IL PUNTO DELLA REDAZIONE (ATTO VI)

Gunther Steiner, (ex) Team Principal della Haas, è stato fatto fuori senza tanti complimenti… benvenuti nel mondo della F1, dove entrare è missione impossibile ed uscirne invece è un amen! Il buon Gunther ha ricevuto il ben servito nelle feste di Natale (nello specifico, tra Natale appunto e Capodanno)… quando si dice il tempismo. Del resto gli americani sono fatti cosi: sugli affari, nel business, non guardano in faccia a nessuno e la parola tatto non rientra nel loro vocabolario. Sia chiaro non sto qui a parlarne perché devo prendere le difese del Team Principal appena silurato, sia perché Steiner non ha bisogno di me che gli faccia da avvocato e sia perché, ad essere franchi, c’è poco da difendere considerando i risultati ottenuti. Ciò detto, questo per rimanere sempre fedele al mio Keanu Reeves che in “Costantine” diceva come battuta “c’è sempre il trucco”, nemmeno si può addossare la croce solo sull’ormai ex Team Principal. Nello specifico sono due le cose che mi lasciano perplesso a riguardo di questa faccenda: i commenti dei detrattori ed i commenti del Patron dell’omonima Scuderia.

I primi si sono affrettati subito a sputare sentenze su Gunther, affermando che l’unico segno che ha lasciato, è stato quello di essere famoso grazie a Netflix e quindi, alla serie “Drive to survive”, adducendo anche alla superficialità della serie stessa. Gli stessi che sputano sentenze su Steiner, sono gli stessi che pagano (salato) la sopracitata piattaforma privata per vedere quella stessa serie di dubbio gusto. Ritengo che non sia colpa di Steiner, se deve la sua popolarità più ad un’attività collaterale della F1 che alla F1 stessa. Egli non fa altro che adeguarsi al sistema, anche perché di certo non è l’unico Team Principal che si è prestato a quelle scenette. Se mai ci sarebbe da chiedersi come un Team Principal, con tutto quello che ha da fare, riesca anche a ritagliarsi il tempo per questo e sebbene la risposta scade nell’ovvio, la fama dell’uno o dell’altro, che deriva da serie tv e non dall’operato in pista, è l’esempio plastico di cosa sia divenuto il nostro sport nei giorni nostri. Al di la di questa considerazione apparentemente irrilevante, anche se non lo sono visto e considerato che se certi spettacoli vengono inscenati è perché l’offerta va sempre dov’è la domanda, ciò che veramente mi ha dato da pensare sono state le dichiarazioni del Patron Haas: “Non siamo mai saliti sul podio in centosessanta gare pur avendo il motore Ferrari: è umiliante!” Ad essere sinceri, ciò che è veramente umiliante, è leggere queste dichiarazioni da parte di un proprietario di un team di F1. Mr. Haas parla come un neofita qualunque, come se non conoscesse davvero l’ambiente nel quale paga per stare. A sentir lui, in McLaren non sono buoni a nulla visto e considerato che, montando un motore Mercedes, non sono riusciti ancora a vincere una gara, in Alpha Tauri peggio che andar di notte visto che sono lo junior team della Red Bull, per non parlare dell’Alfa Romeo che anch’essa monta lo stesso propulsore Rosso! Davvero Haas pensa quello che dice? Egli è consapevole che una F1, intesa come monoposto, non è fatta solo di propulsore e, a maggior ragione proprio in questi tempi che stiamo vivendo, il motore ha una valenza impattante decisamente meno importante rispetto a tutto il resto e cioè, aerodinamica, meccanica quindi cinematismi e, di conseguenza comprensione del comportamento degli pneumatici. Alla fine andando ad approfondire e scavando ci si rende conto, manco a dirlo, che il problema è sempre lo stesso: la pecunia. Il silurato Gunther chiedeva più soldi o, se devo dirla in maniera più elegante, più fondi, mentre il Patron dell’omonima scuderia invece chiedeva di massimizzare quello che si ha in relazione al benedetto Budget Cap: tradotto significa che bisogna arrangiarsi con quello che si ha a disposizione! Alla fine della giostra, il bistrattato ed ormai ex Team Principal Steiner, era quello che aveva ragione perché egli sa, anzi sapeva, benissimo che senza investimenti corposi (vedi Aston la quale è risalita, nei costruttori, dal settimo al quarto posto l’anno scorso) non si va da nessuna parte e, considerando la terribile concorrenza che c’è in giro, la Haas navigherà sempre tra il decimo e massimo ottavo posto se continuerà di questo passo. Inutile dire che la situazione attuale, con questo cambio in stile Ferrari, non farà che peggiorare la situazione e di certo la squadra americana, ha praticamente già archiviato quest’anno… alla faccia del propulsore Rosso.

Per un Team Principal che va via, c’è n’è un altro che rimane dov’è: Toto Wolff ha firmato per altri tre anni e non che questa sia una sorpresa, visto e considerato che il Team Principal della casa con la stella a tre punte, è anche azionista della sua stessa squadra quindi, ammesso che avesse deciso di smettere, di certo sempre a Stoccarda sarebbe rimasto. Evidentemente per il buon Toto non è ancora il momento di appendere le cuffie da capo squadra al chiodo e, considerando le sue dichiarazioni (“Con la Mercedes giusta Hamilton davanti a tutti”), Abu Dhabi 2021 se l’è legata al dito, come si suol dire e, ormai è divenuta una questione di principio far arrivare il suo pilota all’ottavo titolo. A tal proposito lo scenario in casa Mercedes è alquanto interessante, perché le dichiarazioni di Wolff sono tutte per il suo pupillo, perché di fatto (e non lo scopriamo oggi), la Mercedes è completamente identificata in sir Hamilton, così identificata che la stessa squadra (e poi tutta la F1… quando si dice chi comanda!), si è persino esposta abbracciando la sua politica, colorando di nero le monoposto prima e arcobalenarle dopo. Il fatto è che il compagno del campione del mondo non è più Valtteri “chiappe al vento” Bottas, bensì è un coriaceo George Russell, il quale fino ad ora risulta l’unico che sia riuscito a portare una vittoria in casa AMG, da quando Verstappen assieme alla sua Red Bull ha deciso di fare “asso piglia tutto”. Russell, nel 2020, quando venne messo proprio al posto di Hamilton sulla sua dominante monoposto, umiliò un ormai cotto Bottas, fece salire la febbre ancora di più ad un ammalato Hamilton (per questo era assente quel GP) e, mise definitivamente spalle a muro lo stesso Wolff. Ebbene lo scenario, non da poco, è come gestirà il giovane inglese caso mai la Mercedes di quest’anno sarà competitiva a tal punto da potersi addirittura giocare il titolo. No perché il Team Principal austriaco non fa altro che parlare di “macchina giusta” per Hamilton, dando l’impressione che in caso di risposte positive da parte della W15, Hamilton sarà quello su chi puntare. Ad essere sinceri non so se Russell sarà d’accordo e, considerando le “scaramucce” viste a fine campionato tra i due a fine stagione, penso che il buon Toto avrà un bel daffare a tal proposito. Sebbene non ho dubbi sulla freddezza del Team Principal, questo ce l’ho proprio sullo stesso Russell: sia chiaro, non discuto sulle sue capacità quanto sul suo atteggiamento mentale e cioè, se avrà le palle di mettersi di traverso all’ingombrante compagno, padrone indiscusso del team e quindi, contro la sua stessa squadra. Perché è un fatto che se vuole emergere ed essere considerato come il futuro del team, il botto (inteso dal punto di vista prestazionale), di certo non lo può realizzare facendo da secondo e, se c’è una cosa che ci insegna quel famoso “NO!” pronunciato da Verstappen contro Sainz quando erano in Toro Rosso, è che se si vuole essere considerati numeri uno bisogna essere (sportivamente parlando) dei figli di buona donna. Non c’è che dire, Toto ha scelto il momento giusto per rimanere

 Vito Quaranta