Il padre fondatore della beneamata Scuderia amava sempre dire che “il secondo è il primo dei perdenti”. Il grande vecchio, senza usare alcun tipo di perifrasi, diceva le cose così come stavano: per quanto ci si sforzi in sofismi, del tipo “l’importante è partecipare”, Enzo Ferrari sapeva benissimo che contava solo una cosa per essere ricordati… vincere! Eppure i grandi campioni, attuali e del recente passato, senza i loro secondi non potrebbero raccogliere la gloria che hanno avuto e che hanno. Siamo sicuri che il secondo pilota designato sia il primo dei perdenti? Se la guardassimo da un’altra prospettiva in base a quello che fanno, forse potremmo anche arrivare a considerare i secondi piloti come i secondi vincenti.
Tra domenica e lunedì una ridda di commenti si sono levati nei riguardi delle seconde guide della Red Bull e, soprattutto, della Mercedes. Sono stati fatti anche scomodi paragoni con il passato, mettendo in campo Barrichello per giustificare l’una o l’altra azione da parte delle squadre che si stanno contendendo il titolo. Sia Red Bull che Mercedes hanno un bisogno disperato delle loro seconde guide, perché in un mondiale così serrato che (finalmente!) non vedevamo da tempo, ogni dettaglio fa la differenza…sebbene in passato io abbia già scritto che non saranno tanto le vittorie a determinare l’esito quanto gli errori commessi. In questo ambito rientrano a buon diritto appunto anche le seconde guide. Domenica scorsa abbiamo avuto l’esempio eclatante di quello che possono o non possono fare.
Si prenda ad esempio Perez, innanzitutto: miracolato a fine 2020 dopo che la Racing Point (Aston Martin a partire da quest’anno) gli ha dato il ben servito nonostante l’ottima stagione svolta, si ritrova alla corte dell’entourage di Verstappen. In RB da quando c’è l’olandese funziona così, ormai è chiaro, e di come il compagno di Max finisce ne abbiamo diversi esempi. Ricciardo se n’è scappato perché aveva capito che non gli avrebbero mai dato spazio, Gasly per poco non gli facevano partire il cervello (si guardi cosa sta facendo in Toro Rosso ora), mentre Albon è stato letteralmente annichilito; anche per ovvi limiti dello stesso pilota. Ora tocca al messicano ingollare l’asperrima pugna, come si suol dire, e questa si sta dimostrando più indigesta di quanto previsto. Dopo la vittoria a Baku, Red Bull credeva di avere “l’anti Bottas” al fine di poter marginalmente arginare la furia di Hamilton nell’inseguimento mondiale. Tanto che è persino arrivato il rinnovo. Perez, purtroppo, sta alternando gare modeste a prestazioni imbarazzanti e, soprattutto, cosa che è peggio, non sta aiutando il suo compagno. Questo è il prezzo da pagare quando si punta esclusivamente su un unico pilota. Verstappen è indiscutibilmente un talento e merita di vincere almeno un mondiale, eppure la condotta Red Bull, non solo ha già dimostrato in passato di bruciare ottime seconde guide (Ricciardo lo escludo da questa definizione); ora addirittura si ritrova nel momento clou della stagione praticamente con un solo pilota; di fatto riducendo Perez come il primo dei perdenti. Verstappen deve sapere che non può permettersi errori, che non può che contare solo sulle sue forze e su quelle del suo team, perché il suo compagno, salvo miracoli domenicali, non porterà mai quel contributo che da lui ci si attende. Certo, questo è il primo anno per il messicano della Red Bull, eppure le occasioni della vita a volte vanno colte anche al volo.
Chi ha saputo cogliere l’occasione, invece, è stato Bottas che, con il suo rendimento e continuo contributo alla causa teutonica, si è guadagnato la fiducia di AMG per cinque lunghi anni. Proprio in questi giorni è stato reso noto che il finlandese lascerà la stella a tre punta per Alfa Romeo. Nel frattempo il buon Valtteri continuerà a fare il suo dovere non senza qualche polemica. Mi riferisco al fatto che il compagno di Hamilton è reo di aver conquistato il giro veloce alla fine del GP (con gomme nuove rispetto a tutti gli altri e con la macchina che ha a disposizione, anche andando piano lo avrebbe ottenuto!) mettendo quindi in condizione l’inglese di “prendersi un rischio” per riconquistare quel singolo punto, che nella somma totale alla fine potrebbe fare la differenza. Bottas è sempre stato difeso dai tifosi di Lewis, fino a quando faceva il suo dovere (e dall’altra parte della barricata deriso) e criticato, se necessario, se “tirava la testa fuori dal sacco”. Strane persone i tifosi dell’epta campione del mondo: rispetto agli isterismi di massa, che appartengono agli oltranzisti che tengono per Seb, questi trasudano aplomb e savoir faire a seconda di come ne conviene la virtù… degli interessi dell’inglese si capisce! Domenica scorsa abbiamo visto cosa significa avere, per una squadra che si sta giocando il titolo, specialmente un secondo pilota affidabile e fidato. AMG che, messa sotto pressione dal ritmo infernale di Verstappen, sbaglia in maniera eclatante e, per sopperire alle sue mancanze strategiche, si inventa ogni tipo di alchimia gestionale di pista, utilizzando Bottas come fosse una provetta per i propri esperimenti. A nulla sono valse le cervellotiche strategie del muretto teutonico, a nulla è valso lo sforzo di Valtteri a battersi per la causa. Eppure è proprio questo che fa di Bottas, come secondo, il secondo dei vincenti. Considerando la sua tenuta e condotta, indipendentemente dal vero vincitore del GP, finché servirà questa AMG, rispetto al suo collega messicano, sarà sempre il secondo vincente.
Ho trovato davvero incredibili e, soprattutto, ingiuste le critiche mosse nei suoi riguardi. Con l’annuncio di George Russell come futuro compagno di Hamilton che prende il posto del “cavalier servente” finlandese, a mio giudizio la pacchia è finita sia per il campione del mondo che per i suoi tifosi. Tutti rimpiangeranno il buon Bottas, comprese e soprattutto le sue intemperanze (leggi giro veloce non autorizzato), perché di fatto saranno nulla rispetto a quello che il giovane inglese della Williams dovrà necessariamente fare. Già si parla di coppia migliore del mondiale 2022. Queste parole le ho lette anche all’indomani dell’annuncio di Perez in Red Bull: il mondo (social soprattutto), era già sicuro di avere “tra le mani” una coppia dei sogni che avrebbe fatto incetta di punti e di gare, dimenticando il team McLaren e soprattutto quello Ferrari, ove il sottoscritto già in tempi non sospetti disse di aspettare la Spagna per giudicare e capire realmente quale squadra avesse veramente la coppia migliore (ho sempre creduto nella scelta di Binotto ed il tempo gli ha dato ragione).
La vera coppia migliore non è quella costituita da due piloti super talentuosi (poi ci sono le eccezioni tipo Senna Prost… e questa è un’altra storia!), bensì da quella che fa lavorare tutta la squadra ed allo stato attuale, tra i top team, AMG batte Red Bull di misura su questo terreno e chissà che non sia proprio questo elemento a decretare l’esito finale della sfida. Indipendentemente da ciò, Bottas come compagno ha indubbiamente lasciato il segno e checché se ne voglia dire, negli ultimi anni come “secondo” è il pilota che tutti vorrebbero o comunque su cui si può fare affidamento ed è per questo che rispetto a Perez, il finlandese è di buon diritto il secondo vincente.
Vito Quaranta