Una favola cinese di Formula 1

Il ruota a ruota alla fine non c’è stato. Il muretto Ferrari non si è fidato del novello Nostradamus, in arte Lewis Hamilton, che in cuor suo ringrazia e vince senza vedere mai nessuno davanti a lui nei 56 giri di Shanghai. In realtà qualcuno davanti se lo troverà, una sagoma amica, una mercedes guidata anziché da Bottas, da Bernd Mayländer su Safety Car; per pochi giri, ma i giri che cambieranno la storia del GP. Una storia fatta di tanti personaggi, che comincia con un elicottero, un tizio che lancia cappellini, un ragazzo che litiga con una piastrella di erba sintetica, un bambino prodigio che cerca di ritrovare i due cilindri che ha perso, un ditino, un millesimo di secondo e noi tutti che ci togliamo il cappello davanti al giro che vale la pole dell’uomo che lanciava i cappellini. Poi ci sono un tipo bolzo col cardigan, i ragazzi del muretto, lo shanghai, un ferro da stiro, Il più bravo pilota del mondo nella gara più bella della sua vita sulla macchina dei suoi sogni, qualcuno parla anche di due finlandesi ma non ci sono conferme.

Spoiler: La storia finisce con il ditino e l’uomo dei cappellini che si abbracciano forte lasciando che siano i caschi ad impedire alle loro lingue di aggrovigliarsi. Un trionfo.

Ma cominciamo dall’inizio.

La Domenica di gara è assicurata da una trovata di Charlie che si guadagna la pagnotta. L’elicottero non serviva mica, bastava portare neurologia nell’ospedale qui dietro. Se Maometto non ci vuole proprio andare alla montagna…

Ma Piove. no, aspetta, è piovuto. Comunque la pista è bagnata. ma anche no. C’è caos per i giri di formazione, mancano ancora 25 minuti alla partenza e qualcuno pensa di mettere le slick perché han visto che le intermedie saranno 7 secondi più veloci di prima, ma durano 7 giri. Anche l’uomo dei cappellini ci pensa, però, al contrario di Sainz, si pente causa prima curva con escursione. O perché semplicemente si ricorda che parte primo ed è una cazzata. Ditino intanto pensa bene di rovinare il meraviglioso allineamento di una griglia di partenza; mai da un tedesco precisino ci si poteva aspettare che preferisse partire sull’asciutto che rovinare una simmetria. Tant’è che si pianta di traverso come non si era mai visto e mentre partono le quotazioni inglesi sui secondi di penalità, qualcuno dagli spalti ricorda agli altri che è cambiata musica e ora suona l’inno americano e agli americani queste cose fanno colore.

I giri dei motori si alzano (siamo mica in formula E!); i semafori si accendono, si parte. Una partenza vera, all’americana. Le Mercedes partono bene sulla sinistra più pulita e asciutta, Vettel pattina come Will Coyote rovinando anche la partenza del finlandese anonimo dietro di lui, ma mentre il primo tiene botta con Bottas, il miracolato di rosso vestito non da noia a un Ricciardo in cerca di riscatto. Il bimbo a 4 cilindri intanto schizza dalle retrovie trovando davanti un’autostrada; lui del resto può infilarsi dove vuole, se gli altri si accalcano all’interno, lui passa all’esterno e viceversa, un diavolo col cameracar. Ancor più bravo forse il pilota migliore del mondo che tutte quelle possibilità non ce le ha, ma si guadagna 5 posizioni in poche curve. Tutto molto bello, se non fosse per Perez che ha poca voglia di frenare dietro a quel raccomandato di Stroll, lo prende pieno e lo butta nella ghiaia, ignaro di star scatenando un vero e proprio effetto farfalla.

L’uscita di Stroll infatti fa scattare la Virtual SC, bisogna togliere la macchina di torno; qui entra in scena muretto, un muretto Ferrari ancora in evidente sudditanza psicologica che richiama Vettel per cambiargli le intermedie con le Soft e fregare tutti con un azzardo che avrebbe potuto pagare davvero tanto. Ma un azzardo si chiama così per un motivo. E’ rischioso. Il gioco infatti avrebbe funzionato solo se… il terzo pilota di casa non avesse rovinato tutto. Giovinazzi che ha già le slick montate e fredde si emoziona prima vedendo Ericsson sbucare da un fuoripista, poi si scorda che sotto le enormi passerelle di Shanghai c’è sempre ombra e si rischia quell’acquaplaning che lo manda a muro per la seconda volta in pochi giri. I pezzi della Sauber sono ovunque in pista, entra la Safety Car, quella vera. Siamo solo al quarto giro. Tutti i primi 5 piloti rimasti con le intermedie ne approfittano per cambiare gomma, Mercedes monta le Soft, RedBull le SuperSoft. Fin qui nulla di tragico per Vettel, solo un danno in termini cronometrici, il suo guadagno sarà minore. Ma Giovinazzi ha sbattuto nel punto più sbagliato, benché il suo preferito, quindi le macchine per evitare i detriti dovranno passare in pit lane con il limitatore. Un Vettel virtualmente primo di una decina di secondi grazie alla sosta sotto VSC, in un attimo diventa realmente sesto dietro Hamilton, Bottas, Ricciardo, Raikkonen e Verstappen. (già, perché Verstappen intanto era arrivato ad accodarsi al gruppo che gli compete senza chiedere permesso). Come inizio non è male.

Ma ora siamo in regime di Safety Car cosa vuoi che succeda? Succede, succede. Qualcuno lassù sta giocando a Shanghai oggi e ha lanciato le bacchettine rimescolando certezze e gerarchie. Ed è così che potremo dire di aver visto un finlandese andare in testacoda scaldando le gomme; e finendo dodicesimo. Intanto su un altro canale c’è un Sainz settimo, miracolato da questo casino, che ha cominciato a far funzionare le slick con cui quasi non era riuscito a partire, un Perez ottavo che è alla caccia di Alonso settimo a cui un podio rovinerebbe tutta la strategia di queste settimane, comunque tutti che si fanno beffe di Massa e del suo ferro da stiro così scarico che non riesce a lottare con nessuno.

Ma torniamo sul GP, quello vero. Verstappen è su SuperSoft e sa guidare. Vuole guidare. Prima fa fuori Raikkonen che non pare accorgersene, poi fa uno sgarbo al compagno di squadra che lamenta sovrasterzo. E’ secondo dopo 11 giri di cui non più di 6 di vera Formula1. Spaziale.

Raikkonen ora è attaccato a Ricciardo e seguito da un Vettel scalpitante che deve ricostruire tutta la sua gara. Si lamenta con i box. Usa anche una parolaccia per far capire che non è estremamente felice e simulare che gliene importi qualcosa: ha un problema di potenza in uscita di curva 12, quindi è un’ottima scusa per non attaccare Ricciardo. Del resto tutti noi quando siamo stanchi di guidare ci accodiamo a una macchina davanti. Ormai a nessuno importerebbe più di tanto, il finlandese lo conosciamo bene, se non fosse che fa da tappo al tedesco che in ogni modo cerca di farsi vedere negli specchietti. Qui il muretto Ferrari non si vede, non si sente, non parla come la scimmia cinese; eppure se hai una macchina su due con un problema tecnico, puoi anche far passare quello dietro che non ce l’ha e che nel frattempo sta sbraciolando le sue gomme. Invece niente. Passano i giri. Hamilton va via, non tanto, ma con calma. Verstappen comincia a degradare la sua gomma rossa, Ricciardo fa quel che può. Alla fine Vettel si stanca, approfitta di un colpo di sonno del finlandese e lo passa; in un attimo è su Ricciardo, lo studia (poco) lo attacca (molto) organizzando un sorpasso all’esterno con ruotata che dura un’eternità ma che fa sognare tutti quelli a cui piacciono le corse in macchina. Grazie anche all’australiano che si difende con ciò che ha (e grazie ancora a chi l’anno scorso sanzionava ogni duello decente).

Vettel è il più veloce in pista, cerca l’olandese. Hamilton controlla, del resto deve gestire solo le sue gomme e il vantaggio accumulato sul trenino dietro di lui. Bottas cerca di capire come ha fatto Verstappen e raggiunge la settima piazza e passa Alonso sul rettilineo a una velocità doppia rispetto a quella dell’asturiano, Sainz è nel mirino come dicono quelli che ne sanno.

Vettel raggiunge un Verstappen a fine gomma, lo punta e lo fa sbagliare in staccata, l’olandese spiattella sul cordolo, fa passare il tedesco e corre ai box uscendo dietro Bottas e superandolo subito come fosse un Raikkonen qualunque.

A questo punto cominciano i cambi gomma e il Gp finisce al trentesimo giro. Da qui in avanti avremo due sussulti, il bel sorpasso di Grosjean su Massa tutto all’esterno e la lotta finale tra le due RedBull per il podio. Il resto sono distacchi immobili e il solito ritiro di Alonso che fa il parcheggio più bello della sua vita.

Ci sono tante morali in questa favola cinese che abbiamo raccontato, proviamo a tirarne fuori qualcuna che possa stimolare dibattito.

I rookie son sempre dei rookie e devono imparare sbagliando, ma certi rookie lo sono meno e vanno anche a podio o vincono. La storia dei sorpassi veri è vera. E Verstappen è un gran pilota, ottavo podio di carriera. Il DRS è stato pensionato; proveranno dell’accanimento terapeutico, ma è in archivio. I piloti finlandesi sono in F1 per non disturbare quelli bravi, ma dal brutto carattere e dal buon contratto. La coppia RedBull dimostra che è una soluzione idiota. Gli americani amano i contatti di gara. Finalmente. Mercedes e Ferrari non sono proprio alla pari ma se la giocheranno in tutte le gare, peccato che hanno solo due piloti. La RedBull non è così drammatica; è grezza, ma non è da buttare. Oggi Marchionne ha stracciato il rinnovo di Raikkonen anche vincesse il mondiale. I sorpassi all’esterno ora si fanno. Bellissimi.