SUPERBIKE 2022 – SI RICOMINCIA.

Il Mondiale Superbike riparte da Toprak.

Sarà una stagione stellare e vista la battaglia che ci ha regalato il 2021, non potrebbe essere altrimenti. Il Campione del Mondo in carica è pronto a difendere il numero 1 con i denti contro almeno due pretendenti al trono sicuri. Il Cannibale Jonnhy Rea in sella alla ZX10RR ed Alvaro Bautista sulla V4R saranno i principali rivali del Turco, Toprak Razgatioglu.

Andiamo a vedere i Team ed i Piloti del 2022.

La Yamaha schiera ben 6 R1, distribuite su 4 Team compreso il team Factory composto da Toprak ed il nostro Locatelli. Grande attesa anche per Gerloff chiamato alla definitiva consacrazione.

PATA YAMAHA WITH BRIXX – Yamaha YZF R1

Toprak Razgatlioglu #1 – Andrea Locatelli #55

GRT YAMAHA – Yamaha YZF R1

Garrett Gerloff #31 – Kotha Noane #3

GIL YAMAHA – Yamaha YZF R1

Christophe Ponsson #23

MOTOXRACING YAMAHA – Yamaha YZF R1

Isaac Vinales #32

Kawasaki schiera 5 Ninja sullo schieramento della SBK, in particolare oltre al Team Factory (con entrambi i Piloti in scadenza) da tenere d’occhio, per la Top10, Mahias con la Ninja di Puccetti.

KAWASAKI RACING TEAM – Kawasaki ZX 10RR

Jonathan Rea #65 – Alex Lowes #22

KAWASAKI PUCCETTI – Kawasaki ZX 10RR

Lucas Mahias #44

ORELAC KAWASAKI – Kawasaki ZX 10RR

Oliver König – #52

TPR PEDERCINI KAWASAKI – Kawasaki ZX 10RR

Loris Cresson #84

La Ducati schiera ben 5 moto in griglia, su 4 Team. Ritorna Alvaro Bautista dopo quel 2019 in cui buttò alle ortiche il Mondiale, ed occhi puntati su Axel Bassani che ha ben figurato lo scorso anno. Personalmente avrò un occhio di riguardo per il numero 29…

DUCATI ARUBA.IT RACING – Ducati Panigale V4R

Alvaro Bautista #19 – Michael Ruben Rinaldi # 21

GO ELEVEN DUCATI – Ducati Panigale V4R

Philipp Oettl #5

MOTOCORSA DUCATI – Ducati Panigale V4R

Axel Bassani #47

BARNI SPARK DUCATI – Ducati Panigale V4R

Luca Bernardi #29

BMW schiera soltanto 4 moto su due team, grande attesa per la new entry Scott Redding. Sulla carta possiedono forse i Team più talentuosi, con l’olandese volante VdM, Baz ed il “Genio” Laverty. Da vedere quanto sarà competitiva questa BMW…

BMW MOTORRAD – BMW M1000RR

Scott Redding #45 – Michael van der Mark #60

BMW BONOVO – BMW M1000RR

Loris Baz #76 – Eugene Laverty #50

Anche per Honda saranno soltanto 4 le Fireblade in pista. Da questa moto, che ha un potenziale assurdo (vedere BSB) ci si aspetta molto di più. Il team Factory HRC ha cambiato completamente line-up e si affida ad Iker Lecuona, proveniente dalla MotoGP, ed a Xavi Vierge direttamente dalla Moto2.

HONDA HRC – Honda CBR 1000RR-R

Iker Lecuona #7 – Xavi Vierge #97

MIE HONDA – Honda CBR 1000RR-R

Leandro Mercado #36 – Hafizh Syahrin #35

IL CALENDARIO

12 round, per un totale di 36 gare con la consueta pausa di Agosto. Si parte sabato da Aragon e si concluderà a Phillip Island a Novembre. A Giugno il circus sbarcherà a Misano, sul Simoncelli Circuito.

8 – 10 aprile: MotorLand Aragon – Spagna

22– 24 aprile: TT Circuit Assen – Olanda

20 – 22 maggio: Circuito Estoril – Portogallo

10 – 12 giugno: Misano World Circuit “Marco Simoncelli” – Italia

15 – 17 luglio: Donington Park – Gran Bretagna

29 – 31 luglio: Autodrom Most – Repubblica Ceca

9 – 11 settembre: Circuit de Nevers Magny-Cours – Francia

23 – 25 settembre: Circuit de Barcelona-Catalunya – Spagna

7 – 9 ottobre: Autodromo Internacional do Algarve – Portogallo

21 – 23 ottobre: Circuito San Juan Villicum – Argentina

11 – 13 novembre: Pertamina Mandalika International Street Circuit – Indonesia

18 – 20 novembre: Phillip Island Grand Prix Circuit – Australia

GP Aragona gli orari.

Il Mondiale 2021 ci ha regalato emozioni a dire basta, ma non è mai abbastanza e quindi ci auguriamo un 2022 ancora più emozionante…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

F2 ARABIA SAUDITA 2022 – LA RISCOSSA DI DRUGOVICH

In Arabia Saudita la Formula 2 ha vissuto un weekend ricco di azione, sebbene non tutta del tipo che avrei voluto vedere. La notizia principale del weekend però è stato il ritorno di Drugovich alla vittoria, dopo che un 2021 da incubo lo aveva ricacciato nella categoria dei bluff.

Salvo diversamente indicato, le immagini sono tratte all’account twitter della F2 o dal suo sito fiaformula2.com.

Circuit atmosphere – fire following a missile strike on an Aramco oil facility.
25.03.2022 Formula 1 World Championship, Rd 2, Saudi Arabian Grand Prix, Jeddah, Saudi Arabia, Practice Day.
– www.xpbimages.com, EMail: requests@xpbimages.com © Copyright: Moy / XPB Images

Dello sportwashing saudita è meglio che non dica nulla.

Le prove libere sono state travagliate, sia per il tracciato sporco (almeno due piloti hanno raccattato veli di plastica) che per le bandiere rosse dovute a incidenti.

Prima Cem Bolukbasi (Charouz) perde il controllo della macchina sul cordolo di curva 11 e si schianta in curva 12 – dinamica simile a quella di Schumacher jr. Sebbene illeso ha avuto necessità dello staff medico per districarsi dai rottami. Trascorrerà il resto del weekend in ospedale per ragioni precauzionali.

Dopo appena due minuti di bandiera verde Theo Pourchaire (ART), il leader di campionato, si gira in una delle pieghe veloci che portano al tornantino e picchia con il retrotreno. Di nuovo bandiera rossa; sessione conclusa.

In mezzo alle interruzioni Felipe Drugovich (MP) piazza i tempi record in tutti e tre i settori e precede la Carlin di Liam Lawson, secondo in campionato.

Le tre ore tra prove libere e qualifiche sono state sufficienti per riparare la vettura di Pourchaire. Lo sforzo dei meccanici tuttavia va in fumo dopo cinque minuti quando il motore gli prende fuoco. Ultima posizione garantita per il talento francese, che in un tracciato dai sorpassi complicati come Jeddah suona come una mezza condanna. Anche perché, per il cambio di format, dovrà partire ultimo in entrambe le gare.

Jeddah (SAU) Mar 25-27, 2022 – Grand Prix of Saudi Arabia at Jeddah Corniche Circuit. Ralph Boschung #15 Campos. © 2022 ERIC ALONSO / Dutch Photo Agency

I protagonisti della battaglia per la pole sono Ralph Boschung (Campos) e Marcus Armstrong (Hitech). Boschung conclude in testa il primo run tuttavia una bandiera rossa (crash di Sargeant, Carlin) gli nega il secondo tentativo e nel terzo si trova Frederik Vesti (ART) tra i piedi. A quattro minuti dal termine è secondo a 7 millesimi da Armstrong. Lo stesso Vesti causa la terza interruzione, sia pure senza colpe. A causa di un guasto al trasponder la sua macchina viene segnalata ferma in mezzo al tracciato quando in realtà stava correndo senza problemi, quindi esce la bandiera rossa per nulla.

Armstrong e Boschung hanno ormai esaurito la benzina necessaria per completare i loro run quindi assistono impotenti ai miglioramenti di Jack Doohan (Virtuosi), Richard Verschoor (Trident) e soprattutto Felipe Drugovich (MP), che demolisce il tempo di Armstrong di 6 decimi e conquista la prima pole da Silverstone 2020. Gli altri leader di campionato sono più arretrati e dimostrano che devono migliorare in qualifica: Liam Lawson (Carlin) è sesto e Juri Vips (Hitech) nono.

Nelle ore successive alle qualifiche si assiste a una smitragliata di penalità. Doohan jr -terza top 3 consecutiva- viene escluso dalle qualifiche perché non in grado di fornire abbastanza benzina per le verifiche. Vips, Clement Novalak (MP), Vesti e Olli Caldwell (Campos) perdono tutti tre posizioni per impeding. Amaury Cordeel (VAR) si prende invece una penalità di 10 posizioni per aver sorpassato in regime di bandiere gialle sotto bandiera rossa (!). Le penalità si applicano solo sulla griglia di partenza della Sprint Race, lasciando inalterata quella della Feature Race (Doohan a parte).

Dennis Hauger (Prema, rookie e campione F3 in carica) scala decimo e ottiene la pole position per la sprint race. Tutti i piloti delle prime file montano gomme medie a eccezione di Hughes, secondo, che opta per le morbide. La sua tattica è basata sulla speranza che entrino abbastanza SC per evitare il decadimento delle gomme. Non è un’idea stupida, considerando le cinque bandiere rosse che ci sono state tra prove libere e qualifiche.

Il suo avvio però è al rilento e perde terreno a vantaggio di Calan Williams (Trident) e Ayumu Iwasa (Carlin) mentre Hauger resta al comando della corsa.  I top driver -Lawson, Vips, Armstrong, Drugovich, Pourchaire- sgomitano nel gruppo e sono in moderato recupero finché Cordeel si schianta in uscita di curva 3 all’inizio del secondo giro. SC dopo poco più di 6 km di gara.

Al sesto giro si riparte ma il regime di bandiera verde dura quindici secondi: in fondo al gruppo Doohan aveva preso slancio prima che il gruppone fosse ripartito e si schianta su Sargeant, in una riedizione del via di Mugello 2020. Pourchaire per evitarli perde le posizioni che aveva guadagnato e torna ultimo. Giornataccia.

L’incidente innesca l’evento più discusso del weekend.

Dal momento che i rottami si trovano sul rettilineo di partenza, in un primo momento la direzione invia il messaggio “SC through Pit Lane” – sotto Safety Car i piloti dovranno passare in corsia dei box. 22 secondi dopo, la rettifica: “Pit Lane closed”, La SC si ferma ad aspettare i piloti sul rettilineo.

In Prema chiedono chiarimenti per ben due volte e gli viene confermato il passaggio attraverso la pitlane. Hauger imbocca la corsia box ma Williams non lo segue, il resto del gruppo con lui. Morale della favola, Hauger si fa un drive through gratis e riemerge in dodicesima posizione.

Ma il peggio deve ancora arrivare: dopo pochi minuti gli viene comminato uno stop/go di 10s per essere passato ai box in regime di pitlane chiusa. In pratica si è trovato da primo a ultimo per aver seguito le indicazioni della direzione di gara. Robe che farebbero incazzare pure il Dalai Lama.

Va comunque osservato che il rookie norvegese ha peccato di inesperienza: sotto SC devi andare dove va la SC – se questa resta in pista,  non devi andare ai box. Inoltre la cartellonistica di pista indicava correttamente la chiusura della pitlane, come raccontato dagli altri piloti. Quindi insomma, la direzione gara ha sbagliato a comunicare alla squadra, ma le indicazioni in pista parlavano chiaro. Il campione F3 ha accumulato esperienza per il futuro…

Dopo una SC infinita al 14° giro si riparte. Hughes fa valere le gomme morbide (e anche una buona dose di fegato) e passa all’esterno Williams, portandosi dietro Lawson. Alle loro spalle Armstrong, Vips, Iwasa e Drugovich animano la ripartenza con manovre coraggiose. La spunta l’estone a spese del neozelandese, che retrocede in fondo al quartetto.

La strategia di Hughes finora ha pagato ma nei giri finali le morbide  hanno ormai raggiunto il limite. A tre giri dalla conclusione Lawson lo svernicia sul traguardo e si invola verso la prima vittoria stagionale, la seconda in carriera. Le sfortune di Hughes continuano: prima viene beffato in volata da Vips (neanche un decimo a separarli) infine  viene squalificato per irregolarità tecnica – fondo troppo consumato.

Al suo posto sale sul podio Drugovich, che ha sfruttato tutte le occasioni possibili per risalire dalla decima posizione. Grande gioia in casa Trident, non avvezzi a vedere molti punti, per il quarto e il quinto posto di Williams e Verschoor. Iwasa completa la top 6, mentre Boschung, settimo, viene penalizzato di 20s (errato posizionamento sulla casella di partenza). Jehan Daruvala (Prema) e Marino Sato (Virtuosi) ereditano le ultime posizioni valevoli per i punti. Pourchaire non riesce a mettere insieme una gara incisiva (anche per il contrattempo con Sargeant/Doohan) e conclude ben lontano dai primi.

L’appello della Prema contro la decisione di Hauger approda a un nulla di fatto, mentre Doohan viene giudicato colpevole e penalizzato di 3 posizioni per la gara di Domenica. Not a big deal, considerando che partirà già ultimo.

Nella sprint race ci sono stati 7 giri di bandiera verde su 20. Quante SC usciranno nella gara lunga? Le scommesse si sprecano ma la realtà ci sorprende con una gara lineare al limite del noioso.

La procedura di partenza viene abortita senza addurre motivazione (lì per lì ho pensato a un guasto dei semafori, visto che il quinto semaforo rosso non si era acceso). Al secondo tentativo Drugovich mantiene la leadership su Verschoor.

Hauger è il primo dei piloti su gomme dure ma compie lo stesso un’ottima partenza, che da decimo lo proietta in ottava posizione. Ancora meglio fa Theo Pourchaire, che dalla penultima posizione scala fino alla quattordicesima. Anche Lawson è in rimonta ed è terzo dopo il secondo giro.

Davanti le posizioni si stabilizzano: Verschoor tallona Drugovich, mentre Lawson segue a un paio di secondi. Le emozioni principali si vedono a metà gruppo, con Daruvala che mette a segno addirittura un sorpasso triplo in curva 1 (!!!). Le gomme morbide iniziano a faticare già a partire dal sesto giro, con Boschung che subisce i sorpassi di Iwasa, Vips e Hauger.

I giri successivi saranno fondamentali. Al settimo Pourchaire accusa problemi elettrici: dopo due minuti a passo d’uomo raggiunge i box e si ritira. Nel frattempo iniziano le soste ai box, inaugurate da Sato e Daruvala. I colpi di scena continuano qui. A Lawson viene fatto cenno di ripartire prima che una gomma fosse stata fissata. Ritiro per lui e fine della striscia di podi consecutivi. Vips subisce di nuovo un pit stop lento e riemerge in quindicesima posizione. A differenza del Bahrain o della sprint race non riuscirà a rimontare.

Con i big eliminati nell’arco di due giri, a Drugovich basta evitare l’overcut di Verschoor per piazzare un’ipoteca sulla vittoria.

Il resto della gara è una variazione di un tema classico. I piloti su dure proseguono a oltranza mentre quelli che hanno già effettuato il cambio da morbide a dure recuperano. Le option sono così inutili che la strategia dei piloti partiti su dure è più di effettuare un gigantesco overcut che non confidare nel rimontone con gomme morbide. In ogni caso funziona fino a un certo punto: Hauger era ottavo prima delle soste dei primi, dopo la sua è sesto.

Per questa ragione i giri finali non offrono tutte queste emozioni. In testa Drugovich stressa un po’ troppo le gomme alla ricerca del giro più veloce e permette il riavvicinamento di Verschoor. Hughes si mostra minaccioso minaccioso alle spalle di Daruvala ma anche qui non si risolverà in alcuna azione. Ai margini della zona punti si registra un po’ di movimento con le rimonte di Doohan e Vips.

La gara si conclude con il testacoda di Vesti e con il rovinoso declino di Boschung, come spesso gli accade: dopo ottime libere, qualifiche e prima parte di gara, sul finale crolla e conclude quindicesimo.

Dopo l’unica gara nella storia di Jeddah a non aver mai visto una SC, Drugovich conclude il weekend perfetto con la vittoria in una gara dominata. Oltre a ricordarci che MP non è più una cenerentola tra i team, il brasiliano conquista la vetta della classifica e si propone come ulteriore contendente per il titolo.

Verschoor completa la giornata dei team “minori” e mette a segno il secondo podio in altrettanti weekend. Per la Trident non accadeva dal lontano 2014, quando la serie si chiamava Gp2 e vedeva una lotta al vertice tra Palmer, Nasr e Vandoorne. In soli due round la scuderia italiana ha ottenuto già più punti di quelli che ha totalizzato in quattro delle cinque stagioni in F2. In più, con il quarto e quinto posto di Verschoor e Williams, il team milanese ha portato due piloti a punti nella stessa gara per la prima volta da Baku 2018.

Torna a sorridere anche Jehan Daruvala. Non lo ritengo un pilota eccezionale, ma stavolta ha guidato molto bene ed ha guadagnato il podio dalla quindicesima posizione a forza di sorpassi, una strategia azzeccata e un solido passo gara. Senza il disastro in qualifica forse poteva anche ambire a qualcosa di meglio.

Quarto è Jake Hughes. L’inglese è un pilota sottovalutato: in F2 ha corso poco e con team di seconda/terza fascia ma si è spesso trovato a lottare nella top 6.

Quinto è Armstrong, che contiene gli attacchi del rimontante Hauger. Iwasa e Nissany (DAMS) ottengono qualche punto da un weekend partito bene ma scivolato via via nell’anonimato. Doohan (gpv) e Vips completano la zona punti.

Al termine del secondo round del campionato la classifica vede Felipe Drugovich al comando con 45 punti seguito da Lawson a quota 34 e Verschoor terzo a due sole lunghezze dal neozelandese.

Il weekend da dimenticare di Pourchaire gli causa una caduta libera in classifica: da primo a quinto, alle spalle anche di Vips. Il francese finora è stato il più sfortunato tra i contendenti al titolo, avendo subito tre guasti in due weekend.

Il campionato è ancora senza un padrone. Ci sono dei piloti chiaramente favoriti (Lawson, Vips, Pourchaire, forse anche Drugovich) ma nella griglia nessuno è disposto a recitare un ruolo da comprimario.

[Immagine di copertina tratta dall’account twitter di Felipe Drugovich]

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

 

 

 

 

 

 

 

 

 

FINALMENTE APRILIA. FINALMENTE ALEIX. Post GP ARGENTINA MOTOGP

Aprilia trova la vittoria nel Mondiale prototipi.

La mente viaggia a ritroso e vola via all’anno 2015, dove l’Aprilia tornò a gareggiare nel Mondiale prototipi dopo averlo bruscamente abbandonato nel 2004. La scelta del rientro in MotoGP è “costata” la splendida partecipazione (in forma Ufficiale) della RSV4 in SBK ma oggi si può dire che ne sia valsa la pena.

Dopo 7 anni, un via vai di Piloti e tanti, anzi troppi stop la RS-GP trova la vittoria nel GP di Thermas de Rio Hondo.

Fortuna? Assolutamente no. Il passo di Espargaró e dell’Aprilia era fortissimo sin dalle FP1. Aleix ha condotto una gara eccezionale trovando la vittoria dopo ben 283 GP disputati in carriera. Una vittoria tutta sua e di Rivola (soprattutto) che hanno finalmente trovato la quadra su una moto ormai sempre più nella TOP5.

LA GARA.

Abbastanza noiosa. Anzi molto. Anzi tantissimo a parte gli ultimi giri in cui Martin e Espargaró hanno tenuto tutti col fiato sospeso.

Aleix vince davanti a Martin e le due Suzuki, con Pecco Bagnaia che chiude 5°. Pol Espargaró cade mentre era in zona podio negli ultimi giri mentre il Campione del Mondo in carica chiude 9° ad oltre 10″ dal vincitore.

Da sottolineare la Top10 di Marco Bezzecchi , che si mette dietro sia Marini che Bastianini, e l’assoluta debacle di Jack Miller (14°).

Cosa succede a Bagnaia?

Pecco, come presumevo, è nell’occhio del ciclone. Vincere quando non hai nulla da perdere e da dimostrare, alle volte è molto semplice. Ad inizio stagione dissi più o meno questo…

https://twitter.com/FranckyHawk29/status/1495695775275397123?t=eZW_gTgucMM8jMqAUAbpXw&s=19

Non sbagliavo. Il rivale più pericoloso è proprio lui, e la conferma l’ho avuta quando ha steso Jorge Martin, qualche GP fa.

In casa Ducati hanno un serio problema. Hanno la moto più forte in assoluto ma con il team Factory sono ancora latitanti. Il problema dov’è? Il problema è proprio in quella pressione che tutti hanno gonfiato nel personaggio Bagnaia. E qui mi fermo.

Marquez torna in Texas?

Marc Marquez serve come il pane a questa MotoGP, e serve soprattutto ai suoi rivali. Il Mondiale non è ancora iniziato, siamo soltanto all’antipasto e lui lo sa bene. Qualora tornasse in Texas sarebbe un bel regalo per tutti quanti, soprattutto per il resto del gruppo che potrebbe misurarsi con lui a casa sua.

Il Mondiale è noioso? NO. È uno dei Mondiale più belli ed equilibrati di sempre. 3 vincitori diversi in 3 GP. What else?

Il Mondiale è senza padrone? SI. Il padrone di chiama Marc Marquez, nonostante non ne vinca uno dal 2019. Vuoi o non vuoi quando c’è lui in pista ne guadagnano tutti, rivali compresi.

In Yamaha che succede?!?

Succede che il Campione del Mondo potrebbe avere già un accordo verbale con HRC (come Mir d’altronde) e stia mettendo pressioni enormi a Yamaha sul rinnovo contrattuale. Questa M1 è lontana parente di quella vista lo scorso anno ed il campione del Mondo ha fame. Ad Iwata avranno voglia di privarsi del Francese puntando tutto sul turco Campione del Mondo Superbike?

Morbidelli è praticamente inesistente ad ogni gara, Dovizioso neanche a parlarne. Sicuramente dalle gare Europee la musica cambierà ma già in Catalunya il buon Quartararo potrebbe annunciare l’accordo con un altro Top Team…

Il Mondiale sbarca già venerdì in Texas, sul tracciato di Austin dove il favorito d’obbligo è Marc Marquez. Ma attenzione alle sorprese…

 

 

 

 

 

LA VERSIONE DI SELDON: IL LIMITE DEL PIEDE CHE TENDE ALL’INFINITO.

C’è un argomento che ha sempre stuzzicato gli appassionati.  Viene tirato fuori ogni qualvolta un pilota sembra andare oltre il limite della vettura. Tizio ha almeno 5 decimi nel piede! Caio ne ha almeno 7! Sempronio ci mette 1 secondo di suo.

Ma sentite come la premessa sia già la croce sulle successive affermazioni? Voglio dire: nessun pilota può andare oltre il limite della vettura, poiché è IL LIMITE. Semplicemente! Ogni persona razionale e attenta al significato delle parole dovrebbe storcere il naso.

E’ solo che si cerca un modo spiccio per descrivere le capacità uniche di quel pilota, e la frase “solo lui da solo ci mette 1 secondo” basta e avanza come descrizione concisa ed efficace. Pure pomposa, di effetto insomma. Come il giocatore che da il 110%. O quello che l’azzecca ogni 3×2, cioè ogni due volte che fa una cosa l’azzecca 3 volte. C’è solo un particolare: 100 è il massimo! Quel 10 dopo non esiste, e non esiste neppure andare oltre il limite. O fare le cose ogni 3×2.

Ma torniamo alla Formula1. Si capisce che sentiamo comunque l’esigenza di distinguere tra quello che va più veloce di 5 decimi o di 1 secondo e quello che rimane indietro. Questa differenza non si può quasi mai spiegare efficacemente confrontando un pilota su una macchina e un altro su un’altra macchina. E’ un esercizio che riesce molto più facilmente confrontando due piloti sulla stessa macchina. Vorrei far vedere che i piloti non portano in giro, o da una squadra all’altra, manciate di decimi come fossero una pennetta di extra-power da infilare in qualsiasi cruscotto.

E consideriamo sempre che anche confrontando due piloti della stessa squadra si finisce per confrontare uno o entrambi con quelli di un’altra squadra per determinare IL MIGLIORE, o, nell’esagerazione che accompagna ogni descrizione di questi tempi, IL GOAT! Per cadere quindi nel tranello aristotelico “Caio è più veloce di Sempronio, Sempronio è più veloce di Tizio, allora Caio è più veloce di Tizio”. E qui la statistica comincia ad impazzire con centinaia di parametri tirati in ballo per far diventare fenomeno unico almeno quattro/cinque piloti. Ma le pippe, quegli altri, chi se l’in….teressa? Questi sfortunati e pericolosi autisti delle ultime file se la meritano una classifica? NO! Torniamo quindi ai primi.

Se analizziamo le carriere dei vari piloti negli anni ci rendiamo conto che se queste sono significative statisticamente (almeno 10 anni) è comunque impossibile che abbiano avuto ogni anno una macchina da titolo. Anche se uno…beh, non ogni anno ma, insomma, che cu…..riosa coincidenza! Anche se io, contentissimo che quest’anno non sia della partita, credo che il suddetto pilota sia un talento vero, e che il fatto di avere avuto per almeno metà della sua carriera un razzo sotto il culo non cambi questa verità.

Andando più a fondo credo ci sia una correlazione diretta tra le prestazioni degli stessi due piloti di una squadra e la forza della loro vettura. O meglio si vede che la differenza tra i due varia in decimi con una correlazione abbastanza diretta. Sintetizzando: supponiamo di avere quello ha 1 secondo nel piede e il suo coinquilino che nei piedi ha poco più che le scarpe. Poiché ho detto in premessa che il secondo nel piede non può coincidere con il superamento di un limite insuperabile, quel secondo lo dobbiamo spiegare con la capacità di portare al limite o vicino al limite la vettura in un modo che l’altro non può/sa fare.

Questa capacità è variabile e dipende dalla difficoltà che rappresenta la guida di quella determinata vettura.

Se si tratta di una macchina con evidenti difetti in velocità massima, potenza motore, precisione e stabilità in curva ecc…. (praticamente in tutte le aree),  il pilota migliore in virtù di un talento particolare sarà in grado di ottenere dei tempi sul giro molto migliori di quelli del suo compagno. Diciamo 7 decimi.

Se la macchina è dotata di alcune parti efficaci e altre no, dunque più facile da guidare rispetto alla prima ma con difetti tali da farla risultare più lenta dei migliori, il pilota migliore avrà ancora un margine, ma assottigliato. Diciamo 4 decimi.

Se infine la macchina è una “dominante” con praticamente nessun punto debole risulterà sicuramente facile da guidare anche per il pilota con meno talento, il quale proprio in virtù della facilità nel portarla al limite ridurrà il gap anche fino a zero nell’ipotesi che la vettura non abbia proprio nessun difetto. Poniamo in assenza della perfezione questo limite a 1 decimo. Questa scala di valori e relativi intervalli di gap si può vedere nel successivo grafico che mostra l’andamento di una successione convergente in cui il livello massimo di prestazione è 0,7 secondi convenientemente assunto in vece del canonico “secondo”:

dove X rappresenta la bontà della vettura.

In ordinate il livello di bravura dei due piloti con quello del leader aspirante GOAT che per semplicità è il massimo (7 decimi di secondo) costante per ogni livello della vettura, e quello del teammate che cresce all’aumentare della bontà della vettura.

E il famoso secondo (qui 7 decimi) nel piede? E’ evidente dal grafico che questo gap nel piede non è un dato costante perché il pilota meno bravo ci si avvicina con una vettura quasi perfetta. Mai del tutto però, o meglio solo all’infinito. Il che determina due cose: che non esisterà mai la vettura perfetta e che il più bravo ha e avrà sempre qualcosa in più. Questo è evidenziato dal fatto che le sue prestazioni non variano al variare della bontà della vettura. Di contro, per pura cattiveria, si potrebbe costruire una teoria dal titolo: “DE PIPPARUM NATURA” sul gap superiore ad un certo limite. Riferito certo all’aspirante GOAT, ma pur sempre valido.

In sostanza l’aspirante GOAT non soffre il sovrasterzo, il sottosterzo, l’anteriore o il posteriore poco preciso, ecc. Almeno però si sfata la leggenda che nel piede di alcuni ci siano 100 CV più della macchina, o un DRS tra suola e tomaia, o un overboost nel tacco. Non ce l’ha nessuno. La migliore adattabilità, duttilità e attitudine al rischio, quelle si che ci sono. Sono nel piede, nel cuore, nella testa. Ma come dicevamo, in assenza di parametri universalmente accettati questo super-pilota ha tutti i diversi avatar della griglia a seconda del tifoso che lo guarda .

Se noi volessimo peraltro vedere un confronto tra diversi piloti e diverse vetture nell’arco di una stagione dovremmo utilizzare un grafico 3D con le medie di tutti i gp per ciascun pilota, nonchè la classifica finale per determinare l’ordine sulle ascisse delle vetture dalla peggiore alla migliore. Non potremmo però assimilare il livello “GOAT” per tutti i leader. Sarebbe davvero complicato… Vedremmo la sovrapposizione in tre dimensioni delle curve di prestazione per ogni coppia di piloti e notare che alcune riferite a coppie su auto mediocri potrebbero essere più alte di quelle di coppie su auto migliori. Accontentatevi! e cercate di immaginarvelo…:-)

La verità rimane sempre una e una sola: “chi vince festeggia, chi perde spiega, anche con grafici!”

Rimane incontrovertibile la realtà del fatto che si vince non coi piedi ma con quello che li circonda, davanti, dietro e (soprattutto quest’anno) sotto. A parità di mezzo, in un’epoca in cui si calcolano i millesimi di prestazione in galleria del vento, nelle simulazioni e nei settaggi. In cui i piloti possono contare sul massimo della prestazione correndo il minimo del rischio, sulla stessa vettura tra i due ipotetici migliori in griglia vincerebbe chi fa meno errori. I tempi in cui quello che aveva più attributi vinceva spesso anche su macchine inferiori per potenza, tenuta di strada e meccanica sono finiti con Fangio. La F1 rappresenta ad oggi la definitiva vittoria del mezzo sull’Uomo. Una lotta tra geniali progettisti intenti solo a trovare il complemento perfetto da mettere nell’abitacolo. Il pezzo di carne perfetto dal cervello precostruito. E questo è il secondo limite temporale, quello in cui finisce l’uso non “inputizzato” del cervello del pilota, che fermerei a Lauda con qualche ripercussione su Prost.

Da questo punto comincia la guerra tra cervelli dei team e cervellini della Federazione. Tra sempre più controllo della vettura e sempre meno controllo SULLA vettura. Tra volanti e joystick.

Tutto ciò mi riporta inevitabilmente al grafico di cui sopra. Non per smentire me stesso, ma serve al massimo per gli ultimi 20 anni. La sua stessa linearità denuncia la semplicità di causa /effetto nella gestione delle macchine attuali. Da ciò la mancanza di reali picchi di adrenalina causati dalla visione dei gp odierni. Per quanto questo inizio di campionato 2022 sia nettamente più interessante dei precedenti 15…!

 

Grazie!

Antonio

 

 

Formula e grafico presi a caso senza cognizione da: http://progettomatematica.dm.unibo.it/

Immagine in primo piano da: F1sport.it

 

 

 

LA STORIA DELLA FERRARI 312T: 1975 (PRIMA PARTE)

Mauro Forghieri è indiscutibilmente l’artefice della rinascita della Ferrari nel 1974. Dopo essere stato esautorato dalla dirigenza FIAT in seguito agli insuccessi del 1971, l’ingegnere modenese è stato richiamato da Enzo Ferrari per portare la Scuderia fuori dal tunnel in cui era entrata nel 1973. Il lavoro di recupero della 312B3 cominciato con Merzario e completato con Lauda e Regazzoni ha riportato la Ferrari al ruolo di favorita per il Mondiale 1975. Questo consente a “Furia” di realizzare una monoposto completamente nuova, basata sui concetti che lo hanno ispirato per la “Spazzaneve” e integrata con le esperienze del 1974. Niente più monoscocca scatolata all’inglese ma traliccio tubolare rinforzato con pannelli di alluminio; radiatori posizionati dietro alle ruote anteriori e aerodinamica curata da Francesco Guglieminetti. Il tocco finale è il cambio montato trasversalmente (una soluzione già adottata da Vittorio Jano sulla Lancia D50 del 1954) per raccogliere le masse all’interno degli assi delle ruote, migliorare l’equilibrio della vettura nei cambi di direzione e quindi entrare in curva con più velocità. Un gioiello della meccanica, piccolo e compatto.

La 312T viene presentata a fine settembre 1974, tra il GP del Canada e quello degli USA che deciderà il Mondiale. I collaudi cominciano subito dopo il rientro dal Nordamerica, rigorosamente a porte chiuse. Il primo a scendere in pista a Fiorano è Lauda mentre Regazzoni sta disputando il Giro Automobilistico d’Italia in coppia con Gino Macaluso sulla nuova Fiat X1/9 Abarth.

Nonostante la sconfitta inaspettata del Glen, il pubblico presente al “battesimo” è numeroso. Lauda dice subito che la 312T è già migliore della B3.

Il vice Campione del Mondo prova la macchina la settimana seguente e stabilisce il record di Fiorano in 1’12”1, confermando le impressioni di Lauda il quale indossa anch’egli un casco Bel’s.

A fine novembre la squadra si trasferisce a Vallelunga dove finalmente i fotografi possono avvicinarsi alla 312T svelando la nuova sospensione anteriore che ha i bilancieri molto più lunghi rispetto a quelli della B3 e i gruppi molla-ammortizzatore inclinati. Questa soluzione dovrebbe aumentare la zona di lavoro utile degli ammortizzatori ed evitare problemi come quelli avuti nel GP degli USA. Lauda realizza il nuovo record del circuito di Campagnano in 1’07”7.

Ferrari 312 B3 1974

 

Il debutto in gara è programmato per il GP di Spagna che si disputerà a Barcellona a fine aprile ma le difficoltà riscontrate dalle 312B3, giunte sempre al traguardo nei primi due GP del 1975 ma molto distanziate, fanno cambiare idea al Drake che il 30 gennaio comunica l’anticipo dell’esordio della 312T a Kyalami.

Le ultime prove a Fiorano si svolgono alla presenza di Enzo Ferrari e con la carrozzeria non ancora decorata.

In Sudafrica ci sono alcune novità, a cominciare dalla Tyrrell 007 modificata da Derek Gardner dopo le deludenti gare sudamericane. La monoposto ora ha fiancate affilate e i radiatori sono in posizione inclinata come sulla Parnelli. Sono state modificate anche le sospensioni ma il potenziale della monoposto lo si vedrà solo più avanti perché l’unico esemplare viene fracassato da Scheckter durante le prove.

Finisce la manfrina di Peterson che resta alla Lotus dopo aver strappato un aumento di stipendio a Chapman. Lo svedese dispone di una 72E nuova di zecca, segno evidente che non c’è nessun nuovo modello in arrivo.

La March porta la nuova 751 per Vittorio Brambilla. Anche questa volta si tratta di un telaio di F2 al quale sono stati applicati motore, cambio e serbatoi da F1. I freni invece sono proprio quelli della 752.

La vecchia 741 del monzese è portata in pista da Lella Lombardi che ha trovato i soldi necessari grazie all’intervento del conte Gughi Zanon di Valgiurata, banchiere piemontese, collezionista di auto e appassionato di corse. I piloti italiani in F1 diventano tre.

Come annunciato, la Ferrari porta due 312T (telai 018 e 021) e come muletto la 312B3 telaio 020. Alcuni pettegolezzi riportano che sul volo Roma-Johannesburg Regazzoni abbia convinto due bellissime donne, madre e figlia, a sfilare nel corridoio centrale dell’aereo indossando solamente il suo casco.

A partire da questo GP si aggrega alla squadra Antonio Bellentani, che ha fatto molta esperienza nelle gare del Mondiale Marche, in qualità di responsabile delle gomme.

Louis Stanley ha licenziato Mike Wilds sostituendolo col 27enne inglese Bob Evans, vincitore del Campionato Europeo di F5000 1974.

La Shadow ha finalmente completato il secondo esemplare della velocissima DN5 per la gioia di Tom Pryce che può finalmente lottare ad armi pari con Jarier.

Frank Williams ha spostato il radiatore sul muso che ora è chiaramente ispirato a quello della Hesketh.

Rolf Stommelen porta in gara la Lola T371, una versione modificata della T370 realizzata all’interno della squadra, con fiancate spioventi e nuova geometria delle sospensioni. Hill annuncia che il progetto di montare il boxer Alfa Romeo è già finito perché Ecclestone (in pessimi rapporti con Mr Monaco fin dal 1972) ha imposto la fornitura esclusiva dei motori del Biscione.

Durante la prima sessione di prove Graham Hill, che ha appena festeggiato le 46 primavere a S.Moritz, esce di pista al Juskei Sweep danneggiando pesantemente la sua Lola per cui deve fare da spettatore per il resto della manifestazione.

Il giovedì Fittipaldi rompe il motore alla Sunset Bend inondando la pista di olio sul quale piomba Lauda che esce di pista e danneggia la 312T. L’austriaco riporta la vettura ai box e continua le prove con la B3, alla sua ultima apparizione, che gli consente di girare appena un decimo più lento della macchina nuova.

Le Brabham confermano il loro momento di forma, almeno in qualifica, e Carlos Pace ottiene la prima pole sul tracciato che l’anno scorso ha visto la prima vittoria di Reutemann. L’argentino affianca il compagno di squadra in prima fila con soli 7 centesimi di distacco per la gioia di Gordon Murray, nativo di Durban.

Scheckter è terzo ma sul finire delle prove esagera alla Barbecue Bend ed esce nuovamente di pista costringendo di nuovo i meccanici della Tyrrell a lavorare sodo per recuperare un’altra 007, avendo a disposizione la giornata di venerdì nella quale non si svolge nessuna attività in pista. Il sudafricano precede Lauda, l’unico pilota che non riesce a migliorare il tempo ottenuto nella prima sessione del mercoledì.

Lo schieramento delle prime file si completa con Depailler, Andretti, Brambilla, Peterson e Regazzoni che non riesce a fare meglio del nono tempo, anche perché le prove sono state sospese per l’incidente di Scheckter proprio quando il ticinese si apprestava a fare il suo tentativo con gomme nuove e poca benzina.

Deludono le McLaren con Fittipaldi undicesimo e Mass sedicesimo ma soprattutto le Shadow sono irriconoscibili con Jarier tredicesimo e Pryce diciannovesimo. Il francese lamenta la poca velocità sul dritto.

Lella Lombardi si qualifica con l’ultimo tempo utile estromettendo Wilson Fittipaldi e diventa la seconda donna (sempre italiana) a disputare un GP di F1.

Il sabato richiede un’altra faticaccia ai meccanici della Tyrrell che devono sostituire il motore di Scheckter esploso durante il warm-up.

La partenza di Pace è perfetta, al contrario di Reutemann e Lauda che perdono posizioni. Peterson invece parte come solo lui sa fare e alla Crowthorne supera Reutemann all’esterno e si porta in terza posizione dietro a Pace e Scheckter. Regazzoni è sesto, Lauda solo ottavo.

IMOLA, ITALY – APRIL 21: Brabham driver Carlos Reutemann and Carlos Pace in action in a historical image on show at a Martini Media Launch to celebrate Martini being back in motorsport at the San Marino Circuit on April 21, 2006, in Imola, Italy. (Photo by Getty Images/Getty Images)

 

All’inizio del terzo giro Scheckter prende la scia a Pace, lo supera in staccata alla Crowthorne e passa a condurre il GP di casa. Subito dietro, Reutemann effettua la stessa manovra e si libera di Peterson.

Lo svedese sta lottando col sottosterzo della Lotus che gli fa perdere posizioni su posizioni fino a quando si ferma ai box per cambiare la gomma anteriore sinistra e far regolare l’alettone.

Pace ha qualche problema ai freni tanto che al 14° giro fa cenno a Reutemann di superarlo per non far scappare Scheckter e al giro seguente deve cedere la terza posizione a Depailler.

Intanto Fittipaldi recupera dalle retrovie e soffia il quinto posto a Regazzoni.

In breve il Campione del Mondo ha la meglio anche su Pace ma poco prima di metà gara il suo motore comincia a dare accensioni irregolari che lo costringono più volte ai box, mettendolo di fatto fuori gara. Scheckter continua a condurre con sicurezza pur avendo Reutemann sempre vicinissimo. Depailler è terzo davanti a Pace, Regazzoni e Lauda.

Le posizioni restano invariate fino a 7 giri dal termine quando Regazzoni si ritira per la rottura dell’asta di comando delle farfalle.

Jody Scheckter è il primo sudafricano a vincere il GP di casa davanti a Reutemann, Depailler, Pace, Lauda e Mass.

Il 25enne, al suo terzo GP vittorioso, festeggia insieme alla moglie Pamela e a Depailler che completa il podio per la Tyrrell mentre Reutemann e Stewart rilasciano interviste.

Gara abbastanza anonima delle 312T a causa di un banale errore nel dosaggio della miscela aria/benzina, non ideale per gareggiare ai 1500 metri di altitudine di Kyalami, che è costato parecchia potenza e velocità sul dritto. Le Rosse raggiungono infatti i 271 kmh contro i 284 della Brabham, i 281 di Scheckter e i 278 degli altri Cosworth.

Fittipaldi mantiene la prima posizione in classifica con 15 punti nonostante il ritiro, davanti a Pace con 12 e Reutemann con 10. Tre sudamericani ai primi tre posti. Regazzoni è sesto con 6 punti e Lauda ottavo con 5. La Brabham comanda la Coppa Costruttori con 19 punti davanti a McLaren con 16, Tyrrell con 11 e Ferrari 8.

Nei giorni seguenti le squadre si trattengono a Kyalami per le prove Goodyear e Lauda, con l’alimentazione corretta, fa segnare 1’16”28, un tempo più basso di mezzo secondo rispetto a quello ottenuto in qualifica che gli sarebbe valso la pole position.

La stagione europea si apre il 16 marzo a Brands Hatch con la Race of Champions alla quale non partecipa la Ferrari. La Tyrrell fa correre Scheckter con un musetto sperimentale provvisorio.

In seguito a un accordo tra Eric Broadley e Graham Hill, la Lola T331 modificata da Andy Smallman (monoscocca compresa) viene rinominata come Hill GH1 e diventa a tutti gli effetti la prima monoposto costruita dalla scuderia del 2 volte Campione del Mondo.

Tom Pryce ottiene la pole position con la ritrovata Shadow DN5 davanti a Scheckter, Jarier, Ickx, Stommelen, Peterson, Donohue e Merzario. La griglia di partenza è completata con monoposto di F5000.

Prima della partenza cade un po’ di neve e si parte sotto a un cielo plumbeo che minaccia diluvio per cui le squadre che schierano due vetture, come la Shadow, fanno partire un pilota con le slick e uno con le rain, in modo da avere comunque un’opportunità.

Dopo uno spunto iniziale di Ickx, Scheckter passa al comando seguito da Pryce, entrambi su gomme slick. Il sudafricano dà spettacolo come a Kyalami ma il suo DFV si rompe e Pryce ottiene la sua prima vittoria in F1.

La Scuderia Ferrari si prende un mese di ulteriore preparazione durante il quale si misura con gli avversari nei test Goodyear che si disputano sul circuito Zolder dove le 312T sono più veloci della concorrenza. Forte di questi risultati la Ferrari si iscrive all’International Trophy che si corre a Silverstone il 13 aprile. Durante l’inverno il vecchio aeroporto ha finalmente ammodernato le proprie strutture costruendo 44 nuovi garage e aumentando la larghezza della corsia dei box.

Aerial view of Silverstone racing circuit at Silverstone in Northamptonshire, England circa 1975. (Photo by Popperfoto via Getty Images/Getty Images)

 

Partecipano alla corsa tutte le scuderie del Mondiale con una sola monoposto a testa, a parte la Lotus che ne ha due in quanto la John Player & Sons è sponsor del GP di Gran Bretagna che si disputerà il prossimo luglio. Sulla Lotus n°6 c’è il 27enne inglese Jim Crawford, secondo classificato nella John Player British Formula Atlantic Series 1974. La sua esperienza si conclude alla curva Club durante le prove dopo un’uscita di pista disastrosa dalla quale esce illeso ma con la macchina troppo danneggiata per continuare il weekend.

Ken Tyrrell iscrive alla corsa Depailler per fargli imparare il tracciato dal momento che non ci ha mai gareggiato prima. Anche lui usa il musetto sperimentale montato sulla vettura con le modifiche 1975. Gira voce che Derek Gardner stia lavorando a una F1 rivoluzionaria.

La Ferrari ha una modifica appena percettibile alla vista ma evidentemente molto efficace. Si tratta di un rigonfiamento alla base della presa d’aria, proprio sopra alle testate del 12 cilindri, che permette al motore di “respirare” meglio.

Lord Hesketh si è accorto che i costi di gestione della F1 sono aumentati notevolmente da quando è entrato a far parte del Circus, per cui decide che è ora di fare cassa e vende la prima 308 costruita a Harry Stiller, un ex pilota che gestisce una scuderia di F3, F5000 e F.Atlantic in collaborazione con Rob Walker che si è separato da Surtees. Il pilota designato è il 28enne Alan Jones, figlio del campione australiano degli anni ’50 Stan e che è giunto secondo nel campionato britannico di F.Atlantic 1973 dietro a Crawford.

Lella Lombardi ora dispone della nuova March 751 che porta le insegne dei suoi sponsor AGV, Elf e Lavazza.

Max Mosley intanto partecipa alle presentazioni della biografia del padre Oswald, fondatore della British Union of Fascists, scritta dall’economista Robert Skidelsky.

Anche Merzario porta un nuovo sponsor a Williams, l’azienda comasca di prodotti per l’infanzia Chicco che compare sull’alettone e sui lati dell’abitacolo.

James Hunt, vincitore dell’International Trophy 1974, ottiene la pole position con un decimo di vantaggio su Lauda. In seconda fila si schierano Peterson e Fittipaldi seguiti da Pryce e Reutemann.

Nel warm-up Peterson rompe il motore, i meccanici lo sostituiscono ma il DFV di scorta si blocca con un rumore metallico per cui nessuna delle due Lotus prende parte alla gara.

Prima della partenza arriva al circuito il principe Filippo, duca di Edimburgo, che inaugura i nuovi box e scambia due parole con i partecipanti.

Hunt prende l’avvio migliore davanti a Lauda e Fittipaldi mentre Depailler guida il gruppo degli inseguitori.

Al secondo giro Andretti scavalca Depailler e si piazza autorevolmente in quarta posizione.

Il terzetto di testa prosegue compatto fino al 26° giro quando il motore della Hesketh esplode davanti ai box e Hunt si ferma subito dopo alla Copse.

Negli ultimi 14 giri Fittipaldi pressa Lauda da vicino nel tentativo di farlo sbagliare ma l’austriaco non si scompone e vince di misura la prima gara con la 312T. Andretti si classifica al terzo posto.

Con la primavera arrivano i matrimoni. Dopo 6 anni di fidanzamento Ronnie Peterson e Barbro Edwardsson si sposano. A novembre diventeranno genitori di una bambina che chiameranno Nina in onore della vedova di Jochen Rindt.

Jean-Pierre Jarier e Caroline Rattier li seguono a ruota la settimana successiva. Divorzieranno nel 1998.

Il GP di Spagna torna sul circuito cittadino del Montjuich Park dove le condizioni di sicurezza per piloti e pubblico sono più critiche che a Monaco perché in alcuni tratti si viaggia molto veloci (basta ricordare gli incidenti di Hill e Rindt nel 1969 causati dalla rottura degli alettoni). A fine marzo Ecclestone effettua una visita di ispezione in rappresentanza della FOCA e dice che va tutto bene. Due settimane più tardi Beltoise (GPDA) e l’ing. Bacciagaluppi (CSI) suggeriscono invece alcune modifiche per quanto riguarda le vie di fuga e la posizione dei guardrail. Mancano solo 15 giorni alla gara e i tempi sembrano stretti per esaudire le richieste.

Il paddock viene allestito nella pista di atletica del vecchio stadio costruito per ospitare le Olimpiadi del 1928 (che invece furono assegnate ad Amsterdam) ormai abbandonato causa inutilizzo.

Jacques Laffite è assente in quanto impegnato al Nürburgring nella quinta prova dell’Euro F2. Il parigino è in testa al campionato con 3 vittorie e un ritiro così Williams ingaggia Tony Brise, 23enne vincitore del campionato britannico di F3 1973 e considerato un futuro campione di F1.

Tony Brise (GBR) fits into his Williams FW01, in which he finished seventh on his GP debut.
Spanish Grand Prix, Rd 4, Montjuich Park, Barcelona, Spain, 27 April 1975.

 

L’altro debuttante è il 26enne Roelof Wunderink, campione olandese di F.Ford 1600 e portatore sano di sponsor, nello specifico l’azienda produttrice di allarmi HB Bewaking, che colora di bianco la rientrante Ensign.

Roelof Wunderink, Spanish GP 1975

 

Le prove dovrebbero cominciare venerdì alle 14 ma nessuno scende in pista. I lavori di messa in sicurezza richiesti sono incompleti perché gli operai chiamati a sistemare i guardrail non vengono pagati dall’organizzazione e giustamente decidono che per loro la pista va benissimo anche così. In molti punti del circuito i guardrail sono fissati approssimativamente o addirittura solo appoggiati e quindi pericolosissimi.

I piloti si riuniscono nel motorhome della Texaco per decidere il da farsi in vista della seconda sessione in programma alle 16. Gli unici due piloti in tuta sono Ickx e Brambilla e il belga pianta tutti dicendo che si stanno facendo solo chiacchiere inutili, sale sulla Lotus e fa qualche giro senza spingere. Brambilla lo segue in pista dopo qualche minuto (e rischia anche di investire un cane) mentre gli altri continuano a discutere tra loro.

Gli organizzatori rassicurano i piloti dicendo che in serata i guardrail verranno fissati a regola d’arte e l’indomani il tracciato sarà idoneo per la seconda ed unica giornata di prove. Vengono quindi arruolati una ventina di volontari che cominciano a lavorare fino a quando fa buio.

La mattina seguente i volontari aumentano grazie all’intervento dei componenti delle squadre che prendono le cassette degli attrezzi e insieme al personale dell’organizzazione vanno a fissare i guardrail almeno nei punti più critici per garantire un minimo di sicurezza. Ai lavori partecipano meccanici, tecnici e team manager delle squadre inglesi con grande dispiegamento di uomini e mezzi.

Graham Hill Racing Team’s Fiat 126 car at the Spanish GP, Barcelona, Spain 1975. (Photo by: GP Library/Universal Images Group via Getty Images)

Verso mezzogiorno una delegazione di piloti guidata da Fittipaldi, Lauda, Hunt e Scheckter visionano il circuito a piedi e si rende conto che la situazione è ancora lontana dalle loro richieste per cui si chiede l’annullamento del GP. L’austriaco della Ferrari dice che “è in questa occasione che dobbiamo dimostrare se la GPDA è un’organizzazione credibile oppure no”.

I team manager cominciano a spazientirsi. Chapman minaccia di appiedare Peterson, Ecclestone cerca di contattare altri piloti mentre Fittipaldi dichiara che lui non parteciperà al GP. Poi arriva Alex Soler-Roig, ex pilota barcellonese della Lotus, ad avvisare gli ex colleghi che l’organizzazione ha mobilitato la Guardia Civil. Se non entreranno in pista essi chiuderanno lo stadio-paddock e sequestreranno tutti i mezzi e le attrezzature per 30 giorni. Verso le 15.30 arrivano una quarantina di poliziotti pronti a eseguire l’ordine. È bene ricordare che in Spagna vige la dittatura militare ispirata al fascismo del Caudillo Francisco Franco che riesce a essere sempre molto convincente.

I piloti ora temono addirittura di essere arrestati per cui decidono di effettuare le prove ma senza prendere rischi.

Fittipaldi rifiuta di salire in macchina ma viene ricattato dagli organizzatori che minacciano di bloccare il camion della squadra alla frontiera per impedirgli di partecipare al successivo GP di Monaco nel caso in cui non dovesse effettuare i 6 giri di qualifica obbligatori per regolamento.

Il “patto” tra i piloti viene rotto da Lauda che comincia a tirare e così fanno anche (quasi) tutti gli altri. Alla fine l’austriaco ottiene la pole position davanti a Regazzoni che viene accreditato di un tempo che viene rilevato solo dai cronometristi ufficiali tra lo stupore di tutte le altre squadre.

Niki Lauda

 

Hunt si qualifica col terzo tempo davanti ad Andretti, Brambilla, Watson, Depailler e Pryce. Fittipaldi effettua i 6 giri richiesti ad andatura turistica (gira 47 secondi sopra la pole, guardando negli specchietti) per scongiurare il sequestro tra i fischi ingenerosi del pubblico ma è l’unico a dimostrare una coerenza da Campione del Mondo.

Merzario dispone della nuova Williams FW04 disegnata da Ray Stokoe, ex tecnico della McLaren che mette mano al lavoro di John Clarke. La monoposto è molto simile esternamente alla FW03 ma è più stretta, ha i radiatori arretrati davanti alle ruote posteriori e una nuova presa d’aria, oltre a nuove sospensioni. Anche il comasco gira pianissimo in segno di protesta.

Wilson Fittipaldi, solidale col fratello, si limita a girare lentamente anche se avrebbe tutto l’interesse a verificare la validità o meno del nuovo muso introdotto sulla FD02, più corto e tozzo del precedente.

Brazilian driver Wilson Fittipaldi handles his Fittipaldi-Ford during the training sessions of the 1975 Spanish Grand Prix

 

Dopo le prove i volontari continuano a sistemare i guardrail ma non c’è tempo per montare le reti di sicurezza richieste dai piloti a protezione dal pubblico.

La domenica mattina il capoclassifica Emerson Fittipaldi e la moglie Maria Helena prendono un aereo per Ginevra e tornano a casa. Il fratello Wilson annuncia che farà un giro simbolico ad andatura ridotta e si ritirerà, così come Merzario che è ai ferri corti con Williams per questioni economiche (l’inglese non paga).

Le 25 macchine si schierano regolarmente e prendono il via davanti al foltissimo pubblico disseminato lungo tutto il perimetro del circuito cittadino.

Quando il gruppo giunge alla frenata del primo tornante Andretti arriva leggermente lungo, tocca la 312T di Lauda che perde il controllo e finisce addosso all’altrettanto incolpevole Regazzoni.

Con molta freddezza e altrettanta fortuna Hunt evita le tante collisioni generate dall’incidente ed esce dall’Angulo de Miramar al comando davanti ad Andretti, Watson, Stommelen, Brambilla e Pace mentre Depailler si ritira con una sospensione rotta.

Regazzoni riporta la 312T ai box per tentare di tornare in pista e fare un po’ di km, seguito da Wilson Fittipaldi e Merzario che si ritirano come annunciato. Lauda invece è fuori gara con una sospensione rotta.

Al quarto giro esplode il motore della Tyrrell di Scheckter, in quel momento in nona posizione, inondando la pista d’olio sul quale scivolano Alan Jones (al suo debutto nel Mondiale con la Hesketh di Harry Stiller) e Donohue. Quest’ultimo sbatte contro il guardrail e rompe la sospensione anteriore destra.

Ancora 3 giri e su quello stesso olio scivola anche Hunt che sbatte con la posteriore sinistra all’uscita del tornante di Rosaleda e si ferma a guardare i colleghi da una tribuna tanto privilegiata quanto pericolosa.

Brambilla si ferma per cambiare una gomma spiattellata e perde la quinta posizione mentre Andretti è solo al comando del GP nonostante l’assetto precario della sua Parnelli. Nel caos della prima curva ha accartocciato l’ala anteriore destra ed è stato colpito da Watson alla sospensione posteriore sinistra che si è piegata per cui deve adattare la guida per cercare il giusto equilibrio. Il tutto durante un GP di F1.

Il barbuto irlandese porta sulla fiancata della Surtees il segno della ruota di Andretti e anche lui, come Brambilla, spiattella una gomma in frenata e al 12° giro deve fermarsi a cambiarla, lasciando Stommelen al secondo posto con la Hill.

La sospensione piegata della Parnelli di Andretti si rompe definitivamente al 17° giro mandando l’italoamericano contro il guardrail. Passa a condurre Rolf Stommelen tallonato dalla Brabham di Pace e dalla Lotus di Peterson. Mass è staccato di 8 secondi e precede Ickx, Brise e Pryce.

Formel 1, Grand Prix Spanien 1975, Montjuich, 27.04.1975
Rolf Stommelen, Hill-Ford GH1
Carlos Pace, Brabham-Ford BT44B
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Pace riesce a superare Stommelen al 22° giro ma subito dopo commette un errore che permette al tedesco di riprendere il comando del GP. Il trio di testa raggiunge il doppiato Migault che sostituisce Graham Hill per questa gara. Stommelen e Pace passano senza problemi, Peterson forza il sorpasso per non perdere il contatto ma calcola male le misure, sbatte contro il guardrail e si ritira con la sospensione anteriore rotta.

Stommelen comincia il 26° giro al comando, seguito da vicino da Pace ma mentre affronta la salita che porta allo scollinamento del Rasante, dove le vetture saltano a 240 all’ora, improvvisamente si stacca l’ala posteriore della Hill.

La vettura, priva del carico aerodinamico sulle ruote posteriori, è incontrollabile e si schianta contro il guardrail alla sua sinistra.

La macchina rimbalza verso il lato opposto mentre sopraggiunge Pace che blocca i freni nel tentativo di non colpirla.

La Hill colpisce il guardrail e comincia a piroettare su se stessa, divelge la rete di protezione e si spezza in due parti. Il gruppo motore-cambio diventa un enorme proiettile che colpisce gli spettatori e anche la monoscocca finisce la sua carambola oltre il guardrail, schiacciando un vigile del fuoco sotto di sé. Carlos Pace sbatte lateralmente contro il guardrail di destra e riesce a fermare la vettura qualche decina di metri oltre il luogo dello schianto. Il brasiliano è sotto choc ma scende dalla Brabham illeso.

I meccanici di Hill e Brabham hanno visto la scena dai box e corrono verso la zona dell’incidente mentre la gara continua con la sola esposizione delle bandiere gialle.

Jochen Mass è ora in testa tallonato da Ickx che lo supera al 28° giro ma arriva lungo al tornantino (subito dopo la zona dell’incidente) e Mass torna al comando.

La direzione gara viene avvisata dell’estrema gravità di quanto è successo e al 29° giro il conte di Villapadierna sventola la bandiera a scacchi davanti a Reutemann e Brambilla che però sono al quarto e quinto posto e si fermano subito dopo al traguardo ma hanno completato solo 28 giri. Il direttore di corsa, capito l’errore, prende la bandiera rossa e la espone ai restanti concorrenti.

Il bilancio è tragico. Muoiono il pompiere Joaquín Morera Benaches di 52 anni, lo spettatore Andrés Ruiz Villanova di 38, e i giornalisti Antonio Font Bayarri di 28 e Mario De Roia di 31.

Altre sei persone sono ferite molto gravemente: i giornalisti Carmelo Vietore, Joseph Georges Bertellotti e Sergio Gil Trullen e gli spettatori Pedro Arques Pascual e Joaquín Flaquer Pous. L’elevato numero di giornalisti è dovuto al fatto che la vettura è uscita nel punto di atterraggio dal salto del Rasante, uno dei più spettacolari per le fotografie. Molte altre persone riportano ferite minori.

Rolf Stommelen, soccorso tra gli altri da Wilson Fittipaldi, riporta la frattura delle gambe, del braccio sinistro e di alcune costole e viene ricoverato nella clinica Soler-Roig che aveva già ospitato Rindt 6 anni prima. L’austriaco era uscito nello stesso punto a causa del cedimento dell’alettone.

La causa dell’incidente è la rottura dei supporti dell’alettone posteriore realizzati in fibra di carbonio, al suo primo impiego in F1.

L’organizzazione vorrebbe riprendere la corsa appena possibile ma le condizioni di sicurezza nel punto dell’incidente sono compromesse per cui la gara viene dichiarata conclusa al 29° giro. La vittoria è assegnata a Jochen Mass davanti a Ickx e Jarier ma al francese viene tolto un giro per aver superato Reutemann nella zona dell’incidente in regime di bandiere gialle, restituendo così la posizione all’argentino. Ickx viene multato per aver compiuto la stessa manovra proibita su Mass ma senza trarne vantaggio in seguito al lungo successivo.

Vittorio Brambilla viene classificato quinto davanti a Lella Lombardi che diventa la prima (ed è tuttora l’unica) donna a marcare punti in F1.

Gli altri due classificati sono il debuttante Brise e Watson. Ovviamente non c’è nessuna cerimonia di premiazione.

Non essendo stato completato il 75% della distanza, il punteggio assegnato è dimezzato. Emerson Fittipaldi mantiene la testa del campionato con 15 punti davanti a Reutemann e Pace con 12.

La F1 non correrà più al Montjuich Park

 

Giovanni Talli

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