È difficile commentare un gran premio che si corre su un circuito così particolare come quello di Lusail. La pista presenta notevoli difficoltà per le vetture in quanto mette fortemente alla prova la tenuta del plesso aerodinamico nella percorrenza delle sue curve velocissime e al contempo per la non facile lettura del consumo delle gomme che pur consumandosi continuano a performare in linea con lo svuotamento progressivo del serbatoio. Questo perché nonostante il circuito sia tendenzialmente destrorso, l’alto grip dato dall’asfalto unito alla pressione aerodinamica, coinvolge tutta la gomma senza quindi alterarne le proprietà generali. Grazie a questa singolare caratteristica i piloti si trovano a guidare per tutto il tempo in una sorta di modalità da qualifica, cioè mettendo alla prova in modo estremo la loro sensibilità sulla possibilità di percorrere le curve ad alta velocità al limite massimo possibile. Non sorprende, dunque, che sotto questo profilo le dichiarazioni di tutti i piloti siano state ai limiti dell’entusiastico.
Per converso, questa stessa caratteristica rende la possibilità di sorpasso sostanzialmente impossibile perché ogni possibile traiettoria di sorpasso, in assenza di differenza di performance rilevante, cozza con la massima performance garantita dalla traiettoria ideale come in nessun altro circuito del mondiale il che rende vano ogni tentativo in tal senso. Persino il rettilineo principale con DRS, con curva 1 affrontata senza una frenata violenta, non si presta a tentativi che non siano “scolastici”.
Alla luce di tutto ciò, la noia in gara è l’unico esito possibile.
Del resto, fino a quando lo specchietto di Albon ha retto, la noia totale è esattamente ciò a cui abbiamo assistito.
Le due SC che si sono presentate dopo che Bottas ha disintegrato quel famigerato specchietto hanno dato pepe alla corsa ma non tanto sul piano agonistico quanto sul piano delle implicazioni di classifica costruttori per il vertice, nella lotta Ferrari-McLaren e per il sesto posto, con Alpine, Haas e V-Carb (o come accidenti si chiama). Può apparire superfluo dilungarsi sulla pessima gestione della circostanza ma cionondimeno non posso esimermi dal rilevare che una SC, o persino una VSC, chiamate immediatamente avrebbero evitato tutti i guai successivi (e il votaccio a Norris che vedrete più sotto).
Ed è perlopiù in base a questo pepe messo alla corsa che fonderemo la valutazione sul comportamento dei piloti cominciando, manco a dirlo, con la stella assoluta di questa gara.
MAX VERSTAPPEN voto settordicimila!
Il voto siderale va condiviso con il team e persino con il buon zio Peppe che passa la gara Sprint a provare soluzioni per il setup, riuscendo infine a trovare il busillis che infastidiva Max sia in FP che nella Sprint stessa. Infatti, quando si vede Perez cincischiare alla partenza della Sprint (che lui affrontava dalla pit lane) non si può comprendere la sua esitazione se non con l’esigenza di creare un gap con chi gli stava davanti e provare l’assetto in aria libera. Per una volta, dunque, possiamo evitare di lanciare la croce addosso al messicano e fargli, anzi, i complimenti per essere riuscito a trovare la quadra ad un week end sino a quel momento assai difficile persino per il “wonderful & mighty” Max. Mi permetto di rilevare che ciò conferma ancora una volta la totale inutilità della “garetta” per com’è stata pensata: se le squadre la usano come se fosse un long run di FP… Ad ogni modo, sistemato l’assetto Max compie quella che è comunque un’impresa andando a prendersi una pole galattica che sino a pochi minuti prima sembrava del tutto impossibile. Che ci sia tanto di Max è evidente dal distacco rifilato al pur leggermente ringalluzzito (è arrivato sino in Q3) Perez: 9 decimi! Arriva però una discutibile penalità a togliere la RBR numero 1 dalla casella di fianco al palo a causa di un impeding a Russell, penalità affibbiata nonostante nessuno dei due coinvolti fosse nel suo giro di qualifica. Orbene, per quanto l’evento in sé paia effettivamente abbastanza pericoloso perché la frenata che deve fare Russell è assai al limite, il fatto che si fosse in outlap per entrambi può e deve far ragionare i commissari sull’opportunità di comminare una penalità per impeding. L’incident, infatti, non può essere categorizzato come tale in quanto Russell non era nel suo giro veloce. Tuttavia, la penalità risulta comminata in quanto Max non era dentro il “delta-time”, cioè quel tempo sul giro che non può essere più alto di un tot stabilito dai commissari prima dell’inizio delle sessioni. Peraltro la penalità è stata arbitrariamente quantificata in una posizione indetro sulla griglia di partenza, cosa assai discutibile perché in casi di impeding “vero” si danno tre posizioni di penalità, laddove l’alternativa era la cosiddetta “reprimenda” (o una multa). Il problema è che anche Russell, nella parte iniziale del giro, non era dentro il delta-time e ciò si deduce proprio dal fatto che stava andando a velocità warp (come l’Enterprise di Star Trek…) per evitare di passare sul traguardo con un tempo troppo alto. Se Russell avesse rispettato il delta-time, se cioè avesse condotto il giro in un intorno di velocità tale da non essere mai sopra (o sotto, per quel che vale) la forchetta stabilita allora non si sarebbe trovato dietro a Max in quel frangente o l’avrebbe trovato senza però aver alcun problema di frenate al limite perché la sua velocità sarebbe stata molto più bassa. Insomma, questa penalità pare non molto sensata quale che sia il punto di vista. C’è stato anche un post-evento assai velenoso in quanto pare che Russell abbia insistito fin troppo per la penalità da comminare a Max e che questi se la sia legata al dito. Si è infatti ben vista la decisione con la quale alla partenza del GP (quello vero) Max si è portato al comando. Comando che non ha più lasciato per il resto del gran premio e in cui ha dominato alla grande ogni fase della gara, compresa quella della seconda ripartenza da SC (la prima dopo il guaio specchietto) in cui sembrava per qualche istante dover subire l’attacco di Norris. È inutile aggiungere altri aggettivi ai già copiosi e mirabolanti che abbiamo utilizzato quest’anno: quando il contesto alza l’asticella nessuno, ad oggi, è in grado di impensierire Max. Ennesimo chapeau!
LECLERC voto 9
La gara del buon Charles è stata liscia come l’asfalto su cui ha corso. In qualifica, come molto spesso quest’anno, non riesce a dare la zampata che ne ha caratterizzato la carriera sino ad oggi (bisognerà che l’anno prossimo Ferrari ci capisca qualcosa perché è evidente, a questo punto, che non si tratta di un problema legato ai piloti) e non va oltre la quinta piazza. In gara però è tutto un altro andare. In partenza scatta bene e beffa Piastri. Purtroppo non può nulla nella SC successiva e deve cedergli la posizione. Anche in questo caso, la lentezza con cui Ferrari (e Leclerc in particolare) scalda le gomme gli è stata fatale. Il che suona strano visto che sino all’anno scorso il problema era, semmai, il contrario. “Troppa grazia, Sant’Antonio!” è ciò che, in questi casi, dicevano i vecchi al bar del paese. Bombardato di richieste di preservare le gomme decide di non agganciarsi alla McLaren del giovane australiano e di tenere il ritmo concordato con il team. Al 14° giro gli viene comunicato che può finalmente andare sui ritmi migliori che può tenere e non si fa pregare: fa a gara con Max, là davanti, e Norris a suon di fastest lap. Le differenze sono tuttavia minime sicché recupera qualche secondo significativo sul solo Piastri (più lento) portandosi in pochi giri da circa 4 secondi a 1.5 secondi prima della SC dovuta allo specchietto disintegrato di Albon. Il ridotto distacco è decisivo perché la conseguente SC consente al nostro di passare Piastri agevolmente senza dover contare i decimi. Dopo soli due giri arriva un’altra SC e si apre il dibattito sulla possibilità di CLC di pittare nuovamente per metter le gialle che si erano ben comportate nel primo stint. In effetti, come evidenziato nei commenti in diretta, CLC aveva un piccolo ma (forse) significativo margine su Piastri e l’idea di pittare proprio mentre si passava in pit-lane (via necessaria per permettere agli steward di pulire la pista in rettilineo) sembrava interessante. In tutta onestà, il rischio mi sembrava troppo alto: il margine su Piastri era di due secondi e una virgola storta durante il pit avrebbe compromesso la posizione. Il che ci poteva anche stare se ci fosse poi stato vantaggio di gomma ma la pista, fino a quel momento, aveva detto che sorpassare era quasi impossibile sicché se dopo CLC non fosse riuscito a superare Piastri la mossa sarebbe passata da genialata a… fate voi. Infine, le gialle rimaste a CLC erano usate e non era così sicuro che avrebbero performato quanto si poteva sperare. Insomma, ha fatto bene. Di lì in avanti, anche grazie al guaio di Norris, la sua seconda posizione non è mai stata in discussione. Bravo!
PIASTRI voto 6,5
Il giovane Oscar va bene ma… non benissimo. La faccio breve: in Qatar è stato troppo più lento di Norris. Lo si è visto nella “garetta”, ove si è pure visto restituire il favore ricevuto in Brasile, quando Norris ha dovuto alzare il piede per tutto il tempo onde consentire all’affannato compagno di squadra di mantenere il DRS e lo si è visto nella gara vera, ove il nostro giovane eroe non riusciva ad avvicinare neanche lontanamente i tempi del (presunto?) capo-squadra. E nemmeno quelli di Leclerc il quale, grazie all’undercut sotto SC, quando gli è passato davanti l’ha distaccato con grande facilità. Il distacco all’arrivo da CLC (pochi decimi) non inganni: negli ultimi tre giri Charles ha rallentato. In altre parole, ho visto più ombre che luci.
RUSSELL voto 8
Prestazione assai difficile da interpretare: gli alti del week end (tra cui un crono fantastico in Qualifica) compensano molto bene i bassi (la partenza e la scarsa incisività nel secondo stint). Diciamo che senza il problema al pit nel 24° giro si poteva giocare la seconda posizione del podio con Leclerc. La sua prestazione è tanto più interessante se confrontata a quella dell’eptacampeao suo compagno di squadra, che ha annaspato senza costrutto per tutta la gara. All’arrivo, Max e il suo ingegnere lanciavano battute salaci nell’aere utilizzando il vocabolo “karma” con l’evidente intento di schernire il piccolo lord ma credo che Giorgino non abbia molti motivi per prendersela: ormai la matematica (nonché un improbabile scenario che vede Lewis vincitore ad Abu Dhabi e lui fuori dai punti) lo vede quasi certo della conclusione del mondiale piloti davanti al compagno di squadra che era e rimane l’unico obiettivo sensato della sua stagione.
GASLY voto 10.
Veniamo al primo MVP di giornata (Max è Hors Catégorie, ovviamente). Pierre, con una prestazione monstre, si guadagna un bellissimo gallone da attaccare alla sua tuta visto e considerata la difficile posizione di partenza (undicesimo in mezzo al caos), le tante SC, la velocità mostrata in gara, il controllo mostrato in tutte le sue fasi, la perfetta quanto arcigna difesa su Sainz in tutta l’ultima fase il tutto in una situazione delicatissima per il team essendo in gioco il sesto posto del campionato costruttori contro ben due team e sapendo che il minimo errore può comportare molti milioni in meno da usare il prossimo anno. Se consideriamo tutto questo come si fa a non tributargli un bell’applauso a scena aperta? La chicca è il sorpasso su Tsunoda, peraltro diretto concorrente nella lotta costruttori, al giro 13 che lo porta direttamente nei punti, cioè dove voleva essere. Quel che più mi piace è la solidità straordinaria che sta mostrando in questo finale di campionato. Ocon ha fatto una prestazione monstre in Brasile ma poi non si è confermato mentre il nostro Pierre continua a macinare punti con grande sagacia tattica oltre che con il piede pesante. Bravissimo!
SAINZ voto 6
Non c’è molto da dire sulla gara di Carlos. In qualifica non brilla (come del resto Leclerc). La partenza non è delle migliori ma neanche disastrosa. In gara è più lento di Leclerc. È assai sfortunato in occasione della foratura e poi, una volta raggiunto Gasly, non riesce a superarlo e a conquistare quei due punti in più per la squadra che avrebbero significato uno scenario in più tra i pochi favorevoli a Ferrari in vista del finale di Abu Dhabi. Vero è che forse quel mezzo giro fatto con la gomma a terra potrebbe aver danneggiato un poco il fondo. Ad ogni modo, il suo lo fa ma senza incantare.
ALONSO voto 8
Questo è il terzo MVP di giornata (tra poco vi dirò chi è il secondo). Quando le gare sono complicate il buon Fernandello da Oviedo sa sempre cosa fare. Ed infatti, nonostante la pietosa AM che si ritrova per le mani in questo finale di stagione, senza mai essere inquadrato o citato, riesce a conquistare un Q3 che ha del miracoloso e una settima posizione in gara quasi senza senso. Mi piacerebbe citare questo o quell’episodio in cui può aver brillato ma non ho visto nulla di particolare (come ho detto: non è mai stato inquadrato) quindi posso solo dedurre la sagacia tattica che ha applicato in tutte le circostanze difficili della gara. Eccellente!
ZHOU voto 9
Eccolo il secondo MVP di giornata! Sauber porta finalmente aggiornamenti che paiono decenti e Zhou improvvisamente si risveglia. A dir il vero si era già visto abbastanza in palla a Las Vegas ma qui si è davvero superato. Troppo tardi, direbbe qualcuno e con ampia ragione. Però è bello rivederlo combattivo e solido come aveva fatto vedere nella seconda metà del suo primo anno di F1, il 2022, quando aveva fatto vedere delle cose molto interessanti soprattutto nel confronto velocistico con un Bottas, che avrà mille difetti ma non è (era?) uno fermo, soprattutto appena lasciata Mercedes e plausibilmente in cerca di rivincite. Disperso nella mediocrità di Sauber disperavamo di rivederlo ai piani alti, a maggior ragione in questo difficile contesto di gara ove è la solidità, innanzitutto, a creare le condizioni per raccogliere punti importanti. Ed è la solidità e il controllo delle fasi di gara che Zhou ha innanzitutto mostrato, soprattutto nelle ripartenze da SC, sempre pericolose per chi si trova in mezzo al gruppo. Meritatissimi gli applausi e i punti raccolti, primi della stagione sia per lui che per la squadra. Bravo!
MAGNUSSEN voto 7
Un altro che si è ben destreggiato in questo week end così denso di tensione è il nostro buon Kevin che, oltre a conquistare una insperata Q3, riesce pure a portare a casa punti che tengono vive le speranze di Haas di migliorare la posizione finale del costruttori. Le speranze sono poche, vista la grande forma di Gasly, ma la strana scelta di Alpine di buttare subito nella mischia Doohan, e un Hulk meno falloso, possono dare buoni motivi per aver fiducia.
NORRIS voto 5
Ancora una volta Landino nostro fa un pasticcio che compromette ulteriormente la valutazione che daremo al suo campionato. E dire che il week end stava andando nel migliore dei modi. L’1-2 nella “garetta” metteva lui e McLaren addirittura in condizione di chiudere il discorso già in Qatar, quantomeno allargava il novero di scenari favorevoli. Anche la gara la stava conducendo benissimo, riuscendo a reggere il ritmo dello straordinario Max visto oggi. Poi il fattaccio legato allo specchietto di Albon, il non aver neanche fatto finta di rallentare in regime di doppia bandiera gialla e la conseguente penalità (rivelatasi correttamente applicata nonostante io stesso in diretta fossi caduto dalle nuvole) lo fanno precipitare malamente da quello che poteva essere il week end decisivo per la sua squadra ad una situazione ancora pericolosamente aperta. Certamente le possibilità di vittoria di McLaren sono più alte di quelle di Ferrari ma questi momenti di pura ingenuità non fanno dormire sonni tranquilli in quel di Woking. In primis a lui che ho visto piuttosto nervoso anche nelle interviste post-gara quando di solito sfoggia sorrisi furbetti da consumato guascone (si potrà ancora dire “guascone”?) del paddock. Non so come finirà ma se capiterà che sfugga il mondiale costruttori la responsabilità avrà un nome solo: il suo.
BOTTAS voto 7: anche lui rinfrancato dalle buone performance della aggiornata Sauber lo si vede provare qualcosa in più del solito. Solo il rientro di Norris gli impedisce di aggiungere punti alla bella prestazione.
HAMILTON voto 4: qualifica inquietante (molto più lento di Russell) e gara anonima anche al netto del guaio della foratura. Proprio il confronto con l’ottimo Russell ci svela un pessimo finale di stagione da parte del campione di Stevenage. Il che comporta anche pochi buoni auspici per il prossimo futuro.
TSUNODA voto 5: voto più colpa del mezzo che della sua guida che comunque, soprattutto nelle prime fasi di gara in cui è stato inquadrato più spesso, è parsa spenta e poco propensa alla difesa strenua di cui è solitamente buon interprete. Anche la paura di fare danni ha giocato il suo ruolo, suppongo.
LAWSON voto 4,5: sono sinceramente preoccupato per il suo futuro. Atteso come salvatore della patria e dopo aver fatto un paio di buone gare quel che stiamo vedendo è un confronto nettamente perso contro Tsunoda. Combattivo, certamente sì, ma decisamente insufficiente in quanto a prestazioni e a condotta di gara. Quest’ultima è quella che l’aveva fatto brillare nelle cinque gare cose nella stagione 2023 sicché vederlo annaspare proprio in questo è assai sorprendente. Gli rimane Abu Dhabi per far vedere a Red Bull che la scelta di appiedare Ricciardo non è stata malposta.
ALBON voto 5: si vede solo per il guaio causato dal suo specchietto
Fin qui gli arrivati al traguardo.
Aggiungo solo una nota di demerito a Hulk e Stroll. Il primo per aver pasticciato (ancora!) in una gara in cui c’erano in gioco punti importanti. Il secondo… be’, che ve lo dico a fare?!
Sorprende infine l’appiedamento subitaneo di Ocon da parte di Alpine e l’inserimento di Doohan per l’ultima gara. Al momento non ne conosco le ragioni: con la posizione mondiale ancora in bilico la scelta sarebbe inspiegabile se non ricorrendo a dietrologie di stampo italiota legate al fatto che la prossima stagione Ocon correrà con il team Haas ed è proprio quest’ultima squadra a contendere la posizione ad Alpine. Dite che Briatore non ha di questi retropensieri? No? Sicuri?
Ci vediamo ad Abu Dhabi!