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BASTIAN CONTRARIO: IL SECONDO PILOTA E’ IL SECONDO VINCENTE

Il padre fondatore della beneamata Scuderia amava sempre dire che “il secondo è il primo dei perdenti”. Il grande vecchio, senza usare alcun tipo di perifrasi, diceva le cose così come stavano: per quanto ci si sforzi in sofismi, del tipo “l’importante è partecipare”, Enzo Ferrari sapeva benissimo che contava solo una cosa per essere ricordati… vincere! Eppure i grandi campioni, attuali e del recente passato, senza i loro secondi non potrebbero raccogliere la gloria che hanno avuto e che hanno. Siamo sicuri che il secondo pilota designato sia il primo dei perdenti? Se la guardassimo da un’altra prospettiva in base a quello che fanno, forse potremmo anche arrivare a considerare i secondi piloti come i secondi vincenti.
Tra domenica e lunedì una ridda di commenti si sono levati nei riguardi delle seconde guide della Red Bull e, soprattutto, della Mercedes. Sono stati fatti anche scomodi paragoni con il passato, mettendo in campo Barrichello per giustificare l’una o l’altra azione da parte delle squadre che si stanno contendendo il titolo. Sia Red Bull che Mercedes hanno un bisogno disperato delle loro seconde guide, perché in un mondiale così serrato che (finalmente!) non vedevamo da tempo, ogni dettaglio fa la differenza…sebbene in passato io abbia già scritto che non saranno tanto le vittorie a determinare l’esito quanto gli errori commessi. In questo ambito rientrano a buon diritto appunto anche le seconde guide. Domenica scorsa abbiamo avuto l’esempio eclatante di quello che possono o non possono fare.
Si prenda ad esempio Perez, innanzitutto: miracolato a fine 2020 dopo che la Racing Point (Aston Martin a partire da quest’anno) gli ha dato il ben servito nonostante l’ottima stagione svolta, si ritrova alla corte dell’entourage di Verstappen. In RB da quando c’è l’olandese funziona così, ormai è chiaro, e di come il compagno di Max finisce ne abbiamo diversi esempi. Ricciardo se n’è scappato perché aveva capito che non gli avrebbero mai dato spazio, Gasly per poco non gli facevano partire il cervello (si guardi cosa sta facendo in Toro Rosso ora), mentre Albon è stato letteralmente annichilito; anche per ovvi limiti dello stesso pilota. Ora tocca al messicano ingollare l’asperrima pugna, come si suol dire, e questa si sta dimostrando più indigesta di quanto previsto. Dopo la vittoria a Baku, Red Bull credeva di avere “l’anti Bottas” al fine di poter marginalmente arginare la furia di Hamilton nell’inseguimento mondiale. Tanto che è persino arrivato il rinnovo. Perez, purtroppo, sta alternando gare modeste a prestazioni imbarazzanti e, soprattutto, cosa che è peggio, non sta aiutando il suo compagno. Questo è il prezzo da pagare quando si punta esclusivamente su un unico pilota. Verstappen è indiscutibilmente un talento e merita di vincere almeno un mondiale, eppure la condotta Red Bull, non solo ha già dimostrato in passato di bruciare ottime seconde guide (Ricciardo lo escludo da questa definizione); ora addirittura si ritrova nel momento clou della stagione praticamente con un solo pilota; di fatto riducendo Perez come il primo dei perdenti. Verstappen deve sapere che non può permettersi errori, che non può che contare solo sulle sue forze e su quelle del suo team, perché il suo compagno, salvo miracoli domenicali, non porterà mai quel contributo che da lui ci si attende. Certo, questo è il primo anno per il messicano della Red Bull, eppure le occasioni della vita a volte vanno colte anche al volo.
Chi ha saputo cogliere l’occasione, invece, è stato Bottas che, con il suo rendimento e continuo contributo alla causa teutonica, si è guadagnato la fiducia di AMG per cinque lunghi anni. Proprio in questi giorni è stato reso noto che il finlandese lascerà la stella a tre punta per Alfa Romeo. Nel frattempo il buon Valtteri continuerà a fare il suo dovere non senza qualche polemica. Mi riferisco al fatto che il compagno di Hamilton è reo di aver conquistato il giro veloce alla fine del GP (con gomme nuove rispetto a tutti gli altri e con la macchina che ha a disposizione, anche andando piano lo avrebbe ottenuto!) mettendo quindi in condizione l’inglese di “prendersi un rischio” per riconquistare quel singolo punto, che nella somma totale alla fine potrebbe fare la differenza. Bottas è sempre stato difeso dai tifosi di Lewis, fino a quando faceva il suo dovere (e dall’altra parte della barricata deriso) e criticato, se necessario, se “tirava la testa fuori dal sacco”. Strane persone i tifosi dell’epta campione del mondo: rispetto agli isterismi di massa, che appartengono agli oltranzisti che tengono per Seb, questi trasudano aplomb e savoir faire a seconda di come ne conviene la virtù… degli interessi dell’inglese si capisce! Domenica scorsa abbiamo visto cosa significa avere, per una squadra che si sta giocando il titolo, specialmente un secondo pilota affidabile e fidato. AMG che, messa sotto pressione dal ritmo infernale di Verstappen, sbaglia in maniera eclatante e, per sopperire alle sue mancanze strategiche, si inventa ogni tipo di alchimia gestionale di pista, utilizzando Bottas come fosse una provetta per i propri esperimenti. A nulla sono valse le cervellotiche strategie del muretto teutonico, a nulla è valso lo sforzo di Valtteri a battersi per la causa. Eppure è proprio questo che fa di Bottas, come secondo, il secondo dei vincenti. Considerando la sua tenuta e condotta, indipendentemente dal vero vincitore del GP, finché servirà questa AMG, rispetto al suo collega messicano, sarà sempre il secondo vincente.
Ho trovato davvero incredibili e, soprattutto, ingiuste le critiche mosse nei suoi riguardi. Con l’annuncio di George Russell come futuro compagno di Hamilton che prende il posto del “cavalier servente” finlandese, a mio giudizio la pacchia è finita sia per il campione del mondo che per i suoi tifosi. Tutti rimpiangeranno il buon Bottas, comprese e soprattutto le sue intemperanze (leggi giro veloce non autorizzato), perché di fatto saranno nulla rispetto a quello che il giovane inglese della Williams dovrà necessariamente fare. Già si parla di coppia migliore del mondiale 2022. Queste parole le ho lette anche all’indomani dell’annuncio di Perez in Red Bull: il mondo (social soprattutto), era già sicuro di avere “tra le mani” una coppia dei sogni che avrebbe fatto incetta di punti e di gare, dimenticando il team McLaren e soprattutto quello Ferrari, ove il sottoscritto già in tempi non sospetti disse di aspettare la Spagna per giudicare e capire realmente quale squadra avesse veramente la coppia migliore (ho sempre creduto nella scelta di Binotto ed il tempo gli ha dato ragione).
La vera coppia migliore non è quella costituita da due piloti super talentuosi (poi ci sono le eccezioni tipo Senna Prost… e questa è un’altra storia!), bensì da quella che fa lavorare tutta la squadra ed allo stato attuale, tra i top team, AMG batte Red Bull di misura su questo terreno e chissà che non sia proprio questo elemento a decretare l’esito finale della sfida. Indipendentemente da ciò, Bottas come compagno ha indubbiamente lasciato il segno e checché se ne voglia dire, negli ultimi anni come “secondo” è il pilota che tutti vorrebbero o comunque su cui si può fare affidamento ed è per questo che rispetto a Perez, il finlandese è di buon diritto il secondo vincente.

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO-ROLLER COASTER

Ormai si è capito che il mondiale di F1 per i contendenti al titolo e per la Ferrari, sarà un sali scendi di emozioni, proprio come su un roller coaster di quelli tosti.

Eh si, perché la F1 è imprescindibile dalla rossa e se da un lato tutti sono concentrati sul capire chi la spunterà tra Hamilton e Verstappen, dall’altro c’è una frangia di irriducibili che non smetterà mai di dannarsi per la squadra di Maranello. Andiamo con ordine.

Dal 2014, anno in cui è iniziato il dominio teutonico, abbiamo avuto solo due occasioni di bearci di un mondiale incerto: il 2016 anno in cui vinse il compagno di box del re nero e il 2018, dove la Ferrari fino a Monza ha accarezzato il sogno iridato; salvo poi affondare lentamente. Diciamocela tutta, nel 2016 ci siamo forzati di gioire, di fatto quel mondiale fu un regolamento di conti interno alla squadra anglo tedesca e nel 2018 fu solo un illudersi prima e disperarsi dopo. Per avere un mondiale emozionante come lo stiamo vivendo ora, abbiamo dovuto aspettare “solo” sette anni!

Emozioni che fanno su e giù proprio come su una montagna russa e che lasciano senza fiato, come quando si affronta tutto d’un fiato la discesa verso il vuoto, tipica dei roller coaster. Ed è proprio senza fiato che ci ha lasciati la rincorsa di Verstappen ai danni di Hamilton. Sapete, quando vedo un team come la Red Bull, che mette in discussione la leadership della sua gara con quel secondo pit di Verstappen; penso che di una squadra come questa bisogna aver paura. Freddi, lucidi, si sono resi conto che con quelle gomme non sarebbero mai riusciti ad arrivare fino alla fine. Sapevano che con uno come Hamilton alle calcagna, campione nel gestire le gomme, non avrebbero avuto vita lunga. Sapevano che comunque sarebbero arrivati secondi, allora che fanno? Rischiano! Questo signore e signori è ciò che significa avere le palle: rischiare il tutto per tutto avendo fiducia nei propri mezzi. Mai mi sarei sognato di scrivere questo dei bibitari eppure se vogliamo parlare di F1, dobbiamo mettere da parte il tifo e guardare con oggettività ai fatti.

Verstappen ha mostrato il suo nervosismo già alla partenza del giro di ricognizione, muovendosi in ritardo. Nervosismo che ha confermato nello start, regalando il primo posto all’acerrimo avversario. Da li, è iniziato il personalissimo giro della morte dell’olandese sul roller coaster francese, a suon di giri veloci e fermate strategiche per tenere continuamente sotto pressione il campione inglese. Max è la prima volta che si gioca il titolo concretamente ed in questo è in svantaggio rispetto a Lewis; decisamente più navigato a riguardo. Il ragazzo deve imparare a gestire meglio queste fasi, cosa che fa decisamente meglio in gara, dove in fase di lepre che scappa o di lupo che insegue; si trova indiscutibilmente a suo agio. La vittoria è stata meritata e diretta conseguenza del lavoro sinergico che c’è stato tra lui ed il team. Tempi duri per la Mercedes di Hamilton, la quale non era abituata da molto tempo ad essere messa realmente sotto pressione (nel 2016 giocavano a dadi tra di loro, nel 2018 ci pensava Ferrari a facilitargli il gioco), ed infatti i teutonici si sono incartati in mondo visione, con Hamilton che ha sciorinato il solito Rosario per tutta la gara e Bottas che ha “bippato” cosi forte per radio, che per poco non lo facevano Beato per le bestemmie che ha tirato giù!

Le emozioni salgono e scendono a velocità impressionanti in F1, proprio come su un roller coaster ed in questo momento i continui sali scendi emozionali ad Hamilton e a Mercedes sono indigesti. Campionato assolutamente alla pari in questo momento, con buona pace dei tifosi di Hamilton che pensano e dicono che Red Bull è in vantaggio di mezzo secondo sulla W12 di Lewis… panzane! Le differenze sono davvero minime e solo il pilota e la comprensione delle gomme su l’uno o l’altro circuito fa la differenza. Se Hamilton vorrà battere “quota Schumacher” e fissare la sua di quota, dovrà sudare sette camicie come si suol dire e tirare fuori tutto il suo estro (magari se si concentrasse più sullo sport e meno sulla politica sarebbe già un inizio); se vorrà battere l’olandese volante e il suo team.

Chi invece ha un abbonamento sul roller coaster di emozioni che salgono e scendono è la Ferrari di Binotto, il quale un domenica si e l’altra pure è sempre sotto attacco o comunque sotto la lente di ingrandimento. La prestazione francese della Ferrari è disastrosa, senza appello e giustificazioni. Con Leclerc doppiato e Sainz fuori dai punti, nonostante la bella qualifica del sabato (il primo degli altri!), la rossa ha toccato il punto più basso (finora) del campionato. Eravamo stati abituati bene con due pole di fila da parte del monegasco eppure qualcosa si è inceppato… “dobbiamo capire” ha chiosato il buon Mattia. A mio (inutile) giudizio, c’è ben poco da capire e francamente continuo a stupirmi della meraviglia dei tanti tifosi delusi in giro per il web: che questa Ferrari si sarebbe comportata cosi lo si sapeva già da febbraio. Che questa Ferrari sarebbe stata un fulmine su un pista e una lumaca su un’altra era cosa nota… che questa rossa avrebbe avuto continue prestazioni, buone e cattive, proprio come i continui sali scendi di un roller coaster era evidente; se non altro perché ci è stato detto già in fase di presentazione.

Allora io mi chiedo dov’è la meraviglia? Mi chiedo se il tifoso sa veramente che monoposto sia veramente la SF21 e quanto lavoro sia stato fatto per migliorare la SF1000 (perché l’attuale monoposto è una evoluzione della precedente) e dove siano stati spesi quei pochi gettoni. Trattare le gomme in un certo modo avrebbe comportato la modifica dei cerchi e questo sarebbe andato a scapito di altre aree, evidentemente più importanti, perché i maledetti gettoni a disposizione quelli erano. Ritenere questo risultato, anche se fa male, indicativo è quanto meno azzardato; soprattutto alla luce di un mondiale lunghissimo. Lo si accetti, la Ferrari durante tutto il mondiale sarà questa e cioè un sali scendi prestazionale ed emozionale continuo, proprio come su un roller coaster ed alla fine del giro, esiste una sola stazione e si chiama campionato del mondo di F1 2022. Inutile imprecare, inutile contorcersi dalla rabbia, questo è solo il primo anno del nuovo corso rosso, quindi staccate il biglietto e godetevi il giro e visto mai che vi divertiate pure.

 

(immagine in evidenza tratta da youtube)

Vito Quaranta

MERCEDES AMG W12

Ladies and gentleman a voi la Mercedes W12 che affronterà il mondiale di F1 2021.

Il semplice fatto che a Brackley abbiano scelto di battezzare la neonata con la classica numerazione progressiva lascia presagire che le novità saranno parecchie rispetto allo scorso anno seppur “ingabbiate” dal regolamento congelato.

La nuova ed accattivante livrea della regina incontrastata dell’era turboibrida maschera il confronto con la monoposto precedente, seppur si nota un’accentuata inclinazione nella zona dei sidepod.

Le linee sono quelle conosciute, con il muso stretto che ha fatto scuola e con una zona centrale-posteriore estremamente ricercate. Dalle immagini dall’alto si può apprezzare l’adozione del nuovo fondo “tagliato” verso l’interno vettura come da regolamento per limitare il carico posteriore. Tale limitazione dovrebbe incidere meno che su altre vetture in funzione del basso angolo di rake da sempre adottato rispetto alle sue avversarie.

La W12 non potrà adottare il tanto chiacchierato DAS che forniva un vantaggio in fase di ripartenza da SC e sul bagnato permettendo ad Hamilton e Bottas di mandare in temperatura le gomme anteriori prima degli altri.

Come le altre monoposto anche la W12 che metterà le ruote sull’asfalto dei primi tests presenterà ulteriori modifiche di carattere aerodinamico, ma pare che potrà sprigionare anche più potenza, come se quella degli anni passati non fosse ancora sufficiente…

I motoristi AMG avrebbero sbloccato circa 20 cv di potenziale ibrido “inespresso” lo scorso anno per timori in merito all’affidabilità: una riserva utilizzata in qualifica che quest’anno potrebbe essere usata in gara anche se non è ancora chiaro per quanto tempo.

Insomma, bella è bella..

Re Lewis VII abdicherà in favore di LewisVIII

 

(immagini tratte dal profilo twitter ufficiale del team)

HABEMUS HAMILTON!

Finalmente è arrivata la fumata bianca più scontata della storia della Formula Uno.

Finite le illazioni, terminate le indiscrezioni, stop al phatos..

Mercedes si è affettata a precisare sui suoi profili socials che si tratta di un contratto annuale secco, quindi le opzioni per il 2022 sono ancora tutte aperte.

Come più volte ribadito su questo blog, era l’unica soluzione “sensata” per tutte le parti coinvolte: Hamilton potrà primeggiare anche nel numero degli iridi e scegliere se ritirarsi o meno a fine stagione come il più titolato di tutti i tempi. AMG mette in banca un altro iride senza avere sussulti al cuore.

Lewis avrà voglia di combattere con un nuovo regolamento nel 2022? Magari si, ma un contratto annuale potrà regalare altra adrenalina durante il prossimo inverno e permetterà si scrivere fiumi di parole durante la stagione stessa.

In una F1 ricca di colpi di scena si completa in questo modo la line up dei piloti 2021.

 

(Immagine di copertina tratta dal sito calcioefinanza.it)

2018: L’ANNO DEI RIMPIANTI ROSSI

L’immagine di copertina rappresenta il punto più alto della carriera ferrarista di Sebastian Vettel: la vittoria di Silverstone, a casa loro.

E’ finita da una settimana l’era di Seb: “zeru tituli” e tanti rimpianti come per altri WC del passato, seppur il sapore degli addii non è mai lo stesso.

Prost fu appiedato, Alonso indispettito, Sebastian non rinnovato.

Un’epoca durata sei stagioni, cominciata in un momento di inferiorità tecnica disarmante (il 2014), culminata con un 2018 al vertice (unica stagione veramente da mondiale) e finita con la peggior annata rossa da 40 anni a questa parte.

Su quel 2018 se ne sono dette e scritte di cotte e di crude. La disfatta si è realizzata in tanti piccoli passi, a partire dalla terza gara del mondiale in Cina per passare attraverso “perle” confezionate non solo da Sebastian ma anche dal muretto box e dal management rosso.

Proviamo a ripercorrerne i momenti salienti

 

Round 3 Gp di Cina-Shangai

(immagine tratta dal sito della gazzetta dello sport)

Primo errore dell’anno sia del pilota che del team.

Il tedesco parte dalla pole e alla prima curva stringe il suo compagno Raikkonen che deve alzare il piede permettendo a Bottas di mettersi in coda a Sebastian. C’era davvero bisogno di fare una partenza alla Kaiser dei tempi d’oro? NO. Con Kimi a proteggere le spalle del tedesco il team avrebbe potuto gestire meglio la strategia dei pit che, pensa un po’, viene vanificata da un cambio impreciso il giusto per far rientrare Vettel dietro a Bottas. In quella posizione il tedesco diventa vittima di Verstappen (ancora in modalità Versbatten) che lo centra al tornantino facendogli finire la gara dietro ad Hamilton.

 

Round 4 Gp d’Azerbaigian-Baku

(immagine tratta dal sito ufficiale della Formula uno)

Un Gran Premio virtualmente già vinto e finito con Seb giù dal podio.

Gara dominata e gestita sino alla SC entrata in pista a seguito della “Verstappenata” su Ricciardo che lo tampona mentre prova a passarlo al fondo del rettilineo principale. Con distacchi annullati ed il valzer dei pit, alla ripartenza Seb si trova nel sandwich di Bottas ed Hamilton in pieno gioco di scie sul lunghissimo rettilineo azero. Risultato? Alla staccata della prima curva arriva lungo spiattellando le gomme ancora fredde. Dal provare a prendere due piccioni con una fava si ritrova senza la fava e senza le mosche nel pugno. Hamster e Raikkonen lo passano con l’inglese che la va anche a vincere grazie ad una foratura di Bottas.

 

Round 8: Gp di Francia- Le Castellet

(immagine tratta dal sito di autosprint)

Hamilton parte dalla pole con a fianco il suo fido scudiero. Alla prima curva Sebastian si fa prendere dalla foga e prova a passare il finlandese con il risultato di distruggere l’ala anteriore e buttare via una gara in cui finisce quinto invece di impensierire il campione del mondo in carica.

 

Round 9: Gp Austria Spielberg

(immagine tratta dal sito automoto.it)

Qui l’errore parte dal sabato. Finito un giro veloce Seb resta in traiettoria ostacolando il giro di Sainz e prende tre posizioni di penalità partendo dalla sesta posizione per la gara. Errore del pilota? Non del tutto: in passato il muretto rosso sbucciava le banane solo dopo aver terminato il lavoro e non era prevista la pausa caffè.

In gara Vettel finisce terzo dopo Verstappen e Raikkonen proprio nel giorno in cui entrambe le AMG si fermano e sarebbe stato fondamentale (e più semplice) portare a casa 25 punti sani sani.

 

Round 10 Gp di Gran Bretagna-Silverstone

(immagine tratta dal sito ufficiale della Formula uno)

Ma come? L’ha vinta… Certo che l’ha vinta, ma quel “a casa loro” è stato l’innesco degli avversari. Non si fa, non si fa…. Si vince e si tace senza infierire. Ok, l’ha detto in buona fede, ma tant’è…

 

Round 11 Gp di Germania Hockenheim

(immagine tratta dal sito motorbox)

Se il punto più alto della parabola vetteliana era stato raggiunto quattordici giorni prima in terra d’Albione, dopo due settimane comincia la discesa verso gli inferi.

La pioggia, il muro della Sachs.. sei in testa ed il tuo rivale in difficoltà…. la buttiamo in vacca.

L’inizio della fine….In quest’occasione le colpe vanno attribuite tutte al pilota. Il tragitto verso la porta d’uscita della Ges comincia proprio qui….

 

Round 12 Gp d’Ungheria- Budapest

(immagine tratta da autoblog)

Lezione di strategia da parte del muretto anglotedesco che tiene in pista Bottas il tempo giusto per creare il distacco decisivo che permette a Hamilton di vincere e recuperare ulteriori punti al tedesco. Il muretto rosso osserva e incassa.

 

Round 13 Gp del Belgio-Spa

(immagine tratta dal sito circus F1)

Nel 2017 la SF70 prendeva scia e DRS dopo il Radillon e si piantava appena fuori dalla coda della W08.

Nel 2018 La SF71 affianca la W09 ben prima della linea del DRS e non le concede il diritto di replica in staccata. Seb la vince con il suo TP che parla di un “motore della madonna” e Lewis che emblematicamente la fissa sotto il podio con occhio stranito. Cominciano i dubbi e la storia del doppio sensore. Sarà l’ultimo Gp 2018 vinto da Vettel nonché il penultimo in tutta la carriera rossa che ormai ha preso l’inerzia necessaria a non poter più fermare la discesa.

(Immagine tratta dal sito formula1.it)

 

Round 14 Gp d’Italia- Monza

(immagine tratta dal sito corriere.it)

Raikkonen mette a segno la sua ultima Pole in carriera segnando anche il giro più veloce di sempre fino a quel momento. Come “ringraziamento” riceve il benservito dalla dirigenza rossa orfano di Sergio scomparso in estate. Dirigenza rossa in grado di trovare il tempo giusto per tutto e anche per il di più. Vettel è solo terzo in griglia sopravanzato anche dal suo rivale Hamilton. Fiumi di parole date addosso all’Alcolico biondo reo di aver tirato una staccata esagerata senza agevolare il suo compagno in lotta per il mondiale. Balle, perché la posizione l’avrebbe data in seguito, non foss’altro che alla roggia Sebastian si gira nel tentativo di infilarsi tra Hamilton e lo stesso Kimi. Poi il box Mercedes colleziona una strategia perfetta per Bottas che resta in pista il giusto per rovinare le coperture di un bel Raikkonen che non riesce più a recuperare su Hamilton finendo la gara senza metà battistrada delle gomme posteriori.

 

Round 15 Gp di Singapore

(Immagine tratta dal sito grandprix)

Sarebbe la pista di Vettel… lui lotta ma il box sbaglia i tempi e lo fa rientrare in pista dopo Verstappen sebbene fosse stato in grado di recuperare la posizione in pista sull’olandese. Hamilton mette a segno la seconda di fila sulle quattro che ammazzeranno le ambizioni rosse già fortemente castrate.

 

Round 16 Gp di Russia Sochi

(immagine tratta dal sito Formulaunoingenerale)

Valtteri Bottas è sempre andato storicamente forte in Russia. Si smentisce solo grazie ad un ordine di scuderia del muretto AMG che permette ad Hamilton di vincere e di allungare in campionato.

 

Round 17 Gp del Giappone -Suzuka

(immagine tratta dal sito di autosprint)

Quando c’è da tirare i dadi in Ferrari manco li trovano…. Durante le Q i rossi vanno in pista con le intermedie quando la pista si sta asciugando. Gli altri entrano con slick e fanno i tempi nella finestra giusta per permettere ai rossi di rientrare e beccarsi nuovamente la pioggia.. Tombola.

(Immagine tratta da Motorbox)

Vettel parte in griglia attardato e nel tentativo di recuperare entra lanciando il cuore oltre la SpoonCurve..peccato che all’esterno della stessa ci sia uno di nome Verstappen che piuttosto che farsi passare si asporta un rene senza anestesia.. Errore di Seb ma fortemente indotto dall’impreparazione del  muretto.

 

Round 18 Gp d’Usa-Austin

(Immagine tratta dal sito di autosprint)

Quando le cose si mettono male non possono che andare peggio. In prova Vettel ha una distrazione minima e si becca una penalità per non aver rallentato a sufficienza in un microsettore della pista durante una bandiera gialla: penalità inevitabile e quinto posto in griglia relativo. Ma ormai non c’è più freno alla caduta e già al primo giro il tedesco la gira cercando di infilare ancora una Red Bull, questa volta Ricciardo.

(Immagine tratta dal sito F1ingenerale.it)

La frittata è fatta ed il distacco da Hamilton talmente ampio da permettere all’inglese di correre con le cinture di sicurezza staccate in Messico e laurearsi per la quinta volta Campione del Mondo.

La vita è strana…. Se nel 2018 il mondiale fosse andato a Vettel il confronto sarebbe stato 5 a 4 per il tedesco su Hamilton, ed invece? Ad oggi siamo 7 a 4 per il fuoriclasse anglocaraibico ancora sulla cresta dell’onda ed un Vettel in forte crisi di performance e di morale.

 

Essere il pilota rosso di riferimento, la bandiera, il salvatore della patria non è compito semplice per nessuno e non lo è stato anche per lui. Non ha perso il mondiale da solo, è stato aiutato da tutta l’organizzazione ferrarista che nel complesso non é mai stata all’altezza della corazzata Mercedes in tutti questi anni.

I disastri del 2019 ed un 2020 orribile hanno peggiorato la percezione che oggi il mondo ha dell’epoca Vettel. E’ comunque finita con aspettative disattese ed il rimpianto di non essere mai arrivati fino in fondo a giocarsi all’ultima gara quel titolo che manca da troppi anni.

Grazie Seb, all the best.