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MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SINGAPORE

It’s on purpose

In questa breve frase in lingua inglese si racchiude tutto il bello del GP di Singapore.

E’ Carlos Sainz che la proferisce, rispondendo così negli ultimi giri del GP al suo ingegnere preoccupato del poco distacco che lo separava dall’arrembante Lando Norris.

It’s on purpose”, dice Carlos.

Lo faccio apposta.

Già, perché dietro a Landino c’erano le due Mercedes, che arrivavano a velocità doppia sia di Carlos che di Lando e avevano tutte le carte in regola per superarli.

Carlos e Lando, intendo.

E Russell era convintissimo perché sin dall’inizio della gara, nonostante la sua partenza poco brillante, continuava a pressare il suo ingegnere per chiedergli la mossa che l’avrebbe proiettato sul primo gradino del podio. Quindi George, quella vittoria, la voleva ad ogni costo.

It’s on purpose

Sempre lì torniamo. Cosa fa apposta il buon Carlos negli ultimi 15 giri del GP? Apposta cerca di tenere Norris a portata di DRS, in modo tale che le due Mercedes non potessero trovare lo spunto velocistico per superarlo. Se avessero superato Norris avrebbero superato anche lui e addio vittoria e forse neppure podio perché Norris avrebbe potuto approfittare della bagarre e soffiargli pure il terzo posto. Ma Carlos ha fatto bene i suoi conti.

Tutti i piloti hanno fatto bene i loro conti. Tutte le scuderie hanno fatto bene i loro conti (tranne una). E ne è venuta fuori una gara bellissima, dall’esito incerto fino all’ultima curva, in cui ogni più piccolo particolare ha fatto la differenza.

Naturalmente tutto ciò è stato favorito dall’unica squadra che non ha fatto bene i suoi conti: RBR. Che cosa sarà successo? Tutti dicono che il loro flop prestazionale NON dipende dall’introduzione della TD18 e dalle precisazioni alla ben nota TD39 che sono entrate in vigore a Singapore.. Per quanto ne sappiamo la TD18, centrata com’è sui dispositivi che agiscono sulle flessioni alari, avrebbe inciso molto poco a Singapore, pista sostanzialmente cittadina e da Stop&Go, senza cioè curve in appoggio in cui avere un anteriore capace di reggere la pressione fa la differenza. Sarà così. Fidiamoci dei tecnici. Certo è che la coincidenza pare molto coincidente. Assisteremo a qualcosa di simile a quanto è accaduto l’anno scorso con l’introduzione della famigerata TD39? A Suzuka, dove invece curve di quel tipo abbondano, l’ardua sentenza.

Ma veniamo ai piloti. Chi ha fatto apposta che cosa?

SAINZ

Con RBR sostanzialmente fuori dai giochi il GP di Singapore era l’occasione più ghiotta per poter finalmente vedere il gradino più alto del podio occupato da qualcuno di diverso dal solito. E Carlos lo sapeva, forse più di tutti gli altri. Primo praticamente in tutte le sessioni, Pole Position strepitosa, partenza altrettanto e prima posizione per tutta la gara. In una pagella di voti da 1 a 10 il buon Carlos meriterebbe 257. Ma ciò non dà ancora la misura della straordinaria vittoria di Sainz. Perché quel che più ha colpito è stata l’accortezza strategica e tattica che Carlos, insieme a tutta la squadra,  ha tenuto nel portarla a termine. Visti gli esiti delle qualifiche la Ferrari ha deciso una strategia che coinvolgeva entrambi i piloti. Per il primo stint l’ideale sarebbe stato trovare entrambe le monoposto a controllare la gara e a tal fine hanno messo le rosse a Leclerc per cercarne di favorirne il sorpasso a Russell. Detto? Fatto. A quel punto stabilizzano il ritmo con Sainz davanti per cercare di preservare le gomme, da un lato, e per tenere compatto il gruppo dall’altro. Detto? Fatto. L’idea è evitare di sfilacciare il gruppo che avrebbe consentito a qualcuno di fare un undercut molto pericoloso quando invece, col gruppo compatto, qualsiasi tentativo di undercut sarebbe naufragato per le molte posizioni perse. In questo modo, tra l’altro, si è consentito a Leclerc di risparmiare le gomme rosse che si sono usurate poco. Da un certo punto in avanti chiedono a Leclerc di distanziarsi di 3 secondi da Sainz. Questa scelta è un po’ più rischiosa ma in questo modo si copre ulteriormente il rischio di cui sopra. Arriva la SC per l’incidente di Sargeant intorno al 20 giro e tutti sono costretti a fare doppio pit. Leclerc è costretto ad uscire dopo Russell e Norris ma poco male perché le RBR avevano scelto di rimanere fuori e si frappongono tra Sainz e quei due. Che le due RBR non fossero un pericolo e la loro scelta una scommessa si conferma subito. Sainz vola via. In pochi giri Russell supera Max e Norris supera Perez ma in questo modo entrambi hanno già messo a dura prova le gomme e non ne hanno abbastanza per impensierire seriamente Sainz. A Carlos non rimane altro che gestire il ritmo sino alla fine. Sono divertenti i team radio tra Russell e il suo muretto allorché gli comunicano che Carlos va piano di circa 1 secondo sul suo ritmo ideale: “mi sorprende non abbia detto 2 secondi” risponde tra il piccato e l’ironico il giovine british. Poi arriva la VSC tra il 42 e il 45 giro che pone le basi per il finale super spettacolare che abbiamo visto. Infatti la decisione, rischiosa ma interessante, di Mercedes di pittare entrambi i piloti mette una pressione enorme sui primi due, Carlos e Lando. Guadagnano fin da subito 2 secondi al giro ai primi e facendo un po’ di conti si capisce che gli avrebbero raggiunti con ancora 4 o 5 giri da percorrere: situazione ideale per chi arriva da dietro con gomme più fresche. Forse decisiva è la breve ma intensa resistenza di Leclerc su Russell: in quel giro Russell è costretto a girare 2 secondi più lento facendo sostanzialmente guadagnare un giro di difesa ai primi due. Quando poi Russell ed Hamilton arrivano sul duo di testa accade l’impensabile. Carlos capisce che l’unica possibilità che ha di portare a casa la gara è tenere Norris a distanza di DRS con quest’ultimo che sarà capace di rispondere alla maggior trazione di Mercedes con una maggior velocità sul dritto. Detto? Fatto! Ma è qui che si fonda la straordinaria performance di Carlos. Già! Perché un conto è pensare la cosa. Ben altro è metterla in pratica: se non si è perfetti si rischia di grosso. E Carlos, perfetto, lo è stato. C’è stato un momento in cui Norris aveva perso il DRS per difendersi da un attacco di Russell ma Carlos, lucidissimo, in due curve sapientemente rallentate al punto giusto ha favorito il riaggancio di Norris. Sottolineo che ancor più dell’idea, a meravigliare è stata la perfetta esecuzione e la lucidità: in quegli ultimi 10 giri quanti appassionati e conoscitori hanno richiamato Jarama 1981? Tutti?

A impreziosire il tutto è giunta ciliegina sulla torta quella frase in team radio, pronunciata col tono di finta sorpresa di chi sta grattugiando la bottarga su un piatto di spaghetti cotti al punto giusto:

It’s on purpose

CHAPEAU!

NORRIS

Anche Lando disegna il suo capolavoro in questa straordinaria Singapore 2023. In una gara ad altissima tensione strategica che richiedeva perfetta esecuzione e controllo non sbaglia praticamente nulla. I primissimi giri falsati dal taglio di Hamilton in partenza non lo scompongono più di tanto e dopo che gli viene restituita la posizione si piazza con comodo alle spalle di Russell senza cedere per un millimetro. Dopo la SC si giova dell’arretramento di Leclerc e tra i primi è quello che più deve impegnarsi per tornare su Russell perché deve superare sia Perez che Verstappen (fa un po’ specie dirlo…) e lo fa con decisione e rapidità nel breve volgere di pochi giri. Ancora una volta consolida la sua posizione tenendo sotto tiro la Mercedes di Russell davanti a lui, consapevole che con 40 giri ancora da percorrere lanciarsi in attacchi scriteriati sarebbe stata la peggiore opzione a sua disposizione. Cambia tutto con la VSC che, complice la scelta di Mercedes, lo proietta in seconda posizione subito dietro a Sainz. Qui la voglia di provarci gli deve essere venuta perché per circa 6-7 giri mette pressione a Sainz il quale, però, reagisce da par suo e non si fa intimidire. Il capolavoro di Sainz lo coinvolge direttamente. Quando si capisce che le Mercedes arriveranno a tiro ben prima della bandiera a scacchi Lando suggella il patto non scritto e non detto: deve stare a distanza DRS ma senza infastidire il ritmo di Sainz. E anche lui, come Carlos, esegue alla perfezione. Gli ultimi giri sono da cardiopalma. Si difende strenuamente dagli attacchi di Russell, in uno dei quali perde il DRS da Sainz ma riesce ad assecondare alla perfezione la tattica di Carlos riaccodandosi con precisione quando glie ne dà la possibilità. La leggerissima sbavatura prima dell’ultimo giro, quando sfiora il muro con la posteriore destra, forse confonde George che invece sbatte e va fuori.

Perfetto!

HAMILTON

Una qualifica tra luci (la posizione in griglia) e ombre (4 decimi rimediati dal team mate) probabilmente lo innervosisce e lo inducono alla pessima partenza. Ma tutto il suo primo stint è pessimo. Il lungo alla prima curva lo costringe al lungo amletico dubbio sulla restituzione della posizione prima a Russell e poi a Norris. L’errore è più grave di quanto non appaia perché la restituzione della posizione a Norris avviene dopo qualche giro con le gomme non più fresche e quindi con lui non più in grado di attaccarlo seriamente. Inoltre nei primi due giri in cui il DRS è vietato, avrebbe potuto tentare un attacco a Norris che, se riuscito, avrebbe potuto cambiare totalmente l’esito della gara. Non contento di ciò il suo ondivago ritmo lo porta a usurare le gomme un po’ più degli altri. Lo salva la SC causata da Sargeant perché il doppio pit Mercedes costringe Leclerc a perdere posizioni ed è poi lucidissimo ad approfittare del lungo di quest’ultimo quando nelle fasi successive alla ripartenza è danneggiato dalla bagarre tra Norris e Perez. Da lì in avanti, evidentemente tranquillizzatosi, anche lui guida alla perfezione. Impiega un paio di giri di troppo per superare il più lento Max (ribadisco: fa specie dirlo…) ma più che altro a causa del fatto che Max fa ostruzione su di lui molto più di quanto non abbia fatto con Russell e Norris – vecchie ruggini? Dopo la VSC, con gomme gialle nuove, va forte, molto forte, anzi fortissimo. In pochi l’hanno rilevato ma esce dai box a quasi 7 secondi da Russell e quando arrivano in prossimità del duo di testa Ham è già attaccato al suo team mate. Questo significa che se Russell girava con ritmo forsennato il suo lo era ancora di più. Tant’è che il fastest lap della gara è suo. Qui si vede l’importanza dell’errore iniziale. Se in partenza avesse superato Norris regolarmente questa rincorsa Mercedes sarebbe stata (quasi? Forse?) coronata da successo. Invece l’ostacolo Norris e la perfetta intesa di quest’ultimo con Sainz ha impedito a Mercedes di fare l’en plein. La colossale stupidaggine di Russell al penultimo giro gli porta in regalo un podio che alla fine, tutto sommato, è meritato.

(RUSSELL)

Tra parentesi perché non merita di stare nelle note di demerito ma merita che il suo demerito venga adeguatamente rimarcato. Il giro in qualifica è stato strepitosissimo e solo il perfetto Sainz di questo week end gli è stato davanti. In partenza perde la posizione da Leclerc ma più che suo demerito è merito di Carletto nostro che scatta a mo’ di fulmine e non può farci nulla. Nel primo stint si vede che ne ha di più ma non riuscire a superare Carletto non è tanto suo demerito quanto merito della Ferrari e dei suoi piloti che adottano perfetta strategia che viene eseguita altrettanto perfettamente. Merita, eccome se merita, in occasione del sorpasso a Max e del rapido ricongiungimento con Sainz dopo la SC ma poi è preda della trappola di Sainz e della Ferrari che gestisce con controllo ferreo tutta la fase della gara che porta alla VSC del 42° giro. Mercedes decide di sparigliare cambiando le gomme a entrambi i piloti e lui si ritrova in solitaria rincorsa a girare 2 secondi più veloce di tutti. Be’, non di tutti perché Hamilton dietro di lui ha un ritmo ancora migliore. A conti fatti Lewis ha un ritmo mediamente di 3 decimi migliore del suo. E questo, lasciatemelo dire, è un grosso demerito perché consente di fatto un giro in meno a provare l’attacco ai primi due. Un altro giro di opportunità lo perde nel sorpasso a Leclerc che gli costa circa 2 secondi. Ed infine, complice il duetto in DRS Carlos-Lando, non riesce a portare a compimento la rimonta andando perfino a sbattere contro il muro al penultimo giro con un errore da principiante che più principiante non si può. Demerito? Altroché! Dopo una qualifica e una gara così gagliarda questo errore è ai limiti dell’imperdonabile. Non è la prima volta che Russell commette errori sotto pressione. Tra l’essere un pilota bravo, velocissimo e capace e l’essere un campione C’E’ differenza e non vorrei che a Stoccarda qualcuno cominci a notarla.

LECLERC

Non c’è molto da dire sulla gara di Charles salvo il fatto che tutte le sue carte se le è giocate con la piccola sbandata alla penultima curva del giro decisivo in qualifica che gli è costata la pole position. Infatti prima di quella curva aveva margine sia su Carlos che su George. Ma tant’è. Fa buon viso a cattivo gioco e si mette a disposizione della squadra. Sfrutta le rosse in partenza in modo perfetto superando Russell e accodandosi al suo team mate assecondandone il ritmo. Qualche baruffa con l’ingegnere sul distacco da tenere ma alla fine esegue alla perfezione. Ciò consente a Sainz di gestire con comodo. Il doppio pit in occasione della SC lo relega in quinta posizione: esito inevitabile dovuto alla particolare situazione che non addurrei alla “sfortuna”. Bello vederlo superare entrambe le RBR con facilità (continuo a ribadire: fa specie dirlo…) All’arrivo della VSC per il problema di Ocon il muretto Ferrari decide saggiamente di sacrificarlo lasciandolo in pista: se anche avesse cambiato le gomme non avrebbe fatto altro che rincorrere le Mercedes e non sarebbe servito a nulla. Senza più gomme e con un motore che (pare) tendeva a surriscaldare fa quel che può contro Russell ma è stato comunque sufficiente a fargli perdere un paio di secondi. Qualche brivido nell’ultimo giro per l’arrivo di Max ma resiste e alla fine si porta comunque a casa un risultato buono (anche grazie al “ciocco” di Russell) e la consapevolezza che l’aver fatto l’uomo squadra lo porta in credito di comportamenti e strategie analoghe quando (si spera presto) arriverà il suo turno. OK

VERSTAPPEN – PEREZ

E veniamo al capitolo RBR: l’unica scuderia a non aver fatto bene i suoi conti in questo GP. Fa specie dirlo… Ma che acciderbolina è capitato? È dall’inizio della stagione che non sbagliano un colpo, che capiscono tutto, che fanno faville mai viste e poi? Vedere Max arrancare in questo modo è stato straniante. Quel che è certo è che la responsabilità non è da attribuire ai piloti: il distacco relativo tra i due è il medesimo degli ultimi 10 GP. Ma la performance è deludentissima. Fuori entrambi dal Q3 è roba che non si vedeva da anni! I nomi davanti a loro fanno ancora più specie: Magnussen, Ocon, Hulkenberg e Lawson non dovrebbero stargli davanti, no? Per quanto riguarda la gara Max fa il suo. Parte benissimo e in pochi giri e bei sorpassi si porta agevolmente in ottava posizione ma poi, inspiegabilmente, si ferma. Anzi, prende anche un minimo distacco da Ocon, non riesce a stargli attaccato! Max pare confuso e Perez pare anche più confuso. La SC dopo l’incidente di Sargeant induce in tentazione il loro muretto: rimangono fuori tutti e due e si ritrovano in seconda e quarta posizione. Forse adesso cominciano a tirare e fregano tutti? Max ricomincia a fare il Max? “ok ragazzi fin qui abbiamo scherzato, ora ce ne andiamo” e quello che tutti temono stia pensando Max sotto il suo casco. E invece no! Max prova a stare dietro a Sainz e non ce la fa minimamente. Viene superato di slancio da Russell, Norris, Hamilton e Leclerc e cede secondi su secondi. Mah! Peggio ancora Perez che prende distacchi abissali e solo lo spento Alonso di Singapore gli consente di stare molti più giri nelle posizioni che contano ed evitare di sprofondare nel pantano. Max ritarda il più possibile il pit, che arriva al 40° giro ma gli va male: si ritrova 16°. Perez pitta subito dopo, non prima d’aver subito lo smacco di ben tre sorpassi in un giro: Ocon, Alonso, Gasly. Il suo pit è ancora più deleterio: si ritrova ultimo. Da qui in avanti però i due sembrano ritrovare il filo e si mettono a girare con ritmo eccellente MA non il migliore perché i due Mercedes vanno comunque più forte. Ritmo comunque sufficiente per salvare una gara che, per come si era messa, rischiava di non farli terminare nemmeno a punti. Max arriva 5° a 3 decimi da Leclerc dopo una (quasi) forsennata rimonta e Checo in ottava, con giallo sul suo duello con Albon che gli costa 5 secondi di penalità ma non la posizione finale. Che dire? Suzuka ci dirà se chi di TD ferisce di TD perisce. La curiosità, a questo punto, è massima.

GASLY

Qualifica non strepitosa ma poco male. Da qualche GP ha trovato la costanza e la precisione che sembrava aver perso nella spenta annata 2022. E anche qui a Singapore lo ha dimostrato avendo saputo gestire bene tutte le fasi di gara che, come abbiamo visto con i primi, richiedevano piglio deciso ma anche estrema accortezza. Il sesto posto finale è eccellente. Bravo!

PIASTRI

Non si è ben capito se aveva gli stessi aggiornamenti di Norris oppure no. Perché se sì allora il voto è (relativamente) basso perché in tutto il week end è andato ben più lento di Norris mentre se no allora è, credo, giustificato. Che sia l’una o l’altra ipotesi va detto che è stato sfortunato in qualifica perché l’incidente in Q1 di Stroll lo priva della possibilità di superare la prima tagliola ed è costretto a partire dalla 17esima casella quindi il fatto che, pur mai inquadrato, si ritrovi in 7° posizione alla fine è evidentemente frutto di gran merito. Il ragazzo c’è.

LAWSON

Grandissimo Liam! Con una Alpha Tauri che va a pedali, proiettato all’improvviso in Formula 1, su una pista dove non ha mai corso e in una situazione in cui poteva sbagliare qualsiasi cosa be’… E’ stato eccezionale! Fa un percorso eccezionale in qualifica permettendosi di eliminare dalla Q3 nientepopodimeno che sua maestà Max! Strepitosa la gara, in cui conquista i suoi primi punti mondiali in una corsa difficilissima per le molteplici implicazioni strategiche di cui ho già detto più volte. Bravo bravo bravo!

MAGNUSSEN

La sua sesta posizione in griglia, giunta totalmente inaspettata, mi ha fatto pensare di avere ingerito qualche fungo allucinogeno. E niente! Kevin salta sempre fuori nelle situazioni strane e difficili! Non ha una partenza facile, tuttavia, e deve gestire uno stint assai lungo che ha rischiato di compromettere il risultato se fosse stato protratto ulteriormente. Invece il muretto gli viene in aiuto e lo richiama al momento giusto. La VSC lo aiuta nel guadagnare posizioni (e anche la porcata di Perez su Albon) e conquista un punto totalmente insperato alla vigilia. Bello il suo duello con Gasly. Tenace!

NOTE DI MERITO

Ocon non è il mio pilota preferito ma non posso non riconoscergli l’aver fatto una gara gagliarda, finché è durata. Un vero peccato il problema che ha avuto al cambio e che l’ha messo fuori al 42° giro, che induce i commissari a mettere VSC, perché la sesta posizione che avrebbe conquistato sarebbe stata meritatissima.

Albon (io continuo ad adorare la livrea GULF) aveva raddrizzato la gara dopo una pessima, per come ci aveva ultimamente abituati, qualifica ma verso la fine della gara è stato malamente buttato fuori da Perez in un tentativo di sorpasso assai maldestro. Cose che capitano, sì, ma la cosa sarebbe da valutare in prospettiva: e se situazioni del genere capitassero nelle prime posizioni? Anche Williams è in odore da “danni da TD”. Vedremo come andranno a Suzuka.

NOTE DI DEMERITO

Ecco qui il nostro Fernandello, che forse per la prima volta mi vedo costretto a inserire nelle note di demerito. Aveva lasciato intendere che Singapore poteva essere il teatro della sua prima vittoria dopo millemila anni e invece ha rimediato una figuraccia non da poco. Perché oltre ad una competitività da rivedere da parte di AM lui ci ha messo molto del suo. Non è da lui la pessima partenza come non è da lui l’errore in entrata box in occasione della SC. Non è da lui non riuscire con gomme nuove a impensierire Perez, allo sbando e senza gomme, per ben 15 giri come non è da lui farsi infinocchiare da Ocon in quel modo. Tutto storto oggi per lui!

Sargeant divide con Russell la stupidaggine di giornata.

NOTE DI ANONIMATO

Bottas e Zhou non si sono mai visti.

NOTE DI “CHE SFIGA!”

Tsunoda in questo week end sarebbe arrivato ultimo anche in coda al McDonald’s tante glie ne sono andate male!

NOTE DI E’ MEGLIO DARSI AL TENNIS

L’incidente di Stroll in qualifica è stato spaventoso. Ma quel che più mi ha inquietato è che il ragazzo abbia tentato stupidissimamente di rimediare alla sbandata che aveva fatto alla penultima curva facendo la successiva totalmente fuori da ogni logica di guida. Non è lucido e mi preoccupa.

Ci vediamo, lo dico apposta!, a Suzuka!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL LIBRETTO DI GIUSTIFICAZIONI

Il GP di Singapore ci regala una delle vittorie della Ferrari più emozionanti di sempre, con un indomito Sainz che in questo periodo è decisamente “on fire”, come si suol dire. Sarà perché sembrava impossibile in questo mondiale che vincesse una Ferrari, sarà perché sembrava impossibile che vincesse qualcun altro al di fuori della Red Bull (e sottolineo RB19) di Verstappen, fatto sta che la vittoria della Ferrari del nuovo corso ha il sapore di un raro liquore. L’intelligenza tattica di Sainz, uno dei piloti Ferrari più bistrattati di sempre (a causa dell’esasperazione tifosistica che si è creata attorno a Charles, il cui monegasco è completamente ignaro ed incolpevole sia chiaro), unita alla glaciale freddezza di tenere dietro, in zona drs ben tre assatanati, ha avuto dell’incredibile. GP come questi, in tempi di magra (inteso come spettacolo innanzitutto), sono una benedizione e suppongo che tutti gli sportivi italiani in primis e, soprattutto, la tifoseria Rossa in particolare dovrebbero andare orgogliosi del risultato ottenuto, perché di fatto è toccato proprio alla derelitta Ferrari spezzare l’egemonia monopolistica della Red Bull dei Verstappen’s. Del resto, come dice un mio amico, “i ferraristi sono dei pessimi vincenti” e, nonostante in Gestione Sportiva si sia potuto appendere all’ingresso l’unica (?) bandiera dell’anno, non sono mancate le polemiche e soprattutto le giustificazioni, tanto da poter riempire un libretto. I più giovani magari non sanno, a differenza di oggi che a confronto la scuola sembra un Grande Fratello, che prima, quando ci si assentava da scuola, bisognava giustificare l’assenza (che tempi!) con appunto il suddetto libretto firmato da uno dei due genitori. Tralasciando i voli pindarici che facevamo con quel diavolo di libretto pur di giustificare l’ingiustificabile, le scuse, le giustificazioni ,appunto alle quali mi riferisco, sono verso il comportamento avuto dal muretto proprio all’indomani del GP italiano conclusosi quindici giorni fa. Mi riferisco a come Charles sia stato apertamente trattato e a come il popolo ferrarista di fede monegasca, abbia reagito… hanno compilato un libretto di giustificazioni!
Trovo affascinante come la natura umana si possa esprimere quando si trova alle strette, soprattutto quando è arrivato il momento di ammettere la verità e, quindi, porre in discussione il proprio comportamento. LeClerc domenica scorsa è stato umiliato alla stregua del Bottas delle migliori annate 2017 – 2018 e quindi usato apertamente come un tappo! Da qui, dopo la rabbia iniziale dei talebani del tifo, si è irta una levata di scudi nel cercare di giustificare a tutti i costi l’atteggiamento del muretto e, quindi, quello del monegasco. “Charles uomo squadra!, “Carlos non ha mai fatto quello che il compagno ha fatto per lui”, per non parlare delle dichiarazioni di Vasseur: “la Ferrari non ha sacrificato LeClerc a priori. La strategia è stata decisa al sabato, quando in qualifica Sainz è riuscito a battere Charles nella specialità della casa: il giro secco. E sappiamo molto bene quanto conti la qualifica su una pista cittadina”. Di tutte le giustificazioni, la dichiarazione del Team Principal rosso, alle quali tutti si sono aggrappati, pur di salvare la faccia del proprio beniamino, è stata di gran lunga quella che preferisco. Inutile girarci attorno, perché un sacrificio è un sacrificio e quindi in seno alla squadra è stato deciso che al sabato chi fosse finito dietro sarebbe stato sacrificato… nulla di trascendentale.
Di base non ci vedo nulla di male, è stata usata una logica innegabile. Allora mi chiedo per quale motivo si usano parole come “ragion di stato” o “uomo squadra”, quando Charles di fatto ha accettato di buon grado i patti che si sono stabiliti prima del GP? Vasseur la voleva quella vittoria, a qualunque costo. Aveva fiutato l’occasione, sapeva che potevano farcela e non c’ha pensato su due volte ad impartire quell’ordine per far tappare il gruppo, ed in questo caso a farne le spese è stato il bastonato LeClerc. Dopo Monza ho affermato che un team order, considerando la posizione che ci stavamo giocando davanti al pubblico di casa, sarebbe stato opportuno anziché infognarsi in una lotta fratricida per un misero terzo posto. Sono stato redarguito, perché i team order, a meno che non ci si giochi un mondiale, non si devono dare. Cosa si dirà ora, dopo che Charles ha subito il peggiore dei team order di sempre? Quali sono le giustificazioni a riguardo? Ce lo vedete Max Verstappen che accetta un ordine del genere? Da qui le considerazioni sul monegasco, il quale rispetto al sua acerrimo rivale olandese differisce in modo notevole: Charles, talento cristallino, è forse troppo gentile o forse troppo aziendalista e chissà che questo non sia il difetto che gli impedirà di coronare il suo sogno di divenire campione del mondo. Fatto sta, che al di la di quello che si possa pensare, il sottoscritto si chiede solo una cosa: cosa ci faceva Charles dietro a Carlos? Cosa ci fa Charles dietro a Carlos da due GP a questa parte? Indipendentemente da come la si possa pensare, chi sta in difetto innanzitutto, è il monegasco che attualmente mal comprende la monoposto, a differenza del compagno che invece si esalta. Non ci sono giustificazioni che reggono e aggiungerei, per il bene della pace, forse è stato meglio così, perché fosse successo a parti invertite sarebbe stata la fine per Carlos dal punto di vista dell’immagine: il monegasco gode del sostegno della tifoseria e della squadra (e con quest’ultima ci mancherebbe pure aggiungerei) a prescindere di quanto accade in pista, mentre per lo spagnolo ogni azione, ogni gesto è una sudata erculea. Immaginate fosse stato impartito a Carlos l’ordine di fare da tappo… avremmo avuto il sigillo sulla certificazione della seconda guida!
Di fatto così non è stato e Vasseur, con il suo ordine, ha creato il tilt più pazzesco di sempre. Infatti la gara di domenica scorsa è perfettamente confrontabile con quanto successo in Inghilterra l’anno scorso: stessi piloti, medesimo vincitore, Team Principal diverso. Il libretto di giustificazioni non ha abbastanza pagine per sostenere la difesa che c’è nei riguardi dell’attuale corso, a differenza di quello precedente. In Inghilterra si permise che lo spagnolo vincesse la sua prima gara a scapito dei punti mondiali di Charles (il monegasco anche se avesse vinto quella gara, avrebbe perso comunque il mondiale e, con ampio margine, a favore di Verstappen… quindi Binotto aveva ragione su quello che faceva!) e fu una crocefissione in pubblica piazza, per non parlare di quello che successe dopo il famoso “additamento”. A distanza di un anno, con un ordine impartito che si da solo alla seconda guida designata, è stato un oceano di giustificazioni. Il pregiudizio offusca ogni logica e per quanto una persona dia anima e corpo nel cercare di impegnarsi, qualunque cosa faccia non andrà mai bene perché c’è pregiudizio appunto che purtroppo, nei commenti social, sfocia in odio. Cosa si sarebbe detto se a chiedere a Charles di fare da tappo fosse stato Binotto? (tilt!). Davvero volete farmi credere che tutti si sarebbero concentrati sul termine “uomo squadra” e “ragion di stato”, invece di mettere alla gogna il Team Principal italo svizzero? Già so che la giustificazione che verrà data per il GP inglese è che “Charles all’epoca si stava giocando un mondiale”… e giustificazione rimane, perché se all’epoca si è agito così, ci saranno stati validi motivi ed uno di questi è stato quello di non demolire un pilota il quale, domenica scorsa, ha dimostrato di cosa è capace.
L’unica certezza che Ferrari ha è quella di avere la coppia più forte del mondiale: se manca l’uno, c’è l’altro… è tutto il resto che manca e resta da capire se mai arriverà. Nel frattempo che Ferrari diviene una squadra da titolo, riempiamo il libretto di giustificazioni, così almeno ci illudiamo che tutto vada bene

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI MONZA

Nel motorsport (non solo quello ai massimi livelli) il rischio di patire infortuni gravi o addirittura tragicamente definitivi, si sa, è sempre dietro l’angolo. La triste classifica delle morti che lo accompagna è inquietantemente lunga e coinvolge persino chi quello sport non lo pratica ma lo supporta a vario titolo: proprio Monza è stata funestata nel 2000 dalla tragedia di Paolo Gislimberti e se risaliamo nel tempo tocca fermarsi, con l’occhio sbarrato dallo sgomento, a leggere del disastro di Le Mans nel 1955 ove trovarono la morte, oltre al pilota coinvolto, ben 83 spettatori. I progressi sulla sicurezza, dentro e fuori la pista, hanno fatto passi da gigante in questi ultimi 20 anni e hanno ridotto il numero di quelle tragiche evenienze in modo importantissimo.

Ridotto.

Ridotto, per l’appunto, perché eliminarlo pare oggi ancora un miraggio.

Perché parlare di queste tristi cose? Ieri non è successo niente, no?

Esatto. Proprio perché ieri non è successo niente, ne parlo. A pochi km di distanza da Monza, precisamente a Barcellona sul Circuit de Catalunya, pochi minuti prima dell’inizio del Gran Premio di Formula 1 Francesco “Pecco” Bagnaia ha giocato un jolly di proporzioni epocali. Trovatosi nella peggiore situazione possibile nel motociclismo, inerme in mezzo alla pista con tutto il gruppo che sopraggiunge, se l’è cavata con solo qualche ammaccatura. La cosa ha dell’incredibile. Una serie di congiunzioni astrali inusitate ha dovuto verificarsi affinché Pecco ne uscisse indenne. Innanzitutto già alla seconda curva aveva diversi metri di vantaggio: ciò ha consentito agli immediati inseguitori di vederlo ed evitarlo, tranne Binder che non poteva fare altro e comunque nel frattempo aveva frenato. Poi va considerata la carambola causata da Bastianini alla prima curva che ha messo fuori gioco cinque potenziali investitori e contemporaneamente ha creato un gap tale dai primi da far sì che gli altri potessero agevolmente evitare la sagoma di Pecco a loro perfettamente visibile. Anche le tute, stivali, airbag e quant’altro previsti sul corpo del pilota hanno aiutato. Infine, il caso. Ossia l’imprevedibile risultato delle complicate equazioni dinamiche che hanno portato la sagoma di Pecco orientata in pista in quel modo e non in un altro: qualsiasi altra posizione avesse avuto l’impatto (inevitabile) con Binder avrebbe avuto ben altre conseguenze.

Ecco il punto: io, fossi in Bagnaia, mi ritirerei seduta stante perché una combinazione così opportuna di eventi, dovesse ricapitare,  non mi si presenterà più.

Ma io non sono un pilota.

Perlomeno, non lo sono più da quando, qualche milione di anni fa, mi sono ribaltato con un kart (di quelli seri: un 100 cc due tempi che andava come una scheggia) alla curva più veloce del circuito di Pomposa. Una maledettissima vespa si era infilata nella manica destra della mia tuta ed ebbe la favolosa idea di pungermi proprio mentre uscivo dalla curva, praticamente full throttle e in controsterzo. Il gesto istintivo di sollevare la mano dal volante è stato sufficiente per perdere il controllo e cominciare a piroettare prima dentro e poi fuori la pista. Non contento, il kart si è poi ribaltato e mi sono ritrovato con la testa a 10 cm dal muretto di cemento che a quei tempi (non so oggi) separava la pista dalla mezza palude che c’era fuori. Con ancora il go kart tra i piedi, mentre tentavo di spostarlo, mi resi conto che non mi ero fatto granché male ma anche, con sommo orrore!, che se la vespa m’avesse punto solo 20 metri prima mi sarei ammazzato. Sicché presi la mia decisione: “Fan***o! Non mi vedrà mai più nessuno in pista!”.

Il motorsport non ha perso nulla, figuriamoci, per quanto posso garantire che guidavo molto meglio di come giocavo a basket (il che è tutto dire!) ma è stato un peccato perché non c’è cosa più goduriosa che stare in pista, conoscerla, andare sempre più forte, giro dopo giro, limando le curve, gestendo la velocità, disegnando le traiettorie, migliorando di una virgola ogni volta. C’è qualcosa di ipnotico in quel girare in tondo che fa salire il livello di concentrazione ad un livello che non credi nemmeno possibile. Spariscono le persone, il paesaggio, gli altri pensieri, il mondo intero: sparisce tutto. E rimani solo tu e quel nastro d’asfalto da percorrere il più velocemente possibile.

Ma io non sono un pilota.

A Pecco, vorrei dirgli di ritirarsi, di starsene a casa e di mandare a f****o tutto. Hai già dato, ragazzo!, sei campione del mondo, sei il più veloce del mondo, in pista gli altri ti guardano sempre da dietro, hai già dimostrato quel che dovevi dimostrare! Prendi il regalo che il destino ti ha dato, mettilo in bella vista nel salotto di casa, abbraccia la tua bella fidanzata e goditi il resto della vita in santa pace – magari senza mai più salire su un mezzo a due ruote, possibilmente.

Ma io non sono un pilota.

Certamente non sono un pilota, perché se lo fossi non avrei fatto il sospiro sconsolato che mi è sfuggito quando ho letto che il buon Pecco si sta chiedendo se riuscirà a rientrare per Misano. Lo stesso sospiro che mi uscì quando Grosjean disse che avrebbe continuato a correre, sia pur in Indycar, dopo il suo spaventoso incidente in Bahrein 2020, lo stesso sospiro che ho fatto in tutte le altre occasioni analoghe a queste. Alle volte mi domando se quella folle, quanto meravigliosa, ossessione sia qualcosa di innato o se, più semplicemente, si è approfondita vieppiù che la carriera dei piloti che guardiamo in tv procedeva. O non è, forse, come chiedersi se è nato prima l’uovo o la gallina? Non ho risposte.

Dunque chi è pilota?

VERSTAPPEN

Verstappen è un pilota. Anzi, in questo momento è IL pilota. Già, perché a Monza non aveva alcuna necessità di impegnarsi al massimo con di fronte le Ferrari così in palla, con il mondiale in tasca, con il pubblico contro, con l’obiettivo della decima consecutiva che a suo dire contava veramente poco (che poi… ci credete?). E invece? Invece di starsene (relativamente) tranquillo ad aspettare il primo pit stop per superare Sainz il buon Max passa i primi 15 giri a mettergli una pressione enorme fino a fargli commettere un piccolo errore alla prima variante che è sufficiente per preparare il sorpasso alla Curva Grande. Da notare che il duello è stato forse l’unico degno di questo nome che Max ha avuto quest’anno (se sbaglio mi corrigerete…) ed è stato duro ed implacabile come sempre e non ha commesso neanche il minimo errore: non una bloccata, non uno spiattellamento, nessuna traiettoria fuori controllo. Checo e Charles, invece, nel duello con Sainz qualche errore l’hanno commesso. E lo stesso Carlos ha commesso qualche errore, sia pur da prospettiva diversa. Anche questo serve a dare la misura della forza di Max. Da lì in avanti è il solito Max. Guida con precisione straordinaria, limando un decimo ad ogni giro, tra i 5 decimi e il secondo più veloce di tutti. Lo fa per il tempo sufficiente a costruire un vantaggio di sicurezza e poi si mette a velocità di crociera per il resto del GP. La decima consecutiva riscrive il libro dei record.

PEREZ

Anche Checo è un pilota. E’ un pilota da circuiti veloci, a quanto pare. Le due gare vinte quest’anno sono guarda caso Arabia Saudita e Baku, che per molti versi possono essere accostate a Monza. Non è forse quest’ultima il “Tempio della Velocità”? E poi, caso mai qualcuno se lo fosse dimenticato, non fu proprio Sakhir, in configurazione top speed, il teatro della sua prima vittoria in Formula 1 con la Force India? Se si tiene tutto ciò in considerazione allora non ci si può stupire dell’ottima prestazione in gara di Perez che parte cauto per evitare incidenti alla prima curva e poi con grande grinta passa via via Russell, Leclerc e Sainz per andare ad occupare la meritata seconda posizione. Con Sainz ha faticato di più rispetto a Max, tanto per rimarcare la differenza, ma ci ha messo meno giri. La sensazione è che se non avesse “ciccato” le qualifiche (invero il suo tallone d’Achille) su questo circuito avrebbe potuto per una volta impensierire Max o, quantomeno, costringerlo ad impegnarsi per tutta la gara e non solo per metà.

SAINZ

Eccolo, un altro pilota. Dopo una Zandvoort eccellente in cui pur con macchina inguidabile si era attaccato con i denti ad un risultato insperato, ecco che a Monza non tradisce le aspettative e sfodera un week end magistrale. Ferrari le aveva fatte tutte giuste per Monza: motore nuovo, assetto dedicato, manettini a palla. E lui si è concentrato al massimo. La pole position con 13 millesimi di vantaggio su un Max che ce l’aveva messa tutta è stata strepitosa. Anche i primi 15 giri sono stati eccellenti. Avere Max dietro così scalpitante e riuscire praticamente per 15 volte a difendersi in modo eccezionale non è cosa da poco. Poi commette quell’errorino, quella svirgolatina apparentemente insignificante ma tuttavia sufficiente ad un mostro come Max per subire il sorpasso. Ecco qui si potrebbe avere qualcosa da ridire. C’è stato in passato chi ha potuto vantare capolavori di difesa (Jarama 1981, Imola 2006 sono i primi che mi vengono in mente) e vinto conseguentemente dei GP memorabili. Carlos non l’ha fatto ma il coefficiente di difficoltà era altissimo. Arriva Checo e anche qui si difende alla grande per diversi giri ma alla fine deve soccombere. Non soccombe invece all’arrembante compagno di squadra che negli ultimi giri si mette in testa di negargli la soddisfazione del podio che riesce infine ad agganciare portando a casa il primo podio della sua stagione. Bravo!

LECLERC

Pilota? Altroché!!! Infatti, parte male nel week end provando assetti che mostrano ancora una volta la difficoltà di gestire l’anteriore. Ho potuto vedere anche quasi tutte le FP e in quelle del venerdì si vedeva che Charles non stava in pista neanche nei giri di rientro… Nelle Lesmo e soprattutto alla Ascari l’anteriore gli scappava all’improvviso. Non so come abbia fatto a controllare la macchina. Poi ha fatto ctrl-c/ctrl-v dell’assetto di Carlos e le cose sono andate meglio sia in FP3 che poi in qualifica. Qualifica nella quale, onestamente, mi aspettavo la pole da parte sua. Vero è che non è arrivata per la miseria di 60 millesimi ma CLC è quello del colpo finale, no? Difficile dire se sia per via del circuito oggettivamente poco difficile, dove cioè può fare poca differenza, oppure per l’assetto non ottimale al suo “stile di guida” perché copiato dal compagno oppure infine perché oggi contro Carlos non ce n’era nemmeno per lui. Fatto sta che le premesse per fare una buona gara c’erano. In partenza Carlos ha gestito alla perfezione Max quindi Charles non poteva fare molto più di quanto ha fatto. Si potrebbe pensare che prendere la linea esterna per entrare in prima variante appaiato era da provare. Tuttavia avrebbe funzionato solo se Max partiva male. Così invece il rischio era di essere chiusi da Max, costretti a rallentare e poi Russell, con più velocità sull’esterno, sarebbe uscito più veloce per passare davanti in Curva Grande. Invece ha tenuto l’interno, costretto a frenare ma non troppo, ha potuto poi contenere abbastanza comodamente dall’esterno l’attacco di Russell perché ha potuto accelerare prima. In seguito è andato bene finché ha tenuto il DRS da Max ma poi appena ne è uscito si è perso un poco. Ma c’era poco da fare. Meno bene invece nel confronto con Perez. Lì, con un FORSE grande come una casa, c’era l’occasione per provare a fare 2-3 sul podio nel senso che finché riusciva a tenere il DRS da Sainz la possibilità di difendersi da Checo era concreta. Ma non c’è riuscito e questa è forse l’unica vera pecca della gara da parte sua. Nel complesso bene perché comunque ha fatto vedere che Ferrari si è ben comportata nel week end.

RUSSELL – HAMILTON

E ancora piloti! Ottimo week end da parte di Giorgino che torna finalmente a far vedere gli scarichi al celebrato team mate sia in qualifica che in gara. Gara in cui regala il più bel team radio del week end allorché, in lotta con Checo, alla richiesta (onestamente ridicola) del suo ingegnere di fare “tire management” alla curva 6 perde il suo aplomb molto british e gli risponde con uno schietto: “sì sì, come no, non so se l’avete visto ma ho una macchina dietro infilata nel c**o!”. sia lui che Hamilton hanno avuto una Mercedes un po’ difficile in tutto il week end ma hanno saputo guidare sopra i problemi, come s’usa dire, e portare a casa un risultato comunque buono. Decisamente meglio Giorgino, come detto, perché ha saputo sfruttare bene la sua posizione di partenza e sfoderato un ritmo non lontano da quello delle Ferrari (da cui non inganni il distacco finale viziato dalla penalità: quello vero è sui 7 secondi a fine gara). Hamilton molto più indietro perché ha fatto molta fatica a superare e va detto che non è che si sia sforzato molto, incorrendo pure in una penalità per il contatto con Piastri. Sarà interessante vedere come si svilupperà il loro duello da qui alla fine dell’anno dopo la firma del rinnovo dell’eptacampeao perché la sensazione che Hamilton si sia molto (ma molto!) impegnato proprio in vista del rinnovo e che ora, senza altre ambizioni, possa un po’ sedersi fa un po’ capolino da dietro la sua visiera.

ALBON

Ormai la Williams non sembra più una sorpresa. Albon è in Q3 praticamente in pianta stabile da diverse gare e qui a Monza si è difeso bene con tutti, in particolare con Norris, dovendo cedere il passo al solo Hamilton. Non c’è molto altro da dire: le potenzialità le ha mostrate e poi le ha concretizzate in gara. Direi che è un gran bel pilota anche lui, no?

NORRIS

Con una McLaren così piantata sul dritto il buon Lando più di tanto non poteva fare. Ha passato quasi tutta la gara dietro a qualcuno senza aver palesemente alcuna possibilità di superare, nonostante il DRS. L’unico semi-sorpasso l’ha fatto con il team mate Piastri, in uscita dai box e rischiando l’incidente alla prima variante: non un gran bel vedere. Il voto è basso perché si è beccato due decimi in qualifica da Piastri. Pilota? Ma sì! Suvvia!

ALONSO

Della strepitosa forma mostrata a Zandvoort da Fernando e la sua vettura si è confermata solo a metà, cioè solo da Nando. La AM mi è parsa assai in difficoltà, un po’ come McLaren troppo piantata sui rettilinei, per poter avere ambizioni che non fossero finire nei punti o approfittare di qualche guaio davanti, che però non c’è stato. Anche il ritmo non è parso eccezionale e i punti conquistati sono l’esito di una qualifica eccezionale del nostro che conquista una Q3 decisiva per la domenica. Solo verso la fine riesce a fare tempi interessanti, probabilmente grazie ai serbatoi scarichi e grazie ai guai di Piastri scala in avanti di una posizione. Non molto altro da dire se non, come al solito gli abissali distacchi rifilati al compagno di squadra e non c’è certo bisogno della certificazione del sottoscritto per dire che signor pilota che è Fernando.

BOTTAS

Onestamente, non ho la minima idea di come sia riuscito a finire a punti. I duelli delle prime posizioni hanno monopolizzato le attenzioni dei registi e non ci sono state occasioni per valutare il comportamento dei piloti dietro. Non mi resta che rendere onore al merito perché di certo ci si aspettava di tutto da Monza tranne un’Alfa nei punti. Sarà mica un pilota anche lui?!

NOTE DI MERITO

Come accennato nei riguardi di Bottas le posizioni da Norris in giù non sono state seguite dalle telecamere sicché non ho potuto trarre valutazioni serie sui piloti sicché mi limito a registrare, tra i meriti i nomi di Piastri, che fino allo scontro con Hamilton che gli ha danneggiato l’ala aveva guidato alla pari, se non meglio, di Norris e di Lawson, che in un altro teatro in condizioni particolari riesce non solo a portare a termine la gara senza evidenti errori ma anche a concludere ai margini della zona punti

NOTE DI DEMERITO

Per le stesse ragioni di cui sopra mi riesce difficile attribuire dei demeriti chiari. Però Sargeant, viste le prestazioni di Albon, torna pesantemente a deludere. Peggio di lui fa solo Stroll, sempre più in caduta libera. Ecco, di Lance non sono così sicuro di poter che è un pilota quanto, piuttosto, che è uno che è capace di guidare (alle volte pure bene eh! Per carità!) una vettura di Formula 1. Sono troppo cattivo?

Registriamo anche l’affondamento di Alpine, che pure si era difesa bene nelle ultime gare e veniva da un podio eccezionale di Gasly (a proposito di Pierre: ieri mi è venuto in mente che negli anni, da quando è stato defenestrato da RBR, ha avuto ben poche occasioni di andare a podio ma quelle poche le ha prese tutte), ma che qui è andata malissimo. Delle Haas non vale neanche la pena parlare.

Ci vediamo a Singapore!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: COME PONZIO PILATO

Non potrei definire altrimenti l’atteggiamento, in primis, della Ferrari di Vasseur visto domenica scorsa, nel GP d’Italia. Inutile girarci attorno, quindi è bene andare subito al nocciolo del discorso. Sabato, se in pole ci fosse stato il solito Verstappen o il beniamino delle folle, cioè LeClerc, quasi sicuramente non avremmo visto nulla di quanto accorso negli ultimi giri da infarto del GP italiano. Invece il destino ha voluto che un sontuoso Sainz, perennemente bistrattato dai tifosi del monegasco (non capirò mai a fondo come ci si possa concentrare a tal punto su un pilota, quando poi, per un ferrarista vero, conta solo la Ferrari appunto) si è messo in testa di fare suo il GP di casa della Rossa e cosi è stato. Sainz, perennemente avanti a Charles (il quale non ha fatto altro che sperimentare alchemici assetti che gli consentissero chissà quale vantaggio e che poi, per sua stessa ammissione… l’onestà intellettuale di Charles è uno dei suoi pregi migliori, si è ritrovato a copiare quelli del compagno), dal venerdì alla domenica e non ce n’è stato per nessuno, campione olandese compreso… almeno per la pole! Carlito la voleva quella pole, l’agognava più di qualunque altra cosa e, sebbene non sia uno stupido e sapeva benissimo che la vittoria fosse una chimera, di certo aveva deciso che quella di domenica scorsa sarebbe stata la gara della sua vita, per dimostrare a se stesso e, al mondo intero, che, sebbene la Ferrari avesse puntato sul compagno, lui di certo non era da meno. Una difesa stoica su Verstappen, fino a quando ha potuto, poi l’errore (che mastino Max, che intelligenza tattica nell’aspettare e nel contempo mettere pressione giro per giro!) e da lì è iniziato il vero GP dello spagnolo, del compagno e della Ferrari tutta.

Arrivare secondi era impresa impossibile (persino in mano a Perez la RB19 era incontenibile) e così è stato, di certo era ampiamente alla portata il terzo gradino più basso e, naturalmente, Ferrari per non farsi mancare nulla, ha permesso il duello fratricida al quale tutti abbiamo assistito. Vasseur, come Ponzio Pilato, se ne lava le mani facendo dire “no risk” e da lì Carlos ha dovuto fare gli straordinari contro il coriaceo compagno. Sia chiaro che non ho nulla contro i duelli in famiglia e men che meno detesto il monegasco… anzi. Su questa rubrica mi sono sempre speso nel difenderlo ed esaltare il suo talento ed aggiungo che guai se non avesse provato a superare il compagno. Il tuo primo avversario in F1 è quello che veste la tua stessa tuta e considerando che Charles sia stato letteralmente bastonato per tutto il week end, davanti “al suo” pubblico, il minimo che poteva fare era provarci, visto che purtroppo non è mai stato in grado di impensierire Verstappen. Lo stesso Carlos (il quale anche egli non difetta di sincerità) ha detto che “al posto di LeClerc avrebbe fatto lo stesso” e va da sé, sempre citando le sue dichiarazioni, “che nella posizione in cui si trovava, voleva che le posizioni si congelassero”. Fin qui nulla da dire ed infatti il problema nasce al muretto e nello specifico in chi lo comanda. Davvero Ferrari, in un’annata così disastrosa, si può permettere un duello all’arma bianca, così come abbiamo assistito domenica scorsa? Davvero Carlos, dopo tutto quello che aveva fatto per tenere in alto i cuori, come si suol dire, si meritava un “no risk” detto a Charles, il quale se n’è sbattuto (ovvio!) allegramente e, solo perché è dotato di istinto di conservazione, ha alzato vistosamente il piede per ben due volte altrimenti sarebbe successo l’inevitabile? Il Team Principal della Ferrari ha calato definitivamente la maschera e, come Ponzio Pilato, ha preferito scaricare la responsabilità sul “giudizio” dei piloti. Mi spiace signore e signori che mi leggete, non funziona così: quando comandi, ti devi assumere il dolce e l’amaro, oneri ed onori. I team order non sono mai belli certo, eppure la Ferrari in questo momento si può permettere il lusso di far lottare (la guerra dei poveri la chiamo) i suoi piloti tra di loro, con le due Mercedes che erano a pochi secondi più dietro? Cosa sarebbe successo se i due si fossero toccati o peggio ancora si fossero buttati fuori? Davvero si crede alla favoletta del “giudizio” dei piloti, soprattutto quando l’adrenalina sale e senti il traguardo sempre più vicino a trecento all’ora?

Vasseur aveva il dovere di intervenire e fermare quell’inutile infarto che ha fatto venire a mezzo popolo ferrarista. Il Team Principal avrebbe dovuto farsi sentire perché Carlos meritava quel podio e troppo comodo per Charles farsi sotto, solo nelle fasi finali del GP contro il proprio compagno, quando poi non è mai stato all’altezza dello stesso e figuriamoci rispetto agli avversari diretti. Da qui il mio pensiero (corroborato anche da Sainz sr con le sue dichiarazioni “la Ferrari è strana, una volta decide in un modo, una volta nella direzione opposta”): monsieur Vasseur si sarebbe comportato allo stesso modo a parti invertite? So perfettamente che con un contratto da rinnovare al fenomeno monegasco e soprattutto dopo aver dichiarato, anche se non troppo velatamente, che si vuole puntare su di lui, dirgli di abbassare i giri sarebbe stato un duro colpo, vero è che l’azione avanzata dal responsabile Ferrari, se possibile, è anche peggiore. Vasseur ha rivelato il suo vero volto dunque e, quindi, ogni volta che potrà, si defilerà proprio come Ponzio Pilato, lavandosene le mani e delegando terzi nel risolvere questioni spinose come quelle viste domenica scorsa? Non oso immaginare cosa sarebbe successo se al muretto ci fosse stato “l’altro”, eppure “l’ex”, la responsabilità se l’assunse in Inghilterra e sebbene i tifosi proprio non ne vogliono sapere di accettare la scelta ed il risultato ottenuto, il buon Mattia preservò lo status di Sainz, lo stesso Sainz che ha lottato con il cuore dall’inizio alla fine per tutto il week end. Si cosparga il capo di cenere monsieur Vasseur (mentre Charles si faccia un esame di coscienza, non sul fatto che abbia lottato contro il compagno ci mancherebbe, bensì sul fatto che gli è stato dietro per tutto il fine settimana) e rifletta bene su quale direzione voglia dirigersi, perché ad essere franchi, la politica pilatesca attuata al GP italiano non lo so se lo porterà per strade confortevoli. Prima o poi egli si troverà nella condizione di doverlo dare quell’ordine ed allora troverà me (non credo sarò solo) “sulla riva del fiume ad attendere il suo cadavere che passa”. Al GP italiano, Vasseur non è stato l’unico (della Ferrari naturalmente) a comportarsi come Ponzio Pilato, infatti lo stesso Presidente (sempre più mega presidente di fantozziana memoria… “figura mistica che nessuno ha mai visto”) si è lavato le mani, facendo essere presente solamente l’a.d. Vigna, il quale a sua volta si è guardato bene dall’essere “appariscente”… lo chiamano nuovo corso (sigh!).

Infine rimanendo in tema di politica pilatesca, lasciate che vi riporti in maniera pedissequa il pensiero di Pier Alberto, un appassionato del nostro sport che scrive sul Blog Del Ring e, che mi ha colpito particolarmente: la Fia, come Ponzio Pilato, ha pensato bene di far passare la violazione della Red Bull sul Budget Cap con una semplice ammenda… il risultato è sotto gli occhi di tutti:

Dieci vittorie consecutive di un pilota, quindici di una macchina. Chi ha permesso tutto questo deve riflettere a lungo, perché se è vero che è giusto che a vincere siano i migliori, in uno sport così complesso come la F1 non è normale né ammissibile che si arrivi a questo. Dominare va bene, ma monopolizzare no e se in quattordici stagioni si passa, senza soluzione di continuità (a parte il 2021), da un dominio (Red Bull) ad un dominio (Mercedes) e, infine, ad un monopolio (di nuovo Red Bull), la cosa è ancora più inaccettabile”.

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI ZANDVOORT

Nella ridente cittadina di Zandv…

Nella “Rimini d’Olanda” si è svolt…

Al culmine dell’estate oland…

Non riesco a cominciare geograficamente questo articolo senza mettermi a ridere all’idea che questo angolo di mondo sia considerato un luogo di vacanza. L’unica cosa che Zandvoort può testimoniare è l’infinita capacità di adattamento che l’homo sapiens è in grado di porre in essere nei meandri evolutivi della sua storia. O forse no? Non è forse più logico pensare che Zandvoort, preteso luogo di vacanza, rappresenti piuttosto la spiegazione del perché ogni anno migliaia e migliaia di olandesi si mettano in auto per percorrere i 1500 km che li separano dalle spiagge italiche dell’adriatico settentrionale?

Va poi considerato che la cittadina che contende a Zandvoort il titolo di “rimini olandese” (non c’è bisogno che chiediate il permesso di ridere) è Wijk-an-Zee, un 30 km più a nord lungo la costa, effettivamente la supera di gran lunga… in bruttezza! grazie alla sua spiaggia (spiaggia?!) circondata dai monocromatici panorami di acciaierie ed altoforni della Tata Steel e che cionondimeno risulta essere ogni anno la sede di uno dei tornei di scacchi più ricchi di storia del mondo degli spingilegna. Torneo che si tiene rigorosamente al chiuso per evitare che i suddetti spingilegna si deprimano guardando il panorama e diano il meglio di sé sulla scacchiera. Che poi “panorama” non mi pare neanche parola granché adatta…

Panorama che viene risparmiato anche ai piloti di Formula 1 grazie alle piccole ma ben piazzate dune che separano il circuito dall’ambiente circostante e consente ai piloti di concentrarsi al meglio tra le sue curve tortuose senza intristirsi. La stessa cosa, cioè evitare di intristirsi, è stata pensata per gli spettatori, sapientemente piazzati in tribune rigorosamente spalle al mare, annaffiati da fiumi di birra e intrattenuti per tutto il tempo dagli instancabili unz-unz-unz di qualche DJ ambulante e passato lì per caso giacché i migliori (può applicarsi il comparativo migliore al sostantivo DJ?)  sono probabilmente impegnati a storpiare le orecchie degli olandesi più furbi, piazzatisi su coste ispaniche o italiche per le loro holidays.

Uno strano circo, insomma, messo in piedi per dissacrare il rito motoristico manco si fosse a Miami o a Las Vegas. C’è da chiedersi cosa sia peggio: pagliacciate come queste o le desertiche rappresentazioni motoristiche della penisola arabica?

Fortunatamente il circuito in quanto tale, pur diverso da quello che ha gloriosamente attraversato diverse ere della Formula 1, mantiene notevoli livelli di interesse dal punto di vista tecnico e se si riesce a evitare di guardare gli spettatori ballare come zombie ci si può concentrare nel vedere i piloti e l’impegno che devono mettere nelle complicate curve del toboga (bella definizione che prendo in prestito da Marc Genè) olandese, quest’anno reso ancora più difficile dal ballerino meteo che il Mare del Nord ha riservato ai nostri eroi.

Ma bando alle ciance e veniamo alle non-pagelle!

VERSTAPPEN

Poteva il nostro eroe esimersi dal dominare, anzi stra-dominare, il Gran Premio di casa? Considerata la festa sugli spalti messa in piedi apposta per lui allora la risposta è: certamente no! Max comincia lo show già il sabato in cui, tra uno scroscio di pioggia e l’altro, decide di dare ai suoi colleghi delle lezioni di guida gratuite su come si conduce una vettura di Formula 1. Ma che dico “lezioni di guida”? un vero e proprio Master! Anzi no, mi spingo fino alla topica formulazione di Doctoral Lecture che Harvard, Oxford e Cambridge scansate! I 6 decimi dati al secondo (un a dir il vero “falloso” Norris) e soprattutto gli 1.3 secondi dati a Perez sono lì a dimostrarlo. E’ stato un vero e proprio piacere vedere la mirabile precisione con cui Max ha affrontato tutte le difficili curve della sua Zandvoort. L’attenzione al dettaglio, che ho spasmodicamente cercato tra le inquadrature di Sky, spiccava ad ogni curva, ad ogni giro e cambiava con implacabile giustapposizione ad ogni configurazione climatica. Semplicemente straordinaria la sua capacità di scovare le microvariazioni di traiettoria necessarie per gestire il mezzo sul bagnato. In questo ambito il confronto con i grandi del passato che sul bagnato (parlo di quelli che ho potuto analizzare io, quindi da Senna in avanti) hanno fatto sfracelli è d’obbligo. Senna era… magico perché del bagnato sembrava infischiarsene. Affrontava il circuito secondo le traiettorie migliori come se fosse sull’asciutto ma con una sensibilità e un controllo talmente alti da spiazzare ogni tentativo di capire come ci riuscisse. Guidava “sulle uova”, sì, ma come nessun altro. Schumacher forse era più “fortunato” di Senna nel senso che sul bagnato il suo peculiare stile di “raddrizzamento” delle curve ne beneficiava parecchio. Non aveva altro da fare che assecondarlo: facile a dirsi… Ad ogni modo, grazie al suo stile, aveva meno da preoccuparsi rispetto alla possibilità di girarsi in ogni dove e poteva concentrarsi sull’efficienza generale del suo giro. Raikkonen è stato il più intuitivo e probabilmente quello che più ha anticipato lo stile di Verstappen giacché “quando aveva voglia” (gli esperti sanno che questa locuzione va anteposta ad ogni valutazione tecnica sul Kimi pilota) intuiva le modifiche da apportare alle traiettorie ideali in favore di quelle che più consentono alla vettura di sviluppare velocità nonostante il poco grip. Vettel aveva in Schumacher non solo il modello sportivo ma anche quello tecnico e sul bagnato cercava di raddrizzare le curve più strette esattamente come il suo idolo (a cominciare dalla straordinaria Monza 2008). Alonso è stato forse il più camaleontico di questa cinquina e, pur non avendo mai amato il bagnato, sapeva certamente come destreggiarsi alternando all’inizio della carriera uno stile a là Schumacher e poi, forse influenzato dalla convivenza con Hamilton, uno più fluido. Hamilton, quantomeno prima di approdare in Mercedes, è quello che più si è avvicinato a Senna come stile cioè cercando sempre le traiettorie migliori (quelle da asciutto per intenderci) contando sulla sua straordinaria sensibilità per stare in pista. E venendo infine a Max troviamo lo stile più “scientifico”, ossia quello di cercare le traiettorie più utili, se così si può dire, per tenere alta la velocità in curva: disegnare traiettorie più larghe nelle curve con leggera pendenza sull’interno o al contrario, studiando il drenaggio sull’interno per anticipare o posticipare a seconda dei casi l’entrata. Stile che deve aver sviluppato sin da ragazzino perché lo ha messo in mostra magistralmente sin dalla straordinaria Brasile 2016 e che da allora mostra ogni volta che Giove Pluvio decide di farsi bello di fronte alle telecamere di Sky (e ammesso e non concesso che la direzione gara glie lo consenta visto che sul bagnato si è via via corso sempre meno). Ad ogni modo anche Zandvoort non ha fatto eccezione. Lo scroscio subito dopo la partenza non l’ha minimamente scalfito e dopo il pit non ha dovuto dannarsi l’anima per rientrare su Perez, girando due secondi (!!!) al giro più veloce: l’aiutino ricevuto nel pit anticipato rispetto a Checo non era davvero necessario. Poi conduce alla grande e in gran controllo girando mediamente tra i 7 e i 9 decimi più veloce degli inseguitori (quorum Perez): supponendo che fosse in controllo è stato semplicemente strepitoso. L’impetuoso scroscio d’acqua nel finale avrebbe dovuto rendere la vita più difficile a Max (anche se sono pronto a scommettere che sulle rain avrebbe girato sui 2.5/3 sec più veloce di chiunque) ma il botto di Zhou ci ha privato, se non del batticuore quantomeno dell’incertezza del risultato finale. Incassa l’ennesima vittoria ostentando, sul podio, uno sguardo un po’ imbarazzato: forse la pensava un po’ come me sull’esagerazione della esaltazione fatta dai suoi connazionali che, con tanto di re, regine, torri e alfieri, gli tributava un inno nazionale cantato in diretta da una tizia in evidente stato di trance idolatra. Si dice che per lui ormai non ci siano più parole però dobbiamo sforzarci di trovarle perché se le merita tutte. E comunque poco male: la matematica sta per dargli il terzo.

ALONSO

Alonso torna ad essere Fernando il magnifico, complice una vettura particolarmente a suo agio nei tortuosi meandri di Zandvoort. Non ho ben capito se Aston abbia portato degli aggiornamenti o sia stato solo un caso, lascio a chi ha più notizie di me dare le opportune valutazioni, ma il fatto che Stroll in Q2 si sia preso 7 decimi e non abbia fatto Q3 (anche al netto del mio personalissimo e opinabilissimo pallino che il suo infortunio ai polsi, in particolare quello sinistro, rimediato a inizio stagione lo stia ancora condizionando) e che in gara non sia stato neanche lontanamente al livello del nostro la dice lunga sulla prestazione di Fernando. E tutto questo con un muretto che non si è mostrato all’altezza in occasione dello scroscio iniziale (ha ritardato non poco il primo pit) sia in occasione di quello prima dello scroscio finale ove un pasticcio con la pistola gli ha fatto perdere secondi preziosi. Bellissimo sia il doppio sorpasso fatto nel primo giro a Russell ed Albon in curva 3 (nonché al giro dopo su Norris sotto il diluvio) e il suo duello finale con Max: per un paio di giri c’è stata l’impressione che Fernando potesse provare a infastidire davvero Max e stavolta credo ci abbia provato ma non appena Max ha deciso di spingere non c’è stato niente da fare. Comunque il titolo di migliore degli altri è strameritato.

GASLY

Il buon Pierre, dopo un inizio di stagione un po’ incerto, sembra che finalmente stia ritrovando la forma che gli conoscevamo. Ieri è stato MVP di giornata non tanto e non soltanto per il podio, comunque risultato eccezionale, quanto per il modo in cui l’ha conquistato. Ha cominciato il sabato mettendo a distanza siderale lo smarrito compagno di squadra e poi domenica, complice una buona partenza e l’azzeccata scelta di pittare subito che l’ha issato ai piani alti. E poi, in questi piani alti, ci è rimasto sfoderando un ritmo eccezionale, perché totalmente inatteso da una Alpine, e una grinta altrettanto notevole in occasione dei duelli con Sainz. Splendido infine negli ultimi giri quando, consapevole della penalità di 5 sec inflitta a Perez appena davanti a lui, l’ha tenuto tranquillamente sui due secondi beneficiando infine del terzo posto sul podio. Ribadisco il ritmo notevole espresso in gara che è stato del tutto simile a quello di Perez e Alonso: in una fase girava con tempi secondi solo a Max (tipo: Max in 15.2 e lui in 15.8 tutti gli altri sopra il 16).

PEREZ

Dopo il semi-incoraggiante GP di Spa Checo torna a sprofondare nell’anonimato. 1.3 sec presi in qualifica, peraltro in un circuito da 1.11, sono un’infinità e non penso che le mutevoli condizioni del clima durante le qualifiche siano sufficienti a giustificarlo. Con una RBR non puoi finire 7° in qualifica, suvvia! A inizio gara si è dimostrato il più sagace là davanti pittando immediatamente e potendo così beneficiare di un bel regalo da parte del clima. Ma non si è meritato nulla perché dopo girava praticamente con lo stesso ritmo di Zhou (che in quel momento era secondo) cioè quasi 2 secondi più lento di Verstappen. Si è già detto che il regalo a Max con il pit anticipato non era necessario: Checo sarebbe stato mangiato senza problemi. Il ritmo successivo è stato di 6/7 decimi, e oltre, più lento di quello di Max il che, sempre considerando la pista così corta, è veramente scadente. Ciononostante, aveva il secondo posto alla portata ma quando è arrivato lo scroscio nell’ultima parte di gara prima si è girato alla 1, manco fosse un rookie alle prime armi, e poi si è stampato sul muretto di entrata ai box che non l’ha fatto frenare abbastanza per rientrare nello speed limit della corsia box e incorrendo così nella fatale penalità di 5 secondi che lo ha privato del podio. E a questo proposito se è giusto riconoscere i grandi meriti di Gasly nel tenerlo nella finestra e altrettanto giusto riconoscere i demeriti di Checo che negli ultimi giri avrebbe potuto tenersi alle caviglie di Alonso ma non l’ha fatto (o non c’è riuscito…). Per sua fortuna, ammesso che si possa parlare di fortuna, Ricciardo si è infortunato e il rischio di sostituzione in corso di stagione si allontana. Tuttavia, gare così insipide continueranno a far starnutire il vecchio Helmut…

SAINZ

Bravo Carlos! Con la SF-23 vista a Zandvoort non c’era da scherzare (citofonare Leclerc) e lui ha saputo domarla quanto basta per portarsi a casa un risultato che per come si erano messe le cose nel week end non sembrava affatto alla sua portata. Va detto che le due Mercedes, le due McLaren e Albon hanno fatto di tutto per aiutarlo, con strategie ridicole che lo hanno avvantaggiato. Ma va anche detto che Sainz è rimasto attaccato alla gara con i denti anche a dispetto di una vettura ben poco performante. Bello il duello con Gasly, alla fine perso ma non senza combattere, e bravissimo anche alla fine a resistere ad un Hamilton che ne aveva decisamente di più. Se non altro un buon auspicio in vista di Monza: non si sa come andrà la Ferrari in quel circuito (ormai è un lancio di dadi ogni volta) ma almeno sappiamo che Carlos non si tirerà indietro. Solido!

E ora raggruppiamo tutti i delusi.

HAMILTON-NORRIS-ALBON-PIASTRI (e RUSSELL)

Perché li raggruppo? Perché i loro muretti ne hanno combinata una più di Bertoldo vanificando tutte le loro ambizioni, che pure c’erano, per questo GP. Cominciamo da Albon che è stato incredibilmente lasciato fuori durante il primo scroscio a prendersi della gran acqua oltre che 5 secondi e più al giro da quelli che avevano messo le Intermedie. Ma che senso ha avuto? Vero che la pista aveva dimostrato di asciugarsi in fretta già nei giorni precedenti ma onestamente, in un circuito così corto, la scommessa non aveva alcun senso. Stesso identico discorso per Piastri. Entrambi, per quanto poi si siano dannati per cercare di raddrizzare la gara non hanno potuto far altro che accontentarsi delle posizioni di rincalzo. Le comiche si sono viste ai box Mercedes che prima non capiscono di dover pittare subito, mettendo entrambi i piloti nelle ultime posizioni, e poi mettono le bianche al povero Russell costringendolo a correre come un nonnetto in gita domenicale. Di solito si dice “eh ma sai, col senno di poi…” e no! Qui era ovvio anche per un divanista come il sottoscritto che le bianche, con quel clima, non avevano alcun senso! Hamilton ha fatto comunque una buona gara mostrando però una certa reticenza in fase di sorpasso: non si è preso mai nessun rischio in quella lunga fase di gara dietro a Norris – vero che questi aveva DRS da Tsunoda ma l’Hamilton del 2012 (per citare un’annata a caso pre-Mercedes) qualcosa in più l’avrebbe tentato di sicuro. Basta solo dire che con il ritmo che aveva se avesse evitato di passare tutto il tempo che ha passato dietro al duo Tsunoda-Norris il podio era certamente alla sua portata (anche al netto dell’eccellente Gasly di oggi). Discorso solo leggermente a parte merita Norris il quale, dopo la buona qualifica, aveva giustamente ambizioni da podio ma tra una partenza non ottimale, il pit iniziale ritardato, e il non essere stato capace di superare Tsunoda per un sacco di giri gli fa meritare un votaccio. Mah!

NOTE DI MERITO

Il già citato Tsunoda, pur lento, le ha provate tutte per provare a finire a punti e per un bel po’ c’era riuscito contenendo Norris e Hamilton per quasi metà gara. Scommette sulla durata delle rosse un po’ troppo.

Liam Lawson debutta in tutta fretta a causa dell’infortunio di Ricciardo. Usa la qualifica per prendere le misure alla vettura e finisce, non inaspettatamente, ultimo. Tuttavia, la gara non solo la porta a termine ma riesce a stare nel gruppone là dietro con una certa facilità, finisce davanti a Tsunoda (grazie alla penalità di quest’ultimo a onor del vero ma intanto è davanti) e, soprattutto, in una gara così complicata non commette nessun errore. Bravo!

NOTE DI DEMERITO

Sargeant e Zhou per i botti. Vero che la gara è stata molto complicata ma non è bello per il proprio futuro far vedere che non si riesce a gestirla. Ma se il botto di Zhou è in qualche modo giustificabile dalle condizioni proibitive (è uscito dov’è uscito Perez) molto meno lo è quello di Sargeant, parso un po’ gratuito, che potrebbe rappresentare l’ultimo chiodo sulla sua bara sportiva. Peccato per lui perché a Spa non era andato poi così male e in qualifica aveva colto un’inaspettata Q3 che poteva far ben sperare.

Leclerc si è ritrovato una Ferrari impazzita in quel di Zandvoort e forse non meriterebbe di stare nelle note di demerito ma prima il botto in qualifica e poi i pasticci in gara che hanno portato al danneggiamento della vettura sono comunque figli della sua frustrazione. A parziale giustificazione va detto che il comportamento erratico dell’anteriore della sua vettura era così intenso da essere visibile ad occhio nudo (quantomeno al mio) ben più di quello del suo compagno di squadra: di chi sarà la responsabilità? Sua che ha chiesto un certo tipo di assetto? Del suo ingegnere che non ha saputo gestire e capire i dati? Sta di fatto che Monza non si presenta certo sotto i migliori auspici.

NOTE DI ANONIMATO

Ocon, nonostante il punto raggranellato, fa un week end distante anni luce dal compagno di squadra e considerato il garone che aveva fatto a Spa è tutto dire. Qui non si è mai visto e conferma che la costanza non è certo il suo miglior pregio.

Stroll dovrebbe stare nelle note di demerito, visto il risultato del suo teammate ma siccome non si è mai visto (magari stava pensando al Roland Garros!) gli do il beneficio d’inventario dell’anonimato. Anonimato in cui sprofondano sempre più le Haas con Magnussen che nonostante la perfetta chiamata del primo giro che lo issa in 7° posizione passa i successivi giri a farsi sorpassare da chiunque.

Infine: qualcuno ha visto Bottas? Corre ancora?

 

Ci vediamo a Monza!

 

Metrodoro il Teorematico