MARC MARQUEZ VINCE A CASA NOSTRA! – GP SAN MARINO

Più forte dei fischi, più forte della pressione, più forte della pioggia. Marc Marquez vince il GP di San Marino proprio davanti ai Piloti Ufficiali Ducati.

Attenzione a Marc Marquez e soprattutto a quando dice “sono due condizioni particolari”. Lui è il primo che si sta nascondendo e sta facendo il possibile per rimanere sottotraccia. Nel pre-gara ai microfoni di Sky, ad esplicita richiesta di Sandro Donato Grosso, dice che avrebbe utilizzato la soft posteriore. In realtà stava bluffando, avrebbe montato la media. A chi dice “ah ma ha vinto perché c’era la pioggia” rispondo che ancora, dopo tanti anni, non ha capito di chi si trovano di fronte. L’intero weekend di Marc è stato velocissimo ed ha commesso un unico errore nelle qualifiche, che ne ha pregiudicato la Sprint. Chiude il GP vincendo davanti a Bagnaia e Bastianini, vincendo davanti ai fischi (vergognosi) di una certa frangia di tifosi ed accorcia il GAP a 53 punti. Attenzione perché sono nulla.

DISASTRO MARTIN, MEGLIO BASTIANINI, MORBIDELLI COSA FA!?

Praticamente Bagnaia e Martin ne combinano una a testa ogni GP. In questa domenica il buon Jorge Martin commette un errore allucinante rientrando ai box e prendendo la moto da bagnato. Era in 2^ posizione dietro a Bagnaia, avrebbe dovuto soltanto aspettare la mossa di Pecco. Gli ha regalato 20 punti in un GP in cui andava davvero fortissimo. Ottima la gara di Bastianini che sbaglia soltanto la scelta della gomme ma arriva comunque sul podio dietro Bagnaia. Anche lui guadagna punti importanti su Martin.

Franco Morbidelli ha corso un buon weekend di gara, nella pista di casa dove si allena con la VR46 insieme a Bagnaia e Bezzecchi. Ha osato in partenza chiudendo la traiettoria al suo compagno di team Jorge Martin, poi lo ha attaccato ancora durante il GP senza timori reverenziali pur non sorpassandolo. Poi si è steso, come è solito fare quest’anno.

Cade anche Pedro Acosta durante il GP mentre Binder si prende il quarto posto davanti ad un ottimo Bezzecchi, Alex Marquez ed un ottimo Fabio Quartararo che chiude 7°.

È UN MONDIALE PER DUE?

Assolutamente no. Marc Marquez è il lizza per vincerlo, ancor più di Bastianini. Togliendo il GP di Misano tra due settimane, si volerà poi in Asia e lì inizia un Mondiale completamente nuovo. Sarà interessante valutare anche quali e quanti aggiornamenti riceverà la GP23 di Marquez, anche perché è palese che la GP24 di Martin non riceverà nessun aggiornamento (come dichiarato direttamente da Borsoi). Io rimango dell’idea che a Ducati faccia comodo aver un Marc la davanti, sicuramente si farà trovare pronto.

 

CLASSIFICA MONDIALE

Appuntamento tra due settimane a Misano, nuovamente qui.

P.s. Ad ottobre del 2023 mi adoperati nel fare un bel Photoshop dicendo che Marquez avrebbe vinto qui a Misano, con la livrea di Fausto…

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Francky

LE NON PAGELLE DI MONZA 2024

La storica pista di Monza ci regala una gara bellissima, tesissima e dal finale emozionante. La seconda di Leclerc in stagione, oltre a far felici i tifosi della Rossa, a mio modestissimo parere è molto più significativa delle altre due vittorie Ferrari in stagione. La vittoria di Sainz in Australia, per quanto straordinaria e meritatissima, fu favorita dall’inedito ritiro di Verstappen mentre quella di Leclerc a Montecarlo, per quanto emozionante nel suo esito, fu decisa nelle qualifiche. Qui invece abbiamo assistito ad una vittoria vera, nel senso di una condotta di gara strepitosa, di una strategia azzeccata e senza che qualche fattore esterno (come rotture o penalità o SC s/fortunate) abbia impedito agli avversari di potersi esprimere al meglio. Cosa si può desiderare di più?

La pista presentava alcune novità rispetto al passato. I cordoli sono stati sostanzialmente appiattiti e portati al limite dell’asfalto il quale, a sua volta, è stato rinnovato con una lavorazione che ha reso il percorso liscio come un tavolo da biliardo. Così liscio, l’asfalto, ha fatto sì che un po’ tutte le vetture scivolassero parecchio quanto inopinatamente lungo tutto il circuito rendendo la guida dei piloti più difficile di quanto si aspettassero. Monza, a differenza di altri circuiti storici come Spa o Silverstone, non è un circuito che ponga problemi di interpretazione ai piloti che quindi devono cercare la perfezione millimetrica che consenta la massima performance. Il che è stato facilitato, per certi versi, dall’appiattimento dei cordoli che ha consentito, ad esempio, una percorrenza della variante Ascari molto più “raddrizzata” senza che il rischio di prendere male i cordoli comportasse i testa-coda che in questo tratto si sono visti spesso in passato. Di contro, qualche errore si è visto alla seconda di Lesmo, che il cordolo appiattito ha diabolicamente tentato molti piloti alla ricerca di performance.

Tuttavia, il busillis più rilevante visto sul liscissimo asfalto di Monza quest’anno è stato rappresentato dalla resa delle gomme. Lo scivolamento delle vetture sul nuovo asfalto, infatti, comportava non solo un inedito graining dato dall’abrasione longitudinale (normalmente è invece dato da abrasione per asfalto gibboso e irregolare) degli pneumatici ma anche un comportamento vettura che dava sottosterzo o sovrasterzo in modo sostanzialmente imprevedibile. Si è visto in particolare sulla seconda di Lesmo dove i piloti perdevano alternativamente anteriore o posteriore e anche in ingresso della parabolica dove persino le splendide McLaren di questo periodo hanno avuto qualche difficoltà. Di tutto ciò, ne ha fatto le spese, ad esempio, il nuovo arrivato Franco Colapinto su Williams che nel suo giro decisivo in Q3, i cui intermedi lasciavano presagire una facile Q2, si è trovato con il posteriore a lambire la ghiaia all’esterno di Lesmo 2 più per il comportamento della vettura che non per un suo errore. Un altro pilota che ha combattuto contro questo doppio effetto è stato inaspettatamente Verstappen sia in qualifica che in gara.

In qualifica, infine, non si riusciva a trovare il giusto bilanciamento per far funzionare le gomme rosse a dovere che o si scaldavano troppo e subito (come accadeva a Sainz e Hulkenberg) oppure non entravano in temperatura (Verstappen, appunto) al punto che diversi piloti hanno fatto i loro best lap con gomme usate o al secondo giro di riscaldamento. Solo le due Mercedes sembravano aver trovato una quadra sul funzionamento delle rosse e solo un errore di Hamilton all’Ascari nel suo giro decisivo gli ha impedito di prendersi la pole.

La gara ha fornito numerosi spunti di riflessione con particolare e ovvio riferimento alla gestione gomme che è stato decisivo per il risultato finale. Come si sono comportati i piloti, dunque?

LECLERC

Top assoluto del week end, non soltanto ovviamente per la strepitosa vittoria ma anche per il modo in cui l’ha conseguita. In qualifica sembra essere leggermente più in difficoltà di Sainz sennonché riesce proprio all’ultimo a timbrare il crono necessario ad agguantare la seconda fila, cosa che si rivelerà importantissima per il risultato finale. La domenica Charles si mostra particolarmente in palla sin dal via quando scatta in modo eccellente insieme a Russell ma mentre quest’ultimo è all’esterno (poi costretto da Piastri alla gimkana fuori dalla variante) lui può più comodamente impostare la prima variante dietro le due McLaren. L’inaspettato e durissimo sorpasso di Piastri alla Roggia gli consente di sopravanzare Norris, cosa tutt’altro che facile perché se è vero che Lando era uscito più lento era tuttavia molto interno e Leclerc ha dovuto coraggiosamente tenere il piede sull’acceleratore pur con le ruote di destra oltre il nastro d’asfalto. Per una decina di giri riesce a rimanere a distanza DRS da Piastri che stava forzando tantissimo e che infine riesce ad allungare perché le gomme gialle cedono sotto li ritmo frenetico imposto da Charles. Norris quindi si avvicina ma mai abbastanza per impensierirlo seriamente tant’è che decide di fare undercut pittando al 15° giro. Charles segue immediatamente al giro dopo con decisione apparentemente discutibile visto che ormai la posizione su Lando era persa ma è anche vero che dal giro 10 al 15 il suo ritmo era decisamente più scadente rispetto alle due McLaren sicché non aveva molto senso rischiare di perdere la posizione anche da chi stava più indietro. Lo dimostra Sainz che nei cinque giri in più fatti prima del pit perde almeno 10 secondi solo di ritmo. Qui la gara di Leclerc si fa ancora più interessante perché non solo si “riattacca” a Norris ma sembra farlo senza eccessive difficoltà per i successivi 15 giri. Stiamo sempre parlando in modo relativo perché si vede a occhio nudo quanta fatica facciano i piloti a tenere linee pulite. Linee che però per Charles, forse perché abituato a dover gestire un anteriore ballerino dall’inizio della stagione, sembra riuscire a gestire con più leggerezza rispetto ai due McLaren che invece devono forzare molto di più per rimanere performanti. Al giro 31 Norris ha un’incertezza che lo induce ad anticipare il secondo pit. Questa mossa si rivelerà decisiva per l’esito finale perché il ritmo di Norris è di 1-1.5 secondi più veloce e di fatto costringe anche Piastri a fare il secondo pit, previsto ma non scontato, per evitare di ritrovarsi Lando sugli scarichi a fine gara e con gomme più nuove. Solo che proprio quando Piastri pitta Norris si ritrova Verstappen davanti e perde almeno due giri di ritmo per sopravanzarlo. Dev’essere in quel momento che in Ferrari accarezzano l’idea di andare fino in fondo senza fare il secondo pit. Infatti, in McLaren davano per scontato che almeno Leclerc dovesse per forza fare un secondo pit avendo gomme così vecchie e di Sainz non si preoccupavano perché sarebbe stato davanti solo di 5-6 secondi e con ritmo non sufficiente per contenere il recupero tanto di Piastri quanto di Norris. Il vantaggio di Leclerc, dopo il pit di Piastri era di circa 15 secondi e con 11 giri ancora da percorrere, sia pur con ritmo inferiore, non era poi così impossibile da tenere. La mossa tattica, del tutto analoga a quella di Russell a Spa, era dunque pronta e non restava che metterla in pratica. Facile a dirsi difficile a farsi, ovviamente. Perché riuscisse sarebbe stata necessaria una guida che contemperasse la gestione gomme e una velocità sufficiente a evitare il rientro di Piastri prima dell’ultimo giro, senza cioè potergli dare la possibilità di un attacco. Leclerc, nella sua versione 2.0, è diventato abilissimo in questo e il finale di Monza diventa una masterclass di guida straordinaria: tutti i giri sull’1.23’5 e Piastri non è riuscito ad agganciarlo. Se pensiamo alla pazzesca tensione che c’era in quegli ultimi 10 giri l’applauso a Leclerc è ancora più fragoroso. Non sono certo che questo risultato sia tutto merito degli aggiornamenti portati da Ferrari perché l’assetto per la pista di Monza è comunque una sorta di unicum ma fatto sta che di porpoising (difetto ricomparso dopo l’ultimo upgrade) io non ne ho visto. Ora arriva Baku, pista su cui Leclerc si è sempre trovato a suo agio e su cui è chiamato ad una ulteriore (ulteriore in quanto è da qualche gara che, a prescindere dal risultato, si sta esprimendo ad altissimi livelli) conferma. Eccezionale!

PIASTRI e NORRIS

Volano gli stracci in casa McLaren. Se queste fossero pagelle darei dei voti negativi. Non certo per il risultato, ovviamente, perché in ottica costruttori è di gran rilievo, ma per la gestione piloti che qui a Monza si conferma (come in Ungheria) assolutamente ridicola. L’1-2 in qualifica doveva essere gestito per portare a casa il massimo risultato in gara, ampiamente alla portata del team perché per quanto straordinaria sia stata la gara di Leclerc non possiamo non rilevare che sia sul giro secco che sul ritmo i papaya erano superiori di almeno, almeno!, 2 decimi e che a parità di strategia Leclerc più di terzo non avrebbe potuto fare. Se il contesto fosse stato diverso Piastri avrebbe voti altissimi e giusto un po’ meno Norris (soprattutto per quell’errore gratuito al 31° giro che di fatto gli nega la potenziale vittoria). Tuttavia, in un contesto in cui non sei più un team di seconda o terza fascia (ricordiamoci che all’inizio del 2023 stavano in fondo) non puoi non considerare strategie a più ampio raggio che, cioè, guardino alla stagione intera e non a gara per gara. Ebbene, in questo contesto la condotta di gara dei due non può esser definita altro che assurda. In primis, il sorpasso tanto meraviglioso quanto cattivo di Piastri a Norris alla Roggia subito dopo la partenza è del tutto inspiegabile. Ma come?! Per una volta che la partenza va bene Piastri fa questa mossa folle? Se Norris fosse stato un poco più “verstappeniano” o “hamiltoniano” o anche “schumacheriano”, cioè irrazionalmente resistente al sorpasso, avremmo sicuramente visto le due McLaren impastarsi tra loro e terminare mestamente la gara appoggiati ai guard rail. Norris ha pure rischiato di girarsi durante il sorpasso proprio perché voleva evitare il contatto con il compagno di squadra. Ed è altrettanto certo che non si sarebbe mai aspettato un attacco di Piastri. Se anziché Piastri, dietro di lui ci fosse stato chiunque altro non avrebbe lasciato lo spazio per farsi affiancare o, quantomeno, avrebbe allungato di qualche metro la frenata per costringere l’avversario oltre il cordolo entrando alla Roggia. Insomma, quel sorpasso non s’aveva da fare se consideriamo il contesto. Di più. Piastri, poi, va più veloce che può per tutto lo stint infischiandosene della gestione gomme e del fatto che dietro non aveva Norris bensì Leclerc che, almeno sulla carta, non avrebbe potuto impensierirlo più di tanto. Tale foga è spiegabile solo col fatto che voleva cercare di mettere più distanza possibile tra sé e Norris proprio per non dare motivo alla squadra, nel successivo evolversi della gara, di dare un qualche ordine di scuderia che dopo Budapest sarebbe stato assai impegnativo. Allo stesso modo Norris, indubbiamente sorpreso da tutto questo, si è trovato a sforzare le gomme più di quanto avesse programmato perché, specularmente alla decisione di Piastri, non poteva permettersi di lasciar andare il team mate e trovarsi poi nella scomoda posizione di chiedere uno “swap” tanto impegnativo quanto discutibile. Così facendo entrambi hanno sforzato troppo le gomme, commesso errori (il già citato di Lando al 31°), e consentito a Leclerc di inventarsi la magia che ha loro sottratto un 1-2 che assai facilmente raggiungibile se avessero corso, corso, in altro modo. Quel che è successo, in definitiva, è che i due McLaren hanno corso l’uno contro l’altro come se in pista non ci fosse stato nessun altro. E la squadra ha avallato senza fiatare questo comportamento. Ora, si tratta di capire se questa condotta quasi-suicida sia frutto estemporaneo di circostanze casuali oppure se davvero in McLaren non abbiano la minima intenzione di affrontare in modo strategico la stagione. La prima ipotesi si spiegherebbe con quanto segue. Nel pre-gara determinano lo scenario di partire su binari paralleli per impedire a chi è dietro di sopravanzarli. Norris parte (finalmente!) bene ma la prima cosa che fa è chiudere brutalmente Piastri. Quest’ultimo si imbestialisce e glie la fa pagare con un attacco alla Roggia come se non ci fosse un domani fregandosene delle possibili conseguenze. La seconda ipotesi è che si fossero detti di provare a stare davanti entrambi ma “poi lottate tranquillamente tra voi e vinca il migliore purché non vi buttiate fuori”. In entrambi i casi sono assai perplesso. Anche perché il muretto non ha fatto nulla per contrastare una situazione di gara che, soprattutto dopo il secondo pit di Norris, si stava assai complicando visto che le due Ferrari minacciavano di continuare lo stint sino alla fine. Meglio sarebbe stato, anche a fronte di un colpo di testa di Piastri, suggerirgli di tenere un ritmo relativamente basso che tanto Leclerc difficilmente sarebbe riuscito a superarlo e così in questo modo Norris avrebbe potuto gestire meglio le gomme e superare Leclerc già dopo qualche giro senza dover per forza ricorrere all’undercut. Nell’ipotesi 2, invece, in una situazione di classifica piloti in cui è Norris ad avere più possibilità di Piastri di puntare al titolo (e vista l’involuzione tecnica di RBR non è affatto un’ipotesi remota) dire ai piloti che sono liberi di correre è sostanzialmente dire a Norris che a nessuno importa nulla delle sue possibilità mondiali. Come fa a correre tranquillo in questo modo? Beninteso: Piastri si sta dimostrando grandissimo pilota e con tutti i meriti del caso ma è solo a metà del suo secondo anno in F1 ed è ancora discontinuo (vedi Zandvoort). Forse in McLaren non c’è più nessuno del team che affrontò la stagione 2007 ma farebbero bene a leggersi i diari di quella stagione per evitare che tattiche e strategie dissennate li condannino alla delusione più frustrante. Se poi, infine e papaya rules o meno, nemmeno si vince una corsa che doveva essere vinta spero si capisca il perché questa non pagella si trasforma in una pagella e si punisce Woking con un bel 3!

SAINZ

Come lo splendido Leclerc di Monza anche Carlos merita voti altissimi. È beffato per soli 6 millesimi dal compagno di squadra in qualifica. Ottima la partenza e il ritmo del primo stint ma poi si gioca il podio rimanendo fuori più del dovuto prima di mettere le bianche. La decisione lì per lì sembrava anche assennata se non fosse che, come Leclerc, le gialle hanno avuto un crollo troppo importante. Dopo il primo pit si stabilizza a circa 12 secondi da Leclerc e tiene il distacco sino alla fine, segno che anche lui riusciva a rendere benissimo. Non può nulla sul rientro di Piastri ma gli fa perdere quel secondo o due che hanno impedito all’australiano di arrivare negli specchietti di Leclerc e provare a destabilizzarlo e nemmeno contro il frustrato Norris che, come al solito, stava andando anche più veloce di Piastri negli ultimi giri. Non so quanto gli upgrade Ferrari siano stati significativi nell’ottima prestazione di Monza visto il setup così peculiare necessario in questo circuito, ma se si confermano nei prossimi GP non sarà solo McLaren ad avere ambizioni nel costruttori. Del resto, a ben guardare la classifica, Ferrari sta a soli 30 punti dalla vetta. Staremo a vedere.

HAMILTON

Gara abbastanza anonima da parte del campione di Stevenage. Il voto basso se lo merita tutto anche perché in qualifica commette un errore nell’ultimo giro decisivo del Q3 proprio quando intermedi da favola sembravano proiettarlo in pole o quantomeno in prima fila. In gara non si vede mai e si accontenta di tenere dietro, peraltro assai agevolmente, Verstappen. Null’altro da segnalare.

VERSTAPPEN

Diamo un po’ di numeri. Con Monza Max arriva a 6 gare consecutive senza vittorie: non accadeva dal 2020. Il distacco rimediato da Leclerc al traguardo è di 37’’932millesimi che non gli accade da… quando era in Toro Rosso? (esagero per rendere l’idea…). È anche vero, però, che da quando ha vinto l’ultima volta, a Barcellona, il suo principale contender, Lando Norris, gli ha rosicchiato soltanto 7 punti e su Leclerc, terzo in graduatoria, ha addirittura guadagnato 15 punti. Certamente, questo sesto posto è ben peggiore di quello di Monaco a causa della palese involuzione tecnica che RBR sta attraversando. Visto che Perez gli è finito dietro di una ventina di secondi non si può dire che Max si sia risparmiato anche in questa gara. Monza è circuito assai particolare ma questa volta non era solo McLaren ad esser più prestazionale: anche Ferrari e Mercedes gli sono arrivati davanti senza alcuna difficoltà. Il distacco in classifica piloti, grazie alla gestione quantomeno discutibile di McLaren (e a qualche errore di troppo di Norris), è ancora rassicurante ma il trend tecnico negativo è ormai abbastanza evidente. Vediamo cosa riuscirà a fare nelle gare che rimangono. Dovrà dare tutto se stesso se vorrà il quarto a fila.

RUSSELL

Bella qualifica ma gara buttata per l’errore in partenza. Non è tanto il lungo alla prima variante che lo danneggia quanto l’ala anteriore che in quell’occasione si è rovinata e l’ha costretto ad un pit stop piuttosto lungo. Poi va in rimonta superando bene le vetture di seconda fascia e poi bevendosi Perez come se quest’ultimo invece di una RBR guidasse una Sauber. Sul traguardo finale è addirittura negli scarichi di Max. Che dire? Bravo, sì, ma è ancora troppo incostante.

PEREZ

Un pianto.

ALBON

Sembra che stavolta in Williams siano stati attenti alle misure delle loro componenti quindi niente squalifica… E Albon non si è fatto pregare: Q3 raggiunta con comodo e gara con il coltello tra i denti con duelli all’ultimo sangue con chiunque si trovasse a fianco. A dir il vero l’ultimo duello con l’arcigno Magnussen l’aveva anche perso ma la penalità rimediata da quest’ultimo gli consente di portare a casa punti meritatissimi. Vediamo come andrà nel prosieguo e se gli aggiornamenti gli consentiranno di entrare più stabilmente in zona punti.

MAGNUSSEN

Non ci fosse stato quel duello da favola là davanti e la magia di Leclerc credo che il premio di MVP della gara di Monza sarebbe andato al buon Kevin. Dalle mie parti, quando qualcuno non ha il talento per portare agevolmente a termine un compito gli si consiglia di “andare di badile” (vi risparmio la traslitterazione dialettale). Ebbene, Magnussen corre a Monza “sbadilando” a dritta e a manca fino a che non solo si trova in zona punti ma anche a pochi secondi da Perez. Accumula tuttavia 10 secondi di penalità per una sportellata d’altri tempi data a Gasly e deve scalare di una posizione. Però mi è piaciuto e gli assegno lo stesso un bell’8 di incoraggiamento… di cui non se ne farà nulla perché oltre alla penalità in gara gli tolgono altri punti sulla superlicenza e a Baku non ci andrà. Mi è sempre piaciuto come pilota: grintoso, coriaceo, sagace. Con queste caratteristiche avrebbe potuto essere il secondo pilota ideale in un top team con un campione (o presunto tale) come prima guida. Però il cronometro non mente mai e come velocità pura (mai fenomenale onestamente) sembra anche in trend negativo (vedi le piste che spesso gli rifila Hulk in qualifica). Che ne dite? È all’ultima stagione in Formula 1?

NOTE DI MERITO

Franco Colapinto debutta tutto sommato bene. In qualifica manca il Q2 a causa di un’inopinata escursione alla Lesmo 2 quando sembrava fosse ampiamente alla sua portata. In gara termina 12° ad una ventina di secondi da un ottimo Albon, non fa errori, non si fa doppiare come invece è capitato ad altri sei piloti con molta più esperienza di lui. Bravo.

NOTE DI DEMERITO

Hulkenberg, che pure aveva raggiunto un’ottima Q3 (cosa che gli capita spesso) si dimostra troppo ottimista nel primo giro e anche se tecnicamente la sua escursione in Ascari è causata da Ricciardo è lui a doversi rimproverare una partenza non ottimale che l’ha fatto finire in quella bagarre. Poi pasticcia anche con la strategia e finisce lontanissimo dalle posizioni cui avrebbe potuto ambire visto com’è andato bene Magnussen.

Stroll è stato inguardabile per tutto il week end: forse il babbo gli ha detto qualcosa su Newey e lui se ne sta buono in attesa del 2025?

Ci vediamo a Baku!

BASTIAN CONTRARIO “La paura di vincere”

Nello sport, come nella vita, oltre a prendere delle decisioni e quindi stare sempre ad operare delle scelte, c’è sempre da tenere in considerazione la parte educativa e nello specifico, l’abitudine a comportarsi in un certo modo. Ci sono sportivi che affrontano quella sfida consapevoli che non riusciranno mai a raggiungere l’obiettivo massimo, altri che accarezzano l’idea e solo pochi riescono nell’intento di raggiungere la vetta. Quelli che accarezzano l’idea nello specifico, nella maggior parte delle volte si trovano in una condizione mai vincente e, arrivano persino ad abituarsi ad una situazione del genere tanto che, quando ciò accade, non sanno gestirla e finisco per buttare tutto a meretrici. Paura di vincere la chiamo io e, non c’è cosa peggiore che ad uno sportivo possa succedere, in quanto se non si hanno le capacità mentali di riprendersi si entra in un vortice, un loop negativo, dal quale difficilmente si esce. Immaginate un pilota che è abituato a conservare sempre le stesse posizioni, che vanno tra il decimo ed il quarto posto e, all’improvviso si ritrova una macchina che gli permette di giocarsi, se non addirittura vincere il mondiale. Un conto è lottare per posizioni di rincalzo, un altro è sentire il peso della pressione che aumenta, peso che può schiacciarti se non si hanno spalle sufficientemente larghe e da qui il crollo, perché si è abituati a non vincere, da qui la caduta perché si ha paura di vincere.

Di certo chi non ha paura di trovarsi davanti a tutti sono Charles LeClerc e Carlos Sainz, la coppia piloti della Ferrari e, come ho sempre affermato su questa rubrica, la coppia di piloti più forte del mondiale da quando è stata messa assieme. Nel GP di Italia che si è concluso domenica scorsa, abbiamo assistito ad una delle vittorie più belle di sempre perché abbiamo avuto l’esempio di cosa significa “first the man than machine”. La SF24 non vale la MCL38 di Norris e Piastri eppure, è stata la rossa di Maranello a tagliare per prima il traguardo e sempre lei ad effettuare una singola sosta, nonostante la vettura di Woking degradi le gomme decisamente meno. Se Ferrari ha potuto permettersi una scelta del genere (aggiungerei finalmente, visto che era da tempo immemore che non vedevamo il muretto osare in questo modo!) è stato solo per i piloti che abbiamo a disposizione, che decisamente non hanno paura di vincere. Charles domenica scorsa ha posto il sigillo su quello che già si sapeva da qualche gara a questa parte e cioè, che ha raggiunto quella maturazione agonistica definitiva che evidentemente gli mancava, che completa “il pacchetto” di fenomeno e campione che è; mi riferisco alla gestione del passo gara. Il monegasco tra le poche curve e, gli infiniti e velocissimi rettilinei di Monza, ha guidato da consumato campione, in luogo del quale ha sempre tenuto a bada tutti e tutto, senza perdere mai il controllo ed il polso della situazione. Per Charles la parola “paura di vincere” non esiste, in quanto se mai è egli stesso la paura: cosa potrebbe fare un talento cristallino quale è lui se le sue chiappe fossero posate sull’attuale McLaren? La vittoria di domenica scorsa è stata una delle più belle perché è avvenuta principalmente grazie agli uomini prima ed al mezzo dopo, perché come già detto e non è mai poco ripeterlo, attualmente la Rossa non vale la Papaya e, sebbene Maranello abbia portato gli upgrade necessari che devono correggere i casini fatti con quelli portati in Spagna, è anche vero che Monza è una pista a se stante e, la bontà degli stessi la vedremo solo nei GP che seguiranno. Quindi si dia a Cesare ciò che è di Cesare compreso al partente Sainz, il quale affianca il suo compagno a fine GP, per festeggiare nel degno modo perché è un fatto che la vittoria di Charles ha anche la firma dell’iberico dato che quest’ultimo ha fatto muro finche ha potuto contro l’incontenibile MCL38 di Piastri.

Parlo volutamente di vettura e non di piloti perché la McLaren, intesa come squadra, se non fosse per il capolavoro di macchina che ha sfornato, non si ritroverebbe mai a lottare per entrambi i titoli. Ovvio che in F1 la macchina è (quasi) tutto eppure proprio il GP d’Italia, ha dimostrato quanto il fattore umano ancora oggi sia determinate… grazie a Dio! McLaren, per mano del suo pilota di punta (solo perché più vicino a Verstappen), ha gettato alle ortiche l’ennesimo GP i quali ormi nemmeno si contano più. Lando, che è affetto da paura di vincere in forma acuta e avanzata, domenica scorsa ha letteralmente perso la testa: prova ne è la sua entrata in pit lane per cambiare le gomme, dove poco prima della linea di rallentamento, centra in pieno un cartello segnaletico! Una roba del genere non l’avevo mai vista ad essere sinceri e purtroppo, ho come l’impressione che le cose possano solo peggiorare. Lando, come ho descritto prima nella premessa che a lui è dedicata, è entrato in loop dal quale difficilmente ne uscirà fuori, almeno per quest’anno. Tutto quello che è successo nel GP d’Italia è solo e soltanto una diretta conseguenza dell’azione del suo gesto, che di fatto ha scatenato una concatenazione di eventi che hanno portato all’epilogo che tutti conosciamo: se non avesse sbagliato ad infilare e ad impostare male le curve che vanno dalla prima chicane alla Roggia, il pilota inglese sarebbe uscito dalla Parabolica (non me ne voglia il compianto Alboreto!) primo e, di conseguenza avrebbe tagliato da leader il traguardo del primo giro, di modo che avrebbe potuto imporre il suo ritmo e sicuramente avrebbe agguantato una vittoria importantissima, dato che allo stato attuale Verstappen vede il podio solo col binocolo. Invece il pilota inglese non solo non fa nulla di quanto detto, addirittura viene sverniciato, alla suddetta Roggia, sia dal compagno (il quale a sua volta si era detto disponibile ad aiutarlo… figuriamoci se avesse dichiarato che gli voleva male!) che poi dal resto del mondo. Il compagno di squadra di Norris gli ha dimostrato (il GP d’Italia è stato rivelatore!) non solo che in F1 non ci sono amici, che soprattutto non ha paura di vincere. Del resto l’australiano cosa avrebbe dovuto fare? Aspettare che Norris ritrovasse la pista e la testa? Sottolineo questo discorso perché è da domenica, immediatamente dopo il GP, che leggo il mantra “ordini di scuderia”. Premesso che il Team Order è abietto per definizione, vero è che questo può esistere se ci sono le reali condizioni per poterlo dare e cioè che il divario di punti tra inseguito ed inseguitore, sia davvero minimo e soprattutto che chi insegue, non stia li a commettere sempre errori eclatanti mettendo anche in imbarazzo la squadra. Lando ha il destino nelle sue mani e, se inizia a comportarsi da campione a cominciare dalle partenze per poi passare dal vincere le gare, allora avrà la squadra ai suoi piedi la quale sarà anche pronta a far sacrificare il compagno. Fino a quando Norris avrà paura di vincere, perché non sa nemmeno lui che ci fa li su in cima, allora inutile lamentarsi e soprattutto invocare aberranti Team Order, specie nei riguardi dell’attuale McLaren, che ha in questo momento come unico obiettivo il titolo costruttori. La voglia di vincere è di tutti, il non aver paura di vincere evidentemente no.

Vito Quaranta

PIÙ FORTE DELLA PAURA. MARC MARQUEZ.- ARAGON POST GP

È TORNATO. Questa volta definitivamente, dominando come sa fare. Il vecchio Marc non tornerà mai più, è tempo di lasciarci alle spalle Jerez 2020, lo spettro del ritiro, il Sachsenring… Oggi ha dominato un Marquez diverso, più vecchio, più maturo, meno cattivo probabilmente e più ragioniere. 1043 giorni dopo…

Sulla pista di Aragon c’è l’asfalto nuovo, nessuna MotoGP ha fatto i test e non ci sono riferimenti dal poter utilizzare visto che nel 2023 non si è corso. Si parte al buio, praticamente ciò che fa Marquez da inizio anno, non avendo riferimenti SUOI in Ducati del 2023 visto che correva in Honda. Tutti partono alla pari ed è qui che viene fuori il talento, quello vero.

Non è un caso se nella Pole Position viene rifilato un distacco vicino ai 9 decimi al secondo classificato. Marc Marquez ha distanziato di 840 millesimi Pedro Acosta prendendosi la pole position. Ha dominato praticamente ogni turno di prove, vinto la Sprint in scioltezza, vinto la gara con oltre 5 secondi di vantaggio e si è portato 37 punti a casa riducendo il gap da Bagnaia in classifica e riprendendosi il 3° posto provvisorio nel Mondiale.

https://x.com/FranckyHawk29/status/1830225521290170666?t=v0eix7cHKf54CQV7eX1dfw&s=19

La gara è stata noiosa, di una noia incredibile. Non c’è stata partita. Jorge Martin in entrambe le gare ha chiuso 2° mentre Pedro Acosta ha chiuso entrambe 3°. Ciò che non è stato noioso è il post gara, in entrambe le gare.

DISASTRO BAGNAIA.

1 punto in totale. Si arrabbia dopo la FP1 e la Sprint accusando Michelin di avergli dato (le gomme vengono assegnate tramite sorteggio e sono punzonate) una gomma malfunzionante ed avergli fatto buttare via un turno. Dopo la Sprint, in cui chiude nelle retrovie, addirittura se la prende col tecnico Michelin presente nel suo box ed ai microfoni ribadisce quanto sia “sorpreso” del fatto che la pista e soprattutto la casella di partenza fosse sporca e gli ha compromesso l’inizio di gara a causa di una derapata. Il prossimo GP chiamiamo Gibernau con lo scopettone, così si farà perdonare Losail 2004…

In gara, dopo che hanno pulito la zona partenza, spinna di nuovo e viene sfilato da un po’ di Piloti. Riesce a risalire ed a pochi giri dalla fine cade a seguito di un contatto con Alex Marquez.

Al netto del fatto che si tratti di un incidente di gara, come ne abbiamo visti tanti quest’anno e come ha ribadito la direzione gara mi chiedo il perché, vista l’esperienza di Bagnaia, abbia scelto di passare Marquez all’esterno della curva 13 visto che andava mezzo secondo di passo più veloce da almeno cinque giri. Tra l’altro la curva 13 è in salita, con leggero banking verso destra, quindi il Pilota interno mai e poi mai può vedere chi è all’esterno.

Detto ciò è utile evidenziare come Alex Marquez non esca mai dal tracciato, bensì rimanga perfettamente dentro e con margine. Un grave errore di valutazione quello di Bagnaia, l’ennesimo direi poiché non è nuovo ad “episodi” del genere. Alex Marquez ha la colpa di non aver chiuso il gas una volta rialzata la moto, probabilmente avrebbe evitato l’incidente ma sarebbe andato lungo, altresì ha la colpa di un cognome pesantissimo. Un cognome che fa paura e che viene usato “ad hoc” pre creare un clima infuocato in vista di Misano.

Contatto tra Bagnaia ed Alex Marquez in curva 13

“È spiacevole perché è andato lungo, ha visto che lo stavo passando, perché mi ha visto, non è vero che non mi ha visto, ha dato un colpo di gas perché l’ho sentito e visto in telemetria, e mi è venuto addosso. Non è il massimo. Io ho approfittato di un suo errore e forse ho sbagliato a non considerare chi fosse, perché ne ha già fatte diverse.”

Questa la dichiarazione a caldo di Bagnaia, che non attacca direttamente Alex bensì ciò che rappresenta. Sono sicuro che a bocce ferme si sarà pentito di tale dichiarazione soprattutto conoscendo la frangia del tifo Italiano che si era assopita ed è pronta a scaricare la propria frustrazione fra 5 giorni a Misano Adriatico.

IL RESTO DEL MONDO?

Nelle prime 8 ci sono 6 Ducati. Senza il botto sarebbero state tutte ed 8 in TOP10. Solamente KTM con Acosta e Binder riesce a arrivare in TOP5. Purtroppo da registrare un altro brutto weekend per Bastianini, al netto del grande recupero effettuato ma da lui ci si aspetta ciò che fanno Bagnaia e Martin.

C’è da dire che è stato un GP con bassissima aderenza a causa del tanto sporco presente, inoltre le Michelin hanno dato il peggio di loro, malfunzionando un po’ per tutti. Ottima la gara di Alex Rins sulla Yamaha M1 che riesce a chiudere in 9^ posizione.

Classifica Mondiale

 

P.S.

I due GP che si disputeranno a Misano Adriatico saranno di vitale importanza per Pecco Bagnaia. Recuperare 23 punti, con questo format (Sprint + Gara) non è difficile, bensì recuperarli ad Jorge Martin si.

Questo Martin è l’evoluzione, anzi la continuazione di quello del 2023. È partito forte e con continuità in questo 2024. Sarà di cruciale importanza per Bagnaia anche l’apporto di Bastianini nella corsa al Titolo. In Aragona, Jorge Martin ha dimostrato di sapersi “accontentare” ed ha imparato molto dall’errore del Sachsenring.

A Misano attaccherà, soprattutto nelle Sprint, ma scommetto che firmerebbe per perdere solo 10 punti ed averne 13 di vantaggio all’inizio della tournée Asiatica.

Vero non sono niente 13 punti, ma in piste (Asiatiche) in cui conta più l’ISTINTO rispetto alla “preparazione” e la “tattica” in cui Bagnaia è maestro, vuoi soprattutto per fattori meteo, Martin è favorito. E sarà intelligente nel cercare un alleato proprio nel prossimo compagno di team di Bagnaia, che in quelle condizioni è il migliore.

Misano per Marquez sarà una prova del 9. Dubito possa salire anche solo sul podio, le GP24 andranno troppo forte e rivedremo Morbidelli nei primi 5. A Misano Marquez sa di giocarsi le poche chance di Mondiale che la matematica gli concede, soprattutto se la davanti inizieranno a scannarsi. Ci è già passato, correva l’anno 2016 ma quello era un altro Marc…

Chi si giocherà il tutto per tutto ed attaccherà sin dal venerdì sarà Enea Bastianini. Mi aspetto tanta cattiveria agonistica che probabilmente lo porterà all’errore in gara. Qui lui si gioca davvero il Titolo.

 

…per fortuna c’è Misano…(Speriamo non succedano porcate…)

 

Francky

LECLERC FREGA LE MCLAREN E TRIONFA A MONZA. VERSTAPPEN SPROFONDA.

A Monza, le macchine sono diverse. Basta guardare le ali posteriori. Ma, quest’anno, anche il circuito è diverso, con l’asfalto rifatto ma, soprattutto, i cordoli appiattiti che tanto hanno fatto arrabbiare i piloti.

Non sono però diversi, rispetto a quanto si è visto nelle ultime gare, i risultati delle qualifiche, con la McLaren davanti, Mercedes e Ferrari subito dietro, e Red Bull in affanno.

Si spengono i semafori e le due macchine arancioni partono bene ma non benissimo. Russell per non tamponare Piastri va lungo alla prima variante. Si arriva alla Roggia, e Piastri piazza un attacco violento al compagno di squadra e lo passa, facendogli perdere la posizione anche su Leclerc.

I primi 10 giri trascorrono con il ferrarista a meno di un secondo dall’australiano, e Norris terzo fuori dalla zona DRS.

Al giro 14 Norris, che si stava avvicinando a Leclerc, viene fatto entrare per tentare l’undercut su Leclerc. L’inglese entra come una furia ed esce nel traffico. Al giro successivo si ferma anche il monegasco, che esce però dietro Lando. 

Anche Piastri viene fatto rientrare, e, in questo modo, riesce a mantenere la posizione sul compagno di squadra.

Al giro 20 si ferma Sainz, e in testa alla gara si trovano le due Red Bull, partite con gomme dure e probabilmente orientate a fare una sosta sola.

Ma Max viene chiamato subito dopo, e, oltre a riservargli una sosta lunghissima, gli rimontano gomme dure, il che significa che si dovrà fermare un’altra volta.

Al giro 32, Norris arriva lungo alla Roggia, e perde 2 secondi in un colpo, facendosi raggiungere da Leclerc. Al giro successivo, effettua la sua seconda sosta. A questo punto, Piastri ha 5 secondi di vantaggio su Charles. 

Al giro 39, a Piastri viene chiesto se pensa di riuscire ad arrivare in fondo senza fermarsi. L’australiano risponde di no e viene fatto fermare subito. In testa si ritrovano così le due Ferrari, con Leclerc e Sainz a 10 secondi.

Il muretto rosso decide di non fermare i due piloti, e, quando mancano 8 giri alla fine, Piastri raggiunge Sainz e lo supera, ma ha Leclerc a 12 secondi. Da recuperare in 7 giri.

Purtroppo per lui, il ferrarista si è tenuto qualcosa in tasca, e Oscar non riesce a recuperare. 

Finisce così con un altro miracolo di Leclerc, dopo il terzo posto di Zandvoort. Lo seguono Piastri, Norris, Sainz, Hamilton, Verstappen, Russell, Perez, Albon, Magnussen (?).

Fra due settimane si andrà a Baku. A questo punto è chiaro che la Red Bull può attivare la modalità “emergenza”, perchè il mondiale costruttori è in serio pericolo. Dispiace…

P.S. in un podcast di qualche giorno fa, David Coulthard ed Eddie Jordan hanno tirato fuori le solite storie dei commissari che a Monza chiudono un occhio per la Ferrari, e dei motori da 3.4 litri che si vedevano qualche decennio fa. Per i britannici è sempre la Ferrari che frega, loro invece non fanno mai niente perchè “quello che sul regolamento non è vietato, si può fare”. Però fu la Ferrari, qualche anno fa, ad essere bastonata perchè “aveva fatto qualcosa che non doveva fare”. Prima di allora, solo a Tyrrell era capitato di essere penalizzato in modo peggiore (squalifica dal campionato nel 1984). Detto questo, è evidente che oggi Leclerc montasse il “gommino”, esattamente come Marquez ad Aragon.

P.S. 2 fatto sta che una macchina ma, soprattutto, un motore, che per 2 anni e mezzo ha sverniciato tutti, improvvisamente si ritrova ad essere il più lento della griglia. Come si fa a non pensare che sia calata qualche mannaia? Ma è calata “un pochino”, visto che l’auto è comunque lì davanti e non nei bassifondi, come accadde alla Ferrari nel 2020. Forse per non scontentare il popolo olandese.

P.S. 3 contestualmente, il motore Mercedes è ritornato davanti, questa volta con 4 macchine

P.S. 4 premesso che sono felicissimo di vedere un pilota che abita dalle mie parti correre in Formula 1, credo che quanto sta accadendo attorno ad Antonelli sia sempre frutto della solita ricerca dei click. Il venerdì volevano fare notizia con il diciottenne che arriva e svernicia tutti. Lo stava facendo, in effetti, l’ha fregato solo la pista sporca. Ma è ovvio che NON gli avessero detto di stare calmo. In un ambiente come quello si pianifica tutto, anche la possibilità di andare a sbattere. E, il giorno dopo, l’annuncio in pompa magna con la F1 che per tutta la mattina ha fatto un post ogni mezz’ora, a raccogliere un sacco di like, soprattutto dai giovanissimi, che è il mercato che interessa. E cosa di meglio che mettere un loro coetaneo sulla macchina migliore? Detto questo, il ragazzo è veramente in gamba, basta sentirlo parlare. In alto ci arriverebbe comunque, anche senza l’endorsment di Toto e di Stefano. 

P.S. 5 Clean air is queen. Vale per Piastri ma anche per Leclerc.

P.S. 6 la vittoria di oggi è per tutti quelli che pensano che Leclerc non sia quello che è: un grandissimo pilota, che non ha avuto la stessa fortuna di altri sui colleghi di mettere il sedere su una macchina che fosse vincente per più di 5 gare di fila.

P.S. 7 da notare la bandiera a scacchi “particolare” sventolata da Del Piero

P.S. 8 Prima Montecarlo e poi Monza. Stagione salva.

P.S. 9 Camicioli prima scambia Nico Rosberg per David Coulthard, e poi definisce Vasseur “Harry Potter”. Ogni nazione ha i conduttori che si merita.