Archivi tag: Victor Martins

F2 BAHRAIN 2025 – *DA-DA-DA DUNNE*

Dopo un avvio di campionato interlocutorio a causa dall’acquazzone che ha annullato la Feature Race in Australia, il circus della F2 è arrivato in Bahrain in cerca di domande più che di risposte.

[immagine tratta da Rossomotori.it]

Le qualifiche sono state dominate dal campione in carica della F3, l’italiano Leonardo Fornaroli (Invicta), che in entrambi i run di qualifica stabilisce il tempo migliore e conquista la prima pole position *fun fact* che gli mancava dal 2023. L’unico che è stato in grado di contendergli la pole è Victor Martins (ART), che conclude alle sue spalle. Gli altri sono staccati, a partire da Luke Browning (Hitech), terzo a tre decimi da Fornaroli. Vanno male Jose Pepe Martì (Campos), grande protagonista l’anno scorso, e Gabriele Minì (Prema), che completano la sesta fila dello schieramento e quindi non possono nemmeno beneficiare dell’inversione della griglia. Male anche l’altra Prema di Sebastian Montoya, diciottesimo.

La griglia di partenza per la Sprint Race vede quindi Joshua Durksen (AIX), attuale leader di campionato, Dino Beganovich (Hitech) e Rafael Villagomez (VAR) nelle prime tre posizioni. Per l’inversione della griglia, Fornaroli è dunque decimo.

Al via le posizioni restano stabili tuttavia gli incidenti di Victor Martins prima e Sebastian Montoya dopo richiedono l’ingresso della Safety Car, che se ne andrà al quinto giro. Beganovich bracca Durksen, mentre Richard Verschoor (MP) minaccia il podio di Villagomez. Alle loro spalle Alex Dunne (Rodin) e Pepe Marti si scambiano un paio di volte la posizione, con l’inglese che si dimostra assai pugnace nel corpo a corpo. Sarà uno dei leitmotive della gara.

La situazione si sblocca tra il 9° e l’11° giro, quando prima Verschoor supera Villagomez e poi Beganovich conquista la testa della corsa. Lo svedese all’inizia resta a portata ma poi scappa, mentre dalla terza all’ottava posizione restano tutti vicini (si segnala una dive bomb magistrale di Dunne ai danni di Villagomez per la quarta posizione).

Al sedicesimo giro Max Esterson (Trident) si ferma all’esterno di curva 11 e richiama in pista la Safety Car. Alcuni piloti si fermano per montare gomme nuove; Minì, che sebbene in recupero aveva sempre oscillato intorno decima posizione, monta Hard nuove ed è quattordicesimo, primo dei piloti su strategia alternativa. I compagni di strategia invece hanno montato tutti le soft.

I cinque giri finali vanno annoverati tra i più spettacolari della serie. Non appena la corsa riprende nella sua valenza agonistica, Durksen soffia la leadership a Beganovich. Lo svedese prova a riprendersi la posizione il giro dopo ma va lungo; Verschoor si inserisce, ma è Pepe Martì a fare fessi tutti e due.

Resta un ultimo giro, ma Martì prende la scia e riesce a superare Durksen in curva 1. Il paraguaiano perde anche la piazza d’onore quando va largo alla terzultima curva, permettendo a Verschoor di infilarlo quando mancava un chilometro alla bandiera a scacchi. Beganovich si mangia le mani, quarto quando poteva vincerla.

Sintetizzare tutti i duelli alle spalle dei primi quattro è arduo, ma la maggior parte di questi coinvolgono o sono una conseguenza di Dunne che si difende con l’ostinazione del giocatore medio di una open lobby di F1 2024. Almeno finché non rompe l’ala in un contrasto con Miyata.

Più indietro, i piloti rimontanti raccolgono meno di quanto è capitato in situazioni analoghe. Olivier Goethe (MP) è il più efficace e arriva alla quinta posizione. Minì era l’unico su hard e quindi ha una ripartenza ad handicap ma alla fine (nonostante un momento pauroso con Goethe e Crawford in curva 13) artiglia l’ottava posizione, l’ultima valevole per i punti. Fornaroli gli arriva in scia dopo una gara simile, strategia compresa.

Il terzo posto permetterebbe a Durksen di consolidare la leadership in campionato, ma il paraguaiano viene squalificato dopo che i giudici scoprono un’irregolarità del fondo.

Si arriva quindi alla Feature Race, la portata principale del weekend. A differenza della Sprint, stavolta i piloti sono divisi sulla scelta delle gomme. In Bahrain le gomme hanno spesso avuto comportamenti bislacchi, con soft e hard che si scambiavano i ruoli. Non desta quindi troppa sorpresa vedere la maggior parte della griglia partire con H, con le eccezioni che si concentrano tra i primi dieci. Fornaroli e Martins sono con soft, dopodiché Browning è il primo a partire con H, seguito da Verschoor (sesto).

La partenza è regolare ma, come da aspettative, i piloti su H hanno un avvio difficile e perdono posizioni. I campioni in negativo sono proprio i due piloti con le H che partivano nelle posizioni più avanzate, Browning (ora decimo) e Verschoor (ora tredicesimo). Malgrado le S anche Victor Martins deve cedere quattro posizioni dopo uno scatto mediocre. Alle spalle di Fornaroli troviamo quindi i protagonisti della sprint Dunne e Villagomez, che ha rubato la terza posizione a Roman Stanek (Invicta). Lo schieramento è spaccato a metà: soft fino all’ottava, hard da lì in giù.

Marti, Stanek e Martins animano la gara nei giri iniziali, ma la svolta la da Dunne, che sorpassa Fornaroli in testa alla gara al settimo giro. Come è successo spesso in Bahrain (non chiedetemi perché) le S oltre a essere più veloci delle H sono anche più durevoli – infatti i primi pit-stop sono dei piloti sulle hard che decidono di liberarsi delle coperture più dure prima ancora di metà gara. Minì è tra questi e l’undercut gli permetterà di entrare in zona punti, quando prima di allora aveva veleggiava nell’ultimo terzo dello schieramento.

Martins è il primo pilota del gruppo di testa a fermarsi per le soft e l’undercut riesce su Fornaroli e Martì e per poco non raggiunge anche Dunne. Anche se ci fosse riuscito sarebbe comunque durato poco poiché sulle soft Dunne ha un passo di circa mezzo secondo più veloce dei suoi diretti concorrenti. Non avrà rivali fino alla bandiera a scacchi, nemmeno in termini di velocità pura. Prima di vincere poche ore dopo in Formula 1, i colori papaya hanno dominato anche la Formula 2.

L’unico dei piloti partiti su Hard a far fruttare la strategia che in altri contesti sarebbe stata convenzionale, ovvero andare lungo sul primo stint e rimontare nel finale con le Soft fresche, è Luke Browning, che negli ultimi dieci giri sorpassa Marti, Fornaroli e Martins e si prende la medaglia d’argento.

La lotta per l’ultimo gradino del podio è condizionata dal lavoro svolto dai tre piloti nella conservazione delle gomme; la spunta Fornaroli di un soffio su Martì, mentre Martins va in crisi con le coperture ed è quinto, insidiato anche da Verschoor e Beganovich. Arvid Lindblad (Campos), rookie e attuale “next big thing” della Red Bull, riesce a eseguire la tattica Browning e nel finale scala parecchie posizioni fino all’ottava, davanti a Minì e Durksen che chiudono la zona punti.

That’s all, folks. La classifica è cortissima ed è guidata dal nostro Fornaroli con 26 punti. Non è moltissimo, se considerate che una vittoria nella gara lunga attribuisce 25 punti e sono premiate anche pole e giri veloci. L’altro nostro connazionale, Minì, ha contenuto i danni in un weekend misero ed è decimo con 7 punti.  La situazione in Prema sembra migliorata rispetto all’anno scorso, ma serve più continuità per lottare per il titolo (era in pole in Australia), giacché Invicta, MP, Campos e Hitech  sembrano aver confermato l’alto livello dell’anno appena trascorso.

…e alla prossima settimana!

Tutte le immagini sono tratte dai canali social della Formula 2, salvo dove diversamente indicato.

L’immagine di copertina è presa dal sito ufficiale della Formula 2, fiaformula2.com

Lorenzo Giammarini, a.k.a. LG Montoya