“Apriti cielo!” Dissero gli dei della Formula 1. E così accadde. Non è nuova, Interlagos, stretta com’è San Paolo tra l’Oceano Atlantico e la Serra da Mantiquera, a offrirci Gran Premi dal risultato affatto scontato per via delle condizioni meteo ballerine e per via del suo particolare layout. E l’edizione 2024 non ha voluto sottrarsi a questa tradizione. Pur con meno frequenza della pioggia, Interlagos è stata anche teatro di imprese epiche che sono state tali di per sé o per via della sua collocazione a fine calendario quale gara decisiva per l’assegnazione del titolo. Di Senna nel 1991 ce ne ricordiamo tutti. Ma che dire della epica rimonta di Schumacher nel 2006 seguita dal suo commovente addio alla Formula 1? E dell’incredibile finale che ci ha regalato con Raikkonen nel 2007? E del cardiopalma che ci sono costati quei pochi secondi in cui Felipetto nostro ha creduto di essere campione nel 2008? La tenacia di Vettel nel 2012 quando viene colpito in partenza e deve rimontare furiosamente dal fondo per aggiudicarsi il titolo? Il ricordo più recente va all’edizione dello scorso anno con il duello tra Alonso e Perez per il podio in cui l’asturiano ha mostrato tutto il talento, l’abilità e la tenacia che gli conosciamo in una vera e propria masterclass difensiva che rimarrà negli annali.
Masterclass è una parola che è tornata alla mente anche per l’edizione di quest’anno, non soltanto ai telecronisti e ai giornalisti ma a tutti gli addetti ai lavori, per descrivere in un solo vocabolo ciò che Max Verstappen ci ha fatto vedere. L’iperbole che viene naturale fare è che Max sia una sorta di moderna sintesi di Senna e Schumacher e che con questo Gran Premio ce l’abbia definitivamente mostrato e dimostrato. Di entrambi condivide la sovrannaturale velocità pura, la cattiveria agonistica, la inesorabile efficacia in ogni condizione. Di Senna ricorda la durezza e la capacità di esser pronto quando serve, di Schumacher la tenacia e l’immenso controllo necessario per sfornare giro dopo giro la miglior prestazione possibile senza mai sbagliare come ha fatto splendidamente in questa edizione del GP di San Paolo (che, come in Messico, scopro non essere del Brasile tout court, ma della città). Prima che mi lasci prendere da improvvidi entusiasmi agiografici è bene aggiungere che Max non è però (ancora?) il pilota perfetto. La visione strategica di un Lauda o di un Prost (o anche di un Alonso, per stare nella contemporaneità) non sembra abbondare nel suo bagaglio di pilota ed è ben lontano dal carisma che questi grandi campioni hanno profuso a piene mani. Non che il carisma, di per sé, aiuti a vincere le gare o i campionati ma a entrare nella leggenda questo sì. Il carisma da leggenda è quello di Fernando Alonso, per rimanere in questa edizione del Brasile, che nonostante tremendi dolori alla schiena si apre in radio ai suoi meccanici e, anziché pungere con qualche urticante commento dei suoi, se ne esce con qualcosa come “non ce la faccio più ma finirò questa gara per voi” facendo scendere grandi lacrimoni di commozione a tutto il box.
Ma ci sarà tempo per trarre conclusioni sulla carriera di Max. Per il momento sia sufficiente condividere l’entusiasmo per questa prestazione epocale e sapere che non è affatto un delitto di lesa maestà paragonarlo ai grandi nomi della storia della Formula 1.
Della “garetta” non vorrei parlare, come mio solito. Ma poiché ho avuto la sventura di guardarla mi limito a rilevare che per l’ennesima volta si è avuta quella sgradevolissima sensazione di non compiuto, non completo e di non finito che questo sventurato format induce in chi vi assiste. Non si tratta, a mio avviso, di una questione che possa separare appassionati e non appassionati, come a dire che i primi possano sopportare il format perché così tra i secondi si può sperare che qualcuno si appassioni. Semmai il contrario. Se qualcuno, per ragioni ignote, dovesse appassionarsi guardando le “garette”, si rischia che poi alla visione della gara “vera” si annoi, non comprendendone il senso. Si rischia, in altre parole, di offrire uno “spettacolo” incapace di guidare il neofita verso la gara “vera” perché, deformandone il senso sportivo suo proprio, crea una sorta di occhiale distorto attraverso cui non si può cogliere il significato di ciò che stanno facendo i piloti e di qual è il fulcro della competizione che un GP di Formula 1 rappresenta. Si potrebbe, obietterebbero alcuni, considerare la “garetta” come una sorta di trailer di un film, cioè come di una sorta di anticipazione dello spettacolo “vero”, tramite il quale si sovraccarica in un breve lasso di tempo il contenuto concentrato della competizione in circuito con l’obiettivo di solleticare la curiosità del neofita o, sostengono costoro, di dare maggior attrattiva al sabato di corse per chi va in circuito. Ebbene, temo che questa obiezione non regga. Un trailer, infatti, prende qualcosa di già finito, ne condensa momenti adatti da un plot dedicato al trailer stesso, vi aggiunge una colonna sonora che non è quella del film (almeno oggi è così nella stragrande maggioranza dei casi al punto che esiste la professione del trailer soundtrack composer) finendo per essere una sorta di prodotto a se stante. Anche ammettendo che un trailer possa avere un significato di per sé, non c’è nulla di tutto ciò nella “garetta”. Il senso di anticipazione è perso inesorabilmente nella prudenza che i piloti mettono per preservare la vettura in vista della corsa vera. Il senso dello spettacolo è vanificato dalla distorsione della competizione pura laddove né la performance né il grande sorpasso hanno alcun significato per la stagione o per il giorno dopo, salvo naturalmente qualche outsider che voglia mettersi in mostra o qualche pilota di punta in difficoltà che voglia far vedere che non è cotto (come è capitato a Perez in un paio di occasioni). Insomma, non c’è bisogno di ricorrere alle prosaiche metafore del coitus interruptus per disdegnare questo format che si squalifica da sé anche in momenti come questo finale di stagione ove ogni punto pesa. Lo spettacolo per il sabato c’è già: Formula 3 e Formula 2, quando sono in calendario, offrono a chi è in circuito ampio spazio per godersi la giornata di motorsport e con le qualifiche a far da clou di giornata non c’è veramente nulla di cui lamentarsi. Per lo spettatore remoto, poi, ci sono già bravi professionisti in tutte le tv, capaci montare un trailer ad alto tasso di adrenalina. Studiare il marketing va bene ma snaturare la competizione no.
Mi sono dilungato un po’ troppo e devo tornare alla faticaccia che hanno fatto i piloti in quel di San Paolo del Brasile!
La “garetta” c’entra comunque. Già, perché l’aggiustamento degli orari del sabato per farle spazio ha spedito le qualifiche ad un orario improbabile che, complice la pioggia, ne ha impedito lo svolgimento e la conseguente ripianificazione alla domenica mattina addirittura alle 7 ora locale. Ciononostante, la pioggia non ha risparmiato il circuito dal suo umido abbraccio e i piloti sono stati costretti a fare gli straordinari. Tra loro si sono distinti Tsunoda, Lawson, Ocon e soprattutto Albon apparso in grado, in Q3, persino di lottare per la pole. Un improvvido incidente alla S di Senna, certamente dettato dalla troppa adrenalina della situazione che tanto abilmente era riuscito a crearsi, gli toglie sogni di gloria e non tanto per la posizione (la settima) che sarebbe stata comunque buona, quanto per il fatto che così facendo ha distrutto la vettura in modo tale da non poter più partecipare al GP che si sarebbe corso poche ore dopo. Altrettanto male, ma con esiti meno disastrosi per la gara, aveva fatto Carlos Sainz poco prima, causa di una delle tante bandiere rosse che hanno caratterizzato le prove e nelle quali è incappato Max Verstappen rimasto fuori dalla Q3 in dodicesima posizione più le cinque di penalità dovute al cambio motore.
La gara è stata entusiasmante, come spesso accade quando Giove Pluvio decide di guardare un GP di Formula 1. Tra SC e Bandiera Rossa e uno scroscio e l’altro i piloti dovevano barcamenarsi (è proprio il caso di dirlo!) tra coraggio e ragionamento e non commettere errori. Chi è riuscito nell’intento?
VERSTAPPEN – 10 e lode con bacio accademico!
Non c’è bisogno di ripetere il panegirico di cui sopra e mi limito a dar conto della fenomenale prova che ha portato Max sull’Olimpo. Partito 17° in griglia a causa delle peripezie in qualifica, riesce, sotto la pioggia, ad avere uno scatto magnifico tant’è che all’entrata della Reta Oposta si è già messo dietro 3 avversari. Non contento ne supera altri tre (tra cui Hamilton) prima del traguardo entrando nel secondo giro della gara già in decima posizione. Nei giri successivi è tanto implacabile quanto chirurgico nel realizzare ulteriori sorpassi senza alcuna esitazione, senza alcun errore, senza nemmeno dare l’impressione di rischiare qualcosa e senza, infine, commettere tutte quelle “furberie” e cattiverie che solitamente ci aspettiamo dal suo sangue assai caldo. In quei giri è stato un vero spettacolo per gli occhi dell’appassionato! Arrivato a Charles Leclerc, apparentemente bloccato dietro Ocon, trova pane per i suoi denti e dopo qualche tentativo in cui Charles si è difeso da par suo decide di mettersi in modalità attesa per attendere lo sviluppo degli eventi. Sviluppo che arriva sottoforma di un acquazzone che si abbatte sul circuito verso il 30° giro. Acquazzone notevole ma, almeno a parere del sottoscritto, non tale da compromettere la competizione tant’è che Tsunoda e Lawson, già ben posizionati in pista, decidono di andare con le full wet e tentare di capitalizzare un undercut di gigantesche proporzioni se l’acquazzone fosse durato la decina di giri che speravano. Leclerc aveva già deciso di anticipare l’acquazzone ma era rimasto bloccato nelle retrovie mentre Russel e Norris lo affrontano decidendo di mettere delle intermedie nuove. Con Leclerc fuorigioco, Tsunoda e Lawson avvantaggiati ma sicuramente costretti ad un successivo ritorno alle intermedie e con Russell e Norris dietro a nuotare come lui, Max (e Ocon e Gasly con lui) decidono di proseguire, privilegiando la track position e contando su una velocità di crociera tale da contenere il distacco se non dai due alfieri di Faenza, quantomeno sui diretti rivali. Il punto era che in quelle condizioni il non sbagliare diventava vitale per guadagnare posizioni: lo scroscio doveva durare tra i 5 e i 10 giri sicché bastava soffrire un po’ senza andare fuori pista e al termine avrebbero tutti e tre come minimo guadagnato un paio di posizioni ciascuno. La SC pare improvvida, soprattutto perché Tsunoda e Lawson non sembravano annaspare quanto gli altri grazie alle full wet e sembrerebbe vanificare i piani dei primi tre ma Colapinto decide di schiantarsi e la direzione gara espone bandiera rossa. A quel punto Ocon (in testa in quel momento), Max e Gasly hanno di che sorridere. Il resto del GP, per Max, è la master class di cui si parlava all’inizio. Alla ripartenza rimane cauto vista la situazione meteo ma non deve aspettare molto perché dopo soli tre giri, con il botto di Sainz, c’è una nuova SC. La pioggia cala un po’ sicché, alla nuova ripartenza non si fa pregare e sorpassa immediatamente Ocon. Dopodiché, il nostro eroe si esibisce in un campionario di classe straordinaria che lo porta, giro dopo giro, in uno spazio agonistico che evidentemente solo lui è in grado di raggiungere e che ricorda da vicino Donington 1993 e Barcellona 1996. Fastest lap dopo fastest lap, con un ritmo di un secondo più veloce del più veloce degli altri, crea un solco incolmabile per chiunque e finisce il suo digiuno di dieci gare nel modo più spettacolare possibile. Se alla fine vincerà il mondiale, com’è ormai assai probabile, sarà grazie a questo capolavoro. Chapeau!
OCON e GASLY – 10 e lode pure a loro.
Ma cosa ha fatto Ocon? e Gasly? WOW! Non ho mai nascosto il fatto che Ocon mi sia inviso. La causa di ciò sta soprattutto nel fatto che mi risulta un pilota indecifrabile. Non ha alcuna caratteristica individuabile o che lo contraddistingua che non sia… il non avere una caratteristica! Alle volte è velocissimo altre è pietosamente lento. Alle volte è fantastico in bagarre altre commette guai inenarrabili. Alle volte ha degli exploit straordinari altre volte lo vedi inspiegabilmente spento. Fa qualche gara con buona continuità di rendimento e poi ne fa altrettante sotto performance. Insomma, pare evidente che pur avendo un talento di base di ottimo livello si tratti di un pilota rimasto ampiamente incompiuto. Eppure, non per questo gli si può negare il merito quando lo consegue. In questa gara, qualifica compresa, è stato assolutamente eccezionale! Veloce e continuo in qualifica (quarto tempo in Q3), altrettanto veloce e continuo in gara e perfino saggio! Nella prima parte, infatti, era costretto dietro Tsunoda e non ha mai cercato di forzare il sorpasso nonostante avesse due mastini come Leclerc e Verstappen dietro. Nella giostra di pit stop e non-pitstop dell’acquazzone si prende la prima posizione e la mantiene con un’autorevolezza straordinaria al punto che in quei giri sotto la pioggia battente, prima che venisse decretata la SC, era più veloce persino di Verstappen, secondo dietro di lui. Purtroppo, non può nulla nella ripartenza dopo la SC post-Sainz contro il magnifico Max visto oggi ma riesce comunque a tenere molto bene un ritmo inarrivabile per gli altri. Ritengo Gasly molto più solido di Ocon e, in definitiva, un pilota a tutto tondo che merita il posto in Formula 1. Tant’è che ultimamente stava ottenendo risultati con continuità, pur disponendo di un mezzo ben poco performante. In questa gara è stato altrettanto eccellente del suo compagno di squadra, tanto più se si considera che scattava dalla casella numero 13 in griglia. Partenza eccellente, ritmo eccellente, strategia eccellente il tutto in sostanziale parallelismo con Ocon soprattutto in considerazione del fatto che, nella seconda parte, sapeva di avere dietro un trio mica male: Russell, Leclerc e Norris. Se alle prestazioni monstre dei due piloti Alpine aggiungiamo il fatto che la vettura che si ritrovano a guidare è una delle peggiori del lotto non possiamo fare altro che applaudire entrambi a scena aperta e spellandoci abbondantemente le mani. E va sottolineato che entrambi, come Max, non hanno sbagliato nulla. Bravi!
RUSSELL – voto 8,5
Dopo i primi, magnifici!, tre del GP troviamo Giorgino che si merita il titolo di primo degli “altri” sia nell’ordine d’arrivo che nei voti. Il bel voto se lo merita tutto, il buon George, soprattutto perché ha profuso un impegno e una dedizione, oltre che performance in grande abbondanza, nonostante una vettura palesemente in difficoltà in queste condizioni. Devo dire che mi ha abbastanza sorpreso soprattutto nella seconda parte di gara perché, per come si erano messe le cose subito dopo la ripartenza, non sembrava in grado di reggere certi ritmi e le difficoltà che la situazione presentava. Felice di essere smentito. Già in qualifica era stato a dir poco eccellente, conquistando il secondo posto in griglia. In gara scatta meglio di Norris e conquista la prima posizione. Tiene un buon ritmo, sia pur pressato da Norris, che gli consente di aprire un gap interessante sul terzo (Tsunoda). Quando arriva l’acquazzone fa la stessa scelta di Lando mettendo le intermedie nuove. Poco dopo, quando viene data bandiera rossa, scopriamo dalla animosità dei suoi team radio che non era affatto d’accordo con tale scelta. Infatti, in quel momento sembrava più logico mettere le full wet, come hanno fatto i faentini, oppure attendere sfruttando la track position, come hanno fatto i tre del podio. La scelta poco sagace, dunque, non pare sua ma d’altra parte ci ricordiamo tutti di Spa e di come avesse insistito per la strategia ad una sosta e di quanto sia risultata vincente alla fine (sia pur con squalifica): se anche oggi era così convinto che fosse necessario stare fuori insieme a Max e le Alpine allora avrebbe dovuto insistere. Ma non l’ha fatto. Ad ogni modo, alla ripartenza fa il suo contro Norris (che lo aveva superato nel diluvio, unica pecca della sua gara), approfittando con grande coraggio dell’errore del papaya. Più avanti non può nulla, nell’altra ripartenza, contro la geniale mossa di Leclerc che infila entrambi con una mossa da antologia. Per sua fortuna Leclerc non ha molto altro da dare e starnazza tra i laghi assai malamente. Riesce quindi a sfruttare l’ennesimo errore del monegasco e a raggiungere il quarto posto. Per quanto buono sia il suo ritmo non è però tale da impensierire la Alpine di Gasly. Rimane, la sua, un’ottima prestazione viste le difficili condizioni, che è da ammirare ancora di più se consideriamo quanto abbia letteralmente demolito il suo compagno di squadra, sia in qualifica che in gara. Bravo!
LECLERC – voto 7
Dopo due gare straordinarie Ferrari deve cedere il passo in una domenica difficilissima per loro. Leclerc è costretto a guidare una vettura evidentemente poco adatta alle condizioni di bagnato, non si sa se per colpa sua (come dice lui stesso nel post-gara) che non ha scelto un assetto adeguato, oppure se per limiti intrinseci della vettura. Fatto sta che la guida è assai complicata. Alla fine, visto che qui ci si attiene alla valutazione del pilota, il suo voto è comunque positivo anche se da un pilota della sua classe ci si attende sempre, e a maggior ragione quando le condizioni sono così difficili, l’exploit e la grande prestazione. Probabilmente, se non fosse stato per la geniale mossa che compie su Norris e Russell alla seconda ripartenza, avrei dato un voto anche più basso (ma comunque sufficiente) perché di “gite” fuori pista ne ha fatte un po’ troppe. Allo stesso tempo, se è vero che la macchina era inguidabile sul bagnato l’averla portata ad un passo dal podio meriterebbe un bell’8. La media la vedete qui sopra. Diciamo che è contento di passare oltre.
NORRIS – voto 6 meno
Ahi ahi ahi Lando! Cosa mi combini! Che Max abbia simbolicamente timbrato il mondiale nella gara forse più difficile, vincendola con maestosa autorità, è fuor di dubbio. Che Lando abbia dimostrato quanto siano fondate le poco lusinghiere critiche che gli piovono addosso da quando viene considerato un contender per il titolo è altrettanto fuor di dubbio. Il voto non è largamente insufficiente solo perché nella difficile qualifica della mattina ha fatto una magia prendendosi una pole eccellente. Ma la gara, purtroppo, l’ha visto ripetere tutti i cliché negativi che ne hanno caratterizzato la stagione. A cominciare dalla partenza, in cui si fa beffare da Russell già alla prima curva. Poi, pur essendo evidente che il suo ritmo era decisamente migliore, non fa nulla per provare a prendersi la posizione. Poi l’ennesima scelta strategica errata quando segue Russell per mettere le intermedie sotto l’acquazzone. Se è vero che Russell e il suo retrobox, in quel frangente, avevano una bella gatta da pelare dal punto di vista decisionale, è altrettanto vero che per Norris la decisione avrebbe dovuto essere più semplice: sul pit di Russell lui doveva stare fuori. Per due ragioni. La prima è perché è una strategia consolidata (quante volte abbiamo sentito dei team radio “do the opposite”?) dettata dalla necessità di diversificare l’approccio allo stint rispetto a chi ti sta davanti giacché o si fa undercut o si fa overcut ma NON pitti nello stesso momento. La seconda è perché là dietro Max, su cui ti picchi di correre contro per strategie di classifica mondiale, non aveva ancora pittato. Il demerito di tale scelta viene intensificato dalla successiva bandiera rossa. Nel diluvio supera Russell di slancio ma poi, alla ripartenza, va per prati e si fa infilare da Russell. Peggio ancora: alla seconda ripartenza dopo la SC per l’incidente di Sainz viene infilato da Leclerc e va nuovamente per prati, riuscendo miracolosamente a rientrare in pista alle spalle di Piastri che poco dopo gli cede la posizione. Insomma, poteva andare peggio, sì, ma se vuoi fare il title contender non fai un GP così. Ciao!
TSUNODA – voto 8
Il piccolo Yuki è ai suoi massimi livelli in Brasile e lo dimostra con una qualifica monstre soprattutto se consideriamo le difficilissime condizioni in cui si è corsa. È anche bravo in partenza a conservare la terza posizione per tutto il periodo che porta verso l’acquazzone. In particolare, pur non avendo un gran ritmo, non commette errori e impedisce al trio Ocon-Leclerc-Verstappen di essere pericoloso nei suoi confronti. Fa anche, poi, una scelta ottima quando pitta mettendo le full wet e rientrando nelle condizioni ideali per poter addirittura puntare al bersaglio grosso visto come si erano messe le cose. Prima la SC e poi la bandiera rossa causata da Colapinto, purtroppo per lui, vanificano tutto il buono che aveva fatto fino a quel momento. È comunque bravissimo anche nel seguito della gara perché senza errori degni di nota riesce ad arrivare al traguardo in una posizione lusinghiera, ulteriormente migliorata dalla penalità subita da Piastri.
PIASTRI – voto 5,5
Non considerando la “garetta”, ove si era distinto guidando in modo eccellente tanto nelle SQ quanto nella garetta stessa, non posso esimermi dal dargli un voto sotto la sufficienza. La sua qualifica è pessima non tanto e non soltanto per la posizione, vista la vettura che si ritrova, quanto per il distacco subito da Norris, 1.4 secondi, che sul giro secco sia pur nelle difficili condizioni che c’erano, è veramente troppo. Parte male in gara. Annaspa un po’ in tutte le condizioni. Tira un gancio pugilistico del tutto inutile a Lawson e si prende una penalità di 10 secondi. Insomma, un disastro. Va un po’ meglio dopo la seconda ripartenza: sembra trovare il bandolo della matassa e salva la giornata entrando nei punti nonostante la penalità. Nella giornata in cui il suo team mate ha dimostrato di non avere il quid per lottare per il titolo lui doveva darsi da fare per dare segnali contrari soprattutto considerato che in situazioni analoghe (vedi garetta di Spa 2023) si era molto ben comportato. E invece no. Peccato.
LAWSON – voto 6,5
Buona la domenica di Lawson in cui all’eccellente qualifica (quinto posto in griglia ma dietro a Tsunoda) fa seguire una gara dalla condotta altalenante ma alla fine redditizia in termini di punti. Fa una partenza molto pretenziosa tentando un improbabile sorpasso all’esterno sul duo Tsunoda-Ocon che lo costringe poi a rinculare e rischiare la posizione su Piastri e Alonso. Si salva e tiene la sesta posizione. Da lì per tutto il primo stint fa la parte migliore della sua gara perché ha tenuto egregiamente Piastri fino all’acquazzone al punto da spingerlo ad un tentativo esasperato. Purtroppo per lui il contatto alla 1 con quest’ultimo gli fa perdere tre posizioni. La seconda parte di gara è un po’ caotica dove alterna errori banali a eccellenti sorpassi. Alla fine ottiene comunque dei buoni punti. Diciamo che questa versione di Lawson, più combattivo rispetto a quanto aveva fatto vedere nelle 5 gare in cui ha corso nel 2023 e in cui ha cercato, riuscendoci, più di essere solido e lineare che altro, mi piace di più. Bravo, dunque, ma deve crescere ancora se vuol davvero ambire al sedile di Perez. E no, non basta dare strada a Max quando lo hai negli specchietti…
HAMILTON – voto 4 che diventa 4,5 perché è entrato nei 10.
Male, malissimo. Si è lamentato tutto il tempo che la macchina era inguidabile e avremmo anche potuto dargli ragione se non fosse che Russell, per converso, ha fatto ottime cose sia in qualifica che in gara. Malissimo in qualifica dove esce già in Q1. In gara parte tutto sommato bene guadagnando un paio di posizioni ma si pianta quasi subito. Fa parecchi errori e pasticcia nel corpo a corpo. Arriva a punti solo perché gli altri che avrebbero potuto stargli davanti fanno ancora più errori di lui (o hanno una vettura ancora più scadente e una strategia azzoppata dalla SC+Bandiera rossa, come Bottas). Che altro si può aggiungere? Male!
PEREZ – voto 4
In qualifica non stava neanche andando male ma, come Max, è azzoppato dalla bandiera rossa. In gara parte male e si gira alla 3 come un pivello qualsiasi. Riparte e starnazza con fatica sul bagnato, ancora di più sotto l’acquazzone. Verso la fine si riprende un poco ma è lontanissimo dalle performance di Max sicché non riesce nemmeno a riagganciare la zona punti. Mah!
BEARMAN – voto 5,5
Mezzo voto in più di incoraggiamento. Il week end, cui partecipa per i malanni di Magnussen era partito bene, con ottima velocità sull’asciutto. La qualifica della domenica va male ed esce già in Q1. In gara è molto combattivo. Troppo. Fa un sacco di errori (uno dei quali assai scenografico mentre “nuotava” dietro a Sainz) e anche se mostra dei bei numeri alla fine si ritrova in una posizione poco utile rispetto alle premesse che davano la Haas assolutamente in grado di giocarsela con i diretti concorrenti. Il tutto mentre Alpine, con il mega-bottino di punti che si porta a casa dal Brasile li supera di slancio in classifica mondiale. Ma è giovanissimo: tutta esperienza!
BOTTAS – voto 7
Il buon Valtteri ogni tanto si ricorda che è un buon pilota. La qualifica della domenica lo vede molto ben impostato, considerando il W.C. di macchina che si ritrova, e sfiora addirittura la Q3 il che, considerando che Zhou era mestamente ultimo, mi pare assai notevole. Anche nella prima parte di gara se la cava egregiamente tenendo aperta la possibilità dei punti. Possibilità che si manifesta all’apparire dell’acquazzone visto che intuisce, come Verstappen e i due Alpine, che può attendere gli eventi giocando sulla track position. Purtroppo per lui la SC e la bandiera rossa vanificano tutto e nonostante la buona seconda parte di gara non ne ha abbastanza per entrare nei punti.
ALONSO – voto 6 meno meno
Voto dato più per la stoicità mostrata in gara, portata a termine nonostante lancinanti dolori alla schiena, che non per l’efficacia. In qualifica era stato anche eccellente (Q3 raggiunta di pura classe) ma un errore di troppo gli impedisce di puntare a posizioni più ambiziose. Parte bene in gara e lotta con Piastri e Lawson. Poi si perde, probabilmente per i dolori di cui sopra e porta a casa la macchina per ringraziare i suoi meccanici.
ZHOU voto 5
Malissimo in qualifica, ultimo lontano da tutti e soprattutto dal redivivo Bottas di San Paolo. In gara si salva da votacci ancora peggiori perché almeno la porta in fondo.
SAINZ – voto 4
Ecco un classico “dalle stelle alle stalle” di ampie proporzioni. Peggior week end era difficile da immaginare. Errori in qualifica, di cui uno grave. Male anche in gara dove annaspa molto più di Leclerc e finisce malamente contro il muro a metà gara. Dopo tutto il bene che gli avevamo visto fare in Messico sono veramente sorpreso. Più sopra, con Charles, si parlava di una vettura inguidabile sul bagnato ma anche fosse Carlos non poteva permettersi un disastro simile.
COLAPINTO – voto 5 meno
Dopo le belle prove degli ultimi GP ero proprio curioso di vedere come si sarebbe comportato sul bagnato e nelle difficili condizioni della domenica paulista. L’esito non è per nulla dei migliori. Male in qualifica, soprattutto vedendo quanto invece era performante Albon. In gara non era neanche male ma girarsi in regime di SC è cosa che non gli si può perdonare.
ALBON – voto 5 (9)
Qualifica strepitosa, da 9 per intenderci, fino all’incidente che poi ne pregiudica anche la partecipazione alla gara. Ci vedo un certo simbolismo: pilota che fa spesso cose da top team poi commette errori imperdonabili che ti fanno pensare che non è adatto nemmeno per un team di seconda fascia. Mah!
STROLL – voto zero.
Eccolo. Proprio quando sembrava che potesse far valere le sue doti (era arrivato in Q1) combina pasticci inenarrabili. Va fuori nel giro di ricognizione e sta lì, quasi incredulo, quasi spaesato, come se fosse capitato lì per caso, a guardare la sua vettura che viene spinta fuori dai marshall. Mi spiace perché di tanti piloti paganti e scarsi lui qualche qualità l’avrebbe ma questa era un’occasione che non poteva farsi sfuggire. Non in questo modo.
HULK – voto 4
Già in Messico l’avevo visto in difficoltà: nonostante il buon risultato si vedeva ad occhio nudo che guidava peggio di Magnussen. Anche qui è dietro a Bearman in tutte le sessioni e in gara fa il pasticcio con i Marshall che abbiamo visto e che gli costa la squalifica. Staremo a vedere per il prosieguo ma sembra proprio che non riesca a digerire la vettura, che pure aveva egregiamente condotto fino a due gare fa, con i nuovi aggiornamenti.
Ci vediamo a Las Vegas!