PECCO BAGNAIA ATTO II-LA VERITA’ DEI NUMERI

Francesco (Pecco) Bagnaia è riuscito nell’impresa di ripetersi due volte di fila nell’era Motogp.

Il chivassese è stato fantastico nella sua “imperfezione”. Si, perché anche quest’anno si è dovuto soffrire e forse il ragazzo ce lo poteva evitare. Qualche caduta gratuita di troppo, un grosso spavento a Barcellona e la variabile delle sprint race hanno tenuto in vita il campionato ed uno splendido rivale come Jorge Martin sino all’ultima gara.

In fondo è questo ciò che la Dorna voleva realizzare. Il dominio di re Marquez aveva “provato” gli spettatori e l’organizzatore ha trovato un modo per tenere alta la tensione sino all’ultimo aumentando i punti in palio tutte le settimane di gara.

Ma, nonostante il cambio di format, il nostro campione ha bissato l’impresa tenendo attaccato al suo cupolino il numero 1 del campione del mondo.

Un campione con i fiocchi se diamo uno sguardo alla storia.

Ripetersi non è mai facile, farlo sulla stessa moto (italiana) è impresa che porta indietro di 50 anni ai tempi di Agostini e della MV.  Ripetersi in era MotoGp è stata impresa solo di Valentino Rossi e Marc Marquez, ed il nostro è riuscito laddove non sono riusciti fuoriclasse come Casey Stoner e Jorge Lorenzo.

Rimarcare questi aspetti è doveroso, soprattutto alla luce di qualche critica ricevuta da parte dei suoi stessi connazionali.

Chi scrive trova quanto meno bizzarro che, per una volta in cui i colori nazionali completano un binomio vincente, ci sia da ridire.

A leggere i social ci si perde la pazienza, perché la memoria è corta, cortissima. L’ottimo Jorge Martin ha avuto un finale di stagione arrembante e nelle parole dei tifosi è diventato il più veloce in assoluto mentre Pecco sarebbe improvvisamente diventato lento e immeritevole del titolo.

Se però si vanno ad analizzare i numeri (quelli che non mentono mai) si scoprono aspetti molto interessanti.

Dato per scontato che con l’introduzione della sprint race la Dorna pare abbia creato dal nulla la “velocità assoluta” e che se un pilota vince le gare normali (quelle dove si fanno più punti ndr) non è più il migliore, quando si va nel profondo si scoprono interessanti verità.

Il crocevia della stagione è indubbiamente stato l’episodio di Barcellona dove per qualche attimo abbiamo temuto il peggio per il nostro campione. Cadere in curva due con tutto il plotone che ti passa intorno (e sopra) avrebbe potuto avere conseguenze ben peggiori e solo la fortuna ci consente oggi di parlarne con serenità.

Ebbene, leggendo le classifiche sino a quell’incidente, si finisce per scoprire che il fatto che Pecco non sia un pilota da sprint race è errato. Preso come benchmark il suo rivale del campionato la classifica delle sole SR a quel punto era la seguente:20 punti di vantaggio per l’italiano e 4 vittorie di tappa a 2.

Senza le SR il vantaggio sarebbe comunque stato cospicuo con 5 vittorie di tappa contro la singola di Jorge Martin

Il conteggio totale dell’anno diviso tra le due tipologie di gare è il seguente

 

Ciò che balza all’occhio è che nonostante l’incidente di Barcellona dopo lo stesso Bagnaia abbia comunque raccolto più punti e podi totali di Martin nelle gare lunghe dove quelli assegnabili sono maggiori.

Quanto sopra non toglie i dubbi a coloro che hanno espresso critiche nei confronti del piemontese. Ad un certo punto della stagione i detrattori hanno cominciato a dire che Martin fosse il più veloce in assoluto ed in quanto tale meritevole del titolo più di Bagnaia. Quindi sono andato a scovare tutti i tempi di qualifica in stagione ed è emerso quanto segue.

 

Anche in questa analisi è evidente che l’incidente di Barcellona abbia avuto un peso importante. Ma dalla Malesia in avanti l’italiano ha ripreso a partire regolarmente davanti allo spagnolo come è quasi sempre accaduto prima del round catalano.

Non pago, ho voluto approfondire gli 1vs1 e ne è uscito quanto segue tolti gli zeri di entrambi che leggerete subito dopo.

Dal dato di cui sopra appare evidente che dopo Barcellona Pecco abbia badato al sodo piuttosto che alla velocità pura.

Per scendere ancor di più nel dettaglio vediamo anche cosa è accaduto nelle occasioni in cui i nostri sono caduti.

E da questo dato si ricava che su 8 zeri per cadute di entrambi una sola volta è successo che Martin fosse davanti in gara, a dimostrazione che Pecco non “pecca” in termini di velocità.

Piuttosto bisognerebbe tirargli le orecchie per le occasioni lasciate per strada di chiudere la partita anzitempo.

Sono stato tentato di andare ad approfondire anche i risultati dei singoli GPV in gara ed in Sprint Race, ma lo risparmio ai  quattro gatti che mi leggeranno. Vale sempre la regola che il Campione è colui che ha fatto più punti di tutti in stagione.  Per il secondo anno consecutivo è stato proprio il nostro Francesco da Chivasso.

In buona sostanza queste analisi servono solo a smontare le impressioni di pancia di chi guarda le gare in tv senza obiettività. E non tolgono un grammo alle capacità ed alla classe di un degno rivale quale è stato (e sarà l’anno prossimo) Jorge Martin: Lo spagnolo ha portato a termine una stagione lodevole e la sconfitta all’ultima gara gli sarà utile nel cercare di amministrarsi la prossima volta. E’ stato semplicemente sublime in tante occasioni soprattutto quando il campione in carica ha avuto la flessione a metà stagione.

Il prossimo anno avrà le stesse armi dell’italiano e lo stesso sostegno ricevuto da Ducati che spesso è criticata anch’essa in maniera ingiustificata.

A Borgo Panigale hanno deciso di fornire lo stesso supporto a 4 moto e di realizzarne altre 4 sufficientemente competitive da vincere con le stesse altre 3 gare lunghe ed altre 3 sprint race con in sella Bezzecchi ed Alex Marquez. Supporto che non mancò nemmeno nel 2022 quando le gare vinte da Bastianini sulla moto affidata al team Gresini furono addirittura 4.

Ed a proposito del fatto che Bagnaia vinca perché pilota la miglior moto del lotto ci sarebbe da scriverci un libro. Perché nel caso di Bagnaia sarebbe un torto?

Giacomo Agostini ha fatto un filotto di mondiali guidando una MV che era già vincente da tempo con altri piloti. Lo stesso Rossi ha vinto il suo primo mondiale su una NSR reduce da 6 titoli vinti con Doohan e Criville. Valentino ha avuto la miglior moto in pista (e per distacco) nel 2002/2003 nonché per i suoi due ultimi mondiali e che poi è stata iridata con in groppa Jorge Lorenzo. Marquez aveva un vantaggio tecnico nei primi mondiali vinti.

Se Pecco ha avuto modo di guadagnarsi e meritarsi una signora moto ciò non può e non deve essere motivo per sminuire i suoi meriti.

La verità sta, secondo me, da un’altra parte. La verità è che il torinese non è un “personaggio” ma soprattutto non fa nulla per cercare di esserlo. In quest’epoca è ormai diventato molto più importante che il risultato in pista, è evidente. Pecco non cerca le telecamere a tutti i costi, non fa dichiarazioni per attirarsi simpatie, non si sforza di voler apparire diverso da ciò che in realtà è, ovvero un bravo ragazzo che si vuole divertire e vuole vincere.

Degli altri gli interessa il giusto e guarda se stesso. La dimostrazione è che non si è mai messo in pista alla ricerca di una scia o alla ricerca di disturbare un avversario. Ha invece concesso la sua a Rossi nel 2021, a Marquez nel 2022 e per una parte di quest’anno senza per questo esprimere lamentele esagerate. Lo stesso Martin a Valencia ha “giocato” con lui eppure non se ne è lamentato. Anzi, nel momento clou delle ultime Q ha preso tutti in contropiede ed è uscito da solo, sicuro dei suoi mezzi e libero dall’essere disturbato/aiutato dagli altri come spesso ha fatto in questi anni. Tanto di cappello.

L’anno è finito ed il prossimo tutti ripartiranno da zero punti. Non sappiamo oggi se vincerà o meno, ma resta un campione ingiustamente meno celebrato di quanto merita.

Gli scenari 2024 sono ancora diversi grazie all’ingaggio di Marquez sulla Ducati di Gresini.

Pecco si troverà nella condizione di avere (ancora una volta) tutto da perdere. Se sarà campione per la terza volta consecutiva (e qui il campo di chi ce l’ha fatta si restringe ancora) sarà perché avrà avuto una moto migliore rispetto a re Marquez. Se non riuscirà a ripetersi sarà pure peggio perché troveremo chi ridimensionerà i successi di questi due anni.

Sono cose scritte oggi a dicembre 2023. Vogliamo scommettere che si sentiranno a fine 2024? No, non ne vale la pena.

“Chi vince festeggia chi perde spiega” è una massima che trovo azzeccata. Oggi ho voluto “spiegare” io la sua vittoria… che lui si possa godere la festa ed il tempo da qui all’inizio del mondiale 2024.

 

Buone feste a tutti e ci si rivede l’anno prossimo.

Salvatore Valerioti

 

PS. Pecco, se mi leggi lascia la colazione pagata da “Piccoli”, grazie.

 

Immagine in evidenza tratta da fanpage