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F2 SILVERSTONE 2020 – CLOSER

La cavalcata trionfale di Robert Shwartzman si è arrestata nel più miserabile dei modi, ma per sua fortuna gli avversari non hanno sfruttato l’occasione. Ma procediamo con ordine.

[COURTESY OF MOTORSPORT.COM]

Come è ormai prassi, nelle prove libere capeggiano le Carlin, Tsunoda primo e Daruvala secondo. Drugovich completa una top-3 tutta di rookie. Prima dell’inizio del campionato la Carlin aveva girato con delle vetture di F3 proprio a Silverstone per permettere ai  suoi piloti di riprendere confindenza con la guida, quindi hanno dalla loro una maggiore familiarità col tracciato rispetto agli altri piloti.

[COURTESY OF FORMULASCOUT.COM]

Le qualifiche offrono già diverse sorprese: Daruvala guida la classifica nel primo quarto d’ora, ma alla fine si impone il brasiliano Felipe Drugovich su MP Motorsport con l’impressionante 1:39:527, sei decimi più veloce dell’indiano, un tempo costruito principalmente con un secondo settore inavvicinabile da chiunque.  Decisamente niente male per un pilota che corre per una scuderia di secondo piano e che alla vigilia della stagione in pochi consideravano (il sottoscritto comunque già all’epoca suggeriva di tenerlo sott’occhio). Al contrario dell’avversario, Daruvala nel secondo tentativo fallisce nel migliorarsi (come Tsunoda, che era partito bene ma poi ha combinato un disastro nelle Maggots) e partirà solo settimo; alla fine dei giochi il più vicino al brasiliano sarà Callum Ilott (UniVirtuosi) con 139 millesimi di distacco; a seguire Mick Schumacher (miglior qualifica in carriera, malgrado tanto traffico nel primo run), Christian Lundgaard e il sorprendente (per quello che ci aveva abituati…) Nikita Mazepin. Diversi piloti appaiono in crisi: Guanyu Zhou, solo ottavo, Marcus Armstrong, quindicesimo, e soprattutto il leader del mondiale Robert Shwartzman, diciottesimo (!) a un secondo e mezzo dal poleman e soprattutto senza una reale spiegazione del gap.

Prima del via, si nota come la gara di Shwartzman in Ungheria ha già fatto scuola: svariati piloti delle prime file, come il poleman Drugovich, Jack Aitken (sesto, migliore qualifica stagionale) e Zhou, montano gomme dure. Colpo di scena: prima ancora del via, Ilott stalla sulla griglia di partenza ed è costretto a costretto a partire dalla pitlane. Allo spegnimento dei semafori Schumacher brucia Drugovich, grazie anche alle gomme più morbide montate sulla Prema del tedesco. Il brasiliano sarà passato nel primo giro anche da Mazepin e da Lundgaard, anch’essi su option. Il russo si dintingue per un passo gara micidiale e già al terzo giro oltrepassa Schumacher alla Stowe. Dopo qualche giro le gomme morbide perdono smalto (lo dimostrano i sorpassi di Zhou su Aitken e Tsunoda) e intorno all’ottavo giro i piloti su morbide imboccano la via dei box. Lundgaard (terzo) tenta un overcut sulla coppia di testa senza riuscirci veramente. Nel frattempo Ilott conduce una rimonta furiosa: dopo sei giri è già 14o (su 22 partenti e nessun ritiro), e dopo un pit anticipato è già in scia a Daruvala e Tsunoda. La gara ora vive del duello a distanza tra i piloti partiti sulle gomme dure (i cui leader sono Drugovich e Zhou), e il terzetto che ha già pittato, appunto Mazepin, Schumacher e Lundgaard, costretto a passare la lunga fila di auto che lo precedono.

Schumacher cerca di rimanere incollato al rivale, ma il russo è più efficace nei sorpassi; in particolare il figlio d’arte tedesco resta bloccato per lunghi giri dietro a Markelov, favorendo la fuga del russo della Hitech e il ritorno del danese della ART, che al quindicesimo giro lo infila con un sorpassone alla Brooklands. Le gomme di chi ha già pittato hanno garantito un vantaggio significativo solo nei primi giri dopo la sosta, quindi i vari Zhou, Drugovich, Aitken adesso staccano tempi simili a quelli di Mazpin, Lundgaard, Schumacher. Quando mancano una decina di giri alla fine, i piloti partiti su prime si fermano (il primo, Armstrong, al 17° giro, l’ultimo, Zhou, al 21°). Un pit stop molto lento spedisce il leader Drugovich fuori dalla lotta per le posizioni che contano. Il suo testimone è raccolto dal cinese, che, rientrato ottavo, negli ultimi giri si lancia in una rimonta che lo spinge fino al secondo posto (e per un minuto anche la vittoria di Mazepin sembrava essere a rischio). Al contrario, Schumacher accusa un crollo quasi verticale della prestazione e affonda in classifica e anche Lundgaard negli ultimi chilometri va in crisi con le coperture, venendo beffato da Tsunoda a tre curve dalla fine.

[COURTESY OF FIAFORMULA2.COM]

Dopo 29 giri Mazepin quindi vince la Feature Race con quattro secondi  di vantaggio su Zhou, che ottiene anche i due punti per il GPV, e sette su Tsunoda, al secondo podio stagionale (nonché secondo arrivo a punti). Il pilota russo mi ha sorpreso: se il suo 2019 è stato semplicemente pessimo, quest’anno dopo un inizio zoppicante (un punto in quattro gare) ha sfoderato ottime prestazioni, in qualche caso battendo nettamente Ghiotto, che certo non è uno sprovveduto (a proposito: nella Feature Race ha avuto una serie di problemi tecnici che gli hanno impedito di rimontare la brutta posizione di qualifica). A seguire Lundgaard, quasi mai il più veloce ma sempre tosto, e Ilott, che malgrado lo stress della rimonta e un pit stop anticipato, negli ultimi giri girava quasi sugli stessi tempi dei migliori. Viene spontaneo pensare che senza lo stallo al via avrebbe vinto con facilità. Drugovich alla fine agguanta la settima piazza, ma senza il problema al pit poteva ambire a un piazzamento in top-5, se non a podio. Schumacher conclude la sua caduta al nono posto; la mia ipotesi è che abbia spinto troppo dopo la sosta nel tentativo di chiudere su Mazepin, solo che a Silverstone la coperta era corta, quindi quei pochi giri “sopra il ritmo” sono tornati tutti come un boomerang negli ultimi quindici chilometri. Sempre meglio del teammate Shwartzman, miserabile anche in gara (14°).

Dan Ticktum (GBR) Dams.
01.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Saturday.
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La Sprint Race vede Ticktum in pole seguito da Drugovich, Deletraz e Ilott. Allo spegnimento dei semafori Lundgaard sorpassa tre macchine in poche decine di metri e si installa in seconda posizione, mentre poco più indietro Ilott tampona e manda in testacoda Tsunoda in curva 3; il talento della FDA sarà (giustamente) punito con 5 secondi di penalità. Dopo la VSC per rimuovere la Carlin del giapponese, i piloti girano guardinghi per qualche giro, un po’ per le gomme non ancora in temperatura ma anche perché nessuno è certo della loro durata. Intorno all’ottavo giro i dubbi si sono chiariti e le gomme stanno iniziando a calare, quindi si sviluppano diversi duelli. I più veloci in questa fase sono i piloti della UniVirtuosi, che recuperano diverse posizioni: Zhou si distingue per un coraggioso sorpasso doppio alla Stowe, il teammate inglese invece si libera degli altri e si lancia all’inseguimento del leader Ticktum, ma nel corso del 16° giro scivola alla Club e fa spegnere il motore. Degna conclusione di un weekend pieno di errori. SC in pista e diversi piloti ne approfittano per cambiare le gomme, tra cui Lundgaard, che perde tre posizioni ma che potrà sfruttare delle medie nuove nei pochi giri rimanenti. Con la prontezza di riflessi tipica della sorella maggiore, in Prema richiamano i piloti con un giro di ritardo, e, sempre per abituarli al clima di lavoro della Ferrari, Shwartzman deve scontare anche una gomma che non ne vuole sapere di svitarsi. Dopo questo disastro strategico concluderanno quindicesimo e quattordicesimo, ben fuori dalla zona punti.

[COURTESY OF FORMULAPASSION.COM]

Alla ripartenza Lundgaard spinge al massimo le sue medie nuove e passa come birilli i vari Mazepin, Zhou e Deletraz, ma nell’ultimo giro Ticktum gli resiste e va a vincere con tre decimi di margine. Per il pilota inglese è la prima vittoria dopo un anno e mezzo. Sempre nel corso del 21° giro Zhou, mentre cercava di rimanere incollato a Deletraz, si gira alla Chapel e scivola fuori dalla zona punti. Scala quarto Daruvala, che grazie alle gomme morbide ha rimontato dalla 12a posizione in cui si trovava dopo la sosta; quinto un solido Mazepin, mentre il suo compagno di squadra Ghiotto si deve ritirare per l’ennesimo problema tecnico; la sua gara comunque era stata già compromessa dalla  scelta di non fermarsi sotto SC. Non c’è pace sotto gli ulivi.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
02.08.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 4, Silverstone, England, Sunday.
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In campionato il doppio zero di Shwartzman significa che resta fermo a 81 punti, ma è riuscito a conservare la leadership perché anche gli avversari sono stati anodini: Ilott aveva il potenziale per vincerle entrambe e invece ha segnato solo un quinto posto (resta secondo a -8), Schumacher addirittura ha raggranellato solo un paio di punti. Un po’ meglio Zhou, che almeno è andato a segno nella Feature Race, ma Domenica ha buttato dieci punti facili con quello spin a mezzo giro dalla fine (ora è sesto a -30, un distacco da non sottovalutare ma ancora gestibile). L’inseguitore che ha sfruttato al meglio il buco nell’acqua del russo è stato Lundgaard, che tra Sabato e Domenica ha recuperato 24 punti e ora è terzo in graduatoria a -12 dalla vetta con 69 punti. Chi invece al momento sembra costretto ad abbondare i sogni di gloria è il suo teammate Marcus Armstrong, che è dalla Stiria che non segna punti e a Silverstone è parso “off the pace” in tutte le sessioni.

[COURTESY OF SKYSPORT.COM]

Il doppio zero di Shwartzman e il fallimento degli avversari nel segnare questo goal a porta vuota hanno prodotto un drastico accorciamento della classifica: tra il leader e il nono (Schumacher jr) ora ballano solo 40 punti. La situazione ricorda quella del 2016: i distacchi in campionato sono così piccoli, e i valori in pista così ravvicinati, che bastano un paio di weekend tosti e/o fortunati per ritrovarsi ai piani alti della classifica; è il caso di Mazepin, quint’ultimo dopo la Stiria e ora quarto a 23 punti dal compatriota.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA INSIDERACING.COM]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

F2 STIRIA 2020 – REPEATER

Come il titolo suggerisce, anche la F2 ha corso di nuovo sul Red Bull Ring usando la denominazione “GP di Stiria” per salvare la facciata. Il weekend in sé però è stato abbastanza diverso dal precedente, merito anche della pioggia che ha tormentato la giornata di Sabato.

[COURTESY OF CRASH.NET]

Come nel Gp d’Austria, il più veloce nelle libere è stato il giapponese Yuki Tsunoda su Carlin, ma questa volta riesce a concretizzare la velocità e ottiene così la prima pole al secondo appuntamento di F2. Per quanto aiutato dalle circostanze -il giro migliore di Zhou, secondo a 4 centesimi, è stato rovinato da Schumacher jr- è comunque un risultato molto interessante per uno che fino al 2019 aveva corso solo  in Giappone, anche perché per trovare il secondo rookie bisogna scendere in quinta posizione con Shwartzman. In mezzo Ilott, terzo (anche lui a un soffio, 8 centesimi, dalla pole), e Ghiotto, quarto. A seguire il gruppetto dei rookie; Schumacher è solo nono (che ha saltato le libere per un incidente), mentre al vecchio rivale Ticktum va ancora peggio, 15o. In DAMS faticano a capire come trasferire abbastanza energia sulle gomme, e questo incide in negativo soprattutto in qualifica e nelle partenze.

[COURTESY OF REDBULL.COM]

Come per la F1, anche in F2 hanno dovuto affrontare una pioggia torrenziale; basti pensare che Markelov si insabbia addirittura nel giro di schieramento. La Feature Race, prevista per le 17.30, inizialmente venne posticipata di qualche minuto per la pioggia torrenziale, dopodiché si inizia dietro la SC; tempo 4 giri ed esce la bandiera rossa: troppa acqua in pista. La corsa sembrava destinata a essere rimandata alla Domenica mattina (la sprint race sarebbe stata cancellata), ma dopo tre quarti d’ora di attesa le condizioni migliorano, abbastanza per permettere ai piloti di tornare in pista.

Yuki Tsunoda (JPN) Carlin.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
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Dopo un giro dietro la SC, si riparte: Tsunoda mantiene la testa della corsa con autorevolezza, Zhou regge botta e contiene il distacco a un secondo e mezzo; Ilott è leggermente più indietro, a tre/quattro secondi, mentre il resto del gruppo è più attardato. Nei primi giri sono tutti piuttosto cauti, e gli unici a movimentare la gara nelle prime posizioni sono Aitken e Shwartzman, che passano un Ghiotto poco in palla con le gomme. Al quattordicesimo giro iniziano i pit stop, inaugurati proprio da Aitken e Ghiotto, in crisi con le coperture. Malgrado la wet race, permane l’obbligo di fermarsi almeno una volta a cambiare le coperture, che peraltro da regolamento devono essere da bagnato pesante, motivo per cui tutti cercano di farle durare il più possibile e di passare ai box solo se hanno perso tutto il grip. Drugovich intanto accusa problemi ai freni: dopo due giri con i dischi incandescenti è obbligato a fermarsi ai box liberare le bocchette di raffrenddamento. In questa fase si distingue Lundgaard, che del gruppo degli inseguitori è il più veloce, tanto che dall’ottava posizione sulla griglia lotterà a un lungo con Aitken, quarto. Come capita con la pista che va asciugandosi, finisce per essere più conveniente girare con le gomme già rodate, tanto che Schumacher jr, fermatosi al ventesimo giro, dopo il pit esce davanti a Ghiotto, fermatosi sei giri prima, che prima della sosta era due posizioni avanti.  Attende due giri in più il suo teammate Shwartzman, e ciò gli frutta il terzo posto dopo la sosta, davanti a Ilott e dietro a Zhou e Tsunoda, che continuano. Dopo la sosta (24o giro) Zhou diventa ben presto preda del russo del team Prema e alzerà il ritmo in maniera notevolissima: sul traguardo arriverà a venti secondi dal vincitore. Dopo la gara il cinese confesserà di aver puntato su un set up più orientato sul bagnato e quindi ha sofferto particolarmente l’asfalto quasi asciutto dell’ultima parte di gara.

[COURTESY OF F1.COM]

Ma proseguiamo con ordine. Tsuonda e Matsushita ancora non si fermano: se per il secondo è un azzardo strategico (oltretutto, malgrado sia partito quasi ultimo e non sia stato mai inquadrato dalle telecamere, ha avuto uno dei passi migliori della gara, ma una foratura lo mette fuori dai giochi), per il leader della corsa diventa chiaro dopo qualche giro che si tratta di un guasto alla radio. Dopo diversi giri di segnalazioni disperate, il giapponese rientra solo al 26o passaggio, tre giri dopo il diretto rivale Zhou. Il tempo perso a trascinarsi sulle wet usate e una sosta lenta lo spediscono in quinta posizione, ma il nipponico non si perde d’animo e si lancia in un’avvincente cavalcata per recuperare il terreno perduto. Gli ultimi dieci giri sono al cardiopalma: Tsunoda si libera in fretta dei comprimari e recupera furiosamente su Shwartzman, che ha ereditato la leadership; in terza posizione Zhou è in crisi con le gomme e perde quasi due secondi al giro, così che Ilott, Lundgaard (che è riuscito a passare Aitken) e Schumacher jr si mettono alla caccia dell’ultimo gradino del podio. Tsunoda arriva a portata di Shwartzman ma non riesce a concretizzare, anche perché forse ha bruciato le gomme nella rimonta troppo impetuosa dei primi giri; dietro Lundgaard finisce nella ghiaia durante un attacco a Ilott e abbandona la pugna (finirà solo sesto), Schumacher jr al penultimo giro passa l’inglese ma perde in volata il confronto con Zhou, che si difende meravigliosamente bene nel corso dell’ultimo giro. Per Shwartzman è la prima vittoria in carriera; la dedicherà al padre, scomparso questa primavera di Covid-19. E sì che ha rischiato seriamente di non correre: nei giri dietro la SC nel primo segmento di gara ad un tratto ha accusato un problema tecnico che lo ha rallentato e gli ha fatto perdere posizioni su posizioni; quando sembrava costretto a parcheggiare la macchina a bordopista è uscita la bandiera rossa, che gli ha permesso di riguadagnare la pitlane e quindi di recuperare le posizioni perdute, oltre che a far riparare il guasto.

Robert Shwartzman (RUS) PREMA Racing.
11.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 2, Spielberg, Austria, Saturday.
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Oltre ai già citati Tsunoda, Zhou, Schumacher jr, Ilott, Lundgaard, seguono Armstrong, Ticktum (bravo a recuperare dall’ottava fila; scatterà in pole domenica, per via dell’inversione della griglia), Aitken (scomparso dopo il pit a causa della rottura della barra antirollio) e Gelael. Gare da incubo per Ghiotto, 11o, che finisce le gomme prima di tutti in entrambi gli stint, e Daruvala, 12o, che, oltre ad essere stato surclassato dal compagno di squadra, butta i punti alle ortiche uscendo di pista nel finale. L’ottimo livello del parco partenti è sottolineato anche dal fatto che, malgrado la pioggia a tratti monsonica, si sono registrati pochi errori degni di nota, e Markelov è stato l’unico ritirato.

[COURTESY OF FORMULARAPIDA.COM]

La gara sprint è più lineare – che nel mondo del giornalismo sportivo è un eufemismo per evitare di dire “noiosa”. In partenza Lundgaard passa Armstrong per la seconda posizione (in virtà della griglia rovesciata), ma l’attenzione si concentra su Shwartzman, che, tradito dalla foga, dalle gomme fredde e da un leggero contatto con Zhou, si gira come un tordo alla prima curva. VSC per rimuovere la Prema incidentata, e alla ripartenza Lundgaard si ripete e sorpassa in curva 3 Ticktum (che soffre particolarmente le ripartenze), solo che stavolta ottiene la testa della corsa. La gara virtualmente finisce qui. Tsunoda si ritira (i Mecachrome colpiscono ancora), Schumacher jr sorpassa Armstrong e si mette a caccia di Ticktum, ma gli si attiva l’estintore di bordo (!!!) ed è costretto a ritirarsi. A parte qualche duello senza scambi di posizioni, per il resto della gara non succede molto. La Pirelli aveva portato gomme più morbide rispetto al GP d’Austria, ma questo non si è tradotto in una sprint race più eccitante, anzi.  Tutta l’azione significativa si è svolta nei primi giri, con molti piloti che restano in zona DRS senza averne per portare a termine un attacco. Alcuni piloti diranno che hanno faticato a mantenere le gomme nella giusta finestra di esercizio. Lundgaard domina il resto della gara e dopo 28 giri vince (e sì che aveva saltato i test) davanti a Ticktum, Armstrong (invero piuttosto incolore), Zhou, Ilott, Aitken, Gelael (due volte consecutive a punti! era accaduto solo una volta) e Mazepin. Ghiotto e Daruvala fuori dai punti anche stavolta.

La classifica resta corta, con quattro vincitori diversi nelle prime quattro gare, e solo due piloti ad aver segnato più di un podio. Shwartzman, malgrado lo zero di Domenica, è il leader con 48 punti, inseguono con 43 punti Ilott e Lundgaard. Malgrado le difficoltà della DAMS, quarto è Ticktum con 36 punti. Armstrong è quinto a 34 punti, davanti a Zhou con 27 punti. Tsuonda con 24 punti è l’ultimo dei front runner. Schumacher jr è malinconicamente 10o con 14 punti; oltre a non essere tutto questo fulmine di guerra, nelle rare occasioni in cui va forte è bloccato da ogni sorta di guasti. Domenica ptoeva finire secondo, ma un detrito staccatosi da una gomma colpisce l’interruttore, posto su un lato della scocca, e ciò attiva l’estintore di bordo, che si scarica nell’abitacolo. Curiosamente non è neanche la prima volta che accade: Gasly, Hockenheim 2016, e Aitken, Austria 2018, sono gli esempi più recenti. Uno è sfortunato con i guasti, l’altro spinna da solo; quella della Prema è veramente la coppia Ferrari del futuro. Menzione d’onore a Lundgaard e Ticktum, che oltre ad essere veloci sono stati anche costanti: sono gli unici di tutta la griglia ad essere andati a punti in tutte le gare, non hanno fatto nessun errore (o quasi), e sull’asciutto finora sono stati i migliori dei rookie.

[COURESY OF FORMULASCOUT.COM]

Non è facile fare previsioni. La Prema ha un pilota in testa  e un’altro più indietro di quel che dovrebbe, ma team e piloti devono imparare a essere più consistenti. La ART al contrario non sembra essere così rapida, ma finora è riuscita a concretizzare più degli altri, come dimostrano i due piloti in top5, che gli hanno garantito la leadership nel campionato costruttori. Forse i più veloci in assoluto sono UNIVirtuosi e Carlin, ma mentre la prima ha forse i piloti migliori del momento, sulla line up della seconda ho più di un dubbio. La terza fascia di velocità al momento è occupata da tre team: la MP Motorsport, che ha una discreta coppia piloti (Drugovich e Matsushita), ma come team finora non ha mai vinto niente, la neonata Hitech (Ghiotto e Mazepin), che ha almeno un pilota valido, ma che paga la gioventù della squadra e qualche guasto di troppo (a conti fatti il loro passo è un’incognita). La DAMS, la scuderia campione del mondo (sfatiamo un mito: se hanno vinto lo scorso campionato è perché la ART aveva in squadra un paracarro maximo, Mazepin, non perché effettivamente fossero più veloci) è un caso a parte: se i succitati problemi di set up gli hanno impedito di qualificarsi e di partire bene, in gara riescono a conservare le gomme più degli avversari, quindi la loro performance complessiva si colloca tra le (pessime) qualifiche e le (ottime) gare.

Mi aspetto grandi cose per l’Ungheria – oltretutto è prevista pioggia per Venerdì e Sabato anche lì.

[IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA RACEFANS.NET]

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya

 

 

 

F2 AUSTRIA 2020: NEW DAY RISING

Il primo appuntamento della serie cadetta in terra austriaca ha confermato le impressioni della vigilia: la nuova infornata di piloti è di prima qualità. Il tempo poi scremerà le proposte, distinguerà i campioni dagli inconcludenti, ma al momento mi godo lo spettacolo.

Ricordo il regolamento sportivo a chi si affaccia ora alla serie: al venerdì si tiene una sessione di prove libere verso ora di pranzo e nel tardo pomeriggio una sessione di qualifica che si articola in un’unica manche di mezz’ora. La pole frutta quattro punti. Il Sabato pomeriggio si corre la “Feature Race” (o gara-1), una corsa lunga (dura circa un’ora) dove bisogna effettuare obbligatoriamente un pit stop per cambiare mescola; i punti sono distribuiti con lo stesso metro della F1 (25-18-15 etc fino alla decima posizione). La Domenica mattina si disputa la “Sprint Race” (o gara-2), una corsa più breve (dura circa 40 minuti) senza obbligo di pit stop che distribuisce i punti ai primi 8. La griglia di partenza di gara2 è determinata dall’ordine d’arrivo di gara1, con l’inversione della griglia per i primi 8 (quindi chi termina ottavo in gara1 parte in pole in gara2). In entrambe le manche vengono assegnati 2 punti all’autore del giro più veloce, a patto che termini la gara in zona punti.

(COURTESY OF MOTORSPORT.COM)

Passando alla cronaca del weekend appena trascorso, in qualifica Zhou ottiene la seconda pole della sua carriera, aiutato dagli spin ad opera di Sato jr e Mazepin che impediscono a molti dei suoi rivali più in gamba di portare a termine il giro buono. Dato il margine di mezzo secondo sui diretti inseguitori, secondo me la pole sarebbe stata comunque sua. Bene Felipe Drugovich, secondo con quattro millesimi su Callum Ilott, teammate del poleman; a seguire Lundgaard (al primo approccio con le gomme da 18′), Schumacher jr e Daruvala. Ghiotto, il secondo più veloce nelle libere, è settimo; peggio è andata a chi lo aveva preceduto, Tsunoda, 12o, danneggiato più degli altri dai casini del duo succitato. Qualifiche amare per lo stesso motivo anche per Armstrong, 13o, e per la vecchia guardia, con Markelov e Matsushita davanti al solo Sato jr.

Guanyu Zhou (CHN) Uni-Virtuosi Racing. 04.07.2020. FIA Formula 2 Championship, Rd 1, Spielberg, Austria, Saturday.
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Allo spegnimento dei semafori Zhou fa pattinare le ruote qualche istante di troppo e cede la posizione Ilott e Drugovich, ma si libera del rookie in pochi metri e riguadagna la leadership in curva 7 dopo aver passato metà giro affiancato al teammate (migliore manovra del weekend IMHO). Nei primi giri Drugovich fa da tappo e scivola indietro in classifica; dopo un primo quarto di gara in cui i piloti sono stati in attesa dell’evoluzione delle gomme, il gruppo si divide in tre tronconi, ognuno su tre strategie diverse: il trio di testa Zhou-Ilott-Schumacher, partito su soft, che ritarda il pit stop fino a metà gara; il gruppo degli inseguitori, fermatosi quasi subito per montare le dure, comandato da Armstrong (il primissimo a fermarsi); gli ultimi (Markelov, Matsushita, Alesi, Nissany etc), partiti con le dure e intenzionati a fermarsi il più tardi possibile per montare le morbide sul finale di gara, per sfruttare un’eventuale SC. Zhou si ferma appena prima degli inseguitori e subisce l’overcut di Ilott e Schumacher, ma forte delle gomme già in temperatura (non ci sono le termocoperte in F2 e quest’anno le carcasse sono più rigide) li ri-passa entrambi in due giri e riguadagna la leadership. Il gruppo degli inseguitori non sembra aver guadagnato nè perso un granché dall’undercut di 10 giri. Il cinese ormai pare essere avviato a vincere la prima gara in F2, quando al giro 27 su 40 il cambio si blocca e lo costringe ad abbandonare i sogni di gloria. Non passa un giro e il motore di Markelov rende l’anima alla Mecachrome. SC in pista; alla ripartenza Schumacher, secondo, esce di pista in curva 7 e perde una dozzina di posizioni. Senza i principali rivali Ilott vince in scioltezza; dietro di lui Armstrong, il primo pilota a fermarsi, è alle prese col cliff prestazionale dei propri pneumatici ma è abile a rintuzzare gli attacchi di Shwartzman, Lundgaard e Ticktum. Sesto è Alesi, la cui rimonta finale con le morbide è stata agevolata dalla SC, mentre Drugovich, ottavo, guadagna la pole per la Gara2. Nissany nega i punti a un rimontante Schumacher; fuori dalla top ten anche i piloti della Carlin, scontratisi tra di loro al primo giro. Ghiotto non termina neanche il giro di formazione per problemi tecnici.

(COURTESY OF CRASH.NET)

La Sprint Race è meno movimentata. Drugovich parte in pole e conduce con autorevolezza tutti e 28 i giri, malgrado tre interruzioni per SC. Alle sue spalle Deletraz fa lo stesso, e solo negli ultimi giri deve gestire la rimonta di Ticktum (primo podio in carriera) e Shwartzman. Armstrong si era reso protagonista di un opening lap stellare che lo aveva proiettato in terza posizione dalla settima casella dello schieramento, ma deve abbandonare dopo pochi giri per una perdita di potenza. Gara difficile anche per il vincitore della Feature Race, Ilott, che non ha problemi tecnici ma perde ritmo fino a uscire dalla zona punti per mano di Aitken. Gara così così anche per Schumacher jr, che ha anche lui un ottimo scatto al via (passa da undicesimo a ottavo) ma lì si arena, incapace di sorpassare Matsushita per più di venti giri. Ancora sfortuna per Ghiotto e Zhou, fiocinati da Daruvala dopo pochi giri.

(COURTESY OF FIAFORMULA2.COM)

Considerazioni sparse. Il 2019 era stato un anno dove i rookie hanno influito ben poco (tre vittorie su 20 gare, settima posizione per il migliore di loro). Nel 2020 l’equilibrio pare essersi spostato a favore degli esordienti: per esempio, nella prima gara del 2019 i rookie non andarono oltre la decima posizione in griglia e la quarta in gara, mentre quest’anno Drugovich si è qualificato in prima fila e in totale tre dei sei podi sono stati occupati da rookie. La ragione va ricercata nelle nuove gomme da 18′, con cui tutti sono esordienti, ma anche nella qualità (e quantità) dei deb. In classifica iridata (che vede in testa Ilott con 27 punti, conquistati tutti il Sabato) le posizioni dalla 2 alla 5 sono occupate da (più o meno) debuttanti (Shwartzman 23, Drugovich 21, Ticktum 20, Lundgaard 18, con Armstrong 7° anch’egli con 18 punti). Forse sarà stato un caso, ma l’evidenza suggerisce che i rookie saranno più di una semplice cornice per lo scontro per i piloti più esperti. Tra questi ultimi, il favorito di chi scrive è Guanyu Zhou, che in Austria è parso molto migliorato nella velocità e nel corpo a corpo; se mantiene lo stato di forma attuale sarà il principale contendente per il titolo. Ilott al contrario ha mostrato anche lui un passo avanti per la velocità, ma la gara2 ha dimostrato che ha ancora margine per il miglioramento nella gestione delle gomme. Schumacher jr -che qui l’anno scorso azzeccò il weekend migliore dell’anno- ha corso la migliore Feature Race da quando è in F2, ma ha compromesso tutto con una leggerezza, ed è ancora deboluccio nel corpo a corpo (va bene che i sorpassi non sono stati all’ordine del giorno, ma Matsushita la Domenica riusciva a frenare sistematicamente venti metri dopo di lui). L’ultimo della vecchia guardia ad avere probabilità ragionevoli di lottare per la vittoria finale è Luca Ghiotto, che però è più sfortunato di Chris Amon e inoltre corre per una “squadra giovane” della quale non si capisce ancora il potenziale. Chi scrive non è ancora riuscito a capire se dovrà saltare delle gare o no per via degli impegni nell’endurance. Tutti gli altri (Deletraz, Gelael, Matsushita, Markelov etc) mi sembrano o troppo scarsi per costituire una minaccia o corrono per squadre di seconda scelta (anche in F2 il team conta).

(COURTESY OF REDBULL.COM)

Passando ai rookie, bene Armstrong, che in gara1 ha rimontato dalla 13a posizione alla 4a (2a contando i guasti/errori di chi gli era davanti) grazie a un undercut molto aggressivo. Piuttosto bene anche Shwartzman, anche se non è stato troppo incisivo nei duelli (ma per sua stessa ammissione ha preferito accontentarsi del risultato che rischiare troppo, e la classifica gli da ragione). Dan Ticktum ha confermato che la velocità non gli manca, e ha anche portato a segno alcuni tra i sorpassi più belli del weekend. Hanno invece un po’ deluso i “toretti” della Carlin: veloci in qualifica (2 e 4 dopo il primo run nelle qualifiche, con il secondo rovinato per i motivi già citati), nelle due gare non ne hanno azzeccata uno: in gara1 Daruvala perde cinque posizioni al via e Tsunoda lo tampona al tornantino; l’indiano ce la fa anche a recuperare, ma nei chilometri finali danneggia le gomme con un fuori pista e scivola fuori dalla zona punti. In Gara2 Daruvala si ricorda che è conterraneo di Raghunathan e rovina la gara a Ghiotto, Zhou e Markelov (!), mentre Tsunoda sbaglia gran parte degli attacchi e delle difese nella lotta per l’ultima posizione a punti e terminerà 11o. Sono piloti giovani e senza troppa esperienza (soprattutto il giapponese) ma conoscendo Marko non penso che potranno permettersi molti altri weekend inconcludenti.

BAHRAIN INTERNATIONAL CIRCUIT, BAHRAIN – MARCH 03: Mick Schumacher (DEU, PREMA RACING) during the Test 1 – Bahrain at Bahrain International Circuit on March 03, 2020 in Bahrain International Circuit, Bahrain. (Photo by Carl Bingham / LAT Images / FIA F2 Championship)

Un altro talking point del weekend erano le gomme da 18′, intorno alle quali si era creata molta attesa; i più ottimisti speravano in un livellamento dei valori, in gare più entusiasmanti, mentre i più critici temevano che la ridotta manovrabilità e l’aumento del peso avrebbero causato un aumento degli errori o una guida più conservativa. Nel complesso hanno avuto ragione entrambi, ma per ora il giudizio è positivo: i piloti hanno potuto attaccare per tutta la durata della gara senza subire crolli significativi, e al contempo il consumo ridotto ma non assente ha permesso una certa flessibilità nelle strategie (a differenza dell’anno scorso, dove di solito i primi giri delle Feature Race non erano altro che un’attesa del fatidico settimo giro per montare le Prime). Nei test in Bahrain i piloti si erano lamentati che era più difficile non finire in testacoda in caso di sovrasterzo, ma, considerando le ruggini di otto mesi senza corse, ci sono stati ben pochi errori. In questo primo weekend la Pirelli si è tenuta conservativa sulla scelta delle mescole, ma anche i piloti hanno preferito non rischiare più di tanto. Avere un secondo weekend di gara sullo stesso circuito e a distanza di pochi giorni sarà un test importante per vedere come si comporteranno gomme, squadre e piloti, i quali, forti di un accresciuto livello di confidenza, andranno più vicino al limite. Le mescole portate saranno oltretutto di uno step più morbido;  finora il comportamento è stato apprezzato dai piloti (forse sono risultate un po’ troppo difficili da mandare in temperatura, ma è una delle conseguenze della carcassa più rigida), vediamo in condizioni di maggiore stress come si comporteranno.

(COURTESY OF ARCHYWORLDYS.COM)

Concludiamo con le dolenti note. Se nel 2019 la Mecachrome (il fornitore unico di motori) si era messa alle spalle un tremendo 2018 (anno in cui a metà stagione venne introdotta la rolling start perché gli organizzatori si erano stancati di trovarsi tre o quattro piloti fermi sulla griglia ad ogni partenza), al Red Bull Ring si è vista una quantità di guasti di nuovo oltre il livello di guardia. Zhou ha perso 25+ punti e la prima vittoria, Armstrong avrebbe probabilmente ottenuto la testa del mondiale senza il ritiro  nella Sprint Race, Gelael si è dovuto ritirare in entrambe le gare e posso andare avanti con l’elenco (Alesi, Markelov, Sato). Potrebbe essere un caso, era pur sempre la prima gara dopo un periodo di stop interminabile, del resto anche la F1 ha avuto una quantità inusitata di guasti meccanici, però in Mecachrome dovrebbero analizzare la situazione e evitare il ripetersi di un 2018-bis. Anche perché suppongo che i team non siano contenti di perdere punti e trofei per il cedimento di un componente che pagano più di 200.000 euro a gara.

(IMMAGINE IN EVIDENZA TRATTA DA FIAFORMULA2.COM)

Lorenzo Giammarini a.k.a. LG Montoya