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La versione di Seldon: dalla passione, ai fasti, alla crisi. La parabola di un signor inglese (parte I°).

Nell’anno 1969 ci furono alcuni tra i più significativi accadimenti della storia. Alcuni epici ed emozionanti, come lo sbarco dell’uomo sulla Luna, alcuni tristi come la trasmissione dell’ultima puntata di Star Trek negli Stati Uniti….beh, per me sarà triste scoprire anni dopo che era l’ultima….
Sempre nel 1969 però, per parlare di ciò che più ci piace in questo luogo, un pilota di poco talento ma molto intuito fonda una scuderia, la Frank Williams Racinc Cars. Pilota bravo ma non troppo, coraggioso quanto basta, che fonda una scuderia con macchine di altri e che infine comincia a costruire le sue. A parte il socio, un Ferrari d’oltremare qualche decennio dopo. Con diverse e decisamente inferiori fortune fuori dalle piste, ma che in F1…!

L’infanzia.

La scuderia, utilizzando diverse vetture acquistate (dalla Brabham BT26A del ‘69 per finire alla Hesketh 308C del ‘76), non ebbe particolare fortuna o risalto, ed era perennemente in crisi e in cerca di liquidità. Nel 1972, grazie allo sponsor italiano Politoys e alla Motul riuscì a realizzare il sogno di costruire una vettura, la Politoys FX3.

Nel 1973, persi Motul e politoys, Frank trovò ISO Rivolta (un costruttore italiano) e Marlboro, che gli permisero di realizzare e mettere in pista a campionato iniziato la ISO Marlboro IR. Nel 1974 lasciarono anche ISO e Marlboro, e la vettura venne ribattezzata Williams FW, con tre telai a disposizione utilizzati durante la stagione: FW01, FW02 e FW03. Nel 1975 Williams realizzò la FW04, che correrà fino all’inizio del 1976, quando la scuderia verrà acquistata dal petroliere Walter Wolf che assumerà un ruolo preponderante in azienda a scapito di Frank e schiererà una Hesketh 308C per il resto della stagione. (troverete quest’ultima vettura spesso denominata FW05). Durante il 1975 tuttavia Williams riuscì a ripetere con Laffite quel podio che mancava dal 1969 con Courage, il pilota amico di Frank che trovò la morte nel ‘70 a Zandvoort.

Courage iniziò con Frank l’avventura in F1. Si dice fosse molto veloce ed era, fatte le dovute differenze, ciò che Gilles era stato per Ferrari.  La sua morte alzò un muro nella mente di Frank. Analizzando anche superficialmente questi anni ’70 non passa inosservato il fatto (non solo per quanto riguarda Williams), che in F1 partecipavano all’epoca una discreta quantità di sponsor e piloti italiani. E, fatto tecnico significativo, la maggior parte delle vetture inglesi erano motorizzate con il Ford Cosworth DFV V8 3.0 e le vetture inglesi rappresentavano, ora come allora, una quota importante delle vetture in pista.

L’adolescenza.

Nel 1977, Frank Williams e Patrick Head fondano la “Williams GP Engineering”.
L’adolescente scuderia, come ad una prima festa tra coetanei liceali, nel 1977 fece scena muta.
Troppo timida e inesperta la scuderia, con la Williams-March 761 (unica macchina schierata) terminò a zero punti con un settimo posto come miglior risultato. L’anno della svolta fu il 1978. Nel frattempo la scuderia si preparava a ricevere parecchi soldi dagli Arabi. Patrick Head disegnò la FW06, macchina che fu messa in mano ad Alan Jones. Dopo alcuni problemi di affidabilità nella prima parte di stagione, nella seconda parte si comportò decisamente meglio. Ottenne un quarto e un secondo posto che valsero i primi punti mondiali.

Nel 1979 Williams riuscì ad iscrivere due vetture, una sempre per Jones e l’altra affidata a Clay Regazzoni. Ma a causa dell’imporsi dell’effetto suolo, carta vincente della Lotus nel ’78, la stagione iniziata con la vecchia e superata FW06 portò pochi frutti. Dalla nuova FW07 arrivarono presto i risultati, vinse praticamente sempre nella seconda parte di stagione, ma nonostante ciò la Ferrari si piazzò prima nel costruttori e prima e seconda coi piloti. Questo in virtù di un regolamento che voleva il campionato diviso in due parti di 8 gare ciascuno, e il punteggio finale come somma dei 4 migliori piazzamenti per ogni metà di campionato. La Williams era pronta a spiccare il volo!

Il 1980 lo ricordiamo come il primo mondiale vinto dalla Williams e da Jones. La vettura era la FW07B. Essendo italiani lo ricordiamo anche per l’esordio di De Angelis sulla Lotus (mentre in F1 aveva esordito l’anno prima con la Shadow), un pilota con un talento raro e una sfortuna frequente, almeno a quei tempi…Ricordiamo quell’anno anche purtroppo per l’incidente a Clay Regazzoni a Long Beach e per la morte di Depailler durante dei test.

L’unico vero avversario di Jones, più del suo nuovo compagno Carlos Reutemann, fu il giovane Piquet, che sulla Brabham aveva sostituito Lauda. Un anno in cui, il 1980, nelle prime 6 gare vinsero 5 piloti diversi. Jones e la Williams fecero l’accoppiata vincente piloti-costruttori. Frank aveva coronato il suo caparbio, visionario, irriducibile sogno in F1. Chapeau imperituro!

Il 1981 fu un altro duello con Piquet, ma questa volta di Reutemann su una ulteriore evoluzione della FW07. La squadra partì con due doppiette ma Jones vinse solo due gare. In particolare nell’ultima, con Reutemann che partiva in pole con un vantaggio risicato su Piquet e Laffite, Jones scavalcò il compagno e andò a vincere impedendo di fatto all’argentino di vincere il mondiale. Pensate cosa succederebbe se analoga cosa coinvolgesse la coppia Mercedes o quella Ferrari. Dovrebbero costruire un capannone–server per immagazzinare il bigbang di commenti…
La cosa comunque non passò liscia neppure in Williams, Reutemann accusò la squadra di non averlo supportato (ah, quei bei TO che aiutano…..!). Così Frank e socio si dovettero accontentare del titolo costruttori.

Il 1982 vide Patrick Head artefice di una nuova vettura, la FW08. Il tallone d’achille per la Williams come per la Brabham era ormai rappresentato dal DFV Cosworth che non poteva più competere coi motori turbo, specie Renault e Ferrari. Quest’ultima per svilupparlo aveva sacrificato la stagione 1981. Al posto di Alan Jones sedeva sulla Williams Keke Rosberg. Un pilota arcigno e cinico, mai considerato però nel novero dei grandi della F1, almeno non tra i primi. La Ferrari, al contrario della Renault, aveva trovato sia prestazioni che affidabilità, e nel corso di quella stagione si giocava il titolo con una delle coppie più interessanti, Villeneuve e Pironi.

Dopo lo sgarbo di Imola di Didier verso Gilles i due non fecero in tempo a chiarirsi che arrivò la tragedia di Zolder. In seguito anche Pironi, in testa al mondiale con ampio margine, ebbe un incidente che lo fermò in un letto di ospedale per il resto della stagione. Ne approfittò Rosberg che, con una sola vittoria e una serie di piazzamenti, vinse di misura nei confronti di Pironi. Il pilota ad aver vinto un mondiale col minor punteggio di sempre! Il quarto posto nel mondiale costruttori (andato invece alla Ferrari) convinse Frank Williams che l’era degli aspirati era al termine. Si sarebbe rivolto a Honda per la fornitura dei propulsori.

Il 1983 e 1984 furono per la Williams una sorta di limbo. Calo di prestazioni e aumentata competitività degli avversari lasciarono la squadra inglese nel medio regno. 5° nell’83, 6° nell’84. Nell’85 al posto di Laffite arrivò l’inglese Nigel Mansell. Non fu una stagione esaltante, ma finì in crescendo, specie per le prestazioni del motore Honda, arrivando al terzo posto nel costruttori.

La maturità.

Nel 1986 fu ingaggiato al posto di Rosberg il bicampione mondiale Piquet. La FW11 era un’ottima macchina, e sicuramente Frank ne sarebbe stato più contento se nel frattempo non avesse perso l’uso delle gambe in un incidente. Questa cosa lo allontanò dalla pista per tutta la stagione. Mansell si giocò il titolo in Australia quando non rientrò ai box per il cambio e gli esplose la gomma alla fine del GP. Prost vince incredulo il titolo mentre la Williams si accaparra quello costruttori con l’amaro in bocca per una stagione letteralmente dominata ma male amministrata.

Il 1987 si corse sulla falsa riga dell’anno precedente, questa volta Mansell e Piquet si giocarono il titolo con Frank nuovamente presente ai box. La spuntò Piquet anche per un incidente che eliminò Mansell dalle ultime due gare. Un’altra doppietta costruttori-piloti. La storia della scuderia era ormai tracciata…

Nel 1988, l’anno del dominio sconvolgente di McLaren e Senna, della morte di Enzo Ferrari, dell’abbandono dei propulsori sovralimentati…la Williams si trova a sostituire Piquet con Patrese e i motori Honda diventati inaffidabili con gli aspirati Judd V8 (sempre Honda), sempre inaffidabili. Fu un anno di passaggio che vedrà la scuderia cambiare partner motoristico (Renault) e ricominciare la salita…

Quello che più mi fa piacere ricordare di quegli anni, che ho vissuto tutti (a volte intensamente a volte meno) con sereno trasporto verso la mia squadra :-))), è che certe scuderie (come la Williams, e certi piloti (come Mansell e Prost) non erano “nemici”. Erano quei cavalieri del rischio che non trovano eguali nel presente. Troppo più sofferte le imprese di certi costruttori, troppo più faticose le carriere di certi piloti per non essere più amate rispetto a quelle odierne. troppo “uomini” fuori e dentro la pista, troppo sul filo tra vita e morte per non averne quasi sempre rispetto qualunque tuta indossassero. Ragioni queste di dibattito perenne.

Speriamo anche in nuovi più emozionanti duelli tra i protagonisti attuali, che a volte non per loro colpa, subiscono la schiacciante ingombrante forza delle scuderie per le quali corrono, nonchè l’appiattimento di regolamenti e circuiti a favore (e senza risultato alcuno) dello spettacolo.

Si chiude qui la prima parte dell’epopea di un inglese speciale.

Antonio.

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MOTEGI, super scontato, quasi gratis.

Sarà che la MotoGp ci ha abituati troppo bene negli anni passati e fino a poco tempo fa, ma lo spettacolo visto ieri a Motegi mi lascia molto amaro in bocca. Non uno degli elementi di interesse abituali di questo sport si è visto ieri in pista.
A titolo piloti già assegnato (matematicamente “solo” nell’ultimo Gp di Thailandia, ma in pratica da tanto tempo che viene da chiedersi se sia mai stato in discussione), non era certo la probabilità della conquista matematica del titolo costruttori da parte della Honda a creare pathos e attesa. Nè il dilemma se Marc avrebbe finalmente ottenuto la pole che qui gli mancava.

Anche la possibile conquista della “tripla corona” da parte di Marc Marquez, come ricordato ed evidenziato nei commenti da Franky29, sicuramente costituirebbe un risultato statistico eclatante che rafforzerebbe il valore e la grandezza di questo pilota agli occhi dei posteri. Però è difficile farsi bastare questa emozione e i pochissimi sorpassi visti in pista e concentrati nei primissimi giri, per giustificare la levataccia domenicale.

Infatti per tornare al gp, la partenza ha visto Quartararo provare a fare la lepre seguito da Marquez per qualche giro. Ma, giusto Il tempo necessario per trovare la giusta postura, Marc ha piantato lì il campioncino in erba e ha guadagnato quei due secondi tali da consentirgli di giocare in solitaria fino al traguardo. E comunque tutti gli altri questi due li hanno visti solo al traguardo.

Tutti gli altri. Morbidelli, partito dalla seconda piazza della griglia, è partito maluccio ma in pochi giri si è riportato in lotta per il podio assieme a Miller, Dovizioso e poi Vinales. Miller e Morbido hanno regalato le poche scintille che si sono viste in tutto l’arco del gp.
Però la lotta li ha portati a consumare le gomme e a dover cedere posizioni sul finale di gara. Miller in particolare è precipitato fino all’undicesimo posto. Questo pilota che è molto cresciuto, talmente da far rimpiangere la mancata promozione in Ducati team ufficiale al posto di Petrux, bravo nel giro secco, temerario nei duelli in pista, persevera nella sua incapacità cronica di sapersi gestire per arrivare al traguardo in condizioni migliori (sembra più concentrato a ingarellarsi piuttosto che a mirare al risultato).
Dote che invece appartiene ad Andrea Dovizioso. Partito benino, si è portato rapidamente nel gruppetto degli inseguitori della coppia in fuga e lì ha fatto il sornione fino a una manata di giri dalla fine quando ha piantato lì tutti andando a conquistare la terza piazza del podio ma dando l’impressione di averne per recuperare anche la seconda piazza a Quartararo ormai in crisi di gomme. Talmente bravo a gestire da lasciare l’amaro in bocca per non avere osato di più. Mah!

Vinales ha conquistato la quarta posizione, sempre alle spalle di Dovizioso, ma non dando mai la sensazione di avere una qualche riserva per poter osare di più.

Cal Crutchlow quinto a dieci secondi è la cartina tornasole che rivela il valore reale della Honda senza il numero 93. Ieri Cal non ha fatto errori, non è caduto, ha gestito le gomme e quindi nel finale era in recupero fino ad arrivare davanti al Morbido, eppure era a dieci secondi da Marquez!

Petrux incommentabile. Si è spento dopo il rinnovo, ieri non è mai stato inquadrato, non so nemmeno se la sua Ducati fosse rossa.

Più indietro poco da segnalare se non una gara dignitosa fino al crollo gomme della KTM di Espargarò e qualche sprazzo della Aprilia sempre per merito dell’altro Espargarò.
Iannone anonimo è andato per ghiaia, imitato dalla “quarta” Yamaha, quella di Valentino. Per il primo forse è arrivato il momento di dedicarsi, potendo, in esclusiva a quella cosa per cui l’abbiamo e lo stiamo invidiando in tanti.
Per Valentino avevo scritto tante cose ma preferisco lasciarle nel cestino perchè mi intristisce vederlo togliere tanto alla sua carriera. Se rimane, come sembra, anche nel 2020, gli auguro di avere una riserva di giovinezza nel cilindro.


MOTO2.
Il fratellino di Valentino cresce e fa sua il secondo gp di seguito con autorevolezza e classe. Quasi a pretendere nel futuro il posto che per quest’anno è dell’altro fratello illustre.

MOTO3.
Bella gara, come sempre, che ha regalato un margine enorme in classifica al vincitore Della Porta in seguito alla caduta di Canet. Il mondiale si veste di tricolore. Incrociamo le dita.

Ciao.
Valther

Motul Grand Prix of Japan, Motegi Twin Ring Circuit

Alla ricerca del record mancante, potrá Marquez fare la pole al Motegi Twin Ring?

Ben tornati in Giappone dove il motorsport ed in particolare le moto sono parte integrante della cultura locale, nella MotoGP il Giappone é la nazione piú rappresentata dal punto di vista motoristico infatti ben tre dei piú grandi costruttori al mondo sono giapponesi: Honda, Yamaha e Suzuki.

Il Motegi Twin Ring si trova nella zona centro/nord del Giappone, precisamente nella provincia di Kanto non troppo distante da Tokyo per intenderci; venne costruito dalla Honda nel 1997 per ospitare ed in parte promuovere le gare della IndyCar americana e successivamente anche gare NASCAR, infatti il suo layout é un ovale con low-banked che lo rende adatto a questo tipo di competizioni. Lo scopo per il quale fu creato il circuito, vennero meno nel 2011 con l’uscita dal calendario della Indycar. Il Motegi Twin Ring peró é in realtá un circutio completo che va oltre la parte ovale dedicata alle gare americane, infatti all’interno del circuito esiste anche una parte giudata con curve e rettilinei separata ma allo stesso tempo sovrapposta all’ovale che lo rendono nel complesso un circuito adatto a molteplici eventi e gare; infatti sul circuito a noi piú consciuto gareggiano le F4, Formula Nippon e Super GT. La MotoGP invece corre al Motegi Twin Ring dal 2004, precedentemente si correva a Suzuka fino alla tragica scomparsa di Daijiro Kato.

La MotoGP arriva in Giappone con veramente poco da dire, Marquez si é gia coronato campione del mondo in Thailandia per l’ottava volta ed avrá la testa sgombera da calcoli e pensieri in ottica mondiale, in realtá qualche piccolo motivo di interesse possiamo trovarlo; il Motegi Twin Ring é l’unico circuito del mondiale dove il Marziano non ha ottenuto la pole, riuscirá ad abbattere anche questo record? Certo che si!

Quest’anno la Honda celebra i suoi 60 anni di gare nel motomondiale e vorrebbe cogliere il titolo costruttori al piú presto possibile per poi festeggiare, magari nella gara di casa, ci riuscirá? Domanda scontata.

Gli altri: Quartararo é unanimamente considerato il primo rivale di Marquez, il talento e soprattutto l’etá sono dalla sua parte, in piú dalla gara del Buriram la Yamaha ha provveduto, finalmente direi, a dargli un motore ufficiale, purtroppo peró Quartararo ancora non ha vinto una gara. I piloti Yamaha in generale sono sempre molto competitivi, su tutti Vinales anche se non sembra in grado di impensierire Marquez, Vale e Morbidelli sembrano abbastanza vicini nelle prestazioni. Le Ducati sperano che al Motegi Twin Ring utilizzino la parte ovale, scherzi a parte fino adesso sono sicuramente la delusione del 2019, almeno per me.  Lorenzo al Motegi Twin Ring celebra i suoi 200 gran premi, purtroppo per lui peró sembra l’ombra di se stesso, si parla continuamente di aggiornamenti alla moto e tecnici Honda che cercano di assecondare le sue richeste in modo da metterlo a suo agio, pare non funzioni nulla. La Suzuki nella gara di casa schiera un’altro pilota oltre alla coppia ufficiale, la wildcard Sylvain Guintoli (un giovane di belle speranze) insieme al rookie Mir, che ben sta figurando nelle ultime gare ed il pilota di punta Alex Rins, il quale vorrebbe confermare la sua terza posizione in classifica mondiale ottenendo punti importanti. KTM ed Aprilia sono in crescita e ci si attende che possano continuare su questa strada, in particolare uno dei nostri piloti il piú ammirato e sicuramente colui che gode di una forte dose di invidia da parte di molti, da parte mia sicuro, Iannone.

Tra i piloti dei teams indipendenti c’é da sottolineare la strana storia di Nakagami su LCR Honda, il quale ha appena esteso il suo contratto per il 2020 quí a Motegi, dove peró dopo la gara dovrá sottoporsi ad un’operazione che lo terrá lontano dalle gare, quindi per lui la stagione si chiude anticipatamente al GP di casa, indovinate chi é il fortunello che prenderá il posto di Nakagami fino a fine stagione? Si lui, da non credere.

Moto2 e Moto3

Il titolo della Moto2 andrá al fratello di Marquez, c’é solo da capire quando, Marini viene da una gara di dominuo assoluto in Thailandia magari ci delizia con un’altra cavalcata solitaria (vizio di famiglia dei tempi migliori). Baldassarri é fuori dai giochi da parecchio ormai, diciamo che si é autoescluso considerando le cadute; al contrario il suo teammate Fernandez in realtá avrebbe anche delle speranze mondiali, ma come detto in precedenza il titolo Moto2 2019 andrá al Marquez minore.

Il mondiale Moto3 come la categoria in generale é in assoluto la cosa piú interessante da vedere e seguire, la lotta per il titolo é un gigantesco “chapa no” (spero di aver scritto bene, non c’entro nulla con il milanese ma il termine mi sembrava perfetto). Al comando c’é Arbolino del team Leopard (per motivi di gratitudine ho il dovere di nominarli) il distacco dal secondo é di 22 punti che sembrano molti, o forse lo sono si spera, ma il problema é che il secondo in classifica é Aron Canet il pilota piú forte della Moto3 a parer mio. Se poi consideriamo le cadute, non sempre per responsabilitá diretta che affliggono la categoria ecco che l’improbabilitá é una certezza.

Buon divertimento

LucaBKK

 

Immagini prese dal sito MotoGP.com

40th DRINK’S….EHMMM, YEARS OLD FOR ICEMAN

Espoo, 17 ottobre 1979

BUON COMPLEANNO KIMI

Diamine, anche il ragazzino che debuttò in Sauber da quasi sconosciuto, è arrivato a 40 anni…

Non starò qui a fare il solito racconto da scaletta storica di un pilota fra i più iconici del circus, perchè lo amiamo praticamente tutti, ne conosciamo ogni dettaglio del suo percorso da pilota e chi è Ferrarista, ancora ha gli occhi lucidi per il suo titolo con la Rossa del 2007.

Nel mio armadio trova ancora spazio la maglietta di Abu Dabhi;

“leave me alone i know what i’m doing”

Diciamo che quella frase contestualizza in pieno il nostro personaggio, che se fosse qua ora a leggerci direbbe lo stesso, quindi opto per un rimando a momenti favolosi del Finnico…

Test al Mugello;

Kimi arriva li da perfetto sconosciuto tanto che Peter Sauber narra ciò;

“Ancora oggi non so perché gli concessi ben 3 giorni di test, solo per lui, quando in tre giornate avremmo potuto far girare ben 6 piloti al suo posto. Al secondo giorno andai al Mugello dove stava girando Kimi e ne rimasi immediatamente affascinato: inizialmente, non del suo modo di guidare o della sua velocità, considerando che aveva pochissima esperienza su monoposto, ma del suo modo di fare particolare, del suo linguaggio del corpo diverso da tutti gli altri piloti. E’ stato proprio ciò che mi ha convinto ad ingaggiarlo”.

“Nei primi test rientrava sempre ai box dopo 6-7 giri quando, invece, avrebbe dovuto rimanere in pista per più tempo; questo perché non era abituato alle forze laterali delle monoposto di Formula 1. Nonostante gli dicessimo di stare fuori a girare, ritornava ai box. Un vero testardo. Ma il suo fascino consisteva proprio in questi dettagli e decidemmo di offrirgli un posto”.

Fonte Auto Motor und Sport

Il pisolino di Melbourne 2001;

Il soprannome Iceman gli venne affibiato quasi da subito, perchè quando un qualsiasi pilota sarebbe teso come una corda di violino al debutto in F1, lui no, prima di cominciare il giro di qualifica, riesce persino a schiacciare un pisolino nella sua Sauber.

In qualifica fece 13esimo, ma in gara arrivò a punti da sesto al debutto, con poco distacco da un ben più esperto Heidfield, nulla aveva già ragione lui.

Monaco, in barca senza passare dal box;

Altro momento favoloso del buon Kimi, il momento del ritiro per problemi di motore a Monaco 2006, fregandosene di tutto e tutti, si prende e va dritto sul suo yacht.

L’acqua di rose;

Sakhir 2008, un’altra scena epica, quando prende la bottiglia per tracannare il suo meritato alcolico biondo, rendendosi conto che li l’alcol è vietato, facendo una facciazza pazzesca, girandosi verso Domenicali e offrendogli la gustosa “rose water”.

Il gelato in attesa che riparta la gara della Malesia;

Come dimenticare la gara interrotta a Sepang 2009, con tutti i piloti rimasti nelle auto o ai box, in attesa che la gara riparta, ma lui no, toglie tuta e casco, aggirandosi per l’hospitality Ferrari a prendersi un gelato.

Il cancello chiuso;

Epico il momento in Brasile 2012, dopo essere andato lungo alla Juncao, invece di fare inversione e ripartire, prede la strada di servizio, percorre qualche centinaia di metri e trova il cancello sprangato.

Si giustificherà che lo aveva già fatto anni fa ed era aperto…EPICO!!!

Alcune sue perle incredibili;

Il casco ha un significato speciale per molti piloti. Quanto è importante per te?
“Mi pare che protegge la testa.”

Kimi quali rituali particolari hai con il casco, così come li hanno molti piloti?
“Lo asciugo quando è bagnato in modo che possa vedere meglio.”

Come vi siete preparati per la prossima stagione ?
“Di solito, per saperlo, leggo le riviste…”

Qual’è il momento più emozionante durante il weekend di gara?
“Penso che sia l’inizio della gara”.
Il più noioso?
“Adesso”.

“Mi sarebbe piaciuto essere un giocatore di hockey e come ragazzo ero abbastanza bravo a farlo, ma le sessioni di formazione erano troppo presto la mattina e io amo dormire”

Stella: Kimi, sei contento di tornare a Maranello, considerato che tutti i piloti, nessuno escluso, ambiscono a guidare per la Ferrari?
Kimi: Se ho firmato il contratto, significa che sono contento

Domenicali: Kimi non vive in questo Mondo, ma su un Pianeta tutto suo.
Kimi: La vita su questo Pianeta non è male. non posso lamentarmi.

Intervistatore: “Come hai sentito le gomme?”
Kimi: “Rotolando, come al solito”

Intervistatore: “Se potessi essere qualunque carattere di qualunque film, chi vorresti essere?”
Kimi: “Jack Sparrow dei Pirati dei Caraibi [si mette a ridere]. Egli sembra sapere come divertirsi. Potrei aver bisogno di bere un sacco di rum per entrare in ruolo! Mi piacciono i film come questo.”

E nulla, Kimi è Kimi, non c’è nulla da fare, è impossibile non volergli bene e possiamo solo ringraziare d’aver avuto la fortuna di goderci ogni istante di questo personaggio e CAMPIONE!

Già, perchè di lui c’è tanta ilarità, ma resta pur sempre uno dei piloti più forti e veloci del paddock, che ha saputo dare tantissime emozioni alla guida di una F1.

ANCORA TANTI AUGURI KIMI!!! ( da tutto IL BLOG DEL RING)

CIN CIN (uno dei mille mila che farai oggi)

Saluti

Davide_QV

La versione di Seldon: io credo che…

Non volevo parlare di questo, ma mi corre l’obbligo. Si scrive spesso di ciò che succede, ci colpisce, ci scandalizza, ci fa gioire. E si scrive anche dei nostri simili in alterne circostanze. Gli antropologi per descriverli/ci, gli altri per mille altri motivi, ma stringendo più che altro per parlarne bene o per parlarne male.

Pensavo, da tifoso, da osservatore più o meno distaccato o più o meno coinvolto, (a seconda delle situazioni), che la Formula1 avesse dei seri problemi. Un po’ a livello organizzativo, abbastanza a livello manageriale, parecchi a livello tecnico/regolamentare.
Mi sbagliavo! Il problema forse più grosso in questo momento sono i tifosi (di ogni tipo e colore). Non gli appassionati in senso stretto, e neppure gli occasionali frequentatori del Web come delle piste. No! Proprio i tifosi con gli occhi iniettati di sangue, sempre all’erta sul “diverso”. Quelli che sposano una scuderia o peggio un pilota (all’insaputa dei suddetti piloti e/o scuderie) e pretendono prestazioni sessuali con orgasmi multipli. Gliene bastano 21 a stagione eh!? Ma nelle stagioni in cui non vengono soddisfatti i loro appetiti si apre la caccia al nemico. E il nemico siamo tutti, cioè tutti quelli che parlano, (non necessariamente male), dei loro beniamini.

Normalmente nei momenti di massima crisi della coppia, esempio per i mariti e le mogli di tale pilota che fa diversi errori, le prende dall’ultimo giovane arrivato, è criticato da più o meno tutti i giornalisti del Mondo, si va a scovare ogni scritto malevolo che riconoscono dalle prime righe, tanto da giudicare inutile leggere il resto. Così si lanciano a mani unite sulla tastiera per esprimere con tutta la loro genialità e precisione storica (storie parallele….) il concetto ultimo, la verità assoluta e incontestabile che tu ti eri non si sa come perso, oppure non avevi capito. E sei cattivo, e tifoso e geloso.

Voglio precisare che non ci sono riferimenti a chi frequenta (chi assiduamente chi meno) questo blog, e che nonostante ciò che evidenzio, essere letti anche da altri siti/social non può che far piacere. Tornando al generale, i blog in fondo sono come i settori di uno stadio, e per quanto il calcio continui ad essere un bellissimo sport, di certi suoi prodotti in Formula1 non si sentiva la mancanza. E’ ovvio che il blog sud degli ultras irriducibili e il blog nord degli ospiti la pensino diversamente nonostante guardino lo stesso evento, ma cosa vieta di mischiarsi sugli spalti? Ci ritroviamo invece ognuno nel blog che gli assomiglia, che lo rassicura e lo sostiene.

Mi piace pensare che quello che frequento io sia meglio. Credo che l’affermazione contenga in sè una dose di supponenza, di arroganza. Di sicuro c’è che una certa generazione di appassionati non si è formata su internet, ma leggendo con altri appassionati i giornali, guardando la TV e parlandone a quattr’occhi. E non è poca la differenza, perchè guardandosi negli occhi è difficile non trovare un cenno di comprensione, una scintilla di ironia ricambiata e dunque un equilibrio nella discussione. E questo succede anche dopo che che questi hanno cominciato a chiudersi in casa davanti ad uno schermo. Per fortuna!!!

Il Leone da tastiera invece (inteso come ne giovane ne vecchio, ma semplicemente come acritico), educato al sacro verbo del “ho capito tutto io” non cerca l’equilibrio, vuole che i frequentatori della SUA blog-curva lo vedano come lo Spartaco che lui si illude di essere. Il web taglia i ponti e crea miliardi di isole, ognuna convinta di essere indipendente, vera e sana.

Capisco, o cerco di capire che dei poveri scrittori di banalità male assemblate (pari pari a quelle di grandi firme eh!?) non meritano frasi gentili come “scusa, ma non mi trovi d’accordo su……”, bensì epiteti di diversa estrazione e idioma, ma almeno una volta provate ad affrontare con più di un commento prontamente cancellato una discussione pubblica, di confronto. Provate a lanciare un ponte dalla vostra alla altrui isola. La verità è che non c’è discussione senza presa di posizione, e se l’unica cosa che sanno fare alcuni è presidiare la valle delle verità come l’occhio di Sauron che scatena gli orchi in risposta a opinioni non gradite, beh pace, ce ne faremo una ragione. Per tutti è sempre comunque disponibile una risposta alla maniera di Pasquale Ametrano…

Per finire, da un blog di appassionati di motorsport ci si aspetta qualcosa sulle competizioni. Dunque parliamo dell’ultimo gp, e parliamone in modo da non offendere chicchessia..

-Cominciamo col dire che si è corso a Suzuka, in Giappone. Arigatò!
-Che le Ferrari, nella notte italiana, hanno conquistato la prima fila. Yeahhh!
-Che purtroppo sono partite mal…..mali….così cos….diversamente. Maddaiii!
-Che Carletto si è rovi…., ha urta….., si è tocc….., ha sfiorato Verstappen. Noooo!
-Che Sainz ha fatto una bella gara. Olè!
-Che ha vinto Bottas. Gulp!

Antonio

ps.  solo per questa volta eh!

 

Immagine in evidenza da: itasportpress