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BASTIAN CONTRARIO: CORNUTI E MAZZIATI

Tutto ciò che ha un inizio ha anche una fine, citava l’oracolo in Matrix e, Dio ti ringrazio, il lungo (non lunghissimo visto che l’anno prossimo il nuovo mondiale avrà un GP in più… sigh) mondiale 2023 è terminato per davvero. Abu Dhabi è la cornice che fa da sfondo alla conclusione di questi mondiali alternati nel monopolio tra AMG e Red Bull e, col tempo, ne ho imparato ad apprezzare le qualità. Forse sto scrivendo un’eresia, qualcuno potrebbe dire addirittura che sto bestemmiando, eppure mi sono reso conto che, per andare forte su questa pista, devi essere al top. Non sarà un caso dunque che Ferrari non ci abbia mai vinto e non è un caso, che poiché è l’ultimo GP dell’anno, (le monoposto ci arrivano con dei semplici adattamenti visto che gli sviluppi sono terminati già da tempo… a meno che non ci si debba giocare il mondiale proprio su quella pista, si capisce) su quella pista o ci arrivi che la monoposto è già forte oppure sarà un continuo remare (chiedere ad Alonso cosa accadde nel 2010). Proprio per questo, tale circuito di “cornuti e mazziati” ne ha fatti tanti nella sua storia e, di certo, le aspettative non sono state disattese nemmeno domenica scorsa.

La carrellata inizia proprio dalla strabiliante McLaren di Zac Brown & Andrea Stella che, da dopo l’estate, è stata un continuo crescendo e che solo la sua tardiva ripresa, unito alla coriacea insistenza del duo AMG Ferrari nel lottare per il mondiale marche, gli ha impedito di raggiungere il clamoroso traguardo di seconda forza. La casa di Woking si è presentata nel week end di gara coi favori del pronostico, immediatamente dopo Red Bull si capisce, solo che sia in qualifica (dove ci si aspettava addirittura una pole) sia in gara, deludono non poco. Ho letto giudizi molto positivi nei loro riguardi e, non si discute sul loro operato, tuttavia il risultato ottenuto va stretto come una scarpa più piccola di una taglia. Norris viene beffato al sabato da “San Charles” per poi, sia lui che il compagno, venire surclassati dallo stesso ferrarista, Russell e Perez che partiva addirittura nono, quando il passo gara doveva essere il loro forte… “cornuti e mazziati” appunto. Come ho detto già di recente (il GP del Giappone e di Austin sono stati rivelatori), la McLaren, se davvero avrà la possibilità di giocarsi il titolo contro la Red Bull di Verstappen, dovrà dare molto di più di quanto ha mostrato in questa ultima parte di campionato. Con la conclusione del GP di Abu Dhabi, gli si può e si deve lasciare il beneficio del dubbio, visto che sono esplosi come una supernova solo da poco. Vero è che per il 2024 dovranno concretizzare il loro potenziale, perché c’è da specificare che la squadra di Milton Keynes, non è forte solo perché ha una super vettura, bensì è tutta la squadra che è praticamente perfetta (i pit stop della Red Bull sono un incanto… ormai sembra che la monoposto nemmeno si fermi!). Sia Norris che Piastri, sono giovani talentuosi, solo che quanto mostrato sino ad ora, soprattutto Lando in Texas, lascia non pochi interrogativi. Ovvio che se McLaren dovesse essere davvero competitiva, tutti, nessuno escluso, dovranno tirare fuori gli attributi per poter fronteggiare Verstappen e la sua Scuderia.

Purtroppo, il vero e grande cornuto e mazziato del GP di domenica scorsa, manco a dirlo, è stata proprio la Beneamata… per la serie non ci facciamo mai mancare nulla. Il primo della Ferrari che ne esce con le ossa rotte è Sainz, il quale è stato pompato (soprattutto dalla stampa dei suoi connazionali) per tutta la settimana come pretendente di diritto al quarto posto in classifica piloti, assieme proprio al Matador Alonso. Purtroppo per Carlos, non solo non ha raggiunto l’obiettivo che comunque lascia il tempo che trova, addirittura si è visto soffiare l’agognata posizione (a pari merito con Alonso appunto) proprio dal suo compagno di squadra che in classifica era non poco attardato… “cornuto e mazziato” appunto. C’è da dire che la disfatta dello spagnolo ferrarista è figlia della politica o meglio della totale assenza di politica da parte della sua stessa squadra. Ciò che gli è successo a Las Vegas è da annoverare negli annali della sfiga motoristica (su venti piloti, chi si porta via il tombino?), vero è che, ciò che ne è seguito dopo, è da annoverare nella vergogna delle azioni politiche che una squadra possa muovere. Mi sono già espresso in merito, nel mio ultimo Bastian contrario, di cosa accaduto nel Nevada eppure il totale silenzio di Ferrari in merito ha fatto si che quella falla di punti persi a Las Vegas si siano sommati a quanto successo domenica scorsa e, purtroppo, il totale è pari a zero. Il buon Carlos è venuto meno (sportivamente parlando) proprio nell’ultimo appuntamento, proprio nel momento del bisogno e la sua assenza, sia in gara che in classifica, ha purtroppo fatto la differenza… esigua aggiungerei, dato che AMG ha surclassato la Rossa per solo tre miseri punti. Che beffa! Proprio per questo il risultato ottenuto fa ancora più male. Su queste righe non faccio che ripetermi e, purtroppo, non mi sbaglio a riguardo: l’azione di Wolff in Nevada ha portato i suoi frutti dimostrando ancora una volta, caso mai ce ne fosse bisogno, cosa significa comandare e chi, tra AMG e Ferrari (Red Bull è un altro animale!),  comanda sul serio. Toto  voleva a tutti i costi quel secondo posto, a scapito di sacrificare qualche ora in galleria del vento (ri sigh!), perché quel risultato, soldi a parte, salva almeno la faccia di una delle squadre più dominante di sempre, da una stagione da zero vittorie e, quindi, pressoché disastrosa. Missione compiuta dunque e quindi ci si può affacciare al 2024 con maggiore fiducia. Quella stessa fiducia (mal riposta a mio dire) che sprizzava da tutti i pori Vasseur alle interviste, visto che asseriva che ci siamo giocati la vittoria contro la RB19 di Max.

Ad essere sinceri, non so quale film il buon Frederic abbia visto dagli schermi del muretto, dato che il tri campione del mondo si è limitato a passeggiare tra le curve disegnate nel deserto di Abu Dhabi e, ammesso e non concesso che fosse vero quello che abbia affermato, “San Charles” è arrivato al traguardo con un ritardo di quasi diciannove secondi. A mio dire c’è molto da riflettere su quanto accaduto e poco di cui rallegrarsi, perché se è vero sembra che la Ferrari apparentemente abbia concluso in crescendo, lo è altrettanto che il risultato disatteso del secondo posto nei costruttori gridi innanzitutto vendetta, sia per come lo abbiamo perso (strategia adottata per Carlos quanto meno fantasiosa) e sia perché la Ferrari è stata l’unica squadra, a parte Red Bull, a vincere un GP sui ventitré disputati… più cornuti e mazziati di così penso che si muoia, come si suol dire. Usando una battuta caustica, dato che la rossa non è riuscita a conquistare nuovamente il secondo posto nei costruttori, penso che la tifoseria sia d’accordo nel dire che questa è la monoposto della passata stagione, salvo dire che sarebbe stata figlia degli sviluppi del nuovo Team Principal caso mai fossero riusciti nell’intento prefissato. Come ho detto all’inizio di questo scritto, Dio ti ringrazio il mondiale è finito e con esso anche le scuse alle quale aggrapparsi. Vasseur ha completato il suo tirocinio, dato che ha vissuto un anno lungo ed intenso, ergo, ormai è completamente addentro la GeS e sa bene cosa vuole, come e dove intervenire. Dall’anno prossimo, monoposto e risultati saranno solo figli del suo operato ed io, in primis, da ferrarista quale sono, gli auguro di riuscire a risollevare le sorti della Rossa. Mi permetto di dare un piccolo consiglio al TP e alla gestione Ferrari tutta: evitiamo, per favore, dichiarazioni clamorose e sensazionalistiche, così che se le cose dovessero andare male, almeno, eviteremo brutte figure… e di essere “cornuti e mazziati”, appunto!

Vito Quaranta

MIT’S CORNER: LE NON PAGELLE DI LAS VEGAS

E va in archivio anche il GP forse più atteso della stagione. Atteso non tanto per il suo significato sportivo ma per la grande curiosità che la sua organizzazione ha suscitato. Si tratta di nientepopodimeno che Las Vegas, che annovera nel suo tracciato, addirittura come rettilineo principale la celebre (o famigerata: dipende dai punti di vista…) Strip.

Gli appassionati, quorum ego, guardavano a quest’appuntamento con l’occhio molto (moltissimo!) storto: sarà un’americanata di bassa lega, una pagliacciata, cosa mai faranno per cercare di adeguare il circus all’ambito stereotipato della città più viziosa del mondo?

Ebbene… sì! La pagliacciata, scusate ma non posso esimermi dall’usare altri vocaboli, effettivamente c’è stata. Tutto il contorno (pseudo-) spettacolare del GP non ha tradito le attese, anzi, i timori: luci e rumori in quantità esorbitante, personaggi celebri (celebri?) a gogo che performavano in palchi dai colori tanto sgargianti quanto confusi, presentazioni dei piloti pacchiane come non mai con tutti i piloti che non riuscivano a nascondere il loro evidente imbarazzo, si sono succedute le une alle altre come da prevedibilissimo copione a far da cornice al week end. Il tutto, peraltro, ad orari locali che Ibiza spostati.

Come se tutto ciò non bastasse l’approccio alla pista esordiva nel peggiore dei modi: non fanno in tempo a cominciare le FP1 che un tombino, un tombino?!, mal concepito faceva rischiare letteralmente la pelle a Esteban Ocon e soprattutto al povero e decisamente malcapitato Carlos Sainz che ne usciva indenne ma con una vettura da ricostruire quasi da zero. E qui si tocca il punto più basso di tutto il week end. Infatti, mentre Ocon è costretto solo, si fa per dire, alla sostituzione della cellula di sopravvivenza Sainz, oltre alla cellula di sopravvivenza (pare che il sedile si sia addirittura spaccato in due!), è anche costretto alla sostituzione del motore, del sistema recupero dell’energia e dell’unità di controllo elettronico. Di queste ultime la Ferrari di Sainz aveva già utilizzato il massimo numero consentito di volte in stagione sicché, a norma di regolamento avrebbe dovuto essere penalizzato di 10 posizioni in griglia. Circostanza decisamente improvvida che chiunque pensava non sarebbe stata applicata data la singolarità dell’episodio: di certo tale sostituzione non è stata dovuta a scelte della scuderia, da errori del pilota o comunque da circostanze strettamente inerenti l’aspetto sportivo. E invece no! Il regolamento dice che se si sostituisce quella parte si prende la penalità. Niente da fare quindi. Non riesco a pensare a nulla di più assurdo. Ve lo ricordate quel film con Bud Spencer dove il nostro borbottante eroe viene sballottato da un sportello all’altro di un ufficio statale di un esotico paese del sudamerica? Ecco: quella è stata la prima immagine che mi si è presentata alla mente quando ho saputo della decisione. È veramente difficile esprimersi in altri termini: se la preoccupazione della commissione fosse stata di creare un precedente poi difficile da gestire sarebbe stato sufficiente un bel giro di email con tutti i TP e la cosa finiva lì oppure, il che è meglio, semplicemente giustificare la decisione non in termini di deroga ma in termini di ratio della norma. Già in altri articoli in passato mi ero espresso su questo punto in modo critico constatando che gli organismi FIA preposti a questo tipo di decisioni non tengano praticamente mai in conto la ratio delle regole sulla cui osservanza sono chiamati a giudicare. In questo caso la ratio, cioè lo scopo per il quale è stata stabilita quella regola, è da vedersi nell’ambito di tutti quei provvedimenti regolamentari che girano intorno al risparmio (ok, ipotetico risparmio): in tutta la stagione puoi usare tot motori, tot cambi, tot batterie, ecc. e se ne superi il numero consentito sei penalizzato. In questo modo si vorrebbe (il condizionale è d’obbligo) limitare la spesa per la partecipazione al campionato cercando così di livellare indirettamente la differenza di budget tra team di prima e seconda fascia. Il senso di tale regole ha sempre un risvolto sportivo, dunque, e a prescindere dal fatto che siano davvero utili allo scopo è questo ciò che conta. Se, come nel caso di Sainz, la sostituzione di quelle componenti è stata dovuta a cause di forza maggiore, e comunque del tutto avulse dalla competizione sportiva, allora la penalità non si doveva applicare. La domanda che mi pongo è: se domani alla scuderia X un malefico Arsenio Lupin si intrufola nottetempo nei box e si porta via le power unit che fa la federazione? Gli commina le penalità? Si potrebbe obiettare che in casi analoghi il team possa montare le componenti “vecchie” non incorrendo così nella penalità ma potrei ribattere che re-installare vecchie componentistiche deve essere sempre una scelta e non una costrizione, oltre al banale fatto che le componenti “vecchie”, proprio perché tali, potrebbero non essere sicure o comunque che c’è un motivo per cui sono state dismesse. E continua a rimanere il fatto che la “causa di forza maggiore” totalmente avulsa dallo svolgimento sportivo deve far riflettere adeguatamente sulla cosa.

Ad ogni modo, la decisione su Sainz avrà conseguenze non banali e condizionerà anche lo svolgimento della gara.

Fortunatamente, però, dopo questo infausto episodio il corso del week end entra nel vivo rivelando, questa volta ancora più inaspettatamente, che questo tracciato ricavato tra le ben poco tortuose strade che dividono i mega-hotel del centro di Las Vegas sembra stato pensato proprio bene. Nulla a che vedere con il delirante tracciato di quarant’anni fa: tre lunghi rettilinei, sapientemente raccordati con curve aerodinamicamente poco impegnative ma non per questo facili da interpretare, formano un layout di pista estremamente veloce che ricorda più la versione outer di Sakhir (che nel 2020 vide la prima affermazione di Checo in Formula 1) che non Monza, con cui comunque condivide le altissime velocità di percorrenza. Visto il tipo di vetture che circolano nei pascoli formulaunistici di questi tempi si tratta di vera e propria manna.

E infatti i piloti, forse altrettanto sorpresi, hanno cominciato a divertirsi e non poco. L’indiscusso protagonista della stagione, il nostro valente Max, che nelle prime interviste di rito approfittava dello status di intoccabile di cui gode sparando a zero sull’evento, ha finito per auspicare il ritorno di questo GP anche per gli anni a venire!

E non ha tutti i torti. Perché ne è uscito un GP alla cui spettacolarità ha contribuito, pur del tutto casualmente, anche la bassa temperatura che tutti alla vigilia temevano. Infatti, le gomme hanno avuto un degrado piuttosto blando e comunque abbastanza uniforme per tutte le vetture, contribuendo a livellare non poco i valori tecnici in campo. Conseguentemente l’importanza delle scelte strategiche di assetto e il valore dei piloti sono stati di molto esaltati.

E come si sono comportati i nostri eroi?

VERSTAPPEN

Immarcescibile come sempre, altrettanto implacabile, perfetto (o quasi) come ci ha abituato in questa sua straordinaria stagione il campione del mondo non si lascia scappare l’occasione di apporre l’ennesimo timbro vincente sul suo passaporto. Ma stavolta ha dovuto sudare tantissimo. Forse come mai in stagione. Ha dovuto fare i conti con le velocissime Ferrari del sabato che, non fosse stata per l’improvvida decisione di cui sopra, l’avrebbero escluso dalla prima fila. Consapevole che questa volta Leclerc era davvero competitivo rispolvera in partenza la cazzimma cosparsa di cattiveria e sfrontatezza che tanto ha caratterizzato i suoi primi anni in Formula 1: “io vado” sembra dire Max a Charles “se poi voliamo fuori sarà perché lo vorrai tu”. E conquista con arroganza la testa del gruppo alla prima curva. Facile decisione, suppongo, visto che non aveva nulla da perdere e che, specularmente, Leclerc poteva ambire alla vittoria e aveva quindi tutto da perdere ma alla fine saggia: in quei giri davanti (considerate le successive evoluzioni e la penalità) a Charles pone le basi della vittoria finale. La penalità arriva puntuale e ad essa si aggiunge lo smacco del sorpasso subito in pista da Leclerc sicché dopo il primo pit stop riparte più indietro di quanto avrebbe voluto ma meglio di quanto sarebbe stato senza quella partenza arrogante. Ma, come sempre, è implacabile nel suo recupero. Brividi al 25° giro nel sorpasso a Russell. Giorgino diventa all’improvviso un Avenger e decide di buttar fuori Max con una manovra birichina nel punto meno pericoloso del circuito (e di cui dirò dopo). Ma Max, manco fosse Thanos, quasi nemmeno se ne accorge e continua il suo recupero. Il secondo momento vincente di Max arriva, poco dopo, con la SC del 27° giro (decisa proprio per liberare la pista dai detriti dello scontro con Russell): cambia ancora le gomme e riparte con distacco ridotto da Charles ma con gomme leggermente più fresche. Da qui in avanti è uno spettacolo: ritmo assurdo e sorpassi (non facili visto che anche gli altri andavano bene) da manuale su Ocon (in uscita dai box: regolare, dicunt, ma comunque a rischio di ulteriore penalità), Gasly e Piastri lo portano velocemente sui primi due: il redivivo Perez e un Leclerc in forma mondiale che stanno duellando per la prima posizione. Le cose si fanno più difficili e questa volta Max deve sudare assai e deve aspettare diversi giri prima di avere la meglio. Il sorpasso difficile quanto strepitoso su Leclerc arriva infine al 37° giro. Ma questa volta, diversamente da quanto abbiamo visto per quasi tutta la stagione, non riesce a scappare! Leclerc gli sta attaccato agli scarichi sino a che un errore alla curva 12 al 43° giro lo costringe a sventolare bandiera bianca. A questo punto Max capitalizza alla perfezione i 4 secondi di vantaggio e si aggiudica il GP. Era contento, lo si vedeva a occhio e ne aveva ben donde. Ho idea che si diverta di più anche lui con gare così: speriamo che il 2024 sia diverso. Ma intanto applausi!

LECLERC

Strepitoso, meraviglioso, eccezionale e che più ne ha più ne metta. Charles è tornato! Che week end! Tutte le sessioni di prove e qualifica davanti di mezzo secondo a tutti! Da quanto tempo non si vedeva? Bravo! Solo Sainz, in Q3, gli si avvicina ma gli altri no, nemmeno il mammasantissima del campionato. Con queste premesse e con una prima fila tutta rossa le aspettative eran… ah no! La improvvida decisione per la penalità di Sainz impedisce a Ferrari di gestire una partenza che con la prima curva così ravvicinata avrebbe potuto vederli entrambi davanti. Ad ogni modo il buon CLC non si scoraggia e non solo tiene il ritmo di Max ma addirittura lo supera! Ecco un bell’inedito che ci ha regalato Las Vegas. L’ulteriore inedito è il consumo di gomme che è assai blando e che consente al nostro eroe di spingere per tutto lo stint: tra basse temperature, layout del tracciato e assetto bilanciato sembra proprio che stavolta Ferrari le abbia azzeccate tutte. Purtroppo per lui la SC del 27° giro consente a Max di riavvicinarsi ma non è colpa di nessuno. Si è discusso sull’eventualità di far pittare anche lui ma le sue gomme non avevano che 5 giri e la possibilità di un’altra SC era concreta visto il tipo di tracciato quindi non mi sento di imputare qualche colpa di tipo strategico in quel frangente. Fatto sta che poco dopo viene ingaggiato in un bel duello da Perez dal quale viene sorpassato ma ancora una volta, con la tenacia che gli conosciamo e finalmente assecondato dal mezzo, lo tiene alla giusta distanza e lo fulmina con un sorpasso meraviglioso al 35° giro, peraltro pressato dall’arrembante Max. Altrettanto bello è il sorpasso di Max su di lui al 37° giro Ma ancora una volta non si scompone e si tiene nei tubi di scarico dell’olandese cercando il momento giusto per il contrattacco. Purtroppo, però al 43° giro fa un lungo alla curva 12 e deve dare addio ai sogni di gloria. A causa del lungo si ritrova anche dietro a Checo ma all’ultimo giro regala a tutti gli appassionati un sorpasso da antologia per assicurarsi la definitiva seconda posizione. A fine gara gli rideva anche il deretano: sarà per il sorpasso su Perez o perché finalmente ha avuto il mezzo per competere per la vittoria? Poiché queste sono non-pagelle non do i numeri ma in questo caso do un bel 10… meno! Il “meno” perché quel lungo è tutta farina del suo sacco e ne ha compromesso le possibilità di vittoria, che erano poche, per carità, ma che così sono definitivamente sfumate. Se vuole competere con il perfetto Max deve essere altrettanto perfetto.

PEREZ

Sorrideva tanto anche Checo, alla fine. E non per il podio, men che meno per il sorpasso subito all’ultimo giro da Charles (seconda volta a fila dopo quello subito da Alonso in Brasile) ma sorrideva perché ha blindato matematicamente il secondo posto in campionato e perché così, quantomeno questa è la mia supposizione, ha anche blindato il suo, altrimenti traballante, sedile per il 2024. Penso che questo fosse il suo obiettivo. La sua gara sembrava condizionata dai guai subiti in partenza che lo hanno costretto all’immediato pit stop ma con un ritmo gagliardo era riuscito a rimediare alla grande tanto che grazie alla seconda SC ha potuto consolidare la sua presenza sul podio. I duelli con Charles sono stati molto belli e anche se ne è uscito sconfitto (ma cosa poteva fare contro la genialata di Leclerc?) si è comunque ben battuto. A questo proposito ho letto e sentito critiche al suo comportamento dell’ultimo giro ma non sono d’accordo: se l’avversario è costretto a inventarsi un sorpasso strepitoso (nello specifico: tecnica a là Ricciardo con uscita dagli specchietti all’ultimo momento) significa che hai fatto bene il tuo mestiere. Del resto non saluteremo la mossa di Charles con tutti questi peana se non fosse stata difficile da realizzare, no? Alla fine, un’altra gara positiva di Checo che pare essersi ripreso dal periodo buio. Staremo a vedere se la supposizione sul suo sedile è corretta ma intanto, per la prima volta nella sua storia, RBR piazza in testa al mondiale entrambi i piloti.

OCON

Sapete quanto io non apprezzi questo pilota però non posso esimermi, per onestà intellettuale, dall’applaudirlo a scena aperta quando performa bene. Ed è il caso del buon Esteban di Las Vegas. Una gara che più strepitosa non si può condotta a suon di ritmo e di sorpassi e, soprattutto visto il suo vizio, senza il minimo errore o cedimento. Strepitoso il suo duello con Gasly, che pure in qualifica lo aveva letteralmente obliterato, che combatte con ostinazione e nonostante i disperati team radio del suo ingegnere che voleva congelare le posizioni lo porta vittoriosamente a termine. Disobbedisce, sì, ma lo fa a ragion veduta: dopo aver regolato il compagno di squadra (siamo intorno al 33° giro) se ne va costruendo il vantaggio che lo mette al sicuro dal ritorno di Stroll e Sainz e resistendo a Russell quanto bastava per sfruttare la penalizzazione di 5 sec di quest’ultimo e mantenere la posizione. Bravissimo!

STROLL

Altro protagonista inaspettato del GP. Dopo che per tutta la stagione è stato, giustamente, criticato per le sue scadentissime performance il buon Lance è ormai al terzo GP di fila in cui invece fa bella figura. Sarebbe stata ancora migliore se avesse gestito meglio FP e Qualifiche: nelle prime fa una stupidaggine (sorpasso in regime di bandiera gialla) che gli costa 5 posizioni in griglia e in qualifica pasticcia nel finale del Q2. Parte così 19° in griglia ma riesce ad approfittare alla grande dei vari pasticci davanti a lui. Ma non è solo fortuna il risultato finale della sua gara perché riesce a condurre una gara gagliarda con ritmo adeguato al passo della AM che guidava. Bene così.

SAINZ

Difficile esprimersi sul week end di Carlos: il problema, di cui ho dettagliatamente parlato più sopra e sul quale non ritorno, ne ha condizionato fortemente il risultato finale. C’è da togliersi il cappello sulla prestazione in qualifica perché è stato l’unico a riuscire ad avvicinarsi a Leclerc. Costretto suo malgrado a partire dalla 12esima posizione in griglia si complica la vita girandosi praticamente da solo e finendo nelle ultime posizioni. Da lì in avanti è un martello e, a differenza di CLC, è ampiamente favorito dalla seconda SC che gli assicura la posizione in zona punti. Risultato comunque di rilievo perché permette a Ferrari di presentarsi al finale di stagione con soli 4 punti di distacco da Mercedes per il secondo gradino del podio costruttori. Abu Dhabi non è Las Vegas e quindi sarà dura. Ma staremo a vedere.

HAMILTON

Se fossero pagelle in stile più consono qui dovrei mettere un bel “s.v.” perché onestamente non s’è mai visto in gara. Aggiungo un “meno” perché fuori dal Q3.

RUSSELL

Bella gara da parte del ritrovato Giorgino. Oltre a dare le piste al suo celebrato team mate in qualifica ha anche corso con lo spirito giusto che questo GP, con questo tracciato particolarmente veloce, meritava. Mi soffermo sull’episodio decisivo della gara e cioè il contatto con Max al 25° giro. Vi dico la mia: secondo me ha fatto apposta. Ha proprio tentato di buttarlo fuori: era la curva più lenta del tracciato e sapeva che non ci sarebbero state conseguenze e ci ha provato. Nelle immagini frontali si vede che guarda negli specchietti e Max è lì: dire che non l’aveva visto è veramente poco credibile. Sicché rimane l’ipotesi che l’abbia fatto apposta e cioè che abbia appositamente reso durissimo il tentativo di Max. Che l’abbia poi fatto per buttarlo fuori o “solo”, si fa per dire, per mandargli un messaggio valido per il futuro non saprei. Quel che trovo interessante è il valore simbolico di questo gesto. Tante volte in stagione si sono visti gli avversari di Max farsi “gentilmente” da parte ogni volta che, per varie circostanze, si trovava nei loro specchietti: non stiamo correndo con lui, era la scusa. E le critiche, in questo senso sia positive che negative si sono sprecate. Ecco, se la premessa che Russell l’abbia fatto apposta è vera, allora mi è piaciuto. Max è straordinario, non sbaglia mai, è sempre eccezionale e così via ma non l’abbiamo ancora visto sotto pressione da favorito (mentre da “contender” sì e si è ben comportato nel 2021): abbiamo bisogno di vederlo sudare per celebrarlo ulteriormente (o meno). Quindi a Russell, anche se la conseguente penalità gli è costata carissima in termini di punti, un bel bravo! non glie lo toglie nessuno.

ALONSO

Voto negativo stavolta per l’asturiano: il pasticcio alla prima curva è tutta colpa sua. Non ho molto da dire sulla sua gara perché non è mai stato inquadrato. Sta di fatto che comunque conquista punti nonostante tutto.

PIASTRI

Week end strano per McLaren che “toppa” clamorosamente le qualifiche ed è costretta a partire dal fondo. Fuori praticamente subito Norris per lo strano problema che ha avuto, Piastri corre in modo fantastico, nel senso che il ritmo tenuto era molto migliore da quello che si poteva immaginare dopo FP e Qualifiche. Fa la scommessa di una SC nel finale (due treni di bianche sperando, per l’appunto, di pittare in un ipotetico momento di SC verso la fine) che non va a buon fine altrimenti se la giocava con Ocon. Bravo!

NOTE DI MERITO

Magnussen è parso apprezzare molto il tracciato tant’è che ha portato Haas in Q3 e ha gareggiato sempre con il coltello tra i denti. Purtroppo non prende punti ma mi è molto piaciuto

NOTE DI DEMERITO

Williams piazza entrambi i piloti in Q3 (6° e 7° !!!!) ma poi fa una gara ridicola. Come al solito meglio Albon (ai margini della zona punti) di Sargeant ma il risultato è decisamente deludente.

Bottas aveva tirato fuori una qualifica strepitosa ma in gara è stata una delusione fortissima. Vero che il pasticcio di Alonso alla prima curva l’ha danneggiato ma per il resto della gara è stato decisamente impalpabile.

NOTE CHE NON SI CAPISCE COS’HANNO COMBINATO

Qualcuno dovrà spiegarmi cosa è successo ad Alpha Tauri che stava tranquilla nei primi 10 nelle ultime gare e a Las Vegas si è trovata praticamente ultima (di nuovo!)

Ci vediamo nel deserto!

Metrodoro il Teorematico

BASTIAN CONTRARIO: IL PESO DEL TOMBINO

Per fortuna il GP di Las Vegas è stato archiviato e, sebbene l’agonia è solamente all’inizio, dato che ormai è entrato in calendario e ce lo dovremo sorbire per chissà quanti anni (a tal proposito Liberty Media preferirà eliminare una pista vera europea anziché questo rettangolo smussato con quattro curve), è anche vero che l’appuntamento è rimandato all’anno prossimo, quindi c’è tanto da aspettare. Immediatamente dopo il disastro che il tombino ha creato al nostro Carlos, ho scritto a mezzo social che, caso mai il week end di gara si fosse svolto con regolarità, avrebbero fatto di tutto per far dimenticare l’accaduto, cosa che puntualmente è accaduta. Per i signori di Liberty Media il sottoscritto (e credo lo stesso per tanti altri appassionati come me), non ha nessuna intenzione di dimenticare e a nulla valgono le luci sfavillanti del circuito, condite con i giochi d’acqua del Bellagio, unito a quanto visto in gara, perché quanto successo è inqualificabile. Già è successo in passato che un pilota si portasse via un tombino, nello specifico a Button nel GP di Montecarlo, solo che lì sei nel principato, su strade vere e ci può anche stare che possa succedere. Liberty Media ha speso tempo e denaro per vendere il prodotto Las Vegas ed il fatto che non si sia presentata puntuale all’appuntamento lascia veramente a bocca aperta. Il dramma che chiama vendetta, e che non fa dimenticare, è stato il comportamento adottato dall’organizzatore a seguito dell’accaduto: Sainz dapprima graziato e poi punito nonostante fosse palesemente incolpevole; gli spettatori buttati fuori dal circuito perché nel frattempo si era arrivati alle due di notte (ora locale) e chi di dovere, a Las Vegas, non voleva  pagare gli straordinari di chi avrebbe dovuto assicurare la logistica dell’intero circuito. Già in passato ho criticato aspramente l’organizzatore, definendo il carrozzone F1 un circo, con tutto il rispetto per i circensi e, a ben donde, lo riaffermo dopo quanto accaduto.

Quanto pesa un tombino? Facendo una rapida e superficiale ricerca, in dipendenza delle dimensioni, il peso di un tombino può oscillare dagli undici ai trenta chilogrammi. Non so se il peso della responsabilità che si è assunto Verstappen sia equiparabile o addirittura maggiore, eppure il campione del mondo è stata la scheggia impazzita del weekend, la variabile fuori controllo che non ti aspetti: l’uomo copertina del momento su cui conti, alla fine si è rivelato il maggior (e solo… lo possiamo dire?) critico di questo evento sportivo che di sportivo ha avuto veramente poco, dato che lo stesso sport è stato il contorno a tutto lo scenario. Verstappen, sempre aspramente criticato per i suoi modi di fare fuori e dentro la pista, ha avuto il coraggio di criticare l’intero carrozzone, assumendosi la responsabilità delle conseguenze. Se dovessi fare il bastian contrario, come è mio solito, dovrei dire che Max è ingiusto nello scagliarsi contro chi tanto gli ha dato e continua a dargli in termini di risultati e successi sportivi. Eppure all’olandese gli si deve dare il merito di essere stato coerente con se stesso, in quanto a lui interessa solamente correre e, possibilmente, vincere, fregandosene altamente di tutto il contorno. Ho già letto, e mi spiace dissentire, le critiche che riguardano la sua (presunta) ipocrisia, riferita al fatto che si è vestito con quella tuta bianca, cantando una nota canzone di Elvis, immediatamente dopo aver tagliato il traguardo da vincitore e dicendo sul palco che non vedeva l’ora di ritornarci. Il campione olandese quello che doveva dire lo ha ampiamente detto al giovedì e cioè quando è solo il momento di parlare. Se si crede che egli sul palco avrebbe continuato col suo comizio è da sciocchi, perché persino lui sa bene quando è il momento di fermarsi. Intanto il messaggio è stato lanciato e chi vuole capire capisca, come si suol dire. Del resto per Max, questo “peso del tombino” non lo piega più di tanto per il semplice motivo che quello che voleva lo ha ottenuto e lui è nella posizione, coerentemente con il suo comportamento, di dire più o meno quello che vuole… compreso “di portare i suoi rispetti ai commissari” dopo che il team lo ha avvisato che avrebbe dovuto pagare pegno al primo pit stop rimanendo cinque secondi fermo. Se Liberty Media ha avuto il merito di unire tutti gli appassionati (quelli veri) sulla questione Sprint Race e Las Vegas, la stessa si è spinta oltre, arrivando addirittura a farmi prendere le sue difese… ci vuole metodo in certe cose!

Che poi il campione olandese, in partenza, “l’abbia fatta fuori dal vaso”, come si suol dire, questa è un’altra questione e che il sottoscritto ha già avuto modo di specificarlo dopo il GP del Giappone, dove senza tanti complimenti spostò prima Piastri e poi Norris: Max, che lo si voglia accettare o meno, è stato educato alle corse in questo modo e cioè a non aver pietà dell’avversario, qualunque esso sia. Verstappen sa benissimo che la stragrande maggioranza dei suoi rivali non ha la sua determinazione e giustamente se ne approfitta. Charles LeClerc, dunque, è una fighetta come tanti altri suoi colleghi? No! Charles l’anno scorso, quando ne ha avuto la (breve) possibilità, ha dimostrato all’olandese (e Max sa benissimo che tipo di “animale” sia l’avversario monegasco) di che pasta è fatto e che se si presenta l’occasione non si tira indietro. Domenica scorsa, il campione in pectore Ferrari, ha dimostrato molta intelligenza tattica nel non concludere il GP alla prima curva e, in seguito, ha avuto ragione dell’avversario, dato che lo hanno punito giustamente con una penalità di cinque secondi (sono del parere che la velocità con la quale gliel’hanno comminata  è anche per fargliela pagare per tutte le sue aspre critiche). Purtroppo, mezzo e soprattutto squadra non sono all’altezza degli avversari bibitari ed alla fine è stato il ferrarista a doversi arrendere… a Max e non di certo a Perez. La domanda che mi pongo è se, nel prossimo futuro, sarà all’altezza di fronteggiare il campione olandese, caso mai avesse la possibilità di giocarsi ad armi pari il titolo contro di lui. Perché nel frattempo, da Bahrein 2022, sono arrivati altri due titoli e con loro l’ego e la sicurezza del campione sono aumentate a dismisura, lo stesso ego e sicurezza che lo hanno portato a fare quel gesto eclatante di buttare fuori Charles a seguito del solito start fallato, dovuta ad un sistema di partenza che in Ferrari deve essere necessariamente rivisto e corretto. Ad essere sinceri, allo stato attuale, dubito che il monegasco avrà questa possibilità nel prossimo futuro, eppure sono certo che saprà reggere il peso di questo tombino chiamato responsabilità di vincere. Chi invece inizia a sentire il peso  di tutto quello che ne consegue è il Team Principal Rosso Vasseur, al quale ogni giustificazione è concessa a quanto pare. Quanto accaduto a Carlos (mi riferisco alla retrocessione di dieci posizioni in partenza) è scandaloso e, allo stesso tempo, nemmeno me ne meraviglio. Il peso politico che la Ferrari ha attualmente è pari a zero e prova ne è di cosa ha fatto AMG nella persona di Toto Wolff, il quale si è opposto alla concessione che la Federazione aveva dato ed infatti, guarda caso, dopo qualche ora che era stato avallato il benestare, la stessa torna indietro sui suoi passi. Il secondo posto nei costruttori è attualmente in ballo e Toto vuole salvare l’ennesima disastrosa stagione di zero vittorie: quindi mi chiedo cosa sia successo nel lasso di tempo che intercorre dal benestare al ritornare indietro sui propri passi? Il dubbio è forte. Caro Frederic, è pesante l’onere della corona e, ancor di più, quello del tombino chiamato assunzione di responsabilità nel battere i pugni dove si conviene e non solo a urlare ai microfoni tra un’intervista e l’altra

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: LA RISSA

Il GP del Messico si preannunciava caldo, non tanto per le temperatura dell’aria e quindi della pista, quanto per il pubblico e quindi per i tifosi di Perez. A Liberty Media la “fiesta” sugli spalti e in pista piace tantissimo: folclore, balletti, bimbi in primo piano e tutte quelle frivolezze da dare in pasto al pubblico… quello che sta sul divano soprattutto. Peccato (per Liberty Media) che il pubblico che sta a casa, non è (per fortuna) completamente lobotomizzato e peccato (sempre per l’organizzatore), che, il folclore spacciato per fiesta in salsa tacos, tutto sia stato tranne che intrattenimento gioioso. Di fatto domenica scorsa abbiamo assistito, letteralmente parlando, ad una vera e propria rissa, la quale è iniziata ben prima del gp messicano stesso. Forse, per questi animi esacerbati, dobbiamo ringraziare innanzitutto proprio Red Bull, all’interno della quale vi è ormai da tempo una rissa (anche se si legge lotta di potere) tra Horner che vuole fare definitivamente la scalata, visto che il patron è ormai passato a miglior vita, ed Helmut Marko figura mistica che un giorno i posteri ci diranno, ufficialmente, come risulta nel libro paga dei bibitari, anche se sappiamo tutti qual è la sua funzione. Proprio quest’ultimo settimane fa, con un tempismo perfetto, accese la miccia classificando i piloti di sangue sudamericano. Mai tacere fu più giusto e, invece, “l’eminenza grigia” bibitara di stare zitto proprio non ne vuole sapere e apriti cielo su accuse di razzismo e tutte le terminologie che si concludono con “ismo”, che in questo periodo storico di perbenismo imperante tanto vanno di moda. Al di là del fatto che quanto affermato dal (poco) buon Marko, lascia il tempo che trova (lo farei confrontare tranquillamente con Ayrton a riguardo… purtroppo ahi noi non si può), il fatto è che avrebbe dovuto sapere che affermare certe opinioni (che appunto sono discutibili… opinabili) avrebbe esacerbato gli animi e, considerando la scaltrezza dell’uomo in questione, dubito che non sapesse a cosa si sarebbe andato incontro, quindi Helumt è doppiamente correo. A questo si aggiunga che ormai Perez è stato letteralmente stritolato dal sistema bibitaro e tant’è per arrivare a quanto abbiamo assistito. I tifosi messicani hanno iniziato le rappresaglie, a partire da Austin, fischiando proprio il compagno, ed hanno concluso in maniera coerente e “degna” a casa loro, prima prendendosi letteralmente a mazzate sulle gradinate degli spalti (non ho mai visto in trent’anni di F1 un solo screzio tra tifosi di motor sport, figuriamoci quello spettacolo indecoroso che è andato in 4K HD in diretta sui social) e poi fischiando Charles, il quale, da signore che è, ci ha tenuto a specificare e a giustificarsi che non sapeva dove andare visto che non aveva spazio. Che vergogna e che sconfitta per il nostro sport. Sono del parere che Liberty Media debba riflettere non poco sul modello comunicativo così esasperato che si offre alle masse e, con essa, dovrebbero riflettere anche le varie emittenti private, che hanno i diritti esclusivi di mostrare ciò che noi appassionati vogliamo vedere, con i loro commenti urlati ed isterici sempre alla ricerca del nomignolo da affibbiare a quello e all’altro pilota. Inutile lamentarsi se si educano soprattutto le nuove generazioni a credere che il tifo nel motor sport sia riconducibile a quello calcistico, il quale ha abbondantemente dimostrato quanto sia sbagliato e, appunto, violento. Di certo non è mia intenzione scrivere un  trattato di sociologia su queste righe, sia perché in questa rubrica si parla di F1 e sia perché comunque non ne sono all’altezza, solo che, viva Dio, è giusto gridare una verità che penso tutti dovrebbero dover condividere senza remore e cioè che è quella di tenere lontano il tifo da hooligans fuori dal motor sport e di portare rispetto per i venti piloti che ogni domenica scendono in pista e che, ebbene sì, rischiano anche la vita per farci divertire ed emozionare.

Le uniche risse, sportivamente parlando, di cui veramente vorrei parlare, sono quelle che succedono in pista e lo start del GP di domenica scorsa non ha deluso in tal senso. Sia Ferrari, a partire dai suoi due piloti, che proprio lo stesso Checo, hanno di che riflettere in questa settimana che ci avvicina all’imminente GP carioca. Inaspettatamente Ferrari al sabato (che linearità senza la Sprint Race!), conquista una magistrale prima fila: avere Charles in pole ormai non fa più notizia, sicuro non ci aspettavamo che Carlos potesse andare a fare filotto, blindando le prime due posizioni. Mi chiedo cosa sia passato nei cervelli di Charles&Carlos allo spegnersi dei semafori, o forse mi dovrei chiedere come funziona il software della partenza delle Rosse, visto e considerato che, quando monopolizzi una prima fila, hai il dovere di difenderla con i denti e le unghie. Sia chiaro, senza la rissa accorsa in curva uno, Ferrari comunque non avrebbe vinto, almeno avremmo potuto gestire la prima parte di gara guadagnando più tempo possibile e, forse, aspirare a qualcosa di più di un terzo posto che, diciamoci la verità, calza veramente stretto e il volto di Le Clerc sul podio, parlava chiaro a riguardo. Eppure il monegasco non può che biasimare se stesso per quanto successo perché, conti alla mano, in macchina c’è lui e non gli ingegneri che gli settano il suddetto software. L’errore è stato duplice, perché oltre a cannare la partenza, ci si è permessi di farlo con Verstappen alle spalle, il quale dal canto suo, non ha fatto altro che fare il suo dovere e quindi passare e vincere appena superato indenne curva uno. Ascoltando Pino Allievi, sembra che monsieur “ovviò” Vasseur, abbia sbraitato in pubblica piazza (come Arrivabene insegna… sigh!) contro tutti, richiamando ognuno alle proprie responsabilità… l’ovvio appunto. Sbraitare dicevo, perché forse il TP Rosso inizia a sentire la pressione della squadra (e non siamo nemmeno alla conclusione del suo primo anno!) e, cito testuali parole, “la sedia scricchiolare”. Sia chiaro che qui nessuno sta dicendo che verrà rimosso (anche se in quel di Maranello tutto può essere), solo che si mastica amaro, visto che il francese era stato designato come il messia che doveva far risorgere la Scuderia dalle “macerie che ha trovato”… intanto, grazie a quelle “macerie”, Ferrari, ad oggi, è l’unica scuderia ad aver vinto in questo mondiale a parte Red Bull! Eppure la rissa che attende Vasseur al momento è nulla a confronto di quella che deve affrontare Perez: forse le parole del padre lo hanno caricato troppo, forse l’aria rarefatta del circuito Hermanos Rodriguez gli avrà fatto male, fatto sta che, con quella manovra kamikaze che tutto il mondo ha visto, ha con molta probabilità sugellato la fine della sua carriera in Red Bull: allo stato attuale sarà un autentico miracolo (alla faccia di ciò che ha detto il padre!) se lo rivedremo l’anno prossimo al fianco di Verstappen. Lo stato mentale raggiunto dal pilota messicano è tutto in quella manovra e, quando un pilota di quella esperienza arriva a rotta di collo in quel modo, beh forse è arrivato il momento di fermarsi, quanto meno nel riflettere se è ancora il caso di continuare o cambiare aria (inteso come squadra… ammesso che qualcuno se lo prenda).

Dio ti ringrazio, ci siamo lasciati alle spalle il confine messicano ed è già ora di “torcida”, anche se questa verrà rovinata dal solito format spoiler partenza, chiamato Sprint Race, augurandoci che questo, almeno in pista, ci dia lo spunto per qualche bella rissa sportiva; Verstappen permettendo

 

Vito Quaranta

BASTIAN CONTRARIO: IL BLUFF

Dall’enciclopedia Treccani il significato di bluff viene cosi riportato:

“(voce proveniente dall’olandese bluffen «vantarsi» o verbluffen «confondere, fuorviare»)” , quando si dice il caso aggiungo, “usato in ital. al masch. – 1. Il fingere di avere carte buone in mano nei giochi di carte e spec. nel poker, comportandosi in modo da far credere agli avversari di avere un gioco più alto e indurli così a ritirarsi. 2. estens. Vanteria infondata, montatura, finzione, soprattutto al fine di far credere a concorrenti o avversari di avere possibilità che in realtà non si hanno”.

Specificare il significato di questo termine è doveroso, dopo quanto visto nel GP texano di domenica scorsa, perché di bluff giocati ce ne sono stati a iosa e, naturalmente, il sottoscritto non risparmierà nessuno. Il primo della lista è proprio Lando Norris che, assieme al suo arrembante compagno di squadra, stanno portando in alto la rinata McLaren. Sia Piastri che appunto Norris, sono due ottimi piloti ci mancherebbe e, sebbene il primo stia mostrando quanto di vero si diceva sul suo conto, il secondo non sta facendo altro che confermare quanto già fatto vedere sino ad ora. Eppure ci andrei piano con le magnificazioni, perché proprio a partire da Oscar, ne ha ancora di esperienza da maturare sul campo ed è tutto da dimostrare se sarà all’altezza del compito che gli verrà assegnato, quando e se avrà un mezzo competitivo che gli permetterà di lottare per il titolo. Il confine è labile da potenziale campione a bluff e quanto fatto vedere in Giappone in partenza contro Verstappen, ha lasciato l’amaro in bocca dato che si è fatto accompagnare gentilmente fuori pista dal campione olandese. Piastri al momento ha la scusante dell’inesperienza, che contro una bestia come Max conta eccome, quindi lo rimandiamo a tempi migliori. Chi invece non ha sconti è il suo compagno di squadra, il quale proprio domenica ha dimostrato palese mancanza di sangue freddo. Norris è un potenziale campione o un bluff? In gara l’inglese era saldo primo e così sarebbe stato fino alla fine (salvo giocarsela con il campione olandese proprio nelle battute finali) del GP, quando all’improvviso sbaglia clamorosamente una staccata e, per giunta, ciò è successo quando era solo con un buon margine di vantaggio sul diretto avversario. Domenica scorsa, Norris aveva la possibilità concreta di regalare alla sua squadra l’ennesima vittoria della sua storia e, soprattutto, di festeggiare i suoi primi cento GP, con una sontuosa vittoria, in quanto la RB19 di Verstappen, almeno domenica, non era l’astronave che salutava tutti e aspettava la compagnia al traguardo. Red Bull, per ovvi motivi, ha smesso di sviluppare l’attuale monoposto e arriverà a fine mondiale per inerzia, come si suol dire, (tanto, col potenziale che ha a disposizione, basta e avanza) ed infatti Max la vittoria se l’è dovuta sudare d’esperienza assieme alla squadra. Il buon Lando, dicevo, ha mancato di sangue freddo proprio nel momento in cui serviva: con una macchina un secondo al giro più veloce della concorrenza, sono tutti bravi a vincere, mentre il campione, il killer instinct, lo vedi proprio nelle situazioni in cui la gara è tirata e devi dare il massimo per portare a casa il risultato. Per la seconda volta nella sua carriera, Norris ha mancato l’occasione giusta di vincere: la prima è stata a Sochi nel 2021, quando all’improvviso venne giù una pioggia torrenziale e lui si ostinò, contro il parere della squadra, a rimanere in pista con le slick, mancando palesemente di lucidità (e sangue freddo appunto!), venendo così raggiunto da tutti e regalando la vittoria a chi gli stava dietro (Hamilton, of course). Allo stesso modo, ad Austin, l’inglese ha sbagliato e ciò che è peggio è che era solo, come ho già anticipato, donando cosi la vittoria al mai sazio campione del mondo (certi sbagli, con Verstappen alle calcagna, non te li puoi permettere). Si dice “due indizi fanno una prova” ed in questo il buon Lando ha tutte le prove contro. Con una McLaren in forte ascesa, dove tutto lascia presagire che l’anno prossimo se la giocherà con Red Bull… sperando che siano della partita altre scuderie (no, non sperate in Ferrari!), sarà necessario tutta la concentrazione ed il sangue freddo possibile, al fine di poter lottare contro il cannibale Verstappen, il quale proprio in quel di Austin ha dimostrato che, a parità di mezzo, fa comunque la differenza (che spreco averlo visto correre in solitaria per tutto il mondiale) e che non lascerà mai nulla al caso. Lando è un bluff o un potenziale campione? Credo e spero che l’anno prossimo avremo la possibilità di dare una risposta a questa domanda.

Chi ha bluffato, e malamente anche, è stata AMG che in piena crisi mistica ha cannato completamente la gara del suo campione, prima con la strategia e poi facendolo escludere dalla gara a causa dell’assottigliamento, oltre quanto stabilito dal regolamento, del pattino sottostante la monoposto. Belli i tempi in cui Lewis dava trenta secondi a chi lo seguiva (che poi era il compagno di squadra) e si potevano fare tutte le strategie possibili con la dovuta calma. La Mercedes non è nuova a questi svarioni quando è sotto pressione e, domenica scorsa, ha confermato questa tendenza. Eppure l’epta campione, nonostante tutto quello che gli è successo, se la rideva perché ha fatto capire che la squadra sembra aver imboccato la strada giusta e, quando uno come Lewis sorride nonostante il risultato negativo conquistato, è meglio preoccuparsi. Certo che se dobbiamo parlare di bluff, allora, sul gradino più alto del podio ci sale con certezza Aston Martin, assieme al fake show dato dalla sprint Race. Vedete, questo format di positivo ha una cosa e cioè che sta lentamente mettendo d’accordo tutti, puristi e zombi che accettano tutto passivamente, sul fatto che sia totalmente inadeguato a questo sport: che gioia c’è nel vedere le qualifiche di sabato, quando abbiamo già visto tutto al venerdì? Che gusto c’è vedere una mini gara, quando poi ha solo lo scopo di spoilerare la partenza della domenica e da alcuni viene addirittura utilizzata come “FP” per provare come funzionano le gomme (spettacolare come Ferrari abbia usato Sainz come fosse una provetta per raccogliere dati sulle soft… soft che poi in gara sono state categoricamente scartate!). Fosse solo questo il problema. Il bluff Aston, capendo che gli aggiornamenti portati non andavano (proprio durante la Sprint… sigh), ha pensato bene di smantellare la macchina di ambo i piloti e farli partire dal confine messicano, con il risultato (vincente), di portare entrambe le vetture a punti e pazienza che poi “Calimero” Alonso, abbia pagato pegno nel doversi ritirare. Aston ad inizio mondiale aveva ben altre aspettative… un bluff appunto, per come si è persa per strada, così come è un bluff questa sciagurata Federazione, la quale prende random quattro vetture e due (il cinquanta percento!) di queste risultano irregolari: ormai anche i sassi hanno capito che se avessero controllato tutte e venti le monoposto sicuro mezza griglia di partenza sarebbe stata squalificata… che vergogna!

Mi lascio la bomba atomica alla fine che è per Ferrari, neanche a dirlo. Charles è campione o un bluff? Me lo chiedo perché un campione con la “C” maiuscola non è un cannibale solo in pista, bensì lo è anche fuori; all’interno del box. Il talento del monegasco è fuori discussione ed il camera car della sua partenza contro Verstappen lo scagiona totalmente (sembrava si fosse fatto accompagnare da Max, quando invece il campione ha solo chiuso bene la porta visto che il ferrarista partendo male, si stava infilando in un punto impossibile) dalla presunta remissività. Venerdì il campione (in pectore) della Rossa, ha regalato a tutti noi una stupenda pole (assurdo quante pole abbia Charles a fronte delle vittorie concretizzate) che purtroppo è stata vanificata alla partenza… ci sta. Quello che non ci sta è il non puntare i piedi con la squadra, quello che non ci sta è che viene fatto gareggiare con il “plan D” e cioè con una singola sosta, quando era risaputo che la più veloce era quella data a Carlos (podio meritato e tutti muti!) e allora mi chiedo cosa passa per la testa al monegasco? Un campione è dentro e fuori la pista e, a mio avviso, è giunto il momento che il buon Charles inizi ad impuntarsi con i piedi ben piantati a terra se vuole cavare un ragno dal buco, quegli stessi piedi che non ha voluto (o non ha potuto?) puntare per evitare che la squadra venisse smantellata per ricominciare tutto d’accapo. La fenice McLaren insegna: se questa è tornata forte non è perché hanno smembrato una squadra e, allo stesso modo, forse il campione monegasco avrebbe dovuto lottare di più nel difendere quanto ottenuto con la squadra 2022. Sia chiaro, non sto dicendo che è colpa sua per quanto accorso, sto semplicemente dicendo che forse non si è “emozionato” abbastanza per chi lo ha messo in condizioni di vivere da protagonista l’anno scorso. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: ora si deve ricominciare da zero, sperando che “l’obiettivo 2026” non sia l’ennesimo bluff rosso

 

Vito Quaranta