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Non è una Formula 1 per vecchi…

Abbiamo ancora negli occhi la staccata assassina di Rosberg su Hamilton nel 2016; staccata, si dirà nei giorni successivi, causata dal deterioramento dei freni della monoposto numero 6. Telemetria alla mano, ovviamente. Con quelle immagini e con l’impressione di essere in un film dei fratelli Cohen arriviamo alla qualifiche del sabato. Aspettando la pioggia come un novello Godot. Perché diciamocelo; è con la pioggia che le gerarchie e le aspettative vengono sovvertite. E come in un film dei fratelli Cohen (o nella geniale pièce di Samuel Beckett) non solo non arriva la pioggia. Ma Javier Bardem e Tommy Lee Jones si devono piegare al colpo di genio di Grosjean che parcheggia la sua Haas ammutolita nel bel mezzo del tracciato facendo svanire ogni chances residua dell’ultimo minuto delle qualifiche.
Il cronometro del sabato dice che Valtteri Bottas partirà al palo, seguito da Vettel e da Raikkonen. Hamilton deve scontare il cambio del cambio sulla sua W08.
Solo ottava piazza per lui.
Partenza feroce di Ricciardo mentre, speculare, il fato di Max Verstappen pare volergli far pagare con gli interessi ogni barlume di fortuna possa aver avuto nei mesi precedenti. Lui ci mette del suo facendo stallare in partenza il suo propulsore e rimanendo come una “sitting duck” nel bel mezzo della piazzola di partenza. La manovra di Daniel costringe Raikkonen ad andare largo e questo favorisce anche Grosjean. Nelle retrovie eccellente partenza delle due Williams con Massa e Stroll. Al Lap 9 Hamilton che partiva dalla ottava piazza, si libera dei backmarker su FI e Haas ed inizia la sua rincorsa su Kimi Raikkonen e al podio.
Al Lap 15 il primo Pit Stop per la Renault di Hulkemberg mentre Hamilton macina decimi su decimi sull’alfiere ferrarista mentre un po’ tutti in pista paiono iniziare ad avere blistering, compreso Hamilton che monta le Super Soft rispetto agli altri su Ultra Soft. Al Lap 22 Hamilton è negli scarichi del finlandese e immancabile arriva la comunicazione all’alfiere nero che i suoi freni stanno salendo di temperatura in maniera preoccupante. Intanto in testa alla gara Valtteri continua a infilare giri veloci su giri veloci con una consistenza impressionante. Mentre i dischi incandescenti in ingresso alla Remus sulla monoposto di Hamilton, visti i problemi del giorno prima e le indicazioni via radio, hanno un qualcosa di malvagiamente beffardo. Al Lap 30 la Haas, questa volta di Magnussen, perde potenza; perlomeno lui, contrariamente al suo compagno di squadra il giorno prima, riesce a non piantare la monoposto in mezzo alla pista. Al Lap 32 Hamilton si gioca il set nuovo di Ultra Soft conservato durante le qualifiche. Al 34 Ricciardo gioca la carta della Super Soft rossa mentre Hamilton inizia a mettere in pista il suo tipico ruolino di marcia impressionante. Al Lap 35 Vettel si ferma per le Super Soft in risposta alla manovra di Ricciardo, conservando la sua seconda posizione. Al giro 39 Hamilton conferma come le Ultra Soft non siano la scelta principale per la W08; l’inglese dopo l’exploit iniziale a suon di giri veloci sembra pagare amaramente l’indigestione della Mercedes sulle viola in Austria.
Al giro 41 Bottas deve dare la sveglia ai suoi al box che, presissimi dalla gara di Hamilton, paiono essersi dimenticati che hanno un loro pilota in prima posizione. Il Pit Stop del finlandese della grigia non è impeccabile e Kimi Raikkonen, autore di una prestazione fino al momento precisa, diligente e oculata, si ritrova in testa alla gara. Al Lap 46 Carlos Sainz, autore nei giorni precedenti al Gran Premio di una strisciante polemica intestina al team, deve ritirarsi. Al giro 49 i ruoli di lepre e volpe fra Hamilton e Raikkonen paiono essersi invertiti. Ora è il finlandese a dare la caccia all’inglese che sta ancora pagando cari i giri fenomenali su Ultra Soft subito dopo il Pit Stop.
“I struggle hard here” è il commento via radio di Hamilton mentre i primi tre stanno mettendo in pista i loro giri veloci in una gara forsennata su ritmo da qualifica.
Al Lap 61 i problemi che hanno afflitto Hamilton paiono rientrati e la sfida è tutta fra Hamilton e Ricciardo e Vattel con Bottas; entrambe le coppie sotto i tre secondi si gap fra i primi e gli inseguitori.
Al giro 68 Vettel è negli scarichi di Bottas quando come nel film di questo Weekend ogni volta che sta per arrivare il climax, un Perez ti finisce in mezzo alla pista.
Tutto rimandato agli ultimi due giri.
E come nel film dei Cohen, tanto tuonò che alla fine non piovve.
Posizioni confermate fino alla linea d’arrivo.
Gara magistralmente condotta dall’inizio da un Valtteri Bottas ora molto vicino a Lewis Hamilton in termini di punteggio mondiale.
Sarà sempre di più un problema per gli uomini di Brackley chiedere al finlandese un sacrificio in ottica del mondiale del suo compagno di squadra.
Vettel al secondo posto si conferma campione di razza autore di una gara pressoché impeccabile e magnifico terzo Daniel Ricciardo che ha difeso a suon di giri perfetti e pulitissimi (e una staccata in difesa alla Remus su un Hamilton arrembantissimo semplicemente perfetta) il podio sull’inglese.
Hamilton vede ancora una volta allungarsi il gap nei confronti del primo in classifica mondiale. In un weekend segnato dalla sfortuna, inconvenienti tecnici e da piccolissimi errori, quanto lasciato sul campo dall’inglese non è nemmeno moltissimo.
Certo ora oltre che da Vettel e dalle sue ruotate in regime di SC, Hamilton rischia di doversi guardare anche dal compagno di team.
Tutto rimandato a Silverstone dove Hamilton oltre ad essere di casa mostra sempre ottime prestazioni; Ferrari porterà l’evoluzione dell’ICE.
I giochi sono ben lontani dall’essere fatti e questo per la serie regina è un bene.
Forse meno bene, e lo dico con un piccolissimo accenno di polemica, cha l’allargamento di Ricciardo in partenza su Raikkonen, assomigli moltissimo a quello di Vettel su Massa in Mexico.
Lì partirono 3 punti sul patentino al tedesco; biasimo mondiale e una serie di colpi dal Gianicolo per infamia mondiale; qua nemmeno una indagine da parte dei commissari.
Basta mettersi d’accordo.
Magari anche per lo strike tirato in partenza da Kvyat che di fatto mette fine alla gare di Alonso e Verstappen.
La cosa più emozionante del weekend, diciamolo, è Daniel Ricciardo che insegue sul palco i malcapitati per fargli bere lo champagne.
Questa volta è il turno di un elegantissimo Martin Brundle.

Ricciardo vince il GP Indycar di Azerbaijan

La proprietà della F1 ora è americana, e il livello di competizione si adegua. In un circuito in tipico stile USA (tranne che per l’asfalto), abbiamo assistito ad una delle gare più pazze della storia della F1, simile a quelle che ogni tanto si vedono nel campionato Indycar, e che più spesso si vedevano una ventina d’anni fa nel campionato CART, quando Zanardi (di cui chi scrive è orgogliosamente concittadino), lo dominava.

Safety car a ripetizione, contatti, piloti finiti nelle retrovie che arrivano a podio, e, soprattutto, la giustizia che viene fatta in pista direttamente dai piloti, diventati emuli del mitico Paul Tracy.

E iniziamo proprio da questo. E’ da sperare che alla fine del campionato Vettel non debba rimpiangere il gesto di oggi. La reazione non è ammessa in nessuno sport, chiedere a Zidane. Rifilare una ruotata solo per affermare di avere ragione è sbagliatissimo ed è giusto che abbia pagato. Ma c’è un “ma”. Hamilton-Materazzi aveva provocato. Frenare in uscita da una curva, a 3 km dal traguardo, portando la velocità della macchina a 50 km/h, è pericoloso, non necessario e antisportivo. Forse non sarà sanzionabile a livello di regolamento (le luci della SC erano già spente), ma di sicuro un discorsino gli andrebbe fatto. Anche perchè è recidivo (Fuji 2007, anche in quel caso a farne le spese fu Vettel).

Detto questo, il caso ha voluto che Hamilton venisse comunque punito da un incredibile inconveniente tecnico, e la pista alla fine ci dice, comunque, che Seb ha aumentato il suo vantaggio nella classifica piloti rispetto a Lewis, in una gara dove, stando ai risultato delle qualifiche di ieri, era lecito aspettarsi una doppietta Mercedes, tale era il distacco rifilato alle Ferrari.

Ma doppietta non è stata, pur se al secondo posto è ugualmente arrivato Bottas, dopo essere finito doppiato a causa del danno riportato nell’incidente con il totalmente incolpevole Kimi in curva 2. Peccato perchè il finlandese per una volta era sul pezzo, con una partenza ottima e un attacco estremamente aggressivo al connazionale, che ha aperto la strada al compagno di squadra, sacrificando di fatto la sua gara.

Fra i due litiganti il terzo gode, e oggi a godere è stato (meritatamente) Ricciardo, che dopo l’errore in qualifica ha condotto una gara solida, rimontando dalle ultime posizioni dopo un pitstop anticipato per ripulire le prese d’aria dei freni dai tanti detriti presenti sulla pista. E’ un peccato che un pilota così abbia a disposizione per il quarto anno consecutivo una macchina che gli permette di vincere solo quando gli altri sono in difficoltà. E la stessa cosa si può dire del suo compagno di squadra, il quale ancora una volta è stato vittima della pessima affidabilità della power unit Renault.

L’altra stella di giornata è stato Stroll, incredibile terzo, bruciato da Bottas sulla linea del traguardo quando sembrava avviato ad una ancora più incredibile seconda posizione. Gliene abbiamo dette di tutti i colori, è stato criticato pesantemente dalla stampa, poi arriva sul circuito che non perdona errori, e in 3 giorni non mette mai le ruote fuori posto, e in una gara dove tanti colleghi hanno perso la bussola, lui è capace di ottenere un grandissimo risultato (è il più giovane pilota ad arrivare podio nella storia della F1). I prossimi GP ci diranno se si è trattato di un caso, ma da quello che si è visto oggi probabilmente non lo è. Indipendentemente dal fatto che sia arrivato dove si trova grazie ai tanti soldi di papà (prima di questo GP se ne era andato ad Austin a provare una monoposto del 2014, per una spesa che probabilmente si avvicina, o anche supera, la milionata di euro).

Dietro ai primi, da segnalare gli ottimi risultati di Ocon, Sainz e Wehrlein, tutti e 3 arrivati ai ferri corti coi rispettivi compagni di squadra. In particolare il francese, che ha spedito a muro Perez quando entrambi navigavano in zona podio, e, per sua fortuna, ad avere la peggio è stato il compagno. Al prossimo briefing dovrà essere presente l’ispettore Clouseau, per mettere un po’ di tranquillità.

E infine arriviamo a quella che è la vera impresa di giornata. Due motori Honda sono riusciti a finire il GP corso sulla pista dove il motore viene spremuto di più, portando addirittura Alonso nei punti. Ovviamente verso la fine qualche problemino c’è stato, altrimenti il risultato poteva essere anche migliore, se è vero che il povero Nando ad un certo punto era vicinissimo al podio, e, parole sue, avrebbe pure potuto vincere questa gara. Non è improbabile che a fine gara i motori siano da buttare, e che anche in Austria si prendano decine di posizioni di penalità, ma intanto la classifica si è mossa, e non è poco.

La Ferrari riparte da Baku con la consapevolezza che anche quando le qualifiche la vedono in difficoltà, in gara può dire la sua. Ma come si è visto a Montreal, e pure oggi, non essere in pole significa avere altissime probabilità di finire dietro (o molto indietro) in gara (ma anche esserlo e non fare una buona partenza, ovviamente non è bene). E questo potrebbe fare la differenza alla fine dell’anno, come sa bene Alonso. Con la consapevolezza di questo, buttare dei punti preziosi cedendo all’istinto è, come detto all’inizio, un errore imperdonabile, ed è bene che Seb rifletta (e venga fatto riflettere) su questo, con tutto il rispetto che si deve ad un grande campione.

Vettel in doppietta rossa, allunga sul passo lungo altrui

f1

Per il sesto round di questo eterno mondiale di Formula 1, si arriva nella patria delle residenze farlocche a soli fini fiscali; nella patria dei balconi affittati a prezzo di diamante grezzo e in una pista i nomi delle curve dovrebbero essere recitati come un rosario da ogni conoscitore le Motorsport, un po’ come la formazione campione del mondo di Spagna ’82 Zoffgentilecabriniscireaorialicollovatibergomitardellicontigrazianirossi…
Le prove libere vengono anticipate al giovedì e pare confermato che il transatlantico teutonico pare fare fatica a manovrare nelle stradine tra il Massenet e il Portier. Per contro le Ferrari volano seguite dalle sorprendenti (ma nemmeno troppo per chi conosce i limiti del propulsore Francese) Red Bull RB13.
Le qualifiche parrebbero scontate con un prevedibile uno-due rosso seguito dalle armate teutoniche spinte più che dalla trazione o dalla PU, dal bottoncino magico.
Ma tutto questo non tiene conto delle velleità turistiche di Hamilton.
Avete presente le puntate di Star Trek serie classica?
Paesaggio di un generico pianeta alieno e la ricombinazione del teletrasporto inquadra Kirk, Spock, Bones e due stronzi con l’uniforme della confederazione spaziale che non hai mai visto prima.
E tu sai già che il destino dei due stronzi è segnato; verranno dissalati da qualche improbabile creatura aliena.
Le Q1 sono un po’ questo: l’attesa perché i “due stronzi mai visti prima” vengano sacrificati sull’altare del rito pagano delle qualifiche in diretta mondiale.
Quello che magari non ti aspetti è doverti domandare in Q2 dove sia Hamilton; voci lo danno fermo al Portier a firmare autografi; altre con le borse della spesa fatte al Lidl monegasco appese sulla T-Wing dopo che Nico gli ha mandato un Whazzap perché gli manca l’olio e due cosine da sgranocchiare con la consorte mentre si gode dal balcone il prevedibile trionfo rosso; altri che stia alla Rascasse a tacchinare alcune turiste croate. Sta di fatto che si impicca a cercare il giro buono nell’ultimo minuto delle Q2 e parafrasando il Sassaroli per cui “non si deve mai andare in Germania, Paolo“; “non si deve mai cercare il tempo nell’ultimo minuto a Montecarlo, Lewis“.
Vandoorne appende la macchina al muro; bandiere gialle; Hamilton in quattordicesima piazza.
I cosiddetti “tecnici” sostengono che il problema della W08 stia nella non costanza del riscaldamento delle coperture e di conseguenza le coperture che non riescono mai a stare correttamente nella “sweet zone” di lavoro. I continui strappi della pista monegasca e la presunta disuguaglianza fra le temperature raggiunte dalla W08 all’anteriore rispetto alla posteriore dovrebbero essere una condanna a morte per la monoposto argentea. Sta di fatto che nonostante si sia lontani dal minuto e undici basso o dieci alto preconizzato da Damon Hill, in pochi millesimi si infilano ben due finlandesi ed un tedesco.
Parrebbe l’inizio di una barzelletta tipo: “…ci sono due finlandesi ed un tedesco…” e invece è la prima pole di Kimi Matias Raikkonen dopo Magny Cours 2008. E la dimostrazione che quando il motore è nuovo, come nel caso di Valtteri, e quindi puoi permetterti di usare l’overboost per un tempo maggiore, la monoposto teutonica non deve essere data per morta nemmeno nel parcheggio dell’Auchan.

Sauber le uniche che scelgono di partire con le Supersoft; tutto il resto dello schieramento adotta le Ultrasoft.
276 metri fra la linea di partenza e la Santa Devota in cui potrebbe succedere di tutto; talmente di tutto che ovviamente non succede nulla.
We follow you here on television, take care of my car…” Fernando Alonso in diretta da Indianapolis a Jenson Button mentre questi si sta schierando verso la partenza dalla Pit Lane.
Bellissima partenza di Magnussen che si infila fino in nona piazza; Hamilton guadagna subito una posizione su Stoffel Vandoorne mentre Button per dimostrare quanto tenga da conto la MP di Fernando Alonso, rientra ai box dopo un giro insieme a Pascal Wehrlein che passa immediatamente alle Ultrasoft.
Unsafe Release per Wehrlein mentre sopraggiungeva Button e i canonici 5 secondi di penalità per il tedesco.
Che per le stradine monegasche significa una condanna in contumace.
Al 16m o giro il propulsore di Hulkemberg inizia a sparpagliare olio a a partire dalla Beau Rivage; si fermerà al Portier. Con il box che gli segnala un problema al cambio; nonostante la logica paia suggerire un propulsore andato a pallino. Il fatto che Kvyat stesse segnalando perdita di olio dalla monoposto che lo precedeva fa pensare che la dipartita della PU fosse quantomeno preannunciata.
Al 26 giro i primi doppiati, Button e Wehrlein, arrivano nel mirino della monoposto di Kimi Raikkonen; immaginiamo Alonso davanti alla televisione americana non stia patendo per nulla la mancanza del gran premio. Vettel contestualmente arriva sotto il secondo nei confronti di Raikkonen. E Bottas si rifà sotto al tedesco della Ferrari.
Al 32mo giro Supersoft per Verstappen richiamato ai box. Prevedibile indicazione a Bottas di spingere per evitare il prevedibile undercut della RB13 sulla W08. Undercut che non riesce agli uomini di Milton Keynes visto che Valtteri si ferma al giro dopo.
Richiamato Raikkonen al giro 34 mentre Ricciardo a pista libera stampa il giro veloce, dimostrando che le Ultrasoft potrebbero tirare avanti ancora per parecchio senza l’obbligo antilogico del cambio mescola durante il Gran Premio. I giri veloci infilati anche da Vettel, oltre che dall’Australiano, mostrano che l’idea di undercut potrebbe non essere valida; ovvio si fosse fermato prima il Tedesco del Finnico la vulgata avrebbe voluto un complotto nei confronti del biondo per il canonico scambio di piazze tanto vituperato. Con il Tedesco a fermarsi dopo infilando giri veloci, la testa della gara finisce in mano a Sebastian Vettel.
Altra vittima sacrificale è Verstapen che grazie al PS ritardato di Ricciardo non solo perde la piazza ma vede il suo avversario diretto issarsi in terza piazza.
Al 43mo giro gli unici che mancano all’appello dei pit stop sono i due nuovi compagni di merende Hamilton e Vandoorne. Al suo Pit Stop, Hamilton perde piazza solo su Sainz; considerando che era partito dalla 13ma piazza (grazie alla penalità che Jenson Button ha “ereditato” dalla monoposto lasciatagli da Alonso) si tratta di un risultato più che positivo.
Al giro 60 entra in pista il convitato di pietra della Gran Premio: la Safety Car a causa della Sauber di Pascal Wehrlein letteralmente appesa alle barriere subito dopo il Portier appena prima del Tunnel.
Pascal Wehrlein è abbonato alle botte alla testa viste le sue esperienze al ROC; surreale il dialogo fra i suoi box e il pilota tedesco che alla richiesta di come stia, risponde che sta bene ma se potesse uscire starebbe anche meglio. Il sospiro di sollievo nel 50mo anniversario della tragica scomparsa di Lorenzo Bandini è ancora più sentito. A posteriori il tentativo di sorpasso di Jenson è parso velleitario ma in una pista dove “pare di correre in bicicletta nel salotto di casa” per parafrasare Nelson Piquet, ogni pertugio è d’autorità luogo di lotta.
Ericsson riesce a finire lungo sotto SC. Per le monoposto di Hinwil un weekend disastroso.
Sempre nel mondo del surreale il dialogo fra il suo ingegnere di pista che gli chiede “…what happened?” “I went into the wall…” l’asciutta risposta del pilota Sauber.
Al giro 67 rientra la SC ed è lotta vera fra le due RBR e la W08 di Bottas presa a sandwich fra l’australiano e l’olandese.
In un giro Vettel mette due secondi netti fra sé e Raikkonen togliendosi da ogni possibile impiccio del gruppo scatenato alle sue spalle.
La gara di fatto finisce qua: Vettel primo, Raikkonen secondo e Ricciardo ottimo terzo.
In ottica mondiale Vettel supera la soglia psicologica di un intero GP di vantaggio sull’inseguitore diretto Lewis Hamilton.
La Ferrari torna in vantaggio nel mondiale costruttori.

Riservo le ultime righe per un ricordo nel cinquantesimo anniversario della scomparsa di Lorenzo Bandini dopo un terribile incidente sulle strade del principato.