AL BAR DEL BRING

Ancora qui, sempre in attesa dell’asteroide che eserciti la par condicio a favore dei Dinosauri, a parlare di Formula Uno. Di quello Sport che con sempre peggiore approssimazione possiamo chiamare Formula Uno. Riflettevo sul fatto che nelle due occasioni precedenti si è largamente parlato di cosa accadeva in pista (e come) al che mi è venuto in mente di buttare un’occhio a cosa accadeva ai box o, pure meglio, al muretto.  E stilare quindi una lista di TP (nota per chi fa la punta alle matite: intendo anche e soprattutto la persona di riferimento ai box. Se poi “formalmente” il ruolo era ricoperto da un altro gioppino esticazzi eh) che han lasciato un marchio indelebile nella Categoria Regina. Dai che si va:

FURIA

Ultimo ad aver progettato interamente una monoposto dal telaio al motore all’aerodinamica alle sospensioni etc etc etc già questo dovrebbe garantirgli d’ufficio il titolo di GOAT. Non pago andava regolarmente a fare il culo ai Piloti quando in pista giravano col braccino corto e si relazionava personalmente con loro per averne feedback ed idee. Non fu un caso che la pagina più buia della Storia della Ferrari venne scritta in un weekend in cui fu impossibilitato a presenziare;

LO ZIO COLIN

Qui vabbè secondo me parliamo tecnicamente del non plus ultra d’Oltreamanica con buona pace del Vecchio che dava a lui ed agli altri dei “garagisti”. Ok, contrariamente a Furia lui tecnicamente non progettava motori e si affidava al Cossie V8 però vivaddio s’è inventato di sana pianta wing cars e….la Lotus 88 a doppio telaio cosa che, ad occhio e croce, sbaraglia la concorrenza. Un padrone di casa che si sporcava le mani di grasso, poesia. Il suo cappellino che volava alla bandiera a scacchi nei GP vinti dalle sue macchine è entrato nella leggenda, meraviglioso che abbia volato l’ultima volta con Elio a Zeltweg 1982 quando il nostro pilota conquistò la sua prima vittoria in F1

BERNIE

Da pilota fallito a meccanico con occhi ed orecchie sempre aperte a Team Principal ed infine a “padrone” della Formula 1. Mecojoni eh, mica pizza e fichi. Una mentalità per il business semplicemente unica, un istinto per la politica semplicemente geniale. Due esempi: l’aver ritirato dai GP la BT46B (quella col ventilatore) prima che la FISA gliela bannasse evitandosi così una questione lesiva per l’immagine mentre costruiva di fatto la FOCA. O essersela cavata per il rotto della cuffia con la benzina irregolare di fine 1983 che consentì al BMW di Piquet di non esplodere come quello di Patrese  e quindi di fargli vincere il Piloti. Leggenda vuole che andò dal Vecchio a chiedere venìa ricordandogli che Ferrari aveva vinto (di nuovo) il Costruttori e che un’azione nei confronti della Brabham non avrebbe minimamente beneficiato la Scuderia nel Piloti. Il Vecchio fece spallucce, mise il trofeo Costruttori in bacheca, licenziò Tambay e prese Alboreto. And justice for all……..

SIR FRANK

Gli appassionati vintage se lo ricordano quando atterrava a Linate negli anni 70 per il GP di Monza ed anzichè prendere un taxi scroccava un passaggio in Brianza per risparmiare sul budget. Uomo eccezionalmente intelligente capì per primo le potenzialità degli Arabi col noto accordo Saudia e quelle dei gialli con l’accordo Honda. La sua feroce determinazione gli diede una seconda parte di carriera ancora più vincente della prima coi trionfi del suo Team negli anni 90 mentre più avanti mancò davvero poco perchè non tornasse di nuovo all’iride durante la collaborazione con BMW, specie nel 2003. La mela (Claire) cascò davvero lontanissima dall’albero ma la cosa non intaccò minimamente il ricordo che tutta la F1 ha di lui

TESTA D’UOVO

Ecco, qui parliamo di uno dei peggiori figli di puttana mai visti al muretto. Basti vedere come riuscì a scippare gli Honda ufficiali alla Williams per il 1988 ed in che circostanze. Indubbiamente un uomo eccezionalmente capace e caparbio, anche lui partì come meccanico ed arrivò a prendersi la Mecca da Meyer e soci col suo Marlboro Project Four. L’occhio lungo usato per garantirsi la partnership con Porsche sapendo della loro esperienza infinita col turbo nell’Endurance gli garantì la tripletta 84/85/86, alla quale seguì la quaterna 88/89/90/91 che però finì per sbilanciare gli equilibri del Team (visto chi c’era alla guida ed il fatto che dopo quegli anni non vedeva l’ora di andarsene). La partnership con Ilmor-Mercedes partita in sordina e culminata coi due Mondiali di Mika (che aspettò pazientemente dopo il botto di Adelaide mentre i medici gli dicevano che non sarebbe più stato il Pilota di prima). L’essersi accaparrato il primo Raikkonen coprendo d’oro Sauber che con quei soldi si comprò la sua galleria del vento, l’iride di Hamilton seguito in prima persona fin dall’infanzia. Il disastro della seconda partnership con Honda sta solo a dimostrare che il suo tempo era passato, as simple as that

IL TRIBULA

Personaggio che divide, certo. Ma che merita il suo posto qua in mezzo. Convince la Famiglia Benetton ad acquistare la Toleman nel 1986 ed in meno di 10 anni li porta a vincere due Mondiali di fila col Kaiser, strappato al volo ad Eddie Jordan il quale era talmente preso dalla figa che a Michael di fatto sottopose un contratto da Pilota pagante che diventò presto coriandoli. Gestisce il subentro di Renault passando attraverso anni grami fino ad un altro biennio trionfale grazie ad un Pilota che s’è cresciuto in casa (aveva una partecipazione nella Minardi dove Alonso iniziò a correre in F1….). Il crashgate di Singapore 2008 magicamente fatto scomparire dalla Governance di F1, il suo ritorno con Alpine che mostra al mondo intero come un ultrasettantenne possa ancora scuotere le fondamenta di un ambiente imbalsamato. To be continued

NAPOLEONE

Son ragionevolmente certo che in pochi sappiano che fu Ecclestone a dire a Montezemolo di portarsi Todt a Maranello. In Ferrari non stavano cavando un ragno dal buco e serviva qualcuno in grado di compiere una rivoluzione epocale. Che iniziò quel pomeriggio a Magny Cours nel 1993 quando le Rosse prendevano distacchi da misurare più con la sveglia che col cronometro. Due anni dopo con l’operazione Schumacher iniziò il vero e proprio acquisto di un altro Team, ovviamente la Benetton, il quale finì per scrivere il capitolo più vincente della Storia della Ferrari. Curiosamente tutte le sciagure dal 2008 ad oggi furono figlie della scellerata decisione di non fargli subentrare Ross Brawn (come aveva chiesto lui stesso e come Todt aveva consigliato a Montezemolo) preferendogli uno che da Melbourne 2008 (prima gara al muretto) a Sakhir 2014 (gara delle dimissioni) finì per fare a pezzi il Team più vincente di sempre e, cosa peggiore, assistere alla rinascita di tutti quei pezzi una volta accasati presso altri lidi. Ma noi si sa, siamo semplicemente invidiosi del successo altrui che non riusciamo a perdonare (sic)

 

Buona domenica a tutti

 

IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Alla fine il giorno tanto atteso è giunto e quindi tutto si è compiuto. Del resto non potrei esprimermi diversamente, dato che la venuta di Lewis Hamilton, è stata attesa come quella di un messia. Se proprio devo spendere due parole, sull’ingresso di Hamilton attraverso i “sacri” cancelli di Maranello, di sicuro in Ferrari hanno curato i dettagli e la foto del sir, davanti alla casa del Vecchio, è carica di simbolismo: la F40, l’auto che piace tanto al campione (c’è chi dice che invece ricorda i suoi anni… vacci a capire!), le suole delle scarpe rosse, le sette finestre alle sue spalle (tanti quanti i suoi titoli… meno male che non hanno voluto ricordare le sue vittorie altrimenti ci voleva un condominio alle sue spalle!), di cui una aperta perché pare che quella stesse a simboleggiare l’attesa del suo ottavo titolo. Diciamo che per i cabalisti e, anche complottisti dell’ultima ora, ce n’è di materiale su cui speculare. A noi poveri appassionati che frega solamente delle corse tutta questa presentazione, che di certo è già entrata nella storia, può emozionare o rimanere indifferenti il quanto basta, perché alla fine dietro tutti i sorrisi ad uso e consumo delle telecamere ciò che conta è solo quello che dirà la pista.

Ciò che mi ha particolarmente colpito di questo evento atteso da tutti (inutile negarlo che già nel 2024 eravamo con la testa a questa presentazione), è stata la totale eclissi di LeClerc. Sia chiaro la giornata di lunedì era totalmente di Lewis, come giusto che sia, cosi come quando scenderà in pista non ci saranno occhi che per lui come inevitabile che sia eppure, in tutta questa bufera mediatica ripeto, ciò che mi ha colpito è stata la totale assenza di LeClerc. La riflessione che ho elucubrato, della quale vi voglio mettere a parte, è quella che Hamilton come compagno non avrà Albon o Gasly (due nomi a caso e comunque tanto di cappello alla loro guida) bensì avrà un certo Charles LeClerc e, fino a prova contraria, non è Charles il compagno di Lewis bensì è esattamente il contrario. Bel fegato il monegasco ad accettare la sfida: ci è sempre stato raccontato che prima di firmare il campione inglese, Vasseur abbia chiesto il parere del monegasco il quale, di rimando, non ha mai fatto obiezioni a riguardo. Questo è ciò che ci è stato raccontato appunto, solo che se devo dubitare di quanto ci raccontano, vorrei proprio capire che posizione avrebbe assunto Ferrari se il numero sedici avesse detto di no. Comunque la si metta ci si deve levare tanto di cappello d’innanzi al monegasco perché, in un modo o nell’altro ha dovuto raccogliere la sfida e, a differenza del suo omologo in Red Bull, lui compagni facili non li ha mai avuti. Nella narrazione che si sta susseguendo in questi giorni, il buon Lewis è venuto a salvare la Beneamata portando il suo estro, il suo metodo, il suo entusiasmo e know how… il messia appunto. Premesso che senza macchina Hamilton (come tutti i suoi colleghi) non va da nessuna parte, vero è che viene da chiedermi “e Charles?”. No perché ripeto, qui ci si dimentica forse che il giovane monegasco non solo ha talento da vendere, bensì in queste stagioni ha maturato un’intelligenza tattica ed agonistica che solo il mezzo a sua disposizione ha limitato. Il mio discorso, che apparentemente è volto a spezzare una lancia in favore di Charles, vuole porre l’accento sul fatto che Hamilton a differenza di quanto si possa credere, non avrà affatto vita facile col compagno che si ritrova. Se solo ci dovessimo basare sull’ultima parte di stagione avuta dal campione inglese in Mercedes, allora non dico che dovremmo dire “pilota finito”, poco ci manca. La ragione ed il buon senso invece ci dicono tutto il contrario (non sia mai non fosse cosi!) e guai a sottovalutarlo, solo che c’è una piccola cosa che deve dare e darà al monegasco la spinta necessaria per fare bene: semplicemente che l’unica opzione che Charles ha è proprio quella che non ha e cioè, arrivare dietro all’inglese.

Vedete se Lewis dovesse arrivare in coda a Charles, in un modo o nell’altro nessuno gli dirà nulla (a meno che il divario sia alla Verstappen Vs Perez) e sono sicuro che le giustificazioni si sprecheranno. Al contrario se Dio non voglia fosse il contrario, non dico che la carriera di LeClerc è finita, quanto meno sarebbe messa in discussione. Purtroppo è l’amara verità visto e considerato che LeClerc, nonostante i tanti miracoli che ci ha regalato, non ha ancora vinto nulla a differenza del suo blasonato e scomodo compagno. Per questo parlo di “fegato” da parte di Charles perché egli ha sempre saputo, dal momento che gli hanno detto che avrebbero ingaggiato Hamilton, cosa sarebbe successo mediaticamente e soprattutto agonisticamente fuori e dentro la pista. Sono del parere che se quest’anno LeClerc dovesse riportare il titolo a Maranello, ebbene il suo iride ne varrebbe almeno due del suo collega olandese. Non me ne vogliano i tifosi di Verstappen, il quale mai come quest’anno appena finito, ha dimostrato il significato della parola campione eppure, come ho detto precedentemente l’asso orange, un compagno scomodo non ce l’ha mai avuto (salvo la breve parentesi con Ricciardo) e tutta la squadra gli è sempre stata devota… inutile raccontarcelo. A mio giudizio la chiave della supremazia di Charles su Lewis ce la insegna proprio il buon Max: come ho già detto in uno degli articoli precedenti, la chiave del successo di Verstappen nell’anno appena finito, è stata proprio la qualifica. Infatti egli, macchina o non macchina, era sempre nella parte alta della griglia. Allo stesso modo Charles dovrà imporre innanzitutto la sua esperienza, dato che conosce la squadra meglio del suo neo compagno, per non parlare del suo “killer instinct” che ha in qualifica perché è li che buona parte di un GP si giocherà tra i due ferraristi. Partendogli davanti, LeClerc potrà innanzitutto imporre il suo ritmo, per non parlare che potrà scavare un solco bello grande in classifica. Ciò sarà fondamentale perché se c’è un aspetto dove Hamilton fa ancora tanta paura è proprio sulla distanza e, se il britannico trova la quadra prima dell’arrivo dell’estate, allora saranno dolori per non dire altro. Eppure se stiamo assistendo a tutto questo e, nello specifico, all’ennesimo sacrificio da parte del monegasco è anche vero che LeClerc non deve fare altro che guardarsi allo specchio per capire di chi è “anche” la colpa. Charles si è sempre fidato “dell’amico” Vasseur, il quale lo avrebbe dovuto favorire e non avrebbe dovuto più permettere episodi come quello di Inghilterra 2022… evidentemente il buon LeClerc ha sottovalutato il fatto che il suo Team Principal rimarrà sempre una quinta scelta e, che dovrà sempre fare ciò che gli viene detto dall’alto e, l’arrivo di Hamilton, rappresenta in tutto e per tutto la Ferrari del Presidente… nel bene e nel male.

Nel leggermi avrete notato sicuramente che ho parlato di mondiale da giocarsi da parte di Charles, quasi che dia per scontato che lo farà. Non sono impazzito, solo che dopo quanto visto sino a qualche mese fa (Ferrari si è giocata il mondiale marche fino all’ultimo GP) e, considerando il rinforzo che è avvenuto sia dal lato tecnico che su quello agonistico, l’asticella gioco forza si è alzata e la Rossa ha semplicemente il dovere, come minimo, di lottare per ambo i mondiali… fare un passo indietro sarebbe solo un fallimento clamoroso. Il paradosso vuole che la Rossa ha più chance di giocarsi il campionato quest’anno che non l’anno prossimo, con buona pace di ciò che disse il Presidente a Dicembre 2022 (immediatamente dopo aver smantellato una squadra vice campione del mondo con Red Bull dominante): “Obiettivo 2026”.

Ben arrivato in famiglia Lewis Hamilton!

Vito Quaranta

AL BAR DEL BRING

Ancora qui, in attesa di un asteroide che faccia finalmente giustizia, a parlare di Formula Uno. Di quello Sport (o ciò che ne resta) che con buona approssimazione possiamo ancora chiamare Formula Uno. Avendo notato come i commenti si siano ravvivati quando son state rivangate occasioni da accendere gli animi di noi che ormai abbiamo un futuro radioso dietro alle spalle mi son detto: perchè non bissare? A tal pro ho realizzato una cosa: blaterare su chi sia il GOAT is for boys (anche perchè non sapendo chi sia Jim Clark passano la vita a parlare di gente che gli avrebbe sì e no allacciato le scarpe eh) mentre argomentare su chi sia il peggior PORCO che abbia mai corso nella Categoria Regina beh, quello è per vecchie canaglie come noi (o no?). Andiamo pertanto a vedere chi possiamo includere nella lista di quelli che verranno poi giudicati col televoto da casa (cosa che nell’era dell’instant messaging fa molto vecchio stile un pò come rinunciare a diottrie e massacrare il tunnel carpale sulla sezione intimo femminile di Postalmarket)

*JACK BRABHAM*

Mai visto correre per questioni anagrafiche se non in spezzoni sul Tubo. Celebre per il vezzo di cercar di spizzare i sassi in uscita di curva in modo da farli finire addosso a chi lo seguiva. Considerando cosa accadde ad Helmut Marko intorno a quegli anni là beh….se non vince d’ufficio almeno la menzione d’onore se la merita tutta;

*JEAN PIERRE JARIER*

Erano altri tempi, questo è vero. Si esponeva la bandiera blu anche al leader della gara ad esempio (pensate solo ad una cosa del genere fatta oggi, i Socials esploderebbero all’istante. Cosa che sarebbe solo un bene eh, ma di questo ne parliamo un’altra volta). Il punto però è che spesso non la esponevano a chi doveva essere doppiato il quale, per puro vezzo o celia, si prendeva la libertà di mandare a puttane la gara di chi arrivava dietro. Beh se quella di Jack O’Malley a Brands Hatch 1978 nei confronti di Sua Santità fu fondamentalmente dabbenaggine (non sapeva cosa fare) quella di Jarier nell’occasione più celebre nella quale doveva essere doppiato, ossia Zeltweg 1983 con Tambay, fu….indefinibile. “Difende” la posizione sul leader della gara che in un giro si ritrova da primo a quarto già che via via che prendeva porte in faccia il compianto Patrick perdeva una posizione alla volta. Alla fine Tambay passa mostrandogli il pugno e riprendendosi la testa della gara chiedendo però troppo al turbo Ferrari che tira le cuoia anzitempo. Il bestemmiometro del mio Vecchio nell’occasione raggiunse un record che verrà battuto unicamente dalla famigerata partenza dell’Estoril 7 anni dopo;

*ALAN JONES*

Qui si vola altissimi senza se e senza ma. Parliamo di uno che ha fatto del tirare a muro i concorrenti diretti un’opera d’arte. Piquet (che poi pure lui come chi sappiamo si faceva chiamare col cognome della madre (anzichè Sotomayor come il padre)) la sua vittima preferita col porco aussie che, tirandolo a muro al primo start di Montreal 1980, di fatto si assicura il Mondiale (Piquet ripartirà col muletto e, a quei tempi, i muletti erano tenuti assieme dallo sputo come la sua BT49 dimostrò rompendosi puntualmente). Concederà il bis a Zolder 1981 sempre col Carioca come vittima. Anche se la cosa più divertente in assoluto fu quando sul podio di Las Vegas nel 1981 dopo aver vinto la gara disse di Reutemann “ecco, adesso può giusto vincere le elezioni di Governatore in Argentina”. Il grosso merito fu quello di non nascondere mai la sua vera natura (caratteristica aussie direi), al Drake un figlio di puttana del genere piaceva eccome tant’è che la prima chiamata che fece fare a Gozzi per sostituire Gilles fu proprio a lui;

*QUELLO CHE PARLAVA CON DIO*

Sempre stato contrario alle santificazioni postume. Ma sempre stato attento agli input più intelligenti che mi arrivano. In questa accezione il Marloc ha fatto giustamente notare che le azioni del Paulista erano fondamentalmente dovute alla sua personalissima Jihad contro la Federazione che l’aveva vessato ingiustamente. Quindi, sia pure in modo apparentemente paradossale, estrometto dalla valutazione tutta la faida con Prost e JMB e mi concentro invece su alcune note più a latere. Monaco 1985: segna il miglior tempo nelle qualifiche di sabato e si premura di tornare subito in pista a gomme finite per impedire materialmente a chiunque di batterlo. Ovviamente (perchè se c’è un figlio di triglia in giro è impossibile che non finisca per ledere una Ferrari) finisce per rovinare l’ultimo tentativo di Alboreto che si incazza in modo epocale e due anni dopo a Zeltweg in un’occasione simile lo aspetta in pista e gli fa saltare il muso con un brake-test di quelli buoni. Escluderei con ragionevole certezza che quel giorno a Monaco fece quello che fece perchè vessato da Balestre o glielo avesse detto Dio quindi il suo bravo posto in questa lista per quello che mi riguarda se l’è meritato appieno;

*IL KAISER*

Cari miei qui secondo me ci siamo. Premessa doverosa: Michele Alboreto era uno che scalava tutte le marce dalla quinta alla seconda alla prima variante di Monza anzichè fare un passaggio solo “per non affaticare la trasmissione”. Il Kaiser faceva volutamente il contrario in occasioni simili provando a rompere la trasmissione in modo che ci lavorassero sopra e la rendessero indistruttibile (vedasi tutti i suoi ritiri del 1996 con quello schifo del cambio scatolato di Barnard). Morale della favola: il Kaiser era il figlio di buona donna del quale la Ferrari aveva bisogno come l’aria, fine. Con lui si parte da lontano, quello che fece a Mika a Macao nel celebre GP di F3 fu semplicemente criminale. Nei suoi primi anni in Benetton si rese celebre per il brake test ad ASdS durante dei test ad Hockenheim e finì con Jo Ramirez che tirò via Senna ai box dopo che gli aveva messo le mani addosso. Sportellata ad Alesi al Lowe’s durante il GP di Monaco 1992 già che non c’era spazio per passare (e radiatore Ferrari rotto ovviamente). Magny Cours stesso anno con ramanzina di Senna in mondovisione. Adelaide 1994 e quella manovra riuscita fondamentalmente per la dabbenaggine di Hill. Dry Sac 1997 dove, come si diceva nell’altro articolo, fallì perchè esitò ma il dolo c’era tutta la vita. Montreal 1998 e Frentzen mandato a muro. Tutti i tagli in partenza fatti dalla pole negli anni d’oro. Menzione speciale per due manovre su Barrichello, una a Monaco nel 2005 (ultimo giro, un punto in palio) l’altra a Budapest 2010 (qui rischiò proprio di ammazzarlo eh, anche se poi ai microfoni commentò che “se è passato vuol dire che avevo lasciato spazio”). Nel mentre i 4 milioni di €uro donati per le vittime dello Tsunami nel 2004 a dimostrare che pure lui, come Senna, fuori dalla pista era una persona completamente diversa e migliore

 

Buona domenica a tutti

IL PUNTO DELLA REDAZIONE

Lentamente ci avviciniamo all’inizio della stagione 2025, ultima per quanto riguarda l’attuale regolamento. A tal proposito sono iniziati già a trapelare i primi render delle vetture che verranno, le quali dovranno fare meraviglie, visto che le attuali monoposto sono considerate troppo capricciose. Sebbene ogni cambio regolamentare porta con se inevitabilmente pro e contro, favorevoli e non, è anche vero che continuare a mantenere l’attuale regolamentazione a mio giudizio non solo era possibile, addirittura era doveroso. Il livellamento prestazionale ormai raggiunto dai top team (escluso Mercedes che ancora oggi, nonostante gli sprazzi fatti vedere, non ci ha capito gran che) avrebbe garantito campionati agguerriti e spettacolari per molto tempo ancora. Del resto il mondiale 2024, vinto perentoriamente da Verstappen prima e McLaren dopo, ne è la prova provata. Riflettevo sul fatto di come, proprio quest’ultimo campionato, sia stato pregno di spunti e di discussioni (oltre che di veleni… i social ormai sono una realtà che non può essere più scartata) e di che incertezza abbia regalato fino alla fine. A meno di stravolgimenti improvvisi anche questo 2025 sarà disputato all’insegna dell’oblio predittivo, perché è un fatto che McLaren è ormai una realtà, cosi come Red Bull deve recuperare e, dulcis in fundo, Ferrari dev dimostrare di essere pronta per il grande salto visto e considerato come ha concluso il mondiale scorso. Le nuove vetture sono concepite per non privilegiare l’immensa portata d’aria che dovrà passare per il diffusore e, nel contempo, i cosi detti assetti “rake” potrebbero tornare dato che le altezze da terra non saranno più determinanti come lo sono ora. Ottime notizie in casa Aston Martin, poiché Adrian Newey è maestro nel progettare vetture che riescono a sfruttare questo aspetto. Perciò, come ormai ripeto da tempo, godetevi fino all’ultimo GP questo mondiale perché i presupposti per il ritorno al dominio di una squadra ci sono tutti e, poiché Mercedes è da troppo tempo in ombra e, poiché già da tempo si mormora che il loro motore di nuova generazione sia già a buon punto, il pensiero orribile arriva immediatamente. Sarebbe già grasso che cola se nel famigerato 2026 ci fossero due squadre in lizza per il mondiale… almeno un minimo di incertezza verrebbe salvato. Sebbene queste siano mere congetture, per non dire pippe mentali, vero è che il sistema F1 è sempre in movimento tanto da guardare oltre il 2026.

La settimana scorsa è stato annunciato in pompa magna il rinnovo del GP del Belgio, che detto cosi, sembra quasi una ovvietà. Nella F1 di Liberty Media, con Domenicali che fa da ariete, nulla è scontato ed infatti al rinnovo del circuito delle Ardenne fa seguito una “postilla”, la quale dice che il suddetto evento seguirà l’alternanza con altri circuiti (da decidere), come impone il nuovo corso. Lo smacco, per non dire pugno nello stomaco, è dato proprio dallo stesso Domenicali il quale parla di celebrare il settantacinquesimo campionato del mondo con SPA che c’è dal 1950… quale modo più elegante per solennizzare il rinnovo e quindi la permanenza “dell’università” della F1, sottolineando che sebbene si correrà proprio tra le Ardenne, è anche vero che questo succederà a fasi alterne? La domanda per avere lo spettacolo della massima serie come vetrina è altissima e, naturalmente le offerte sono limitate, ed ecco che si gioca al rilancio. Già ora siamo arrivati all’irragionevole numero di ventiquattro GP (!) e, aumentare ulteriormente, sarebbe uno sproposito logistico oltre che ecologico (sigh!). Perciò a parità di eventi qualcuno deve cedere: ritengo che sebbene per il nostro sport questa overdose di popolarità sia un bene, è anche vero che determinati capisaldi o, se volete istituzioni, non debbano essere toccate… non si dovrebbe prendere nemmeno in considerazione una eventualità del genere. La F1 di oggi se ha raggiunto livelli di popolarità di tipo calcistico, è proprio grazie al suo passato che è fatta di duelli all’ultimo sangue proprio su piste (vere) come quella di Spa Francorchamps. Purtroppo l’attuale politica, voluta dai capi che dirigono il circo, è volta ad anestetizzare le coscienze collettive infilandoci in gola a forza valori che con la F1 non hanno nulla a che vedere: leggi “vietato dire parolacce”, “regole d’ingaggio” e non ultimo “circuiti cittadini”. Sebbene un giovane pilota (quest’anno ne avremo tanti) è sempre più confidente con i circuiti cittadini e non con una pista completa, è altrettanto vero che il suddetto pilota per sua natura ed indole, ci metterebbe poco a trovare le palle di affrontare pieghe come Dio comanda. Al contrario il grande pubblico, perché è questo il vero problema, riuscirebbe ad abituarsi alla F1 che fù (caso mai si ritornasse al passato) in maniera pachidermica, visto e considerato che le nuove generazioni sono state educate in questo modo. Sono perfettamente consapevole che ritornare ai fasti di una volta sarebbe totalmente anacronistico risultando un inutile esercizio nostalgico, vero è che come ho detto poc’anzi, ci sono dei principi che non dovrebbero essere mai messi in discussione e, uno di questi, è la pista belga. Come può un qualunque circuito, ricavato da un qualunque budello stradale di una qualunque metropoli del globo, sostituire l’Eau Rouge? Domanda che forse non avrà mai risposta (se non quella che i soldi muovono le montagne) eppure, per quanto riguarda me stesso, dichiaro che è ingiusto.

Chi con l’ingiustizia dovrà presto fare i conti è il neo pilota Jack Doohan il quale, appena stato ingaggiato da Briatore, si è visto tirare un bel gancio al mento proprio dallo stesso manager italiano, con la firma del contratto da parte di Colapinto proprio con la Alpine. A dire il vero lo stesso contratto del giovane australiano prevede una garanzia di prestazioni entro il primo quarto di stagione e, se cosi non fosse, subentrerà proprio l’argentino al suo posto. L’operazione Colapinto, da parte di Briatore soprattutto, ha assicurato alla squadra un pilota veloce (sebbene acerbo) e soprattutto un bel po’ di capitali portati dai suoi munifici sponsor. Chiaro che l’obiettivo è quello di farlo correre e, sicuramente la stessa Alpine evidentemente, non crede fino in fondo nel potenziale di Doohan il quale, di rimando, dovrà dimostrare immediatamente di meritare quel sedile altrimenti gioco forza dovrà fare posto al suo collega argentino. La dura legge di questo sport non dispensa solo immense gioie (per chi riesce a godersele), bensì anche cocenti delusioni se non si sanno cogliere le occasioni quell’unica volta che si presentano. In tal senso questo mondiale che sta per iniziare sarà un vero banco di prova per i tanti giovani piloti che andranno ad affiancare i veterani loro colleghi.

Concludo questo scritto riportando il fatto che, tra le tante notizie che sono trapelate, c’è quella dell’ormai imminente debutto di Hamilton a Fiorano (settimana prossima) e anche quella riguardante il colore della nuova Ferrari la quale pare, sarà ammantata tutta da un rosso di tonalità più scuro rispetto a quello che abbiamo visto sino all’anno scorso. Posso anche accettare queste variazioni artistiche per cosi dire, spero solo che la Rossa di Hamilton non si spinga oltre in tal senso perché dal rosso scuro alle “venature arcobalenate” sulla livrea… è un attimo!

Vito Quaranta

AL BAR DEL BRING

Eccoci qua con l’articolo del quale si poteva fare tranquillamente a meno. Un mero espediente per riempire (si fa per dire) le domeniche mattina sul Bring in attesa che il Vitone Nazionale (o nazional-popolare? ai posteri l’ardua sentenza) risollevi morale e livello verso metà settimana. Riempitivo o “filler” come direbbero quelli chic da ZTL un pò imbarazzati nel realizzare che si tratta pure del nome del rimedio estetico del puttanone che si ritrovano accanto. Al bar ci si va (o ci si andava? siamo nell’epoca in cui gente poco sveglia preferisce segarsi davanti un pc pagando cifre per le quali potrebbero tranquillamente trombarsi qualche vigliacca per davvero, mah) per incontrare gli amici e, senza retorica, questo è quello che cerco aprendo queste amene pagine la mattina. In ordine assolutamente sparso (che sennò da vecchie baldracche quali siete vi offendete) quello su cui posso contare qua dentro è:

  • le perle di saggezza del Marloc scritte talmente “male” che in pvt ancora un pò diventano un cult del tipo “HIS NAME IS ROBERT PAULSON”;
  • i saluti romagnoli dell’Aviatore che mi ricordano ogni volta le sputtanate che tirava a certi frequentatori su altri lidi;
  • l’uomo di ghiaccio che (ahimè) sta in alto a sinistra sulla cartina italiana il quale incarna perfettamente lo scoglionamento del pueblo circa l’allontanamento di Bragia;
  • quella bruttissima persona del ragazzo anziano il quale riesce ogni volta ad alzare la cima dell’Everest con le sue “missive”;
  • il già citato Vitone Nazionale che ogni tanto prova a farmi prendere qualche querela ma è solo ed esclusivamente per passione genuina;
  • MIT del quale (a proposito, riconosci il bar?) si potrebbe fare un articolo di ogni singolo post del quale ci onora;
  • Il Sovrano Assoluto del Santerno (rigorosamente memorizzato così sul mio cell) che in off season latita quando invece avremmo bisogno del suo controllo del polso della tifoseria nei bar frequentati con la Gazza sotto braccio;
  • Il Grumpy col suo stile espressivo assolutamente unico e spiazzante;
  • Blade e la ricerca ossessiva della pole (però qua siamo quattro gatti pochi ma buoni quindi fai meno fatica eh);
  • Sua Eminenza il Talli e la sua opera omnia partita dalle Ferrari B, arrivata alle Ferrari T e, come tutti sperate ma di fatto già sapete, proseguirà con le C;
  • Mumu e la sua vis polemica 😸
  • Menzioni speciali per chi scrive poco come Giuseppe Riva o si limita a mettere like come Giorgio Marangoni, mi piacerebbe leggervi (di più), davvero;
  • Menzione in zona Cesarini per il leggendario “Il Konz” il quale coniò l’epico nomignolo “Sebestemmio” riferito a Vettel, un colpo di genio davvero epocale. E per Syd che so che ci legge ma vorrei essere io a leggere nuovamente lui.

Qua sotto parliamo/parlate pure di quello che vi pare. Tra due mesi riparte un altro carrozzone lungo 24 GP ed a volte il build-up prima dell’inizio vero e proprio è più interessante del carrozzone stesso (qualcuno ha detto 2023?).  Personalmente ripenso all’immediato dopo Newey delle sue scuderie passate e mi pare di vedere sia dei tracolli (Williams 1998) che della normalità (Mecca verso la fine della prima decade del 2000) quindi non so cosa aspettarmi dalla RB quest’anno. Chissà se Max IV aspetta di vedere che aria tira o s’è già accordato per andare altrove, personalmente ero e resto convinto che nel 2026 raggiunge Newey ed Honda in Aston Martin ma tant’è, già che siamo al bar se ne dicono di cazzate. L’importante però è dirle tra amici.

 

Buona domenica!

Life is racing, all the rest is waiting