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MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI SPA

Durante una delle sue mirabolanti lezioni, Umberto Eco disse: “non serve essere campioni di ermeneutica per dirsi interpreti” e poi si zittì guardando gli studenti uno ad uno nel fondo delle palle degli occhi. Di fronte allo sbigottimento degli studenti che non capirono la battuta (tra cui il sottoscritto) allora disse “bene ora vi spiego: you don’t need to be champion in hermeneutics to call yourself an interpreter. E di nuovo gli studenti con lo sguardo perso nel vuoto (tra cui ancora il sottoscritto) mostrarono ampie perplessità, indecisi se il gioco di parole riguardasse la traduzione o qualcos’altro. Di fronte al reiterato silenzio del suo uditorio, a parte i soliti due-tre che ridono per compiacere il prof (tra cui NON il sottoscritto) anche se non capiscono la famosa beatissima, mise un lucido sul proiettore (ve li ricordate i lucidi?!) e sulla parete comparve un rebus da Settimana Enigmistica, ovviamente difficilissimo, e passò i restanti tre quarti d’ora a spiegare come si risolveva.

Quasi trent’anni dopo sono ancora qui a chiedermi se devo ridere oppure no a quella battuta: ogni volta che mi sembra di aver capito sento il mio cervello soffrire di sovrasterzo e mi tocca correggere un poco con il volante.  Forse è così che si sentono i piloti di Formula 1 quando ogni anno arrivano in Belgio. Infatti, se c’è una pista, un gran premio o un intero week end di gara in cui per quanto ci si applichi nel gioco dell’interpretazione si rimane sempre perplessi, questo è proprio lo storico tracciato di Spa-Francorshamps.

E perplessi, i piloti, lo sono stati per tutto il week end del Gran Premio del Belgio 2023! Sole, pioggia, sole con pioggia e pioggia con il sole. Metti le Rain e dopo tre giri le Slick ma poi ti ribalti a Stavelot quindi vai sulle intermedie tanto poi il break even point ce lo dice la Pirelli e mettiamo di nuovo le Slick, giusto? No! Lo dice Giove Pluvio quando cambiare le gomme!

Quindi, a meno di non chiamarsi Kimi Raikkonen, nessun pilota sarebbe stato sicuro di come sarebbero andate le cose. Di fronte al rebus, ça va sans dire, di Spa tutti i piloti, insieme ai loro ingegneri, hanno dovuto improvvisarsi interpreti. Con risultati, assai ondivaghi.

Cominciamo dalla McLaren che ha puntato tutto sul “settordici” con un assetto da bagnato spinto: li freghiamo tutti no?

PIASTRI

Se non altro, la scommessa di McLaren sull’assetto ci ha consentito di ammirare il giovane Oscar che fa un sabato da favola sfiorando per pochi millesimi la shootout pole e concludendo la successiva garetta alle spalle di Max. “Podietto” meritatissimo che non da la sufficiente misura della prestazione del nostro, capace di rifilare ben 3 decimi nella shootout al quotatissimo teammate e guidando alla grande nel muro di acqua sollevato da Max senza farsi intimidire dai mitici Eau Rouge, Kemmel, Stavelot e compagnia. Bravissimo. Praticamente un Robert De Niro sotto mentite spoglie. Poi? Poi succede che nella gara, quella vera, commette un’ingenuità che ci fa vedere, oltre alla sua gioventù, anche che non aveva fatto tutti i compiti a casa. Suvvia, Oscar!, non lo sai che a Spa non ci si butta all’interno della prima curva in partenza? Niente Oscar per Oscar, dunque, almeno a Spa. Ma le luci della ribalta lo attendono: deve solo abituarsi ai piani alti.

NORRIS

Con la scommessa della pioggia in tasca, convinti in McLaren di sbaragliare il campo, Lando sale sul palco della Scala preparando tutti i do di petto di cui è capace. Ma al sabato stecca, battuto sonoramente dal rookie compagno di squadra quindi gli tocca sorbirsi i buuuuu di prammatica del loggione che piovono su di lui come le gocce di pioggia delle Ardenne: pesanti. Il loggione poi si scatena anche contro il suo coro di supporto, cioè la McLaren tutta, perché la scommessa sul settordici si rivela la boiata dell’anno il giorno della gara, con sole pallido ma pista asciutta. L’assetto non paga e Landino nostro si ritrova a guardare tutta la gara le altre macchine che lo sorpassano come se fosse fermo – da paura vera il doppio sorpasso subito da Albon da una parte e Ocon dall’altra all’ottavo giro. Si salva dal linciaggio del pubblico solo grazie ad una strategia azzeccata, con cambi anticipati scommettendo, stavolta bene, sulle lotte che gli altri avrebbero fatto tra loro, e per la caparbietà di ritmo mostrata nei momenti in cui aveva pista libera. Punti d’oro, quelli del settimo posto finale, per come s’erano messe le cose.

VERSTAPPEN

Chi è andato vicino alla perfezione, ancora una volta, è stato Max che oltre alla doppia pole fatta nelle doppie qualifiche conduce garetta e gara con la prudenza che ha imparato ad avere già da di tempo. Mi disinteresso della garetta, come sempre, ma senza esimermi dal notare che sulla pista bagnata sembrava fare un altro sport rispetto agli altri. Alla domenica, complice il sesto posto in griglia per cambio del cambio del cambio del cambio (what balls! Non voglio più il parco chiuso!), sta fuori dai guai in partenza, approfitta del guaio Sainz-Piastri e aspetta comodamente il momento in cui Hamilton perda DRS da Leclerc per superarlo con facilità al giro 6. Cosa che fa con lo stesso Leclerc un paio di giri dopo. Non si danna per andare addosso a Perez e decide di aspettare i pit. Subito dopo mette il turbo, come si diceva una volta, supera Checo e se ne va. Giusto un brivido al giro 21 quando la sua RBR sta per fargli un brutto scherzetto sbandando pericolosamente a Eau Rouge ma controlla alla grande e torna a velocità di crociera come fosse niente che, per inciso, è stata praticamente di 1 sec al giro più veloce degli altri. Niente altro da dire. Che stia su un piano superiore ormai non è più una sorpresa.

PEREZ

Qualifica pessima, dove si prende 1 secondo da Max…, che lo relega al secondo posto in griglia dietro a Leclerc. Pessima anche la shootout, 9 decimi presi da max ma stavolta la griglia lo vede addirittura ottavo. Nella Sprint è protagonista di un bel duello, senza esclusione di colpi, con Hamilton (di cui diremo dopo) conclusosi malamente e che lo costringe al ritiro. Nella gara della domenica, rinfrancato dal sole, stacca decentemente, abbastanza per poter stare negli scarichi di Leclerc e superarlo al primo colpo sul Kemmel. Bene. Poi tira alla morte per cercare di rendere difficile la rimonta di Max. Però non c’è niente da fare. Max è di un altro pianeta e deve arrendersi come al solito. Diciamo che ha fatto quel che deve fare: secondo. Ma la facilità con cui Max se lo mangia e i distacchi che prende…

LECLERC

Se McLaren aveva scommesso sulla pioggia pare evidente che Ferrari ha scommesso sul sole. Ma non solo col sole vediamo riaffiorare il sorriso sul volto di Charles perché anche nelle varie sessioni del venerdì e del sabato fa vedere di che pasta è fatto. Nelle qualifiche mette tutti in fila tranne l’alieno il che però, complice l’arretramento in griglia di Max, è sufficiente per metterlo in Pole. Nelle shootout strafà e si ritrova dietro a Sainz ma è conscio di averne di più. Sta quindi calmo nella Sprint per non fare casini e si allena per la gara. Gara, quella vera, in cui parte bene anche se nulla può al ritorno di Perez nel Kemmel. Dopo però fa una gara ammirevole, con ritmo ottimo, sfruttando la velocità in primo e terzo settore che Ferrari, con sorpresa di tutti, mostra e alla grande. In Ungheria dovevano andare forti e sono andati piano. In Belgio dovevano andare piano e sono andati forte. Si ritrova sul podio, con merito, a soli 10 secondi da Perez e tenendo a bada il pur ottimo Hamilton. Bijoux nelle interviste a fine gara: “se Hamilton non avesse sorprendentemente pittato per fare il giro veloce pensavi ti avrebbe potuto soffiare il terzo posto?” “No”. E’ proprio un campionato pazzo! E se non ci fosse Max staremmo assistendo ad un mondiale meraviglioso. Vai Charles! Vai!

OCON-GASLY

Nel week end in cui Alpine è stata decapita nei suoi vertici amministrativi e tecnici i due piloti decidono di prendersi il palcoscenico garantedosi… gli oscar! Gasly scippa il trofeo di MVP al pur straordinario Piastri nella garetta del sabato con un terzo posto eccezionale a cui aggiunge la speciale dedica ad Hubert che mi ha fatto venire i lacrimoni agli occhi (e non solo a me, suppongo) – peccato la domenica non abbia fatto altrettanto ma poco male. Ocon si prende il trofeo di MVP alla domenica perché parte dalla 15esima posizione e poi sfodera una gara memorabile con sorpassi, ritmo, strategia e poi ancora sorpassi ritmo e ancora sorpassi strepitosi. Tra tutti spiccano quello doppio su Albon e Norris all’8° giro e quello su Tsunoda al 38° giro in cui si era trovato all’esterno alla fine del Kemmel, frutto di una difesa eccezionale del giapponesino ma poi fa scivolare in avanti la vettura in staccata e riesce a tenere l’esterno in modo magistrale per trovarsi in favore di traiettoria nella doppia curva successiva: WOW! Sto ragazzo è forse l’unico pilota per cui non provo simpatia. Non lo capisco e continuo a non capirlo: come può fare prestazioni ridicole (in stile Mazzacane per intenderci) come in Austria e poi fare una gara così strepitosa? Mah!

HAMILTON

Ottimo ottimo il buon Lewis. In palla per tutto il week end, si mostra in missione per demolire il compagno di team. Le malelingue dicono che la verve che ha ritrovato negli ultimi GP dipenda più dalla voglia di strappare l’ennesimo ingaggio monstre che non dalla nuova impostazione della vettura da Barcellona in avanti. Certamente il vil danaro non gli dispiace ma credo sia più il l’istinto da killer che è tornato a far capolino da dietro la sua visiera: ha visto il sangue di Giorgino e ora lo vuole distruggere. Nelle due qualifiche, infatti, gli ha rifilato distacchi irreali: 8 decimi sia nella qualifica del venerdì che nella shootout del sabato. Più o meno come Max-Checo: sarà questo il messaggio poco velato che manda a Toto per il rinnovo del contratto? Sta dicendo che lui è ancora al top? Be’, di certo in Belgio non è stato a guardare il bel panorama delle foreste. La forma straordinaria mostrata, peraltro, dà ancora più valore alla gara di Leclerc. Solo una nota sulla penalità ricevuta nella Sprint per il duello con Perez. Onestamente, di tante cose che accadono da anni sui circuiti di F1 e penalizzate più o meno giustamente dai commissari l’episodio che ha coinvolto Lewis e Checo non era certo tra quelli peggiori. Anzi. Duello tosto, anzi tostissimo ma assolutamente dentro i limiti della competizione. La penalità, secondo me, non solo è stata eccessiva ma non doveva proprio essere comminata e il sospetto che sia stata inflitta a causa del danno subito da Checo è alto. Non si danno penalità in funzione degli esiti delle manovre, no! Si danno se le manovre sono scorrette indipendentemente dagli esiti. L’esito per Checo è semplicemente stato una questione di sfortuna. Un po’ come poi la domenica è capitato a Sainz. Ma lì non hanno penalizzato né Sainz né Piastri: incidente di gara, giustamente. MAH!

ALONSO

Pure lui, da old fox, trova una domenica bestiale sul circuito che più di tutti deve essere interpretato al melgio e zitto zitto quatto quatto, ritrova una quinta posizione che non sembrava affatto alla portata della Aston Martin vista negli ultimi GP. Nelle qualifiche ha dato distacchi irreali a Stroll (rispettivamente 1 secondo e 1.4 sec): peccato per l’incidente nella Sprint. Poi, in realtà non c’è molto da dire sulla sua gara della domenica, nel senso che non si è ritrovato a battagliare in continuazione con questo e quello (praticamente mai inquadrato) ma ha saputo tenersi fuori dai guai, da old fox per l’appunto e un ritmo evidentemente molto efficace tant’è che il quinto posto finale è giunto un po’ a sorpresa. Ma questo è Fernando! Oscar a miglior attore non protagonista.

TSUNODA

Non ci fosse stato lo strepitoso Ocon che s’è visto domenica l’MVP della gara l’avrei dato a lui. Chiamato a non ridursi al ruolo di comparsa per il ritorno di Ricciardo il piccolo Yuki non solo non si è perso d’animo ma ha portato pure un punto insperato visto che la AT è la peggior vettura del lotto in questo momento. Qualifiche “vere” davanti a Ricciardo, quelle “false” dietro così come nella Sprint. Ma è stato alla domenica che ha mostrato di avere gli attributi. Nonostante una strategia non ottimale riesce comunque a battagliare alla grande per tutta la gara e con chiunque: ne ha prese e ne ha date. Deve rinunciare proprio nel finale a due punti in più per via del ritorno strepitoso di Ocon e del sorpasso all’ultimo giro da uno Stroll redivivo. Bravissimo.

 

Note di Merito

Stroll, per l’appunto, che dopo qualifiche pessime e una Sprint un po’ anonima, si ritrova però alla domenica a battagliare per tutto il tempo e a disputare una gara decisamente gagliarda.

Sargeant non è che abbia meritato granché ma in gara domenica ha fatto vedere che almeno è parte del gruppo. Si è pure trovato per un discreto numero di giri in zona punti e non ha commesso grossolani errori. Le tre soste provate da Williams l’hanno relegato in fondo ma poco male.

Note di Demerito

Sainz stava facendo un buon week end, con ottime qualifiche e ottima sprint conclusa davanti al compagno di squadra. Quell’errore in partenza però poteva evitarlo. Vero che l’ingenuità più grossa l’ha commessa Piastri ma tecnicamente parlando, e bilancina alla mano, la responsabilità del contatto che l’ha poi costretto al ritiro (non ha calcolato bene gli spazi) è sua.

Russell è stato combattivo in gara ma ha subito in modo clamoroso da Lewis sia in qualifica che sul ritmo. Non ci siamo.

Ricciardo dopo la buona prova in Ungheria e dopo un sabato decente è sparito in gara, surclassato da Tsunoda. Uhm…

Note di anonimato per tutti gli altri, compreso un Hulkenberg da cui mi aspettavo decisamente di più in un circuito come questo.

Nota finale sulla ricomparsa del porpoising che ha riportato alla mente l’inizio del 2022. Anche in questo caso a subirne maggiormente gli effetti è parsa Mercedes. Come giustamente è stato fatto notare dai telecronisti non c’è stato alcun doppiaggio segno che tutti i team stanno comunque trovando un po’ di prestazione. Per farlo stanno coraggiosamente, è il caso di dirlo, trovando il modo di abbassare le vetture quel che basta per stare nel regolamento e trovare comunque qualche decimo ma anche a costo, per l’appunto, di far ricomparire il porpoising. E’ stato detto che i doppiati non ci sono stati per via della lunghezza del circuito (7km, il più lungo del mondiale) ma l’anno scorso di doppiati ce n’erano stati tre e comunque quelli dal decimo posto in giù avevano chiuso la gara appena davanti a Max. Quindi la nota è corretta: non ci sono stati doppiati perché tutte le scuderie di rincalzo, per così dire, hanno davvero migliorato, e non di poco, le loro performance. Ma del resto è stato già ampiamente notato: senza la clamorosa superiorità che Max sta mostrando questo mondiale sarebbe bellissimo.

Ci vediamo a Zandvoort!

 

Metrodoro il Teorematico

 

BASTIAN CONTRARIO: PIOVE SUL BAGNATO

La verità è che al peggio non c’è mai fine ed il GP belga, conclusosi domenica scorsa, non ha mancato nel ricordarci questo antico detto popolare. Partiamo dal fatto che il suddetto GP si è sempre svolto a fine agosto e, considerando la posizione geografica del circuito di Francorchamps, ci sarà un motivo se questo era posizionato a fine estate nel calendario del mondiale. I nuovi mercati avanzano, scalpitano per avere un posto al sole e, infatti,  il calendario della F1 di Domenicali & Co. già ora è gravido di appuntamenti, i quali pare siano destinati ad aumentare (sigh), perciò miei cari lettori, inutile lamentarsi del meteo (estivo e quindi altamente prevedibile tra le Ardenne), perché questo era inevitabile che andasse a rompere le uova nel paniere nell’organizzazione del baraccone, chiamato Circus di F1; piove sul bagnato appunto. Pioggia che, purtroppo, anche se non ce n’era proprio bisogno, è andata ad evidenziare sia l’inadempienza dello stesso organizzatore che la dabbenaggine dei piloti… nessuno escluso! Non faccio sconti a nessuno e per quale motivo dovrei farne? Come mai piloti titolati ed esperti hanno lasciato che fosse Russell il capo della GPDA? Non conosco il sistema di scelta di questo fantomatico sindacato, il quale a mio giudizio conta nel processo decisionale di tutto il carrozzone come il due di coppe nella briscola a bastoni e,  infatti, quando mai i piloti, con portavoce George, si fanno sentire? Guarda caso nel bagnato weekend belga, il “sindacalista” Russell si sbatteva per tutto il paddock invocando l’eventuale annullamento del GP perché troppo pericoloso. Ribadisco il concetto, non conosco i motivi del perché sia stato eletto proprio il buon Russell, considerando che tra i venti piloti ci sono nove titoli mondiali tra Alonso ed Hamilton, i quali, tra l’altro, ne vengono proprio dalla vecchia scuola dove sotto la pioggia si correva eccome (da qui il perché non faccio sconti a nessuno) eppure nello svolgimento della sciagurata “mini gara” (ri sigh!) tutti e venti i piloti sono partiti in fila come soldatini dietro la safety car con full wet, quando meteo, condizioni della pista e buon senso dicevano che si sarebbe potuti partire regolarmente con intermedie. Che umiliazione, che vergogna, che disfatta per noi appassionati della vecchia guardia che ci siamo fatti le ossa ammirando le migliori gesta compiute in nome del nostro sport proprio sotto la pioggia battente. Le nuove generazioni magari applaudiranno anche alla cupa iniziativa, del resto questi sono stati e vengono educati al perbenismo ad oltranza del “safety first” che per carità è giusto (Dio non voglia che ora ci sia qualcuno che inizia con la menata che voglio l’incidente per non dire altro!), solo che l’attuale F1 è entrata in un loop dal quale non se ne esce più e che essa stessa ha creato. Il sottoscritto si chiede, visto l’andazzo che ormai si è scelto di prendere, come diavolo hanno fatto i campioni del passato a gareggiare e soprattutto a partire sotto pioggia battente? Erano idioti loro o sono furbi adesso a mortificare uno spettacolo che già di suo è annichilito dallo strapotere della Red Bull di Verstappen? Piove sul bagnato dunque e, per quanto mi sforzi di vedere un lato positivo in tutto questo, ci si mette anche la sorte nell’aiutare chi di aiuto non ne ha proprio bisogno.

Mi riferisco all’imbattibile Verstappen (anche se Charles dice che è battibile… certo, tutti lo sono, quando c’è il mezzo per contrastarlo, di certo non quest’anno che corre da solo!), che dall’alto della sua sicurezza e maturità (si dia a Cesare ciò che è di Cesare) sapeva già il casino che sarebbe successo in curva uno e si è ben guardato di arrivarci a rotta di collo, considerando anche che sapeva come sarebbe finita comunque, anche se avesse perso un’altra posizione. Infatti ci pensa Carlos a facilitargli il compito, incollandosi all’inesperto e talentuoso Piastri. Il buon Carlos, superato per la gioia di tutti i tifosi di LeClerc (la guerra dei poveri), dal compagno appunto, in classifica generale non può che biasimare se stesso per quanto accorso, ed in seguito, dunque, inutile lamentarsi se in squadra si operano determinate scelte. Scelte da parte del muretto nei riguardi del monegasco durante la gara, che sono state a dir poco lineari. Quando vedevo Ferrari che rispondeva senza sbavature, colpo su colpo, ai potentissimi undercut della Mercedes, che unite alla guida di Charles sono riusciti a conquistare un benedetto terzo posto, mi sono chiesto se Ferrari sarebbe riuscita a fare lo stesso qualora lo spagnolo fosse stato ancora in gara. Eh già, perché un conto è dover dividere la strategia in due, un altro è potersi concentrare esclusivamente su una sola macchina. Guarda caso, domenica scorsa è andato tutto liscio. Sarà cosi anche a Monza, dove si presuppone che Ferrari dovrebbe (condizionale d’obbligo) andare bene, visto che in Belgio non ha sfigurato (seconda forza tra le Ardenne… che F1 altalenante e imprevedibile che c’è dietro gli scarichi della RB19) sui lunghi rettilinei ad alta velocità. A mio giudizio, il problema della gestione dei due piloti rossi si presenterà presto nuovamente e quello del GP belga è stato solo un rimandare l’appuntamento. Nel frattempo, caso mai ci fosse qualcuno che festeggia il terzo (meritato) posto del monegasco, che può fare morale alla chiusura del circo per la pausa estiva, mi permetto di ricordare che queste non sono altro che briciole, avanzi che Verstappen lascia a quelli che si alternano dietro di lui ogni domenica di GP. Per chi aspira a ben altro, non può essere di certo felice di ciò, eppure se non fosse stato per il ritiro di Sainz, adesso Ferrari avrebbe superato la Aston Martin in classifica costruttori (piove proprio sul bagnato eh?). Quella Aston che è partita come un razzo ad inizio mondiale e che con il redivivo Alonso ha fatto non poco sognare ed invece si è sciolta come neve al sole, tanto da essere ormai stata agguantata dalla disastrata Ferrari. Che poi, conti alla mano, tanto disastrata non è la macchina di Binotto, visto che con una squadra in piena rifondazione (Alpine, clamorosamente ha avuto il fegato di superare in scelleratezza la stessa Rossa!) e che Dio solo sa dove si troverà l’anno prossimo (dal punto di vista tecnico, dato che la nuova nata apparterrà esclusivamente al gruppo di Vasseur) stanno lottando apertamente per il terzo posto nei costruttori. Magra e triste consolazione certo, visto che l’anno scorso eravamo in vetta ed invece oggi si lotta per le briciole appunto, eppure queste prestazioni altalenanti (in dipendenza del circuito dove si corre, si capisce) della SF-23, ci ricordano che una base c’era sulla quale lavorare e che, se si fosse agito diversamente, ora forse parleremmo d’altro. A Sky, riportando una dichiarazione scritta da “La Repubblica” (e speriamo che sia solo del quotidiano e non di Vassaeur), si legge che l’obiettivo è il 2025 e che bisogna resistere (ripetuto più volte) in maniera partigiana fino a quella data, perché quello sarà il momento della rinascita. In quell’anno prenderà servizio Loic Serra (ex AMG), forse da qui le conclusioni raggiunte dal quotidiano… magari, visto che ora l’attuale TP (a differenza dell’altro) ha tutto il supporto necessario della dirigenza, riuscirà nell’impresa; perché no? Male che vada c’è sempre il 2026, che poi è la data fissata dal Presidente proprio l’anno scorso e, caso mai non ci riuscissero, ci sarà sempre l’anno successivo. Del resto si sa, anche se piove sul bagnato, c’è sempre l’anno che segue per rimediare

 

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI BUDAPEST

C’era un poeta che non sapeva ben spiegare il fascino generato dalle donne ungheresi confuso, come tutti,
da una grazia senza tempo mista alla fierezza del portamento, attratto dalle loro forme sinuose e snelle e
allo stesso tempo intimidito dal baluginio fiero e persino pericoloso che i loro occhi tramandano da tempi
immemori, occhi di quell’antico e irrequieto popolo capace di rappresentare l’antonomasia di devastazione
e distruzione che dopo aver scorrazzato in terribili scorrerie per tutto l’Impero Romano trovò infine la pace
in questa zona dove il Danubio allarga la sua influenza creando la pianura pannonica. Così turbato il poeta
diede fondo alle sue risorse e di queste fascinose creature ebbe infine a dire che sono come “un fiume
d’oro con due occhi di ghiaccio”.
Mi pare una definizione che si attaglia perfettamente a descrivere l’Hungaroring che quando nel 1986 si
presentò nel circus fece storcere il naso ai più e che dopo 38 anni fa parlare di sé grazie al fascino
misterioso ed ineffabile che si è costruito nel tempo. Chi ha saputo domarlo, questo fiume d’oro, è
sicuramente sir Lewis Hamilton che staglia nel suo palmares il record difficilmente eguagliabile di 9 pole
position sullo stesso circuito. Quel che ha fatto Lewis nel sabato ungherese ha dello straordinario. L’ha
capito, Lewis, l’Hungaroring. L’ha accarezzato in ogni curva, chicane, cambio di direzione e in quel giro,
centimetro dopo centimetro, deve avergli sussurrato parole dolcissime perché ne ha infine ricevuto il dono
che, come il poeta qui sopra, molti uomini vorrebbero ricevere da queste lande pannoniche: una unione
sensuale e gioiosa. Tant’è vero che nelle interviste in parco chiuso l’espressione un po’ spersa e stralunata
del volto di Lewis non lasciava adito a dubbi.
Però, come diceva il poeta poc’anzi citato, l’Hungaroring ha anche occhi di ghiaccio. E’ pericolo fidarsi, caro
Lewis! Quello sguardo, ricordatelo, è pericoloso! Anche se hai il record dei record non puoi credere davvero
di aver domato una volta per tutte l’Hungaroring. E infatti la gara si decide in quei pochi (si fa per dire)
metri che dividono la linea di partenza dalla curva 1. Allo spegnimento del semaforo, quei 3 millesimi che il
circuito ti aveva regalato in prova, ha evidentemente deciso di toglierteli. 3 millesimi che ti hanno impedito
di chiudere Max e di uscire in testa alla prima curva. 3 millesimi che nel vano tentativo di resistere al
generale Ezio, ehm pardon, all’arrembante Max Verstappen ti hanno anche privato del podio.
Già, un fiume d’oro con due occhi di ghiaccio.
Ma bando alle ciance e passiamo alle NON PAGELLE che questa volta si aprono, forse non troppo
inaspettatamente con…

ZHOU!
Già, proprio lui! L’inaspettato MVP delle qualifiche! Che tale è stato sia per la totalmente imprevedibile
velocità di Alfa in Ungheria sia per la sua strepitosa prestazione nei vari Q1 (che chiude addirittura al primo
posto!), Q2 e Q3 sia per la sua capacità di fare il salto di qualità nel suo ultimo giro veloce sia per aver
messo dietro il Valtteri redivivo, anche lui gasatissimo dalla inattesa velocità del mezzo, il quale
ricordiamolo sul giro secco ha dato filo da torcere anche a sir Lewis! Quinta posizione in griglia da
fantascienza, peraltro a pochi millesimi dalla terza e un bravo bravissimo! non glie lo leva nessuno. Certo. E
poi? E poi la domenica, nel più classico tòpos del dalle stelle alle stalle, ne combina di ogni. Si pianta in
partenza come non si vedeva da anni e non contento nel buttarsi sulla prima curva crea un disastroso
filotto di tamponamenti: “buccia” Ricciardo che “buccia” Gasly che “buccia” Ocon e addio fichi! Ricciardo
riparte ultimo ma gli alfieri di Enstone finiscono lì, molto mestamente la loro gara. Non che avessero
particolari speranze di far bene ma proprio così no, eh! Ah, Zhou! Che grandiosa metafora della vita che ci
hai regalato!

VERSTAPPEN

Il buon Max, a differenza di Lewis, decide di affrontare l’Hungaroring con piglio più strategicamente
militaresco e si trasforma nel generale Ezio. Porta tutti un po’ a spasso nelle varie sessioni, non si scompone
affatto nel vedere Lewis in pole e poi quando vede il momento giusto, proprio là, proprio ai campi
Catalaunici, decide di sferrare il colpo. Stacca al semaforo come non ha mai staccato prima e impedisce a
Lewis di chiuderlo. Esce in testa alla prima curva e poi sfianca gli avversari. Oltre alla metafora storica di cui
sopra non fa. Nel senso che mentre nelle ultime gare si era visto il suo straordinario valore aggiunto qui
invece, dopo il colpo da maestro in partenza, fa tutto in dosato controllo (comunque inavvicinabile per gli
altri). Si vede quel che potrebbe fare in più in occasione del fastest lap: mentre tutti, nell’ultimo stint,
tiravano alla morte girando in 1.22 alto, lui stampa un 1.20 e 5 da fantascienza. Che dire di più?

NORRIS
E per fortuna che Ungheria non era adatta alla nuova McLaren! La “mecca” va forte davvero. In qualifica
Norris è addirittura un po’ deluso (e non lo nasconde) e possiamo pure dire che deve accontentarsi della
terza piazza. In gara è costretto dalla lotta Max/Lewis a soccombere al suo (bravissimo nell’occasione) team
mate ma che ne avesse di più si è visto in occasione della giostra dei pit stop: il ritmo è decisamente
migliore e nonostante le grida di delusione dall cabina di commento di Nico Rosberg il sorpasso su Piastri
era inevitabile. Nel finale resiste abbastanza comodamente alla rimonta di Perez e chiude con uno
strepitoso secondo posto. E se i 30 secondi rimediati da Max a fine gara possono far storcere un po’ il naso
in vista del resto della stagione gli altrettanti 30 secondi dati al team mate ci fanno dare del bravo
bravissimo! a Landino nostro. Post-gara un po’ ridicolo, con la distruzione del preziosissimo trofeo di Max
che porta quest’ultimo a fare un sibillino commento davanti ai giornalisti: “con tutti i soldi che McLaren dà
ai propri dipendenti sicuramente ne avranno anche per ripagarmi il trofeo”. Ma cosa avrà mai voluto dire?!

PEREZ
IL buon Checo torna finalmente sia in Q3 che sul podio. Dopo le disastrose performance dei precedenti GP
si sarebbe di che essere contenti. Invece la superiorità dimostrata da RBR in questo circuito ci fa pensare
che Checo avrebbe potuto, e quindi dovuto, fare anche meglio. Infatti, per quanto raggiunga finalmente il
Q3 lo fa però con una prestazione finale assai scialba che gli vale solo il nono posto in griglia. Poi, per carità,
fa una gara gagliarda con un buon numero di sorpassi e con un ritmo che, quando aveva pista libera, era del
tutto comparabile a quello del suo team mate. Anche il terzo posto finale, un podio finalmente!, andrebbe
salutato con gioia viste le precedenti gare ma nella parte finale non è riuscito ad agganciare Norris, che
pure pareva alla sua portata. Dolce-amaro è, dunque, il risultato finale per Checo. E se guardiamo alla
ottima prestazione di sorrisoneDaniel là dietro…

HAMILTON
Delle peripezie amorose del nostro con l’Hungaroring abbiamo già detto nella parte introduttiva quindi non
mi ripeto. Per il resto registriamo un ottimo ritmo nella parte iniziale della gara, un pessimo (strano!) ritmo
nella parte centrale e di nuovo un ritmo eccellente nella parte finale che lo porta ad un passo dalla lotta con
Perez per il gradino più basso del podio. La sensazione è che se non ci fosse stata quella partenza disastrosa
il secondo posto era facilmente alla sua portata. Ma tant’è. E intanto continua a distanziare il giovane team
mate in classifica.

PIASTRI
La inaspettata conferma della competitività McLaren aiuta ancora il nostro Oscar a mostrare di che pasta è
fatto. L’eccellente qualifica non è nulla di fronte alla genialità che ha mostrato in partenza. Visto che il
duello Max/Lewis stava rischiando di portare per prati anche Norris ha saputo con sagacia cogliere l’attimo
per infilarsi dove gli altri non pensavano. Considerando le poche frazioni di secondo che hanno i piloti per
prendere decisioni il fatto che abbia preso quella giusta va tutto a suo merito. Così riesce ad uscire dalla

prima curva in una inattesa seconda posizione e poi tira fuori il meglio dal suo mezzo facendo una prima
parte di gara alle calcagna di Max. Forse sforza troppo le gomme perché dopo essere stato intorno ai 2 sec
per una decina di giri si stacca inesorabilmente finendo per soccombere già al primo pit stop ad un Norris
che aveva comunque dato l’impressione di avere qualche cosa in più. Purtroppo dopo il primo pit non
riesce a rendere allo stesso modo di Norris e si stacca abbastanza rapidamente. Mette in piedi un bellissimo
duello con Perez al quale soccombe con il dovuto onore. Pare che proprio in quel duello abbia rovinato un
poco il fondo ma non ne sarei così sicuro: il suo ritmo era già (relativamente) scadente già da prima.
Soccombe anche ad Hamilton, stavolta senza combattere più di tanto e deve accontentarsi, si fa per dire
visti i risultati prima di Silverstone, di un quinto posto che sa comunque di buono per tutto quello che ha
mostrato. La stoffa sembra esserci (ed è già ampiamente rookie dell’anno): ora deve abituarsi ai piani alti.
Bravo.

RUSSELL
Dopo una Silverstone incoraggiante Giorgino ritorna amaramente a deludere. Quando il tuo attempato
team mate fa la pole position mentre tu esci mestamente in Q1 si può far altro che rimanere delusi? No. E a
nulla vale la ottima gara che ha portato a termine (con sorpassi anche spettacolari eh, per carità) perché
comunque dal 18° al 6° posto è tanta roba. Però, come al solito, da lui ci si aspetta molto di più. E continua
a scivolare indietro. Doveva essere l’anno della sua consacrazione e invece si sta trasformando piano piano
in una specie di incubo. Non ci siamo. Il vero punto è che da quando è arrivato in F1 non ha mai avuto
veramente pressione. Nemmeno l’anno scorso, al suo esordio in Mercedes, aveva pressioni per via del fatto
che la macchina era quello che era. Quest’anno invece le pressioni ci sono e la sensazione è che Giorgino
faccia fatica a reggerla. Il talento e la velocità ci sono ma sappiamo che per essere campioni bisogna anche
dominare la pressione ambientale: ce la farà?

LECLERC e SAINZ
La ferrari delude ancora. Se per Hamilton e Max abbiamo scomodato poeti e storia antica per descriverne le
gesta qui purtroppo dobbiamo scomodare un Attila non esattamente da poema epico:
A come atrocità,
doppia T come terremoto e traccedia,
I come iradiddio,
L come lago di sancue
e A come "adesso vengo e ti sfascio le corna"!
Così sono apparsi, infatti, i proclami della vigilia, che consideravano l’Hungaroring come pista “adatta” alla
SF-23: sconclusionati e ridicoli come in un film di serie B. Ma se in quel caso la demenzialità era talmente
calcata da generare grasse risate in questo caso, ahimè, finisce per far piangere. Come già a Silverstone
anche in Ungheria la vettura non va sul giro secco impedendo a Leclerc di fare il suo solito show e
accontentarsi di un per lui mesto sesto posto in griglia, alle spalle persino di Zhou!, e a Sainz addirittura di
raggiungere il Q3. La gara è senza lampi, con qualche piccolo sgarbo che si consuma tra i due a smuovere un
poco le acque. Alla fine, nonostante le posizioni, meglio Sainz, più regolare e autore di una partenza
strepitosa, di Leclerc, senza lampi e falloso in occasione del pit (peraltro anche “cannato” per una pistola
malfunzionante). Perplesso dalle dichiarazioni di Vasseur post-gara che pur sottolineando gli errori tentava
di vantare un ritmo simile a McLaren e Mercedes che, numeri alla mano, non sembra esserci stato. La luce
sembra spenta ma questo campionato ci ha abituato a sorprese ad ogni GP: Spa non sarebbe adatta alla SF-
23. E se invece lo fosse?

ALONSO e STROLL

Se in Ferrari piangono in Aston Martin si strappano i capelli. Il passo del gambero di AM infatti è ancora più
marcato di quello degli uomini in rosso. E per fortuna che Alonso è un altro, come Hamilton, che
l’Hungaroring sa come trattarlo (i distacchi in qualifica tra i due teammate sono imbarazzanti) altrimenti il
risultato finale sarebbe stato ancora più deludente. E mi è dispiaciuto vedere un Alonso impotente in gara
costretto ad un ritmo indecente se confrontato con quello che riusciva a fare nella prima parte di stagione.
Stroll, dopo una pessima qualifica, fa comunque una gara gagliarda a centro gruppo e riesce a entrare nei
punti. Ma la delusione è tanta.

NOTE DI MERITO
Un’Alfa strepitosa (ma che avranno combinato?!) si scontra contro la poca sagacia dei suoi piloti, di Zhou in
particolare, come detto nella parte a lui dedicata, che ha rovinato anche la gara di Bottas in partenza e gli fa
perdere posizioni. Ho guardato il ritmo in gara ed era buono, segno che la macchina c’era. Vedremo nelle
prossime gare se è stato tutto un caso o se hanno effettivamente trovato qualcosa di buono
Hulkenberg eccellente in qualifica è diventata un’abitudine ma vista la scarsa vettura che guida in realtà
ogni volta andrebbe applaudito alla grande.
Ricciardo mi pare abbia fatto un ottimo esordio. Uso tutte le cautele del caso ma intanto ha messo dietro
(sia pur di poco) Tsunoda in qualifica e in gara, dopo il “buccio” di Zhou in partenza che l’ha relegato in
ultima posizione, ha tenuto un ritmo eccellente che l’ha portato a ragguingere e poi lottare a centro gruppo
per l’ultima posizione dei punti che forse sarebbe stata addirittura alla sua portata con una partenza
“normale”, chi lo sa? Comunque ottimo.

NOTE DI DEMERITO
Tsunoda, specularmente, dopo aver annichilito DeVries per tutta la stagione si ritrova battuto da un pilota
che non correva da un anno, peraltro deludentissimo. Questo confronto, più che un ritorno alla ribalta di
Ricciardo, potrebbe trasformarsi in un de profundis per Tsunoda. E sarebbe un peccato perché l’anno
scorso avevo molto apprezzato la sua progressione contro Gasly.
Magnussen continua a scivolare come performance.
Sargeant sempre più in bilico. Dopo una discreta performance a Silverstone torna a prendersi le piste da
Albon e fa anche figure barbine: qui si è ritrovato in lotta in un panino tra Hulk e Tsunoda e commette un
errore da principiante girandosi come un pollo alla chicane. Mah!
Ci vediamo a Spa!

 

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL FOGLIO BIANCO

Confesso che, alla fine di ogni GP, mi pongo un dilemma esistenziale, un dubbio amletico che mi attanaglia le cervella e mi aggroviglia le budella: cosa scrivo dopo l’ennesimo GP scontato? Per fortuna c’è la Ferrari di monsieur Vasseur, assieme agli acerrimi tifosi anti Binotto (quelli li riconosci subito), a risollevarmi e a darmi tutti gli spunti necessari.

Il GP d’Ungheria, conclusosi domenica scorsa, a dire il vero, qualche suspense l’ha data con il discutibile ed ecologico (dice che si risparmiano due set di gomme impattando meno sull’ambiente… sigh!) nuovo format di qualifiche. Tralasciando il fatto che cambiare le regole in corso non è mai il massimo della trasparenza (con buona pace di Alonso che se ne lamenta apertamente) e che comunque al sottoscritto più di tanto non ha fatto salire la libido, vero è che questa situazione da wrestling ha rimescolato le carte, dando la possibilità al redivivo Hamilton di “prendere la 104”, in barba a Verstappen e di chi lo supporta. Di questa vicenda vissuta sabato, ciò che mi fa specie e quasi mi disgusta è l’entusiasmo che viene pompato creando ad arte hype per la gara domenicale, sul poleman Hamilton, facendo capire che se la può giocare con “l’odiato rivale”. A parte che Red Bull ha volontariamente sacrificato l’assetto del sabato, proprio per puntare tutto sulla gara (che vergogna, che schifo: prima il sabato era dedicato esclusivamente a chi aveva più palle in staccata per affrontare la curva più velocemente possibile… ora si va di conserva e si pensa alla gara!), quindi al pubblico si forniscono aspettative vane, vero è che ciò che più mi fa imbestialire è quel virgolettato che ho scritto poc’anzi e che ho dovuto sentire più di una volta: come si fa a dire una cosa del genere quando poi la regia mostra un tifoso Ferrari, tutto contento e, soprattutto, sicuro che nessuno lo ammazza, immerso in un oceano orange? Per quale motivo educare il giovane pubblico a credere che l’autodromo sia una curva da stadio, quando poi la F1 è decisamente tutt’altro? Forse il primo foglio bianco da cui si dovrebbe ripartire è su questo tipo di telecronache urlate e tifate all’esasperazione, che letteralmente istigano al pensare quanto meno in modo deviato rispetto allo spirito che rappresenta il motor sport in generale e la F1 nello specifico. Inutile meravigliarsi se sui social ci ritroviamo i barbari alle porte, i quali non fanno altro che urlare appunto, usando epiteti di ogni sorta, scagliandosi contro questo e quello, come se fosse un affare privato.

Ritornando ad Hamilton, evidentemente non partire più dalla pole da tanto, troppo tempo, gli ha fatto male, visto che quando il semaforo ha liberato tutti, ha rimediato una magra figura, che si va ad aggiungere alle sue non poche felici partenze. La differenza rispetto a prima è che se cannava uno start con la macchina che aveva fino a qualche anno fa, poteva recuperare in scioltezza; oggi, invece, se commette una sciocchezza del genere, la paga salata, perché la bestia che gli sta dietro, lo passa in un amen e saluta tutti… cosa che puntualmente è successa. Il foglio bianco, per tutti in questo caso, lo dovrebbe imporre la FIA, perché questo sarebbe l’unico modo per fermare lo strapotere della macchina da guerra targata Verstappen – RB19. Purtroppo, non credo che “i Verstappen’s” con a capo Marko, sarebbero d’accordo su questa proposta, allora avanti tutta e prepariamoci a vedere (salvo miracoli), il resto del campionato la cui unica incognita è chi sarà il secondo ed il terzo classificato. Chi di certo non si fa problemi e riparte da un foglio bianco senza colpo ferire e pensarci due volte è proprio il dott. Marko, il quale ha fatto fuori DeVries (umanamente meritava di finire il mondiale, sportivamente, invece, sapeva in che covo di serpi si era andato a ficcare, quindi si assuma le sue responsabilità sportive), mettendo al suo posto Ricciardo, il quale a sua volta con i suoi sorrisi a “trentasei” denti, non aspettava altro: infatti, alla sua prima gara, si “incapretta” Yuki San senza tanti complimenti, sebbene l’AlphaTauri più di tanto non gli permette grossi exploit in gara.

A questo punto, vi starete chiedendo, cosa diavolo centra il foglio bianco e che attinenza abbia con la Ferrari. Ebbene, come ho anticipato, i miei “colleghi” ferraristi, non mancano mai di ispirarmi e anche questa volta le mie aspettative in merito non sono state disattese. Immediatamente dopo la disfatta magiara, il mantra che aleggiava sui social era proprio quello che si doveva ripartire da zero; da un foglio bianco appunto. L’entusiasmo, nel vedere la McLaren rinascere a nuova vita, con l’ex ferrarista Andrea Stella come Team Principal evidentemente ha aizzato la tifoseria in cerca dell’ennesimo nuovo miracolo, dimenticando che nelle altre scuderie si lavora diversamente, cioè con serietà data a sua volta dalla stabilità dell’organico, invece di stare a cambiare (o dovrei dire cacciare?) sempre qualcuno. Inutile dire che questa serenità comporta un ambiente più disteso, senza stare con l’ansia di essere licenziati e soprattutto c’è voglia di vincere, cosa che a Maranello evidentemente manca. A Woking hanno capito subito che il 2023 era iniziato male e sono ricorsi ai ripari con i fatti, programmando pazientemente il tutto, con il risultato che si ritrovano al giro di boa di questo lunghissimo mondiale come seconda forza che se la gioca con Mercedes, anche se la classifica al momento non gli da ragione. Complimenti a loro, che hanno avuto una capacità di reazione degna delle migliori squadre. Questo è stato possibile, come ho già detto, perché in squadra c’è la serenità necessaria per portare avanti un progetto senza ansie e senza pressioni ossessive.

Di grazia, da quale foglio bianco dovrebbe ripartire Ferrari? Fino a qualche GP fa si dava merito a Vasseur che non aveva interrotto lo sviluppo già in estate (a differenza del suo predecessore che viene ingiustamente accusato di ciò) ed ora, in un loop dal quale non se ne esce più, ci si aggrappa al foglio bianco. Non paghi e tralasciando le penose dichiarazioni del TP rosso, le quali dimostrano totale distacco dalla realtà (“ungheria pista amica”, “il passo non era male, perché era uguale a quello della Mercedes”… è necessario ritrovare assolutamente un luogo di decenza in codeste dichiarazioni!), ci si aggrappa all’ever green “bisogna prendere ingegneri dall’esterno e non promuovere dall’interno”. Chi vuole venire a Maranello in queste condizioni? Ancora si rifiuta la realtà di accettare il fatto che la GeS viene evitata come la peste a causa del modo in cui si lavora. Si deve partire da un foglio bianco… vero, e chi deve tenere la matita in mano? Il famoso “uomo dei miracoli”, Loic Serra, non potrà lavorare prima del 2025 (“obiettivo 2026” aveva detto il Presidente…) e, comunque, quest’ultimo di certo non è Wachè, che Red Bull si guarda bene dall’allontanare e che Binotto, a differenza di chi millanta che non si muoveva sul mercato, ha contattato già in passato. Lo staff tecnico che attualmente lavora “sotto” Vasseur è lo stesso che aveva il suo predecessore, con la differenza che ora risulta indebolito, visto che alcuni degli uomini che erano pedine importanti per la progettazione della monoposto, sono voluti andare via e che naturalmente, per non farci mancare nulla, la concorrenza se li è già assicurati. Facile fare i complimenti (meritatissimi!) ad Andrea Stella, senza sapere cosa c’è stato dietro (soprattutto nessuno si è sognato di allontanarlo durante i magri risultati ottenuti sino a poco tempo fa). Nel frattempo che si cerca di riempire questo foglio bianco, è già tempo di guardare a Spa Francorchamps, dove Ferrari cercherà di riempire, almeno si spera, i vuoti che ha lasciato nel GP magiaro

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL GAMBERO

Domenica scorsa si è consumato il GP d’Inghilterra d’innanzi “al pubblico più competente del mondo”, mantra che devo ascoltare ogni anno che si corre in quel di Silverstone e perdonate questa mia digressione, solo che trovo quantomeno stucchevole e alquanto irrispettosa un’argomentazione del genere, sia nei riguardi del pubblico del resto d’Europa che di noi italiani. Queste parole, dette poi da un nostro connazionale, fanno ancora più male, perché evidentemente deve valere sempre il detto “l’erba del vicino è sempre più verde”, quanto poi non è affatto così, visto e considerato che la nostra Nazione è la culla del motor sport (le auto, oltre che le moto, più iconiche ce le abbiamo noi) e, quando si svolge un GP a Monza o ad Imola, non mi sembra che il pubblico nostrano si comporti diversamente da quello inglese… pubblico rosso, con le sue coreografie, che se lo sognano! Il GP di “sua maestà il Re”, ci ha mostrato anche cosa significhi essere un gambero ed in questo, sono stati protagonisti Aston Martin, Perez e naturalmente la nostra Beneamata Scuderia Ferrari.

Di Aston Martin, ad essere sinceri, rimango profondamente deluso, perché sebbene non mi fossi illuso che potessero contrastare il super potere (ormai non posso che definirlo così, visto che Verstappen pare destinato a vincerle tutte) dei lattinari di Milton Keynes, è anche vero che, come sono partiti, promettevano scintille in lungo e largo. Come già detto su queste righe, ero sicuro che AMG sarebbe ritornata (sebbene la casa con le stelle a tre punte sia un po’ altalenante) e si sarebbero giocati il secondo posto nei costruttori, proprio con la squadra a cui forniscono i propulsori, vero è che mai immaginavo che quelli di Aston, si sarebbero persi così presto proprio come stiamo assistendo da qualche GP a questa parte. Il guizzo di inizio mondiale non c’è più e, naturalmente, il leone asturiano, se era una costante sul podio, ora deve lottare (nuovamente) in posizioni di rincalzo. Paradossalmente, domenica scorsa, Alonso ha disputato una delle sue gare migliori, considerando mezzo, condizioni della pista e, soprattutto, concorrenza. Di fatto le premesse erano ben altre ad inizio mondiale, tant’è che gli stessi spagnoli avevano creato ad arte la pantomima “del 33”, riferita al fatto che le vittorie dell’asturiano, ormai da tempo, sono ferme a trentadue vittorie e sembrava fosse arrivato il momento giusto per raggiungere appunto questo agognato trentatreesimo traguardo. Passo del gambero dunque per Aston, la quale, considerando come si sta sviluppando il mondiale, allo stato attuale sarà difficile che riesca a lottare apertamente per il secondo posto.  Oltretutto domenica scorsa abbiamo assistito, con stupore e piacere, all’incredibile prestazione della McLaren, la quale era dichiaratamente seconda forza in pista. Certo serviranno conferme, perché “una rondine non fa primavera” e perché la MCL60, quando ci sono condizioni come quelle di domenica scorsa, va forte.

Chi al momento dovrebbe dare conferme, ed anzi necessiterebbe di un vero e proprio intervento divino, è il buon Perez il quale altro che passo del gambero! Cosa accade al messicano della Red Bull che ormai da più di un mese, nonostante il missile che si ritrova sotto al sedere, non riesce ad accedere più alla Q3 e quindi a lottare per la pole? A pensar male si sbaglia anche se a volte uno ci azzecca, come si suol dire. Partiamo dal principio. A campionato iniziato, l’unico che poteva realmente impensierire (marginalmente) Verstappen era proprio il suo compagno di scuderia, il quale tra l’altro, è anche stato l’unico a vincere un GP quest’anno, a parte l’olandese (imbarazzante lo stra dominio Red Bull, la quale si trova in un campionato le cui regole sono state concepite per far avvicinare il più possibile le squadre tra di loro ed invece, grazie proprio all’utilizzo dello strumento di controllo economico, definito budgetcap, non solo la forbice prestazionale tra la prima squadra e le altre si allargata a dismisura, addirittura è stata creata di fatto la squadra più dominante di sempre… assolutamente ridicolo!). Fatto sta che, nel momento in cui la presenza del messicano iniziava ad essere quanto meno fastidiosa, abbiamo assistito a questa involuzione, a questo passo del gambero da parte di Perez, il quale si ritrova nella condizione di dover inseguire con difficoltà sempre crescente, visto che, appunto, non riesce a qualificarsi nemmeno più tra i primi dieci. Possibile che d’improvviso questo pilota abbia dimenticato come si va veloci il sabato? Davvero dobbiamo credere che abbia disimparato a pilotare una F1? Questo gambero da parte di Perez, ha dato “il là”, per poter salvare l’onore di Verstappen nei riguardi dei tanti detrattori, che dicono che l’olandese vince solo perché ha la RB19. Trovo assurdo credere che Perez non sappia più guidare, tanto quanto difendere Max ed il suo onore: Verstappen vince e domina di certo perché ha la RB19 e, di certo, perché è talento sopraffino ed il suo stile di guida si sposa benissimo con questa monoposto. Da qui il mio sospetto, che a questo punto mi sembra più il “segreto di Pulcinella”, la verità taciuta del fatto che la Red Bull, sia andata incontro alle esigenze di guida del campione olandese e, inevitabilmente, il compagno messicano si è messo a fare il gambero appunto. A mio giudizio Perez per i “Verstappen’s” non è più persona gradita da quel famoso sgarbo consumato a Montecarlo l’anno scorso e l’inizio arrembante di questo mondiale, evidentemente, ne ha decretato l’affondamento. Certo qualcuno mi potrebbe definire complottista e fornirmi come spiegazione che semplicemente Max è un cannibale e ha schiacciato il compagno… certo me lo potrebbe dire. Eppure parliamo sempre dello stesso pilota messicano che nel 2021 teneva dietro un certo Hamilton, permettendo al compagno di guadagnare tempo, punti e vittoria per il mondiale. Siamo seri, che Verstappen sia indiscutibilmente forte è un fatto, come non credo affatto che il gambero Perez sia divenuto improvvisamente una pippa, perché intimorito dal compagno.

Il gambero, quello rosso per eccellenza, me lo sono tenuto alla fine. Cosa si può dire di questa Ferrari che fa un passo avanti e tre indietro? L’Austria, con il secondo posto di LeClerc, deve aver fatto illudere non pochi tifosi eppure, proprio su questa rubrica, è stato detto che servivano conferme e che Silverstone sarebbe stato un banco di prova probante e veritiero. La verità, si sa, è dura e spietata e se l’anno scorso si litigava (perché la prerogativa dei ferraristi è quella di scannarsi a prescindere!) per una vittoria, quest’anno si litiga (suppongo ormai siamo solo all’inizio dopo quanto fatto sette giorni fa proprio in Austria) per un nono e decimo posto. La fotografia dell’attuale Ferrari è quell’immagine pietosa in cui si cerca di superare una Williams (!) invano. Sempre ricordando l’anno scorso, quando si cannavano le strategie, la colpa era del solito noto (il quale è stato avvistato nel paddock e naturalmente ha portato sfiga ai suoi ex… pure questo ho dovuto leggere), ora è della squadra. Persino i tifosi rossi hanno fatto il passo del gambero peggiorando ulteriormente in dignità ed ipocrisia… non ci facciamo mancare nulla. Il dado, in Austria, è stato tratto e la soap opera, tra Charles & Carlos, è continuata in pista tra di loro e sui social tra tifosi, in quanto lo spagnolo “è ossessionato” dal monegasco… sigh. La squadra, per mano di Vasseur, vuole giustamente puntare su LeClerc, solo che veramente è questo il momento su chi puntare? Un nono ed un decimo posto, ottenuto oltretutto con l’ennesima strategia suicida e dopo parole di incoraggiamento del tipo, “la strada è quella giusta!” dette dopo il GP austriaco. Tra quindici giorni si va su una pista “amica” come quella ungherese: assisteremo ad un altro passo indietro?

A questo punto poco importa, perché il gambero rosso, da anni ormai, appena fa un passo avanti, immediatamente dopo ne fa tre dietro

 

Vito Quaranta