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Hamilton vince di fortuna, la Ferrari continua a sprecare

La Formula 1 ora è americana, e gli statunitensi sono abituati ad un certo tipo di gare. E, quindi, ecco a voi il secondo GP Indycar di Azerbaijan.

Prima del via, fra vento e temperature basse erano in molti ad ipotizzare una gara dal risultato imprevedibile, con la presenza costante di Safety Car grazie anche alla grande difficoltà da parte di tutti a mandare in temperatura le gomme.

Per non sapere nè leggere nè scrivere, la Vettel piazza la sua Ferrari in pole, con un buon vantaggio sulla Mercedes di Hamilton, mentre il compagno butta la prima fila con un erroraccio all’ultima curva a gomito prima del lunghissimo rettilineo. Nelle prime 3 file ci sono tutte le vetture dei 3 top team, ed è lecito aspettarsi una gara avvincente.

Si spengono i semafori, e la prima curva viene affrontata in modalità safe, ma dalla seconda in poi si scatena l’inferno, con pezzi di carbonio che volano ovunque grazie all’ottimismo di Sirotkin e alla voglia di recupero (delle posizioni perse in qualifica) di Kimi, che sperona Ocon e rompe l’ala, dovendosi fermare a sostituirla e rientrando nelle ultime posizioni. Prima Safety car e qualche giro per pulire la pista, con Alonso che rientra miracolosamente su due ruote, aiutandosi col muro a fare la piega all’entrata box.

Ripartenza capolavoro di Vettel che aspetta la SC line per dare gas, ed evita un attacco alla prima curva da parte di Hamilton. Qualche giro e il distacco è sui 3 sec. Subito dietro Verstappen infila Ricciardo che perde anche la posizione su Sainz. Poi lo spagnolo ingaggia un bel duello con Max, superandolo grazie al DRS ma anche ad un problema alla batteria sulla macchina dell’olandese. Stessa azione poco dopo per il compagno Hulkenberg, il quale però finirà la sua gara contro il muro.

I due Red Bull, alle prese con la batteria che si scarica troppo in fretta, ingaggiano un duello a colpi di ruotate, che si risolve con Ricciardo che desiste e si accoda al compagno. Ma è solo l’inizio.

Al giro 22, dopo avere guadagnato per diversi giri su Vettel, Hamilton ne perde 3 di colpo andando lungo alla prima curva. Con le gomme distrutte non può fare altro che rientrare per mettere le soft, rientrando poi subito davanti a Verstappen.

Con quasi 7 secondi di vantaggio, la Ferrari non teme l’undercut, che tanto male aveva fatto in Cina, e Vettel resta fuori continuando a segnare ottimi tempi. Anche perchè Hamilton ci mette qualche giro a far lavorare bene le gomme gialle, e si fa raggiungere da Verstappen, il quale non riesce a farsi pericoloso ma, anzi, poco dopo viene riattaccato da un arrembante Ricciardo. Dopo un doppio scambio di posizioni, l’ordine viene ristabilito. Il duello fa però perdere loro contatto con Hamilton, che inizia a segnare tempi più veloci di quelli di Vettel.

E infatti al giro 31 Seb si ferma per montare gomme soft, rimanendo comodamente davanti ad Hamilton. Bottas continua invece a girare con ottimi tempi, con una strategia che sembra poco comprensibile. Come le due Red Bull, che continuano il loro duello all’arma bianca, che vede Ricciardo superare finalmente Verstappen e rintuzzare elegantemente il successivo riattacco da parte di Max. Peccato però (per lui) che a Baku oggi le gomme non vadano in temperatura, e con un out lap molto lento Daniel perde nuovamente la posizione rispetto al compagno, pur avendo cambiato gomme un giro prima. Poi…

…poi accade ciò che era ampiamente prevedibile. Ricciardo con gomme più calde e DRS attacca il compagno, il quale si difende cambiando traiettoria ad oltre 300 all’ora diverse volte, e chiudendo la porta all’interno in un modo che definire assassino è forse riduttivo. Tamponamento inevitabile, entrambi i piloti fuori e si palesa l’inevitabile SC. Quella SC che in Mercedes stavano evidentemente aspettando, lasciando fuori Bottas per un numero di giri stranamente lungo. I primi 4 cambiano tutti gomme montando ultrasoft nuove, preparandosi ad un finale di gara di pochi giri.

Giri che diminuiscono ulteriormente grazie ad un’incredibile prodezza di Grosjean, il quale riesce a vanificare una ottima rimonta dall’ultimo al settimo posto mandando a muro la sua Haas durante la manovra di riscaldamento delle gomme.

Si riparte con 5 tornate da compiere e una prima curva che diventa un’occasione imperdibile per guadagnare posizioni. Bottas azzecca il restart, Vettel si fa quasi superare da Hamilton ma si difende e vede davanti a sè il finlandese affrontare la prima frenata in modo molto prudente. L’occasione è ghiotta per attaccarlo all’interno, ma il momento è sbagliatissimo, e l’inevitabile bloccaggio a gomme fredde arriva puntuale, mandando il tedesco lungo, e consentendo alle due Mercedes di involarsi verso una doppietta totalmente inattesa. Ma nemmeno oggi è il giorno di Bottas, e un detrito gli taglia la gomma in pieno rettilineo. Gara finita ed Hamilton in testa dopo un week-end fino a quel momento estremamente deludente. Dietro di lui Raikkonen e Perez, incredibilmente a podio con una Force India apparsa in grande ripresa, dopo avere superato Vettel senza grandi difficoltà. E, forse, anche con l’uso illegale del DRS, tanto è vero che al momento di scrivere non è ancora sicuro se la sua posizione verrà confermata.

Seguono Sainz, un grandissimo Leclerc finalmente all’altezza delle sua potenzialità, poi Alonso, unico pilota nella storia ad essere arrivato a punti pur essendo arrivato ai box su due ruote, Stroll con la rediviva Williams, Vandoorne e Hartley che coglie il suo primo punto mondiale. Haas a secco,  dopo essere stata in zona punti per quasi tutta la gara.

Dopo avere vinto la prima gara grazie alla SC, oggi Vettel l’ha chiaramente persa per lo stesso motivo. Ma ha peggiorato la situazione con un errore gravissimo alla ripartenza. E Hamilton è sempre lì ad approfittarne, come lo fu lo scorso anno a Singapore. In Ferrari tutti, muretto e piloti, devono prendere atto di avere una macchina ormai superiore. E cercare di non sprecare più alcuna occasione, come è successo nelle ultime tre gare. Anche perchè a partire da Barcellona, fra due settimane, la Mercedes potrebbe essere completamente diversa da quella vista nelle prime 4 gare.

P.S. lo scontro fra le due Red Bull è stato il momento clou di una gara molto movimentata. Si discuterà moltissimo sulle responsabilità, di sicuro Verstappen ha cambiato traiettoria più volte e questo non è consentito. Ma sarebbe riduttivo giudicarlo negativamente solo per questo episodio, perchè l’atteggiamento che ha tenuto durante tutto il duello col compagno non ha portato ad uno scontro in anticipo solo perchè Ricciardo è un signore. Queste prime 4 gare del 2018 fanno pensare che il paragone più corretto per Max non sia con i campionissimi del passato, ma con le grandi promesse rimaste incompiute. Come suo padre.

Ricciardo strepitoso in Cina, la Ferrari spreca una grande occasione

“It ain’t over till it’s over”. Questa frase si addice perfettamente a ciò che abbiamo visto in queste prime 3 gare del mondiale di F1 2018, per la felicità di Liberty Media e degli spettatori.

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Vettel fa il miracolo in Bahrain ed evita il disastro

La Formula 1 di oggi alterna gare noiose ad altre che permettono di raccontare contemporaneamente storie di grandi imprese e di altrettanto grandi disastri, avvenuti o solo sfiorati. Quella di oggi è una di queste.

Le due giornate di prove si erano messe benissimo per la Ferrari, con la prima fila conquistata e i contemporanei problemi di Hamilton e Verstappen, che, assieme alla consistenza mostrata nelle free practice, lasciavano pensare ad una gara in cui le rosse erano grandi favorite. E ieri già si sentiva parlare di possibili difficoltà in gara per la Mercedes, di gomme e di affidabilità. Ma, come abbiamo già visto in Australia, la domenica è un’altra storia, e infatti già al via qualcosa inizia a scricchiolare, con Bottas che supera Raikkonen e si mette alle spalle di Seb, rimanendogli a distanza costante. Nel frattempo si consuma il disastro Red Bull, con Verstappen urtato da Hamilton e costretto ad una sosta ai box, per poi fermarsi definitivamente in pista con un problema elettrico, e Ricciardo vittima, contemporaneamente, dello stesso tipo di guasto.

Al termine della VSC attivata per rimuovere l’auto di Daniel, Hamilton supera 3 auto contemporaneamente, in quello che rimarrà il sorpasso più bello della giornata, e si prende in pochi giri il quarto posto.

I primi procedono a distacchi invariati fino al primo pit-stop di Vettel, attivato da una “finta” della Mercedes che porta la Ferrari a difendersi da un possibile undercut di Bottas, facendo rientrare Seb per montare le gomme soft. A quel punto sembra chiaro che la sua tattica sarà su due soste, e qualche giro dopo Bottas cambia le gomme ma la squadra tedesca punta sulle medie, che tanto aveva usato nei test di Barcellona, andando quindi su una strategia ad una sosta. I due compagni di squadra replicano la stessa modalità, con Raikkonen sulle soft e Hamilton sulle medie.

A questo punto della gara la Mercedes sembra decisamente in vantaggio, con un passo molto costante e la prospettiva, per la Ferrari, di ritrovarsi terza e quarta dopo l’ulteriore pit-stop. Ed è in questo momento che avviene l’episodio che ci ricorda che “Motorsport is dangerous” non solo per i piloti, e che, forse ha cambiato le sorti della gara sia in negativo che in positivo per la Ferrari. Raikkonen rientra per la sua seconda sosta e monta le super-soft che lo porteranno fino alla fine, ma i meccanici non riescono a smontare la posteriore sinistra. Il sistema elettronico fa incredibilmente scattare il verde e Kimi riparte investendo un meccanico, dovendosi poi fermare qualche decina di metri più avanti. Con i soccorsi in atto, Vettel non si può fermare e probabilmente a quel punto viene deciso dal muretto Ferrari di provare ad arrivare in fondo, portando le gomme gialle ad una percorrenza totale che la Pirelli non aveva dichiarato possibile.

Gli ultimi 15 giri di gara vivono, per la Mercedes, nell’attesa che le gomme di Vettel abbiano un crollo, con Bottas che guadagna da mezzo secondo ad un secondo al giro, e a 2 giri dalla fine arriva in zona DRS. Ma Vettel fa il miracolo, e riesce a mantenere nelle coperture quel po’ di prestazione necessario ad evitare che il finlandese lo attacchi, e vince così il GP alla sua duecentesima partecipazione. Al terzo posto un Hamilton che ha pagato duramente la penalità presa per la sostituzione del cambio. E che probabilmente può considerare anche questa seconda gara come una vittoria sfumata, dopo quella di Melbourne.

E al quarto posto c’è la seconda bella storia di giornata: il quasi debuttante Gasly con una Toro Rosso mossa dal motore Honda, che mai in 3 anni con la McLaren era arrivato a questi livelli. Un risultato a dir poco incredibile, soprattutto dopo le grandi difficoltà avute a Melbourne.

Seguono un altrettanto bravo Magnussen, con la Haas che ha confermato le prestazioni viste in Australia, anche se a maggiore distanza dal vertice, poi Hulkenberg, Alonso, Vandoorne e la terza sorpresa di giornata, Ericsson con la Sauber-Alfa Romeo (questa volta la carità di patria la lasciamo da parte). Chiude la zona punti Ocon con una Force India in recupero.

Nei primi 10 ci sono 8 team. Mancano Red Bull e Williams. Della prima abbiamo già parlato,  per la Williams permane il buio più totale già visto in Australia. Se escludiamo i primi tre team, gli altri sembrano tutti piuttosto vicini, e per il team di Frank si prospetta una stagione molto molto difficile, dove marcare anche un solo punto sarà un’impresa.

La Ferrari non vinceva le prime 2 gare dal 2004. Se allora il dominio era chiaro, di pilota ma anche di macchina, quest’anno sembra il pilota l’elemento che fa la differenza. In condizioni “normali” (ammesso che esistano) Hamilton poteva vincerle facilmente entrambe, ma, come già detto due settimane fa, se qualcosa va storto Vettel è pronto ad approfittarne. L’errore al pit-stop della Ferrari deve però suonare come un grande campanello di allarme. Se fosse accaduto a Vettel ora staremmo parlando di un disastro, e comunque è stato perso almeno un terzo posto e messa a forte rischio anche la stessa vittoria di Seb (ammettendo che, come ho ipotizzato sopra, non sia stato proprio l’incidente a far tentare la carta vincente della sosta unica).

Fra una sola settimana si corre in Cina. Gli scorsi anni il circuito di Shanghai era un incubo per i non motorizzati Mercedes. Ma quest’anno la Ferrari ha dimostrato di reggere molto bene il confronto anche in termini di velocità di punta, e Vettel potrebbe puntare ad un tris che metterebbe parecchio sotto pressione il team tedesco ed Hamilton, con tutte le conseguenze del caso.

P.S. la storia brutta di questo GP è ovviamente l’incidente al pit-stop di Raikkonen, sopra citato. Al momento fortunatamente non sembra che il meccanico abbia sofferto lesioni di elevata gravità. Il comportamento tenuto dai media in questa occasione è stato però vergognoso. Nessuna immagine, e ci sta, ma non dare neanche una notizia quando si era visto chiaramente che non si trattava di un urto da poco non è stata una gran scelta. E sarebbe, forse, anche opportuno che qualcuno valutasse più attentamente i rischi che comporta la procedura del pit-stop, condotta alle velocità di oggi, perchè di meccanici che tentano disperatamente di terminare di avvitare un dado quando la macchina sta già partendo se ne sono visti tanti, nelle ultime gare. Basta riguardare i due sciagurati pit-stop della Haas in Australia per rendersene conto. Ma, forse, l’incolumità dei meccanici vale meno di quella dei piloti.

Bottas e la Mercedes chiudono in bellezza ad Abu Dhabi

Ora possiamo proprio dire che le sventure asiatiche abbiano risparmiato alla Ferrari un secondo smacco ad Abu Dhabi dopo quello del 2010 che è risultato poi essere un turning point per molti che allora lavoravano a Maranello.
Fin dalle qualifiche la distanza con le frecce d’argento era sembrata incolmabile, e in un circuito dove le speranze di sorpasso sono legate al solo motore, le possibilità di vittoria erano ridotte a zero.
Abu Dhabi per la Ferrari era l’occasione per la sesta vittoria stagionale e per chiudere la stagione in bellezza andando alla pausa invernale col morale alto. Per la Mercedes c’era invece la (remota) possibilità di issare Bottas al secondo posto nel mondiale piloti. Ci hanno provato, con la piena collaborazione di Lewis, ma una vittoria contro il terzo posto di Seb non è stata sufficiente.

La gara è stata caratterizzata dalla solita noia che contraddistingue i gran premi ad Abu Dhabi. E dopo una partenza più simile ad una processione che ad un avvio di GP non è successo praticamente niente. I primi 5 sono arrivati come sono partiti, e potevano essere 6 se il povero Ricciardo non avesse voluto pareggiare il numero dei ritiri del compagno. Ad un certo punto sembrava che Hamilton potesse attaccare Bottas ma è stato chiaro abbastanza presto che non ne avesse molta voglia.

La Ferrari è sembrata potere reggere il passo nei primi giri, ma poi ha lentamente ma inesorabilmente ceduto il passo, e tornano alla mente i numeri relativi ai consumi circolati la settimana scorsa, che descrivevano una PU Mercedes con un vantaggio del 15%. Vettel e Raikkonen potrebbero essere stati costretti a risparmiare carburante per essere sicuri di arrivare in fondo. E questo sarebbe confermato dal quasi-giro-più-veloce marcato da Seb proprio all’ultima tornata, segno che a livello di prestazione l’auto non era così inferiore a quella degli avversari diretti.

La Red Bull non è praticamente esistita, Ricciardo, come detto, si è ritirato mentre Verstappen è apparso già in vacanza. A questo punto c’è proprio da chiedersi a cosa fossero dovute le prestazioni monstre viste fra Monza e il Messico. Si può tranquillamente pensare male, e in particolare a sospensioni più intelligenti di quelle degli avversari.

Dietro i primi 5, troviamo Hulkenberg ottimo sesto con una Renault rinata dopo un GP del Brasile sacrificato per salvaguardare il magazzino ricambi. I francesi hanno arpionato il sesto posto nella classifica costruttori, ai danni dei futuri ex-clienti della Toro Rosso. Poi le onnipresenti Force India con Perez davanti ad Ocon, e quindi Alonso con Massa a terminare la carriera in zona punti.

Chi è rimasto fuori dalla zona punti può ben essere contento che la stagione sia finita. Haas, Toro Rosso e Sauber possono solo sperare di migliorare rispetto a dove sono ora, e per le ultime due inizierà una nuova avventura con PU differenti, Honda e Alfa Romeo. Per la Haas invece non cambierà nulla, ma per la squadra americana, così come per quella di Faenza, c’è il dubbio che i piloti attuali incidano non poco sui risultati non buoni ottenuti recentemente,

Menzione speciale per Stroll, che chiude una stagione d’esordio che si potrebbe definire disastrosa se non ci fosse stato il podio a Baku. Oggi è arrivato inesorabilmente ultimo fra quelli che hanno visto la bandiera a scacchi. “Things can only get better”, come cantava Howard Jones nei mitici anni ’80.

E così il mondiale va in archivio con un pilota Ferrari al secondo posto, come non succedeva dal 2012, e con 5 vittorie stagionali, come non succedeva dal 2010. Sicuramente un grande risultato, considerato come girano le cose per Maranello dall’ormai lontano 2009, ma una delusione se si considera il risultato complessivo paragonato a quello della Mercedes. 12 vittorie contro 5, quasi 150 punti in meno nella classifica costruttori. Leggendo questi numeri, si può dire che il campionato sia stato combattuto solo in apparenza. Ma ciò non rende giustizia alla SF70H, un’ottima macchina, veloce in qualsiasi occasione, sicuramente più semplice da gestire rispetto alla rivale W08. E allora come si giustifica questa grande differenza? La risposta sta probabilmente in 3 aspetti: i tanti problemi di affidabilità, l’indubbio deficit di cavalli ed efficienza della PU, e il rendimento del secondo pilota, mai in grado di lottare per la vittoria e di disturbare gli avversari.

La Ferrari dovrà lavorare su tutti e 3 questi aspetti per colmare il gap. Sul primo sicuramente c’è molto che possono fare, sul secondo è più difficile perchè i tedeschi sembrano veramente molto più avanti, sul terzo non si può invece fare nulla perchè Kimi è già stato confermato e il suo sedile è ben saldo, pronto per la quinta stagione consecutiva in rosso senza alcuna vittoria (record assoluto).

E proprio parlando di Kimi, non si può non citare nuovamente il buon Felipe, che, come detto, ha chiuso la sua carriera in Formula 1 (stavolta pare sul serio) con un decimo posto. C’è infatti qualcosa di particolare che accomuna la carriera di Raikkonen e Massa. Erano compagni di squadra nelle ultime due stagioni di dominio Ferrari, il 2007 e 2008. In quelle due stagioni avevano a disposizione una macchina fantastica, e hanno  portato a casa un mondiale per il rotto della cuffia, e l’altro è stato perso sempre per il rotto della cuffia. Successivamente ad entrambi sono toccate 4 stagioni in rosso completamente a secco di vittorie, a fare da scudieri a compagni che invece di vittorie ne portavano a casa diverse, spesso ridicolizzandoli nella classifica finale. E’ come se entrambi avessero pagato duramente quei due anni fantastici passati sulla vetta del mondo.

Ora ci aspettano 3 mesi di pausa, si ricomincerà il 26 febbraio a Barcellona con la prima giornata dei test invernali. Il regolamento non cambierà, e quindi non ci si dovrà attendere novità mirabolanti sulle vetture. Sparirà la pinna ma soprattutto comparirà il famigerato Halo, che rovinerà il fantastico look di queste vetture 2017. Forse la curiosità maggiore sarà rivedere all’opera, da pilota ufficiale, Robert Kubica, che, sembra ormai sicuro, ricomincerà il proprio lavoro laddove l’aveva abbandonato 7 anni prima a causa del terribile incidente rallistico, che gli ha lasciato importanti segni sul fisico, e dovrà dimostrare di essere ancora forte come una volta.

P.S. ieri è stato assegnato, sempre ad Abu Dhabi, il primo campionato mondiale di F1 virtuale. Probabilmente i veri appassionati di motorsport storceranno il naso di fronte a queste che sembrano più che altro iniziative di marketing, così come avviene per la FE, ma questo è il futuro, che ci piaccia o no. E non è detto che sia poi così brutto.

Vettel domina ad Interlagos, Hamilton non completa la rimonta

What if. Cosa sarebbe successo se… Nel motorsport il senno di poi non funziona, ma molti vedendo Lewis finire contro il cartellone Rolex nel primo giro della Q1 si saranno chiesti quale occasione sarebbe stata, oggi, per la Ferrari, se al rientro dalle ferie non avessimo visto una realtà totalmente diversa da quella che si poteva immaginare ai primi di agosto.

E il rimpianto è ancora più forte considerando che Vettel ha approfittato al meglio dell’errore del rivale, dominando il gran premio con una partenza finalmente perfetta, senza l’incubo Verstappen a rompere le uova nel paniere, e con un compagno di squadra che una volta tanto è riuscito a difendere una posizione sul podio dal rimontante Hamilton, con questo guadagnandosi, probabilmente, il rinnovo per altri 10 anni.

Partenza perfetta di Vettel, dicevamo, e gara virtualmente finita lì, almeno per quanto riguarda il podio, visto che dietro a Seb si sono incolonnati Bottas e Kimi, rimasti per per tutta la corsa a distacchi attorno ai 2 secondi, tranne al momento del pit stop quando, grazie all’undercut, Valtteri si è ritrovato attaccato agli scarichi del ferrarista il quale ha impiegato però solo poche curve a ristabilire le distanze.

Hamilton, partito dai box dopo che la sua macchina è stata ricostruita (e preparata a puntino per le condizioni di gara), è stato autore di una rimonta strepitosa, con innumerevoli sorpassi all’apparenza molto facili grazie alla grande differenza di prestazione rispetto alle macchine di seconda categoria. Pareva destinato, Lewis, ad arrivare a podio, ma, come detto, una volta arrivato dietro a Kimi, non ha avuto lo spunto per superarlo, un po’ per le gomme ormai finite e un po’ perchè, con queste auto, quando le prestazioni sono vicine è virtualmente impossibile superare.

Dietro i primi quattro sono arrivate le due Red Bull con Verstappen, mai realmente in grado di essere pericoloso, davanti a Ricciardo autore di una buona rimonta dall’ultima posizione nella quale era sprofondato dopo un incidente in partenza, con sorpassi bellissimi caratterizzati dalla solita staccata oltre l’ultimo momento. Il calo di prestazioni rispetto ad Austin e Messico è difficile da spiegare, a meno di non pensare che siano stati costretti a risparmiare la power unit dopo le innumerevoli rotture accusate dai motorizzati Renault nelle ultime 3 gare, che hanno portato la casa francese ad avere scarsità di ricambi (e il dr. Helmuth Marko ad arrabbiarsi parecchio).

Il gran premio della seconda categoria è stato vinto da Felipe Massa, che ha battuto in volata Alonso e Perez. E’ necessario fare due considerazioni, a questo proposito. Massa meritava un saluto al popolo di casa sua migliore rispetto a quello di un anno fa, e oggi l’ha avuto. A fine gara è stato fatto salire sul gradino più alto di quel podio che aveva visitato per l’ultima volta 9 anni fa, dopo l’immensa delusione di un mondiale perso nelle ultime due curve. Dopo quella giornata ci sono state stagioni avare di soddisfazioni, forse il tanto bistrattato Felipe avrebbe meritato ben di più. Ma, come lui stesso ha avuto modo di dire, può essere orgoglioso di quello che ha ottenuto nella sua lunga carriera.

La seconda considerazione riguarda Alonso e la McLaren, che oggi è apparsa in uno stato di forma che non aveva mai avuto in questi tre anni. Considerando le difficoltà degli altri motorizzati Renault, c’è da chiedersi se per Nando non ci sia in vista l’ennesima delusione della sua carriera, quando la decisione che sembra giusta si rivela in realtà sbagliatissima.

A completare gli arrivati a punti non c’è come al solito Ocon, ritirato al primo giro a causa di una collisione provocata da un errore di Grosjean, bensì Hulkenberg, che ha regolato Sainz arrivato subito dietro di lui. Gara orribile per le due Toro Rosso, con Gasly dodicesimo e Hartley ritirato. Probabilmente anche loro sono stati fortemente penalizzati dalla necessità di risparmiare la power unit, ma di sicuro a Faenza non hanno i piloti migliori per mantenere la sesta posizione nel campionato costruttori, che detengono con un risicato margine di 4 punti rispetto proprio alla Renault. Potrebbe paradossalmente accadere che ciò che Sainz gli ha dato, Sainz gli tolga fra due settimane.

Sorvolando sulle due Sauber sempre in fondo, menzione speciale va fatta per tre piloti che non mancano mai di movimentare i gran premi, e cioè Grosjean, Magnussen e Stroll. I primi due hanno fatto danni nel primo giro, e ci si chiede se per la Haas siano più convenienti i punti che portano quando riescono a tenersi fuori dai guai o costosi i danni che fanno quando non sono in palla. Per il canadese, invece, c’è da chiedersi se sia accettabile, per il padre e per la Williams, continuare a spendere soldi per uno che continua a prendere bastonate dall’anziano compagno di squadra, prendendo distacchi ingiustificabili.

Ora si va ad Abu Dhabi per l’ultima gara della stagione. La Ferrari ha un po’ risollevato il morale portando a casa almeno una ulteriore vittoria, il che non ripaga di sicuro delle delusioni precedenti, ma almeno dà la conferma che la SF70H è una buonissima macchina. Anche se la velocità di Lewis oggi è sembrata incredibile, bisogna tenere presente che probabilmente Seb ha gestito la gara in totale tranquillità. Come detto all’inizio, senza tutte le traversie della seconda parte della stagione, dovute anche al fatto che il team non è abituato a vincere, avremmo assistito, molto probabilmente, ad uno scontro finale elettrizzante.