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2016 FORMULA 1 ETIHAD AIRWAYS ABU DHABI GRAND PRIX

Avvisiamo i gentili viaggiatori, che stiamo arrivando al capolinea, preparatevi e ricordate di non dimenticare i bagagli o altri oggetti personali, prima di scendere.

E insomma si, siamo finalemente all’ultima tappa di questa stagione eterna, che già da qualche mese, ha iniziato a fare uscira qualche sofferenza al pubblico, anche al più sfegatato ed appassionato della F1.

Però dai, la chiudo qui, inutile lanciarsi nell’ennesima tiritera di quanto sia noiosa questa f1, di quanto era bello il passato. Ricordi spesso annebbiati, che scordano le peniche sul divano, in preda a una noia, proporzionale a una tappa in piano del tour de France.

Ma alla fine su, ci siamo, sulla pista più bella dalla F1, per un epilogo della fantastica lotta ai ferri corti, che c’è stata fra Nico e Lewis. Opss dalla redazione mi dicono che sto dicendo due minchiate, opss dai almeno una e mezza.

Ok ci provo, dai ora serio, mi metto li e vediamo di cavarne fuori un degno pre gp.

Dunque, facciamo subito un riassuntivo, del cosa serve al buon Nico per diventare campione:

arriva sul podio, indipendentemente dalla posizione di Hamilton:
arriva 4° e l’inglese si posiziona massimo in 2a posizione;
arriva 5° e Hamilton si piazza massimo al 2° posto;
arriva 6° e il compagno di scuderia finisce massimo in 2a posizione;
arriva 7° e il britannico giunge massimo in 3a posizione;
arriva 8° ed Hamilton taglia il traguardo al massimo al 3° posto;
arriva 9° e il tre volte campione del mondo non va oltre la 4a posizione;
arriva 10° e Hamilton si piazza massimo al 4° posto;
non prende punti, ma allo stesso tempo il britannico si classifica al massimo in 5a posizione.

Diciamo che nulla può far pensare, che il titolo non possa arrivare nuovamente in casa Rosberg, ed in buona parte anche meritatamente, seppur aiutato dalla stella (no no non è un complottismo e manco la Stellona nazionale) dei mille problemi tecnici che ha avuto Lewis. Tuttavia sto anno è toccato a Lewis, nel 2014 capitavano invece tutte a Nico, come a Singapore,con il volante che faceva le bizze.

L’unica cosa triste di questo lotta per il titolo, è che fino a Zeltweg, abbiamo potuto godere di un duello fra i due,che stava davvero arrivando a livelli di Senna vs Prost 89, forse anche peggio. Tutti abbiamo ancora negli occhi il crash di Barcellona, giusto per un esempio del livello di tensione che c’era fra i due.

Ma dopo la collisione di Zeltweg, la sfida si è appiattita, forse anche a causa di un Lewis assopito nel periodo agostano / settembrino, con un team che ha messo dei paletti ai due, ed ecco che, purtroppo, se ne è andata anche l’emozione del non sapere cosa sarebbe successo nel weekend di gara.

Domenica quindi Lewis dovrà fare la sua gara, mentre Nico cercare di tenersi alla larga dai problemi, difficile credere che qualcuno si possa frapporre fra i due, forse solo la testa di Nico può giocare degli scherzi. Ma anche questa ipotesi, è difficilmente credibile, perchè il tedesco non ha mai dato segni di scarsa lucidità, se mai solo troppa arrendevolezza nei duelli con Lewis, ma questa è una cosa che non servirà domenica.

La cabala poi da sempre dice, che chi ha vinto i primi 4 gp della stagione, non ha mai perso il titolo. Inoltre si può ricreare la combinazione della distanza degli anni, fra il titolo suo e di suo padre, identico a quello degli Hill, oltre a diventare la seconda famiglia, ad avere due campioni del mondo.

La cosa che mi aspetto dopo la fine del gp, sarà vedere quali saranno le evoluzioni di Nico e Lewis, io credo che il primo godrà un senso di appagamento e realizzazione, con la prossime stagioni corse in maniera meno intensa, mentre nel caso di perdita del titolo di Lewis, lo rivedremo tornare in auto più incazzato e determinato che mai. Ma questi sono solo dei miei pensieri.

Esaurito il discorso per l’iride, rimane una lotta per il quarto posto in classifica fra Seb e Max, dove io tiferò perchè si realizzi il peggior scenario possibile per le Rosse. Un doppio out sarebbe il top, magari sotto il loro fantastico e maestoso parco tematico, in modo da dare anche qualche bella copertina ai giornalisti, del tracollo Rosso a cui abbiamo assistito, magari staccando finalmente la spiana a sto malato agonizzante.

Nelle retrovie troviamo la lotta per la sopravvivenza di Sauber e Manor (anche se la seconda gode di un appoggio Mercedes), mentre tutto il resto pare più o meno ormai scritto, ad eccezione di una Toro Rosso che potrebbe arrivare davanti alla McLaren, seppure abbastanza improbabile, quindi i piloti saranno liberi di fare la loro gara.

Concludiamo con un pensiero all’ultimo gp del buon Felipe, pilota che forse ha vinto troppo poco, per quanto era veloce e capace fino all’Ungheria 2009, poi sempre simpatico e disponibile, un pò paperino come fu Barrichello, ma allo stesso tempo, aveva anche un gran carattere. Poi c’è Jenson, che ufficialemente non ha ancora detto basta, ma molto probabilmente sarà questa la sua ultima corsa, personaggio alle volte defilato, spesso ci si scorda che abbia corso tutte ste stagioni, qualcuno anche si dimentica del suo titolo, però anche lui un gran buon pilota, capace di molti duelli e vittorie rocambolesche, come a Montreal 2011.

Cosa dire ancora?

HEY OH….LET’S GO!!!!

Byez by Davide_QV

Interlagos, o della confusione fra laghi, mari, tempeste e diluvi.

Non so voi, ma io non solo non mi diverto più, ma sono estenuata. Un mondiale di 21 GP non aumenta il pathos, lo uccide per mancanza di misura. O forse è colpa di questi mondiali in vitro, senza significative possibilità di sviluppi e riprese? Non lo so, perché personalmente non mi divertono più nemmeno le lotte nelle retrovie e a questo punto nemmeno i giovani emergenti. Io non ne posso più.

Perfino le qualifiche non hanno più gusto, la lotta a due al vertice ha smesso di counvolgermi, e come faccio a emozionarmi se uno parte terzo piuttosto che quinto? Bella la pole di Hamilton, la sessantesima, di quel significativo capello davanti al compagno. Buona anche la prestazione di Raikkonen terzo – che poi sarebbe il caro vecchio “primo degli altri”. Ma c’è qualcuno di voi che si emozioni, che senta la tensione?… Poi se piove, non solo abbiamo la negazione di ogni spettacolo e della storia della F1, con la partenza sotto SC, ma anche la regola del parco chiuso per cui occorre partire con le auto così come si sono qualificate il giorno prima – ossia sull’asciutto. Poi sia chiaro, non butto la croce addosso alla direzione gara per le scelte fatte dalle ore 13.50 di oggi: stanno fra mille fuochi e qualsiasi scelta facciano sarà sempre additata al pubblico ludibrio. Fermano la gara, complotto a favore di X, non la fermano, complotto a favore di Y; la fermano e si poteva correre però, non la fermano succede qualcosa e vergogna stavano correndo solo per soldi indifferenti alla sicurezz….ronf, ronf ronf.

In queste condizioni, devo appunto provare a commentare la penultima gara di questa estenuante stagione.  Pezzi di gara inframezzati da SC e da bandiere rosse, piloti che cercano di movimentare un po’ la situazione montando gomme intermedie mentre il meteo dà diluvi imminenti. Hamilton tenace nel suo insistere a voler gareggiare, Rosberg con sangue freddissimo nel suo cercare di contenere i pericoli provenienti dal meteo e dai concorrenti, Verstappen arrembante e Ferrari sdrucciolose. E, nelle altalene dei pitstop e delle SC, piloti di ultima fascia che si trovano fortunosamente avanti e assaporano i 15 minuti di notorietà. Nel merito?  Prima cosa, molto confusi i muretti nelle loro strategie, però forse dobbiamo a loro (ai loro errori) quel po’ di spettacolo che c’è stato, con Verstappen ributtato nella mischia  da una comoda seconda posizione conquistata di prepotenza, e costretto a tanti spettacolari sorpassi per risalire. E poi, impressionante la tenuta sul bagnato della RB (sulla Mercedes impossibile esprimersi, inquadrata in gara mai: solo quando era dietro la SC). Se volete un commento più partecipato di questo, sono la persona sbagliata nel momento sbagliato: ho accolto questa vittoria di Hamilton come lo spettatore di un concerto di musica dodecafonica, capitato lì per caso, accoglie il bis chiesto dal pubblico che lo circonda.

Insomma, Hamilton ha vinto e si va all’ultima gara per decidere il titolo perché ha guadagnato altri punti su Rosberg e ora è dietro di “solo” 12 punti. Quindi, ancora una volta, ha vinto Bernie – chi vinca vinca.

FORMULA 1 GRANDE PRÊMIO DO BRASIL 2016

Interlagos sarà teatro della penultima prova del Campionato Mondiale 2016 di F1.  Rosberg ha (ancora) 19 punti di vantaggio su Hamilton il che significa che ha un (altro) matchball ma che soprattutto avremo di nuovo il privilegio assoluto di vedere Hamilton in modalità “all out attack”. Deve vincere sia qui sia ad Abu Dhabi e, com’è noto, potrebbe pure non bastargli. Ma, repetita iuvant, questo insieme di circostanze ci regala un LH44 come personalmente vorremmo sempre vedere ossia al netto delle distrazioni che, con buona pace dei suoi tifosi hardcore, se passavano in secondo piano in un anno dominato come il 2015 quest’anno invece rischiano di passare ai posteri come il motivo per cui ha perso il Mondiale. Premesso che ero e resto convinto che Hamilton lo porta a casa pure quest’anno c’è pure la cabala a giocare un suo ruolo per quanti interessati a cose del genere: G.Hill campione nel 1962 e D.Hill campione nel 1996. K.Rosberg campione nel 1982 e N.Rosberg……..ce la può fare nel 2016, ovvero 34 anni dopo suo padre ovvero gli stessi anni intercorsi tra Graham e Damon.

Il weekend di gara si aprirà con un siparietto abbastanza triste, Charlie Whiting in conferenza stampa assieme ai piloti a parlare di quanto accaduto in gara in Messico. Chissà se si siederà tra Vettel e Verstappen, presenti entrambi alla sceneggiata assieme ad Hamilton, Rosberg e Massa. Non so se sarà più un trionfo di imbarazzo o falsità ma tant’è, a questo siamo arrivati e per chi vede GP da 40 anni è qualcosa difficile da mandare giù. Povera F1, povera categoria regina.

Passando alla pista: Mercedes al solito sarà la prima forza in campo in Brasile e, al netto di imprevisti di qualsivoglia natura, farà prima fila e doppietta. RBR e Ferrari, i primi degli ultimi, arrivano da quell’altrettanto triste teatrino fuori pista in Brasile. Parlo di Arrivabene che sotto al podio rischia un coccolone per un terzo posto (poi ingiustamente levato) e dei tentativi di guerra psicologica Redbull nei confronti di Vettel. Che se le diano in pista e basta dico io! Interlagos come caratteristiche dovrebbe favorire la RBR rispetto alla Ferrari, manca il rettilineo “monstre” come a Baku/Città del Messico ed, al solito, dovrebbe  far caldo, sensibilmente più caldo sia di Austin che del Messico ma con buone probabilità di pioggia. Mai dire mai, specie con la ormai famigerata “finestra” di utilizzo delle gomme da parte della SF16H che funziona ad estro anzichè secondo logica. Prima o poi per la legge dei grandi numeri dovrà pure funzionare bene, anche se forse è già successo a Suzuka.

Passando alle seconde linee per riempire il Q3 son chiamati all’appello la Force India e la STR, quest’ultima ormai alla frutta con  la PU Ferrari 2015 ma che potrebbe beneficiare della conformazione del tracciato. Chissà se la Stroll ehm la Williams potrà dir la sua, mi farebbe piacere che Massa vivesse un weekend speciale nella sua ultima partecipazione al GP di casa. Mclaren Honda era e resta un mistero, dovrebbero faticare meno che in Messico ma ogni volta che ci si aspetta qualcosa di decente da loro, come in casa a Suzuka, riescono sempre a stupir tutti in negativo. Però la PU 2017 è stata già integralmente definita quindi Alonso e Vandoorne possono già dormirsela tra due guanciali.

Terze linee capeggiate dalla Haas che ormai aspetterà giusto la fine del mondiale per girar pagina, la Renault che ha appena annunciato una PU completamente nuova di concezione per il 2017 (Redbull sta già pregando) e la Sauber che l’anno prossimo correrà con le PU Ferrari del 2016 ovvero in attesa di diventare il junior team della Honda nel 2018 come si vocifera da più parti.

Al solito usiamo questo articolo per commentare l’intero GP dalle prove libere alla gara, al più tardi lunedì mattina verrà pubblicato l’articolo in commento al GP del Brasile. Tchau!

Hamilton eguaglia Prost, Verstappen imita Mansell, Vettel come Paperino

“Siamo più veloci di gran parte delle persone che ci stanno davanti”.
“Non capiamo perchè con le supersoft eravamo più veloci”.
“Non c’è nulla di sbagliato”.

Queste erano le frasi che il buon Sebastian pronunciava, condite da una parolaccia, davanti alla inviata di Sky che gli chiedeva lumi sul deludente risultato della qualifica. Visto ciò che è successo fino ad ora in questa sfortunata stagione, era difficile credergli. E invece la meteoropatica SF16-H, macchina che funziona benissimo quando l’asfalto è fra i 30 e 30.5 gradi centigradi, oggi ha mantenuto le promesse, e guidata da un Vettel col coltello fra i denti ha portato a casa un grandissimo risultato, un terzo posto festeggiatissimo dal team che ha tanto ricordato gli entusiasmi degli anni fra il ’91 e il ’95 quando questo era il risultato massimo cui poteva aspirare l’unico tifoso ferrarista che abbia mai guidato in F1, Jean Alesi.

[update]Peccato solo che negli ultimi giri il tedesco se ne sia uscito in radio con una serie di vaffa rivolti anche al buon Charlie, per la mancata immediata penalizzazione del ragazzino (forse non sa che in direzione corsa si dorme bene), e ovviamente all’ex collaboratore di Bernie degli anni d’oro non è parso vero di fargliela pagare dandogli l’idea di avere guadagnato l’agognato podio per poi toglierglielo qualche ora dopo a favore dell’odiato ex-compagno di squadra. Va detto che, a norma di regolamento e stando alle disposizioni date ad Austin, la penalizzazione non poteva non essere data. Ma ironicamente ne fa le spese non Verstappen, grazie al quale la norma era stata introdotta, ma uno di quelli che si lamentava di più, il quale è stato indotto alla manovra vietata proprio da Max. Per questo non è sbagliato paragonare Seb al povero Paperino, sempre vittima del suo caratteraccio e sempre incline ad invocare sfortune e ingiustizie varie.[/update]

Anche perchè davanti non c’è stata storia, le due Mercedes hanno tenuto il solito margine di sicurezza arrivando all’ennesima doppietta senza un minimo di incertezza nè di lotta. Con Hamilton rigorosamente davanti, sempre nell’ottica di rimandare il più possibile la conclusione del mondiale, che pare già promesso da tempo a Rosberg, il quale pure se lo merita.

Ma torniamo a ciò che è successo negli ultimi giri, che hanno compensato la tremenda noi delle prime 70 tornate. Va fatta una premessa: pare che la FIA abbia deciso di usare di meno il tanto contestato strumento della penalizzazione. Dopo la sanzione inflitta a Rosberg in Malesia per il contatto con Raikkonen, molti incidenti simili sono stati considerati, giustamente, situazioni di gara, e pertanto non sanzionati.

E anche oggi l’hanno passata liscia, fra gli altri, Hamilton per il taglio della seconda curva e Verstappen per la ruotata a Rosberg alla prima curva. E nella corrida finale l’impressione è stata che la penalità a Verstappen non fosse poi così scontata. Probabilmente la Ferrari ha (finalmente) fatto molta pressione, e i 5 sec. (giusti) sono arrivati quando il ragazzino era già sul podio. Ragazzino il quale ha dato dimostrazione di grande pelo sullo stomaco, con un comportamento degno del miglior Mansell. Con una importante differenza: da Mansell questo si poteva anche accettare, perchè all’epoca non si andava tanto per il sottile. Ma oggi è un’altra storia, e Max avrebbe di sicuro fatto miglior figura se avesse lasciato subito la posizione a Vettel, il quale peraltro ha potuto, così, continuare la striscia di lamenti via radio che l’hanno visto dare dell’idiota ad Alonso in prova e dello stupido a Massa nella prima parte della gara, per poi dirne di tutti i colori allo stesso Verstappen e a Whiting nel finale [update: Charlie si è vendicato, vedi sopra]. Ma lui è fatto così, è un lamento continuo e dobbiamo accettarlo. Di sicuro oggi ha fatto una gara ottima, a dimostrazione del fatto che quando la macchina va, lui c’è. Il problema è che quando non va, non ci mette del suo, non lo faceva alla Red Bull e non lo fa ora, e in questo dovrebbe migliorare.

E’ da menzionare, ovviamente, la bellissima gara di Ricciardo, il quale a fine gara ha fatto osservare che in occasione del suo tentativo di sorpasso a Vettel quest’ultimo si è spostato in frenata, cosa che è stata vietata qualche giorno fa. Ha indubbiamente ragione, ma chiedere alla FIA di penalizzare Vettel sarebbe stato troppo [update: e invece no]. Lui di sicuro più di così non si lamenterà.

Altra menzione per Raikkonen: il secondo pit-stop per montare gomme medie è risultato incomprensibile, non avendo a disposizione un treno di gialle. Non stava facendo tempi molto più alti di quelli di Vettel, anche se si stava lamentando in radio del comportamento delle gomme posteriori. Sentir dire all’addetto stampa che conveniva cambiare visto il distacco sia da quelli davanti che da quelli dietro, quando poi il pit-stop è costato una posizione su Hulkenberg, recuperata in extremis, fa venire più di qualche dubbio.

Dietro i primi 6, la bella lotta Force India-Williams che vale parecchi milioni di dollari, con Hulkenberg che ha ridicolizzato il tanto acclamato compagno. Subito fuori dai punti, da segnalare l’undicesimo posto di Ericsson con una Sauber in disarmo, una McLaren di nuovo sprofondata, Renault e Toro Rosso che si beccavano 30 km/h in rettilineo, e infine la Haas che sembra avere perso il libretto delle istruzioni consegnatole da Dallara all’inizio dell’anno.

Ora si va ad Interlagos, con Rosberg che potrà vincere il titolo aggiudicandosi la gara. Ma c’è da scommettere che Lewis farà 52, superando Prost, che oggi ha eguagliato. Potremmo parlare a lungo del valore delle 51 vittorie del francese e di quelle dell’inglese, ma sarebbe una discussione sterile. Se non deciderà di dedicarsi ad altre attività anzitempo, e se continuerà questo dominio Mercedes, potrebbe, nel giro di qualche stagione, insidiare il record di Schumacher.

 

 

FORMULA 1 GRAN PREMIO DE MÉXICO 2016

Il Circus fa ritorno a Città del Messico dopo la ripresa delle attività lo scorso anno su un circuito che, a seguito del lifting per tornare adatto alla F1, sarebbe quasi lo stato dell’Arte per gli standards attuali non fosse per il fatto che la gloriosa Peraltada è stata sostituita da un complex a bassa velocità che riconcilia con l’orchite fulminante (o una PMS di quelle pesanti per le Signore qui presenti). I bene informati mi dicono che “non sarebbe possibile ripristinarla nemmeno volendo perchè ormai là in mezzo c’è lo stadio del baseball”. Complimenti quindi ai chicani per aver seppellito una delle curve più belle al mondo in ossequio allo Sport nazionale di quelle belle personcine più a nord che han costruito un muro bello alto per impedirne l’ingresso, dato che li considerano degli scarti dell’umanità.

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