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TB #21

Se chiudo gli occhi e penso al MOTOCICLISTA con tutte le maiuscole mi appare l’immagine di cui sotto.

(Immagine tratta da Motosprint)

 

Per un motociclista praticante non sempre questa immagine coincide con il più titolato o il più forte…più facilmente con chi gli ha regalato le emozioni più decise e toste. Se poi questo guida un’oggetto molto simile al tuo almeno nel nome e nella forma ed è quasi tuo coetaneo, ecco che immedesimarti è un attimo.

“Troy Bayliss ingaggiato da Ducati Corse per sostituire sua maestà King Carl Fogarty”

Mi sembrò di aver letto una barzelletta, una bestemmia visto chi andava a sostituire. E chi lo conosceva? Era il 2000…. Un’epoca in cui le informazioni viaggiavano ad una velocità decisamente inferiore.

Non sapevo che avesse vinto il BSB nel 1999 e che Ducati lo avesse spedito in Usa a vincere il campionato AMA SBK sulla Ducati Vance & Hines… si, proprio quella di Gobert e Bostrom…(pole al debutto sulla pista più facile del mondo….Daytona!).

 

(immagini del 1999 e del 2000 tratte da daiedegasforum)

Poi uno lavora anche, ha una propria vita familiare, sociale e non è che può seguire tutte le categorie possibili ed immaginabili del pianeta: non sapevo chi fosse….

Tardozzi e Ciabatti lo vogliono per la SBK mondiale in sostituzione di King Carl e lui debutta a Sugo sdraiandosi DUE volte DUE alla prima curva di entrambe le gare: complimenti eh! Lo sostituiscono per Donington con Luca Cadalora (ecco uno degno di Carl) ma tornano sui propri passi e lo rimettono in squadra a partire dal GP successivo in Italia.

Un pomeriggio di una domenica qualsiasi lui che fa? Va a Monza su una pista che aveva visto prima solo in Tv ed entra nel cuore dei ducatisti e dei motociclisti con uno dei più spettacolari sorpassi della storia delle moto.

A Monza ho messo le ruote della mia moto e, pur essendo un semplicissimo amatore, ho un’idea chiara di cosa voglia dire uscire dalla Parabolica e aprire la manetta al massimo arrivando a palla alla prima variante: fa spavento! Lui lo fa con 4 moto davanti e pianta una staccata passando in sequenza Yanagawa, Haga, Chili ed Edwards: guardandolo in Tv avrei scommesso la casa che non sarebbero bastate neanche le reti per fermarlo vista la differenza di velocità con cui ci si infilò rispetto a Colin che aveva già esagerato….. Eppure… con in sottofondo le urla di Gio Di Pillo entra per primo e resta in piedi..

Son passati vent’anni dal momento in cui mi innamorai di Troy. Tutto il 2000 fu una battaglia ad ogni curva con 4/5 piloti su moto diverse, perché oltre a quelli sopracitati c’era pure l’altro Aussie sull’Apriliona al secolo Troy Corser, un fermone, vero? Fu spettacolo ma non vittoria finale.

Il posto nel cuore dei Ducatisti conquistato sin da subito. Non era facile sostituire il mosto sacro Foggy, uno duro, cattivo, vincente e che non mollava mai. Lui ci riuscì. Con le stesse armi, con la stessa tenacia dell’inglese, ma con gli occhi dolci e gentili che si contrapponevano allo sguardo da Killer glaciale di Carl a cui i tifosi della rossa erano abituati.

Il mondiale arrivò l’anno dopo, già nel 2001 vinto davanti al Campione Mondiale in carica Colin Edwards e a quella Honda che aveva addirittura costruito una bicilindrica ad hoc per correre nel mondiale SBK e vincerlo.

Troy vince tre delle sei vittorie stagionali tra Monza e Misano: arriva all’ultimo appuntamento di Imola da campione in carica e vuole dare spettacolo. Ducati gli prepara una colorazione replica Paul Smart e lui ci mette l’anima per dare una gioia ai tifosi di casa. Da tutto, anche di più…. e si fracassa una clavicola in uscita dalla seconda delle Rivazza di gara 1: questo è TB21!

(Immagine tratta da Ducatistiblog)

Queste righe non vogliono essere un elenco delle sue vittorie e dei suoi numeri. Quelli li potete leggere ovunque. Credo che un pilota diventi un idolo in base a quante emozioni riesca a suscitare nei suoi ammiratori, in base a quanta gioia riesca a trasmettere con il suo modo di stare in pista e subito dopo fuori, appena si toglie il casco. E Troy è nato col sorriso stampato in volto, con la voglia di dare sempre il 100% ad ogni gara, ad ogni staccata ad ogni curva, anche quando perde, perché si è divertito ed ha divertito dando ogni goccia di sudore e spremendo ogni cavallo dalla sua moto ed ogni grammo di gomma dai suoi pneumatici..

E fu così anche il giorno della gara delle gare ad Imola 2002. Fu una sconfitta, ma appena tolto il casco fu un sorriso smagliante conscio di aver dato tutto. Io c’ero quel giorno, ero li nel retro paddock quando scese a firmare gli autografi dopo la cerimonia del podio che aveva consegnato a Edwards il suo secondo mondiale SBK. Lui era sorridente, soddisfatto di aver fatto e dato tutto ciò che poteva. A noi tifosi era bastato ed avanzato.

(immagine tratta da Bayliss.it)

Dopo la prima esperienza non esaltante in MotoGp, ad inizio 2006 se ne torna in SBK dove trova una nuova moto la 999 e soprattutto delle gomme nuove, le Pirelli al posto delle Michelin usate precedentemente anche in GP.

Naturalmente non ci sono parole, dichiarazioni pompose, adattamenti a moto e gomme… solo silenzio, sorrisi e manetta aperta…Vince il Mondiale un’altra volta.. A fine stagione va a Valencia per l’ultima della Stagione Motogp in sostituzione di Gibernau titolare infortunato: sale su un’altra moto “nuova” con gomme Bridgestone nuove e che fa? Vince il Gp promettendo di non salire mai più su una moto da Gran Premio….. per tutta la gara gli altri lo videro da questa inquadratura…

(immagine tratta da motorinews24)

Per capire l’anima di Troy dobbiamo però arrivare a Donington 2007 SBK. Toseland è forte e la Honda CBR anche: Bayliss vuole schiantare il suo avversario per il titolo proprio a in casa sua. In Gara 1 parte a bomba e se ne va riuscendo nel suo intento di accumulare un vantaggio esagerato in pochi giri. Avrebbe potuto cominciare a controllare la gara, ma Troy non ne è capace: si sdraia malamente fuori da una curva veloce e la mano gli resta sotto la moto al punto di massacrarsi un mignolo. Si precipita in clinica mobile per farselo amputare e correre gara 2: il dito se ne va, ma lui non può correre perché ha preso un colpo ad un testicolo che è gonfio come una arancia e lui manco se ne accorto.. Questo è Troy….

Quando sei il più grande devi smettere da vincente. Per il 2008 Ducati gli mette sotto il culo la nuova 1098 tutta da sviluppare: per lui sarà l’ultimo anno, l’ha promesso alla moglie, ma vuole lasciare il segno. Ha un inizio di stagione sfavillante ma le Yamaha di Haga e Corser non gli rendono la vita facile. Potrebbe chiudere il discorso a Vallelunga con quattro gare di anticipo e invece si ingarella con Haga dando l’anima fin quando non esagera e va a raccogliere la ghiaia col culo nel corso dell’ultimo giro..

Tardozzi ebbe il suo da fare per tenerlo calmo… ma per l’appuntamento di Magny Course in Francia ci riesce. Lo convince a trattenersi in gara uno e con il terzo posto arriva anche il terzo mondiale…

E’ la liberazione. Quando Troy corre senza dover far calcoli è semplicemente divino, imbattibile.

Vince gara due e fa doppietta nell’ultimo appuntamento stagionale di Portimao chiudendo da imbattuto ed imbattibile. Tolto il casco saluta tutti da RE con di fianco la moglie felice di averlo finalmente tutto per se…

La carriera agonistica di Troy si chiude a 39 anni, con un decennio in cui ha dato spettacolo e trasmesso la gioia di correre ai suoi tifosi. Il “carrozziere di Taree” si ritira da Campione del Mondo. Mai una parola fuori posto, mai una lite, mai un bisticcio nonostante le carenate date e prese in pista. Sempre e solo gioia straripante dai suoi occhi ogni volta che toglieva il casco.

Resta l’unico pilota in grado di vincere con quattro moto completamente diverse della stessa marca in due categorie differenti…se non è un’icona Ducati lui chi mai?

(Immagine tratta da ducatistiintegralisti.it)

Grazie Troy

Firmato un tuo tifoso..

Icemankr7

 

(immagine di copertina tratta da Worldsbk.com)

BELLA ED IMPOSSIBILE – La “Foggy Petronas”

Petronas dominerà il Motorsport”

Era questa la voce che girava nei paddock di fine anni 90 quando il colosso Malese si affacciò nel Motorsport.

La previsione è arrivata, seppur con notevole ritardo , nel mondo della Formula1😉 (Chiedere a “The Hummer”….)

Le intenzioni erano talmente “belligeranti” che il colosso Malese pensò di “costruire”  (in quattro e quattro otto😵) una MotoGP da zero e presentarla per il Motomondiale 2002 nella neonata categoria “MotoGP”.

Petronas FP1. 129 CV – 92 Nm a 9700 giri/minuto dal peso di 181 Kg.

Il bello è che ci riuscì pure, tanto da testarla a fine 2001 avendola assemblata in tempi record.

Il progetto MotoGP sfumò ed in Malesia ripiegarono per il Mondiale SBK del 2003. Il progetto iniziale prevedeva un 3 cilindri Sauber (derivato dalla collaborazione in F1) sostituito poi da un 3 cilindri di 899 cm³ Suter con annesso telaio Suter.

Sfida non indifferente se si pensa che, in quegli anni SBK, dominavano i motori bicilindrici.

La FP1 costruita in soli 150 esemplari venduti (si fa per dire…)alla modica cifra di quasi 50 000 eurini ( tra il mercato Malese e quello Britannico) aveva delle dotazioni da Top Class. Montava infatti sospensioni Ohlins con annesso ammortizzatore di sterzo, impianto frenante affidato alla Brembo ed un display stile MotoGP…

127 CV per 181 kg di peso, delizia per un palato fine…

La cosa sconcertante fu che nel 2010 in un “garage” dell’Essex in Gran Bretagna furono ritrovate circa una sessantina di FP1 rimaste invendute, in ottime condizioni con un velo di polvere sopra…

Dotazione da “Top Class” per la FP1. Impianto frenante Brembo, splendide le forcelle Ohlins anteriori con tanto di ammortizzatore di sterzo (sempre Ohlins) ed un bellissimo display digitale in stile MotoGP.

Passando al lato sportivo il Team Petronas SBK fu affidato al leggendario Carl Fogarty, animale della mitologia motociclistica al quale la casa Malese dedicó il nome della neonata bestia, la FP1 (Fogarty Petronas 1).

Carl “Occhi di ghiaccio” scelse un Top Rider per il suo Team, scelse il coccodrillo Troy Corser per guidare la FP1 e tentare l’assalto al podio.

Purtroppo la moto pagò la scelta della cilindrata, risultava molto lenta in termini di velocità rispetto alle altre.

Nel 2003 Troy Corser si piazzò stabilmente nella Top 10 in quasi tutti i GP (il compagno di team chiuse quasi tutte le gare nei box…)

Nel 2004 i risultati non cambiarono, anche se le aspettative erano altissime visto l’esordio di Chris Walker a Valencia nella gara d’apertura. Nonostante la netta inferiorità della moto Troy Corser diede prova della sua maestosa supremazia nel giro secco centrando 2 magnifiche pole sui circuiti di Magny Course ed Oschersleben, il tutto condito dal 2° posto di Misano.

Nel 2005 e 2006 Petronas si affidò rispettivamente a Steve Martin e Garry McCoy prima e Craig Jones dopo. Non riuscirono minimamente ad essere competitivi, tanto che Petronas diede fine al progetto.

Gara d’apertura del Mondiale 2004. La FP1 condotta da Chris Walker davanti a Frankie Chili. Immagine Motorsport.com

La FP1 è stata una delle mitiche “Belle ed Impossibili” del Motorsport.

Una di quelle moto della quale non ti frega nulla se vinca o meno, una di quelle che ti ruba immediatamente il ❤️ e quando ne vedi una (se magari… Più probabile vedere un unicorno) l’unica reazione che hai è….

…”Madonna mia…”

 

Francky

 

 

P.S. Nel 2005, dopo 2 anni passati in Petronas, Troy Corser passa alla guida della Gixxer del Team Alstare… Il risultato ⁉️ Il coccodrillo se li mangia tutti… Ma questa è un’altra storia 😉

Un saluto dal coccodrillo… Immagine Pinterest

Immagine di copertina tratta da zonabikers.com

PACCHETTO DI MISCHIA A PHILLIP ISLAND

Migliore inizio non poteva esserci per il mondiale SBK 2020. Dopo la “noia” delle ultime stagioni con un protagonista unico a dettare legge sembra che in questa stagione le differenze tra i piloti siano minime, con la possibilità di avere weekend di gara particolarmente combattuti.

E’ vero che si tratta solo della prima gara e Phillip Island è un tracciato un pò “anomalo” ma quello visto sul tracciato australiano è un gustoso antipasto di quello che potrebbe essere il proseguio della stagione.

Partiamo con una Superpole che ha regalato la prima sorpresa con una fantastica pole di Sykes che sorprende Redding, già a suo agio sulla V4 R, e Rea con a seguire Razgatlioglu. Caduta rovinosa invece per Bautista, che distrugge la sua Honda e parte ultimo.

Gara 1 parte con i fuochi d’artificio, subito scintille tra Sykes e Rea con il pentacampione che tenta una improbabile traiettoria alla Lukey Heights e viene toccato da Sykes. Rientrato nelle retrovie, ha avuto modo di toccarsi con Caricasulo e poi cadere cercando di superare Rinaldi con una staccata molto al limite.

Davanti Sykes perde progressiavmente smalto e non riesce a lottare per il podio che resta un affare per Redding, Van Der Mark, Razgatlioglu e Lowes. La spunta alla fine il turco della Yamaha che precede in volata Lowes e Redding. Van der Mark perde l’attimo buono nell’ultimo giro e si deve accontentare della quarta piazza, precedendo Haslam che è rimasto nel gruppo di testa per tre quarti di gara e un Bautista autore di un’ottima rimonta. Male Davies che chiude ottavo.

immagine da worldsbk.com

Superpole race adrenalinica con un pacchetto di mischia molto serrato in testa e tanti sorpassi. Negli ultimi due giri sono in cinque a giocarsi la vittoria, il primo a mollare è Van der Mark che chiuderà quinto. All’ultimo giro è Lowes quello che si defilerà dalla lotta finendo quarto mentre davanti è lotta tra Razgatlioglu, Rea e Redding.

Il turco passa Rea all’ultimo giro e sembra involarsi verso la vittoria ma lascia un varco aperto in ingresso dell’ultima curva che Rea prontamente sfrutta per superarlo e vincere la gara per pochi centesimi con Redding che quasi riesce a sfruttare la bagarre tra i primi due per beffare Toprak per il secondo posto.

immagine da newsletter.co.uk

Gara 2 forse la più emozionante, con tanti piloti vicini e una miriade di sorpassi in vetta. Alla fine la spunta Lowes, che su una pista con meno grip rispetto al sabato riesce a tenersi più gomma per il finale e beffare il compagno di squadra Rea. Terzo Redding che, con una moto molto ballerina negli ultimi giri a gomme finite, dà prova di una grande maturità resistendo agli attacchi di Van der Mark.

Sfortunata prova di Razgatlioglu ritirato a due giri dal termine perchè rimasto senza benzina.  Nell’episodio in questione si porta fuori traiettoria per togliersi dalla mischia ma si porta dietro involontariamente Baz che finisce in ghiaia e che chiuderà  ottavo. Buona prova finalmente di Davies che chiuderà quinto seguito da Bautista.

immagine da bikesportnews.com

In testa al campionato troviamo Lowes, vera sorpresa di questo primo round, seguito da Redding a cui è sempre mancato quel qualcosa in più per vincere ma che all’esordio può ritenersi soddisfatto. Terzo Razgatlioglu che ha dimostrato di essere una vera mina vagante per la lotta al titolo. Quarto Rea che ha pasticciato molto in gara 1 dimostrando ancora una volta che preferisce darle le sportellate piuttosto che prenderle, per fortuna poi si ricorda di essere un campione e si prende una vittoria e un secondo posto.

In questa prima gara purtroppo contiamo anche i primi infortuni capitati a Laverty (commozione celebrale), Gerloff (perso i sensi dopo una caduta) e Camier (postumi dell’operazione ai tendini della spalla infortunata a Imola 2019), A tutti un pronto augurio di ritorno in pista.

Prossimo appuntamento in Qatar tra due settimane, sperando di rivedere lo stesso spettacolo visto in Australia.

*immagine in copertina da gp-inside.com

Rocco Alessandro

WSBK SEASON 2020 – ROUND D’AUSTRALIA

Il mondiale 2020 della classe Superbike si annuncia come di gran lunga più appassionante e ricco di colpi di scena degli ultimi anni,con un unico grande interrogativo: chi sarà in grado di mettere in discussione il dominio di Johnny Rea?

Bisogna dire che gli avversari si sono moltiplicati in questo 2020 per il fenomeno inglese, con tanti cambiamenti in sella alle moto e addirittura Honda che si impegna con l’equivalente della V4 R Ducati in salsa giapponese, ansiosa di rincorrere un iride che le manca da fin troppo tempo. Proprio queste novità aumentano l’attesa per la prima gara stagionale a Philipp Island.

Dicevamo di Honda, che ha portato in pista la nuova Fireblade CBR 1000 RR-R, una moto specificatamente progettata per vincere nelle competizioni, affidata nelle mani di Alvaro Bautista e di Leon Haslam. A sorpresa, quello più a suo agio nei test su una moto oggettivamente ancora da sgrossare non è lo spagnolo reduce da una grande stagione nel 2019 ma l’inglese, che sembra poter dire la sua già per il podio al Philipp Island.

immagine da moto.it

In casa Yamaha invece si è deciso di puntare sul nome nuovo del mondo superbike, Toprak Razgatlioglu. Il funambolo turco ha fatto vedere nella passata stagione di avere la velocità per giocarsela con tutti ma non ancora la costanza e la gestione delle gomme in gara per poter puntare al bersaglio grosso. Ma ha tutto per poter imparare in fretta, aiutato anche dalla sua nuova squadra che punta molto su di lui, reduce dalle stagioni in sella ad una Kawasaki clienti. Van der Mark ovviamente non va dimenticato ma è indubbio che i fari saranno puntati sul giovane re dei “stoppie”.

immagine da moto.it

In casa Ducati si è scelto ancora una volta, e non senza grossi dubbi da parte dei loro tifosi, di cambiare una squadra che si stava rivelando vincente. Via Bautista, dentro Scott Redding, reduce dal titolo del BSB 2019 e ansioso di riproporsi su un palcoscenico importante dopo le amarezze della motoGP. Una cosa è certa, se l’inglese andrà forte in pista anche solo la metà di quanto faccia correre  la lingua nelle dichiarazioni alla stampa (Il problema di Ducati nel 2019? Bautista!), allora ci divertiremo un bel pò. Al momento tante buone intenzioni, vedremo che fine faranno. Il suo compagno di squadra Davies è partito male anche in questo 2020, sempre più lento di Redding nei test. Urge un decisivo cambio di passo.

immagine da corsedimoto.com

E alla fine, seppur ancora sottovalutata, arriva la BMW, forse la vera sorpresa dei test prestagionali. Sykes si è detto entusiasta e lo ha mostrato con ottimi tempi nell’ultimo test in Australia. Il suo compagno di squadra Laverty sta prendendo confidenza con la nuova moto e si spera di vederlo in piena efficienza fisica, cosa che gli manca da diverso tempo.

immagine da worldsbk.com

Kawasaki e Rea sono ripartiti così come hanno finito il 2019, in testa. Rea addirittura ha dichiarato di non aver voluto scoprire troppo le carte, mostrando comunque delle simulazioni gara già da primo posto. Difficilmente si faranno soprendere come nel 2019 dal filotto di vittorie Ducati e per gli altri sarà una sfida davvero dura cercare di arginare un binomio così ben collaudato.

immagine da motorbox.com

Rea non vince a Phillip Island dal 2017. Sembra assurdo ma è così. Per gli avversari sarebbe importante cominciare con il piede giusto allungando il suo digiuno di vittorie nella gara inaugurale. Redding scalpita, anzi si considera il migliore pretendente alla vittoria, Bautista invece ha fatto capire che non sarà della partita alemno nelle prime gare. Razgatlioglu ha velocità ma non ancora l’abilità di sfidare Rea sulla distanza di gara per tutto l’arco del weekend. Sykes possibile sorpresa? Oppure Van der Mark, Haslam e il neo acquisto kawasaki Lowes saranno le sorprese del campionato. Occhio anche a Loris Baz che inaspettatamente ha chiuso al secondo posto negli ultimi test pre-stagionali.

Spazio ora alla tecnica e nello specifico analizziamo il circuito di Phillip Island dal punto di vista dei freni, grazie alle preziose informazioni ottenute in collaborazione con Brembo.

Disco per la WSBK di Brembo, che ringraziamo per la concessione

I 4.445 metri della pista si snodano su 12 curve, metà delle quali sono posizionate nella sezione che arriva a lambire le gelide acque dell’Oceano Pacifico con vista sullo stretto di Bass. La scelta, però, di correre a fine febbraio e inizio marzo, in piena estate, garantisce ai piloti temperature superiori a quelle che toccheranno in MotoGP, con punte negli anni di 30 e 31 gradi (temperatura dell’aria) e 45 gradi per la temperatura dell’asfalto, mai sotto i 29 gradi centigradi.

È in assoluto il circuito meno impegnativo per i freni: in una scala da 1 a 5 si è meritato un indice di difficoltà di 1, eguagliato solo dalla pista di Assen. I piloti fanno ricorso ai freni 7 volte ogni giro, numero che fa segnare anche il Donington Park Circuit, ma in Australia il tempo complessivo di frenata è di quasi 16 secondi al giro, a fronte degli oltre 28 secondi e mezzo della pista inglese. ​ Dall’inizio alla fine della gara i freni sono usati per poco meno di 6 minuti e ciò evita il rischio di surriscaldamenti indesiderati. Delle 7 frenate del Circuit Phillip Island Grand Prix nessuna è considerata altamente impegnativa, tranne la prima curva, nonostante il ricorso ai freni sia contenuto a soli 3 secondi. Le moto, tuttavia, vi arrivano dopo aver toccato una delle punte di velocità massima del Mondiale Superbike, ben 312 km/h. Per scendere a 191 km/h hanno bisogno di 200 metri.​

Ogni pilota può scegliere tra dischi Brembo da 338,5 mm di diametro e da 336 mm di diametro. Il diametro maggiore permette di esercitare una maggiore pressione, ma pesa di più. Per ciascuna di queste opzioni i piloti possono scegliere tra 4 diversi spessori che vanno da un minimo di 6,5 mm a 7,1 mm. Il carbonio, inoltre, è bandito in Superbike dal 1994 per il contenimento dei costi. Per questa ragione i dischi sono in acciaio, anche se il regolamento consente di utilizzare una percentuale di carbonio non superiore al 2,1 per cento del peso totale del disco. Sono vietate le leghe contenenti il berillio.

Disco per la WSBK di Brembo, che ringraziamo per la concessione

 

Tutto pronto, quindi, per il 28 Febbraio quando non ci si potrà più nascondere e per capire quanto sarà reale la minaccia al tiranno Johnny Rea.

*immagine in evidenza da logosolusa.com

Rocco Alessandro

07 Ottobre 2012 – Il distacco più ridotto di sempre.

Mondiale Sbk 2012, una stagione che ha visto 3 piloti giocarsi il titolo fino all’ultima corsa. Una stagione forse fra le più equilibrate e pazze.

Immagine correlata

Un inizio di stagione che pareva partito ancora all’insegna di Checa, il campione in carica, ma che ben presto inzia un affanno prestazionale, come se il binomio con la 1098 non ne avesse più…

Rea otteneva la sua solita incredibile vittoria ad Assen con una Honda più che obsoleta e nel frattempo iniziavano le alternanze di successi fra Biaggi su Aprilia, Melandri su Bmw e Sykes.

Nella fase estiva il Romano ottiene una buona presenza sul podio e vince un filotto di 3 gare consecutive, sembra che si possa rivedere un suo nuovo trionfo, ma così non sarà.

Mentre Sykes inanella pole su pole, in gara non riesce a gestire le gomme, sprecando molte corse, dando a Melandri la possibilità di vincere vari gp, arrivando al vertice di classifica prima del gp di Germania.

Ma anche quando si pensa che sia finalmente il turno di Marco e Bmw, arriva il disastro, con 5 ritiri in 6 manche.

Sykes nello stesso periodo invece iniziava a vincere spesso e Biaggi si trova a dover correre da ragioniere, con una Aprilia in affanno e le sue prestazioni in calo.

Risultato immagini per sykes sbk 2012"

Si arriva all’ultima corsa, tutto è ancora aperto per i 3, la gara vede trionfare Guintoli, davanti a Melandri e Sykes, con Biaggi che cade incredibilmente, aprendo ancora più la corsa al titolo per tutti.

Gara 2 deciderà le sorti, Sykes parte in maniera indiavolato, deciso a trionfare, sperando che Max non ottenga più che un sesto posto. Melandri esce di gara presto, Biaggi pare non imbroccarne una, è in difficoltà, ma si salva attaccando un Checa che non ne ha più, lo passa e a fine gara riuscirà a far quinto.

Dicevo prima, distacco ridotto; già il titolo 2012 venne deciso per 1/2 punto fra primo e secondo, con Biaggi che porta a casa la sua sesta iride mondiale, davanti a Sykes.

(Il punteggio dimezzato di Monza costò caro, ma questa è un’altra pagina di storia da narrare)

Storia e passione #blogdelring

Saluti

Davide_QV