Buongiorno Ringers! In leggero ritardo rispetto alle abitudini del Bring arriva la consueta “analisi” del Gran Premio, anche stavolta ricco di episodi interessanti e, mi tocca dirlo, storicamente indimenticabile. Ha vinto il neopatentato. Non voglio partecipare alla solita discussione sulla facilità di queste monoposto, guidabili (bene) anche da un diciottenne. Anche perché il ragazzo ha imparato prima a tenere in mano un volante e poi a camminare. E allora, non è che improvvisamente a fine anni ’90 è stata la gravità a diventare più difficile?
Vista la grande quantità di temi, andiamo in ordine cronologico dal venerdì alla domenica, tenendo presente un fattore che si è rivelato fondamentale nell’evoluzione del week-end, la temperatura.
Prove libere: al termine della giornata di venerdì è già chiaro l’andamento delle qualifiche e della gara. In qualifica Mercedes da prima fila, salvo i soliti inconvenienti; a seguire Ferrari insidiata dallo scatenato duo Red Bull, con Verstappen già in fase di disturbo ai danni di Ricciardo. Per la gara sembra in gran forma la Ferrari, in grado di insidiare e addirittura sopravanzare Mercedes sulla distanza (ma poi le prove libere sono davvero indicative come vogliono farci credere?). Per la lotta al mondiale fa ben sperare il comportamento del Cavallino, ancora in leggera sofferenza nel fatidico T3, ma ottimo nei primi due settori, addirittura meglio delle Frecce d’Argento. Gli altri lontani, a contendersi le posizioni dalla quinta in poi. Sabato mattina, con temperature fresche, simili a quelle del venerdì, Vettel stampa un tempone a nemmeno 2 decimi da Rosberg, in pole virtuale, e le speranze ferrariste di vedere una partenza calda dalla terza casella si accendono. Anche perché dalla griglia alla prima curva la distanza è tanta, è possibile prendere la scia e attaccare chi ti sta davanti in frenata.
Qualifiche: la temperatura sale, si assiste ad una vera giornata di metà maggio catalana, i valori in campo si sovvertono. O meglio, un team commette un errore che, in presenza di infinità di calcoli, dati, valutazioni virtuali, sembra impensabile, ma soprattutto è inaccettabile se ti chiami Ferrari e vuoi puntare al titolo. Ma il guaio maggiore è che questo non è l’unico errore del fine settimana. Risultato: prima fila Mercedes, seconda Red Bull, terza Ferrari. Gli altri restano a guardare.
Gara: dopo nemmeno quattro curve davanti è successo già di tutto; senza perdere tempo in un’inutile cronaca dei fatti passiamo direttamente ad alcune considerazioni. Sull’incidente fra i due argentati, vengono in mente tre considerazioni:
- Se al volante della Mercedes numero 6 non c’era Keke ieri pomeriggio, allora Nico ha capito davvero come si fa a vincere il mondiale. E’ finita l’era del “Lewis mi ha portato largo” o del “Se non mi fossi spostato ci sarebbe stato un incidente”. E la cosa peggiore per Hamilton è che Lauda ha dato piena ragione a Rosberg.
- Il campione del mondo in carica non è sazio: a parte le 3 pole su 3 qualifiche disputate, l’attacco deciso non appena ha notato l’errore di Nico sulla mappatura del motore (si vede la luce rossa del risparmio benzina dall’on-board di Hamilton) dà l’idea di uno che non ha assolutamente mollato, così come il volante lanciato via dalla macchina come a Singapore nel 2010.
- Responsabilità dell’incidente: d’accordo moralmente sul “no further action”, ma prendiamo ad esempio il GP d’Italia del 2012; Alonso attacca Vettel all’esterno in Curva Grande (o Biassono, fate voi), Seb allarga, a un certo punto una porzione significativa della Ferrari è affiancata alla Red Bull. A rigore di regolamento penalità giusta. C’è un fotogramma relativo all’incidente di ieri, in cui prima che Lewis vada sull’erba, la famosa porzione significativa della sua macchina è affiancata a quella di Nico. A rigore di regolamento è necessaria la penalità a Rosberg (ma la prossima è Monte Carlo, anche se hai una Mercedes è dura rimediare a 5 posizioni di penalità in griglia). E allora Toto si prodiga per far passare il tutto come incidente di gara, giusto fino a 15-20 anni fa, inaccettabile ora, quando si fa presente il rischio di penalità in griglia per l’unsafe release di Raikkonen in corsia box con Hamilton durante le qualifiche.
Sull’altro duello principale della gara, Vettel vs Ricciardo. Sarebbe interessante se chi scrive avesse una doppia personalità, stile Sméagol/Gollum, o Dr Jekill/Mr Hyde, per chi ama i classici. Mezzo Vetteliano e mezzo Ricciardiano. Scordatevi il Ricciardiano, come già sapete. Va bene, è giusto provarci, la F1 dei bei tempi andati è morta, sono tutti marionette, si supera solo con il DRS o se quello davanti ha le gomme finite. Allora bravo Daniel, hai tirato la solita staccata al limite e ti sei buttato dentro. Ma la curva davanti non era una S lenta o un tornantino, era una destra da 150 km/h nel punto di corda, non proprio il miglior punto per provare un attacco se non sei già quasi affiancato a chi ti precede al momento di iniziare a frenare. La riflessione più semplice che viene in mente è che se al posto di Vettel ci fosse stato un altro Ricciardo la gara sarebbe finita per entrambi; oppure che se al posto dell’asfalto all’esterno di curva 1 ci fosse stata la ghiaia sarebbe stato game over per Daniel. Quindi, va bene provarci, ma a patto almeno di essere in grado di girare la curva senza fare sponda su chi ti è davanti. Infatti, tirando in ballo il duello dei duelli, alla prima curva di Digione nessuno dei due è mai andato fuori pista, pur essendo al limite.
Sul mancato duello Verstappen-Raikkonen, visto che non ci si giocava un mondiale, sembra corretto il comportamento di Kimi, anche per gli stessi motivi validi riguardo al tentato sorpasso di Ricciardo. Che senso ha buttare all’aria la tua gara e quella del predestinato, considerato anche che sei davanti al tuo caposquadra?
Capitolo strategie: qui ci sono gli altri e/orrori Ferrari. Hai una macchina che sul ritmo gara è superiore alla Red Bull. E non facciamo i disfattisti, nonostante l’errore di assetto, probabilmente troppo carico sulle gomme posteriori per le temperature del sabato e della domenica (vedasi introduzione del monkey seat), Vettel e Raikkonen erano più veloci sul passo rispetto a Ricciardo e Verstappen. Detto questo, dopo la prima sosta, era sufficiente aspettare sulle gomme medie che si aprisse la finestra per il secondo pit-stop, intorno al 42esimo giro, fare undercut e vincere con Vettel, stessa cosa con Raikkonen su Verstappen, primo e terzo posto assicurati. Oppure, sbagli strategia, a 15 giri dalla fine le posizioni sono: 1)Ver 2)Rai 3)Vet 4)Ric. C’è ancora modo di rimediare. I primi quattro girano sul ritmo dell’1.30, le gomme soft sono durate una quindicina di giri ad inizio gara con macchina pesante. Kvyat ha ottenuto il giro record con gomme soft in 1.26, con la Toro Rosso. La gara è comunque persa. Fa differenza, se ti chiami Ferrari, fare un 3° e 4° posto invece che un 2° e 3°? Allora a 10-12 giri dalla fine ti fermi con entrambi i piloti, allo stesso giro, visto che comunque c’è il divario per una doppia sosta, monti gomme soft e ti metti a girare “tranquillo” su 1.26, recuperi manciate di secondi al giro, superi, perché c’è differenza di gomma e quindi si riesce a farlo, e vinci. Doppietta Ferrari in Spagna. Quello che (e ora uso la prima persona) mi chiedo è: perché queste riflessioni strategiche sono riuscito a farle durante la gara, senza live timing, dati sulle gomme ecc ecc, solo usando minimamente il buon senso, mentre i grandi strateghi del muretto non ci hanno capito nulla? Hanno abboccato anche alla strategia suicida della Red Bull con Ricciardo (ieri dovevano far vincere il neopatentato), tanto che, quando Vettel ha fatto la seconda sosta, al muretto si sono dati il cinque (non al muretto Ferrari) come dire “Li abbiamo fregati!”. E dimentichiamo la storia che “Anche i piloti hanno colpa nelle strategie”, perché c’è stato solo Uno che mentre guidava decideva le soste insieme a Ross the Boss, ma era uno che a pari età i drivers di oggi li avrebbe usati come stuzzicadenti. Comunque una risposta alla domanda di prima viene in mente: paura di vincere. Guarda caso ai box c’era il presidente.
In conclusione, bravo Max, bravo Nico, delusione Ferrari, ma dopo le ultime novità il potenziale continua ad esserci anche se non espresso al massimo. Brava Red Bull che quando c’è un’occasione concreta la sfrutta sempre (e se il motorone Renault stavolta dovesse non tradire le attese…).
Confermo il pronostico mondiale 2016, perché non riesco a non essere ottimista. CWC Mercedes, DWC Sebastian Vettel.
P.S. Lo ammetto, ho controllato come si scrive Sméagol.
E sempre forza Schumi!