WSBK 2020- POST GP DI FRANCIA

Sei decimi di secondo….. quelli sono bastati per impedire a Rea di laurearsi Campione del Mondo in Francia. Quello il distacco dal terzo classificato di gara 2 Davies che ha occupato l’ultimo gradino di quel podio che avrebbe permesso al nordirlandese di festeggiare già questa domenica.

Poco male. La festa è solo rimandata: gli basterà racimolare tre punti su tre gare in Portogallo per mettersi in testa la sesta corona d’alloro consecutiva.

Sul circuito del Nevers la pioggia è stata una costante. Quando piove tutto ci può stare: anche una prima fila tutta BMW con Laverty in pole e Sykes attaccato al suo codone.

Ma in gara no, perché Johnny il cannibale non ha voluto lasciar nulla a nessuno sin da gara 1, vincendo la sua 98esima corsa SBK su 299 corse, per poi vincere la 99esima in Superpole alla domenica mattina. Un ruolino di marcia impressionante che lo rende il miglior interprete di sempre della categoria.

Le Ducati si sono difese. Redding non aveva familiarità con la pista, con la V4 sull’acqua e con le Pirelli rain. Ha fatto tutto al meglio, evitando danni e progredendo costantemente sin dalle prove sino ad arrivare a vincere prepotentemente gara 2.

Le Yamaha sono state tenute a galla dai due podi di Baz e da quello in Superpole di Van der Mark, contrariamente alle Honda pervenute solo in gara 1 grazie ad un eroico Haslam che però ha picchiato il casco in terra a 4 curve dalla fine.

Le due Bmw partite dalla pole sono durate lo spazio di una curva in gara 1 grazie ad un entrata “maschia” ma regolare di Gerloff che ha mandato in terra Sykes che si è tirato dietro anche il povero Laverty. Poco male, perché in Superpole Race sono rimaste sulle ruote ma sono scomparse nelle retrovie dopo mezzo giro.

Male anche il turco Razgatlioglu mai in palla

 

Gara 1

 

Rea parte e se ne va salutando tutti tranne un coriaceo Baz che sino a due terzi di gara fa i numeri per star dietro all’uomo in verde salvo poi scendere a miti consigli e portare a casa un importante podio per il suo team che resta un indipendente. Gli stessi numeri ha provato a farli anche l’americano Gerloff sull’altra Yamaha privata, salvo fare un tuffo nella ghiaia per troppa foga. Redding, partito nono, rimonta pian piano sino ad arrivare ad un quinto posto finale frutto anche del cappottone finale di Haslam.

 

Superpole race

 

Stesso copione di gara 1 con Rea che prende il volo come da sua abitudine con il suo compagno che gli prende la scia e lo scorta sino al traguardo senza grosse pene.

Dalle retrovie risale Redding che si trova a compiere un ultimo giro epico con Van Der Mark terzo che comunque riesce mantenere il podio ai danni del ducatista.

 

Gara 2

Redding parte finalmente più avanti grazie al quarto posto della Superpole Race. Johnny inizia la corsa alla sua maniera ma dopo pochi giri un Redding in formissima lo raggiunge e lo stacca. Anche Baz fa altrettanto e lo stesso anche Davies che si mette in terza posizione. Rea scivolato indietro prova una reazione negli ultimi giri senza riuscire a schiodarsi dal quarto posto.

Festa solo rimandata.

 

Ci si vede tra quindici giorni ad Estoril, pista inedita per la categoria e per tanti piloti.

Rea vorrà chiudere in bellezza con almeno un successo per arrivare a quota 100 e festeggiare il sesto da vincitore.

(immagine in evidenza tratta da motorbox)

Salvatore V.

SLIDING DOORS: ITALIANI QUASI VINCENTI IN FORMULA 1

Il bizzarro GP di Monza di poche settimane fa assieme alla vittoria a sorpresa di Gasly (ed alla piazza d’onore di Sainz per il quale egoisticamente speriamo non sia stata l’ultima possibilità di vittoria in carriera….) mi ha fatto ripensare a quei GP o, pure meglio, a quei Piloti che ho visto personalmente andar vicino alla vittoria in un Gran Premio salvo poi non solo mancarla ma, pure peggio (da qui i brividi per Sainz NDR), non riuscir più a metterne a segno nemmeno una in tutto il resto della loro carriera. Andando in ordine squisitamente cronologico la prima sliding door alla quale assistetti nella mia carriera di appassionato fu quella di Jack O’Malley al Glen nel 1980. Quel matto del Bresciano non solo fece la pole ma partì imperiosamente in testa senza lasciar scampo alcuno agli inseguitori, in primis il neo WDC Alan Jones sulla suberba Williams FW07, finchè uno dei famigerati “pezzi da 500 lire” cedette sulla sua Alfa 179 lasciandolo a piedi e privandolo di una vittoria storica sia per lui che per il glorioso marchio del Biscione (quello D.O.C, non il surrogato attuale made in Hinwil). Ad onor del vero non so cosa sarebbe potuto cambiare per Alfa se codesta vittoria mancata fosse finita in carniere, probabilmente non molto. Magari Jack O’Malley poteva invece finire sul radar di qualche Top Team, non che fosse sconosciuto a chi contava (in primis alla Mecca col Marlboro Project Four che stava ormai per veder la luce) ma tant’è, vincere è vincere e difficilmente chi visita(va) il gradino più alto del podio 40 anni fa faceva la fine di Maldonado. Anzi. Ecco la sintesi del GP in questione per chi volesse godersi l’aneddoto in modo più completo:

Se ben rammento non solo Jack O’Malley non vinse mai un GP in F1 ma non riuscì nemmeno a percorrere un solo altro giro in testa. Considerazione questa che aggiunge rammarico al rammarico.

Il caso (o chi per esso) vuole che non una ma altre due sliding doors successive a quella del Glen 1980 non solo vedano nuovamente coinvolta Alfa Romeo ma, entrambe le volte, lo stesso Pilota. Ossia il compianto Mandingo, al secolo Andrea De Cesaris, che nel 1982 andò ad affiancare proprio Jack O’Malley nella Scuderia del Biscione. Alfa fece debuttare quella che con ogni probabilità è stata la vettura più bella della sua Storia in F1, la 182 disegnata da Ducarouge, al secondo GP stagionale in Brasile. Nel GP successivo a Long Beach Mandingo la mise in pole e condusse per 11 giri finchè un’incertezza con un doppiato gli costò la prima posizione a favore di Sua Santità che andò poi a vincere il GP tornando alla vittoria dopo quasi 4 anni due dei quali di stop. Mandingo tenette botta in seconda posizione finchè un guaio ai freni non gli costò un incidente ed il ritiro. Ecco la versione integrale del GP in questione:

Se per Andrea De Cesaris il GP di Long Beach nel 1982 fu una prima, buona occasione, quello di Spa 1983 fu a tutti gli effetti l’occasione della vita. La F1 tornava a Spa un anno dopo la tragedia di Zolder che segnò l’addio della F1 al circuito dove Gilles perse la vita. Mandingo prese imperiosamente la testa della gara non una ma due volte perchè la partenza venne ripetuta. La perse in occasione di complicazioni al pitstop (il refuelling era ormai prassi) effettuato poco prima del ventesimo giro, ripartì sesto ed in pochissimi giri si issò nuovamente in seconda posizione mettendo nel mirino la Renault di Alain Prost che aveva preso il comando della gara. Purtroppo il V8 turbo Alfa cedette impedendogli di completare la rimonta in quello che, a tutti gli effetti, era il “suo” giorno talmente era evidente lo stato di forma suo e della sua Alfa. Ecco il GP in questione:

A volte la sorte pare irridere l’essere umano comunemente inteso. Di sicuro è stato così per il povero Mandingo quando sempre al GP di Spa, stavolta nel 1991, ebbe la possibilità di vincerlo trovandosi con la sua Jordan in seconda posizione col solo Senna davanti a poco più di 3 secondi ma alle prese con vari problemi ed ormai a tiro di Andrea. Il cambio della sua Jordan pensò bene invece di cedere a 3 giri dalla fine quando ormai la sua rimonta sul Paulista si stava completando. Come dicono gli Yankees? Ah sì:”life is a bitch then you marry one”.

Scrivendo questo articolo mi è tornato in mente quel magico periodo a cavallo degli anni 80 e 90 nel quale la Categoria Regina pullulava di Piloti italiani di fatto tutti meritevoli di assoluto rispetto da parte dell’establishment. Escludo con ragionevole certezza possa ripetersi la cosa (e non per via dei soli 20 partenti contrariamente ai 26 di allora NDR) men che meno qualcuno possa giocarsi la vittoria in un GP a breve. Ma mai dire mai per quanto riguarda il futuro

(Immagine in evidenza da Getty Images)

 

HONDA ABBANDONA LA FORMULA 1

  BREAKING NEWS

Come un fulmine a ciel sereno è di stamattina il comunicato ufficiale con il quale la casa giapponese annuncia di abbandonare il mondiale F1 a fine anno prossimo.

Si aprono nuovi scenari e si abbatte sul mondiale ancora più pesantemente l’onda delle crisi economica.

I team di Mateschitz saranno senza PU a partire dal 2022 con un nuovo regolamento e tante incognite da affrontare.

L’annuncio avrà un effetto domino?

WSBK 2020 – ROUND DI FRANCIA

Si scrive Magny Cours, si legge “giardino di casa Rea”. Si perchè se c’è un circuito ideale sul quale l’inglese può giocarsi al meglio i primi match point per chiudere il discorso titolo 2020 è proprio quello francese.

Un circuito che lo ha visto trionfare più volte negli ultimi anni ed è stato solo scalfito dall’exploit del turco Razgatlioglu nel 2019 e Davies nel 2017. La tabella punti dice +51 su Redding, in pratica 2 gare di vantaggio, margine che appare difficilmente colmabile da parte di Redding, a meno di un weekend nero per Rea e uno sfavillante per l’inglese della Ducati.

immagine da gpone.com

Tutto tranquillo quindi per Rea? Niente affatto. A parte il discorso che le gare vanno sempre prima corse e poi ci si mette a contare i punti, le incognite per il round francese derivano dal nuovo asfalto e dalle temperature rigide previste, con addirittura probabilità di pioggia.

In queste condizioni cadere e mandare in fumo punti preziosi è un attimo e, seppure Rea non si possa definire uno da “braccino” in vista di centrare il bersaglio grosso, deve comunque approcciare il weekend francese come se ci fosse ancora tutto in ballo.

L’altra parte della medaglia è un Redding che, incredibile a dirsi, sembra quasi essere diventato il terzo pilota Ducati, oscurato recentemente dal giovane Rinaldi e dal redivivo Davies, vincitore di gara 2 al Montmelò.

Situazione frustrante per Redding che probabilmente, dall’alto della sua esperienza di pilota motoGP, pensava di avere meno difficoltà a tenere la coda della lepre Rea ma si è dovuto scontrare con un’amara realtà. L’imperativo è cercare comunque di tenere viva la fiammella del campionato e mettere le basi per un 2021 che deve vederlo come il principale favorito per il titolo.

Intanto dovrà guardarsi da un Davies piuttosto battagliero, sia in pista che a parole, reduce dalla vittoria di gara 2 al Montmelò e con le idee piuttosto chiare sul suo futuro e su come, quando la squadra decide di ascoltarlo, riesce a venire a capo dei problemi della moto.

immagine da motociclismo.it

Nel mix di variabile di Magny Cours entra di diritto la Yamaha, data ormai per dispersa dal sottoscritto e che invece ha offerto una gran prova di efficienza con Van der Mark, vincitore della superpole race e sul podio in gara 2 e piazzando addirittura il rookie Gerloff e Baz sul podio. La pista francese sembra adattarsi bene alla Yamaha, sperando anche in un Razgatlioglu che ha rimediato una brutta botta al Montmelo, morale ma soprattutto fisica.

La pattuglia Honda invece affida a Bautista le sue chance di ben figurare. Il round catalano ha mostrato ancora pregi e difetti della neonata CBR: veloce in certe condizioni ma difficile da interpretare e capire dove stà il limite. Bautista ci ha rimesso il quinto metatarso del piede destro quando era in testa alla superpole race. Si potrebbe dire che i lavori in corso continuano, per una stagione che doveva essere difficile, forse anche più complicata del previsto.

Insomma, a Rea basta fare il “compitino” per laurearsi per l’ennesima volta, la sesta di fila, campione del mondo. Chi guarda da casa e soprattutto i ducatisti, gradirebbero rinviare il tutto almeno all’ultimo appuntamento all’Estoril.

*immagine in evidenza da motoblog.it

 

F2 RUSSIA 2020 – PERFECT FROM NOW ON

Il weekend di Sochi si preannunciava il momento pivotale della stagione, lo snodo che avrebbe decretato chi avrebbe continuato a lottare fino alla fine e chi si sarebbe fermato qui. Così è stato – e i nomi che sono usciti vincitori dalla roulette russa sono stati quelli di Mick Schumacher e di Callum Ilott. Ma procediamo con ordine.

[COURTESY OF CORRIEREDELLOSPORT.IT]

Le prime novità del weekend arrivano dal mercato piloti: Nobuharu Matsushita lascia la F2; la MP Motorsport lo rimpiazza con Giuliano Alesi, che lascia il team HWA Racelab, a sua volta sostituito da Jack Hughes, veterano della F3. Le FP si svolgono nel segno di Ghiotto: prima centra il tempo migliore e poi si gira facendo terminare la sessione. Alle sue spalle si collocano i piloti Carlin, seguiti da Christian Lundgaard e da Callum Ilott. Maluccio i piloti Prema, con Schumacher jr 8° e Robert Shwartzman 12°.

[COURTESY OF GAZZETTA.IT]

Lo stato di forma delle Carlin viene confermato anche in qualifica. Yuki Tsunoda conquista la sua terza pole stagionale per 6 millesimi davanti al teammate Jehan Daruvala, che aveva guidato la classifica dall’inizio alla fine. Per l’indiano è comunque il miglior risultato in qualifica di una stagione finora pessima. La seconda fila è appannaggio invece della Ferrari, con Schumacher jr davanti a Ilott (ostacolato dal traffico per buona parte della sessione). Seguono Luca Ghiotto e Christian Lundgaard (idem), mentre Shwartzman conquista solo la settima posizione, che comunque il risultato migliore da Spa. E’ la terza volta che un team di F2 conquista tutta la prima fila (non contando le statistiche della Gp2).

[COURTESY OF F1.COM]

Esaminando la griglia di partenza, tutti e cinque i piloti che possono ancora aspirare al campionato (Tsunoda, Ilott, Schumacher, Lundgaard, Shwartzman) partono nelle prime sette posizioni. Tutti questi piloti sono racchiusi da una ventina di punti, con Tsunoda più attardato. Chi si ritira oggi perde quasi definitivamente il treno per il mondiale. E…

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

…il primo che abbandona la lotta è il danese della ART, coinvolto in un tamponamento a catena in curva 2 che coinvolge anche Roy Nissany, Louis Delétraz, Pedro Piquet, Felipe Drugovich e Juri Vips. Davanti Schumacher jr sorpassa Daruvala al via, mentre Ilott se ne libera dopo la sosta anticipata dell’indiano. Shwartzman finora non brilla nella gara di casa, ma nel primo stint mantiene il contatto col gruppo di testa.

[COURTESY OF F2 VIA TWITTER.COM]

Il secondo ad abbandonare la lotta mondiale è però proprio il russo. Durante il primo round di soste Schumacher jr rientra ai box, con preavviso minimo, un giro prima del previsto, proprio la tornata in cui si sarebbe dovuto fermare Shwartzman. Egli non può far altro che attendere; la sua sosta inoltre è lenta e finisce lontano dai primi. Più avanti nella gara terminerà le gomme anzitempo e sarà preda dei piloti partiti con la strategia alternativa – che neanche stavolta ha pagato, principalmente per il tappo di Jack Aitken, bravo a qualificars sesto con la modesta Campos. Finirà fuori dai punti e (verosimilmente) dirà addio al campionato.

[COURTESY OF AUTOSPORT.COM]

Tsunoda sembrava avere la gara in pugno, ma dopo la sosta obbligatoria per montare le dure i suoi tempi crollano e viene passato nello stesso giro sia da Schumacher jr che da Ilott. Il pilota UniVirtuosi si porta addirittura in scia al rivale per il titolo, ma non concretizza l’attacco. Nelle battute conclusive è il suo turno di subire gli pneumatici: nell’arco di pochi giri passa dall’essere in lizza per la vittoria a lottare con Tsunoda (tornato su tempi competitivi) e Ghiotto. Il giapponese lo sorpassa all’ultimo giro, mentre l’italiano arriva al photofinish senza però riuscire a scavalcarlo.

Formula One F1 – Russian Grand Prix – Sochi Autodrom, Sochi, Russia – September 26, 2020 Prema Powerteam’s Mick Schumacher celebrates winning the formula 2 race on the podium Pavel Golovkin/Pool via REUTERS

Schumacher jr con la vittoria estende la leadership su Ilott a 18 punti, 186 contro 168. Tsunoda si riporta vicino a Shwartzman e Lundgaard per la lotta per il terzo posto, con 140 punti contro 145 cadauno. Il campionato sta prendendo una forma ben precisa. L’esordio di Alesi con MP e di Hughes can HWA non sono stati memorabili (anche se quest’ultimo è arrivato a pochi secondi da Shwartzman).

SOCHI, RUSSIA – SEPTEMBER 27: <> during the Formula 2 Championship Sprint Race at Sochi Autodrom on September 27, 2020 in Sochi, Russia. (Photo by Dan Istitene – Formula 1/Formula 1 via Getty Images)

Sulla Sprint Race c’è poco da dire. Guanyu Zhou e Nikita Mazepin occupano la prima fila a causa della reverse grid. Per lo stesso motivo, Ilott parte sesto e Schumacher ottavo. Al via Zhou mantiene la testa, mentre Schumacher dopo l’usuale partenza a razzo si ritrova quarto dietro Aitken. L’inglese va in crisi di gomme dopo pochi chilometri, Schumacher jr lo passa e anche Luca Ghiotto  prova a fare lo stesso ma…

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Qualcosa va storto. Aitken perde il controllo della macchina in curva 3 mentre Ghiotto lo affiancava all’esterno. La Hitech del vicentino decolla e si disintegra dopo uno scontro frontale con le barriere, mentre la Campos si infila all’interno di esse. Ghiotto esce dalla macchina poco prima che venga inglobata dalle fiamme. Meglio non pensare a cosa poteva accadere se la macchina si fosse ribaltata e il pilota fosse stato impossibilitato a uscire a causa dell’Halo e delle barriere.

[COURTESY OF YAHOO.COM]

Aitken probabilmente aveva rimediato una foratura nei metri immediatamente precedenti, per un contatto con Ghiotto o con i cordoli. In ogni caso le barriere sono così danneggiate (l’impatto con Ghiotto ha addirittura spostato il muro di cemento) che il direttore di gara ha reputato impossibile ripristinare la pista in tempo e preferisce interrompere la gara.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

La classifica è quella del giro precedente all’incidente, i punti dimezzati visto che la corsa è durata solo 6 giri. Zhou vince la sua prima gara di F2 dopo tanta sfortuna, Mazepin e Schumacher jr lo accompagnano sul podio. Solo settimo Ilott, preceduto in classifica anche da Aitken e Ghiotto, ma per via dei punteggi ridotti perde solo quattro punti da Schumacher. Tsunoda è sesto, mentre Shwartzman e Lundgaard sono ancora fuori dai punti (da segnalare la rimonta del danese, da 21 a 13).

Formula One F1 – Russian Grand Prix – Sochi Autodrom, Sochi, Russia – September 26, 2020 Prema Powerteam’s Mick Schumacher celebrates winning the formula 2 race on the podium REUTERS/Maxim Shemetov/Pool

Il campionato ha preso la via di Schumacher jr. Continua a non impressionarmi come guida (non ricordo momenti memorabili delle sue gare, a parte le partenze quasi sempre impeccabili) ma devo prendere atto della sua costanza e della sua velocità. Quando Ilott, qualche gara fa, sembrava nella sua stessa situazione (in testa con vantaggio, il più veloce in pista) non avevo molti dubbi che sarebbe incappato in qualche errore che gli avrebbe fatto perdere la leadership, come infatti è accaduto. Schumacher jr invece è stato finora il pilota più solido del campionato. Se conferma nelle ultime gare le qualità messa in mostra finora, il mondiale sarà suo.

[COURTESY OF LIVEGP.IT]

Restano solo due gare, il doppio appuntamento in Bahrain. Ci saranno due mesi di pausa, ciò darà ai piloti il tempo di ripensare alla stagione finora trascorsa e di sistemare quello che è andato storto finora. Schumacher ha 21 punti di vantaggio su Ilott. E’ un punteggio importante, ma ogni weekend può assegnare fino a 48 punti. Come regola generale, se riuscisse a estendere la leadership di una decina di punti in Bahrain-1, può andare in Bahrain-2 con il titolo in tasca. Altrimenti tutto può ancora accadere – soprattutto pensando al layout quasi ovale del secondo appuntamento nel Golfo Persico. Ilott per vincere invece deve essere perfetto d’ora in poi.

Le ottime prestazioni dei principali piloti FDA gli sono valse delle FP1. Schumacher jr correrà con l’Alfa Romeo mentre Ilott con l’Haas al Nurburgring, mentre Shwartzman (che negli ultimi tre appuntamenti ha subito un mix letale di sfortuna e prestazioni anodine) testerà la Alfa ad Abu Dhabi.

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya

[Immagine in evidenza tratta da TheCheckeredFlag.com]

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