Ringers carissimi, per festaggiare degnamente i sacri misteri del giovedì sul Bring eccomi qua ad usare il titolo originale di un film da me ritenuto la pietra angolare di ogni uomo degno di essere chiamato tale per parlare (ed invitarvi a fare altrettanto) delle volte in cui la F1 mi ha spezzato il cuore, sportivamente ed umanamente.
Chi mi conosce un pò (o magari ha letto il primissimo articolo del Blog del Ring ad esempio) sa che il primo GP del quale ho memoria è Fuji 1976, con la conseguente sensazione di sconfitta che si respirava in casa assieme alla voglia di rifarsi immediatamente dopo. Quindi di fatto il cuore mi si spezzò al pronti/via, coi 5 anni dell’anagrafe ad 1 mese o poco più di distanza. Quel giorno la Ferrari divenne una Fede, Niki divenne il Santo, la Mecca il Nemico. Sì, era più facile quando si ragionava per assoluti. Ma si faceva un torto. A se stessi innanzitutto.
Il secondo Heartbreak? Semplice (e di natura “sportiva” come Fuji 1976), Imola 1981. Gilles in pole ed al pronti/via tempo di arrivare alla Tosa Lui era primo e Didier immediatamente dietro (volevo scrivere “a coprirgli le spalle” ma all’anima della cazzata che avrei scritto……..). Una decina o poco più di giri dopo e l’Aviatore se ne inventa una delle sue: dato che ha smesso di piovere, nonostante la pista sia ancora molto bagnata (roba da Maylander insomma), si ferma ai box e mette le slick. Tempo un giro e si rimette a piovere con una certa intensità. Gilles rientra di nuovo ai box, rimette le rain, riparte ultimo ed arriva settimo ad un giro segnando il GPV giusto per rimarcare la vittoria buttata al vento. Per non farci mancare nulla quel giorno Pironi, saldamente in testa davanti a tutti, pensò bene di dare una scordolata violenta alla Variante Alta con la quale gli si strappa via una minigonna. La 126CK non sta più in strada e passa il resto del GP scivolando indietro in classifica fino ad un mesto quinto posto.
Purtroppo il terzo episodio fu la tragedia del Terlamen Bocht di Zolder 1 anno dopo. Lui volò nella leggenda e 10 giorni prima a Fiorano il Drake gli disse “basta che a vincere sia una Ferrari” commentando i fatti di Imola del 25/4. So che il mio punto di vista è già noto ma per chi non lo sa è questo il motivo che mi fa eufemisticamente aborrire una Ferrari con una prima guida designata sia essa per contratto (come Schumacher) o meno (come Vettel). L’uomo senza paura volò via dalle nostre vite perchè il Drake non fece una deroga (nemmeno per Lui) alla sua Filosofia. Penso che un caro vecchio “dura lex sed lex” sia il minimo da imporre a qualsiasi pilota varchi la soglia della GES ora come allora. Punto.
Episodio successivo? Vi potrò sorprendere ma fu Monaco 1982. La gara dopo Zolder. La C2 che si ferma sotto al Tunnel all’ultimo giro (ma per i più attenti già al passaggio alla Rascasse il giro prima s’era capito che probabilmente qualcosa non andava più per il verso giusto, coi doppiati che erano “all over Pironi’s rear” come disse Murray Walker) fu una botta difficile da smaltire con quello che era successo solo 2 settimane prima a Zolder. Purtroppo per tutti, specie per chi guidava la Ferrari numero 28, ad Hockenheim il ritiro di Monaco divenne un bel ricordo in confronto al dramma umano di Didier, ad un Mondiale Piloti in cassaforte che volava via, ed alla sensazione di impotenza da parte di una Ferrari che in quel maledetto 1982 dovette incassare pure un “no grazie” da parte di quel coglione protonico di Derek Warwick quando gli fu offerto un sedile della C2. Derek Warwick eh, mica Niki Lauda.
Parliamo di Brands Hatch 1983? Arnoux in piena corsa per il mondiale ma (ed i più attenti già lo sapevano, nella ROC di Marzo corsa sulla stessa pista lo stesso Arnoux con una C2B finì ritirato “per mancanza di gomme” dopo 6 pitstops in gara. SEI) Goodyear non era dello stesso avviso e Renè naufragò malamente fuori dai punti dopo un testacoda mentre era quinto ed inseguiva la Renault di Cheever. Kyalami, la gara dopo, fu una formalità per Piquet e la sua Brabham col BMW che non esplodeva più grazie alla benzina illegale (il titolo 1983 è di Prost, senza se e senza ma).
Complici gli anni che passavano (ed il ventennio di digiuno in mezzo….) ci si cominciò a fare il callo alle delusioni: Brands Hatch 1985, Monza 1986, Estoril 1987, Silverstone 1988, Monaco&Suzuka 1990, Magny Cours 1991, Monza 1994, Nurburgring 1995, Jerez 1997, Suzuka 1998&2006, Interlagos 2008, Abu Dhabi 2010. A volte ci si giocava il mondiale, molto più spesso solo delle vittorie di tappa. Ally Sheedy in un passaggio importante del film The Breakfast Club dice “when you grow up your heart dies”: penso che sia un punto di vista estremo, che forse “when you grow up your heart gets colder” possa essere più appropriato. Ergo concludo chiedendomi e soprattutto chiedendovi: ma il dolore per una delusione è la prova che il nostro cuore, Ferrarista o meno, è ancora vivo?
LUNGA VITA AL RING