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F2 ARABIA SAUDITA 2025 – VERSCHOOR PIÙ VELOCE DELLA LEGGE

Il weekend di Jeddah ha regalato spettacolo agli appassionati di F2 e ha permesso di delineare l’insieme dei piloti che lotteranno per il titolo quest’anno. Oltre ai consueti colpi di scena, abbiamo anche due nuovi record (uno un po’ ufficioso).

NB: per ragioni di facilità di lettura, data la somiglianza dei cognomi di Victor Martins (ART) e Jose Martì (Campos), indicherò il primo come Martins mentre per il secondo apporrò il suo nomignolo “Pepe” nelle situazioni in cui si potrebbe fare confusione.

Le qualifiche del Venerdì si sono concluse con un colpo di coda di Jak Crawford (DAMS), che mette insieme il giro perfetto proprio all’ultimo momento utile della sessione, beffando di 22 millesimi Victor Martins (ART) che invece aveva comandato dall’inizio. Leonardo Fornaroli (Invicta) conferma la sua grande crescita piazzandosi a soli 92 millesimi dalla vetta. Ottimo anche il quarto posto per Luke Browning (Hitech), seguito da Arvid Lindblad (Campos) e Alexander Dunne (Rodin). Gabriele Minì (Prema), dopo essere stato anche in testa a un certo punto, ha chiuso ottavo.

La Gara Sprint, come da regolamento, vede i primi 10 piloti in posizioni invertite rispetto a quelle delle qualifiche. Roman Stanek (Invicta), decimo nelle qualifiche, partirebbe davanti a tutti ma una penalità per impeding gli causa invece lo arretra in quarta posizione.

Parte quindi in pole Richard Verschoor (MP) con Minì al suo fianco, ma l’italiano pattina e Pepe Martì può rubargli la posizione. Come in Bahrain, un incidente evoca la Safety Car dopo poche decine secondi di bandiera verde (stavolta Shields nelle retrovie va a sbattere ancor prima di arrivare in curva 1); alla ripartenza Martì passa Verschoor ma l’olandese regola il pilota della Campos il giro dopo e si riporta in testa.

Pepe Marti #3 Campos Racing, during round 3 of the FIA Formula 2 Championship at Jeddah Corniche Circuit in Saudi Arabia on April 18-20, 2025. // Dutch Photo Agency / Red Bull Content Pool // SI202504190313 // Usage for editorial use only //

La manovra sul momento era sembrata dura ma regolare, tuttavia più avanti nella gara i giudici gli daranno 5s di penalità per aver forzato Martì fuori pista. Lo spagnolo stesso in seguito giudicherà la decisione come eccessiva. Minì nel frattempo viene passato da Lindblad per la terza posizione.

La gara contina e Pepe Martì finisce largo in curva 10. Riesce in qualche modo a sopravvivere ma rientra in pista alle spalle di Lindblad. I primi tre proseguono a elastico per il resto della gara, con Verschoor che allunga per poi stabilizzare il distacco sui quattro secondi.

Crawford ha un passo pari a quello dei piloti di testa e si porta rapidamente alle spalle di Minì, in difficoltà finora. L’americano tenta l’attacco in curva 1 ma va al bloccaggio, complice lo sporco all’interno, e finisce addosso all’italiano, girandosi e quindi ritirandosi. La Safety Car entra di nuovo in pista ma la ripartenza non porta stravolgimenti nelle posizioni di testa.

Verschoor prova a riallungare sugli inseguitori ma con 4 giri a disposizione non riesce ad andare oltre i due secondi. Lindblad quindi eredita la prima posizione e con 17 anni e 8 mesi diventa il pilota più giovane di sempre a vincere una gara in Formula 2, migliorando il record di Theo Pourchaire, stabilito a Montecarlo nel 2021. Lo avevo detto la scorsa gara, che è la “next big thing”.

Verschoor al contrario non riesce nemmeno a salire sul podio. Non conosco la statistica esatta ma ormai dovrebbe aver fatto il record per il numero di vittorie perse a causa di squalifiche o penalità, almeno per la Formula 2. Pepe Marti conquista la piazza d’onore mentre Dunne ritorna subito sul podio, dopo la vittoria in Bahrain, merito anche di un doppio sorpasso ai danni di Stanek e Minì. Il palermitano nella seconda metà di gara ha lottato a lungo con Fornaroli per la sesta posizione ma alla fine ha mantenuto la posizione.

La partenza di gara 2 è lineare e per la prima volta nelle ultime due settimane non è interrotta da nessuna safety car. Crawford mantiene la prima posizione davanti a Martins e Fornaroli, mentre Lindblad va largo nel tentativo di superare Browning e cede la quinta posizione a Dunne, seppur restando davanti al suo compagno di red bull academy Pepe Martì. Almeno finché questi non lo passa sul rettilineo dei box a inizio del secondo giro. Nei primi giri subisce anche la pressione di Minì, ottavo, almeno finché le gomme non molleranno l’italiano, che infatti sarà tra i primi a cambiarle.

In difficoltà è anche l’altro nostro connazionale, Leonardo Fornaroli, che al quinto giro sbaglia l’uscita di curva 22 e permette a Dunne e Browning di passarlo al tornante. Anche lui andrà ai box non appena possibile (ricordo che, da regolamento, il pit stop obbligatorio della gara lunga è valido solo se effettuato dopo tot giri, in questo caso sei). I piloti di testa li imitano nei giri immediatamente successivi.

Martins prova un overcut di due giri nei confronti di Crawford e riesce a uscirgli davanti; una VSC, chiamata per rimuovere dei detriti, gli fa anche guadagnare tempo prezioso per scaldae le gomme, ma non è sufficiente per impedire a Crawford di riprendersi la posizione non appena si torna sotto bandiera verde.

 

L’attrazione principale dopo le soste è il trenino di Pepe Martì, Dunne, Browning e Minì, in lotta per la quarta posizione virtuale.

Dato che in Arabia Saudita:

  1. non puoi superare al di fuori di curva 1 e curva 27
  2. se passi alla 27, il DRS permette all’altro pilota di riprendersi la posizione sul rettilineo dei box
  3. se il tuo avversario è davanti a te in curva 1, non ci puoi fare molto visto che non si può affrontarla in due senza che uno finisca fuori pista per evitare il contatto
  4. adoro il circuito di Jeddah

le posizioni restano in questo equilibrio instabile per buona parte del secondo stint, con battaglie anche divertenti ma che non risolvono i conflitti. Alla fine l’unico cambiamento di posizione sarà per Dunne, merito di una penalità di 5s per aver forzato Browning fuori pista. Minì dopo metà gara si allontana e finirà preda di Linblad.

Questo duello però fa un po’ perdere di vista quello che succede in testa.

Verschoor è il primo dei piloti su strategia alternativa e nella prima parte di gara aveva ricevuto ben poche attenzioni da parte delle telecamere. Dopo che i piloti su soft si sono fermati invece si scatena e, nonostante la gomma usata, a ogni giro fa registrare il record personale, tanto da guadagnare su Crawford anche a parità di aria pulita.

L’esito di questo stint magistrale è che dopo il pitstop obbligatorio a quattro giri dalla fine Verschoor è a 3.5 secondi da Crawford, che aveva dominato fino a quel momento. Il tempo di scaldare le gomme e gli è addosso, cosicché all’ultimo giro Verschoor può compiere indisturbato il sorpasso che gli vale la prima posizione in pista e la vittoria al traguardo. Stavolta nessun giudice gliela può togliere. Crawford può forse recriminare il duello con Martins, che gli ha fatto perdere quel secondo che alla fine ha permesso a Martins di attaccare all’ultimo momento utile.

Come sette giorni prima in Bahrain, Martins deve difendere l’ultimo gradino del podio dal rientro di Fornaroli ma stavolta l’impresa riesce. Minì resiste al rientro dei piloti su strategia alternativa, che nessuno oltre a Verschoor è riuscito a far funzionare a dovere, e conclude nono.

Questo campionato deve ancora mostrare le sue carte, perché al momento non sono ancora emersi con chiarezza i contendenti per il titolo. In questo contesto Verschoor può essere uno dei favoriti: ha un’esperienza rara per l’attuale F2 (è nel campionato dal 2021), una buona velocità, e corre per il team campione del mondo. Con la vittoria nella gara lunga Verschoor va anche in testa al campionato (e senza il “furto” di gara-1 avrebbe avuto anche un margine maggiore).

Il campionato finora è stato incoraggiante anche per un altro “vecchietto” della F2, Victor Martins (corre dal 2023, per gli standard della serie è a fine carriera). Negli anni passati era sempre partito con i favori del pronostico ma si smarrì strada facendo, quest’anno sembra invece aver ritrovato la consistenza che gli era mancata. Per esempio, è sempre partito secondo in tutte e tre le gare. Browning, Crawford, Pepe Martì ancora non mi convincono del tutto.

 

Parlando invece dei rookie, quello che sta dando più soddisfazioni è Leonardo Fornaroli, forte di una stagione soddisfacente in ogni sessione. L’unico difetto emerso finora è nella gestione delle gomme negli stint lunghi, ma di solito si migliora col tempo.

Alex Dunne è forse più veloce, ma ha una condotta di gara troppo irruenta. Arvid Lindblad è promettente ma è ancora molto giovane e non sono sicuro del ruolo che potrà svolgere in questo campionato. Ma credo che continueremo a sentirne parlare. Minì e la Prema purtroppo non sembrano giocare una parte attiva. Il palermitano ha anche corso bene, ma è stato sulla difensiva per tutti i chilometri della gara sprint e della gara lunga.

Nessuno ha ancora fatto notare al media staff della Formula 2 che Fornaroli è italiano e non irlandese…

La Formula 2 si rivede tra circa un mese a Imola

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Tutte le immagini dell’articolo sono tratte dal sito ufficiale fiaformula2.com o dagli account social della Formula 2, salvo dove diversamente indicato]

F2 BAHRAIN 2025 – *DA-DA-DA DUNNE*

Dopo un avvio di campionato interlocutorio a causa dall’acquazzone che ha annullato la Feature Race in Australia, il circus della F2 è arrivato in Bahrain in cerca di domande più che di risposte.

[immagine tratta da Rossomotori.it]

Le qualifiche sono state dominate dal campione in carica della F3, l’italiano Leonardo Fornaroli (Invicta), che in entrambi i run di qualifica stabilisce il tempo migliore e conquista la prima pole position *fun fact* che gli mancava dal 2023. L’unico che è stato in grado di contendergli la pole è Victor Martins (ART), che conclude alle sue spalle. Gli altri sono staccati, a partire da Luke Browning (Hitech), terzo a tre decimi da Fornaroli. Vanno male Jose Pepe Martì (Campos), grande protagonista l’anno scorso, e Gabriele Minì (Prema), che completano la sesta fila dello schieramento e quindi non possono nemmeno beneficiare dell’inversione della griglia. Male anche l’altra Prema di Sebastian Montoya, diciottesimo.

La griglia di partenza per la Sprint Race vede quindi Joshua Durksen (AIX), attuale leader di campionato, Dino Beganovich (Hitech) e Rafael Villagomez (VAR) nelle prime tre posizioni. Per l’inversione della griglia, Fornaroli è dunque decimo.

Al via le posizioni restano stabili tuttavia gli incidenti di Victor Martins prima e Sebastian Montoya dopo richiedono l’ingresso della Safety Car, che se ne andrà al quinto giro. Beganovich bracca Durksen, mentre Richard Verschoor (MP) minaccia il podio di Villagomez. Alle loro spalle Alex Dunne (Rodin) e Pepe Marti si scambiano un paio di volte la posizione, con l’inglese che si dimostra assai pugnace nel corpo a corpo. Sarà uno dei leitmotive della gara.

La situazione si sblocca tra il 9° e l’11° giro, quando prima Verschoor supera Villagomez e poi Beganovich conquista la testa della corsa. Lo svedese all’inizia resta a portata ma poi scappa, mentre dalla terza all’ottava posizione restano tutti vicini (si segnala una dive bomb magistrale di Dunne ai danni di Villagomez per la quarta posizione).

Al sedicesimo giro Max Esterson (Trident) si ferma all’esterno di curva 11 e richiama in pista la Safety Car. Alcuni piloti si fermano per montare gomme nuove; Minì, che sebbene in recupero aveva sempre oscillato intorno decima posizione, monta Hard nuove ed è quattordicesimo, primo dei piloti su strategia alternativa. I compagni di strategia invece hanno montato tutti le soft.

I cinque giri finali vanno annoverati tra i più spettacolari della serie. Non appena la corsa riprende nella sua valenza agonistica, Durksen soffia la leadership a Beganovich. Lo svedese prova a riprendersi la posizione il giro dopo ma va lungo; Verschoor si inserisce, ma è Pepe Martì a fare fessi tutti e due.

Resta un ultimo giro, ma Martì prende la scia e riesce a superare Durksen in curva 1. Il paraguaiano perde anche la piazza d’onore quando va largo alla terzultima curva, permettendo a Verschoor di infilarlo quando mancava un chilometro alla bandiera a scacchi. Beganovich si mangia le mani, quarto quando poteva vincerla.

Sintetizzare tutti i duelli alle spalle dei primi quattro è arduo, ma la maggior parte di questi coinvolgono o sono una conseguenza di Dunne che si difende con l’ostinazione del giocatore medio di una open lobby di F1 2024. Almeno finché non rompe l’ala in un contrasto con Miyata.

Più indietro, i piloti rimontanti raccolgono meno di quanto è capitato in situazioni analoghe. Olivier Goethe (MP) è il più efficace e arriva alla quinta posizione. Minì era l’unico su hard e quindi ha una ripartenza ad handicap ma alla fine (nonostante un momento pauroso con Goethe e Crawford in curva 13) artiglia l’ottava posizione, l’ultima valevole per i punti. Fornaroli gli arriva in scia dopo una gara simile, strategia compresa.

Il terzo posto permetterebbe a Durksen di consolidare la leadership in campionato, ma il paraguaiano viene squalificato dopo che i giudici scoprono un’irregolarità del fondo.

Si arriva quindi alla Feature Race, la portata principale del weekend. A differenza della Sprint, stavolta i piloti sono divisi sulla scelta delle gomme. In Bahrain le gomme hanno spesso avuto comportamenti bislacchi, con soft e hard che si scambiavano i ruoli. Non desta quindi troppa sorpresa vedere la maggior parte della griglia partire con H, con le eccezioni che si concentrano tra i primi dieci. Fornaroli e Martins sono con soft, dopodiché Browning è il primo a partire con H, seguito da Verschoor (sesto).

La partenza è regolare ma, come da aspettative, i piloti su H hanno un avvio difficile e perdono posizioni. I campioni in negativo sono proprio i due piloti con le H che partivano nelle posizioni più avanzate, Browning (ora decimo) e Verschoor (ora tredicesimo). Malgrado le S anche Victor Martins deve cedere quattro posizioni dopo uno scatto mediocre. Alle spalle di Fornaroli troviamo quindi i protagonisti della sprint Dunne e Villagomez, che ha rubato la terza posizione a Roman Stanek (Invicta). Lo schieramento è spaccato a metà: soft fino all’ottava, hard da lì in giù.

Marti, Stanek e Martins animano la gara nei giri iniziali, ma la svolta la da Dunne, che sorpassa Fornaroli in testa alla gara al settimo giro. Come è successo spesso in Bahrain (non chiedetemi perché) le S oltre a essere più veloci delle H sono anche più durevoli – infatti i primi pit-stop sono dei piloti sulle hard che decidono di liberarsi delle coperture più dure prima ancora di metà gara. Minì è tra questi e l’undercut gli permetterà di entrare in zona punti, quando prima di allora aveva veleggiava nell’ultimo terzo dello schieramento.

Martins è il primo pilota del gruppo di testa a fermarsi per le soft e l’undercut riesce su Fornaroli e Martì e per poco non raggiunge anche Dunne. Anche se ci fosse riuscito sarebbe comunque durato poco poiché sulle soft Dunne ha un passo di circa mezzo secondo più veloce dei suoi diretti concorrenti. Non avrà rivali fino alla bandiera a scacchi, nemmeno in termini di velocità pura. Prima di vincere poche ore dopo in Formula 1, i colori papaya hanno dominato anche la Formula 2.

L’unico dei piloti partiti su Hard a far fruttare la strategia che in altri contesti sarebbe stata convenzionale, ovvero andare lungo sul primo stint e rimontare nel finale con le Soft fresche, è Luke Browning, che negli ultimi dieci giri sorpassa Marti, Fornaroli e Martins e si prende la medaglia d’argento.

La lotta per l’ultimo gradino del podio è condizionata dal lavoro svolto dai tre piloti nella conservazione delle gomme; la spunta Fornaroli di un soffio su Martì, mentre Martins va in crisi con le coperture ed è quinto, insidiato anche da Verschoor e Beganovich. Arvid Lindblad (Campos), rookie e attuale “next big thing” della Red Bull, riesce a eseguire la tattica Browning e nel finale scala parecchie posizioni fino all’ottava, davanti a Minì e Durksen che chiudono la zona punti.

That’s all, folks. La classifica è cortissima ed è guidata dal nostro Fornaroli con 26 punti. Non è moltissimo, se considerate che una vittoria nella gara lunga attribuisce 25 punti e sono premiate anche pole e giri veloci. L’altro nostro connazionale, Minì, ha contenuto i danni in un weekend misero ed è decimo con 7 punti.  La situazione in Prema sembra migliorata rispetto all’anno scorso, ma serve più continuità per lottare per il titolo (era in pole in Australia), giacché Invicta, MP, Campos e Hitech  sembrano aver confermato l’alto livello dell’anno appena trascorso.

…e alla prossima settimana!

Tutte le immagini sono tratte dai canali social della Formula 2, salvo dove diversamente indicato.

L’immagine di copertina è presa dal sito ufficiale della Formula 2, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

LA GUIDA F2 AL MONDIALE DI FORMULA 1 2025

Benritrovati! Quest’anno la F1 ha assorbito una quantità inusuale di piloti provenienti dalla F2 dell’immediato passato. Ho pensato quindi di scrivere un articolo per ricapitolarne le carriere che li hanno condotti in F1 e per raccontare i rookie un po’ meno noti al grande pubblico (come Hadjar o Bortoleto).

Andrea Kimi Antonelli
ANTONELLI Andrea Kimi (ita), Prema Racing, Dallara F2 2024, portrait race win celebration during the 9th round of the 2024 FIA Formula 2 Championship from July 19 to 21, 2024 on the Hungaroring, in Mogyorod, Hungary

Andrea Kimi Antonelli è la star. Se c’è un pilota nel post Verstappen ad essere un “predestinato” è proprio lui. Non per sciocche connotazioni metafisiche, “predestinato” perché tutti nel paddock lo conoscono da quando aveva meno di 10 anni e tutti erano convinti sarebbe stata solo questione di tempo prima del suo arrivo in F1. Un po’ come Norris, la sua carriera è stata pianificata e messa in atto con cura, mobilitando le risorse più adatte e con scelte intelligenti di management. Saltare il campionato di Formula 3 è stata una di quelle, visto che nel contesto della sua carriera non avrebbe aggiunto molto e ne avrebbe solo ritardato la scalata, quindi dopo aver vinto tutto quello che c’era da vincere tra F4 e Formula Regional è passato direttamente in Formula 2 con la Prema, grande protagonista degli ultimi dieci anni nonché la scuderia offre il miglior processo formativo per i piloti.

Purtroppo per la Prema, nel 2024 tutto quello che poteva andare storto andò storto. La macchina era lenta e il setup una scommessa sovente persa, così come continui sono stati i problemi tecnici (soprattutto al motore). A tutto questo aggiungiamo strategie sfortunate ed errori ai box, ed ecco confezionata una stagione che sembra essere fatta apposta per “prendere a sassate tutti i sogni ancora in volo” (cit.).

Non è stato questo l’epilogo, per fortuna. Antonelli ha spesso ottimizzato quel poco che il pacchetto offriva, soprattutto in qualifica, e dopo metà stagione il miglioramento progressivo della scuderia ha permesso a Kimi di ottenere i primi podi e le prime vittorie, tra cui quella nella feature race in Ungheria, frutto di una buona dose di fortuna ma anche di un’eccellente passo sulle gomme dure.

I risultati della stagione 2024 sono stati lontani dall’essere soddisfacenti, ma sufficienti per convincere Toto Wolff ad anticiparne il debutto in Mercedes. La logica suppongo che sia stata: “Se al posto di Hamilton metto un Kovalainen o un Bottas, sarà comunque una soluzione a breve termine, difficilmente raggiungeranno grandi risultati e quando arriverà Antonelli dovrà comunque ambientarsi. Tanto vale farlo salire subito in Mercedes; cresce più in fretta e i risultati non dovrebbero essere molto diversi da quelli dell’ipotetico placeholder”.

Olivier “Olli” Bearman
BEARMAN Oliver (gbr), Prema Racing, Dallara F2, portrait celebration victory during the 4th round of the 2023 FIA Formula 2 Championship from April 28 to 30, 2023 on the Baku City Circuit, in Baku, Azerbaijan – Photo Xavi Bonilla / DPPI

Bearman è presente sul mio taccuino da un paio d’anni, precisamente da quando ha fatto il salto da F4 (campione italiano) a F3 nel 2022 senza mostrare alcun affanno ma anzi arrivando a lottare per il titolo all’ultima gara (perdendolo solo per una surreale girandola di penalità). Giusto per far capire il salto tra F4 e F3, prendo in esame i valori delle pole position di quest’anno siglate nel circuito di Barcellona: F4: 1:41; F3: 1:28; F2: 1:24.  E’ come passare da una Panda a un Lamborghini, e il fatto che si sia subito ambientato ha confermato il talento che aveva già espresso dominando la F4 italiana e tedesca nel 2021.

Le conseguenti due stagioni disputate in Formula 2 sono state in bilico tra genio e sregolatezza. In alcuni weekend era il più veloce di tutti, per poi combinare disastri o scomparire nel gruppo l’appuntamento successivo. La performance disastrosa della Prema nel 2024, nel cui sprofondo tecnico si è destreggiato con meno cura di Antonelli, avrebbe potuto compromettere la sua carriera, ma le sue apparizioni di pregio in F1 hanno messo in secondo piano i problemi in F2, giudicati poco rilevanti dai TP nella valutazione complessiva.

Ha velocità e voglia di fare, anzi strafare. In Haas hanno già detto che non lo tratteranno come un debuttante, sta a lui mostrarsi all’altezza anche come maturità mentale.

Jack Doohan
ZANDVOORT, NETHERLANDS – SEPTEMBER 04: Felipe Drugovich of Brazil and MP Motorsport (11) leads Jack Doohan of Australia and Virtuosi Racing (3) during the Round 12:Zandvoort Feature race of the Formula 2 Championship at Circuit Zandvoort on September 04, 2022 in Zandvoort, Netherlands. (Photo by Clive Mason/Getty Images)

Se per Bearman ho un debole, Doohan al contrario non mi ha mai impressionato. Le buone prestazioni si possono ascrivere a una esperienza maggiore dei suoi colleghi e (in base a quanto riportato da un insider) dalla capacità di effettuare più test degli altri. E la velocità è stata convertita a fatica in risultati apprezzabili, di solito per la sommatoria di piccoli imprevisti e piccole sfortune, spesso imputabili a una cattiva gestione del weekend.

Non sento di dover aggiungere molto su di lui, né sul suo debutto frettoloso ad Abu Dhabi l’anno scorso. La sensazione è che sia un pilota a scadenza, che Briatore vuole far fuori il prima possibile pur di lasciar spazio a…

Franco Colapinto

[Dutch Photo Agency]

Alonso lo segue dal 2019, di lui scrivevo già a inizio 2021 ed è  sul taccuino Williams da fine 2022. Va detto che malgrado sia uno “dei miei”, condivido fino a un certo punto l’hype che gli si è sviluppato intorno.

A differenza di tutti gli altri piloti di queste colonne, ha sempre sofferto di importanti limitazioni di budget che ne hanno rallentato la carriera oppure lo hanno costretto a scelte subottimali (come correre con VAR in F3 nel 2022) oppure poco coerenti (come l’ELMS e una comparsata a Le Mans nelle LMP2). Anche solo per essersi destreggiato tra queste difficoltà merita un riconoscimento particolare.

Dopo quindi un lungo apprendistato, in F3 ha lottato per il titolo nel 2023, perdendolo nel finale contro Bortoleto. Molto costante, sia in qualifica che in gara, forse è stata la velocità ad essere in difetto (anche se il secondo posto in classifica gli è stato scippato dall’usuale caos che si sviluppa a Monza in F3).

L’esordio in F2 invece è stato complicato, ma i test inter-stagione a Barcellona gli hanno permesso di recuperare il giusto feeling con le monoposto di F2 e da Imola  in poi ha ingranato, un po’ come Bortoleto. I risultati non sono passati inosservati e a metà stagione la Williams gli ha proposto la proverbiale offerta che non si può rifiutare. Il resto della sua carriera si è svolto sotto i riflettori, anche se all’atto pratico nessun team gli ha offerto un sedile per il 2025.

Al momento è solo terzo pilota Alpine, ma la sensazione è che Briatore, stia solo aspettando il giusto casus belli per far fuori Doohan e insediare Colapinto in Alpine, stile Marko-Kvyat 2016

Liam Lawson

[MOTORSPORT.COM]

Il terzo “non rookie” è probabilmente il pilota con la carriera meno lineare di quelli presentati qui.

Nel dopo Tsunoda è stato il prodotto di punta del vivaio Red Bull (insieme a Juri Vips, ma questa è un’altra storia) tuttavia la sua carriera si scontrò con i risultati altalenanti conseguiti in F2 nel biennio 2021/2022. La fiducia che il management Red Bull aveva posto in lui qui si incrinò, tanto che per sostituire Gasly in Alpha Tauri preferirono riesumare prima Nick de Vries e poi Daniel Ricciardo.

La riscossa per Liam Lawson è avvenuta lontana dalla F2.

Nel 2021 stava per diventare il più giovane titolato di sempre in DTM (con la Ferrari!) prima che la manovra kamikaze di Van Der Linde, e il gioco di squadra spudorato in casa Mercedes lo scippassero di un titolo che sembrava già vinto. Incidentalmente il suo compagno di squadra era Alex Albon, che però chiuse solo sesto in classifica.

[AUTOSPORT.COM]

Nel 2023 invece va in Giappone a correre in Super Formula e diventa il primo occidentale a vincere una gara al debutto. La lotta per il titolo prosegue ad alti livelli ma un incidente a Motegi complica la rincorsa, che si conclude quindi alle spalle del campione Ritomo Miyata. Arrivano anche le prime gare in F1 per sostituire Ricciardo, infortunatosi al polso in Olanda, dove conquista i primi punti a Singapore e mostra di reggere il confronto con Tsunoda, soprattutto in gara (la qualifica è sempre stata il suo punto debole).

Infine nel 2024 viene richiamato in F1 prima per sostituire Ricciardo, stavolta in pianta stabile, e poi a sorpresa per prendere il posto di Perez in Red Bull. Se dovessi interrogarmi sulle ragioni che hanno portato il management Red Bull a scegliere lui al posto di Tsunoda, indicherei la maturazione avuta in questi anni, la lucidità mentale (che non gli è mai mancata, a differenza di Tsunoda) coniugata con l’aggressività e l’assenza di timore reverenziale mostrato nei duelli con Perez e Hamilton nel finale di stagione. Tutte qualità già presenti, che però in F2 avevano faticato a emergere.

Isack Hadjar
Isack Hadjar #10 Hitech GP, during round thirteen of the FIA Formula 2 Championship at Autodromo di Monza, on September 1-3, 2023.

Il licenziamento di Perez ha dato modo ad Hadjar di rientrare nel giro della F1 con la VCARB, dopo che la vittoria beffarda di Bortoleto in Formula 2 sembrava avergli tarpato le ali.

Se si esclude il 2023, dove il debutto in F2 con la Hitech è stato disastroso, in carriera ha sempre mostrato una buona velocità, a scapito però della lucidità nei momenti clou.

In F3 era arrivato nel finale di Monza secondo in campionato, ma si autoeliminò dalla lotta sbattendo in qualifica. L’anno scorso in F2 invece ha perso il titolo pur vincendo 4 Feature Race (un record, almeno dal rebranding della serie). E’ significativo anche un altro dato: ha segnato punti solo in metà degli appuntamenti, 15 su 28. Con questi numeri, non c’è velocità che ti salva.

Se c’è invece una cosa che non gli manca è la passione, e lo si vede dai team radio, sempre all’insegna delle forti emozioni. Nessuno può sapere come sarà la stagione 2025 ma su una cosa mi sbilancio: tra lui e Tsunoda, la VCARB avrà i team radio più bippati dell’anno.

Gabriel Bortoleto

[REUTERS/Jakub Porzycki]

Tutti i piloti analizzati in precedenza sono accomunati da una cosa: nessuno di loro ha vinto il titolo F3 né il titolo F2 (questo ci dice qualcosa anche sulla rilevanza di questi campionati). Tra le spiegazioni c’è anche lui, che tra 2023 e 2024 ha vinto di seguito F3 e F2, un “back to back” che in tempi recenti è riuscito solo a Leclerc, Russell e Piastri. In entrambi gli anni ha vinto conducendo meno giri in testa dei suoi diretti avversari, il che ci porta alla sua qualità principale: la concretezza.

Due anni di purgatorio in Formula Regional (dovuti anche a un motore spompato; è un tema ricorrente delle formule minori, e la mancanza di trasparenza della FIA è voluta) hanno formato il carattere e le capacità di Bortoleto, che in F3 ha condotto le operazioni dall’inizio fino alla vittoria finale.

In F2  invece ha dovuto rincorrere. Prima Paul Aron e poi Isaak Hadjar si sono trovati a gestire un importante vantaggio di punti sugli inseguitori, ma entrambi lo hanno dilapidato. Bortoleto al contrario è partito piano (compresi due weekend buttati a Jeddah e Melbourne), ma la progressione a partire da Imola è stata implacabile. Dal Santerno in poi si è sempre qualificato nei primi 6 tranne una volta (Monza, dove si qualificò ultimo ma riuscì a vincere la Domenica (!)). Nelle gare lunghe ha concluso sempre in top 6 nelle ultime 8 (tra cui 6 arrivi consecutivi in top 5 nelle ultime 6 gare tra sprint e features), di cui si distinguono 5 podi e 2 vittorie.

La qualità che lo contraddistingue è l’intelligenza. La sua velocità, comunque notevole, non esaurisce le sue capacità mentali, sicché riesce a evitare errori e a fornire sempre la risposta adeguata alle situazioni di gara. Per un team di F1, questo conta anche più della velocità in sé.

 

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine di copertina tratta da Feederseries.net]

F2 BAHRAIN 2024 – STRARIPANTE MALONEY

Benritrovati, ricomincia anche la stagione di F2 e proverò a farvi la sua cronaca. L’anno scorso per una serie di problemi personali non sono riuscito a dare continuità al racconto, quest’anno cercherò di far meglio.

Siccome le cose da trattare sono molte iniziamo subito con la più evidente: la Dallara F2/18 va in pensione.

BARCELONA, SPAIN – JANUARY 24: Andrea Kimi Antonelli of Italy and PREMA Racing drives on track prior to the Formula 2 Shakedown at Circuit de Barcelona-Catalunya on January 24, 2024 in Barcelona, Spain. (Photo by Eric Alonso – Formula 1/Formula Motorsport Limited via Getty Images)

Fa quindi il suo debutto la Dallara F2/24, incaricata di adeguare la F2 ai mutamenti della veste aerodinamica della F1. Il fondo è quindi incaricato di sviluppare più carico aerodinamico, mentre l’ala posteriore ricorda semmai quella di un’altra monoposto made in Dallara, la SF/23 per la SuperFormula Giapponese. Alcuni esprimono timori per il DRS, che sembra più potente con questo design, mentre i team sono più preoccupati per la difficoltà a garantire un raffreddamento adeguato alle parti meccaniche.

Esco dall’ufficiale ed entro nell’ufficioso.

A quel che ho saputo la regolazione meccanica è più difficile e la finestra di funzionamento delle gomme si è ridotta ancora di più. Perfettamente in linea con la filosofia della FIA degli ultimi 10/15 anni – non vince il pilota più veloce, ma vince quello che meglio adatta il suo stile di guida a una macchina imprevedibile o spastica. Come ulteriore conseguenza temo che la forbice prestazionale tra team di fascia alta e di fascia bassa sarà destinata a crescere.

Il motore è sempre il Mecachrome V634 da 3.4L, che era e resterà una condanna per la sere, tra la scarsa affidabilità e l’inconsistenza prestazionale – tra un motore “venuto bene” e uno sfortunato possono ballare 30 cavalli.

Non ho seguito i test del Bahrain quindi non ne posso parlare con contezza. So che uno dei tre giorni è andato perduto perché si è scatenato il proverbiale diluvio nel deserto, Zane Maloney è risultato il più veloce mentre le Prema hanno chiuso ad anni luce.

Futuri Protagonisti

Diamo una rapida occhiata ai principali piloti impegnati nel campionato.

ART Grand Prix: dopo l’addio forzato di Pourchaire, vincitore l’anno scorso con la compagine francese, il team conferma il suo compagno di squadra e migliore rookie del 2023, Victor Martins, che parte quindi con i galloni di favorito per la stagione. Al suo fianco un promettente rookie, Zak O’Sullivan, vicecampione F3 e junior driver della Williams.

Prema: discorso simile per la squadra italiana. Frederik Vesti migra in LMP2 (pagando per correre) e il team conferma il suo ex teammate, Olivier Bearman, che l’anno scorso ha alternato con sconcertante regolarità weekend in cui le azzeccava tutte ad altri in cui sbagliava tutto lo sbagliabile. Accanto a lui ci sarà Andrea Kimi Antonelli, di gran lunga il pilota italiano più promettente del momento, dato che ha dominato ogni serie in cui ha corso. Antonelli arriva direttamente dalla Formula Regional, quindi saltando la Formula 3. Un balzo importante che ci constringerà a perdonargli un po’ di inevitabili errori di gioventù.

Rodin Motorsport: ex Carlin, un team che negli anni passati ha espresso ottime prestazioni purtroppo senza concretizzare. Resta al suo posto il pilota delle Barbados Zane Maloney, in cui un 2023 fatto di alti e bassi è costato il posto all’Academy Red Bull. La line up è completata da una delle entry più interessanti del campionato, Ritomo Miyata, campione in carica della SuperFormula giapponese. Non ricordo in tempi recenti altri piloti che arrivano in F2 senza aver messo piede nella trafila delle serie propedeutiche europee. Sarà un confronto interessante.

Invicta Racing: ex Virtuosi (meno male che hanno cambiato nome), anche loro hanno mostrato ottime prestazioni velocistiche frustrate però da ogni sorta di problemi. Al volante ci saranno Kush Maini, pilota indiano che nel 2023 mi ha sorpreso con delle ottime prestazioni con la piccola Campos, e il campione in carica della F3 Gabriel Bortoleto, un protegé di Alonso. Lo spagnolo non è forse il pilota che ha mostrato più doti velocistiche nella mischia, ma sa come vincere mondiali con la consistenza.

MP Motorsport: campione nel 2022 in entrambe le classifiche con Felipe Drugovich, l’anno scorso li ha riportati con i piedi per terra. Confermato il norvegese Denis Hauger, a turno sfortunato o inconsistente, che quest’anno è chiamato a vincere, visto che al suo titolo F3 nel 2021 non è seguita nessuna prestazione degna di nota. L’argentino è uno di quelli che tengo d’occhio da anni, può puntare al titolo di rookie of the year.

Fast forward. Del resto dei piloti cito Taylor Barnard con la modestissima PHM. Lui è quasi sconosciuto, ma è stato più il risultato di una ristrettezza relativa del budget che non gli ha permesso di competere in FREC e in F3 con grandi team – e non sarà il caso della F2, visto che nel 2023 la PHM è stata l’unica squadra da quando esiste questo campionato a non aver raccolto nemmeno un punto. Punto su di lui per la sorpesa dell’anno.

 

La Campos ha Isaak Hadjar e il rookie Josep “Pepe” Marti. Nessuno dei due mi fa gridare al miracolo, così come la DAMS con Jak Crawford e Juan Manuel Correa, alla sua seconda stagione completa in F2 della sua seconda carriera (ricominciata nel 2021 dopo il terrificante incidente che nel 2019 costò la vita a Antoine Hubert). Li menziono perché ritorneranno più avanti nel racconto del weekend del Bahrain.

Qualifiche

Nei minuti finali c’è un continuo rimescolamento delle posizioni. Per dire, Enzo Fittipaldi (VAR) mette a segno il miglior tempo quando mancano quattro minuti, ma alla fine è solo ottavo. Viceversa Bortoleto e Maini sono gli ultimi a prendere bandiera a scacchi e conquistano la prima fila, con l’indiano che conquista la prima pole in carriera. Hadjar e Maloney sono alle loro spalle, Hauger è quinto. Sorprende Miyata, subito alle spalle di Hauger. Taylor Barnard è decimo, ed è un risultato già notevole con la piccola PHM.

 

Chi sorprendentemente viene escluso da questa lotta è il duo Prema, che conclude credo con la peggior prestazione in qualifica della storia del team in F2 – 18 Kimi Antonelli e 19 Bearman, con l’inglese che dopo il primo run era addirittura il più lento in assoluto.

Nelle verifiche tecniche dopo la sessione Maini verrà squalificato a causa del fondo trovato troppo vicino all’asfalto. A nulla sono valsi i tentativi di Maini e del team di spiegare come sia stato la conseguenza di un violento passaggio su un cordolo. L’indiano vede cancellati tutti i tempi e partirà ultimo. Invicta/Virtuosi ha una tradizione di guidare con specifiche vicine al limite, non è la prima volta che accade e nemmeno la seconda.

Questo significa che Bortoleto, il reigning champion della F3, nella Feature Race partirà davanti a tutti. Per la gara sprint invece il poleman è Jack Crawford davanti al già citato Barnard e Victor Martins, che in qualifica è stato deludente.

 

Sprint Race

Crawford conserva la leadership mentre Barnard ha un avvio lento. O’Sullivan ne prende il posto ma paga la scelta di montare gomme più dure di tutti e in breve tempo viene passato da Martins e sparisce dalla lotta per il podio. Crawford all’inizio deve difendersi da Martins, ma ben presto la sua preoccupazione diventa Maloney, che partiva ottavo ma grazie a una serie di sorpassi a catena nell’arco di sei giri si prende la testa della corsa.

Lo sforzo iniziale non sembra aver prodotto effetti sulla tenuta delle gomme e Maloney dominerà il resto della gara, che vincerà con cinque secondi di vantaggio su Crawford.

La lotta per il gradino più basso del podio è più movimentata e vede il crollo di Martins (concluderà addirittura fuori dalla zona punti) e poi nel finale il derby Red Bull tra Hadjar e Pepe Marti, che alla fine vince e conquista il podio al debutto.

Alcuni piloti, tra cui il duo Prema, azzardano una sosta a metà della gara ma nel migliore dei casi sono andati in pari con il tempo perso della sosta senza guadagnare niente.

Feature Race

Arriviamo a Domenica. E’ da qualche anno che la Feature Race del Bahrain si consuma sulla comprensione e la gestione delle gomme. Si capisce che sarà lo stesso anche quest’anno quando si svelano le scelte di gomme: quasi tutti sono sulle dure (di solito è il contrario) ma diversi piloti tra le prime posizioni montano le soft, tra cui Maloney, Miyata e O’Sullivan.

Maloney sfrutterà la sua scelta di mescole per andare in testa già all’avvio mentre il poleman Bortoleto scatta male e si tocca con Hadjar, che va in testacoda e viene centrato in pieno da Fittipaldi.

Bastano cinque giri affinché i piloti sulle soft vadano a occupare tutte le posizioni sul podio, con Maloney che guida su Marti e O’Sullivan.

Come a volte è capitato in Bahrain, le soft risultano più prestazionali e soprattutto durano quanto le hard e a volte anche di più, come testimonia il sorpasso di Miyata (morbide) su Hauger (dure) per la sesta posizione verso metà gara.

Alcuni piloti tentano l’undercut, come Martins, che è il primo a fermarsi, all’undicesimo giro. La scarsa affidabilità dei Mecachrome è confermata da Crawford, che va ai box per cambiare le gomme ma non ripartirà mai più, e Martins, che invece si ferma sul tracciato al 18° giro.

La Safety Car entra in pista, ma l’unico a beneficiarne appieno è O’Sullivan, che era rimasto l’unico pilota a non aver ancora effettuato il pitstop fermato quando la vettura di sicurezza fa la sua comparsa. Il pilota britannico è ora secondo, con gomme soft nuove, mentre in testa c’è Maloney con gomme dure (che dovrebbero rendere di meno, sia come prestazione che come durata) e usate.

Il bayan (pare che si chiamino così gli abitanti delle Barbados) invece saluta tutti e si invola verso la vittoria. È solo la terza volta dal 2017 che un pilota riesce a vincere tutte le gare del weekend, e non era mai accaduto nel weekend inaugurale, nemmeno ai tempi della Gp2.

Il comportamento aleatorio delle gomme è confermato dal comportamento delle H nel finale: Maloney sembrava avesse le S di prima, Miyata ha sofferto all’inizio ma nel finale ha recuperato le posizioni perse mentre Richard Verschoor (Trident) è arretrato per tutto il tempo. L’apparente casualità dei passi gara si osserva anche sulle S, con alcuni piloti che soffrono (come O’Sullivan, che alla fine scenderà dal podio) e altri che invece volano, come Aron e soprattutto Bortoleto.

Il primo recupera dalla sesta alla terza posizione malgrado 5s di penalità per speeding, mentre il campione F3 in carica recupera fino alla quinta posizione malgrado a metà gara si trovasse ben lontano dalla zona punti dopo aver scontato la penalità di 10s per il contatto con Hadjar al via.

Buio pesto in casa Prema. Dopo una rimonta asfittica nella prima metà di gara, le cose sembrano mettersi bene quando entrambi si ritrovano alla ripartenza ai margini della zona punti e con S nuove, Bearman davanti a Kimi Antonelli. Ma l’inglese tiene solo un giro prima di crollare in ultima posizione (!), mentre Kimi Antonelli sulle prime regge botta ma alla fine si deve arrendere pure lui nel finale. Concluderà decimo, quindi conquista un punto, ma alla fine si conclude solo davanti alle frattaglie dello schieramento. Sembrava di vedere Vettel e Leclerc ai tempi della SF1000, o Raikkonen e Massa con le prime gare della F60.

 

Sulla carta ci sarebbero molti argomenti di discussione, come il dominio di Maloney. Ma non riesco ad essere entusiasmato, visto che nel weekend del Bahrain ho trovato conferma delle inquietudini dell’inizio: queste macchine sono difficili da assettare, tanto che parlerei di punto, più che di finestra di trasferimento.

Trovalo e dominerai – vedi per esempio Maloney e Marti. Mancalo (ed è molto facile) e vagherai per la pista senza speranza – vedi per esempio le Prema, Hauger e Martins. In tutto questo l’affidabilità è ancora lontana dall’essere accettabile. Stanek, Barnard, Crawford e Martins sono quelli che hanno versato il tributo di ingranaggi alla Mecachrome.

Però almeno i duelli sono più entusiasmanti con le nuove vetture, è comunque qualcosa.

Anche la F2 correrà in Arabia Saudita, ci aggiorniamo tra una settimana.

Tutte le immagini sono state tratte dall’account X della F2, o dal suo sito ufficale

Lorenzo Giammarini, a.k.a LG Montoya

F2 AUSTRIA 2023 – TRIONFO AMARO PER L’OLANDA

Benritrovati! Scusate se non mi sono fatto sentire dopo la Spagna, ma in quella settimana non ho avuto letteralmente il tempo per mangiare, figurarsi per scrivere un articolo. Sappiate comunque che in terra iberica Olivier Bearman (Prema) si è preso pole e vittoria  mentre Frederik Vesti  (Prema) la gara sprint. Theo Pourchaire (ART) e Ayumu Iwasa (DAMS) hanno incontrato più difficoltà ad affermarsi nelle prime posizioni, per quanto alla fine il terzetto di testa è rimasto stabile. La vittoria ha invece permesso a Bearman di rilanciarsi in classifica dopo un weekend monegasco alquanto opaco.

Il weekend austriaco ha mostrato delle dinamiche in pista alquanto diverse per un esito simile, ovvero la conferma dei distacchi in classifica – giusto un leggero aggiustamento in favore di Vesti. Ma procediamo con ordine.

Qualifiche

Le qualifiche sono innaffiate da una pioggia di cancellazioni di tempi per track limits. Victor Martins (ART) si afferma al top per tutta la sessione e alla fine incassa la seconda pole stagionale con poco più di un decimo di vantaggio su Vesti, che a sua volta precede di un nonnulla (tre centesimi) Pourchaire, il suo primo rivale in classifica. Enzo Fittipaldi (Carlin) era rimasto nel gruppo di testa fino ai minuti finali ma un rientro in pista garibaldino di Jehan Daruvala (MP) gli ha impedito di completare l’ultimo run e conclude sesto. Da segnalare l’eccellente qualifica di Kush Maini (Campos), ben quarto.

Le qualifiche sono state disastrose invece per gli altri due pretendenti al titolo, Iwasa e Bearman. Entrambi i piloti hanno visto i propri giri migliori essere cancellati a causa di infrazioni dei track limits, e alla fine si ritrovano solo 16 e 19, lontanissimi anche dalla fascia di inversione della griglia.

Sprint Race

Prima della gara viene osservato un minuto di silenzio per commemorare Dilano Van’t Hoff, morto in un incidente di Formula Regional qualche ora prima.

L’imprevedibilità tipica della serie assume i contorni di un meteo incerto. Vesti, nono alla partenza per effetto della reverse grid, non rischia e monta gomma rain. La stessa scelta è compiuta da metà schieramento, tra cui tutti gli altri contendenti al titolo – Pourchaire, Bearman, Iwasa. Jak Crawford (Hitech) e Daruvala, in prima fila a causa dell’inversione della griglia, montano invece gomme slick.

All’avvio i piloti su wet guadagnano molte posizioni e girano di vari secondi più veloci dei partiti su slick, ma la scelta viene vanificata dalle dinamiche di gara. Crawford sbaglia in curva 4 e scende in sesta posizione.

 

Due Safety Car, uscite nei primi giri per gli incidenti di Daruvala e Richard Verschoor (VAR), annullano il vantaggio delle coperture da bagnato mentre l’asciugatura della pista li costringe al pit. Solo Maloney resta con le gomme da bagnato – sarà scavalcato da tutti e concluderà ultimo per questa scelta.

Alla ripartenza Craword si riprende la leadership e la manterrà da qui alla fine della gara. Alle sue spalle Juan Manuel Correa (VAR) non riesce a mantenere la posizione sul podio a lungo e viene scavalcato prima da Martins e poi da Clement Novalak (Trident) e Isaak Hadjar (Hitech), tra i maggiori beneficiari della confusione iniziale – partivano 20 e 21 (!!).

Crawford domina la gara fino alla bandiera a scacchi e ottiene la prima vittoria stagionale, nonché il quarto podio del suo campionato. La cavalcata di Crawford è stata infastidita solo da una VSC uscita al giro 19 per permettere il recupero della vettura di Fittipaldi, andato in testacoda dopo essere stato spinto sull’erba da Maini.

 

 

Martins conquista la seconda posizione, l’unico dei top driver a conquistare molti punti nella sprint race. L’eccellente gara di Novalak viene distrutta da una squalifica per un’irregolarità nella pressione delle gomme posteriori.

L’unico pilota di quelli partiti su wet ad aver mostrato una rimonta convincente è stato Bearman, malgrado si fosse ritrovato ultimo al termine delle soste. Ha sorpassato metà gruppo in due terzi di gara, mentre nel finale ha sofferto fino a incassare il sorpasso di Denis Hauger (MP), che si è preso l’ultima posizione valevole per i punti. Dopo la squalifica di Novalak, l’inglese della Prema è stato ricompensato con un punto.

Feature Race

La possibilità per Martins di mettere a segno il secondo podio del weekend viene messa in discussione dai primi chilometri. L’avvio è pessimo e permette a Vesti e Pourchaire di scavalcarlo prima ancora di arrivare alla staccata di curva 1. Dopodiché perde altre due posizioni nel corso del secondo giro: prima Doohan supera Kaini, e poi tutti e due infilano il francese nel rettilineo che conduce a curva 4. Dopo cinque chilometri Martins è passato dalla prima alla quinta posizione.

 

 

In testa le posizioni sono stabili mentre nelle retrovie si assiste a del movimento. Bearman viene spinto fuori pista nel corso di tutto il primo giro, che concluderà solo in ventunesima posizione, mentre al contrario Fittipaldi si insedia in settima posizione, un’ottimo piazzamento per il leader dei piloti partiti su gomme soft (che sono le prime in questo weekend). Cordeel va subito in crisi di gomme; viene scavalcato da Verschoor (gomme soft anche per lui) mentre vende cara la pelle a Hauger, che spedisce sull’erba causandogli il sorpasso di Iwasa (soft) e Leclerc (idem).

 

Dopo pochi giri il degrado delle supersoft appare già importante. Fittipali al settimo giro stacca lo stesso tempo di Vesti, mentre Pourchaire si stacca da Vesti e viene incalzato da Doohan. Per questa ragione al giro 9 iniziano i pistopt dei capoclassifica. Pourchaire tenta l’undercut, ma Vesti può rientrare due giri dopo e conservare comunque la leadership.

Entro il tredicesimo giro si conclude la prima tornata di pitstop e si ritrovano in testa i piloti su strategia alternativa, ovvero quelli partiti su gomme soft. Fittipaldi guida con un buon margine su Verschoor, Iwasa e Leclerc. Bearman non è riuscito a recuperare dal cattivo avvio ed è solo settimo, quasi ultimo anche nella classifica dei piloti partiti su gomme dure.

Dal momento che la fine della gara è ancora lontana, i piloti che hanno già pittato pensano a preservare le gomme e il loro recupero è meno  esplosivo del solito, per quanto costante. Pourchaire dopo una decina di giri inizia a mostrare un calo anche con gomme soft e al giro 25 viene superato da Doohan con una divebomb poco elegante ma funzionale. Martins si allontana,

Al giro 28 la gara ha una svolta. Leclerc jr e Bearman vanno ai box, ma la crew del monegasco fissa male la posteriore dx e si deve fermare dopo qualche curva. Esce prima la VSC e poi la SC, quello che tutti i piloti partiti su prime stavano aspettando.

Fittipaldi è nella posizione ideale per approfittare della strategia alternativa mala SC esce quando ha superato la linea dei box e quindi deve aspettare un giro. Il gruppo nel frattempo è stato compattato e di conseguenza riemerge solo in nona posizione ma, cosa più importante, dietro a Verschoor e Iwasa e sulla stessa strategia.

La ripartenza avviene al giro 32 su 40 e c’è un casino di sorpassi, la classifica muta di curva in curva. I piloti su morbide sono in rapido recupero e diventa presto chiaro che l’unica speranza di Vesti di portarsi a casa la vittoria è legato al consumo che le option evidenzieranno. Ma una VSC uscita tra i giri 34 e 36 permette a costoro di far rifiatare le gomme e di conseguenza la speranza sfuma.

I giri finali sono emozionanti. I primi 4 sono racchiusi in poco più di un secondo, con la coppia di testa Vesti – Doohan che tenta una difesa disperata dai rimontanti Verschoor e Iwasa. Invano: nella decina di km a disposizione Verschoor e Iwasa riescono a scavalcare i due su gomme vecchie, e nell’ultima staccata a disposizione il giapponese prova anche ad attaccare l’olandese della VAR.

L’assalto viene respinto e alla fine dei 40 giri regolamentari Verschoor va a vincere la Feature Race, la prima per sé e la prima vittoria in assoluto per la VAR, e dedica la vittoria al suo amico e connazionale Dilano Van’t Hoff. Peraltro proprio qui aveva vinto l’ultima volta l’anno scorso, ma il trofeo gli fu sottratto dopo che i commissari trovarono troppo poca benzina nel serbatoio per effettuare i controlli.

 

Iwasa con il secondo posto raddrizza un weekend che le qualifiche sembravano aver compromesso. La SC gli ha fornito un aiuto indispensabile per finire sul podio, ma la sua rimonta sarebbe stata notevole anche in assenza di essa.La DAMS si conferma deficitaria in qualifica ma in grado di rimontare in gara.

 

Vesti ha massimizzato le parti del weekend che poteva controllare. Nel finale non poteva niente contro Verschoor e Iwasa e ha limitato i danni. Alla conclusione del weekend austriaco ha raddoppiato il vantaggio su Pourchaire, ora di venti punti, e ha confermato di essere uno dei piloti più veloci del campionato. Può ritenersi soddisfatto.

Doohan quest’anno invece proprio non riesce a salire sul podio. Quantomeno ha mostrato una performance al livello di quelle dell’anno scorso.

Bearman invece è stato leggermente sfortunato con il timing della SC, visto che ha pittato in regime di bandiera verde il giro prima dell’ingresso della vettura di sicurezza. Ha potuto quindi beneficiare del vantaggio prestazionale delle gomme supersoft, ma a differenza di Verschoor e Iwasa alla ripartenza si è trovato nella pancia del gruppo e preceduto da diversi piloti su supersoft. Alla fine il quinto posto comunque è soddisfacente, ma resta l’incognita su come sarebbe stato il suo weekend con una qualifica meno da schiaffi.

 

Chiudo la rassegna della gara con Pourchaire. Non ne parlerei male, ma non riesco a decifrarlo. Ottimo in qualifica, per quanto battuto dal teammate, in gara è pimpante a inizio stint ma poi mostra un calo maggiore di tutti i suoi avversari – comunque meglio di Martins. Nel finale si ritrova in una situazione complicata e non può far altro che subire i piloti su supersoft. Finisce solo settimo ma, svolgendo i conti, ha perso gli stessi punti che avrebbe perso da Vesti anche senza la SC, quindi posso supporre che non sia andata malissimo. Però è da un po’ di gare che non riesce a essere incisivo al di fuori delle qualifiche.

Due parole su Hauger. Qualifiche brutte, anche per lui segnate dai track limits; in Sprint Race alla fine se la cava con un paio di punticini, mentre nella Feature Race subisce la manovraccia di Cordeel e una strategia sbagliata e resta fuori dai punti. A meno di un miracolo è fuori dalla lotta per il campionato.

Considerazioni finali

 

Al termine della trasferta austriaca parlerei di “equilibrio gattopardesco”. Malgrado un weekend all’insegna della non linearità, i distacchi dei primi sono rimasti stabili. Giovedì sera Vesti guidava la classifica con 11 punti di vantaggio su Pourchaire, 18 su Iwasa e 40 su Bearman. Domenica sera ha concluso con 20 punti di vantaggio su Pourchaire, 24 su Iwasa e 45 su Bearman. I distacchi sono rimasti pressoché inalterati, leggermente ritoccati a favore del capoclassifica.

Ci rivediamo dopo Silverstone, ottavo appuntamento su tredici del campionato di F2.

Tutte le immagini sono tratte dagli account social della Formula 2 o dal loro sito ufficiale, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya