ANTHONY “THE GO SHOW” GOBERT

Il ricordo che ho è nitido, quasi come stessi guardando una fotografia invecchiata ed ingiallita da anni. Ricordo perfettamente il telecronista che urlava, che rimaneva senza voce di fronte a quelle prodezze, di fronte a certi sorpassi davvero impossibili.

Tutti noi amiamo l’impossibile, ne siamo attratti. Alcuni ne hanno paura ed i più coraggiosi cercano di agguantarlo. È facile innamorarsi sportivamente dei vincenti, di quelli che dominano oggi situazione, ogni gara, ogni Mondiale.

È ancor più facile innamorarsi di quelli che ti lasciano a bocca aperta. Magari non vinceranno mai un Mondiale perché sono delle inguaribili teste di cazzo ma ci regalano momenti di incredulità che sono meglio di una vittoria.

La pensarono allo stesso modo i Giapponesi, quelli di Honda che gli misero tra le mani la RC45 Ufficiale facendolo debuttare nel circuito di casa a Sugo. Una pista che non aveva mai visto, su una moto che non aveva mai visto, con degli pneumatici a lui sconosciuti. Sbalordì tutti arrivando in Top10 in entrambe le manche e addirittura miglior Pilota Honda in gara 2, lasciandosi andare a festeggiamenti da mille e una notte. Honda lo sbattè fuori dopo quella stessa gara ma un cavallo selvaggio non può esser docile ed accondiscendente.

Un cavallo selvaggio deve essere libero, deve aver modo di dimostrare al mondo quanto sia dannatamente bello e forte. Qualche mese più tardi in sella ad una Kawasaki ZXR 750 R prese a sonori schiaffoni tutti quanti, a partire da Carl Fogarty, Troy Corser, Aaron Slight, Doug Polen ed il Campione de Mondo in carica Scott Russell (con la sua stessa moto). Quell’impresa rimane ancora oggi, a distanza di 30 anni, qualcosa di ineguagliabile. Quella gara fu la Little Big Horn del mondo dei Piloti normali, perché da quel giorno nulla fu più lo stesso, neanche lui.

Neanche lui riuscì ad esser più lo stesso da quel giorno, in una vita corsa al limite dell’impossibile, sul filo del rasoio come solo i dannati sanno fare. Te ne sei andato, vivendo la tua vita tutta di traverso all’esterno sullo sporco, tenendo il gas spalancato, naturalmente senza controllo di trazione…

Il ragazzo con il talento più naturale tra lui, Freddy (Spencer), Wayne (Gardner) e Kevin (Schwantz) era proprio Gobert, ma non si rendeva conto di quello che aveva e non era in grado di applicarlo”

Stuart Shenton, capotecnico Suzuki 1997.

In fondo nella vita, nel nostro piccolo, siamo tutti un pó come lui o perlomeno vorremmo esserlo per vivere quel momento di assoluta follia.

 

Ciao Anthony💚