BASTIAN CONRARIO (XIII) La caduta

Quando Hamilton arrivò in McLaren, mostrando al mondo il suo talento, si mise subito alla pari con Alonso tanto da giocarsi il mondiale con lui, nonostante l’asturiano fosse più esperto e fresco di due campionati vinti consecutivamente. Molti non sanno, o comunque dimenticano scientemente, che il britannico arrivò in squadra che era stato preparato a dovere, visto che all’epoca era possibile svolgere test liberamente con la vettura del campionato in corso e, relative gomme gara (!). Una follia pensare questo oggigiorno, solo che all’epoca tutto ciò era realtà e, questo ha consentito alla stella inglese di mettersi alla pari con un campione quale era Alonso. Che poi quell’anno in McLaren andò tutto a meretrici questa è un’altra storia. Il ricorso storico è doveroso perché i tempi dei test illimitati (o di quelli segreti, dove guarda caso sempre il campione britannico è coinvolto) sono finiti da un pezzo, ed oggi è tempo di adattamento repentino altrimenti sei finito, rischi la caduta. Purtroppo al tredicesimo GP ormai terminato, mi tocca ancora leggere che Lewis è nella sua fase di apprendistato, fase che all’inizio veniva descritta che si sarebbe esaurita in un tempo di massimo cinque gare, ed ora si scopre che questa situazione invece durerà sicuramente fino alla fine del mondiale. Non so voi eppure per il sottoscritto tutto ciò puzza di giustificazione e, l’atteggiamento di Hamilton durante tutto il weekend belga, è semplicemente inaccettabile. Inaccettabile vederlo che litiga con i freni e con il freno motore della sua Ferrari, inaccettabile vederlo sbagliare cosi platealmente tanto da essere penalizzato per quella boiata del track limit, inaccettabile che vada davanti ai microfoni, sputtanando la squadra, affermando che il compagno abbia provato dei pezzi prima di lui, creando equivoci e contribuendo a gettare veleni su una squadra già abbondantemente avvelenata di suo e, soprattutto trovo inaccettabile, l’esaltazione che c’è stata nei suoi riguardi per via della rimonta che ha eseguito e, per non farci mancare nulla, il sistema gli ha anche rilasciato il premio creato ad hoc per le nuove generazioni e cioè il driver of the day. Lewis Hamilton era obbligato a rimontare posizioni perché l’unica cosa che poteva fare, era proprio quella che non poteva non fare, cioè rimanere infognato nelle ultime posizioni! Hamilton, a quaranta milioni l’anno, aveva il dovere di sorpassare le prime dieci macchine che aveva davanti a se, fosse solo perché in termini di prestazioni nessuna valeva la su SF-25 con tanto di motore fresco di pacca (e assetto da bagnato!), visto che glielo hanno cambiato prima del via. Non vedo nulla di speciale e, non riesco ad essere benevolo con il campione inglese in quel misero settimo posto da egli raggiunto, perché una volta finito l’effetto sorpresa si è plafonato dietro la Williams di Albon e, nulla è riuscito più ad ottenere. Anzi proprio questa rimonta, dovuta ad un’azione quasi disperata che è stata quella di anticipare le slick, lascia non poco amaro in bocca perché se il sette volte campione del mondo si fosse qualificato assieme al suo compagno, che è come al solito l’unico che regge la baracca, proprio quell’azione gli avrebbe consentito di giocarsi sicuramente il podio. Esiste un caso Hamilton in Ferrari? Di sicuro non dal punto di vista prestazionale visti comunque i risultati complessivi di tutta la squadra, di certo il caso se è esiste è di natura politica, dato che persino la stampa specializzata non ha potuto nascondere ciò che egli sta “tramando” attraverso i cosi detti “Hamilton papers”… alè. Hamilton è nella sua fase di apprendistato per quanto riguarda la comprensione della guidabilità della vettura, eppure si è adattato immediatamente all’ambiente di Maranello e, a tutta la politica che dietro le quattro mura della gestione sportiva viene seguita e perseguita. Ci affacciamo all’ultimo GP, prima della pausa estiva, con un Team Principal che non è ancora dato sapere se rimarrà o meno e, nel frattempo ci pensa proprio sir Lewis ad arrogarsi il diritto di capo mandando missive a chi di dovere, per migliorare (a suo dire) la squadra in questo e quel reparto. Corsi e ricorsi storici come dicevo all’inizio di questo scritto, ed infatti fu proprio Alonso quando era alla corte di Ron Dennis, ad inviare lettere dove egli suggeriva come e dove apportare miglioramenti, con la differenza che almeno l’asturiano non litigava con la macchina… solo con il compagno e con il resto della squadra e, anche questa è un’altra storia. La caduta di Hamilton non è nei risultati a mio dire, bensì nel merito di come questi ultimi stanno arrivando e, sebbene il rubicondo Vasseur lo difenda a spada tratta giubilando del risultato ottenuto in Belgio (una mentalità disarmante), i fatti sono sotto gli occhi di tutti soprattutto quelli politici, in cui l’inglese è già con la testa al 2026 in luogo del quale sta cercando di veicolare la squadra tutta, verso il lato del suo box. Ad essere sinceri non so come andrà a finire questa storia, anche perché il suo compagno di box non mi sembra un ingenuo, eppure mi chiedo cosa succederà se Dio non voglia anche l’anno prossimo il buon Hamilton continuerà la sua fase di apprendistato? Altro che caduta.

Chi è caduto e, soprattutto deve imparare a cadere, è proprio il sostituto di Hamilton in Mercedes ovvero Antonelli. Come era inevitabile per ogni novizio (o per meglio dire rookie), il momento negativo è calato inesorabile. Per Hadjar la legnata è arrivata al primo GP, mentre per il nostro connazionale si è consumata poco alla volta e, pare che stia raggiungendo l’apice proprio alla vigilia della pausa estiva. Mi verrebbe da dire al buon Kimi cosa si aspettava, che sarebbe stata tutta rosa e fiori? Detto questo non me la sento affatto di gettare la croce addosso all’imberbe pilota, visto che è al suo primo anno assoluto, a diciotto anni e, se la deve vedere con i migliori al mondo. Anzi proprio la classifica piloti gli da ragione: infatti dietro ai due papaya, i due Rossi, il suo compagno di squadra (che è un signor pilota) e Max Verstappen, c’è proprio lui. Questo risultato di certo non era scontato perché dietro il sesto classificato (che è proprio il sette volte campione Hamilton… mi viene da piangere solo che lo scrivo!), non c’è Alonso, ne Albon o Sainz. In quella casella, che significa essere il primo di tutti gli altri, c’è proprio il nostro connazionale il che significa che Kimi il suo dovere lo sta espletando al meglio. L’ho già scritto e lo ripeto, Antonelli non era una pippa in Austria e nemmeno un campione quando è salito sul podio in Canada, semplicemente sta maturando la sua esperienza come tutti i potenziali campioni che lo hanno preceduto. In questa F1 che tutto corre alla velocità di un click ti portano in vetta e sul fondo in un battibaleno, eppure non è cosi che funziona e, lo stesso Piastri è li a dimostralo, visto che fino all’anno scorso c’erano solo dubbi nei suoi riguardi ed invece oggi si sta giocando il mondiale contro un compagno ben più esperto di lui. La chiave, il segreto della riuscita è nella testa, nella serenità di capire che questo fa parte del gioco. Sono certo che in Mercedes, che non sono degli scappati di casa, questo lo sanno e riusciranno a mettere i pezzi assieme a Kimi senza bruciarlo. Citando il Batman di Nolan: “Perché cadiamo Bruce? Per imparare a rialzarci”.

Buon GP di Ungheria a tutti.

Vito Quaranta