La settimana post GP di Cina è stata densa di avvenimenti, che di certo non fanno annoiare, nella pausa tra un GP e l’altro. La Ferrari, con la sua doppia squalifica tiene banco eppure, nemmeno le altre squadre non si lasciano pregare nel far parlare di se, cosi come non può mancare mai la “nostra” Federazione, che naturalmente va a braccetto con la FOM e quindi con il sistema F1, le quali non si fanno mai mancare nulla.
La legge del più forte
Il GP in Cina non è stata una disfatta solo per Ferrari, bensì è stata una autentica Caporetto per Liam Lawson, il quale dopo l’ennesima deludente prestazione è stato definitivamente appiedato in favore di Tsunoda. L’avvicendamento, a soli due GP dall’inizio del mondiale dei due piloti, sancisce definitivamente il fallimento della gestione del gruppo giovanile, altresì definito vivaio, della Red Bull. La squadra bibitara, in Max Verstappen, ha il suo talento e la sua maledizione nel contempo: il campione olandese è un fenomeno di cannibalismo sportivo paragonabile solo a Michael Schumacher e questa è la fortuna di Horner&Co. e, allo stesso tempo, è la loro stessa maledizione in quanto Verstappen è inimitabile in stile di guida, per non parlare di cercare di tenere il suo passo. Dando a Cesare quel che è di Cesare, nessuno in Red Bull ha mai preteso che un suo potenziale compagno riuscisse ad eguagliare le sue prestazioni, vero è che la squadra si aspetta che il suddetto compagno riesca almeno a tenere il passo. Con l’attuale regolamento sportivo, che sta volgendo al termine e, dove è avvenuta una inevitabile convergenza prestazionale prime e, addirittura un sorpasso a livello tecnico subito proprio ai danni della stessa Red Bull dopo, la squadra di Max è dovuta correre ai ripari estremizzando il progetto della loro monoposto la quale, è letteralmente “cucita” addosso allo stile di guida del pluricampione. Ciò va a corroborare e, a smontare nel contempo, le illazioni della “teoria della macchina diversa”: la squadra fornisce la stessa vettura certo, solo che ad uno calza a pennello e all’altro va stretta come si suol dire. Il primo a farne le spese è stato il buon Perez il quale, sebbene non sia mai stato un fulmine di guerra, vero è che è un pilota esperto capace di portare a casa punti pesantissimi, tanto che ha permesso alla sua squadra di vincere il mondiale Costruttori e, ha contribuito alla vittoria del primo mondiale di Max, ostruendo Hamilton quando ce n’era bisogno. Con il crescere della concorrenza è cresciuta anche la pressione, oltre che la fretta di vincere, ed ecco che i bibitari si sono concentrati sul “one man show” ed il messicano ne ha fatto le spese come è ben noto. Con l’anno nuovo la Red Bull ha deciso di puntare tutto su Lawson, il quale nonostante abbia all’attivo pochissimi GP, ha sbalordito a tal punto da farlo promuovere direttamente nella squadra maggiore, alla faccia di Tsunoda, il quale a sua volta è in orbita Red Bull da anni con tutta l’esperienza del caso che ne segue. Cosa è successo a Liam? All’improvviso ha dimenticato come si guida oppure è stato colpito dalla maledizione di Perez? A cosa serve far crescere un pilota nella squadra minore, nello specifico mi riferisco a Tsunoda, se poi viene preso un altro che non ha nemmeno mezza stagione sulle spalle? Ancora: cosa succederà allo stesso Yuki se anche lui riprenderà da dove hanno lasciato i suoi predecessori? Non oso immaginare alle reazioni che ci saranno se Liam gli finirà davanti. Al contrario invece chissà che penitenza dovrà pagare Marko, caso mai il giapponese dovesse tenere il passo del loro campione. Comunque la si metta, qualunque cosa succederà, Red Bull ha un problema molto grande e grave ed è quello che è “Verstappen centrica”, tanto da basare un progetto esclusivamente sapendo che in squadra c’è uno come lui e, questo gli si può ritorcere contro peggio del boomerang che prese in piena faccia Pieraccioni nel film “Il ciclone”. Perché nel momento in cui Max deciderà di rescindere il suo contratto anticipatamente (i rumors aumentano di giorno in giorno), dei bibitari non rimarrà che la polvere, considerando che hanno perso come un emorragia tecnici di prim’ordine; Newey in primis.
Aspirati: sogno o realtà?
La F1 odierna ci ha abituato, con i suoi fantasiosi regolamenti, a colpi di scena clamorosi come le ruote scanalate, il diffusore col buco (durato un solo anno… giusto il tempo di far vincere un mondiale a Ross Brawn) e, i propulsori turbo ibridi ove Mercedes era avanti di almeno due anni rispetto alla concorrenza. Eppure questo è niente rispetto a quello a cui stiamo assistendo nelle ultime settimane. Com’è noto il regolamento 2026 è stato già ratificato tanto che le squadre, soprattutto quelle che sono entrate ex novo in F1 proprio perché è stato approvato questo regolamento, sono già a lavoro da tempo. Questo significa investimenti per centinaia di milioni eppure, nonostante ciò, si parla in maniera scioccante di buttare tutto nel water per ritornare agli aspirati, utilizzando i “bio carburanti”. Per fare ciò e quindi dare tempo alle squadre di potersi preparare in tale senso, si dovrebbe prolungare l’attuale regolamento di altri due anni, in modo da iniziare un nuovo mondiale con i propulsori che hanno segnato la nostra vita, grazie al loro inconfondibile sound. Se un anno fa, avessi scritto su queste righe una roba del genere, il direttore del Ring avrebbe chiamato la neuro per salvarmi dall’esaurimento nervoso, eppure tutto questo è realtà e si chiama F1 moderna! Evidentemente c’è del metodo in questa perversione. Il regolamento 2026 è stato approvato quando si era sicuri che, per salvare il mondo dalla catastrofe ambientale, sarebbe bastata una colonnina di ricarica elettrica in città. In seguito il mercato ha deciso, ed ecco che il clima può aspettare e, l’elettrico va riconsiderato. A mio giudizio c’è di più: il rettilineo di Monza è lungo mille cento novantaquattro metri circa (1194,40 mt per la precisione) e, nelle simulazioni con le vetture 2026, è stato notato che per ricaricare la batteria della monoposto, un pilota dovrebbe iniziare a frenare a circa trecento (300!) mt prima che lo stesso rettilineo finisca. So bene che nel leggere questa notizia vi è venuta la pelle d’oca, eppure sembra che i dati attualmente questo dicono, per non parlare che poiché il 50% della potenza sarà appunto elettrico, molto probabilmente l’attuale sound sarà quanto meno rivisto (sebbene Andy Cowell affermi il contrario). A questo punto capite bene il perché di tanta agitazione da parte della F1 tutta, la quale sta cercando di correre ai ripari, solo che a mio avviso ormai è troppo tardi per via delle molteplici complicazioni che sorgerebbero dal tirarsi indietro in tal senso: chi glielo dice (questo è solo uno dei tanti problemi che bisognerebbe affrontare) alle squadre che hanno investito milioni per entrare nella massima serie, proprio perché è stato programmato questo regolamento? La potenziale soluzione, da parte del sistema, è quella di far durare il suddetto neo regolamento per soli tre anni anziché fino al 2030, per poi passare quindi agli aspirati. Non so se queste tempistiche si concretizzeranno, so solo che molto probabilmente, a partire dall’anno prossimo, avremo una Formula “E” e una squadra dominante che ci farà rimpiangere il 2014… ai posteri l’ardua sentenza.
C’è squalifica e squalifica
Concludo questo mio lungo scritto con le parole che il Team Principal Ferrari ha pronunciato (fonte AutoRacer.it) all’indomani del GP cinese. Lascio a voi lettori ogni tipo di commento.
Vasseur, a riguardo della inutile Sprint Race: “Abbiamo raggiunto una parte dell’obiettivo: non dovremo più rispondere alla domanda sulla prima pole o sulla prima vittoria. Tra le gare disputate (due GP: Australia e Cina… non dieci sigh!), questa è stata una delle nostre più grandi dimostrazioni di forza”.
Sull’arrivo di Hamilton a Maranello e quindi su tutta la pressione che si è generata: “E’ stata la stampa a fare tanto clamore, noi non abbiamo chiesto nulla (infatti l’evento di Milano l’ha organizzato l’ordine dei giornalisti!)… abbiamo fatto una foto (riferendosi a Lewis davanti alla casa del fondatore assieme ad Elkann e Vigna).
Infine a riguardo della doppia squalifica, mai successo nei settantacinque anni di storia della Beneamata: “Questa delusione dimostra che siamo alla ricerca della perfezione e che, a volte, ci spingiamo troppo oltre” e aggiunge… Bisogna distinguere bene tra una squalifica dovuta al fatto che si prendono dei rischi e una squalifica dovuta a un comportamento scorretto… più si è sotto pressione, più la lotta è intensa, più si ha bisogno di avvicinarsi a questi limiti e più si corrono rischi”.
Come ho scritto, lascio a voi ogni commento. Buon GP di Giappone a tutti.
Vito Quaranta