Sulla scia dell’entusiasmo della vittoria di Verstappen, nel GP d’Italia, cosa rimane di questa Ferrari del triumvirato Elkann, Vigna, Vasseur? In genere nel mio “Bastian contrario” cerco di concentrarmi sempre alla fine sulla Beneamata, in modo che spendo meno parole possibili dopo la solita disfatta, invece dopo quanto visto ieri soprattutto a fine GP, di rimanere inerme proprio non mi va. Vedere Frederic Vasseur sul muretto, che separa la pista dalla pit walk, lanciare cappellini e sorridere alla folla giubilante mi ha lasciato una tristezza infinita nel cuore. Perché il sottoscritto è anche disposto ad accettare e, a giustificare il popolo bue che prega per un cappellino Ferrari, fosse solo per il salasso che hanno accettato di subire per andare ad assistere a quello spettacolo indecoroso da parte della propria squadra (almeno ad appagarli ci ha pensato la cornice rappresenta dall’autodromo di Monza), mentre sono decisamente meno incline a venire incontro alle esigenze del team Principal della Rossa, che su quel muretto sembrava il capo di una squadra che aveva dominato il GP. Perché se qualche appassionato distratto avesse acceso la TV proprio in quel momento, il suddetto avrebbe pensato e, nel contempo si sarebbe rammaricato, di aver perso una potenziale doppietta Ferrari davanti al proprio pubblico di casa. Ferrari tiene tanto alla sua immagine in luogo del quale cerca sempre di conservare un certo decoro, ebbene dichiaro che anche quel giubilo da parte di tutti i Rossi era mal riposto e decisamente fuori luogo a fronte delle aspettative e delle prestazioni date in pista. Caso mai qualcuno si stesse chiedendo se sono esagerato o meno, vorrei ricordare che non ho deciso io di andare già “su di motore” in delle inutili FP1, sobillando la folla con una illusoria doppietta e, mentre Ferrari illudeva i suoi avversari pensavano bene a come vincere quel difficile GP, che si risolve tutto al sabato proprio come a Montecarlo. Potrà sembrare un paradosso eppure, Monza e Montecarlo sebbene siano agli antipodi, rappresentano due piste che sono contro al sorpasso visto che a Monaco non c’è spazio e, a Monza se non hai la scia giusta hai voglia a rimanere in coda a distruggerti le gomme. Proprio la scia perfetta (o dovrei dire della discordia) è stato neanche a dirlo il lietmotiv del weekend Rosso, visto che Lewis al giovedì ha fatto sognare tutti i tifosi del monegasco, dicendo che se ce ne fosse stata l’occasione avrebbe dato la scia al compagno, salvo ritrattare tutto a fine venerdì, dicendo esattamente l’opposto “Nella mia carriera non ho mai dato la scia al mio compagno”. Come ho detto esattamente sette giorni fa il buon Lewis più che compromettere la sua carriera, rischia di macchiare la sua reputazione da pilota e, a mio giudizio il solo fatto che si sia parlato di scia da fornire al compagno, è già grave di suo. Naturalmente il campione si è guardato bene dal farlo (sebbene la logica imponeva un tentativo del genere) e, Ferrari soprattutto, è intervenuta in tal senso ponendo il suo veto andando cosi a proteggere il suo investimento. Infatti proprio la comunicazione Ferrari, sempre coerente e cristallina ci conferma ciò, visto e considerato che Charles ha parlato “di migliore gestione della questione scia” e, Vasseur di rimando lo ha smentito dicendo che “il problema scia non si è mai posto”.. alè! Alla luce di quanto visto, dare la scia a Charles da parte di Hamilton, sarebbe stato inutile eppure se si ha una mentalità “racing” che si vuole vincere ad ogni costo quindi, un tentativo andava fatto eccome. Ferrari è palesemente una squadra allo sbando e, l’aver vinto ed essere cresciuti (senza esagerare) in maniera enorme l’anno scorso ( il mondiale 2024 fosse iniziato dopo la pausa estiva, Charles sarebbe stato campione del mondo), è stato più deleterio che un bene. Deleterio per i tifosi, che si sono illusi (me compreso, perché mai avrei immaginato che avrebbero perso quattro decimi in quattro mesi di pausa invernale) e, soprattutto deleterio per la squadra stessa la quale evidentemente, non è stata all’altezza di compiere quel balzo prestazionale necessario per contrastare la corazzata papaya. Vasseur che purtroppo ormai è inascoltabile parla, sempre festante naturalmente, di distacchi risicati e di passo simile ai migliori. Nella festa della mediocrità inscenata a fine GP, da parte del Team Principal Rosso, la scia di ovvietà dette nel ring delle interviste è la ciliegina sulla torta di una gara da dimenticare. Purtroppo è già iniziata la narrativa della speranza in cui si va a Baku, che è anche questa una pista veloce e che piace a Charles. Ci si rifiuta di accettare la realtà che è quella che allo stato attuale Ferrari, per vincere un GP, deve solo sperare che le due McLaren e Verstappen si ritirino e, che naturalmente Mercedes non sia in giornata come si suol dire. La vettura è quella che vediamo ad ogni weekend e non cambierà nulla, anzi ora viene fuori (fonte Autoracer.it) che i problemi sono enormi in quanto la sospensione posteriore aggiornata non dialoga bene con l’avantreno, visto che le suddette sospensioni anteriori sono troppo convenzionali. L’attuale monoposto è stata concepita dagli stessi che stanno lavorando alla Ferrari dell’anno prossimo (escludo solo Serra per quanto riguarda la SF-25), quindi mi chiedo quanto realmente bisogna preoccuparsi per il 2026? Oltretutto se l’anno prossimo la Rossa rimarrà nuovamente a bocca asciutta, arrivando dunque seconda (quest’ultima è una forzatura non da poco considerando l’attuale andamento della Ferrari e, i rumors che riguardano Mercedes) e non necessariamente terza o quarta, siamo sicuri che Charles e Lewis continuino? Naturalmente la vera domanda riguarda solo Charles perché Lewis, nella peggiore delle situazioni, potrà sempre ritirarsi dicendo che ci ha provato mentre chi sarà nelle peste è il monegasco, dove bisognerà vedere se veramente vorrà ulteriormente prolungare la sua agonia in Rosso. In tal senso il mercato piloti del 2026 sarà molto interessante e non saranno escluse sorprese, di certo chi rimarrà col cero in mano sarà la dirigenza, perché in un colpo solo si ritroverà a dover rifondare una squadra dalle fondamenta; piloti compresi. Quella di Maranello, è proprio il caso di dirlo, non è una striscia negativa di risultati bensì è una scia deleteria che la tiene in loop da quasi vent’anni e, allo stato attuale salvo miracoli per l’anno prossimo, difficilmente ne uscirà fuori nel breve periodo.
Chi di scia non ha bisogno è Verstappen, il quale ha reso tutti stupidi come ha detto Wolff, facendo capire l’amore (sportivo agonistico) che nutre per l’olandese. Max era da tempo che non vinceva e soprattutto che non conquistava la vittoria a modo suo, cioè dominando. Di fatto quella del campione olandese più che un dominio è stato un autentico sfogo di liberazione. Piastri in tutto questo dramma ringrazia Max, perché sebbene non abbia vinto è anche vero che anche il suo diretto avversario è rimasto a bocca asciutta e, sebbene l’australiano sia dovuto rimanere nella scia del compagno di squadra (anche per volere della squadra), vero è che per questa volta ha potuto accontentarsi dato il vantaggio in classifica. La maturità di Oscar la si vede anche in questi atteggiamenti, ed il fatto che abbia obbedito al dictat papaya, lo mette in condizioni di non dover più nulla a nessuno. A Piastri in questo ultimo scorcio di mondiale manca solamente il guizzo della carogna, quel “NO!” alla Verstappen che darà l’affondo finale al suo compagno rivale, al fine di metterlo nella scia giusta per la vittoria finale.
Vito Quaranta