di chi vince.

Noi (nel senso noi ferraristi) presumibilmente non ci saremo, anche se nel cuore nutriamo l’inossidabile speranza che l’acqua possa davvero diventare vino, che uno schifo di uccelletto spennacchiato possa diventare un cigno. No, il pulcino del cigno è bello, non raccontiamoci storielle. Un primo sguardo tenderebbe ad escludere che la SF21 sia un piccolo di cigno.

Ora sta per partire la nuova stagione. Si vede dal fermento, la gente si interessa, partecipa….cit. La stagione tutto sommato appena conclusa è stata degna accompagnatrice di un anno surreale. Entrambi disastrosi, indimenticabili, auspicabilmente irripetibili. Per i tifosi Ferrari si è trattato del proseguimento del precipitare cominciato da Brasile 2008, escludendo i rallentamenti dovuti ad una sporgenza nel 2018, dove peraltro il corpo ha solo rimbalzato facendosi anche male e proseguendo verso il basso fino a quello che tutti reputiamo il fondo. Ma si sa che non c’è limite al peggio, quindi NON illudiamoci con ottimismo ancora non abbastanza giustificato. Volgerei l’attenzione non tanto agli alti e bassi della squadra, quanto ai contraccolpi che riceve il tifoso medio e/o il pilota dalle vicende che interessano l’oggetto del suo tifo. Nel caso del pilota lo strumento con cui si esprime.

E’ senz’altro vero che con il diminuire della forza e della potenzialità di vittoria della Rossa molti suoi tifosi sono passati al rivalutare il titolo costruttori. Molti, non tutti! Ci sono tanti che pur sostenendo anche calorosamente un pilota fintanto che siede su una macchina del Cavallino non fanno passare un minuto prima di scaricarlo se questi dovesse infilarsi in altro abitacolo. E ci sono tuttavia tanti che riconoscono nella coppia dei piloti quello con più capacità e dunque propendono nei commenti a riservargli gli aggettivi più positivi, ma al termine della loro avventura in rosso potrebbero al massimo preferirli ad altri nemici, mettendoli comunque dopo la squadra e in una certa qual misura dopo i piloti della squadra. Tra questi il sottoscritto.

Il povero Vettel, al di là delle nostre posizioni e della stima che verso lui nutriamo, ha subito negli ultimi due anni in Ferrari uno stress notevole. Non che io lo giustifichi per Sochi o Brasile 2019, ma vedevo il malessere. Sembra che ora stia meglio e ne siamo contenti. Magari non stia troppo bene eh!? Benino…:-)))

Il fatto è che non è facile sostenere la “leggerezza” del fardello rosso. #essereferrari rende semmai più difficile giustificare le fisiologiche sconfitte, non aggiunge un plus al mito. Il mito basta a se stesso senza discutibili trovate da marketing. Ma poi cosa vuol dire? Sono quelli con la macchina rossa? Sono quelli col cappellino, la maglietta, la tuta rossa? Parlano in un altro modo? Il loro spettro del visibile ha lunghezze d’onda differenti? Il loro cuore ha un ritmo diverso? Batte in testa? Sono quelli che vedono perdere la loro beniamina ma con uno stile particolare?

Ad #essereferrari è la Ferrari, il resto è spettatore compiaciuto, soddisfatto, appagato. Se vogliamo dare una sorta di importanza al Mondo che gira attorno alla Ferrari possiamo dire che è il vento che soffia sulle vele, non è però la barca, non è neppure l’equipaggio di quella barca. Può esserne l’armatore tutt’al più, e come tale è contento se la barca va e chiede conto se la barca non va. Siamo altre cose, altre persone, certamente con quell’unica passione. Ma, come fossimo un popolo battezzato in una parrocchia a parte, è  spesso incomprensibile a quanti non “passionano” (passatemi il termine) quanto possa essere difficile perseverare nella speranza che arrivino trionfi a cancellare periodi amari. Di quei trionfi nutriamo la nostra esistenza povera di successi, in quei trionfi riversiamo un patriottismo che l’italiano non ha mai concesso al Paese. Si da alla bandiera, o nel nostro caso uno stemma con la bandiera. Sotto il cavallo…!

In tutto questo possiamo inserire il povero Vettel. Caricato di anni di “non trionfi” (manco fosse innaturale non vincere sempre), della responsabilità di essere il Salvatore (l’ennesimo), e di #essereferrari. Non tutti hanno la buccia di Alonso, molti hanno la polpa scoperta e vulnerabile. In più #essereferrari per un mercenario come sono tutti i piloti, dandogli una cittadinanza, una appartenenza che possiamo dare al massimo ai meccanici, (forse a Furia), è un peso enorme. E Vettel se l’era caricato. Più che imputargli il presente, se pensiamo che abbia delle responsabilità come pilota, non può essere. Eventualmente solo dal punto di vista della gestione del mezzo. Un mezzo inadeguato spesso, ma come spesso ricordiamo, anche meraviglioso come nel 2018…

Beh, non siamo qui per rivangare il passato, e Vettel è il passato, ma piuttosto, partendo dal presente, cercare di leggere il futuro. Al momento in cui scrivo ho seguito malamente le prove, e come da tradizione non ci ho capito granchè. Tanto per immaginare (e sottolineo immaginare) che i rapporti di forza in alto, al netto dei tempi, non siano cambiati se non nelle proporzioni. A meno che la Regina, intervenendo qua e là non abbia rotto l’equilibrio che l’aveva contraddistinta dal 2014. E nel contempo, i promotori di quell’orrida bevanda non abbiano evoluto tutte (ma proprio tutte) le aree di intervento. Perché no!? I primi sono umani, molto organizzati ma umani. I secondi hanno Newey.

Ora, mettiamoci comodi e godiamoci la nuova stagione senza sperare in null’altro che nello spettacolo. Ci sono ancora due settimane di chiacchere e poi via. Soprattutto ci sono una manciata di giovani promettenti come non si vedeva da decenni. Ragazzi che vanno oltre la loro macchina, spesso insufficiente, a volte indecorosa. Un probabile nuovo record di vittorie e mondiali all’orizzonte. Uno sfidante che sembra degnissimo. Uno d’esperienza che ritorna. Un marchio prestigioso anche se, per adesso, solo come copertina a coprire il rosa che copre il grigio. Una faentina interessante. Una nobile inglese rinata.

La rossa sarebbe la ciliegina sulla torta se riuscisse a risalire di almeno tre posizioni rispetto al 2020. Non ce lo auguriamo solo noi “tifosi”, come ha detto Elkann in un discorso tutto in inglese tranne quella parola e “grazie” a chiudere. Se lo augurano anche gli organizzatori e, diciamocelo, gli avversari.

Ecco, era tutto qua. Il grido stridulo di un appassionato a cui sta passando la afonia da depressione per dire: Forza Ferrari! Ma anche Forza Formula 1! Non deluderci e non abbandonarci in un anno che non sarà facile!

Un caloroso saluto a tutti! Sperando di rileggere gli assenti dell’ultimo periodo. Buona stagione!

Seldon

 

Foto in evidenza da tuttosport

FERRARI SF21

All’appello 2021 mancava solo lei, la SF21.

Dulcis in fundo? Lo dirà la pista.

Presentata oggi la monoposto che dovrà farsi carico di risollevare le sorti rosse dopo la sciagurata stagione 2020.

Resta il “muso largo” , per la somma delusione di tutti coloro che pensano che sia quello il fattore determinante per andar forte. Ciononostante è stato “smagrito” ed i tecnici di Maranello sono riusciti nell’ operazione senza usare alcun gettone di sviluppo.

Ridisegnata la punta ed i piloni che si collegano con l’ala anteriore: c’è la ragionevole certezza che lo avrebbero snellito ancor più, se non fossero stati “impediti”.

I due famigerati tokens sono stati spesi per rivedere totalmente il retrotreno, nella speranza di migliorare quel posteriore che ha mandato ai pazzi i piloti dello scorso anno.

Scatola cambio e geometria delle sospensioni riviste per recuperare il controllo del retrotreno ed anche quei punti di carico che il nuovo fondo tagliato ha portato via.

La zona centrale della vettura appare profondamente rivista per una gestione diversa dei flussi verso il fondo e l’ala. Nuova la presa d’aria sopra la testa del pilota ed il disegno delle pance che risultano molto scavate come da scuola Mercedes.

La pista parlerà tra pochi giorni. Serviranno chilometri e chilometri per capirne la bontà e magari un clima più sereno di quello che si è creato intorno alla Scuderia negli ultimi tempi.

Il lavoro più importante è stato fatto a livello PU scegliendo di rifarne una nuova e tenerla congelata per l’intero 2021 piuttosto che sviluppare la vecchia con un paio di upgrade durante la stagione. Evidentemente le limitazioni imposte non avrebbero permesso di mettere in pista un motore decoroso sviluppato sulla base di quello esistente.

Ad ascoltare i “si dice” parrebbe che in Ferrari abbiano recuperato l’80% della potenza perduta nel 2020. Vedremo se saranno sufficienti a far stare i rossi almeno nel midfield con discreta costanza, anziché farsi sverniciare sul dritto da chicchessià Williams compresa come troppo spesso accaduto l’anno scorso.

Al primo impatto si ha l’ìmpressione che a Maranello abbiano lavorato più degli altri….come era necessario fare.

Due parole sulla livrea? Piacevole il rosso sfumato, terribile l’accostamento del verde…

Io ve l’ho presentata (senza nessuna presunzione)… a voi giudizi e commenti.

 

PS.

Vogliate concedermi un pensiero personale.

Pensando a Charles e Carlos di fianco all’auto ho avuto un sussulto che ha portato alla memoria i ricordi d’infanzia..

Ho pensato alla peggior Ferrari che avessi visto nella mia vita (la T5).. come per incanto mi sono sobbalzate nel cuore le speranze riposte in “quei due” giovani ad inizio 1981.

Ero un bambino e l’emozione che mi diedero “quei due” la ricordo ancora trovandoci parecchie similitudini. Da una parte un crack assoluto in termini di velocità pura, dall’altra uno tosto veloce e consistente. Entrambi giovani, baldanzosi, verginelli e con una voglia immensa. Credo che oggi il Vecchio possa essere felice di vedere questa coppia.

 

(immagini tratte da twitter)

…A 300 METRI DALLA STORIA

Ogni pilota ha avuto un giorno fortunato e uno sfortunato, ma in qualche caso è persino riduttivo parlare di fortuna, quando in ballo c’è la tua salute e questa, sicuramente vale il prezzo di una sventura, anche se distrugge un sogno…

Correva l’anno 1998, di una stagione del mondiale WRC con il maggior numero di case agguerrite alla ricerca del titolo mondiale. A bordo dei loro mezzi, ogni casa aveva dei gran pezzi da 90 come piloti, di quelli che ancor oggi riecheggiano nelle orecchie dei più appassionati.

  • LE AUTO E I PILOTI

Mitsubuishi

La Ralliart schierava il bicampione del mondo Tommi Makinen, sulla sua Lancer Evo 4, (diventerà la Evo 5 durante la stagione) con accanto il coriaceo Richard Burs.

Subaru

Il team 555, schierava la Impreza WRC 22b e aveva nelle sue fila l’amatissimo campione del mondo 1995, ossia Colin McRae, con al fianco il nostro Piero Liatti, due bei piloti veloci e vincenti.

Ford

La casa Americana supporta ufficialmente il nuovo team M-Sport di Malcom Wilson, che seguirà gli sviluppi delle Escort WRC, schierando come pilota di punta il 4 volte campione del mondo e leggenda, Juha Kankkunen, con al suo fianco Bruno Thiry. Il belga in qualche gara sarà sostituito da “un certo” Ari Vatanen.

Toyota

La casa Giapponese schiera le Corolla WRC e cerca la riscossa da quella squalifica di due anni e nella stagione 1998 il team punta tutto, schierando nelle sue fila due campioni del mondo quali Carlos Sainz e Didier Auriol.

Seat

Durante la stagione, farà la sua comparsa nel mondiale anche il marchio Spagnolo Seat con la Cordoba WRC, avendo come uomo di punta il finlandese Harri Rovanpera.

  • LA STAGIONE

I favoriti di questa stagione rimanevano Mitsubishi e Subaru, che nella stagione ’97 si erano giocate il titolo fino all’ultima corsa, con Makinen che ha sopravanzato McRae di un solo punto. Toyota, però non è li per guardare, la stagione precedente l’aveva usata per ricreare la struttura del mondiale, dopo i due anni di squalifica (la famosa questione delle flange mobili sul turbo) e per lo sviluppo della sua macchina, quindi questa è la stagione del riscatto. Ford, sempre sul pezzo, ma è la vettura più anziana del lotto partenti.

La stagione comincia in maniera molto equilibrata, tanto che ci saranno 5 vincitori diversi in 6 corse, con il campione del mondo in carica, artefice di vari errori e colpito da qualche sventura tecnica, che lo porteranno ad accumulare 4 ritiri in 6 corse, ottenendo però una vittoria e un terzo posto

Sainz, al ritorno in Toyota, nelle prime sei gare ottiene una vittoria e due secondi posti, ma meglio di lui fa McRae, con due vittorie e un terzo posto. Buono e costante il ruolino di Kankkunen. Le altre due vittorie vanno, una a Burns e una a Auriol.

A metà stagione la situazione è la seguente;

  • Colin McRae -24 punti
  • Sainz – 22 punti
  • Richard Burns – 18 punti.

la classifica fino a quel momento è abbastanza aperta a più possibili vincitori finali, ma da li in poi, inizia una sfida a tre, con il pilota della Mitsubishi (Makinen),  che ottiene 4 vittorie e un terzo posto nelle successive 6 gare.

Sainz si difende come può, giocando sulla costanza di risultato, non ottenendo alcun ritiro, portando a casa una vittoria, tre secondi posti e due quarti posti. McRae raccoglie le briciole e ottiene una vittoria, un terzo, due quarti e un quinto posto. Dietro di loro, a spartirsi il podio con frequenza, dei costanti Kankkunen e Auriol.

La classifica ora vede;

  • Makkinen – 58 punti
  • Sainz – 56 punti
  • McRae – 45 punti
  • L’ULTIMA GARA 

Si arriva all’ultima corsa con in lotta per il titolo solamente Makkinen e Sainz, distaccati da solamente 2 punti. Tutto è ancora aperto e tutto è da scrivere, con pochi tatticismi, perchè il risultato dell’altro conta poco, visto che difficilmente assisteremo a due campioni che si contenderanno le posizioni fra il quarto al sesto posto.

Il duello inizia con un Makinen che parte a tutta, sembra imprendibile a tutti, Sainz è già molto distaccato e si sta giocando il secondo posto con Kankkunen. Pare che il mondiale stia già assegnando il vincitore…

…ma come nella più classica delle corse, arriva l’incredibile…

TOMI MAKKINEN – OUT OF THE RACE

l’incredibile è successo, sottoforma di macchia d’olio lasciata in una curva da una delle delle vetture storiche, passate poco prima delle WRC. Makinen perde il controllo della vettura e finisce per sbattere e staccare la sospensione posteriore della sua Lancer.

Prova a tornare al parco assistenza, ma la polizia gli intimerà l’alt, visto che nei trasferimento la vettura non poteva circolare in quelle condizioni. è ritiro.

Per Sainz è una manna dal cielo, tanto da non crederci quando glielo raccontano e ora gli basta anche solo arrivare quarto, per avere il titolo in tasca. Lo Spagnolo si mette tranquillo, tiene un ritmo molto sicuro, che gli permetta d’arrivare alla fine del rally, lasciando che a giocarsi podio e gara siano Burns, Mcrae e Kankkunen.

Ultima speciale, scoppia il motore della Subaru di McRae, ormai praticamente è solo pura formalità per Carlos Sainz, il titolo non può sfuggirgli.

Km dopo km la speciale sta finendo, i tifosi son li festanti, Makinen viene intervistato in albergo, in attesa di consegnare l’alloro iridato al rivale Spagnolo.

Manca un Km, quella distanza che a un pilota fa percepire qualsiasi rumore come un dramma, ma siamo su una Toyota, dai non può succedere nulla…

Un rumorino diventa un rumorone…un rumorone diventa fumo…il fumo diventa la vettura che rallenta….una vettura che rallenta, diventa una vettura che…

  • ….300 METRI DAL TRAGUARDO

…si ferma…un rumorino diventa un incubo!!!

La Corolla WRC si ferma a lato della speciale, è incredibile e pazzesco!!! Sainz e Moya escono dall’auto, aprono il cofano, cercano di capire. Prendono l’estintore, provano a raffreddare il motore lanciando mille improperi vari.

Le telecamere si avvicinano, nessuno ci crede, Carlos sale in auto, prova a riavviarla, ma il motore non ne vuole sapere…

I suoi occhi sono quelli di un uomo arreso, sconfortato, distrutto, scende dall’auto, con il suo navigatore incazzato come una bestia, con quella vettura che li aveva traditi, tanto da sbattere il portellone, prendere il casco e lanciarlo contro la vettura, sfondando il lunotto.

Rabbia e disperazione, il mondiale è veramente andato in fumo.

(Questo video spiega più di mille parole)

  • E Tommi Makinen ?

Anche in questo caso vi lascio alla reazione che ebbe in diretta, durante l’intervista che citavo poco sopra…

Nessuno poteva credere a quello a cui si era appena assistito, va oltre alla peggior sconfitta, essere arrivato li, quasi a prendere quel trofeo e vederlo fuggire via…

Makinen è campione del mondo per la terza volta consecutiva.

  • LA FORTUNA

Avevo iniziato citando la fortuna che chiese il suo tributo? Beh, forse questo fu solo il tributo che la dea bendata chiese a Sainz, dopo il terribile incidente in cui uscii illeso nel 1991 in Australia.

La sua vettura si capotto una miriade di volte, cedette quasi tutto dell’auto, tetto, sedile, roll bar e cinture, con la testa di Carlos che uscii dal finestrino durante le giravolte. Fu un vero miracolo che sia uscito praticamente indenne.

…se quello fu il tributo richiesto, meglio sia andata così…

Storia e passione #Blogdelring

Saluti

Davide_QV

FORMULA 1 2018 – SINGAPORE AIRLINES SINGAPORE GRAND PRIX

Mi ritrovo qui, davanti ad una grossa indecisione; per i ferraristi, è peggio ricordare Singapore 2017 o la scorsa Monza 2018?

Nel 2017 il trittico asiatico doveva essere il crocevia per il titolo, ma la pista di SingSing divenne l’essersi trovati davanti ad un bivio, imboccando invece la “highway to hell”.

Il 2018 invece, ha già proposto un trittico di mera disperazione sportiva, con le somme delusioni di Le Castellet, Hockenheim e Monza (abboniamo parzialmente Baku) , portando i tifosi rossi, a pensare che l’epilogo di questa stagione sia abbastanza nefasto.

Quale sia il punto di congiunzione della gara del 2017 e gli errori del 2018? Sempre il buon Sebastian Vettel, che sta risultando assai carente di sangue freddo, soffrendo fin troppo la pressione. Lo scorso anno, la dimostrazione la diede chiudendo in malo modo la traiettoria a Verstappen, finendo con il creare la carambola “perfetta”, una delle scene più apocalittiche, di due Rosse che si schiantano fra loro. Nelle gare di questa stagione, avendo forse più ansia da prestazione e poca pazienza, nel pensare che la corsa è lunga, lo si è visto prodursi in due grossi errori nelle fasi iniziali  (proprio lui che si lamentava di ciò, in quel della Russia 2016), ed unico a sbagliare sul bagnato, quando poteva gestire il vantaggio.

Per la gara di Monza, suggerivo al crucco di imparare la manovra di Schumi alla roggia del 2003 (allego diapositiva)

Ma il buon crucco, deve aver guardato la gara del 2004 (allego video)

Uso questi due istanti della Roggia, per far vedere che anche i migliori non sono esenti da errori, ma spesso ci si ricorda solo delle manovre ben riuscite, più delle altre.

Ma tiriamo una linea sul passato, visto che in questi giorni, si è già detto di tutto e di più a riguardo e avrei voluto avere i social, per leggere cosa si sarebbe detto e scritto del RE SCHUMI, dopo Jerez ’97, Spa ’98, Suzuka ’98 o Spa ’00.

Magari, come quella Monza ’00, Singapore potrà essere a sua volta l’inizio del riscatto e punto di partenza per una storia di gioia Maranelliana/Vetteliana, perchè tutto sommato la macchina c’è e su questo circuito cittadino, il Sebastiano è colui che meglio di tutti lo ha saputo interpretare, dalle qualifiche alla gara, dominando le corse o rendendosi artefice di grandi rimonte. Occhio però a non sottovalutare il buon Hamilton, che segue a poca distanza per numero di vittorie, pole e podi, fra i muri del gp cittadino notturno.

La stagione è ancora lunga, visto che ci sono ancora 7 gp da correre, con i loro 175 punti a disposizione,  ma ora più che mai, Vettel è chiamato a correre delle gare davvero perfette, senza più errori. Probabilmente si ritroverà solo contro 3 piloti, con la Mercedes che ha ormai sdoganato il servilismo di Bottas, per aiutare Hamilton nella corsa al titolo. In Ferrari, probabilmente Raikkonen vuol cercare di dimostrare che è ancora Iceman e ottenere quella vittoria che manca dal suo ritorno in Rosso. Forse però l’annuncio di correre per Sauber nelle due prossime stagioni (valangata di soldi), può aver messo il Finnico nella condizione di pace con quelli di Maranello, ed aiutare il Tedesco nella rincorsa al titolo.

Hamilton resta ancora il favorito, anche in virtù di una stagione che gli ha già visto mettere uno 0 in classifica per problemi tecnici, oltre ad aver saputo uscirne alla grande, da situazioni difficili, come a Silverstone e Hocknheim, segno di un pilota più concentrato che mai all’obiettivo e lontanissimo dal fare errori sciocchi, esattamente l’opposto del pilota della rossa.

Difficile da credere a una Red Bull che possa essere terza incomoda nella corsa, visto che Mercedes e Ferrari hanno alzato di parecchio il livello, con la Renault che ha deciso di usare il team di Milton Keynes, come sviluppo in gara dei suoi motori, quanto meno con Ricciardo.

Haas ha fatto ricorso per la squalifica di Monza, figlia di un fondo vettura non omologato, risultato di una mancata soluzione di un problema di raccordatura, inserita nel regolamento a Luglio, a cui il team non ha posto rimedio, giustificandosi nel non aver avuto tempo, a causa della pausa estiva. Insomma, un pò forzata come giustificazione, tuttavia In Haas si dicono sicuri di portare via la quarta posizione in classifica costruttori a Renault, anche senza la restituzione dei punti di Monza e la cosa par probabile, guardando le prestazioni dal Canada a oggi.

Da seguire attentamente la Racing Point Force India, che da quando ha cambiato gestione, pare essere tornata ai suoi fasti migliori e anche in questo caso, la stagione è ancora lunga e chissà che non siano invece loro, a prendere la 4 posizione nei costruttori.

La lotta per la quarta posizione, è quasi come vincere il titolo degli umani, visto il distacco siderale che c’è fra i primi 3 team e il resto del gruppo, la F1 dovrebbe meditare su questo aspetto, perchè l’era dei comprimari, non si sa quanto possa durare ancora, prima di ritornare ad avere delle defezioni del parco partenti, sopratutto se a sparire potrebbero essere McLaren o Williams (non che sia imminente, ma si sa mai)

Ps occhio che curva 16 e 17 saran modificate, andando a ridurre il tracciato di BEN 2 metri! Non mettetevi a sperare che aiuti i sorpassi eh.

Ps 2 Mi spiegate il senso di definirsi terzo pilota di un team, se puntualmente questo non salirà mai sulla monoposto, anche in caso di defezione o cambio pilota? Già successo in altre occasione, ma ora mi riferisco alla Williams, che ha già annunciato che nel caso Stroll dovesse cambiar team, non è per nulla probabile che il sedile venga occupato da Kubica.

Ps3 Non comprendo le scuse di Arrivabene a Bottas, per averlo definito un maggiordomo, ennesimo capitolo di un team principal dal poco spessore. In altri tempi, le parole contro la Ferrari e i suoi giochetti con i piloti, son state più che al vetriolo, quindi questo era solo un: “Ieri a me, oggi a te”

Ps4 Saluti

Davide_QV #ritornatoaparlarediF1

Ne resterà solo uno (per l’ex sedile di Nico)

Bottas, Wehrlein, Sainz.

Ormai la “rosa” dei papabili per il posto lasciato vacante dal Campione del Mondo in carica Nico Rosberg è ristretta a loro tre.

Non è un mistero che Wolff una volta ricevuta la novella da NR6 abbia immediatamente cercato di mettere Ricciardo in squadra. Bisogna dargliene atto, al netto della porta sui denti che ha rimediato da RBR l’idea dello Smiling Assassin accanto a LH44 era da erezione imperitura. Seconda solo forse (ma dico forse) all’idea che il web maggiormente caldeggiava ossia quella del Principe delle Asturie accanto all’Anglocaraibico. Idea che è stata più un viaggio di tutti noi che IMHO un’intenzione reale da parte di MB. Chi scrive pensa che se c’è la volontà c’è tutto (the will to act – Ra’s Al Ghoul) quindi se Alonso non è finito in MB è solo perchè MB in quel sedile non ce lo voleva, punto. Ad onor del vero in MB un pò di confusione nella testa ce l’avevano mentre vagliavano le opzioni, vivaddio se i primi 2 a cui pensi sono Ricciardo ed Hulkenberg ho idea che non hai proprio chiaro in mente che tipo di line up vuoi mettere in pista per il 2017 (con Ricciardo a 2 punte assetate di sangue, con Hulk più in modalità Ferrari con una Superstar ed un galoppino) . Poco male, come RBR anche Renault ha dato la porta sui denti a Wolff relegando Hulkenberg al triste primato di 2 ingaggi da sogno sfiorati, il primo con la Ferrari per il 2014 (contratto strappato una volta che firmò Raikkonen, e fu un enorme errore IMHO) il secondo quello con MB per il 2017. “Ci sei andato vicino, ma non ce l’hai mai fatta. E se dovevi farcela, ce l’avresti già fatta” (M.Wallace – Pulp Fiction)

Il che ci porta alle opzioni rimaste, nessuna delle tre è roba da levare il sonno la notte dall’ansia di vederli all’opera su una MB ma tant’è, questo passa il Convento e ancora un pò tocca pure ringraziarli già che la bonaccia del dopomondiale è brutta roba davvero. Andiamo in analisi sui tre piloti in oggetto in rigoroso ordine di probabilità.

Bottas: 50%. Un pilota emozionante come una canzone degli Inti Illimani in loop mentre sei in fila alla posta. La cosa più bella che gli ho visto fare in tutti questi suoi anni di F1 è stata l’ultima curva di Sochi in drift nel Q3 del 2014 che gli costò spettacolarmente una probabile pole. Nel senso: arrivò impiccato in curva e tra alzare il piede e perdere la pole e farla in drift (e perdere comunque la pole) scelse la seconda. Nei 3 anni con Felipe in Williams di fatto ha chiuso il confronto in parità e l’ex ferrarista era a fine carriera. Gli abboccamenti con Ferrari del 2015 non han portato a nulla semplicemente perchè fortunatamente a Maranello han capito che con quello che costava solo di penale strapparlo a Claire e compagnia ci pagavano lo stipendio di Raikkonen pure per il 2016 ed il 2017 (peraltro mettendo pure definitivamente a cuccia KR7 come l’etichetta Ferrari impone (sic)). L’unica cosa che mi viene in mente al pensiero di lui in MB per il 2017 è Heikki “zero gradi mentali” Kovalainen in Mecca nel 2008. Non penso che Bottas sia un beoto come Kovalainen eh (il quale nel 2008 riuscì ad andare addosso a Raikkonen per 3 volta alla prima curva di un GP) ma penso invece che con lui in squadra Hamilton avrebbe la stessa ansia che Raikkonen mette a Vettel in Ferrari. Pari a quella indotta da una spada di TAVOR in endovena. Che Dio ce ne scampi……..

Wehrlein: 30%. Ammetto di conoscerlo poco, ma in troppi ne parlano bene (seppur nessuno coi toni usati per Verstappen e nemmeno con quelli usati per Vandoorne e questo va detto) per non sospettare almeno che sia buono. Questo 2016 è stato abbastanza controverso per lui: dopo la gran bella gara in Austria dall’arrivo di Ocon in squadra in avanti ha fatto sostanzialmente match pari col debuttante assoluto francese il quale ha pure finito per soffiargli il posto in Force India lasciato vacante da Hulkenberg. E, come al solito, i “se” ed i “forse” contano il giusto ossia ZERO: se la Force India avesse voluto lui avrebbe preso lui e non Ocon, punto. Mettiamoci pure che mediaticamente in MB farebbe giusto la brutta controfigura di LH44 e capirete come tra lui e Bottas per chi scrive è come dover scegliere tra un pugno ed un calcio. Entrambi rigorosamente nei marroni purtroppo. Il che ci porta all’unico spiraglio di luce ossia al terzo ed ultimo candidato……..

Sainz: 20%. Francamente sto pregando che MB scelga lui. Il pensiero di Bottas o Wehrlein è talmente raccapricciante che vien voglia di mandar moccoli a Nico Rosberg per averci condannato ad una cosa del genere. IMHO Sainz è buono, molto. E’ uscito bene dal confronto diretto col predestinato, “the chosen one”, Verstappen ed ha messo assieme due anni molto solidi e consistenti in RBR. Chi lo conosce ne parla come di un ottimo mix di dedizione al lavoro e velocità, il che ne farebbe più o meno paradossalmente il sostituto ideale di Nico Rosberg, anch’egli sempre stato perfettamente equidistante tra dedizione al lavoro e velocità. La sua scelta peraltro implicherebbe l’arrivo di Gasly in STR cosa che con buona probabilità salverebbe il posto a Kvyat alla prima defaillance stagionale nel 2017.

Questo è quanto, cari Ringers. Questo passa il Convento e come dice il saggio “piùtost che nient l’è mei piùtost”