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F1 2019 ITALIAN GP: AN INTRODUCTION

Back to back, da SPA a Monza.
Ma non è un momento facile, per nessuno che sia addetto ai lavori o appassionato di motorsport. Si arriva a Monza con un ragazzo in meno, morto in pista a SPA.

Tanto è stato scritto, analizzato, giustificato e alla fine, in maniera anche abusata, resta sempre il solito mantra: lo show va avanti, nonostante tutto. Hubert è morto facendo la cosa che più gli piaceva fare nella vita e da questo punto di vista si può definire più fortunato di tanti altri. Ma che fortuna ci può essere a morire a 22 anni?

Tutte le parole spese servono soprattutto a chi resta per trovare una ragione plausibile a continuare quello che si sta facendo. Non valgono più per Hubert e la sua famiglia, che in maniera diversa appartengono ad un’altra categoria dello spirito, quella di chi non c’è più e quella di chi deve affrontare una vita segnata per sempre dalla casualità.

Proprio questo è il vulnus di tutta la faccenda. La casualità, l’avvenire di un fatto involontario e imprevedibile. Vale nella F1 come nella vita di tutti i giorni. Una potenziale spada di Damocle che aleggia sopra le teste di tutti. Sicuramente per un pilota di auto o moto le probabilità di andare incontro a un evento del genere aumentano ma, tutto sommato, si può morire anche banalmente cadendo dalle scale o per un improvviso aneurisma cerebrale. Nel caso di Hubert e Correa, una monoposto impossibile da evitare per il primo e una gomma forata per il secondo che, con tutta probabilità, ha reso impossibile governare pienamente la su amonoposto.

Nelle nostre vite governate dalla ragione e dalla volontà di essere artefici del proprio destino c’è sempre la possibilità del colpo di mano della sorte che può mettere fine a tutto.

immagine da rte.ie

E allora è giusto indagare, migliorare le procedure, cercare di rendere gestibile anche l’imprevedibile. Ma soprattutto è giusto continuare a correre, a rendere omaggio al Dio della velocità. Perché alla fine fermarsi eliminerebbe soltanto la possibilità di esplorare i propri limiti, di sfidare le proprie debolezze, privarsi della possibilità di decidere come plasmare i propri sogni.

Hubert lo sapeva bene e di sicuro non aveva paura di morire, perché semplicemente non la riteneva una possibilità concreta. Perché i sogni e la voglia di esplorare i propri limiti saranno sempre più forti.

E ogni pilota sarà sempre la personificazione vivente di ciò che tutti noi appassionati saremmo sempre voluto essere.

Si riparte da Monza quindi, quello che è il tempio della velocità, con la media oraria sul giro più elevata di tutto il mondiale F1. Si riparte dalla prima vittoria Ferrari dell’anno, ottenuta dal più giovane pilota ad aver mai vinto su una Ferrari.

A inizio 2019 sarebbe sembrata una follia, solo una vittoria ottenuta tra l’altro in maniera soffertissima e con una favorevole coincidenza di avvenimenti. Per Monza in tanti, soprattutto in Mercedes, hanno messo le mani avanti dando la Ferrari come super favorita per la vittoria. Considerando quello che è avvenuto a SPA non hanno tutti i torti, soprattutto in qualifica, ma sarà la gestione delle gomme in gara a decidere molto se non tutto. E in Mercedes ne hanno offerto una bella lezione nel 2018.

Ferrari dovrebbe arrivare a Monza carica come non mai ma il sentore è che la gara di SPA abbia prodotto una spaccatura tra Vettel e la squadra. La gara ” a servizio” del tedesco nei confronti di Leclerc ha definitivamente infranto il tabù del Vettel caposquadra sempre e comunque. Anche il linguaggio del corpo fa trasparire l’umore del tedesco probabilmente al minimo storico da quando è a Maranello.

Leclerc si sta affermando pilota di punta in pista e l’atteggiamento della stampa italica nei confronti dei due piloti rimarca e aiuta a creare la differenza di gradimento tra i due. Con grossi interrogativi sul ruolo che potranno avere nel 2020 e della permanenza del tedesco a scadenza di contratto, tra l’altro molto oneroso.

immagine da quotidiano.net

Vettel avrà a Monza la possibilità di riscattarsi e di vedersi restituito il “favore” elargito nella gara belga per agevolare la vittoria di Leclerc. Ma se il monegasco confermerà il suo grande stato di forma in Brianza, forse potremo assistere alla sua seconda vittoria, con conseguenze immaginabili sulla psiche del tedesco e considerando che per un pilota Ferrari vincere a Monza equivale ad entrare nella storia della scuderia.

In Mercedes non partono battuti, non lo sono mai a priori, ma sanno che devono cercare di rendere la gara delle Ferrari il più complicata possibile, non essendoci grosse speranze di ottenere la pole, per quanto visto a SPA. Con Bottas ormai “addomesticato”, il motivo di interesse principale è una eventuale lotta con Leclerc.

Red Bull si è già tirata fuori dalla contesa in quanto sceglierà di pagare dazio cambiando la PU Honda per una nuova specifica e giocarsi grosse chance di vittoria a Singapore. Potrebbe comunque venire fuori una bella gara in rimonta dalle retrovie, considerando anche la loro gentilezza nel trattare le gomme.

Nel gruppone degli “altri”, Alfa-Sauber gioca in casa, con il grosso delle speranze riposte nel solito Raikkonen. Il GP di Monza ritrova un italiano al via ma Giovinazzi dovrà farsi perdonare il fantozziano errore di SPA, quando ha buttato via un settimo posto uscendo di pista malamente ad un giro dalla fine.

Dal punto di vista tecnico, per tutti si tratterà di viaggiare con le ali più scariche possibile cercando un grip accettabile nelle curve ad alta percorrenza e cercando la massima efficienza aerodinamica. Le PU saranno messe sotto stress viaggiando in pieno per l’80% del giro e raggiungendo velocità di punta tra le più alte in stagione. Tutti i top team dovrebbero far esordire le loro PU aggiornate, vedremo con quali esiti.

A scompaginare ulteriormente i piani dei team potrebbe esserci il meteo, non proprio accomodante per il weekend di gara. Al momento previsto un venerdì particolarmente piovoso, un sabato con bel tempo e con minaccia di pioggia in gara.

Pirelli ha scelto di portare le mescole C2, C3 e C4 per la gara brianzola. Una scelta simile allo scorso anno con una specifica di C3 e C4 più morbide rispetto al 2018. Prevedibile che i team più in difficoltà con la gestione dell’usura della gomma provino a partire con gomma C3, oppure scegliere di partire con le C4 e fare un solo pit stop per montare le C2.

immagini da F1i.com

Per quanto riguarda le scelte dei team, solo Mercedes e Ferrari hanno scelto di portare 4 set di C3 con uno dei due piloti. Tutti gli altri si attestano su 1-2 C2 e 2-3 C3. Evidente come si vogliano estrarre più dati possibili sul comportamento delle C3 in ottica gara.

Ferrari non vince a Monza dal 2010 e più volte negli ultimi anni ha dovuto subire la parata delle due MB a fine GP. Speriamo innanzitutto che sia un GP divertente e senza drammi, non più.

 

 

 

IL PAGELLONE SEMISERIO DEL FROLDI: SAKHIR

E’ troppo facile, o troppo difficile, scrivere questo pagellone. Per una serie di sentimenti contrastanti del mio animo che, al confronto, una depressione bipolare è calma piatta.

Ma credo di essere in buona compagnia dopo aver assistito all’ultimo Gran Premio.

Il fatto è che noi ferraristi siamo così. Sfigati. Sfigati ma a nostro modo “fortissimi” o, come si dice con un termine abusato, di moda per qualche tempo e infilato dappertutto e poi semi-dimenticato, RESILIENTI. Inutile girarci attorno: siamo come Fantozzi. Non è vero?!

Beh… se ci pensiamo bene, d’altronde, Fantozzi è un personaggio “titanico”. Gli capita di tutto e di più ma lui continua ad andare avanti, imperterrito. E si rialza sempre.

Siamo sopravvissuti a 21 anni di digiuno, a cambi e motori che esplodevano come pop corn nel microonde, a Monza 1995 con il cuscinetto da 100 lire, Brasile 2008, Abu Dhabi 2010,

Abbiamo la pelle dura ormai, noi ferraristi stagionati e un po’ attempati.

Da ieri, i detrattori italiani della Ferrari, perché esistono e, incredibile, non si tratta di specie in via di estinzione, tutt’altro, ma viva e vegeta e fra noi in servizio permanente effettivo, avranno un motivo in più per ridicolizzare la Ferrari e noi che la tifiamo. Ce ne faremo una ragione e porteremo stoicamente la nostra “croce” in attesa della Pasqua.

Ma almeno abbiamo una certezza, poco consolatoria ora, ma molto consolatoria a lungo termine.

Noi a tifare Ferrari, sino a quando esisteranno gli sport motoristici ed esisterà la Rossa, ci saremo ancora e sempre. Imperi sono nati, cresciuti, arrivati all’apogeo e tramontati, Scuderie ci hanno mazziato e fatto impazzire, guerre intestine ci hanno messo nel sottoscala del motorsport per anni. Ma poi noi torniamo sempre. Gli altri chissà. Sì: noi siamo sempre lì. Come Rocky. E come Fantozzi. Tanto per restare in clima cinematografico.

La classifica è già un abisso, soprattutto quella Costruttori. E Binotto non ha molte scusanti, perché lui è un tecnico, e non puoi avere già problemi così severi in due gare, perché è chiaro che alla prima gara i nostri hanno comunque corso depotenziati.

Alla Mercedes va sempre tutto, troppo bene. Ma è la forza e la fortuna dei forti. Di quelli che non devono sempre inseguire spasmodicamente. Di quelli che hanno imparato a vincere ed a migliorarsi sempre. E chi li schioda più da lì…

Purtroppo non si vince un Mondiale facendo la girella o senza affidabilità. Soprattuto con il regolamento stilato dai 4 ubriachi al bar ed avallato da Montezemolo che forse era ciucco, in quei giorni, quando la sua mano ha messo la firma in calce a quel foglio diabolico da cui è cominciato il dominio in grigio.

E, purtroppo non si può chiudere il Mondiale, resettare tutto e fare nuove regole, come nel 2014 (boccaccia mia statti zitta). E quindi? E quindi niente. Si prende la sconfitta e la si porta a casa. Si impara dalle sconfitte? Si, se non si ripetono.

D’altronde ci sono cose ben peggiori nella vita. Ma non è che faccia meno male, cercare di ricordarselo, dopo questo bruciante e crudele finale di gara.

Charles Leclerc. Voto: freddissimo. Ne abbiamo parlato con Luca Dal Monte, che conosce come pochi il mondo e la storia della Formula Uno. Ed è d’accordo. E’ un predestinato. Uno che sembra mangiare a colazione velocità e pressione, nel senso che sembra reggerla come fosse la cosa più naturale al mondo. Se Arrivabene lo ha davvero voluto, ci ha visto non giusto, di più.

Vettel. Voto: mister girella è tornato. L’amico, prezioso come pochi per conoscere l’andamento della gara “dietro le quinte”, Alex Brunetti-@deadlinex ci ha rivelato che la monoposto di Seb era completamente fuori assetto, soprattutto con le gomme posteriori. Dunque parziale scusante. Ma, buon Dio, solo lui sfida le leggi della fisica e riesce sempre a girarsi da solo!Ok, salviamo la sua onestà nel riconoscere l’errore. Ma come sarebbe andata la gara se si fosse almeno accodato ad Hamilton? Domanda retorica vero?

Io e Vettel. Voto: spero che lui vinca il titolo con la Ferrari. Io adoro Seb, in Red Bull lo “odiavo” come pochi, visto che vinceva a ripetizione contro la Ferrari. Adoro il Seb in rosso soprattutto caratterialmente, e pochi come lui amano davvero la Ferrari. Ma il problema è che si sta complicando la vita, e sta facendo perdere punti pesanti alla Scuderia. Caro girello, datti una mossa, perché io non vedo il vero Seb ormai da secoli…

Affidabilità Ferrari. Voto: sono dolori. Cilindri, pistoni, candele, Mgu-H e altre diavolerie del dio dei motori. Non voglio neanche sapere cosa sia accaduto. Perché tanto in Formula Uno il più pulito ha la rogna e mentono più di un calciatore che casca come morto, o urlando come se gli avessero amputato una gamba senza anestetico, dopo aver addirittura simulato. Il problema è serio. Dopo due gare. Con una PU che dovrebbe fare 7 gare. Devo aggiungere altro?

Hamilton e la gara. Voto: è nato prima il culo o l’audace che, in quanto tale, ha culo? Domanda “filosofica” irrisolvibile. Un fatto è certo. Non molla mai, mai, mai e poi mai. Si fa sempre trovare pronto.

Hamilton nel dopo gara. Voto: un signore. E in più, maliziosamente, mette un pò di pressione, come se già non ne avesse, a Vettel…

Toto Wolf dopo la gara. Voto: sincero.  Abbiamo avuto una bella botta di culo (appunto!). Non l’ha detta proprio così ma quasi. Ed era sincero. Incredibile. Ma, d’altronde, anche un orologio rotto segna due volte l’ora esatta…

Bottas-Rocky. Voto: ridicolo. Praticamente mai esistito in questa gara.

Kimi. Voto: consistente. Ora che non deve più dimostrare “niente”, con una bella Alfa Romeo, ci fa divertire.

Mad Max. Voto: maturo. Poco spettacolare, molto redditizio. Ma appena gli daranno di nuovo una monoposto vincente, ci divertiremo. Sempre che, come gli capita talvolta, non si butti addosso ad una rossa.

P.S.: da questo momento mi dichiaro sportivamente ateo. Non credo esista un dio dei motori, e se esiste tifa Mercedes. A parte gli scherzi, se alla fine tutto si livella, e con 21 tappe è plausibilie, mi aspetto che anche gli altri abbiano problemi. E se non li avranno avuti, avranno ancora più ragione nel continuare a vincere.

Mariano Froldi, Direttore responsabile di FUnoAT